03.

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«Prendi dell'acqua! Le dobbiamo bagnare i polsi e la nuca! Suvvia!». 

«Ecco qui». 

«Ma è calda! Figliolo, mi serve fresca».

«Oh, signore». 

Quella sensazione di sonno profondo, di calma e serenità inizia pian piano a svanire permettendo al mio cervello di collegare insieme i pezzi anche se il mio corpo si rifiuta di agire. 

Sento una superficie morbida sotto di me; probabilmente sarà il divano perché il rumore del rubinetto non è molto distante e percepisco le mani delicate di Nora sulla mia fronte. 

«Clare. Tesoro», cerca di richiamarmi ma non le riesco ancora a dare una risposta. 

«Su figliolo! Portami quell'acqua!», la sento urlare contro Drew. 

Mi verrebbe da ridere se solo non fossi ancora bloccata in questo limbo. Eppure, forse, vorrei restarci se questo vorrebbe dire aprire gli occhi e venire a contatto con la realtà dei fatti. 

Cosa diavolo ci fa Drew Stevens qui?

Però, sempre per colpa di quel dannato scrittore, il mio corpo reagisce subito alla freschezza dell'acqua sui miei polsi e sulla nuca facendomi boccheggiare e aprire pian piano gli occhi. 

«Visto? Si sta riprendendo! Clare, tesoro? Ci sei?», gioisce la donna schiaffeggiandomi delicatamente le guance. 

Seppur controvoglia, i miei occhi si aprono rivelando le figure sfocate di Nora e Drew. 

«Mi hai fatto prendere un colpo! Che ti è preso? Non hai mangiato, forse?», persiste Nora facendomi inconsapevolmente girare la testa. 

Non le rispondo, perché non ne ho le forze. Piuttosto mi impegno a tirarmi su a sedere premendo una mano sulle mie tempie che iniziano a pulsare. Strizzo gli occhi un paio di volte, cercando di alleggerire il dolore ma con scarsi risultati. 

«Signora, non credo che farle tutte queste domande in questo momento sia la soluzione adatta». 

Dio, anche la sua voce mi irrita. Ho faticato molto per dimenticarla ed ero riuscita a scordarmene ogni sfaccettatura. 

«Sono solo molto preoccupata», obietta con gran voce lei.

«Silenzio, vi prego», biascico appoggiando la schiena contro il divano. 

Inspiro ed espiro un paio di volte, cercando di placare quell'assordante mal di testa e così, decido di tenere aperti gli occhi per tornare a mettere a fuoco i due presenti. Prima affronto la realtà, prima finisce. No?

«Ti porto dell'acqua da bere?», mi domanda la donna al mio fianco.

Io scrollo la testa. Poi alzo lo sguardo e noto Drew, in silenzio, con le mani in tasca e un'aria seria e quasi indifferente. È tutta colpa sua e io lo sbatterei fuori a calci se non fossi una gran signora.

«Vorrei solo stare un po' da sola», affermo rivolgendomi con dolcezza verso Nora. 

Non mi va di farle capire che tra me e Drew non scorre affatto buon sangue; finirebbe per impicciarsi come al suo solito e non che io abbia problemi a raccontarle della mia vita, ma Drew è stato eliminato dal mio passato e perciò non è nulla di particolare da raccontare. 

«E se dovessi sentirti male di nuovo?».

«Non starò male, Nora. Ho avuto semplicemente un calo di zuccheri. Mi sono già ripresa», insisto rassicurandola. 

𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 𝐄𝐧𝐞𝐦𝐢𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora