Le favole della Vale - Arisentolo

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C'era una volta, in un regno lontano che si chiamava Notis, un fanciullo di nome Aris che viveva in una modesta casa di campagna assieme al suo patrigno Danilo e alle sue sorellastre: Genoveffa e Anastasia Stil. La sua famiglia maltrattava sempre il povero Aris, che era ridotto praticamente a far da schiavo alla famiglia, come uno stagista qualunque ai tempi nostri.

Le due sorellastre erano molto cattive con lui, soprattutto Anastasia Stil che pretendeva ogni volta di giocare con Aris nella stanza dei giochi. Le piaceva essere frustata e schiaffeggiata.

«Facciamo le sfumature Aris!» diceva e al ragazzo, tutto sommato, andava anche bene, almeno poteva sfogarsi per tutti i maltrattamenti che subiva, ma a lungo andare si stufava di prenderla a sberle e a calci nel sedere.

Danilo, invece, insultava e derideva il povero Aris. Lo chiamava ragazzino e gli faceva fare ogni sorta di lavoro domestico, compreso pulire il camino. Così, puntualmente, il povero fanciullo si sporcava di cenere e, deridendolo ancora di più, il patrigno e le sorellastre lo chiamarono Arisentolo, non Cenerentola, perchè lo usava già la Disney e non ha voluto concedermi i diritti di utilizzo del nome.

Un giorno, il postino recapitò, oltre un pacco Amazon con l'ennesimo frustino comprato online da Anastasia Stil, una lettera molto importante che proveniva dal castello. Aris, tutto trafelato, andò nella sala prove della casa, dove le due sorellastre stavano cantando, stonando come due campane, "Panzerotto non andare via". Danilo, incazzato come sempre, insultò il ragazzo perchè aveva interrotto il "soave canto" delle due ragazze. Dopo essere stato insultato per l'ennesima volta, consegnò la lettera al patrigno che la lesse ad alta voce:

"Il principe delegato della Notis, Giulio, invita ogni fanciulla in età da marito a partecipare al ballo che si terrà sabato sera al castello. La più bella sarà scelta dal principe delegato come futura moglie."

Genoveffa urlò di gioia, Anastasia Stil gemette, mentre si percuoteva con il frustino comprato online, e Danilo esultava trionfante.

«Presto bambine! Non c'è un minuto da perdere! Correte a scegliere i vostri abiti e a farvi belle, per quanto potete. Il principe dovrà sposare una di voi...» disse e poi bisbigliò «o me!» ridacchiando malvagiamente.

Anche Arisentolo avrebbe voluto partecipare e chiese il permesso al patrigno per poterle accompagnare al castello. «Sapete, signor patrigno, io sono un fan sfegatato del principe delegato. Ho le foto appiccicate sul muro. Vorrei solo stringergli la mano, farmici un selfie e nient'altro» spiegò il dolce fanciullo, ma il patrigno gli negò anche questa possibilità.

«Ma anche no, Arisentolo! Vai a pulire da qualche parte e levati di mezzo che al principe ci pensiamo noi!»

Arisentolo corse in camera sua e abbracciò l'enorme cuscino, su cui aveva attaccato la foto del principe delegato Giulio. I topini che erano nella sua stanza (che poi avere i topi nella camera mi fa pensare tanto: in che cavolo di sporcizia viveva Cenerentola?! Mah...), mossi dalla compassione, gli cucirono un vestitino per l'occasione, così potesse imbucarsi alla festa senza dire nulla a nessuno. Ma Arisentolo era un fesso e si fece sgamare dal patrigno Danilo proprio il sabato sera prima della festa. Danilo invidioso del lavoro dei topini (che sapevano cucire benissimo ed erano stilisti quanto Dolce & Gabbana) gli strappò il vestito, riducendolo in brandelli. Con una risata malefica, Danilo e le sue figlie andarono via di casa e con la carrozza raggiunsero il palazzo reale.

Arisentolo pianse disperato nel giardino della casa. All'improvviso, un fatino gli apparve, pronto per consolarlo.

«Arisentolo! Smettila di piangere su! Sono venuto ad aiutarti» disse il fatino, vestito tutto di blu con le paillettes, che facevano scintillare l'abito elegante del fatino.

Le follie della ValeWhere stories live. Discover now