35.

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Quando riaprii gli occhi, mi trovai sdraiata su un lettino bianco, circondata da un'atmosfera sterile e familiare. La luce accecante del soffitto mi fece stringere gli occhi, mentre cercavo di focalizzarmi su dove mi trovavo e cosa fosse successo.

Il ricordo del mio svenimento durante gli allenamenti mi colpì come un fulmine, portando con sé una sensazione di vergogna e vulnerabilità. Mi passai una mano sulla fronte, cercando di scacciare il mal di testa che mi martellava il cervello.

-finalmente sei sveglia- mio fratello si avvicinò a me, posando una mano delicatamente sulla mia guancia -come ti senti?- mi chiese con il volto dipinto di un'espressione preoccupata

-ora meglio- risposi a corto di voce

-perché non hai avvisato che stavi male? Senza Kenan non ce ne saremmo accorti probabilmente- disse, voltandosi verso la porta come se stesse aspettando l'arrivo di qualcuno

-perché che ha fatto Kenan?- chiesi io con un pizzico di stupore nel mio tono

-si è subito accorto che ti eri accasciata sulla panchina ed è corso da te ma non ti svegliavi- spiegò, sentii il mio cuore avvolgersi di calore.

Perché però mi aveva ignorata?

Fede guardò ancora in direzione della porta, per poi rivolgersi a me -credo voglia vederti, può entrare?- mi chiese, come se la risposta non fosse già ovvia

-certo- risposi con occhi speranzosi.

Appoggiai le mani sul lettino per potermi sollevare leggermente e, notando che stessi faticando, Chicco mi aiutò, poi uscì dalla stanza.

Sentii delle voci blaterale qualcosa di incomprensibile e tra queste ne distinsi una in particolare che mi fece iniziare a tremare, era la sua voce.

Mi schiarii la gola pronta a sorridergli come avevo sempre fatto.

Varcò la porta con passo incerto, il suo sguardo incontrò il mio e per un attimo tutto sembrò fermarsi intorno a noi. Poi, con un lieve sorriso che non raggiunse mai davvero i suoi occhi, si avvicinò al mio letto.

-gaia- disse Kenan, la sua voce un sussurro sommesso nell'aria carica di tensione -come stai?-

Il mio cuore balzò nel petto mentre cercavo di mantenere la calma di fronte a lui -meglio, grazie- risposi con voce flebile, cercando di nascondere la confusione e l'angoscia che mi stavano divorando dall'interno.

Kenan annuì, ma il suo sguardo sembrava scrutare oltre la superficie, come se cercasse di capire cosa stesse davvero succedendo dentro di me.

Si avvicinò ancora di più, fino a sfiorarmi la
coscia -posso?- chiese, chiedendomi il consenso per potersi sedere a fianco a me. Mi limitai ad annuire, facendogli spazio.

Cercavo spiegazioni, volevo una risposta a quei suoi silenzi che mi solcavano l'anima.

Volevo parlare ma le parole sembravano rimanere bloccate nella mia gola, intrappolate da un groviglio di emozioni troppo complesse da esprimere.

Poi però il silenzio creatosi nella stanza riuscì a farmi scivolare le parole di bocca -ho fatto qualcosa? Perché mi stavi evitando?- chiesi con un filo di voce.

Kenan abbassò lo sguardo, come se non avesse la forza di guardarmi negli occhi. Attesi una sua risposta, che poi uscì forzata dalla sua bocca -non hai fatto niente, non so che mi sia preso- si passò una mano sulla faccia -scusami- disse soltanto. Sembrava star cercando le parole giuste per costruire un discorso di senso compiuto -non sono abituato alle sconfitte e questo è stato il mio modo di reagire, allontanarmi da tutto ciò che mi circondasse per pensare solo a me stesso- dichiarò infine

-capisco, però io che ti ho fatto? Mi meritavo anche un semplice cenno con la mano- risposi

-lo so, hai ragione, ma cerca di metterti nei miei panni, non so come comportarmi in queste situazioni, anche se devo farci l'abitudine-

-si Kenan, ma non devi prendertela con il mondo intero se hai perso una partita, sai, anche io ci sono rimasta di merda- cercai di spiegare

-non credo che tu però debba paragonarti a me. C'è differenza tra vivere la partita da spettatore e viverla in prima persona con la consapevolezza di non essere riuscito ad aiutare in nessun modo la squadra- ora sembrò alzare il tono di voce

-è questo il punto Kenan. In queste situazioni non devi abbatterti, devi prenderle come una sfida a cui vincere per forza, una battaglia da cui devi ottenere solo trionfo. Pensa la prossima partita come una vendetta e vedrai che la squadra riuscirai ad aiutarla. Se stai fermo a rimpiangere non andrai mai avanti e continuerai a non riuscire a contribuire nella vittoria- lo feci ragionare, come se quella più matura fossi io, e lui il ragazzino da incoraggiare.

Kenan mi guardò con un misto di sorpresa e ammirazione negli occhi, come se fosse colpito dalla mia determinazione -vieni tu al posto di allegri, sai lui questi discorsi non è capace a farli- sdrammatizzò provocandomi una leggera risata.

-questa proposta potrei prenderla in considerazione- risposi con lo stesso sarcasmo.

L'atmosfera si fece sempre più tesa. Il sorriso di Kenan piano piano svanì, mentre il suo sguardo si precipitò sulle mie labbra. Ne avevamo bisogno dopo tutto di un leggero conforto reciproco...

Non attesi altro tempo per far unire le nostre labbra vogliose più che mai di assaporarsi. Fu un bacio leggero, ma significativo, che sembrò far tornare tutto come prima.

-non avrei sopportato mi ignorassi per ancora altro tempo- dissi

-io non sarei riuscito ad ignorarti ancora per molto comunque- rispose lui -scusami ancora- si dimostrò insicuro -ora che ho trovato una persona con cui sto bene non voglio perderla- mi dichiarò, a cuore aperto

-tranquillo che non la perderai- lo rassicurai io, ammettendo che non mi sarei mai stancata di lui, dei suoi sorrisi, dei suoi abbracci e perfino delle sue battutacce.


SPAZIO AUTRICE
ehhh, kenan è ancora nuovo in queste brutte sconfitte...

Fortuna che Gaia ha sempre il modo giusto per tirarlo su di morale...

Lasciate una stellina, baci dalla sofi❤️💫

My starboy|| Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora