The Maze Runner - L'Iniziazio...

By -Dream-Er-

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Intrappolata tra finzione e realtร , Riley รจ in cerca di sua sorella Rachel, prigioniera degli esperimenti del... More

PROLOGO
La Radura
Niente รจ reale
La nuova arrivata
Adunanza!
Ricordi
Delirio
Tra le braccia della morte
Vedi ciรฒ che รจ reale
Sopravvissuti
Mente corrotta
Fratelli di sangue
Segnali
Il flusso dei ricordi
A spasso con i Dolenti
La Prova
La prima Velocista
La selezione
Dentro il vuoto
Alle origini
Segreto svelato
Diamo inizio alla Fase 2
Comunicazione straordinaria (รจ un capitolo)
Attraverso la luce
Sequel
Ringraziamenti sdolcinati!

Oltre il vuoto

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By -Dream-Er-

Capitolo 11

La pelle prese a sfregare sul selciato di pietra grigia e presto il mio intero corpo fu ricoperto da graffi e lividi. Non sapevo cosa facesse più male, se le molteplici ferite o gli strattoni che Alby mi dava in continuazione tirandomi per i capelli. Aveva molta forza per essere uno che era appena stato punto da un Dolente.

Un gemito strozzato uscì dalle mie labbra e per mezzo secondo le urla sofferenti cessarono.
Sommersa da un dolore lancinante implorai il ragazzo di colore perché mollasse la presa, ma non sembrò dare alcun segno di assenso. Mi aggrappai con le dita alle sue braccia e cominciai a conficcare le unghie nella carne sperando che il dolore innescasse qualche sentimento in lui che non fosse la rabbia.
Prima di quanto mi aspettassi, mi lasciò cadere a terra di schiena, anche se qualcosa mi diceva che non si era fermato a causa mia, ma perché era arrivato nel punto in cui voleva andare. Battei la testa sul pavimento e gemetti una seconda volta.
L'attenzione per i dettagli fu davvero poca in quelle circostanze, non riuscii a ripercorrere nella mente la strada intrapresa da Alby neanche se avessi voluto. Se fossi riuscita a scappare non sarei mai stata in grado di tornare indietro da sola. E anche se per pura fortuna avessi dovuto farcela, probabilmente non sarei arrivata in tempo per la chiusura delle porte.

-Alby che hai intenzione di fare?- chiesi cercando il suo sguardo. Quando lo trovai mi pentii di aver guardato in quegli occhi bui dalle sfumature di un grigio-nero. Sembravano due cavità vuote, prive di umanità. Sussultai e quasi d'istinto chiusi gli occhi. Quell'immagine sarebbe rimasta per sempre a balenare nella mia mente come una forma di tortura.

"E' colpa tua!" ricordai le sue parole dette con così tanta rabbia nella voce.

Rabbrividii.

Mi dimenai tra le braccia di Alby, che mi tenevano stretta a terra, finché non finii per rinunciare, cosa che accadde in pochissimo tempo. Pensai che non sarebbe servito a niente combattere, presto Newt e gli altri sarebbero arrivati. Ero sicura non mancasse molto alla loro entrata in scena.

-Alby!- tentai ancora una volta di fargli riacquistare il controllo della sua mente, mi resi conto che era troppo tardi quando si chinò verso di me afferrandomi per il collo. Le sue dita si conficcarono ancora più affondo nell'incavo del mio collo fino a farmi quasi smettere di respirare.
Colsi, tra il rumore del vento e i grugniti di Alby, i ragazzi che gridavano il mio nome. Le loro voci rimbombavano tra i lunghi corridoi del Labirinto, non sapevo dire esattamente quale fosse la loro posizione.
L'esigenza di un profondo respiro iniziò a farsi sempre maggiore man mano che i secondi passavano inesorabili.

-Sono qui!- gridai non appena la presa sul collo si indebolì. Alby si voltò un istante verso i due corridoi alle sue spalle.
Si aspettava l'arrivo dei suoi compagni da un momento all'altro, sembrò affrettare le cose.
Le dita forti e robuste del raduraio ripresero a stritolare il mio collo sotto di esse, come la stretta mortale di un serpente. Per svariati minuti l'aria mancò di entrare nei polmoni e mi ritrovai a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua.
Un rumore in lontananza catturò l'attenzione di Alby che allentò la stretta ancora una volta. Io al contrario ero troppo occupata a impregnare di aria i polmoni ormai essiccati.

In quel breve lasso di tempo in cui Alby fu distratto, diedi un'occhiata a ciò che avevo intorno e mi resi conto di non essere mai stata in quella zona la notte scorsa. Ero sicura di non ricordare quella specie di voragine che si apriva alla fine del Labirinto. Sembrava profonda, presto avrei scoperto quanto esattamente.

Ricordai che una volta i radurai ne avevano parlato...
"Scarpata" mi pareva la chiamassero così.

Venni trascinata di peso verso il crepaccio dove il buio pesto si stendeva come tempera su una tela. Il margine dello strapiombo era ormai a pochi passi e ad ogni centimetro di distanza che Alby copriva, il mio cuore saltava di un battito.
D'un tratto mi sentii sbilanciata.
La schiena volta verso il vuoto e il viso verso il ragazzo.
Non sentii più la terra sotto i talloni, ero in bilico con solo la punta dei piedi posata sul bordo della Scarpata e mantenuta in piedi solo dalla ferrea stretta al collo di Alby.
Un soffio di vento, che sembrò provenire dalla voragine, si insinuò tra i miei vestiti provocandomi un brivido che strisciò su tutto il corpo. Mi guardai bene dal non fare un respiro di troppo, per paura di precipitare nel vuoto prima del tempo.
Sapevo di dovermi calmare perché ciò che vedevo non era reale, ma come facevo ad essere sicura che la tecnica che avevo usato per attraversare il muro la notte scorsa, valesse anche per un burrone di queste dimensioni?

Quel pensiero fece smuovere la paura che albergava nel mio stomaco, come un mostro in grado di divorarmi dall'interno del mio corpo.

Ero a metà tra la vita e la morte.

Cercai di voltare la testa di lato e guardare verso il basso per calcolare più o meno quanto in basso sarei caduta. Ma non c'era proprio niente da calcolare, perché una fine quel dirupo non ce l'aveva.

-Lasciala andare Alby! O giuro che ti stacco la testa e la do in pasto a quei cacchio di Dolenti!- esclamò Minho con voce lineare, neanche un segno dello sforzo che aveva fatto per arrivare fin qui. Fui felice di vedere dietro di lui Thomas e Newt. Si fecero avanti pian piano, stando attenti che Alby non facesse mosse improvvise, mentre l'amico parlava. -Alby, tu non vuoi farle del male.- disse con tono dolce, forse fin troppo per se stesso.

Iniziai a sudare freddo, goccioline di sudore mi colavano fin sulle guance, mentre un rumore prese a martellarmi nella testa. Potevo sentire le tempie pulsare e il sangue scorrermi nel cervello.

Bum Bum Bum

Respirai affannosamente.

-Riley, guardami!- riconobbi immediatamente la voce di Thomas. Porse le mani avanti pur sapendo di essere troppo lontano perché io potessi afferrarle. -Non guardare giù! Ci siamo noi.- affermò. Lo vidi sforzarsi molto per riuscire a mantenere la calma. Aveva il volto imperlato di sudore e risucchiato di ogni energia. Notai quella caratteristica in ognuno di loro. Ero grata a tutti di essere venuti in mio soccorso, in fondo non ero niente per quei ragazzi.

-Allontanatevi!- fece Alby puntando un dito minacciosamente verso i suoi compagni. Notai sul suo collo delle piccole vene che si ingrossavano ad ogni urlo.
-Voi non capite...- disse scuotendo la testa ripetutamente. Faceva piccoli scatti di tanto in tanto, come un robot impazzito. Ebbi paura che avesse potuto mollare la presa, inconsapevolmente o meno non faceva differenza, da un momento all'altro. -Non capite... NON... CAPITE!- ripeté a voce più alta.

