Prologo.

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❤️‍🔥

Le belle giornate mi mettono sempre di buon umore e il sole che spicca in cielo in questa mattina di metà gennaio, mi convince che una bella passeggiata mattutina è la soluzione perfetta. 

Il Manhattan High School non è poi così distante da casa. Saranno circa trenta minuti a piedi e se per molti possono sembrare tanti, per me sono i trenta minuti più rilassanti per l'inizio della giornata. 

Me lo dicono in molti che sono strana, ed in effetti hanno ragione, ma ne vado fiera. Amo fare cose che al giorno d'oggi vengono considerate diverse: scrivere pensieri, starmene a casa a guardare serie tv e addirittura preferisco correggere i compiti dei miei alunni con un bicchiere di vino in mano, piuttosto che andare ad ubriacarmi in quei locali rumorosi e affollati. 

Lo ammetto, sono una tipa un po' monotona ma sto bene nella mia monotonia. 

Cosa che la mia collega e migliore amica Eve, non riesce a comprendere. Lei è tutto l'opposto e ho perso il conto delle volte in cui mi ha chiesto, o meglio supplicato, di imbucarci in una di quelle serate tutte alcol e uomini indisponenti. Lei dice che mi farebbe bene frequentare qualcuno, ma è così difficile credere che una donna indipendente non voglia nessuno? 

E a proposito di Eve, il mio cellulare inizia a squillare mostrando il suo nome sullo schermo. 

«Buongiorno, amica! Dove sei?», mi domanda una volta aver risposto alla chiamata. 

«Sto camminando per arrivare a scuola. Non mi manca molto», le rispondo e dall'altro lato del telefono la sento inspirare pesantemente. 

«Vorrei davvero trovare la tua forza di camminare per trenta minuti consecutivi di prima mattina. Io ancora non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti», scherza lei facendomi ridacchiare. 

In effetti, questo è un altro punto che non abbiamo in comune. A me piace fare attività fisica, mentre lei non ne è affatto amante. Certo, il mio passato è una conseguenza. Fino all'età di venticinque anni, il mio corpo è stato un tasto dolente: qualche chilo in più era il difetto più grande. Così ho preso una decisione e l'ho mantenuta. Ho iniziato a fare palestra, a seguire una dieta ben equilibrata e sì, a passeggiare qualora ne avessi avuto la possibilità.

«Allora procurati due caffè. Sono dietro l'angolo», le dico attraversando l'ultimo incrocio. 

«Già fatto, amica», risponde lei, chiudendo poi la chiamata. 

Svoltato l'ultimo angolo, mi ritrovo l'edificio scolastico proprio davanti. I ragazzi circondano il perimetro antistante mentre parlano tra loro. Quelli più grandi fumano una sigaretta appostati vicino l'entrata, mentre i più piccoli scherzano.

Insegnare è sempre stato il mio sogno. Soprattutto spiegare in maniera coinvolgente la letteratura, forse spesso sottovalutata dai giovani di oggi. 

Attraverso il cortile mantenendo la mia tracolla con una mano, mentre l'altra è infilata nella tasca del mio grosso cappotto. Nonostante la bella giornata, la temperatura è ancora molto bassa. Qualche mio alunno mi dà il buongiorno e io, con sguardo gentile, ricambio. 

«Signorina Benson, come siamo belle oggi».

Jake Colins è un mio alunno dell'ultimo anno. Alto, occhi chiari e capelli corvini. È il classico dongiovanni della scuola, il quarterback popolare della squadra di football e il più ambito dalle ragazze. Il tipico ragazzo che pensa di poter ottenere sempre ciò che vuole e modestamente, ho già conosciuto gente così egocentrica per cui ne so qualcosa.

Volto lo sguardo verso il ragazzo stirando un sorriso. «Buongiorno, Colins», rispondo soltanto proseguendo verso l'entrata dove ad aspettarmi c'è Eve. 

𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 𝐄𝐧𝐞𝐦𝐢𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora