I've never run so real

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Quasi svenne quando due mani lo afferrarono con forza dalle spalle.
Vacillò, sospeso in aria, prima che il ragazzo allungasse le sue mani per prenderlo.
«Porca puttana!» sbraitò qualcuno, tirandolo fuori dalla macchina.
«Lewis! Esci fuori dall'auto!»
Skyler barcollò confuso, finché non sentì due braccia nasconderlo dietro le proprie spalle.
Istintivamente si aggrappò alla sua maglia, cercando di non andare in iperventilazione.
«Sei al sicuro» gli mormorò con quella voce calda che quasi lo fece sciogliere in un lungo pianto.
Si sarebbe maledetto per tanta leggerezza, ma non era quello il momento.
«'Fanculo, Justin!» sbraitò il ragazzo scendendo dalla sua auto.
Skyler sgranò gli occhi sentendo quel nome. Aveva già chiacchierato con quel Justin che Daniel gli aveva sempre descritto come il suo migliore amico da anni. Justin fece cenno a Skyler di mollare la presa e in un paio di secondi gli fu addosso.
«Sei un bastardo Lewis!» urlò, dandogli un pugno dritto in faccia. Il ragazzo urlò il suo nome, e Skyler sentì le gambe cedergli. «Justin!» provò a fermarlo, «Lascia stare Dan—»
Quel nome gli rimase bloccato fra i denti.
Non era il suo Daniel.

Justin si allontanò in fretta, cingendo le spalle di Skyler. I suoi ricci biondi gli ondeggiarono sulla fronte sudata davanti al suo viso scioccato.
«Dov'è Daniel!?» Le parole gli uscirono a stento dalla bocca. Justin chiuse gli occhi, ma la voce di Lewis li interruppe.
«Ci sei cascato, ragazzino! Ti hanno truffato e come!!!»
Non gli servì dire altro per scoppiare in un pianto silenzioso e colmo di singhiozzi.
«Skyler—» provò a dire Justin, ma lui lo mise a tacere.
«Lo sto chiamando!!! Mi dirà lui dov'è!»
Il ragazzo fece no con la testa, ma lui non l'ascoltò. Digitò quel numero che ormai sapeva a memoria, sentendo squillare il cellulare che Lewis, soddisfatto, teneva ancora in mano.
«Che sta succedendo?» gli chiese sentendo la sua stessa voce tremare violentemente.
«Mi dispiace, Skyler...» mormorò Justin chinando il capo. «Per me era una pessima idea fin dall'inizio, ma loro hanno insistito... Daniel ha insistito...»
A quel nome tremò ancor di più chiedendosi dove mai fosse in tutto quel casino.
«Sbrigatevela voi questa pagliacciata...» sbuffò Lewis prendendo lo zainetto di Skyler e buttandolo fuori dall'auto; un forte crack! e tutti si voltarono a guardarlo, compreso il suo sguardo inespressivo.
Si morse un labbro pensando a quella misera fine che aveva fatto la sua fotografia.
«Dimmi immediatamente cosa sta succedendo...»
Lewis salì nella sua auto, sfrecciando via col suo dito medio bell'in vista.
«Non doveva andar così...» sussurrò Justin.

«Dov'è Daniel?»

«Quando ti ha visto per la prima volta, si è subito preso una bella cotta per te» sorrise Justin sollevando il viso.
Erano immersi in un assurdo silenzio, adesso.
«Diceva che si era emozionato parecchio, e che non piangeva da un po'... quindi ha deciso di farsi avanti...»
Skyler afferrò il suo zainetto, portandoselo al petto ancora in tumulto.
«Ha detto che non pensava che fossi una persona così tanto bella, che lo immaginava, sì, ma non così tanto... e – e questo posso assicurartelo io- non parlava tanto tranquillamente con qualcuno di nuovo da anni... ed è stato strano, per lui, tornarlo a fare in tutte quelle chiacchierate...»
Il sorriso di Justin quasi lo rassicurò, come se finalmente si sentisse davvero fra le braccia di qualcuno di familiare. «Lui stesso si chiedeva come tu riuscissi a sopportare quelle frecciatine e il carattere insolente che ha, con che pazienza non lo mandassi al diavolo o chiudessi una volta per tutte...»
Dovette fermarsi un attimo guardando oltre il parabrezza dell'auto. Passò due dita sugli occhi lucidi facendo cenno a Skyler di guardare.
Sui sedili posteriori, totalmente risucchiata nel buio, la sagoma di qualcuno li stava osservando nel totale silenzio.
Quasi i nervi crollarono all'unisono all'idea che, per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che assistere a quel teatrino senza nemmeno muovere un dito.
«Perché non scende?» sussurrò Skyler, come se non volesse farsi sentire.
«Per lo stesso motivo per cui ha chiesto a Lewis di prendere le sue sembianze... diceva che 'te ne saresti accorto', ma non sai quante volte ho provato a farlo riflettere sull'idea che ti saresti sentito preso in giro...»
«E lui?»
«Diceva che era il male minore...»
Lo sguardo di Skyler si spostò su Justin che lo guardò annuendo tristemente.
«Il male minore di cosa?»
«Di quello che, a suo dire, ti sarebbe toccato altrimenti...»
E ancora si chiedeva perché mai non fosse sceso dall'auto.
«Perché non dirmi di chiudere il nostro rapporto?!»
Il ragazzo sorrise, calando il tono di voce. «Perché ti ama più di quanto sia disposto ad ammettere.»

Lo zainetto cadde per terra, dentro un altro crack che nessuno notò. Justin chiuse gli occhi quando i passi di Skyler iniziarono a muoversi verso l'auto. Un rumore ovattato gli suggerì che qualcuno, dal suo interno, aveva chiuso tutte le sicure.
«Spacca anche i finestrini, se serve!» gli urlò il ragazzo alle spalle.
Ma un bep bep automatico li sbloccò.
Si chiusero nuovamente, prima che lo stesso suono li aprisse, e così ancora finché le mani di Skyer non afferrarono la maniglia dello sportello, spalancandolo.

Sembrava un gattino impaurito con la schiena spiaccicata verso il sedile opposto, abbastanza lontano da non farsi prendere.
Gli occhi verdi scintillarono nel buio, lasciando che quelli blu di Skyler si inchiodassero nei suoi. Tremanti e lucidi, non smettevano di guardarlo, pronti a scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
L'emozione prese il sopravvento così che, coprendosi la bocca, le lacrime uscirono copiosamente da quegli occhioni da bambino, prima che un altro pianto si aggiungesse a loro, avanzando fra i singhiozzi.
Metà del suo viso era stata sfigurata da un'ustione che ne aveva deformato lo zigomo e la palpebra sinistra, rendendo la pelle un grumo di solchi violacei e biancastri; stendendosi fino all'orecchio e coprendo l'intero collo, sparivano dentro il maglioncino nero davanti a cui le braccia si piegavano sul petto, come pronte a difendersi. L'altra metà rimasta sana raffigurava il giovane volto di un ragazzo con le occhiaie marcate dal sonno mancato e la palpebra arrossata dalle troppe lacrime versate.
Era il suo Daniel, di quello ne era certo.
Lo stesso Daniel che non riusciva a guardarlo negli occhi, cercando di nascondere il suo pianto e i suoi sussulti.
Le gambe di Skyler cedettero per un attimo, prima di cadere con le ginocchia sul sedile, facendolo sobbalzare. Ingenuamente gli sembrò chiaro il motivo per cui gli toccò abbandonare il violino.
Lo sportello sbatté forte, lasciando Daniel nel totale silenzio. Justin, dall'esterno, osservò la macchina chiusa,asciugandosi il viso bagnato dalle lacrime.
Quando le braccia di Daniel strinsero quel corpo che gli si era lanciato addosso, quasi rise per quell'impulsività da adolescente per cui, in un'altra situazione, l'avrebbe canzonato sicuramente. Ma la bocca di Skyler non smetteva di baciargli la spalla, stringendogli le braccia al collo in quei singhiozzi sommessi con cui lo pregava di tenerlo forte a sé.
«Cosa... cosa gli dirai q—quando ti chiederanno di Polanier?» gli sussurrò all'orecchio la sua voce inconfondibile.    

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N.d.A. Spero che 'Simphony' non vi abbia distrutt* prima ancora di finire il capitolo. Ma se da qualche parte nel mondo e nel tempo questa storia è riuscita a emozionarvi anche solo un briciolo di quanto quella dannata canzone abbia fatto con me, be', potrò ritenermi soddisfatt*.

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