Capitolo 1 - Parte I

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Eccovi una bella immagine di Lilith che ho trovato su DeviantArt. In realtà sarebbe una tizia di Assasin's Creed, ma mi pareva perfetta per interpretare la nostra investigatrice misantropa. Ovviamente sottolineo che l'immagine non è mia! Non vorrei incorrere in denunce per appropriazione indebita!

Buona lettura!


***


Cammino a rapidi passi lungo la strada deserta, guardandomi attorno vigile, i miei sensi sempre all'erta. Una mano infilata nella tasca del mio fedele giubbotto in pelle sintetica (la pelle vera non sono mai riuscita a permettermela, nemmeno nel vestiario...) accarezza la mia piccola pistola automatica con caricatore da 500 miniproiettili a detonazione ritardata. Un piccolo gioiellino che mi sono distrattamente dimenticata di riconsegnare quando ho lasciato la Sicurezza Nazionale. Questa signorina spara a ripetizione proiettili di pochi millimetri di diametro e lunghi un centimetro scarso, quasi dei piombini direi, ma che una volta nella pancia di qualcuno sono in grado di produrre micro esplosioni di una potenza tale da rivoltare l'intestino del malcapitato come un guanto, e spedirgli lo stomaco a 10 metri di distanza.

Non esco mai senza la mia fidata compagna automatica. Non sono certo zone molto raccomandabili queste, ed è pieno di delinquenti, feccia e rigurgiti di umanità della peggior specie, pronti a sgozzarti come un agnello anche solo per rubarti gli stivali e rivenderli al mercato dell'usato il giorno dopo.

Ormai è buio. L'illuminazione artificiale del Settimo Sottolivello segue in linea di massima quella naturale della superficie, anche se per risparmiare il Governo ha ormai ridotto le ore di luce a 6 ogni 24. Col sopraggiungere del buio la gente tende a rinchiudersi in casa, quelli che ce l'hanno una casa ovviamente. La maggioranza, i senzatetto ed i barboni, si rifugiano in tane improvvisate, in vicoli seminascosti, tra i bidoni dei rifiuti, nei ripari occasionali che offrono i bassifondi della città, simili a ratti che sgusciano quasi invisibili e silenziosi negli anfratti delle fognature.
Poi ci sono quelli come me, i figli della notte, che del buio non hanno paura, anzi il buio è il loro miglior amico. Non ho trascorso molto tempo alla luce solare nella mia vita. L'ho vissuta quasi tutta interamente nella penombra, sottoterra. I miei occhi grigi non conoscono altro che le scarse luci delle strade di questa mostruosa metropoli interrata. Luci sporche, di un malinconico arancione slavato, che rendono l'atmosfera assolutamente innaturale. Ma per chi ci è nato o ci vive da un'intera esistenza, l'innaturale è il giallo luminoso e caldo dei raggi solari, non questo arancio sbiadito e denso, che si fonde e confonde perennemente con i fumi e gli olezzi che galleggiano sinistri e pesanti nell'aria sporca e malsana delle vie e delle piazze.
Assieme alla ridotta illuminazione stradale, restano accese le insegne degli squallidi locali, qualche nauseabondo ristorante cinese, qualche sudicio fast food, qualche take-away di pizza scadente, e poi quelle dei bar dove vengono serviti alcolici a basso costo, probabilmente nemmeno molto commestibili. Il loro contenuto è forse più indicato per lavare i vetri che per essere assimilato dal corpo umano, ma come dico sempre io... ciò che non ti uccide ti fortifica... ed io sono sempre qui, nonostante i copiosi litri di queste sostanze sciacquabudella che ho ingerito nella mia vita. Mai avuto grossi problemi di salute. Mai un tumore, mai una malattia grave, mai un ictus od un embolo, mai problemi di fegato. Oddio... il mio fegato non ho veramente idea di come sia conciato, ma ho sempre passato tutte le visite mediche e sono sempre risultata idonea, ultima quella per la licenza da investigatore privato. Significa di sicuro che c'è gente molto più mal messa di me. Saranno i miei geni russi... secoli di alcolismo bolscevico sicuramente hanno rafforzato la razza.

Man mano che mi avvicino alla zona con i locali notturni piu frequentati del quartiere, si inizia ad incontrare più gente per le vie sporche e piene di rifiuti. Un pusher nero mi ferma e mi chiede se mi serve della roba, roba buona mi assicura... fosse roba buona non la venderesti per una schifosa strada della Seventh Town amico, e farmi di robaccia tagliata con veleno per topi non è il massimo delle mie aspirazioni. Meglio decisamente puntare su stupefacenti legali, per lo meno hanno la garanzia di non essere completamente tossici per l'organismo.
Qualche uomo barcollante e visibilmente alticcio mi si avvicina ogni tanto per chiedermi quanto prendo per una sveltina. Io mi limito a fissarlo severa, senza proferir parola. Ma il mio penetrante sguardo di puro ghiaccio siberiano è ampiamente sufficiente ad allontanare immediatamente tutti i miei "corteggiatori".
Ai margini dei viali principali passeggiano numerose puttane e travestiti, con la loro immancabile sigaretta accesa in mano e le cosce in bella mostra. Non mi stupisco per nulla che gli uomini si rivolgano a me. La maggioranza sono creature miserevoli, completamente devastate dalla povertà, da anni di marciapiede, maltrattamenti, malnutrizione e degrado psichico e fisico, sommati all'abuso massiccio di alcol scadente e sostanze illegali di pessima qualità a buon mercato. Provo sincera pena per loro. Anche io potrei fare quella fine se la fortuna dovesse malauguratamente continuare a voltarmi le spalle.

Arrivo infine di fronte ad un locale con due grosse insegne rosse e luminose che troneggiano sopra l'ingresso. Non sono scritte, bensì le silouettes lampeggianti di una donnina ammiccante e di un fusto in posa plastica stile Mr. Olympia che mi sorride allegro. Bene ci siamo. Vediamo cosa offre questa sera lo Skin Trade.
Entro e mi dirigo direttamente verso il bar. Il locale è abbastanza squallido ed è semideserto. Somiglia un po' ad una bettola di altri tempi, con ancora gli arredamenti di legno, un legno ormai vecchio, sporco e consunto. Pare che lo sporco si sia stratificato sulla superficie dei tavolini e delle sedie, solidificandosi col trascorrere degli anni e finendo per creare ovunque una patina scura dall'aspetto decisamente malsano. L'aria è pesante ed intrisa di fumo. Ci sono solo pochi avventori. Alcuni seduti su alti sgabelli di fronte al bancone, tristi e silenziosi davanti ai loro bicchieri di whisky e gin sintetici, altri invece seduti ai tavoli sono intenti ad osservare ed a scorrere delle immagini da alcuni touch-screens luminosi grandi circa 20 pollici. Saremmo in tutto una decina di anime taciturne, più il barista ed un paio di droidi cameriere dall'aspetto ormai decadente nonchè molto artefatto. Probabilmente ex androidi di piacere, ormai troppo consumate dall'usura per risultare ancora di gradimento a qualcuno, e relegate dunque al ruolo di cameriere (relegate si fa per dire, perchè forse per quel che resta da vivere a queste poveracce, è molto meglio adesso che prima). Comunque sia non si butta via nulla nella Seventh Town.
Faccio un cenno all'uomo dietro al bancone, un androide di colore completamente sintetico, un modello da poco prezzo, «il solito Steve!»
Steve mi sorride immediatamente, «ciao Lilith, dolcezza! Tequila Sunrise... sei l'unica ad ordinarla, come potrei sbagliarmi!»
Io adoro il succo d'arancia. E' ricco di vitamina C, ma adoro anche la tequila, per cui per me la Tequila Sunrise rappresenta decisamente un mix vincente.
Steve mi serve da bere, e mi rivolge la parola gioviale e sorridente come sempre. Il fatto che Steve sia sempre allegro e ciarliero con tutti credo faccia parte del pacchetto "Personalità da barista", perchè si assume di solito che un barista lo sia, e di conseguenza il suo cervello bio-sintetico sarà stato programmato secondo queste caratteristiche. Anche se a me piace invece pensare che sia così di suo, ma forse ho una visione decisamente troppo poetica e romantica della realtà.
«Sei qui solo per bere o cerchi compagnia?»
«Dipende Steve, se il tuo boss ha qualcosa di nuovo da offrire. Gli ultimi che ho provato erano tutti roba scadente. Si vedeva lontano un miglio che erano artificiali... senza offesa eh mio caro...»
Steve sorride, «ah Lilith... se solo avessi l'attrezzatura adeguata ci penserei io a te, naturalmente gratis... ma io sono solo un povero droide barista... e non ho decisamente gli attributi... ti pare che la RealLife si metta a clonare peni funzionanti per un barista?»
«Con quello che gli costano... direi di no! Bene vediamo un po' le new entries...»
«Ecco qua, rifatti gli occhi dolcezza...»
Steve mi porge uno dei touch-screen che tiene sotto al bancone per i clienti seduti al bar. Io inizio a guardare ed a scorrere le varie schede della merce disponibile. Ogni scheda è correlata da dettagliate foto, sia del viso e della figura intera che delle varie singole parti anatomiche, compreso tutto l'armamentario da battaglia vero e proprio, con indicate a lato dimensioni, caratteristiche e specialità del soggetto.
Mi accendo una Lucky ed inizio con calma ad esaminare le schede presentate sullo schermo, mentre sorseggio la mia tequila dalla cannuccia con noncuranza.
«Dunque vediamo un po'... questo no... già provato... ripetitivo. Questo nemmeno, troppo statico e privo di ogni stile. Fotte come un gorilla arrapato. Questo... questo... è nuovo... uhm... no. Troppo biondo e troppo muscoloso. Finto, decisamente. Come dire... plasticoso ecco. Sembra un concentrato di steroidi vivente. Scommetto che quei muscoli sono tutti silicone ed in realtà ho più forza io di lui.
Questo qua in stile cow-boy? Carino... uhmm... però non so... che dici Steve? Non mi sembra poi molto dotato...»
Steve si sporge dal bancone per guardare lo schermo, «già, in effetti... nemmeno a me... dai prosegui. Puoi trovare di meglio...»
«Uh guarda qua... questo tutto nero? Volevo già provarlo l'altra volta, oppure questo orientale? Eh? Che dici?»
«Bè dolcezza... lo sai io qui sono di parte! Prendi il nero! Guarda che bel bestione! Non ti deluderà di cert...»
Steve non riesce a finire la frase, perchè io lo interrompo di colpo tutta entusiasta.
«Aspetta... aspetta... e questo? Questo anche è nuovo... mai visto prima.»
«Ah sì, non lo conosco. Non so dirti come sia. E' un tipo strano... è arrivato da poco.»
