Ma gli zombies sapranno nuotare?

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[Colonna Sonora: Mission Impossible - Lindsey Stirling and the Piano Guys]

- Sono arrivati anche qui. E adesso?

- Burke non può essere lì dentro. Era nei Marines, di sicuro si sarà messo in salvo.

Aidan fu granitico, nella sua certezza.

Forse io volevo soltanto credergli, perché non ero in realtà così sicura quanto lui che si fosse salvato; per questo motivo mi aggrappai a quella sua affermazione e me la ripetei nella mente come un mantra mentre lui si rimetteva in viaggio verso il porto.

Mi sembrò di vedere qualcosa muoversi, sul prato di Burke, ma non ebbi il coraggio di guardare.

- Ha una barca, ancorata qui. Te la ricordi? Ci siamo stati un paio di anni fa per il quattro luglio. Come si chiamava?

Aidan teneva lo sguardo fisso sulla strada, le mani strette sul volante così violentemente da far sbiancare le nocche. Io mi ero raggomitolata sul sedile del passeggero abbracciando la mazza da baseball e tenendo la testa incassata nelle spalle.

- MaryJo

- Giusto. Come sua figlia. Se non lo dovessimo trovare, potremmo prendere la barca e andare via. Non penso che gli zombies sappiano nuotare.

- Dici? Perché non dovrebbero?

- Non lo so, di solito i mostri non sanno nuotare.

- Ah. Okay.

- Sole? Va tutto bene?

- Certo. Va tutto benissimo. Come no. Siamo soltanto in fuga da una quantità indefinita di esseri non ben identificati, pare che siamo gli unici sopravvissuti nel raggio di chilometri e il cellulare non prende il segnale. Ah. E mi scappa la pipì. Perché non dovrebbe andare tutto bene? Non potevo immaginare un modo migliore di trascorrere il giorno del mio compleanno!

Aidan serrò le labbra e senza distogliere lo sguardo dalla strada allungò una mano a cercare la mia. Lo lasciai fare e quel gesto servì a rincuorarmi, almeno in parte. Ricacciai le lacrime che si stavano pericolosamente affacciando ai miei occhi e tentai un sorriso, nel buio dell’abitacolo.

- Sole…

- Scusa, è che sono terrorizzata. Non so come tu riesca a stare così tranquillo.

- Non lo sono, ma adesso voglio solo cercare di metterci in salvo, capisci?

Annuii e gli strinsi lievemente la mano, poi la lasciai andare.

Quando arrivammo al porto, deserto come il resto della città, fummo costretti ad abbandonare il Pick Up e a proseguire a piedi.

La barca di Burke era una delle ultime, un natante di circa quattordici metri che era stato il sogno del Capitano per anni: aveva dedicato a quella barca tutti i suoi giorni liberi fino a che l’aveva trasformata in un vero e proprio gioiellino.

Man mano che ci avvicinavamo, rallentavamo sempre più l’andatura: sembrava vuota e dentro di me si stava facendo strada il terribile dubbio di aver lasciato Burke in difficoltà a casa sua, quando forse avremmo potuto aiutarlo.

Quando arrivammo a destinazione, Aidan cominciò a chiamarlo sotto voce. Per una manciata di secondi che mi parvero interminabili, non ricevemmo risposta.

- Saliamo lo stesso,

- E se troviamo qualcosa di brutto? – mi girai a guardare il molo alle mie spalle. Ero più propensa a tornare sul Pick Up; il mare non mi era mai piaciuto particolarmente e per di più non sapevo nuotare, solo che questo avrei preferito non doverlo confessare ad Aidan.

Ci fu una cosa che mi fece cambiare idea, ancor prima del tentativo del mio amico di convincermi: all’ingresso del molo si erano ammassati una decina di individui che avevano l’aspetto decisamente poco vivo.

Anche Aidan li vide e mi afferrò per un braccio, costringendomi a salire a bordo della MaryJo. Quando entrambi fummo sulla barca, levò gli ormeggi.

- Ragazzo, hai dimenticato la parola d’ordine.

La voce di Burke ci fece quasi morire di infarto, ma entrambi fummo immensamente felici di trovarlo lì.

FleshWhere stories live. Discover now