Let Me Get Lost In You [TaeKo...

Galing kay Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... Higit pa

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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Galing kay Hananami77

Con ancora addosso il peso di ciò che era successo quella mattina, andare in giro per il castello non era così tanto confortevole nè particolarmente rilassante. Anzi, se doveva dirla tutta, quelle pareti scure, quell'arredamento tetro e quelle luci soffuse erano ancora più sinistre del solito. Infatti, un brivido di inquietudine gli strisciò lungo la schiena e gli fece venire la pelle d'oca sulle braccia.

Si ritrovò a chiedersi come facessero tutti a non provare quella sorta di oppressione, come facesse Yoongi a viverci con naturalezza...o come facesse Jungkook a sentirsi protetto tra le stesse mura che avevano osservato, silenziose, le più crudeli delle violenze.

Ad amplificare quella percezione ansiosa c'era sicuramente quella sorta di "appuntamento" che gli aveva dato JK nelle cucine. Il perchè avesse scelto un luogo così poco usuale non era dato sapersi, ma la sua agitazione non era dettata dall'idea di dover conversare con JK, bensì da ciò che JK gli avrebbe detto quella sera.

Non temeva potesse succedere qualcosa di più grave di quanto avvenuto tanti e tanti mesi prima perchè, insieme all'evolversi del rapporto con Jungkook, vi era stato un cambio di rotta anche nel modo di comportarsi di JK. 

JK aveva mostrato di essere un uomo di parola -nel bene e nel male- e così come gli aveva promesso di rendere la sua prima notte di nozze il suo incubo più grande, così gli aveva dimostrato che poteva confidare nella sua parola perchè non gli avrebbe fatto del male.

Taehyung non aveva trascurato i gesti che aveva fatto JK per lui; aveva avuto occasione di fargli del male, di sfogare la sua rabbia su di lui o di fargli passare spiacevoli e dolorosi momenti ma, con suo sollievo -ed anche una punta di sorpresa, doveva ammetterlo- non era successo. Piuttosto, aveva lasciato fluire via la rabbia o l'aveva scaricata su qualcos'altro che non fosse lui.

E Taehyung non poteva non tenerne conto.

Forse era finalmente riuscito a dimostrare a JK che lui non era un nemico e non era una minaccia per nessuno di loro e quindi, le sue aspettative sull'evoluzione del loro rapporto, erano molto più alte di quanto si potesse immaginare. Anelava la completa fiducia di quella parte tanto particolare quanto complicata di suo marito.

L'eco dei suoi passi si arrestò davanti alle pesanti porte in legno molto più grezzo del solito, si asciugò le mani sui pantaloni e prese un profondo respiro. Uno spicchio di luce filtrava da sotto la porta -segno che JK era già lì dentro- e posò la mano con decisione sulla maniglia. Ubicata nel piano più interrato del palazzo, quella cucina -oltre ad essere immensa- ricordava molto quelle cucine di campagna completamente in legno massello. Un camino acceso e scoppiettante era l'unica fonte luminosa della stanza -ma era così vivo che bastava a rischiarare il tavolo con gli sgabelli e a mettere in ombra solamente la parte più remota della stanza.

Si richiuse silenziosamente la porta alle spalle e posò gli occhi sulla figura di JK che, di spalle, sembrava intento a tenere tra le mani un cucchiaio di legno con cui rigirava qualcosa contenuto nella casseruola in rame posta sul fuoco.

Il tepore della stanza era piacevole e notevole, un dettaglio che -inspiegabilmente- tranquillizzò Taehyung e gli fece rilassare le spalle. «JK?» chiamò in un sussurro, temendo di interrompere una qualche sorta di ragionamento profondo.

Il diretto interessato si voltò appena verso di lui con un piccolo ghigno ad incurvargli le labbra piene; gli occhi erano attenti ma non guardinghi, un grande passo avanti se si considerava che JK sospettava anche del più insignificante dei dettagli.

Taehyung abbozzò un sorriso e si guardò nuovamente intorno, non riuscendo a fare altro se non attendere, sulla soglia, che qualcuno si decidesse ad interrompere il silenzio.

«Principessa, vuoi forse restartene tutta la sera in piedi davanti la porta? La chiacchierata è lunga, ti conviene sederti».

Il tono di JK era poco più alto dello scoppiettio leggero della legna e del suono della brace, un piatto e flebile sussurro così difficile da percepire che Taehyung faticò a comprendere tutto quello che gli era stato detto. Sperò che JK non gli avesse fatto una domanda e annuì -pur cosciente che l'altro non lo stesse vedendo- prendendo posto su uno degli sgabelli in legno che davano le spalle al fuoco. 

Non erano proprio il massimo della comodità ma fungevano egregiamente al loro ruolo e pur di non urtare JK e fargli avere ripensamenti, si sarebbe accontentato anche di una roccia.

Un dettaglio che Taehyung non aveva colto era stato un intenso ed aromatico odore di cacao. Lo aveva ignorato fino a quel momento ed inspirò silenziosamente l'aria per catturare maggiormente quell'odore; l'aroma dolciastro e familiare gli scaldò il cuore e lo fece sorridere inconsapevolmente, allentando allo stesso tempo i suoi nervi tesi.

Un piccolo sorriso gli nacque sulle labbra al ricordo dell'ultima volta che lui e Kookie avevano sorseggiato la cioccolata calda preparata da quest'ultimo insieme ai biscotti con le gocce di cioccolato, a suggellare quel momento speciale che era stato il loro rivedersi. Il cuore si sciolse al pensiero che anche JK stava utilizzando la cioccolata per poter dare il via ad un loro momento che a Taehyung piaceva considerare come speciale.

Non era la sua bevanda preferita ma quel principe dalle mille sfaccettature la stava facendo diventare tale -o forse, lo era già diventata.

Quel silenzio, dapprima teso, divenne stranamente confortante; non era pesante come Taehyung temeva sarebbe stato, nè asfissiante o imbarazzante. JK sembrava a suo agio mentre continuava a mescolare la bevanda con una tale solennità da sembrare stesse controllando che non iniziasse a straripare o che si bruciasse. Con il passare dei minuti, Taehyung guardava con il volto poggiato sul palmo della mano JK continuare le sue cose come se non ci fosse nessuno e l'aroma del cioccolato, dapprima soffuso e soave, adesso si era fatto più intenso e fragrante, facendogli venire l'acquolina in bocca.

L'ultima cosa che Taehyung si aspettava, però, fu il voltarsi di JK per chiedergli: «La preferisci densa o liquida?».

Lo stupore della domanda lasciò il posto ad un rossore soffuso che sbocciò sulle guance di Taehyung e lo costrinse a mordersi una guancia. Si mosse sullo sgabello per ritrovare la sua compostezza e prese un silenzioso e tremulo respiro. Perché era arrossito?!

Lui non arrossiva praticamente mai.

«Densa» rispose in un sussurro. 

In risposta, JK fece un mezzo sorriso.

«Lo immaginavo» fu l'unico commento che seguì quel breve cambio di battute. Taehyung tirò un mentale sospiro di sollievo come gli occhi di JK non erano più su di lui e si diede qualche schiaffetto sul viso per riprendersi. Ma la sua trepidazione crebbe come, dopo qualche altro minuto di atroce attesa, JK si voltò stringendo tra le mani due tazze. Erano entrambe piuttosto larghe e profonde, non appartenevano a nessun servizio di porcellana ma -proprio per quel motivo- erano quasi accoglienti. Un grosso e consistente ciuffo di panna spiccava oltre il bordo della tazza e tremò appena come JK posò la sua porzione di cioccolata calda sul tavolo.

I suoi occhi si illuminarono quasi come stelle al pensiero che JK aveva preparato tutto quello appositamente per lui. 

JK evitò di commentare nella sua mente quanto gli stesse facendo piacere vedere Taehyung con quell'espressione felice per quell'innocua quando indispensabile bevanda che, se a tutti sembrava solo cioccolata, per JK rappresentava l'unico appiglio per sopprimere le lacrime nei periodi più bui della sua vita.

«Ti ringrazio, sei molto gentile» ringraziò Taehyung, prendendo un cucchiaino.

JK si sedette a poca distanza da lui e fece una bassa risatina. «Adesso sono gentile? Non ero il maleducato, violento, rude e scostante alter di Jungkook?».

Taehyung si stupì per come JK ricordasse esattamente tutti gli aggettivi che gli aveva attribuito la sera che avevano discusso al campo e si morse il labbro inferiore, mantenendo gli occhi incollati al ciuffo di panna montata che lo pregava di essere assaggiato.

«Non fraintendermi, JK. Sei sempre il solito maleducato, rude, burbero alter di Jungkook ma adesso sei stato gentile...solo perché in passato ti ho classificato in quel modo non significa che non possa cambiare idea su alcuni aspetti—o che non ti debba ringraziare per ciò che hai fatto per me» soffiò in un sussurro, affondando il cucchiaino nella panna per poterla assaggiare.

Il gusto latteo e zuccherino gli scivolò sulla lingua e deliziò le sue papille gustative mentre JK strinse la mano -nascosta sotto il tavolo- in un pugno. Diamine, era seriamente fottuto.

«Vedremo se continuerai a pensare a me come una persona gentile quando ti darò le risposte che cerchi». 

Taehyung aggrottò appena le sopracciglia. Era stata amarezza ciò che aveva avviluppato le parole di JK?

Il nervosismo che giaceva dimenticato in un angolo buio della mente di Taehyung sembrò risvegliarsi all'improvviso; i movimenti gli si bloccarono e, incerto, deglutì a vuoto per il battito veloce del suo cuore che sentiva pulsare perfino dentro le orecchie. Decise di rimanersene in silenzio ad assaporare ciò che aveva davanti in attesa che JK collezionasse le sue idee ed i suoi pensieri ed iniziasse a parlargli di ciò che più gli aggradava.

Aveva notato che la sua tendenza a non parlare molto era una delle poche caratteristiche per cui JK aveva sempre dimostrato pieno apprezzamento, ed era realmente in quel modo. 

JK non sentiva il bisogno che qualcuno gli parlasse. Non sentiva il bisogno di ascoltare le persone parlare per ore ed ore del nulla, vaneggiare su problemi inesistenti, perdersi in sproloqui senza alcun nesso, giudicare qualcosa o qualcuno senza alcuna cura di ciò che le parole comportavano. JK sentiva solo il tremendo ed impellente bisogno di qualcuno che sapesse ascoltare e che se ne stesse zitto.

Non voleva parole, non voleva promesse astratte, non voleva nulla se non una spalla a cui appoggiarsi ed una mano da poter stringere che esprimessero sincerità. Quell'ingenua ed umile caratteristica sembrava ormai scarseggiare nel mondo a cui appartenevano, ed era ancor meno presente nelle persone che lui aveva personalmente conosciuto. 

Non aveva mai voluto nulla di più che essere ascoltato.

Ricordava fin troppo vividamente i suoi pensieri di quando, dopo le prime esperienze traumatiche che lo avevano investito con la potenza di bomba, sperava di trovare qualcuno che lo ascoltasse. Era un desiderio che lui e Jungkook avevano coltivato per lungo tempo quando erano insieme, in ogni momento in cui si ritrovavano ad essere soli solamente fisicamente ma non mentalmente. Quando Jungkook scoppiava in lacrime perchè non riusciva a leggere correttamente una parola per il suo tremendo balbettio -acuito dalla presenza giudicatrice di August-, JK internamente sentiva la voglia di voler urlare. 

Perchè nessuno ascoltava Jungkook? Perchè nessuno ascoltava lui? Perchè tutti, anzichè sentire, non ascoltavano?

Scosse velatamente la testa e prese un profondo respiro, accompagnando il tutto con un sorso di cioccolata calda che lo fece sentire immediatamente meglio. Adorava sentirne la consistenza delicata e vellutata sul palato, come il suo calore fosse capace di consolarlo anche nei momenti in cui voleva solamente evadere e fuggire. Il conforto che vi traeva era tale che gli sembrò quasi di ritornare indietro nel tempo.

Un tempo brutto, un tempo che non gli piaceva ricordare, un tempo che avrebbe preferito non aver vissuto e che invece era lì, persistente.

Ma si sentiva stanco e quasi spossato, motivo per cui incurvò le labbra verso il basso.

«Non credo di sapere da dove cominciare» ammise, arricciando il naso per il fastidio della confessione.

Taehyung si voltò verso di lui e riflettè per qualche istante su cosa dire. «Puoi iniziare da dove vuoi...o puoi anche non iniziare, se non te la senti. Possiamo starcene così e lasciare che tutto diventi più semplice».

JK arcuò un sopracciglio nella sua direzione e lo guardò, interdetto. «Non sei stato tu a dirmi di volere delle risposte?» ribattè, quasi costernato dall'uscita di Taehyung. Lo vide stringere le labbra e le dita avvolsero delicatamente la tazza, portandola sotto il naso per sentirne meglio l'odore.

«Sì. Hai ragione, sono stato io a dirtelo e lo so che può sembrare contraddittorio ma...In un primo momento sembrava una buona idea provare a condividere i fardelli che vi portate dentro ma quando poi vedo quanto effettivamente sia difficoltoso, per te o per Jungkook, parlarmi della vostra vita, di voi o delle vostre esperienze...mi rendo conto che il mio è solo un atteggiamento capriccioso ed irrispettoso. Nonostante voglia essere diverso da tutti coloro che vi hanno solo fatto soffrire...forse sono addirittura peggio. Quando noto, come in questo momento— un'esitazione così grande, capisco di aver sbagliato e mi dispiace moltissimo».

Durante quel discorso sussurrato, Taehyung non aveva scollato gli occhi dalla bevanda scura che si affacciava da sotto la panna e si agitava ad ogni giro di cucchiaino; non se la sentiva di alzare gli occhi verso JK perchè era sicuro che quel rammarico -che sussurrando era riuscito a sopprimere- si sarebbe palesato e mostrato con prepotente forza nei suoi occhi. Si sentiva sempre in colpa per aver forzato lui o Jungkook a dire cose che non si sentivano pronti a raccontare, e si sentiva sbagliato per la maggior parte delle volte.

Ma, mantenendo gli occhi bassi, si stava perdendo il volto di JK, la cui espressione -un misto di incredulità, sorpresa ed una lieve tenerezza- studiava Taehyung corrucciarsi così tanto da arcuare prepotentemente le sopracciglia. Tra queste, una profonda rughetta faceva la sua comparsa e si estendeva fino ai segni di espressione sulla fronte mentre le labbra si stringevano e le mani rigiravano con fare assente e lento il cucchiaino nella tazza.

Ed era strano, dannatamente strano per lui avere l'impulso di tendersi per afferrargli il mento e guardare dritto dentro le pozze blu che ormai accompagnavano le sue giornate. Perchè se c'era una cosa che JK non aveva mai provato stando a contatto con Taehyung, era la pressione del dover raccontare o rivelare.

In realtà, tutta la sua esitazione e l'essere restio a comunicare i suoi pensieri ed i suoi trascorsi erano solamente lasciti di delusioni e dolori passati che bruciavano ancora come se lo avessero marchiato a fuoco sulla pelle nuda; la sua titubanza non era dovuta alle domande che gli aveva posto ma al timore delle conseguenze che le sue risposte avrebbero comportato.

E quindi, quel discorso di Taehyung non fece altro che farlo riflettere e ammettere che forse -forse- il suo biscotto coccolone aveva ragione. 

Taehyung non era poi così male.

«Capriccioso, dici? Oh, dovresti avere a che fare con il biscotto lamentoso per sapere cosa significa essere capricciosi. Aish, ricordo ancora il mal di pancia che ho patito quando si è strafogato di torta alla crema e lamponi» commentò JK con una smorfia di disappunto così marcata che Taehyung non potè evitare ai suoi occhi di allargarsi dalla sorpresa e la sua risatina di librarsi, libera.

JK guardò Taehyung portarsi una mano alla bocca e ridacchiare sommessamente contro questa, una visione così strana ed insolita se accorpata a tutti i momenti in cui si erano visti che fu costretto a prendere un altro sorso di cioccolata per potersi riprende e per -fanculo- far smettere il suo cuore di battere così veloce.

Cos'era, l'emozione del sorseggiare la cioccolata a farlo battere così veloce?

«Avrei tanto voluto esserci» rise Taehyung, leggero.

Ed io avrei tanto voluto che tu ci fossi stato.

Quel pensiero fulminò la mente di JK e lo fece paralizzare; divenne una sorta di statua di sale e la sua tensione fu così palese che Taehyung si allarmò. Il volto dell'altro stava perdendo tutto il suo colore e gli occhi si erano velati di un leggero panico che non sapeva da dove fosse spuntato. 

La risata gli morì sulle labbra ancora più velocemente di quanto fosse nata. «JK? T-ti senti bene?». Si ritrovò ad incespicare nelle sue stesse parole e si protese leggermente verso il principe con fare preoccupato per accertarsi che non stesse svenendo. JK si riprese in un battito di ciglia e si discostò appena per mettere della distanza tra loro, annuendo.

Solo in quel momento Taehyung si accorse che, d'istinto, aveva allungato la mano verso il suo braccio e, colto da un'ondata di disagio, la ritrasse velocemente e la nascose sotto la coscia.

«Scusami» bisbigliò a mezza voce.

«Arriviamo al punto. Questa cosa che ci stiamo girando intorno mi sta urtando sensibilmente» proferì JK schiarendosi la voce.

Perfettamente d'accordo, Taehyung gli fece cenno di andare avanti, dedicandogli la sua totale e completa attenzione.

«Partendo dal motivo per cui siamo qui: sappi che nel taccuino del dottore non troverai niente di più di appunti senza senso. Infatti, l'unica cosa che c'è di minimamente realistico tra quelle pagine del cazzo, è proprio la perdita di memoria di Jungkook. Quella che, a quanto pare, è durata due anni».

JK rigirò il cucchiaino dentro la cioccolata e si sforzò -forse per la prima volta nei suoi ventinove anni di esistenza- di trovare le parole più giuste per parlare di ciò che nessuno sapeva -a parte lui ed il dottore. Nel suo tentativo di diplomazia, vi era anche la volontà di evitare che Taehyung tornasse ad odiarlo ancora una volta-era detestato da fin troppe persone, e non era il caso che si aggiungesse alla lista anche Taehyung.

Ma, a quanto sembrava, gli era inevitabile.

Chissà perchè essere odiato gli veniva così semplice.

«Anche Kookie ha questa sorta di buco nella memoria; chiacchierone com'è, ti avrà sicuramente specificato che è stato via per tanto tempo e che da moltissimo non vedeva o parlava con qualcuno. Mi sbaglio?» continuò in un basso sussurro. In realtà, stava cercando di non far stringere quel nodo alla gola al pensiero di quanto fosse stato scorretto e crudele nei confronti del suo piccolo biscottino. Il petto sembrò quasi dolergli nell'affrontare ancora una volta una delle sue tante azioni discutibili; con le sue mani, con quelle stesse mani che adesso stringevano la tazza, era quasi riuscito a rovinare il regalo migliore che la vita gli avesse fatto.

Niente avrebbe mai potuto riparare quella crepa che si era radicata nel suo cuore, incidendolo così profondamente da continuare a sanguinare nonostante il tempo trascorso.

Era così disastrosamente mostruoso da essere riuscito a rovinare perfino Kookie, l'unico che meritava la più completa felicità.

«Sì. Ha usato esattamente le stesse parole, mi ha accennato qualcosa un paio di volte ma non gli ho mai chiesto nulla» confermò Taehyung, il cui stomaco si strinse e si annodò alla vista della mascella di JK contrarsi. Una mano stringeva spasmodicamente la tazza, quella libera era chiusa in un pugno che cercava di rilassare-fallendo.

Non poteva vedere i suoi occhi, ma poteva vedere quanto fosse...sofferente.

«Se Kookie non se lo spiega, Jungkook ha invece provato a capirci qualcosa, non riuscendone comunque a venire a capo ma convincendosi che che ci fosse una sorta di spiegazione. Loro non ricordano nulla perché nessuno dei due ha mai vissuto quegli anni».

JK non guardò nella sua direzione mentre dava voce ad uno dei tanti momenti passati che però continuavano a torturarlo come un tarlo. «Li ho bloccati, li ho tagliati fuori, spinti via, li ho soppressi fino a farli scomparire per due anni. Due fottuti anni in cui c'ero solo io, in cui tutti erano felici che il principe problematico fosse diventato finalmente un reale, due anni in cui mi sono sentito lodare dalle stesse persone che gettavano merda su Jungkook e guardavano con disgusto Kookie. Quei maledetti ipocriti lodavano me e disprezzavano loro come se noi avessimo mai avuto scelta» sibilò JK.

Taehyung non capì se l'altro fosse adirato, arrabbiato o pentito di ciò che stava dicendo perchè era spiazzato.

Gli occhi cerulei si allargarono, la sua mente iniziò a rimettere insieme frammenti di informazioni che all'apparenza non avevano senso e che invece adesso ne assumevano uno completamente nuovo e quasi sinistro. Jungkook gliene parlava sempre come un qualcosa su cui doveva lavorare perchè non ricordava, perchè era stato tranquillo, perchè era riuscito a gestirli...

E invece no, era l'opposto.

«C-come è possibile che tu...?» farfugliò, incoerentemente.

Il sospiro di JK non era stabile e Taehyung sentì il cuore affondare in un abisso. «Non lo so, ci sono riuscito e basta. E non è passato un solo, fottutissimo istante senza che me ne pentissi: il re era contento che ci fossi io, tutti volevano me al posto di Jungkook. Io ero l'ambito, il preferito, il migliore tra tutti loro» commentò, sprezzante.

«Taehyung, tu non hai nemmeno idea di come fosse Jungkook qualche anno fa. Se dovessi paragonarlo a qualcosa, credo sarebbe il più fragile dei cristalli —e non c'è niente di romantico in questo paragone del cazzo. Bastava veramente poco per farlo piangere, i suoi attacchi di panico erano all'ordine del giorno e per lungo tempo ha sofferto di istinti suicidi e autolesionisti».

Una nausea risalì dallo stomaco di Taehyung e tutto ciò che voleva dire si perse nel vuoto che si era creato nel suo petto. Non si sentiva nemmeno capace di respirare, il dolore agonizzante di ciò che gli aveva rivelato JK era stato peggio del colpo che aveva ricevuto in battaglia...quel vuoto sordo, quella sensazione di malessere che gli avvolgeva la gola, che gli faceva venire voglia di piangere e di abbracciare stretto la persona al suo fianco lo portarono a boccheggiare. Le mani gli tremavano e per tenerle ferme fu costretto a stringere la presa sulla tazza, sperando che JK fosse così concentrato nei suoi tortuosi ricordi da non accorgersi della sua interna agonia.

