Capitolo 6.

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Respirò profondamente, mettendo tutto il peso sulla gamba destra, mentre il suo sguardo si posava su uno spettacolo mozzafiato.

Erano arrivati finalmente in cima alla vetta, sopra il monte, sopra il mondo, sopra tutto quello che i suoi occhi potevano vedere.

Cesare si spostò verso il punto più estremo, sotto di lui il vuoto.
Allargò le braccia e sorrise, mentre un vento freddo gli scompigliava i capelli e gli schiaffeggiava amorevolmente il viso.

Poche cose nella vita lo facevano sentire vivo come la montagna.
La sensazione di pace che aveva ogni volta che finiva una camminata, specialmente quando arrivava sulla vetta, era ineguagliabile.

Lì sopra, in cima al mondo, ogni problema era irrilevante davanti alla forza della natura.

Qualcuno gli diede una pacca amichevole sulla spalla, e lui si girò, riscosso dal paesaggio che aveva davanti.

"Ne è valsa la pena eh" Disse Federico, sporgendosi leggermente anche lui, ammaliato dall'altezza e dal vuoto.

Indossava dei pantaloni da trekking marroni e un pile bordeaux sotto ad una giacca antivento, il cappuccio tirato su per il troppo vento.

Anche Cesare era ben coperto, lì in cima a oltre tremila metri, il vento non era uno scherzo.

Guardò l'amico e sorrise, contento che anche lui fosse finalmente riuscito a venire con loro in vacanza, il gruppo riunito anche se per poco.

"Si, vallo a dire a quei due che ne è valsa la pena" Disse lui, ridendo mentre si girava per indicare due punti più sotto nel sentiero.

Nelson e Tonno non erano veloci quanto loro, e sicuramente erano meno abituati ad escursioni del genere.

"Si, probabilmente Nelson mi ucciderà" Disse Fede ridendo mentre tirava fuori dallo zaino la sua borraccia.

"Non ha tutti i torti: abbiamo scelto come prima camminata una con un chilometro di dislivello, dovevamo avere più pietà"
Disse Cesare, imitandolo.

I due sorrisero, già consapevoli della imminente sfuriata dell'amico, e si sedettero sotto la croce indicante la vetta della montagna.

Il silenzio era assoluto, interrotto solo dal vento in determinate occasioni.

Cesare tirò fuori la sua macchina fotografica e iniziò a muoversi, cercando il soggetto perfetto da catturare, il punto esatto in cui scattare la foto a quel panorama magnifico, mentre le parole di Luce del giorno prima, quando aveva scoperto che fosse in vacanza in Trentino, gli rimbombavano in testa.

"Le altezze mi affascinano, mi fanno sentire viva. Quando il vento ti scompiglia i capelli e guardi in giù, niente al di sotto: solo vuoto e adrenalina.
È anche per questo che amo la montagna; riesce ad essere così silenziosa, nella tranquillità del suo verde, e allo stesso tempo così spericolata.
Ci andremo mai insieme? Sarebbe davvero bellissimo.
Un abbraccio,
Luce fiera di te."

Si mise dietro la croce, guardando il sentiero che avevano appena percorso, piccolo e stretto, che scendeva tortuoso giù dal monte.
Respirò a pieni polmoni e poi scattò la foto.

Non vedeva l'ora di far vedere le fotografie fatte in quella vacanza a Chiara; passavano ore a vedere i suoi vecchi album fotografici e le foto artistiche da lei scattate.

"MAI PIÙ" Disse Nelson, esausto, arrivando finalmente in cima.

"Giuro, amo la montagna, ma la prossima volta o mi portate in spalla o vi salutò all'inizio del sentiero"

Tonno, a fianco a lui, alzò gli occhi al cielo, bevendo un sorso d'acqua. A differenza del riccio, nonostante fosse più lento di Cesare e Federico, non si lamentava e faceva la strada con i suoi temi, in silenzio, anche se faticando.
Nelson invece doveva sempre lamentarsi, dopotutto lo chiamavano "Nelson lamentino" per un motivo.

Lettere quasi mancateWhere stories live. Discover now