Thedgeofbreakingdown

Non so mai bene cosa dire di me. Forse perché c'è sempre troppo o troppo poco. 
Ho compiuto ventitré anni da un'ora e ventisei minuti. A questo giro, le tradizioni non le ho rotte e il sapore che ha questa sensazione è dolce quanto il prosecco che mi hanno comprato le mie coinquiline. 
Ho ventitré anni, i capelli più corti perché ho deciso di asciugarli col phon per tutto l'inverno e sedici tatuaggi, con talmente tanti altri in cantiere che, alle volte, perdo pure il conto. 
Ho ventitré anni, studio ancora ma per la magistrale nella mia camera di Firenze, sotto al poster della Venere di Botticelli che sarà per sempre il mio quadro preferito.
Ho ventitré anni, la mia migliore amica mi ha mandato il messaggio allo scoccare della mezzanotte, i miei amici mi hanno chiamato giù da casa, tutti assieme e un po' ubriachi e le mie due nuove amiche di qui dormono nel divano che ho in camera.
Ho ventitré anni e, in qualche modo, campo con cinquecento euro al mese ma con le mie amiche e le mie colleghe a passeggiare per Firenze, la vita mi fa un po' meno paura. 
Ho ventitré anni e ho sempre i libri di Percy Jackson nella mensola in alto in camera mia e quelli di Harry in una un po' più speciale ma solo perché erano di mamma. 
Ho ventitré anni e, tra una lezione di inglese che seguo ed una che tengo io, alla volte ci penso proprio che, alla fin dei conti, io sto bene. Che le mie dita sanno sempre un po' di sigarette e bicchieri di vino da due euro e la mia bocca di risate e di dolore e va bene così. 
Ho ventitré anni e mi piace proprio pensare d'essere la persona più incasinata che conosca quindi, tra una canzone di Ed Sheeran e l'altra, mentre cammino per le vie di Firenze, provo pure a scrivere. Che tempo ne ho sempre meno però ci credo davvero che, magari, tra qualche mia parola incasinata e l'altra, riesco anche a salvare qualcuno.
Adesso ho ventitré anni da un'ora e quaranta. Anche se magari non fregava un cazzo a nessuno.