«Mmmmhhh... genere bel tenebroso tormentato. E' alto alto, non è molto muscoloso, anzi è piuttosto magro, ma sembra fatto bene, atletico. Forse un po' pallido... ma capelli scuri lunghi alle spalle, fronte ampia e liscia, occhi verdi, sguardo ammaliatore... sembra il figlio bello di Nosferatu. Però è affascinante. Dai proviamo! Una cosa diversa ogni tanto dal solito palestrato. E poi pare tutto originale... ha un aspetto così naturale, dei bei lineamenti, un viso nobile... d'altri tempi, e due occhi grandi, sembrano un po' tristi però. Ma nell'insieme è un gran bell'esemplare. Poi ha un gran culo! Ed anche davanti è messo bene, direi molto bene... al massimo avrò buttato 10 crediti. Non che i soldi abbondino, anzi... ma non sarà nemmeno la fine del mondo.»
«Ma sì dai Lilith, buttati! La fortuna sorride agli audaci! E vada per Mister Dark allora!» Steve mi incita ridacchiando.
Seleziono il soggetto dal touch-screen e mi compare il segnale verde di libero. Bene è disponibile. Andata! Il terminalino mi indica stanza numero 7, primo piano.
Finisco il rimasuglio di tequila spostando la cannuccia e bevendo direttamente dal bicchiere, do l'ultima boccata alla Lucky e la spengo nel posacenere, mi alzo, lascio mezzo credito sul bancone per pagare il mio drink e mi avvio.
«Il resto è mancia Steve.»
«Grazie Dolcezza! E buon divertimento...» mi saluta il mio amico barista ridendo.
«Ti farò sapere com'è andata fratello...» gli rispondo senza più voltarmi.
Povero Steve... lavorare in un posto dove la gente va appositamente per scopare e non avere nemmeno l'uccello... che sfiga colossale! Mi fa un po' pena, rifletto mentre salgo le scale che mi conducono al primo piano.
Arrivata davanti alla stanza numero 7 busso con decisione.
Una voce bassa, calda e suadente mi risponde, «avanti, entra pure. Ti stavo aspettando.»
Entro, mi sfilo il giubbino, lo getto con noncuranza su una sedia, ed osservo il mio Mr. Dark.
L'uomo mi dà le spalle ed è appoggiato alla finestra. Sta osservando la strada giù di sotto. Si volta lentamente e mi squadra con un sorriso appena accennato. Noto una certa strana spavalderia nel suo sguardo.
Io non provo assolutamente nulla. Nessun imbarazzo, nessuna emozione. Non mi faccio problemi di sicuro. Per me quello è solo un oggetto. E' come avere davanti un enorme vibratore dalla forma umana. Non c'è nessun contesto emotivo. Per me è soltanto una cosa inanimata.
Poi di colpo la cosa inanimata mi parla.
«Non gradisci nulla da bere prima mia cara? Un drink? E' compreso nel prezzo..."
Io non posso fare a meno di percepire una sottile nota ironica nella sua voce. Da quando in qua gli androidi di piacere sono ironici? Intanto la cosa inanimata prosegue flemmatica.
«Ti ho chiesto se gradisci da bere. Voglio solo essere gentile... tu mettiti comoda intanto, mettiti a tuo agio, prego...» ed allo stesso tempo mi invita ad accomodarmi su di un divanetto in velluto blu con un gesto elegante della mano.
«Scusa ma tu parli?» Gli chiedo quindi visibilmente stupita, non muovendomi di un millimetro.
«Non dovrei farlo?» Mi risponde incuriosito, come se gli avessi appena domandato la cosa più assurda del mondo.
«No... cioè... sì... insomma hai capito dai!»
«Guarda che gli androidi non sono mica muti tesoro...»
«No, ma parlano solo se vengono interpellati. Non fanno discorsi... non siete fatti per dialogare, nè per essere gentili ed ospitali, siete fatti per scopare. Parlate ma dite solo cose di un certo tipo ecco...»
«Quindi dovrei solo rispondere se mi fai delle domande? E parlare mentre scopiamo? Dire cose del tipo "ohhh sì piccola mi fai impazzire...", robe così?»
«Sì!» Gli rispondo io mezza sconvolta.
«Senti amico» proseguo poi parecchio infastidita, «non mi piace questo giochetto. Tu non sei affatto un droide. Non mi prendere per il culo! Io me ne vado. Non scopo con uomini veri ok?»
«Va bene starò zitto allora, se ti disturba tanto. Comunque se vuoi puoi controllare con un lettore ottico il retro della mia pupilla. C'è il mio numero di serie stampato sopra. E qui c'è il mio codice a barre con tutti i miei dati» così dicendo si scopre il dorso del polso pallido e mi mostra il codice tatuato sopra.
«Mmmmhh...» lo fisso dubbiosa, riflettendo. Dopodichè mi giro, mi piego per raggiungere la sedia, e tiro fuori dalla tasca del giubbino il mio piccolo lettore portatile. Poi mi volto nuovamente verso di lui, mi avvicino sicura e lo afferro di colpo con forza e decisione per il colletto della camicia elegante ed immacolata che indossa, sollevandomi sulle punte. Con una mano gli arpiono da dietro i capelli piuttosto lunghi per tenergli ben ferma la testa, senza nessuna delicatezza. Dopodichè gliela abbasso un po' strattonandolo con poca grazia, avvicino il lettore e lo passo davanti al suo occhio sinistro. L'uomo si lascia esaminare senza fare una piega e senza opporre nessuna resistenza. Verifico il risultato sul display. Numero di serie valido e confermato. Mi appare la sua foto con accanto tutti i suoi dati tecnici.
Leggo rapidamente dal piccolo schermo: società di produzione RealLife Inc. (all rights reserved), numero di serie 0-000A/Alfa, anno di fabbricazione 2256, modello di piacere release 3000.0, versione Elite De Luxe made in the Confederated State of Taiwan (U.S.E.)[1].
«Versione Elite? Ecco perchè fai tutti questi bei discorsi forbiti. Sei una cazzo di versione Elite. Non ne avevo mai vista una. Credevo si trovassero solo al Livello Zero. Cosa ci fa uno di classe come te nel Settimo Livello?»
«Ho avuto diciamo... dei problemi con il mio proprietario... e siccome gli sono costato un capitale ha preferito rivendermi, piuttosto che perderci tutto e farmi terminare.»
«Oh dunque abbiamo un ribelle... interessante...»
«Senti, anche tu eh... sei qui per scopare o farmi il terzo grado?»
«Direi per scopare... e quando mi ricapita una versione Elite! Però non parlare troppo... tutto questo dialogo mi inquieta! E'... come dire... innaturale!»
«Innaturale? Parlare con il tuo amante sarebbe innaturale? Non sei abituata a parlare con i tuoi uomini?»
«Senti bello, io non ho amanti! Te l'ho detto, con gli uomini non scopo! Mi fanno schifo. Qui al Settimo rischi solo di beccarti una bella infezione. Se va bene, e poi hanno l'alito fetido, fanno vomitare, sono sfatti, marci, o sono denutriti ridotti all'osso o grassi come maiali... e puzzano! No grazie!»
«Ma non puoi salire agli altri livelli a cercare qualcosa di meglio?»
«E perchè dovrei scomodarmi tanto per una cazzo di scopata quando posso venire qui a due passi da casa mia e cavarmela con 10 crediti? Ma poi... o Cristo! Ed io che ti sto anche a rispondere! Ma che accidenti ti importa a te! Ma non ti riesce proprio di stare zitto?»
Mr. Dark mi sorride, anche un po' beffardo, «no!» Mi risponde divertito.
«Inizio a capire perchè ti hanno sbattuto qua sotto... se fai così con tutte le clienti!»
«No, di solito non lo faccio, ma tu mi incuriosisci. Sei una bella donna. Sembri sana, non mi era mai capitata una come te, e mi chiedevo come mai...»
«Come mai una che non è completamente sfatta viene qui? Te l'ho appena spiegato tesoro, ora taci una buona volta!»
«Le donne come te dovrebbero stare in una bella casa di lusso della Angels' Town, a fare le mogli di qualche ricco imprenditore o di qualche importante uomo del governo, non in un bordello del Settimo Livello.»
«Le donne come me non esistono! Io non faccio la vacca moglie di nessuno! Io sono Lilith Sorokina, ero un agente speciale con i controcoglioni, e se mi dici ancora una volta una cosa del genere ti annodo quella bella lingua lunga che ti ritrovi assieme al tuo uccello, e lo faccio così velocemente che nemmeno te ne accorgi! Io non sono di nessuno e faccio quello che voglio! Adesso taci e fai il tuo cazzo di lavoro!» Se c'è una cosa che mi manda in bestia è venir giudicata per il semplice fatto di essere una donna e di non fare ancora completamente schifo. Come se avere un aspetto decente implichi per forza essere o una moglie o una puttana. Quasi tremila anni di lotte per l'emancipazione femminile e siamo ancora a questo punto, penso infastidita.
«Uh sei un militare... ecco perchè...» mi risponde lui, per nulla intimorito dalla mia poco amichevole filippica di presentazione e dalla mia espressione furibonda.
«Ero un militare...» preciso indignata. Adesso non spavento nemmeno più un droide di piacere. Sto perdendo colpi, ed alla grande!
L'uomo intanto si avvicina e mi afferra di colpo per i fianchi. E' rapido e forte, decisamente troppo per essere solo una versione "da letto". Questo qua non mi convince per niente... ma non nego a me stessa che mi piace il mondo in cui mi prende, di sorpresa, tanto da farmi sobbalzare. E' difficile, molto difficile, che qualcuno mi prenda di sorpresa. Poi fa scivolare una mano dietro al mio collo scoperto per spingerlo lievemente verso di sè, deciso ma senza forzarmi, ed avvicina le sue labbra alle mie fissandomi negli occhi con un'espressione mista tra curiosità e divertimento.
Sono sorpresa, quasi tentata di reagire mollandogli un bel pugno in faccia, ma non riesco a scollare i miei occhi dai suoi.
«Sono sincero, non ho mai scopato una donna come te. Questa notte non sarà un lavoro...»
Fanculo, penso, ma quando mi ricapita uno così... anche se non è un droide di piacere ma che cazzo te ne frega Lilith, tanto tra un paio d'ore non lo rivedrai mai più. Divertiti ed arrivederci e grazie. Che sia quello che sia... il lettore ottico dice che è sano. E' questo che conta. Ed il lettore ottico non sbaglia. Se c'è una cosa da cui sono letteralmente terrorizzata è pigliarmi una fottuta malattia da qualcuno. Nel Settimo le malattie, specie quelle veneree, abbondano, ed io non posso permettermi di ammalarmi perchè non ho i soldi per curarmi e poi non potrei più lavorare. Quello stronzo di Mr.Huang non avrebbe certo pietà. Mi sbatterebbe malata e moribonda in mezzo alla strada. E poi c'è Trash. Non posso lasciarlo a se stesso. Lo troverebbero e lo rinchiuderebbero di nuovo. No, se c'è una cosa che non posso permettermi di sicuro, è ammalarmi!
Ma questo sembra a posto. Versione Elite, pure De Luxe, la crème della crème. Se me lo faccio sfuggire sono un'idiota.
Ecco, un ragionamento che fila liscio come l'olio. Peccato che a quarant'anni avrei ormai dovuto imparare che nella mia vita nulla fila mai liscio come l'olio. Ma sono troppo presa dal Signor Modello De Luxe per pensarci.
Quindi senza farmi ancora pregare gli metto una mano sull'uccello e lo afferro decisa. E' già duro. Ottimo. Nemmeno lui è un tipo che si fa pregare. Il mio amico ha un lieve scossa, e mi guarda dall'alto sempre più divertito.
«Allora Lord Byron, fammi vedere come non lavori...».  



1- U.S.E. : acronimo di United States of Earth.





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