Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Grato che JK avesse accettato la sua vicinanza, Taehyung avanzò lentamente verso di lui per evitare di fare movimenti bruschi ed improvvisi, anche se -per impulso- avrebbe voluto corrergli incontro per sincerarsi che fosse ancora tutto intero.

Tirò fuori dalla tasca il fazzoletto di pregiato lino che si portava sempre dietro e si avvicinò al lavandino macchiato da profonde e sinistre striature sanguigne, stando attento a non calpestare frammenti di vetro o pozze di sangue che, drammatiche, tempestavano il pavimento immacolato del bagno in cui aveva trovato JK.

Bagnò il tessuto sotto l'acqua fresca e lo strizzò, avvicinandosi poi a JK con un sorriso a labbra chiuse che però si impose nonostante non se la sentisse di farlo. Voleva confortarlo e fargli capire che, nonostante tutto, andava tutto bene. Che nonostante fosse ferito -non solo fisicamente ma anche e principalmente nell'anima- c'era ancora speranza di tornare a sorridere. 

Gli prese il viso tra le mani e passò il fazzoletto bagnato sulle sue guance, cancellando le tracce di lacrime in parte secche sotto i suoi occhi e sugli zigomi e che avevano lasciato aloni biancastri e salini. La pelle bollente del viso di JK venne a contatto con il fresco del tessuto umido e quest'ultimo si stupì della delicatezza dei movimenti di Taehyung che, con grazia, gli ripuliva il viso. 

«Chiudi gli occhi, per favore» gli sussurrò e JK aggrottò le sopracciglia, non volendolo seriamente fare. Se lo avesse fatto, allora forse da quell'oblio non ne sarebbe più uscito, forse ne sarebbe rimasto ancora più intrappolato, forse non ce l'avrebbe fatta a riprendersi, forse quegli occhi sarebbero tornati a guardarlo e quelle voci a beffeggiarlo—

«Voglio solo togliergli le lacrime che hai incastrate tra le ciglia». 

La voce calda e accogliente di Taehyung gli fece prendere un profondo respiro e annuì impercettibilmente, chiudendo gli occhi giusto lo stretto necessario per sentire il fazzoletto passare sopra le palpebre e lasciare una scia di frescura sufficiente a mantenerlo saldamente ancorato al momento.

Come il contatto svanì dal suo viso, i suoi occhi si riaprirono di scatto e Taehyung abbassò lo sguardo verso dove la situazione era ben più drammatica e grave. La testa di JK ciondolò ed un rinnovato tremore -che sentì fin dentro le ossa- lo scosse; temette che una nuova ondata di quella che era stata forse una delle sue crisi più dure e difficili stesse per tornare, che una nuova ed asfissiate bolla di ribrezzo e dolore stesse per coglierlo ma, ancora, non successe.

E tutto, grazie alle dita delicate e fresche di Taehyung che si erano avvolte con delicatezza al suo polso per invitarlo a seguirlo verso il lavandino al fine di poter studiare più a fondo ciò che si era procurato JK in un attimo di disconnessione dalla realtà.

Taehyung accese la luce direttamente sopra lo specchio distrutto e mascherò il suo più totale struggimento alla vista dei palmi dilaniati dell'altro, analizzandoli con occhio critico e attento. 

Erano gravi, e la cosa che lo preoccupò maggiormente fu la perdita di sangue importante ed il continuo gocciolio di quest'ultimo in rivoli meno frequenti ma costanti. Prese uno dei due asciugamani di cotone e lo bagnò sotto l'acqua fresca, iniziando a tamponare tutt'intorno le ferite con fare delicato per cercare di togliere il sangue in esubero e rendere meno disastrosa una situazione già di per sè emotivamente distruttiva.

Come il sangue iniziò ad essere meno presente, i sibili di JK riempirono il silenzio caduto tra loro e il tamponare divenne più attento ed accurato. JK non osava dire nulla, non sapeva neanche cosa dire per spezzare il silenzio ambiguo tra loro. 

Era ambiguo perchè non riusciva a capire se fosse positivo o meno che Taehyung se ne stesse in silenzio, a labbra strette e a tirare su con il naso di tanto in tanto senza però emettere alcun suono. E -sinceramente- avrebbe preferito che l'altro parlasse, che gli dicesse qualcosa -una qualsiasi pur di non lasciarlo rimuginare da solo sulle cose e per zittire l'eco di quei ricordi che continuavano a tormentarlo. 

In tempi comuni, proprio come dopo ogni crisi di Jungkook, Taehyung gli avrebbe parlato, gli avrebbe chiesto spiegazioni e magari avrebbe anche fatto in modo di allentare la tensione per ciò che era avvenuto ma...ma in quel momento non ci riusciva. Non ci riusciva perchè non sapeva cosa dire e non sapeva nemmeno se fosse davvero il caso chiedere a JK cosa lo stesse portando a strofinare tra le mani cocci di vetro. 

Studiò i suoi palmi e sentì le budella stringersi nel constatare che, molti dei frammenti che JK aveva stretto, si erano conficcati dentro la carne e che per questo era ancora più allargata; le ferite aperte mostravano la carne viva da cui continuava ad uscire copiosamente del sangue e brillavano di riflessi vermigli se colpiti dalla luce. Alcuni dei cocci più grossi si erano conficcati nella pelle e sporgevano da una parte di palmo, lasciando che gocce di sangue scivolassero via e si infrangessero sul marmo sotto di loro. 

Il dolore che stava sopportando JK era forse più di quanto si immaginasse quindi posò l'asciugamano e strinse i denti per evitare di piangere. 

Però, adesso che vedeva in che condizioni erano le mani di JK, non poteva lasciar correre proprio tutto, perchè rischiava di crollare sotto il peso dei suoi pensieri e preoccupazioni.

«Perché ti sei ferito in questo modo? Cosa è successo mentre ero via?» gli domandò in un sussurro appena accennato.

Non ricevendo alcuna risposta, Taehyung alzò gli occhi verso di lui e lo vide a labbra strette e con il capo voltato verso la direzione opposta a dove si trovava lui, intento a fissare il muro con odio profondo. 

E l'odio c'era davvero. 

JK si stava odiando perchè si era mostrato debole, perchè si era fatto trovare in un momento in cui era fragile ed era stato così patetico da vergognarsene. Quei momenti non erano mai stati visti nè percepiti da nessuno se non da loro tre, e adesso che Taehyung lo aveva trovato in un momento di delirio...si odiò ancora di più.

Avrebbe tanto voluto prendersi nuovamente a schiaffi perchè si era ripromesso che una cosa come quella non sarebbe mai più dovuta capitare. Aveva fermato un migliaio di volte Jungkook da tagliargli la pelle delle braccia, delle gambe, dei polsi o dei fianchi prima che compisse l'irreparabile, e lui cosa faceva?

Deturpava il suo corpo in modo perfino peggiore.

«JK, perché strofinavi i vetri tra le mani?» ripetè allora, sospirando.

Pur volendo, l'immagine di JK che strofinava quasi ossessivamente le mani tra loro e guardava con occhi spiritati ciò che stava avvenendo gli si ripeteva nella mente ancora e ancora, in un circolo infinito che lo portava ogni volta, a volerlo stringere in un abbraccio e a lasciargli carezze sulla schiena.

Ma quel tipo di cose funzionavano con Jungkook, non con JK. Soprattutto se questo evitava palesemente ogni sua domanda, senza dare segno di volergli dire cosa lo avesse spinto ad avere il crollo psico emotivo che aveva avuto. Rabbrividì al pensiero di ciò che sarebbe potuto avvenire se lui non ci fosse stato o se nessuno avesse sentito le sue urla ed i rumori che aveva provocato, per cui passò i pollici sui suoi polsi per fargli una piccola carezza.

JK rabbrividì al contatto  e abbassò gli occhi sulle dita di Taehyung, non trovando la forza necessaria per mantenere integra la sua facciata dopo quanto accaduto. A spezzare nuovamente il silenzio provvide Taehyung stesso, che lasciò la presa sui suoi polsi e si passò i pollici sotto gli occhi per eliminare i residui di lacrime.

«Farò chiamare un dottore affinchè ti medichi questi tagli e possa rimuovere tutte queste schegge. Alcune sono troppo profonde ed altre sono sporgenti ma troppo profonde per essere tirate fuori con delle semplici pinzette» gli disse infine, odiando vedere che, al minimo movimento, i tagli avessero ripreso a sanguinare copiosamente. La pelle si macchiò nuovamente di rosso intenso, l'odore salino e ferroso gli inondò le narici ed un senso di leggera nausea gli risalì; tuttavia, JK non poteva di certo andarsene in giro conciato in quel modo quindi afferrò l'asciugamano pulito e lo avvolse gentilmente attorno alle sue mani.

JK sobbalzò e sibilò come il cotone sfiorò morbidamente la sua pelle e mosse alcuni vetri sporgenti ancora conficcati nella carne. Il dolore insopportabile lo faceva sentire come le avesse dentro una brace, e stavano iniziando lentamente a pulsare. 

«Non voglio che mi visiti alcun medico, potrà farlo Yoongi» furono le uniche parole che pronunciò con voce rauca. Si schiarì la gola per cercare di renderla meno graffiante e deglutì un paio di volte saliva inesistente.

Taehyung sospirò dalle narici e lo guardò con serietà. «Non può, neanche io posso farlo. Per quel che ne sappiamo potresti esserti fatto molto male, esserti danneggiato qualche nervo o tessuto e molto probabilmente qualche ferita ha bisogno di essere ricucita quindi no, è fuori discussione. Hai bisogno di un medico».

JK strinse la mascella e arricciò le labbra dal fastidio, iniziando a detestare il fatto che Taehyung avesse ragione.

«Però, la prima cosa che dobbiamo fare è andarcene via da questo posto» sospirò stancamente Taehyung, guardandosi intorno. Si appuntò mentalmente di dare l'ordine di ritappezzare completamente quella stanza e di metterla completamente a nuovo perchè, adesso che la guardava attentamente e per intero, sembrava tanto volesse soffocarlo.

JK vacillò a quelle parole. Doveva tornare in quella stanza, doveva di nuovo attraversare quell'incubo fatto camera da letto, doveva di nuovo affrontare un'altra serie di immagini poco felici che lo bloccarono e gli impedirono di muoversi dal suo posto nonostante Taehyung fosse quasi arrivato alla porta.

Come si accorse che JK non lo stava seguendo, si voltò per guardarlo tra il preoccupato e il perplesso. «Cosa c'è? Ti senti male?».

JK negò con la testa.  «Quella stanza. La odio. E' tutta colpa di quella puttana se mi sono ridotto così» imprecò a denti stretti, imprecando più pesantemente come, per istinto, aveva provato a stringere i pugni per il nervoso. 

Taehyung ritornò sui suoi passi e gli si avvicinò nuovamente, prendendogli di nuovo il viso tra le mani ma stavolta con più fermezza. I pollici scivolarono lungo i suoi zigomi arrossati e lo obbligò a guardarlo negli occhi-cosa che JK stava evitando accuratamente di fare fin dall'inizio. 

«JK, non so esattamente di cosa tu stia parlando ed attualmente tutto può aspettare. Tutto tranne le tue mani, che devono immediatamente essere medicate; purtroppo in questa stanza non esiste una doppia porta e quindi la dobbiamo attraversarla per forza per poter uscire e raggiungere quantomeno lo studio». 

Sentì la mascella di JK contrarsi e le narici di quest'ultimo si allargarono ma Taehyung, quella volta, non cedette.

«Tieni gli occhi chiusi, ti guido io. Il tragitto non è lungo».

JK fece una smorfia stizzita e spinse la lingua contro la guancia. «Allora sì che mi sento tranquillo» esclamò sarcasticamente e Taehyug gli scoccò un'occhiata intimidatoria e scocciata.

«Bene, e allora se non vuoi stare ad occhi chiusi, li terrai aperti ma guarderai me. Se distogli lo sguardo, ti prendo a baci» minacciò con tono serioso, ma il tutto non era accompagnato da un'espressione severa e dura. Nel suo volto, solamente tanta determinazione ma nessun rimprovero, e fu grato di vedere gli angoli della bocca di JK issarsi appena. Nonostante si capisse benissimo che avesse pianto e si fosse fatto del male, una piccola scintilla gli illuminò per un solo istante le iridi scure, come una sorta di stella cadente che- nonostante la sua fugacità-, si era mostrata per dire "io ci sono ancora".

JK guardò Taehyung passare dal piangere quasi a dirotto, a sorridergli appena, a minacciarlo in modo poco convincente in meno di tre minuti e quella sorta di appiglio -che era la curiosità scaturita dai suoi gesti- era abbastanza da distogliere l'attenzione dal resto -tranne che dalle mani, che gli pulsavano dolorosamente tanto.

«A baci? Non si davano gli schiaffi per convincere qualcuno a fare qualcosa?» chiese con tono rauco acceso da una punta di ilarità.

Taehyung represse un minuscolo sorriso. «Forse, ma te ne sei già dati abbastanza anche senza il mio contributo. Gli schiaffi li conosci, i baci un po' meno».

JK rimase un attimo in silenzio. «Sai che così mi istighi a guardare in giro?». 

Taehyung notò lo sforzo che stava facendo JK per cercare di mostrarsi quello di sempre, ma notò anche come stesse fallendo dal voler ostentare una sicurezza che in quel momento vacillava come a lui vacillava la compostezza che lo caratterizzava. Perchè, ancora, avrebbe voluto abbracciarlo anche solo per potergli sussurrare che andava tutto bene ma, ancora, si trattenne. 

«Guarda me e me solamente, JK».

Non essendo sicuro se l'altro potesse cedere all'impulso di guardarsi intorno o meno, gli prese preventivamente il volto tra le mani ed i palmi copparono le sue guance, le stesse che pizzicava con costanza quando c'era Kookie e le stesse che baciava quando era in vena di coccole con Jungkook. Come poli opposti di calamite vaganti in una galassia di macerie, i loro occhi si legarono e a Taehyung sembrò quasi che JK smettesse di battere le palpebre mentre, lentamente, avanzavano all'indientro.

Sperò con tutto sè stesso di non incontrare alcun ostacolo nel loro piccolo tragitto verso la porta ma non permise al suo sguardo di vagare da nessuna parte se non dentro gli occhi di JK. E lì dentro, nei meandri più profondi di un'anima dalle mille sfaccettature, gli fu possibile quasi vedere un susseguirsi di anfratti, ognuno dei quali conteneva un mostro che JK aveva cacciato via non solamente dalla sua mente, ma anche da quella di Kookie e Jungkook.

E non c'era niente di più tristemente affascinante di un'anima le cui mani sanguinavano per quanti mostri e fantasmi avesse scacciato per sopravvivere. 

A loro modo, tutti e tre avevano lottato e continuavano a lottare per trovare il senso della loro esistenza, una sorta di armonia su cui basarsi per tornare ad un equilibrio originario che era stato brutalmente reciso dalla cattiveria.

Dentro quelle iridi danzavano fiamme che celavano fin troppe cose che Taehyung non sapeva se ne sarebbe mai venuto a conoscenza, ma era certo che qualunque cosa avessero mai deciso di dirgli...lui li avrebbe ascoltati senza giudicarli. 

Perchè le vittime non dovevano passare per i colpevoli. Mai.

Ma lui non era l'unico a frugare fino in fondo agli occhi dell'altro.

JK continuò a guardare Taehyung come se lo stesse guardando per la prima volta; i lineamenti delicati, nonostante fossero mascolini, trasmettevano una sorta di dolcezza ed eleganza che non aveva mai avuto l'accortezza di notare; lo spirito di quella che era la persona più tenace che avesse mai conosciuto era invidiabile e forse...forse batteva perfino lui, perchè Taehyung si era rialzato mentre lui...

Lui invece continuava a cadere.

«JK, no. Qualsiasi cosa sia, no».

Quelle parole precedettero il momento in cui la schiena di Taehyung sfiorò la maniglia della porta e potè voltarsi per spalancarla e liberare entrambi da quella sorta di maledizione.

JK si sentì quasi libero come davanti agli occhi non ebbe più la tappezzeria scura intrisa di memorie troppo brucianti per essere dimenticate ma così terrificanti da non voler essere rimembrate e si permise un profondo respiro. Non gli sembrò quasi vero poter riprendere a respirare quasi normalmente, grato che i suoi polmoni si stessero dilatando con miracolosa facilità perchè quel peso opprimente aveva smesso di comprimerli.

Come Taehyung chiuse la porta, strinse la maniglia e lo imitò, anche se il suo respiro profondo era stato silenzioso e a labbra serrate; le dita erano strette all'oggetto come se da quello dipendesse la sua forza, il cuore gli batteva velocemente come se avesse corso miglia e la testa scattò verso dove JK se ne stava appoggiato al muro con la testa bassa e le mani ancora nascoste sotto l'asciugamano.

«JK, hai ragione scusami, andiamo subito ver—» aveva iniziato, sussurrando allarmato ma come quello rialzò il volto, gli occhioni larghi e sperduti che si ritrovò addosso non appartenevano di certo a JK.

Solo una persona lo guardava in quel modo.

 «T-Tae—».

Il singhiozzo improvviso di Jungkook fece sbriciolare il cuore di Taehyung, spezzandolo ancora una volta -come se già non si fosse spezzato abbastanza. Allargò gli occhi e li spalancò come vide le lacrime di Jungkook rotolare sulle sue guance mentre quello arcuava le sopracciglia e guardava con orrore l'asciugamano tinto di ampie macchie rosse scarlatte. 

«Koo! Koo, ti spiegherò tutto tra pochissimo però prima dobbiamo andare nello studio più vicino, va bene?» bisbigliò con sguardo apprensivo, anche se il suo umore era più quello tendente a volersi strappare tutti i capelli una volta per tutte. Forse, a fare più male di tutto, c'era lo sguardo confuso, incerto e quasi stordito di Jungkook, che lo guardava supplicandolo di fornirgli il motivo per cui la sua gola bruciava, le sue mani dolevano così tanto e sanguinavano copiosamente, perchè i suoi occhi bruciavano e le sue guance pizzicavano.

«L-le mani» parlò, rauco. La gola gli arse come un pugno di fuoco vi si fosse immerso e le parole morirono perchè bruciava troppo. Taehyung annuì velocemente e gli posò un braccio dietro la schiena per sospingerlo verso uno degli studi lì vicino; lo fece sedere su una poltrona e ordinò che il medico di corte venisse chiamato con urgenza, tornando poi da Jungkook che, adesso, aveva gli occhi sgranati ed il volto dal colore cereo e cadaverico. Le labbra violacee presero a tremargli mentre si guardava le mani-o meglio, ciò che rimaneva dei palmi delle sue mani.

Pezzi e schegge frastagliate, infinitesimali, appuntite e taglienti gli fuoriuscivano dalle ferite aperte; la carne viva era tenuta allargata dai piccoli pezzi di vetro che erano incastonati come sanguinosi diamanti e cercavano di trovare posto tra le carni lacerate.

Il volto di Jungkook si distorse dalla costernazione e fece ricadere le mani sulle sue gambe come se neanche gli appartenessero. Le fissava senza capacitarsene, le osservava come se non ci credesse neanche lui, le vedeva sanguinare e non poteva fare altro che rimanere lì a guardarle senza poter fare niente.

«M-ma p-perchè l-le mie mani...» balbettò, non riuscendo a frenare il suo pianto pur impegnandosi per riuscirci.

Taehyung gli si inginocchiò vicino con in volto l'espressione di chi sta agonizzando ma sta cercando di non darlo a vedere, gli alzò il mento con le dita e passò i polpastrelli sulle sue guance per togliergli le lacrime. Le mani fredde di Taehyung creavano un contrasto singolare con sudore freddo che gli velava la fronte e le guance bollenti e formicolanti; la testa di Jungkook pulsava, la sentiva dolere come se fosse in mezzo ad un tornio che, ad ogni respiro, stringeva la presa su di lui.

«Mi avete chiamato? Sono arrivato il prima possibile e—oh mio dio, vostra altezza!» s'intromise una terza voce. Di spiegargli vagamente cosa fosse successo ci pensò Taehyung che, con una pragmaticità che non gli apparteneva, parlò senza interrompersi sperando di non destare troppe domande nel nuovo medico di corte. Qualcuno quel giorno sembrava essere dalla sua parte perchè il dottore era così preoccupato delle condizioni del principe che non si premurò nemmeno di indagare troppo su cosa fosse successo per davvero.

Lo vide avvicinare il tavolo a Jungkook, gli fece posare le mani su un panno di cotone e tirò fuori dalla sua enorme valigetta una sorta di lente di ingrandimento da tavolo, di quelle il cui braccio pieghevole gli permetteva di vedere più approfonditamente quanti cocci si nascondevano tra i tagli dei palmi del principe.

Ogni sibilo, ogni sobbalzo, ogni grugnito ed ogni singhiozzo erano stiletti che si piantavano nel petto di Taehyung e trovavano, ogni volta, un nuovo posto. Nonostante tutto, però, era lì vicino e gli carezzava la schiena o le spalle, pregando che finisse in fretta. 

Per entrambi.

Il quantitativo di cocci presente dentro i palmi delle mani di Jungkook era sconcertante e Taehung non riusciva ad immaginare il dolore che il principe sentiva ogni volta che le pinzette del dottore gli allargavano la carne per estrarne uno e posarlo nella piccola ciotolina in vetro lì di fianco. E il tintinnio dei pezzi di vetro era l'unico altro suono nella stanza a parte i piccoli lamenti di Jungkook o i suoi singhiozzi, perchè nessuno osava dire nulla.

Ma, in quel preciso istante, cosa si poteva dire? Quella reazione di JK lo aveva colpito e lo aveva sconvolto, non si aspetta che dal vederlo andare velocemente via insultando malamente qualcuno di corte, lo avrebbe trovato in balia di un qualcosa che ancora non si era spiegato e che urgeva però comprendere. Anche se non voleva forzarlo, JK aveva raggiunto un livello in cui si era fisicamente ferito ed inferto dolore, e quello era più che sufficiente per scatenare in lui l'allarmismo. 

Jungkook aveva sofferto di autolesionismo...e se non fosse stato solo lui a soffrirne? Se quell'aspetto fosse stato in qualche modo assimilato da JK? 

Cosa avrebbe fatto? Ci sarebbe ricaduto? Taehyung dubitava si trattasse solamente di impulsi. Le parole che avevano accompagnato quel gesto erano fin troppo dolorose per essere surclassate, però erano lo specchio di ciò che la corte ed i medici gli avevano sempre detto. Hoseok stesso aveva presentato Jungkook come un paziente psichiatrico, aveva illustrato JK come un problema e Kookie come una parte nascosta di cui non sapeva molto. Non gli era stato poi così tanto d'aiuto ma non era così strano che JK avesse assimilato tutti i preconcetti legati alla sua persona e li avesse fatti propri senza volerlo, e che si fossero tutti ripresentati al momento di maggiore fragilità del sistema. 

Era certo che l'argomento sarebbe spuntato nuovamente, come era certo che JK non ci avrebbe impiegato molto a tornare al posto di Jungkook. Quest'ultimo lo guardava con gli occhi arrossati e larghi e Taehyung gli rivolgeva sempre sorrisi di incoraggiamento e gli spostava i capelli dalla fronte, con la silenziosa promessa che gli avrebbe spiegato tutto una volta rimasti da soli. O meglio, gli avrebbe spiegato quasi tutto- rispettava la decisione di JK di voler parlare direttamente lui a Jungkook della faccenda di Hoseok e di ciò che stava succedendo a palazzo. Non poteva tradire così la sua fiducia, non dopo che aveva faticato così tanto per ottenerla. 

Però doveva digli di JK, voleva che Jungkook sapesse quanto le cose fossero migliorate, quanto fosse tutto estremamente più semplice da vivere. Voleva che Jungkook avesse un quadro della situazione completa senza che lo scovasse fortuitamente da solo; se non poteva essere sè stesso l'artefice dei ricordi e della ricostruzione degli avvenimenti, allora ci avrebbe pensato lui. 

Lui sarebbe stato il custode dei momenti che Jungkook non poteva vivere. 

Forte di quei pensieri, quasi non esultò sonoramente come vide che le sofferenze di Jungkook vennero alleviate da quella specie di polvere con cui il medico gli aveva cosparso le ferite prima di fasciargli le mani per intero. Dal polso, la fasciatura si estendeva fino alla falange, lasciando libere solamente la punta delle dita, ma gli aveva assicurato che fossero adesso pulite e che il rischio di infezioni era minimo grazie ai numerosi lavaggi e disinfettanti utilizzati.

«Principe, vi prego di fare più attenzione la prossima volta che deciderete di appoggiarvi con quella forza ad una vetrata. Un frammento di vetro in un occhio è letale, avete rischiato di perdere la vista! Assicuratevi che non sia lesionata o che non venga colpita da qualcosa che ne provochi la distruzione prima di affacciarvi» disse il medico, pulendo gli attrezzi da lavoro con fare metodico.

Jungkook lo guardò confuso e interdetto ma annuì. «Sarà fatto, grazie. V-voi chi siete? Dov'è Hoseok?» chiese poi, lanciando un'occhiata interrogativa verso Taehyung -improvvisamente diventato una statua di sale. La posa rigida lo incuriosì ed arcuò un sopracciglio verso di lui.

«Principe, il mio collega è m—».

«Momentaneamente assente. Vi ringrazio infinitamente per il vostro servizio, la servitù vi accompagnerà alla porta» s'intromise Taehyung, troncando poco educatamente la frase del dottore che non ebbe il tempo di ringraziare perchè si ritrovò sospinto fuori dalla stanza prima di accorgersene.

Rimasti da soli, si voltò ed un moto di tristezza lo colse ancora una volta. Jungkook si fissava le mani e le rigirava davanti gli occhi, dubitando perfino che quella fosse la realtà. Insomma, com'era possibile ritrovarsi in quel modo senza alcun motivo? La scusa della vetrata che aveva rifilato Taehyung al nuovo medico non reggeva, ed infatti rialzò gli occhi verso suo marito come ne sentì i passi farsi più vicini.

«Tae, ti prego, puoi spiegarmi c-cosa sta succedendo? P-perché avevo tutti quei cocci nelle mani? C-cosa è successo in questi—uhm giorni, credo...?». La richiesta confusa e quasi supplicante di Jungkook fece annuire Taehyung prima di finire di processare la frase.

Jungkook odiava perdersi pezzi della propria vita, non avere idea di cosa fosse successo a sè stesso, il perchè le cose accadessero, perchè si trovasse in situazioni strane.

Taehyung gli si sedette vicino con aria seria e sforzò un sorriso non troppo rassicurante, portandosi i capelli dietro l'orecchio. Lo vide cercare le parole giuste guardandosi intorno e poi arricciò il naso. «Non so dirti di preciso cosa sia successo. Io e JK ci siamo separati stamattina, sono rimasto nel mio studio per parte del tempo perchè c'erano delle lettere in arretrato che andavano firmate ed archiviate ma non so che tipo di impegni aveste. Mentre stavo timbrando l'ennesima pergamena una domestica mi ha riferito di aver sentito delle grida provenienti da una certa stanza e quando sono andato a controllare...JK era nella stessa camera d-dove—uhm, abbiamo passato la prima notte di nozze. Stava piangendo e si strofinava frammenti di vetro tra le mani». Taehyung tentò di fare un discorso quanto più lineare possibile nonostante anche a lui mancassero pezzi fondamentali di tutta quella vicenda.

Tipo il perchè JK si trovasse in quella camera.

Jungkook allargò gli occhi a dismisura. «JK stava piangendo?» ripetè lentamente, come a sincerarsi di aver udito correttamente.

C'era solo un motivo -che lui conosceva benissimo- per cui JK piangeva e che lo portava a piangere. Non aveva importanza da quanto non si parlassero, da quanto JK lo odiasse o quanto tempo fosse trascorso dall'ultima volta che avevano parlato, Jungkook lo conosceva.

Lo conosceva almeno tanto quanto JK conosceva lui e Taehyung notò il suo sguardo intristirsi e adombrarsi di sconforto.

 «Sì», annuì Taeyung, arcuando le sopracciglia, «Mi ha detto di sentirsi un mostro, di non avvicinarmi, che non avrei dovuto sentire il desiderio di stargli vicino dopo quello che—che è accaduto q-quella notte». La sua voce, da un tono caldo e pacato, si era poi perso in un sussurro che divenne quasi un soffio; per questo, si schiarì la gola e provò a continuare il discorso.

«Ha detto che era diventato come lui» terminò a fatica, reprimendo un brivido che minacciò la stabilità della sua voce.

Jungkook sentì come se il mondo avesse improvvisamente smesso di girare. Tutto ciò che Taehyung gli stava dicendo era riconducibile ad un unico pensiero che, subdolo, si era insinuato nella sua mente.

JK aveva ceduto.

La sua mente aveva ceduto, ancora.

Come gli era successo anni ed anni prima, JK era caduto nuovamente vittima di quel limbo da cui erano usciti insieme e da cui sperava si fossero allontanati definitivamente. Ma questo feriva anche il suo cuore, in particolare perchè glielo aveva detto, maledizione!

Mentre litigavano, glielo aveva urlato così tante volte che il solo pensiero gli faceva ardere la gola perchè doveva chiamarlo quando succedeva! Eppure, il sistema era entrato in crisi e JK aveva preferito cedere piuttosto che chiedergli aiuto. 

JK lo odiava così tanto da non volergli parlare nemmeno nel momento in cui era messa a rischio la loro incolumità, era così incollerito da non volerlo neanche sentire. 

Il peso schiacciante lo oppresse e lo portò ad abbassare il capo che, ciondolante, lo fece apparire quasi sconfitto. Con le spalle ricurve e le mani posate sulle sue cosce, Jungkook elaborò il discorso che non credeva di dover più affrontare.

Ancora.

«Si è sentito come August perchè ha rivissuto ciò che gli è successo, e lo ha rivissuto anche tramite te. JK piange solo quando c'entra August e il nostro passato...è sempre stato così. Scommetto che si è t-tirato qualche pugno o schiaffo, come era solito fare da piccolo» sussurrò Jungkook. Nonostante la sua voce fosse appena udibile, il profondo affetto che impregnava quelle parole era così palese che Taehyung lo guardò con sorpresa, scoprendo in Jungkook una sorta di rammarico per qualcosa che gli sfuggiva ma che non volle chiedergli. 

Vi erano casi in cui il silenzio aveva da dire più delle parole, e se davvero era successo quello...lui non aveva bisogno di ulteriori chiarimenti.

«Ci sono delle cose c-che non mi stai dicendo, vero?».

Non era accusatoria, non sembrava neanche fosse una domanda, più una mera e semplice constatazione quella che lasciò le labbra di Jungkook che, lentamente, rialzò lo sguardo su di lui. 

Taehyung strinse le labbra ed annuì.

 «Mi dispiace... Sai quanto io ci tenga ad essere leale e trasparente con te, ma ci sono cose mi sono state dette e che sono successe che non spetta a me raccontare. Io le so perché le ho viste, ma ero con JK e siamo giunti—anzi, è giunto alla conclusione che a parlartene dovesse essere lui. Rispetto la sua decisione, mi è sembrato che ci tenesse» gli rispose, allungando una mano verso di lui per sfiorare il suo braccio a mò di scuse.

«C-capisco. Non so se questa cosa mi debba consolare o meno» fece un sorriso incerto Jungkook, così fugace che sfiorì nel momento stesso in cui comparve. 

Un atteggiamento nuovo colpì però la sua attenzione. Aggrottò la fronte e lo guardò per intero, scrutando l'atteggiamento di suo marito per un lungo minuto; Taehyung sembrava nervoso e teso, si passava le mani sulle cosce come a dissipare un qualche tipo di inspiegabile disagio, si spostava i capelli dagli occhi con tocchi leggeri dell'indice ma lo vedeva ricercare le parole per dirgli qualcosa che doveva dirgli.

Perchè era certo che dovesse dirgli qualcosa e stesse scegliendo accuratamente le parole per farlo. Jungkook avrebbe tanto voluto stringergli la mano, se solo le sue non fossero fasciate, sanguinanti e dolenti.

«Tae..? Va tutto bene?» trovò il coraggio di chiedergli, muovendosi sul suo posto per potersi mettere meglio. Piegò il capo di lato come vide l'altro arricciare le labbra e poi dilatare le narici in un sospiro inesistente.

«Si tratta sempre di JK. Con me ha cambiato completamente atteggiamento. Il suo cambiamento è palese anche per i muri ed ho notato alcuni atteggiamenti che lasciano presagire una sorta di...interesse? Attrazione?» ragionò Taehyung con voce grave, sbuffando come nessuna parola sembrava descrivere a pieno l'atteggiamento nuovo di JK.

«Io non credo si possa arrivare a molto altro però io non vorrei che si arrivasse a qualcosa di più...intenso a tua insaputa o senza che prima ne parliamo attentamente. Premettendo che avere qualcosa di più di un buon rapporto non è ciò che mi aspetto da JK, se dovesse comunque succedere qualcosa io mi sentirei come se ti stessi tradendo. E a volte mi ci sento anche quando desidero baciarlo o anche solo abbracciarlo come faccio con te perchè è con te che lo faccio e—lo so, è stupido ma è così» confessò Taehyung ad occhi chiusi, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita mentre tentava di placare l'andamento fin troppo veloce dei suoi pensieri. 

Jungkook si sorprese delle parole e scivolò sul suo posto fino a che non gli fu vicino abbastanza da toccargli la gamba con la sua. «N-no Tae, aspetta» lo interruppe il principe prima che potesse aggiungere altro, coinvolgendolo subito dopo in un abbraccio stretto senza che però le mani toccassero la schiena. 

Stretto nell'abbraccio di Jungkook -che sapeva di tutti quei sentimenti che gli alimentavano l'animo- Taehyung nascose il viso contro il suo collo come se, così facendo, potesse salvarlo dal mondo intero. 

«Capisco il tuo punto di vista, e capisco anche cosa intendi ma v-vorrei dirti cosa penso i-io di tutto questo. Quando sei con me, mi doni una parte che a JK n-non dai; è già tanto che cambi atteggiamento c-come io, Kookie o JK siamo in giro, provare a cambiare i tuoi sentimenti non è producente, i-io non voglio che li cambi». Jungkook strofinò il naso tra i suoi capelli e Taehyung sospirò, stringendo la presa sulla sua vita.

«Se li cambiassi...significherebbe che ami solo una parte di me ed escluderesti il resto. Quello che voglio d-dire è che va bene così. JK è una parte di m-me che non se ne andrà mai, ed è possibile che senta per te un po' quello che sento io e-e—è normale che v-voglia stare con te anche in un altro modo. Se mai capiterà qualcosa tra voi non potrà essere tradimento, in fondo s-sono sempre io solo un po' più...i-irruento».

Jungkook si allontanò un pò e le labbra si stirarono in un sorriso dall'aria un pò sfinita ma incredibilmente dolce. Taehyung lo guardava come se stesse commettendo un peccato capitale, quando in realtà stava avendo una reazione che Jungkook si aspettava già.

«Se...se io e te facessimo l'amore mentre sei arrabbiato, lo considereresti t-tradimento?».

Quella semplice domanda spiazzò Taehyung, i cui occhi si allargarono e le labbra si schiusero per la sorpresa. E a quanto sembrava, Jungkook ne era a conoscenza perchè nonostante avesse gli occhi gonfi e rossi, le guance pallide, le mani bendate e la punta del naso rossa, il sorriso che si schiuse sulle sue labbra fu quanto di più dolce Taehyung avesse avuto mai il piacere di vedere.

Lo vide allungarsi per dargli un bacio sulla punta del naso, tornando a guardarlo con le guance adesso colorate del suo familiare rossore per l'intraprendenza avuta. 

«E' così Tae, p-pensaci». 

Quel sorriso largo era impossibile da non ricambiare, ed infatti Taehyung lo imitò e gli prese il volto tra le mani per dargli un bacio tra i capelli.

«Koo, è un po' più complicato di così...» gli mormorò poi, passando le dita tra i suoi capelli appicciati alla fronte per portarglieli all'indietro con fare affettuoso.

Jungkook si adagiò con la schiena contro la poltrona e sospirò ad occhi chiusi. 

Si sentiva a pezzi.

«JK ha detto che ti parlerà. So per certo che lo farà ma non so i modi che adotterà. Ho grande fiducia in voi—ho fiducia in te, tu lo conosci meglio di chiunque altro e anche se magari finirete per urlarvi contro... in qualche modo si risolverà. E che io sarò sempre qui ad attenderti, Koo. In qualsiasi momento e per qualsiasi cosa, io ci sono» gli diede un bacio sulla guancia e Jungkook annuì, battendo le palpebre adesso fattesi un pò più pesanti.

«Ti accompagno in camera, ci penserò io a firmare i documenti burocratici della giornata. Hai bisogno di riposare».

E se uscire dai vestiti era stata un'impresa, titanico era stato non muovere le mani e cercare di ignorare il loro indolenzimento e torpore. Le tempie di Jungkook pulsavano terribilmente e dolevano di quel  tipico mal di testa con cui ormai conviveva da una vita intera -solo accentuato dalla spossatezza e dalle vertigini.

Era caduto un sonno profondo non appena la testa gli aveva sfiorato il cuscino e proprio mentre Taehyung sistemava i suoi vestiti, un qualcosa contenuto nella tasca dei pantaloni attirò la sua attenzione. Una sorta di medaglietta che era sicuro di aver già visto aveva tintinnato cadendo al suolo, rotolando a poca distanza dai suoi piedi fino a fermarsi poco lontano.

Se l'era rigirata tra le mani ed aveva poi lanciato un'occhiata verso la figura dormiente di Jungkook, cercando il motivo per cui fosse nella tasca dei suoi pantaloni.

Poi, improvvisamente, un pensiero.

Quella che stringeva tra le mani l'aveva sottratta al barbaro che aveva ucciso ma...cosa ci faceva nelle mani di JK?


...................


Jungkook non fu certo del motivo per cui, quella notte, si era svegliato di soprassalto. Non sapeva cosa lo avesse spinto ad abbandonare il suo placido sonno per spalancare le palpebre e tastare con mano il letto.

Era vuoto, quindi Taehyung non era ancora tornato, e quindi non era ancora arrivata la cena. 

La stanza non era illuminata, il chiarore notturno era già caduto dentro la loro camera da letto e lo stava avvolgendo con un caldo abbraccio, lo stesso delle coperte pesanti accuratamente rimboccate da qualcuno prima che lo lasciasse riposare.

Sorrise tra sè per quante attenzioni Taehyung gli dedicava e cercò di ignorare il dolore delle sue mani, affondando il volto nel cuscino di Taehyung e arrotolandosi meglio sotto le coperte. 

Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, ed infatti gli bastò guardare meglio per vedere che qualcuno aveva posato Mr Carota sulla parte di materasso vuota. Il pensiero che Taehyung si preoccupasse di tutte quelle piccole cose che molti non avrebbero mai neppure assecondato gli scaldò il petto, portandolo a sentire il volto avvampare per quanto trovasse preziose quelle attenzioni.

Jungkook.

Gli occhi chiusi di Jungkook si sgranarono e le palpebre batterono velocemente per rischiarare la vista fattasi leggermente sfocata per l'irruenza del loro spalancarsi. 

JK?! esclamò con totale stupore.

Anche se Taehyung gli aveva riferito che JK aveva promesso a Kookie che gli avrebbe parlato, non credeva che lo avesse fatto così presto.

Già.

Quella sola parola, lasciata in sospeso tra loro, rimase chiusa nel cassetto della sua memoria mentre Jungkook sentiva il cuore battere con velocità nel petto. Si schiarì la gola ed un respiro tremulo gli scivolò tra le labbra schiuse e secche.

Come ti senti? Taehyung mi ha detto ciò che è successo.

Sentì la risatina di JK risuonargli nelle orecchie come se lo avesse a fianco e, se possibile, allargò ancora di più gli occhi.

Non è niente di cui ti debba preoccupare.

Jungkook aggrottò le sopracciglia. Cosa? N-non crederai d-davvero che io lasci perdere! Quanto male ha fatto stavolta?

Il silenzio che rimase in risposta fu più che esplicativo; gli occhi di Jungkook si mossero impercettibilmente e sospirò nel silenzio, tirandosi le coperte fin sopra il mento. JK, ti avevo d-detto di chiamarmi se fosse s-successo di nuovo...p-perchè non lo hai fatto?

Per dirti cosa? "Guarda che adesso ad essere perdenti siamo in due?" Io non sono nato per crollare. 

Lo sbottare di JK gli fece serrare la gola ed un brivido gli corse lungo la schiena. M- ma siamo umani...è normale. T-ti avrei aiutato v-volentieri se solo me lo avessi detto.

Un soffio. Questo era stato il mormorio mentale di Jungkook, il cui vuoto nel petto si ampliò al lungo silenzio di risposta, così lungo che pensò che JK fosse svanito prima di sentire cosa avesse da dire.

Mi avrebbe fatto stare ancora peggio, perchè ad avere fatto quelle cose a Taehyung sono stato io

Jungkook deglutì sonoramente ed un piccolo singulto lasciò le sue labbra. M-mi odi così tanto, JK? D-dopo tutto questo tempo, m-mi detesti così tanto da preferire ferirci piuttosto che p-parlarmi?

Le lacrime pizzicarono i suoi occhi e si arrotolò su sè stesso, nascondendo il viso interamente sotto le coperte perchè il solo pensiero faceva male. Tanto. 

Non fare la vittima sibilò incollerito JK, sapevi benissimo che dandomi la colpa di ciò che era successo ci sarebbero state delle conseguenze, e te ne sei fregato! Hai dato la colpa A ME, che ti ho parato il culo più volte di quante meritassi! Hai preferito che IO prendessi tutta la merda e poi hai il coraggio di venirmi a chiedere se ti odio? Quanto puoi essere stupido?

La pazienza che JK si era infuso addosso prima di parlare con Jungkook era caduta nel dimenticatoio ed adesso a smuoverlo c'era solo una grande rabbia e collera. Quelle parole tuonarono nella mente di Jungkook e lo assordarono per qualche attimo, portandolo a strizzare gli occhi e trattenere il respiro. 

Io non ti ho d-dato la colpa, JK! N-non l'ho fatto di proposito, se è q-quello a cui stai alludendo! N-non è mai s-stato il mio intento e lo sai, ho solo r-risposto alle domande che mi hanno fatto i d-dottori cercò di dirgli Jungkook ma si arrotolò ancora più stretto e le lacrime che a fatica stava trattenendo vennero lasciate libere e caddero sul cuscino all'esclamazione infastidita di JK.

Ed invece è proprio quello che hai fatto! E sai cosa odio di più, Jungkook? Che continui a negare! Se ci fosse una terza personalità alla quale dare la colpa, gliela daresti piuttosto che ammettere di aver fottutamente sbagliato e di essere un cazzo di codardo pronto a scaricare la colpa sugli altri gli urlò contro JK, odiando sentire Jungkook singhiozzare e odiando ancor di più che non gli desse la fottuta ragione che si meritava. 

JK! Vuoi c-capire che io non l'ho mai f-fatto?! L-lui mi ha t-toccato, io non so cosa sia successo! Mi h-hanno detto che avrebbero parlato con t-te di ciò che era successo, io—

Stronzate sbottò JK, non hanno mai ascoltato un cazzo di ciò che avevo da dire. Fai sempre un errore dietro l'altro, cazzo. 

