Royal Thief II

By Destiny_of_the_Soul

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Sola e prigioniera del suo stesso Regno, Lyra capirà di poter contare solo su sé stessa, costretta a stringer... More

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CAPITOLO 148
CAPITOLO 149
CAPITOLO 150
CAPITOLO 151
CAPITOLO 152
CAPITOLO 153
CAPITOLO 154
Capitolo 155 - Epilogo
ANNUNCIO

CAPITOLO 110

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By Destiny_of_the_Soul

«Fortunatamente la nave non era ormeggiata molto lontano.» Disse Dollarus, maneggiando abilmente il timone.

Avevamo raggiunto la nave in poco tempo, sia per la distanza effettivamente breve, che per l'andatura di Dollarus che, nonostante le gambe corte, era decisamente molto veloce.
Nonostante ciò però, l'affanno aveva alterato il respiro di Dollarus per molti minuti seguenti.

«Quanto ci metteremo?» Domandai dal ponte di comando.

«Dipende: le correnti, i mulinelli, i mostri marini... ci sono decisamente troppe variabili.» Dollarus era decisamente troppo disinvolto visto ciò che ci aspettava.

«M-mostri marini?» Ripetei perplessa, nella speranza di aver frainteso.

Da quando ero arrivata nel Regno dell'Altro Sole ne avevo viste così tante, che oramai nulla avrebbe più dovuto stupirmi.

Eppure...

«Non dovreste essere così meravigliata Principessa. È pur sempre il mare dell'Altro Sole.»

Scossi impercettibilmente la testa, come per scacciare la paura. «Ne ho avuto abbastanza di mostri marini.»

«Ti riferisci ad Ofelia per caso? Aerin e Gideon mi hanno accennato prima che riprendeste conoscenza. La trovo molto graziosa non credete anche voi? Soprattutto quella collezione di crani: vera arte.»

«Crani?! Lyra, cosa diamin-!»

La guardia, che seppure in disparte era stato al mio fianco per tutto il tempo, fece per afferrarmi il braccio e girarmi verso di lui, ma lasciò subito la presa, interrompendo la frase a metà, nel momento in cui notò la mia sorpresa.

«S-scusa...»

La luce nei suoi occhi si rabbuiò velocemente.
Avevo percepito il suo sguardo su di me per tutto il tempo da quando Gideon e Aerin se ne erano andati, ma quella era la prima volta che lo incrociava effettivamente con il mio.

«...ci metterò un po' ad abituarmi.» Continuò.

Sollevò le labbra in un sorriso amaro, forse in un tentativo di nascondere le mascelle serrate.

«Stai bene, Principessa?» Con quella domanda, con quel drastico cambio di tono ed espressione, riuscii a percepirlo prendere le distanze.

Mi sentivo incredibilmente a disagio.

«Ti ho salvato la vita. Direi di si.»

Il sorriso nervoso mi si spense in volto quando il mio tentativo di ironia fece rabbuiare ancora di più l'espressione del ragazzo.

«Si. Giusto.» Distolse lo sguardo, fissandolo in un punto non definito della nave.

«Mi dispiace... i-io-» Provai a dire quando lo vidi allontanarsi. Ma mi ignorò. «Rubyo-»

«Non!» Si girò di scatto, finalmente prestando attenzione alle mie parole.

Mi sentii oppressa dal suo sguardo: ora era raggelante.
Ma quando vide la mia esitazione nell'avanzare, nel rispondergli, e quando vide il mio sforzo, il mio tentativo di salvare il salvabile dei brandelli che rimanevano del nostro rapporto, la luce nei suoi occhi cambiò rapidamente.

Ma non in positivo, no.
Si erano svuotati. Da qualsiasi emozione, qualsiasi pensiero, qualsiasi parola. Non era rimasto nulla.

«Non... chiamarmi per nome. Ti prego.» La voce era supplichevole, e l'espressione cucita sul suo volto sembrava chiedere pietà.

Ma il suo sguardo era così apatico da ricordarmi quello di Markus.

A quell'associazione mi congelai sul posto.

«Non chiamarmi come se sapessi chi sono...» Il suo tono andava ad alzarsi gradualmente, così come i pugni stretti lungo i fianchi che si irrigidivano sempre di più ad ogni parola. «Non chiamarmi come se quel nome significhi qualcosa per te.»

Vidi il suo labbro tremare quando aggiunse: «Non chiamarmi come se io significhi qualcosa per te.»

Nessuna parola sarebbe stata la giusta risposta.
Così rimasi zitta, immobile, a fissare la schiena di quel ragazzo scomparire dietro la porta della sottocoperta, mentre nella mia mente rimbombava un'unica parola: Rubyo.

«Voi giovani... sempre così energici.» Dollarus sorseggiò dalla fiaschetta, maneggiando il timone con una sola mano. «Non stateci troppo male, quel giovanotto ci tiene fin troppo a voi per tenervi il muso a lungo.» Disse senza mai distogliere lo sguardo dal mare avanti a sé.

«E io? Io ci tenevo a lui?»

Dollarus dovette trovare quella domanda divertente, perché iniziò a ridere di gusto. «Si Principessa, moltissimo.»

«Più di Gideon?» Iniziai ad avanzare verso la poppa della nave, nel tentativo di raggiungere Dollarus.

Questa volta l'omino non rise.
«Non si può fare un paragone. Quel giovanotto è stato con voi per tutta la vostra vita.»

A questo punto ero affianco a Dollarus.
«Lo... amavo?»

Per la prima volta da quando eravamo saliti sulla nave, Dollarus distolse lo sguardo dal mare.

«Sarei davvero un opportunista se scrutassi così in profondità del vostro cuore.»

«E lui? Lui mi amava?» Lo sguardo di Dollarus tornò a fissarsi oltre il timone, per quanto questo non gli occultasse la vista.

Non rispose, così approfittai di quel momento di esitazione per continuare.

«Più ci penso e meno ha senso. Sento che il nostro legame fosse qualcosa di... speciale.»

«Dicevate sempre che per voi lui era come una famiglia.»

«E lui? Lui che diceva?»

«Principessa, per quanto mi piacerebbe risponderv-»

«Sono state le parole di Gideon a farmi riflettere. Mi ha detto che, al suo posto, anche lui si sarebbe comportato così e che per questo non dovevo biasimarlo. Ma se Gideon mi considera qualcosa di speciale-»

«Vi ama.» Puntualizzò Dollarus.

«Si. Se Gideon mi ama, ma dice che si sarebbe comportato come quel ragazz-»

«Rubyo.»

«Si. Allora forse anche Rubyo mi-»

Qualcosa colpì la nave, facendola oscillare.

«Che cosa è stato?» L'attimo dopo quel ragazzo, fulcro della nostra conversazione, apparve sul ponte di comando.

«Ops. Colpa mia!» Sollevò una mano Dollarus, facendo segno a Rubyo.

Io, dal mio canto, mi accigliai perplessa. «Non sei uno tra i più abili marinai dei due Regni?»

«Si. Infatti non ho detto che sia stato uno sbaglio.» Dollarus mi guardò per un istante con la coda dell'occhio, poi tornò a concentrarsi davanti a sé. «Preferisco il silenzio quando sono al timone.»

Sgranai gli occhi, rendendomi conto solo in quel momento della quantità di domande che con cui lo avevo assalito.

«Cosa sta succedendo lì?» Chiese intanto la guardia, aggrottandosi.

Ma Dollarus ignorò la sua domanda e continuò il suo discorso.

«Se siete così curiosa, andate a parlare con Rubyo. Sono sicuro che nessuno saprà rispondervi meglio di lui.»

Non ero del tutto convinta di quella sua ultima affermazione, ma mi allontanai senza più fiatare e senza sollevare lo sguardo dal legno umido della nave per evitare di incrociare quello di Rubyo.
Era palesemente scosso da tutta quella situazione e non sembrava per nulla propenso ad aprirsi in generale, figuriamoci con quel tipo di domande.

Ma proprio quando credevo di averla scampata, Rubyo mi afferrò il braccio girandomi verso di lui e obbligandomi a guardarlo.

«Cos'è che dovresti chiedermi?» Nel suo sguardo mi parve di cogliere una punta di diffidenza e la cosa, seppure non seppi spiegarmi il perché, mi ferì.

«Niente di che.» Quello era di certo il momento meno opportuno per affrontare la questione.

Ma lo sguardo della guardia si fece opprimente, così cedetti ad una mezza verità. «Stavo cercando di capire che rapporto avessimo prima che perdessi i ricordi. Tutto qua.»

Ma fu quell'ultima frase a tradirmi.

«Mi pare di averti già detto di riconoscere quando menti, Principessa.»

«Non sto mentendo. È la verità. Se non ti fidi chiedi a Dol-»

«Lyra!» Ma Rubyo mi zittì.

A sentir pronunciare il mio nome in quel modo capii esattamente cosa avesse provato lui poco prima.
Deglutii, cercando di liberare la gola da un improvviso groppone.

A quel punto che senso aveva nasconderlo?

«Rubyo, tu mi amavi?»

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