Thomas continuò a tenere gli occhi puntati su di me, cercò di parlarmi tramite una serie di sguardi, ma presa dal panico non riuscii ad afferrare nessuno di essi.

Vidi Newt con la coda dell'occhio, alla destra Minho, avanzare a passi sempre più piccoli.

-Amico, stammi a sentire!- disse il ragazzo biondo come fosse un ordine. Alby fece come gli era stato detto, sembrò riacquistare per un attimo un briciolo di lucidità. Guardò l'amico con sguardo sincero, fu così che Newt capì di avere la sua completa attenzione. -Devi calmarti ok?- tese le mani verso di lui, era li li per sfiorargli la spalla. Guardai Newt con occhi imploranti, ma capii che non poteva distogliere lo sguardo da Alby proprio ora. -Lascia andare Riley, lei non ti ha fatto nulla.-
Il vento frusciò fra le pareti emettendo un rumore che sembrò quasi un lamento, un segno di disapprovazione che fece riaccendere all'istante l'ira negli occhi del ragazzo di colore.

-Non ha fatto nulla?- chiese corrugando le sopracciglia in un'espressione inferocita. -Non ha fatto nulla dici?! È colpa sua se siamo qui!- mi indicò con la mano libera. -È colpa sua... è colpa sua!- borbottò ormai tra se e se.

Nel frattempo i respiri divennero sempre meno e le parole di Thomas non servirono più a calmarmi. Feci l'errore di muovere un piede e per poco il terreno sotto le scarpe non si sgretolò, lasciandomi barcollare nel vuoto.

-Alby!- ritentò Newt. Questa volta si avvicinò abbastanza da toccarlo, gli afferrò la spalla e lo guardò negli occhi vuoti. -Lasciala andare, ti prego.- quel filo di voce suonò patetico, pensai che Alby sarebbe scoppiato in una risata, invece la sua espressione si indurì ancora di più.
-Tu non mi credi, brutto pive faccia di caspio!- sbraitò sputacchiando qua e la. Mi ricordò un'animale rabbioso. La consapevolezza di avere ormai perduto "Il capo della Radura" mi provocò le lacrime agli occhi, nonostante io non lo conoscessi per niente. Ma sapevo fosse una brava persona, bastava questo per crogiolarmi nel dolore.
La WICKED avrebbe fatto presto un'altra vittima.
-No!- gli gridò Newt in piena faccia. -Cacchio no che non ti credo! Guarda come sei ridotto, sei andato di testa Alby! Mi costa ammetterlo, ma non sei più l'amico che avevo una volta, quello è andato, andato per sempre.- Chinò il capo, ma non si pentì di aver detto ciò che pensava, non si pentì di aver detto solo la verità.

-Ha detto di lasciarla andare.- ribadì Minho facendo un passo avanti. L'aria li attorno si era fatta davvero pensante, persino da respirare. Il mio sguardo vacillò fino a posarsi su Alby che con il collo a penzoloni guardava il pavimento. Lo vidi, posseduto dalla follia, versare qualche lacrima che arrivò a rigargli il viso.
-Ok!- disse calmo. Alzò il capo e rivolse uno sguardo indescrivibile ad ognuno di noi poi, una volta arrivato a Newt, si fermò mantenendo il contatto visivo. -Volete che la lasci andare?- A quella frase scorsi una scintilla negli occhi dei radurai accendersi di scatto. -La lascerò andare!- finì e mollò la presa.
Tutt'a un tratto persi l'equilibrio.
Una sensazione di vuoto mi riempì lo stomaco non appena caddi all'indietro oltre il margine della Scarpata.
...

*SpazioAutrice*

Lo so, lo so... ancora una volta l'ho finito male! Mi dispiace! :(

Però che mi dite? Vi è piaciuto?

Lasciate un commento e ditemi che ne pensato o come pensate andrà a finire per Alby o per Riley :)

Ringrazio tutti i pive che seguono la storia, votano e commentano! Sono contentissima, davvero, che vi piaccia!!! ❤❤❤

Al prossimo capitolo...

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