Due anni dopo

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[Colonna Sonora: Papercut-Linkin Park ]

Il suono del campanello trapanò il silenzio. Credo che stesse trillando da un po’, perché lo ricordo irrompere nel sogno che stavo facendo su di me ed Aidan, un poliziotto della sezione omicidi, proprio mentre lui stava per baciarmi. Il fastidio provato nella fase onirica si riversò completamente in quella di veglia: avevo mal di testa e odiavo che mi si svegliasse a quel modo. Mi alzai a fatica dal letto e mi trascinai fino alla porta d’ingresso, aprendo senza nemmeno controllare chi fosse.

- Tasha, quando imparerai a non dimenticare le chiavi … – borbottai con la voce ancora impastata dal sonno, passandomi la mano fra i capelli. Mi bloccai non appena un colpo di tosse dannatamente mascolino interruppe la mia lamentela.

Aidan era lì sulla porta, insieme al suo partner Joshua, entrambi imbarazzati. Mai quanto me, ovviamente: ero nella mia mise peggiore, con tanto di pigiama antistupro, capelli in disordine e viso stropicciato; per un brevissimo istante provai l’istinto di richiudere loro la porta in faccia, ma ormai il danno era fatto e poi c’era qualcosa nelle loro espressioni che mi fece intuire che quella non era una visita di cortesia.

- Scusa, Soledad. Non volevamo svegliarti. So che hai fatto tardi anche la scorsa notte. – Aidan cercava di non tenermi gli occhi addosso, a differenza del suo compare. – É che stiamo cercando la tua coinquilina, per caso è rientrata a casa?

Scossi il capo, cercando di raccogliere le idee. Mi guardai intorno in cerca di qualche indizio del rientro di Tasha, ma il disordine era perenne e totale in casa nostra: non era possibile stabilire se qualcosa fosse cambiato dal mio ritorno, anche perché avevo attraversato il living al buio e mi ero fiondata a letto non appena tornata a casa.

- Non lo so, vado a controllare in camera sua. Ma cosa è successo? – chiesi, mentre facevo loro segno di entrare. I due fecero pochi passi oltre l’uscio, richiusero la porta ma non si mossero più di così.

Andai a controllare senza attendere risposta da Aidan: la stanza di Tasha era vuota.

- Dobbiamo farle qualche domanda. Niente di grave.- tornando verso i poliziotti, li squadrai con aria sospettosa: non sembravano convinti di quella versione.

- No, non è qui; ma sono soltanto le… – sbirciai verso l’orologio appeso in cucina – Dìos. Sono le undici e mezza. Sono in ritardo! – esclamai

- Ferma… Ferma! oggi è il tuo giorno libero, ricordi? – Aidan mi agguantò per un braccio mentre stavo per tuffarmi in bagno. Mi fermai e mi girai a guardarlo, lui mi lasciò andare e proseguì – Ascolta, stamattina è stato trovato un uomo morto, in una suite all’Hilton. – parlava lentamente, scandendo le parole, la tecnica che adottavano i poliziotti per dare cattive notizie. Cercai un appiglio e trovai lo schienale del divano, mentre la parte razionale della mia mente mi faceva notare che se il cadavere fosse appartenuto a Tasha non l’avrebbero cercata a casa. E allora perché erano lì? Perché mi parlavano con tanta reticenza? – Abbiamo motivo di credere che Tasha fosse in quella stanza, ma è scomparsa e non riusciamo a rintracciarla. – mi sentii gelare il sangue nelle vene.

- Non… Non starai pensando che sia stata lei, vero? É assurdo! Non ucciderebbe mai nessuno, non fosse altro per il timore di rompersi le unghie o rovinarsi l’acconciatura

- Lo sai come funzionano queste cose, Sole. Dobbiamo vagliare tutte le possibilità e lei era lì, le telecamere di sicurezza l’hanno ripresa quando è entrata con la vittima, ma non quando è uscita. Il nome Fortescue, ti dice qualcosa?

- Paul? Era il fidanzato di Tasha, fino al mese scorso. – mormorai, ricordando in quel momento che la mia coinquilina aveva dichiarato di volerlo morto non meno di due sere prima.- É lui che avete trovato?

Aidan sembrava preoccupato. Annuì, lentamente – Sì. è morto per dissanguamento in seguito a diverse ferite che sembrano morsi.

Due parole mi attraversarono la mente, agghiaccianti quanto ciò che stavano a significare.

Cloud Nine.

FleshWhere stories live. Discover now