Smettila, t-ti prego. Io non ho f-fatto nulla, h-ho solo detto ciò che r-ricordavo.

E sai cosa ricordo io di tutto il fottuto casino che hai creato tu, Jungkook? Un cazzo di ago dentro il braccio, le cazzo di cinghie di cuoio, delle vasche di acqua gelata e l'essere fottutamente da solo! Ecco cosa ho ricevuto in cambio dai tuoi ricordi che potrebbero tranquillamente andarsene affanculo insieme a tutto quello che me ne frega delle tue motivazioni!

Un singhiozzo perforò il petto di Jungkook che si issò su di un fianco che cercare di modulare il respiro. 

Hyung! S-smettila di rivolgerti c-così a Junkoo! 

L'intromissione di Kookie, all'interno della discussione, colpì sia Jungkook che JK in modo completamente diverso. Se il primo si stava tamponando gli occhi con il bordo del lenzuolo e tirava su con il naso, il secondo era rimasto in silenzio in una sorta di panico interiore all'idea che Kookie avesse sentito.

Non doveva sapere che lui era stato in un manicomio, non doveva saperlo perchè Kookie non sapeva di essere stato messo a tacere.

Kookie, non è il momento. Lasciaci parlare.

Un momento di silenzio.

No.

La voce di Kookie fu più chiara che mai e Jungkook sgranò gli occhi. 

Kookie! F-fai come ti dice JK tentò, ma Kookie non svanì dalla conversazione. 

No! M-mandate sempre via Kookie c-come se n-non capisse niente! S-siete solamente d-due cocciuti c-che non fanno altro che litigare! K-Kookie p-perdona sempre entrambi q-quando fate i c-cattivoni, mentre voi n-non riuscite a fare n-niente se non a d-dirvi brutte parole! S-siamo sempre s-soli, s-sempre distanti...v-voi litigate sempre e non fate a-altro che urlare! esclamò Kookie con voce incrinata, emulando il tono che avrebbe avuto Jungkook se avesse parlato visto che stava impregnando il cuscino delle sue lacrime e stringeva il labbro tra i denti. 

Ascolta biscotto, lo so che non vuoi che litighiamo e mi dispiace, ma questo non è un qualcosa che si può risolvere in due minuti. Non farmi perdere la pazienza, sei troppo piccolo per queste cose JK aveva utilizzato un tono quanto più pacato possibile, ma Kookie quella sera non ci stava. 

Non gli importava se poi sarebbe dovuto stare lontano da Taetae per tanto tempo, se non avesse potuto parlare con Mr Carota circa la bontà dei pasticcini alla crema o se non avesse più potuto più ascoltare Yoongi leggergli qualche libro. 

Quello era più importante di qualsiasi cosa.

N-non vi voglio ascoltare! Jchè, tu hai fatto male a Taetae q-quanto Junkoo ne h-ha fatto a te, quindi s-smettetela di litigare come se a-aveste ragione! D-dopo tanto tempo, v-vi trovo sempre a litigare come se non fossimo una f-famiglia! esclamò Kookie e Jungkook allargò gli occhi da cui silenziose lacrime caddero.

Biscotto, per favore—

 N-non voglio più parlarvi! N-non vi voglio ascoltare! Kookie v-vi vuole bene ma adesso b-basta! T-tornerò a parlare con voi solo q-quando farete pace.

No biscotto, aspetta che diavolo stai dicendo? Kookie, torna qui! esclamò JK ma Kookie, proprio come aveva promesso, aveva smesso di rispondere e non era più lì con loro. 

Kookie! Non puoi dire sul serio! continuò JK, e Jungkook si mise seduto e si passò la manica della camicia da notte sugli occhi, tirando su con il naso. 

Sapeva che con JK non ne avrebbe cavato un ragno dal buco, ed era sinceramente stremato. Guardò la porta e sperò che Taehyung comparisse proprio in quel momento per abbracciarlo e lasciare che le sue carezze andassero a cacciare via tutta quella malinconia e tristezza che stava accumulando con velocità sorprendente.

Merda! imprecò sonoramente JK, facendolo sobbalzare.

Jungkook si guardò le mani e le labbra gli tremarono. N-non siamo ancora in fase di riappacificazione JK, l'ho c-capito. Possiamo s-solo provare quantomeno a p-parlare normalmente? 

E sia. E allora, se vuoi iniziare da adesso, apri il comodino e prendi il taccuino. Trovi un segnalibro, leggi da lì in poi. 

Jungkook rimase da solo e confuso, ma si mosse maldestramente per fare quanto indicatogli da JK, trovando -effettivamente- un taccuino dall'aria datata e consunta con un segnalibro che spuntava dalla parte superiore delle pagine. Accese l'abatjour e se lo poggiò sulle gambe, concentrato.

E Taehyung capì che Jungkook non solamente aveva avuto la notizia della morte di Hoseok, ma anche della sua amnesia durata due anni come, tornato nelle sue stanze, fece appena in tempo ad entrare che si ritrovò chiuso in un abbraccio stretto e soffocante da un Jungkook che gli mormorava un «Abbracciami, t-ti prego» ed un taccuino abbandonato tra le lenzuola.















✁✁✁✁✁✁

NDA: Ma Bentrovati  ( ̄ω ̄)/

Chi se non Kookie può tenere a bada JK? Trovo fin troppo tenero che un tipo tutto d'un pezzo come lui abbia un debole per un piccoletto come Kookie così grande da acconsentire anche alla più impensabile delle richieste.

Le dinamiche del rapporto tra JK e Jungkook non sono finite, ovviamente, ce ne saranno delle altre ben più "profonde" e vi porterò in un viaggio nel passato di Jungkook che sarà un pò disturbante, sarà duro ma che sono sicura che vi farà capire molte cose.

I commenti al capitolo li lascio a voi, E A PROPOSITO SCUSATE SE A QUELLI NEL PRECEDENTE NON HO RISPOSTO non ne ho avuto letteralmente il tempo T________T  

Di seguito, il link che vi avevo promesso: 

https://www.youtube.com/watch?v=ek7JK6pattE 

(Se vi da errore, ricaricate la pagina perchè il link funziona: al minuto 17.27 inizia la dissociazione con il suo protettore CHE IO AMO PATATONE KYLE - poi a 22:48 switcha con la sua personalità bambina PICCOLINA PATATINA).

Grazie per aver letto e perdonate eventuali errori di battitura o altro, a presto <3





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