La verità di Tasha, quella di Aidan e quella del prof. Evans

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[Colonna Sonora: Playing with Fire - Plan B ft. Labirinth]

James aveva fatto le cose in grande, devo ammetterlo: la città – o per lo meno quella porzione in cui si trovava casa nostra – sembrava davvero esser stata invasa dagli zombies: case vuote, luci spente, strade deserte e un gruppo abbastanza folto di attori truccati alla perfezione che erano pronti a fare irruzione nella nostra abitazione, con me nel ruolo di protagonista principale.

In realtà, il viaggio premio in Giappone e i sogni della mia coinquilina non c’entravano nulla: avevo indicato Soledad come possibile vittima di quella candid camera per l’episodio pilota della trasmissione che James avrebbe condotto, solo per avere l’opportunità di far conoscere all’America le mie capacità di attrice. Aidan era al corrente di tutto ed aveva il compito di fare in modo che Sole non uscisse.

Solo che qualcosa era andato storto, a un certo punto. Il mio cellulare aveva smesso di funzionare e non ero riuscita a mettermi in contatto con Aidan; quando l’ho visto uscire con Soledad ho avuto una mezza crisi isterica perché tutta la parte nella quale io avrei dovuto mostrare il mio talento era andata in vacca. James mi aveva tranquillizzata, dicendomi che quel che aveva registrato era abbastanza e la reazione di Sole perfetta; anzi, quel fuori programma sarebbe stato ancor meglio per la trasmissione. Poi mi aveva dato un po’ di Cloud Nine per tranquillizzarmi e ci eravamo lanciati all’inseguimento del Pick Up di Aidan.

Non ero affatto d’accordo con la decisione di Tasha, ma non avevo molta scelta: se non l’avessi assecondata lei sarebbe andata comunque avanti col proprio progetto; tutto quel che mi restava da fare era cercare di limitare i danni e magari sperare – come aveva detto lei – che avrei avuto il coraggio di dichiararmi a Sole, nel frattempo.

Sarei dovuto andare a casa loro in mattinata con una scusa qualsiasi, passare del tempo con Sole e trovare il modo di non farla uscire.

Solo che qualcosa non è andato come pianificato e adesso mi chiedo quanto di tutto ciò sia da imputare alla candid camera: l’omicidio di Fortescue era reale ed altrettanto realistici erano i sospetti su Tasha; gli zombies che avevo visto sembravano seriamente intenzionati a divorare chiunque si trovasse sulla loro strada. Ma siamo vicino a Hollywood e qualsiasi cosa è possibile, ormai, pur di far spettacolo. Nel dubbio, comunque, ho preferito fare in modo che fossimo al sicuro e lo saremmo stati solo con Burke, perché io ho sempre avuto il terrore che queste cose da film accadessero davvero e sono prossimo alla crisi isterica.

La Cloud Nine è una mia invenzione, solo che nessuno lo sa: lo stipendio da professore non era abbastanza per appagare il mio vizio del gioco e avevo provato a sintetizzare un nuovo tipo di droga, un po’ come facevo ai tempi dell’università, per arrotondare. Tuttavia, non avevo immaginato che gli effetti collaterali potessero essere così tragici: quando si erano verificati i primi casi di cannibalismo, avevo deciso di disfarmene e toglierla dal commercio. Ne avevo conservato una sola partita per studiarla e cercare di capire cosa avesse scatenato tanta violenza nei protagonisti di quelle orribili vicende. Non ho scoperto molto e nel frattempo mi sono indebitato fino al collo, tanto che sono stato costretto a vendere la droga a James, insospettabile pusher delle star, nonché allibratore a tempo perso, pur di sanare il debito con lui. Gli avevo raccomandato di distribuirla con discrezione, ma i fatti di stanotte mi hanno fatto capire che non ha seguito il mio consiglio. La città è invasa da quelli che vengono definiti zombies, anche se non lo sono: si tratta di consumatori di Cloud Nine, trasformati da essa in cannibali. Non sono contagiosi, quindi il fatto che ce ne siano così tanti è esclusivamente un sintomo di quanto sia diffuso il problema del consumo di droga a Miami.

FleshWhere stories live. Discover now