Il dolore gli squarciò l'animo.

Ripensò a Jungkook -quello che aveva conosciuto- che, sorridente, lo abbracciava e gioiva delle piccole cose. 

Jungkook che gli diceva ti amo, Jungkook che lo permetteva di baciarlo, Jungkook che gli permetteva di toccarlo, Jungkook che gli stringeva la mano.

Jungkook che lo difendeva davanti al re, che gli diceva cose dolci e che arrossiva ad un suo complimento.

JK che affrontava le difficoltà da solo, JK che si sentiva in colpa per essere il preferito, JK che non veniva ascoltato, JK che veniva internato in un manicomio, JK che era costretto a mostrarsi impassibile pur morendo dentro.

Quei pensieri lo stavano consumando e, a giudicare dall'espressione dura ed impassibile di JK, non era il solo. Era pronto a scommettere la vita che JK soffriva per Jungkook almeno quanto Jungkook stesso -se non di più.

«Comunque, il dottore mi aveva detto che se fossi rimasto solamente io, allora mi avrebbero riportato a casa e che non avrei più messo piede in quello schifoso ospedale. Non doveva esserci nessuno e alla fine così è stato...allo stesso modo, in quel periodo conobbi Woosung e tutto acquisì un altro significato».

Taehyung sobbalzò a quel nome detto con quel misto di nostalgia, rammarico, rabbia e angoscia che lo urtarono perché, diamine, Woosung non si meritava JK. Non meritava nessuno di quei sentimenti, non meritava nemmeno essere menzionato.

E sì, che cazzo, era geloso. 

«L'ho conosciuto qui a palazzo e beh, inutile che ti spieghi cosa siamo diventati, principessa. L'hai visto da te cosa facevamo di solito». Per la prima volta dall'inizio del suo discorso, JK aveva voltato lo sguardo verso di lui prendendo, allo stesso tempo, un sorso di cioccolata perché era il suo appiglio alla realtà -anche se non sembrava bastare più.

Taehyung cercò di sopprimere le emozioni, sopprimerle fino a farle scomparire, ma non sembrava ci stesse riuscendo più di tanto -soprattutto sotto gli occhi scuri di JK che lo fissavano come a valutare se fosse ancora con lui, che lo stesse ascoltando o che stesse capendo cosa gli stava dicendo. 

Taehyung sapeva cosa JK stava cercando: giudizio, disgusto, ribrezzo, rabbia o, peggio, odio. Ma nonostante stesse frugando fino a quasi dentro la sua anima, non stava trovando nessuna di quelle emozioni. Negli occhi cerulei o nel viso angelico di Taehyung, vi era di tutto fuorchè tutto quello che si aspettava. 

Ancora una volta, non stava reagendo come invece si aspettava facesse.

«Quindi Jungkook non conosce Woosung».

JK annuì. «Esattamente. Jungkook non sa della sua esistenza, così come non lo sa Kookie» rispose senza alcuna emozione nella voce.

«Capisco. Prima di farti un'altra domanda, vorrei sapere cosa provi tu per lui». La domanda stupì JK, che alzò un sopracciglio nella sua direzione e lo guardò con palese perplessità.

«Mi stai chiedendo se io amo Woosung?» domandò JK con uno sdegno tale da risultare quasi comico. Taehyung fece spallucce e bevve la sua cioccolata con fare pensieroso. 

«Provi qualcosa di simile per lui? JK, io ho avuto altre relazioni prima di essere sposato con Jungkook e so per certo che non si continua ad andare a letto con la stessa persona solo perchè piace il sesso». 

JK alzò un sopracciglio nella sua direzione e piegò il capo di lato, incuriosito. 

Taehyung non parlava mai nè della sua vita precedente al matrimonio nè tantomeno delle sue relazioni, sapeva che neanche Jungkook ne sapesse molto e il fatto che avesse tirato in ballo quell'argomento era un qualcosa che stuzzicava fin troppo la sua curiosità. 

«Principessa, rispondi ad una mia domanda: con quanti uomini sei stato prima di Jungkook?». 

Taehyung alzò un sopracciglio e represse uno sbuffo. «Non sviare l'argomento principale, ho altre domande da farti, e sono sicuramente più pertinenti del numero dei miei precedenti partner».

«Hai iniziato tu nell'insinuare la stronzata che io potessi provare qualcosa per Woosung. Lo succhia da dio e non si lamenta di un pò di violenza tra le lenzuola: questi, per me, sono due motivi più che sufficienti per poter affermare che mi piace la sua compagnia solo perchè mi piace scopare. Ma non parlarmi di amore, io non amo proprio nessuno» commentò JK, arricciando il naso per il disgusto.

«Te l'ho chiesto perchè mi hai parlato di lui...e perchè ho visto come avete interagito durante la battuta di caccia nella tenuta di re Namjoon» spiegò Taehyung, portandosi i capelli dietro l'orecchio.

JK seguì il movimento e riportò l'attenzione sulle sue labbra, schiarendosi poi la gola per togliersi dalla mente certi pensieri.

«Rispondi alla mia domanda o non risponderò alle tue. Con quanti uomini e donne sei stato nella tua patinata vita, principessa?».

Taehyung sibilò un'imprecazione a mezzavoce e roteò gli occhi. «Di frequentazioni ne ho avute diverse, non so dirti il numero preciso ma credo un...quattro? Cinque? Di fidanzati solamente uno e si chiamava Jun» rispose a denti stretti Taehyung, lanciandogli un'occhiataccia. 

Gli occhi di JK mostravano, ancora una volta, il suo stupore. Taehyung, quel principino tutto d'un pezzo silenzioso e delicato, dal tono roco e gli occhi gentili era un tipo da frequentazioni senza impegni.

«E con le donne?» insistette JK, sopprimendo una risata all'espressione scocciata di Taehyung. 

«Una sola. Non farmi domande in merito, non ho intenzione di risponderti» sbottò subito dopo, lanciando un'occhiata di avvertimento verso JK, che alzò gli occhi al cielo.

Grato di aver scacciato un pò di ombre dai suoi occhi scuri e dal suo volto diafano, Taehyung si schiarì la voce e si dimenò sul suo posto, pensieroso.

«Chiusa la parentesi partner -sia miei che tuoi...mi chiedevo com'è possibile che nessuno si sia accorto della scomparsa di Jungkook e Kookie. Avete atteggiamenti diversi...come—».

JK fece una smorfia disgustata e sbuffò. «Non si sono accorti dei lividi che ricoprivano le mie gambe, credi davvero si potessero accorgere di qualcosa di così complesso come il nostro sistema?» glielo chiese con un tono così amareggiato che Taehyung sentì un vuoto direttamente dentro lo stomaco, la spensieratezza di poco prima svanita come una nuvola di vapore.

«Come sono ritornati tutti? Cosa è successo in quei due anni?».

JK si passò nervosamente una mano tra i capelli che Taehyung notò come tremasse visibilmente.

«Come sono stato creato io? Come è stato creato Kookie? Ecco, proprio per lo stesso meccanismo, così Jungkook è ritornato e, insieme a lui, anche Kookie. Il dottore pensava che la mia fosse una presenza permanente destinata ad essere definitiva e solo dopo che Jungkook è tornato lui ha deciso di mentire. Ha messo in piedi tutta una teoria campata per aria circa un'amnesia da stress o una stronzata simile e la cosa è morta lì. Questo è il significato dietro le parole che hai letto sul taccuino di Hoseok, questo è quello che c'è da sapere. Adesso sai un parte di verità che nessuno sa e che nessuno deve sapere. E con nessuno, intendo anche i tuoi fratelli». 

L'illusione alla sua chiacchierata con Jimin era chiara come il sole e Taehyung se ne intristì. Perchè quelle parole significavano solamente una cosa: messa in discussione. JK stava mettendo in discussione, ancora una volta, la veridicità delle sue promesse e la sincerità che lo spingeva a volerne sapere di più non per distruggerli ma per aiutarli. 

Lo colpivano dritto al cuore, quei dubbi, e per questo non nascose il suo rammarico. 

«Quando al fiume mi hai detto di non avere paura e subito dopo mi hai baciato, io ti ho creduto. Ho voluto crederti, ho desiderato farlo e ti ho dato la fiducia che mi hai chiesto, confidando nel fatto che avresti mantenuto la tua parola. E adesso, in questo preciso istante, ti chiedo io il favore di credermi. Se ti ho detto che puoi fidarti, allora puoi stare certo che non una parola uscirà dalle mie labbra su questo argomento. Non lo dirò a Jimin o a Yoongi, non ne parlerò mai neanche con me stesso se ti può fare stare più tranquillo. Però...per favore, credimi».

E JK gli credeva, gli credeva davvero. Anche perchè, adesso che gli aveva rivelato una parte non indifferente di sè e di ciò che era successo, non si sentiva pentito. Anzi, al contrario, gli era venuto naturale parlarne.

«Quindi, il mio bacio?» chiese, cogliendo di sorpresa Taehyung.

Lo guardò senza capire e JK fece un ghigno. «Hai detto che io ho suggellato la mia promessa con un bacio. Dovresti farlo anche tu, no?» ammiccò verso di lui e Taehyung ridacchiò, arricciando il naso.

«Fatti andare bene la mia parola...almeno per adesso» sorrise, strappando un mezzo sorriso anche a JK.

«Occhio, principessa, che ogni promessa è debito. Ed io ho un'ottima memoria, soprattutto per queste cose». 

Taehyung sbattè qualche secondo le palpebre, confuso. Era un flirt quello?

«Ricordi anche quanto sia stato poco carino farti la dama quella volta alla festa? Perchè anche io ho un'ottima memoria per queste cose» ribattè a tono, alzando un sopracciglio nella sua direzione e JK mugugnò dal disappunto.

«Non è stato niente di che...e poi non ti consideravo neanche, eri solo un principino con la puzza sotto il naso, che pretendevi? Che lo appendessi al chiodo?».

«Sai che non ti cade se te lo tieni nei pantaloni?» sbuffò Taehyung, imitando JK che, con un sorriso sgembo, prese l'ultimo sorso della sua cioccolata.

«Lo so, ma prima non avevo alcun motivo per farlo» mugugnò JK a mezza voce, e lanciò un'occhiata di sottecchi a Taehyung. Non capì se quello lo avesse sentito o meno, perchè la sua espressione rimase neutrale e fissa sulla sua tazza. Però, mentre afferrava il cucchiaino, fu costretto a distogliere lo sguardo da Taehyung e fece una smorfia.

La tazza era vuota.

Il disappunto si dipinse sul suo volto e Taehyung guardò alternativamente JK e la sua cioccolata per qualche secondo e, senza che dicesse nulla, il grattare della ceramica contro il legno del tavolo attirò l'attenzione di JK fino a che l'utensile non fu vicino al suo avambraccio.

«Non ti piace?».

Taehyung scosse la testa e gli sorrise. «Certo che mi piace, ma tra i due, quella che la adora sei tu» ridacchiò, «Sarei felice se ne prendessi un po' della mia, visto che la tua tazza è vuota».

JK annuì piano e travasò un pò di cioccolata nella sua tazza, porgendo a Taehyung il resto. Quel sorriso contento fece tendere le sue labbra e nascose il sorriso che a sua volta gli stava nascendo in viso voltando il capo. Sentiva la necessità di dirgli grazie ma si trattenne perché non voleva -assolutamente- cambiare la sua persona dopo tutta la fatica che aveva fatto per potersi costruire quel carattere.

Che fosse nato con quella sorta di normale attitudine allo scontro era vero, ma che l'avesse forgiato affinchè diventasse la sua caratteristica principale...quello era tutto merito suo.

«JK... posso chiederti una cosa?» gli domandò Taehyung, giocherellando con un pezzetto di tovagliolo. Il tono velato di esitazione e timore non passò inosservato a JK, che mugugnò un assenso allungandosi verso il contenitore di latta poco distante da loro ma che Taehyung aveva mancato di notare.

Prese un biscotto e lo morse, masticandolo in attesa. «Perché non lo fai e basta?».

«Perché voglio che mi prometti che non ti arrabbierai». 

Taehyung rialzò gli occhi su JK e le sue viscere si attorcigliarono, le mani tremarono appena e la presa sul biscotto quasi non cedette. Un nuovo senso di quella che interpretava come tristezza lo assalì improvvisamente.

«Principessa, parla e basta» roteò gli occhi JK, mettendo però un piccolo broncio che Taehyung notò e che, d'istinto, sfiorò con l'indice.

Solo dopo si accorse del suo gesto e che, merda, quello non era Jungkook e non era neanche Kookie.

Infatti, dire che JK rimase attonito al gesto fu un mero eufemismo, che portò l'altro a spalancare gli occhi e arrossire dall'imbarazzo, coprendosi poi il viso con una mano.

Taehyung, non te ne risparmi mai una.

«Scusa, sono abituato a farlo con Jungkook o Kookie...non ci ho neanche pensato che potesse darti fastidio». Si morse le labbra e guardò un pò in giro senza però guardare JK che, invece, rilassò l'espressione e fece una piccola risata.

«Ti stai davvero giustificando? So quanto sia difficile controllare certi impulsi o istinti, io per primo fatico a tenere a bada cose che fa Jungkook o il biscotto». 

Taehyung alzò le sopracciglia alla consolazione -sì, lo stava proprio consolando- e sbattè curiosamente le palpebre.

«Anche per adesso?» chiese con curiosità crescente. Quest'ultima gli illuminò gli occhi e la sua contentezza crebbe all'annuire di JK che...si era solamente immaginato il tono emozionato e assolutamente affascinato di Taehyung, vero?

«Per esempio?! Scommetto che c'entrano qualcosa i biscotti, Kookie ama i bis—» le parole via via sfumarono perchè, senza che se lo aspettasse, JK iniziò a protendersi verso di lui; gli occhi scuri della stessa tonalità calda di quella bevanda zuccherina lo guardavano con profondo interesse ed emozione. 

JK arcuò le labbra in un sorrisetto notando che le pupille di Taehyung si erano dilatate via via che la vicinanza tra i loro volto aumentava e la distanza tra di loro si accorciava. JK lo paragonò ad un gattino...questo non lo avrebbe ammesso neanche sotto la più atroce delle torture.

Si arrestò solo quando fu ad un soffio dal suo viso e gli occhi scandagliarono il volto di Taehyung per un istante. «Per esempio questo» soffiò sulle sue labbra, pur non congiungendole.

Sentì le dita di JK posarsi sul suo braccio e danzare sulla sua giacca, risalendo verso la sua spalla con una leggerezza che non credeva l'altro possedesse. Le dita danzarono sulla curva del suo collo e risalirono fino allo zigomo che, sfiorato gentilmente, si tinse di una dolce sfumatura rosea.

«O questo» mormorò ancora, sorpassando le sue labbra piegando il capo per insinuare il volto nell'incavo del suo collo. Il respiro leggero impattò in piccoli sbuffi sulla sua pelle, e le pulsazioni di Taehyung aumentarono sensibilmente nel sentire le labbra di JK posarsi per un infinitesimale istante nell'incavo sotto l'orecchio. Una sorta di trepidazione ed attesa gli si radicò dentro, così tanto che si resse al tavolo per rimanere immobile.

«Sono tutte cose che fa Jungkook con me» riuscì a tirare fuori con un tono roco non intenzionale. JK strinse la mascella e si costrinse a ritrarsi, allontanando anche le mani, che ricaddero sulle sue cosce.

«Lo so» rispose laconicamente. 

Taehyung si schiarì la voce e si mosse sul suo posto, sistemandosi i capelli per occupare il tempo.

«Prima di questa interessante conversazione, qual era la domanda che volevi farmi?» spezzò il silenzio JK. 

Farlo era stato indispensabile; tirare fuori un argomento completamente a caso era necessario perchè se avesse continuato ad assecondare i suoi pensieri, probabilmente l'unica cosa che ne sarebbe uscita non sarebbe stata una discussione, ma un qualcosa di molto simile che implicava un Taehyung seduto sul tavolo ed un JK tra le sue gambe.

«Perché odi così tanto Jungkook? So che non sono fatti miei ma...non credi che la vita sia troppo breve per passarla a lottare contro una parte di te? Credo che niente sia così difficile da non poter essere risolto. Siete un sistema meraviglioso che merita di funzionare come funzionava al principio e di essere felici insieme—E non dirmi che non lo siete mai stati perchè Kookie me lo ha spiegato, più o meno».

JK si irrigidì e le labbra si serrarono disegnando una sottile linea inflessibile. Si voltò completamente verso il fuoco ardente del camino -quello a cui avevano dato le spalle per tutta la sera- ritrovandosi, per l'ennesima volta, a rispecchiarsi in quelle lingue di fuoco frastagliate e libere.

Perché gliene voleva parlare? Perché stava sentendo quell'impulso di vuotare il sacco?

Era questo quello che Taehyng aveva provato quando gli aveva detto di aver sentito la necessità di parlare con suo fratello? Era lo stesso bisogno che adesso guidava lui?

E se fosse stato vero che fosse arrivato al quel punto della sua vita in cui aveva bisogno che ci fosse qualcuno lì per lui? Qualcuno che lo ascoltava, qualcuno che capiva senza giudicare? Qualcuno che non gli forniva alcuna soluzione ai suoi problemi ma che prestasse solamente le orecchie e la sua attenzione a lui.

Solo una persona aveva quelle caratteristiche. Ed era proprio di fianco a lui.

«Jungkook è stata la mia delusione più grande». 

Le parole scivolarono via dalla lingua senza sforzo, rotolarono tra le sue labbra e rimase a guardare, immobile, il fuoco. Lo stesso che bruciava dentro di lui. 

«Gli ho dato tutto, tutto, ho adempiuto ai miei doveri senza mai chiedere niente in cambio, e poi cosa scopro? Che scarica tutto su di me quando io non ho fatto proprio un cazzo. Non ha saputo prendersi le conseguenze delle sue decisioni e le la ha lasciate a me come se io fossi un cazzo di ripiego, una sorta di barile dove scaricare la merda che combinava lui» da più che un sussurro, la voce di JK si era sempre di più alzata e i pugni erano così stretti da sbiancare.

«JK». La mano di Tahyung si posò sul suo dorso e lo racchiuse nella sua stretta. «Prova a risolvere con Jungkook. Nessuno vi conosce così bene come voi stessi, prova a parlargli. Sei la persona migliore per parlargli e so che puoi fare anche meglio di insultarlo e chiamarlo perdente, così come hai fatto con me...fallo con lui. E tu sei l'unico che puoi dirgli cosa è successo in questi giorni e che può mettere un punto a ciò che è successo fra voi» gli sussurrò Taehyung. 

JK strinse la mascella. «Io non voglio averci niente a che fare con lui».

Taehyung represse un sospiro. «Mi hai detto che sai che Jungkook è parte di te e tu di lui. Ma se mi dici così, le tue parole vanno irrimediabilmente a contrastare le une con le altre. Se tu lo sai, allora sai anche che questa cosa che ti porti dentro non potrà permanere per sempre; non aspettare che diventi ancora più difficile» Taehyung fece una pausa. «E per quello che può valere...io ci sono. Per voi» sottolineò.

Non farti convincere, non farti convincere. Sono solo parole si ripetè nella mente JK, neanche accorgendosi di aver strizzato gli occhi per non lasciare che quelle parole permeassero le pieghe del suo cervello e lo spingessero a dargli ascolto.

Riaprì gli occhi e arricciò il naso. «Non siamo da soli» annunciò e Taehyung lo guardò con curiosità.

Hyung! T-Taetae h-ha ragione, n-non essere cocciuto.

JK strinse gli occhi verso il nulla e schioccò la lingua sul palato. «Da quando sarei io il cocciuto?» sbottò, offeso.

Lo sei p-più di Kookie! Ma n-non sono stato f-ficcanaso, però io l-la penso come Taetae. Hyung, tu non sei c-così tanto m-monello. Junkoo t-ti vuole tanto bene, c-come me. E anche Taetae t-te ne vuole t-tanto, fai pace con Junkoo piagnucolò nella sua mente Kookie, e JK si passò una mano sul viso per cercare di mettere ordine.

Da una parte c'era lo sguardo ambiguo di Taehyng e la sua mano sulla sua, dall'altra c'era il biscotto e la sua filippica circa quanto fosse importante tornare ad essere i tre moscassieri come lo erano un tempo.

«State un po' zitti tutti e due» borbottò, e Taehyung rimosse la mano dalla sua per alzarsi e stirarsi i pantaloni con gesti delicati.

«Ti lascio del tempo per riflettere e per pensarci. Se hai bisogno di me, mi trovi nella nostra stanza. Non fare tardi» gli sorrise e si chinò, senza neanche rifletterci, per dargli un bacio tra i capelli come era solito fare con Jungkook quando era arrivata la sera.

Il cuore di JK perse un battito e prima che potesse dire qualcosa, Taehyung andò via, nascondendo il suo sorriso ampio e vittorioso nel silenzio della loro camera.

Bravo Kookie, ce la possiamo fare













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NDA: Nihao a tutti <3

La frase finale di Taehyung ha senso se leggete lo special subito dopo questo capitolo, che inizialmente doveva essere per i 50k ma chissene io lo metto lo stesso perchè sono troppo cuori.

Abbiamo -finalmente- uno scorcio di ciò che è avvenuto tra Jungkook e JK; alcuni di voi lo hanno già indovinato, altri hanno solo teorie, altri non lo so perchè non me lo hanno detto MA COMUNQUE ciò non toglie che avrete comunque il quadro completo di tutto-come sempre e tra poco.

Ricordate il significato della cioccolata calda per JK? Ecco

Una nota seria: le persone affette da DID, purtroppo, hanno spesso tendenze suicide o depressive. Avere questo disturbo non è facile, non è bello e non è desiderabile. Le persone affette da questo disturbo hanno un equilibrio precario e la linea di congiunzione tra il crollo e la pace è sottile quanto un capello.

Questo è un modo gentile di dirvi che, in vista del prossimo capitolo, vi tengo la mano -perchè mentre lo scrivevo, sentivo il bisogno di averla stretta anche io.

Spero il capitolo (e lo special) vi siano piaciuti, a presto <3


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