Let Me Get Lost In You [TaeKo...

Por Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... Más

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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Por Hananami77

I venti minuti preventivati da Taehyung, effettivamente, si erano dimostrati provvidenziali ed anche più che necessari per avere la conferma -ancora una piacevole volta- che le labbra di suo marito sapevano essere la migliore delle cure per la sua ansia. Persuasive e maliziose, con parole inespresse ma con mormorii soffusi erano riuscite a placare una delle mille preoccupazioni che l'imminente incontro con Hoseok gli aveva messo addosso. 

Mille pensieri non sempre razionali gli vorticavano nella mente. 

E se Taehyung avesse cambiato idea riguardo la sua persona sentendo parlare il medico della sua condizione? E se gli fosse stato detto qualcosa che avrebbe irrimediabilmente minato il loro rapporto? 

A quei dubbi e a quelle paure -infondate, se ne rendeva conto- ci avevano pensato quindi i baci di Taehyung e le sue mani tra i capelli che confermavano, ancora una volta, che sarebbe andato tutto bene e che, sicuramente, il loro incontro era solamente una proforma per l'insistenza del re.

Per cui, con le labbra gonfie e rosse e gli occhi luminosi di aspettativa, avanzarono mano nella mano diretti allo studio del medico. Nonostante le dita fossero strette senza alcuna intenzione di sciogliersi, Taehyung rimaneva comunque due passi indietro rispetto a Jungkook proprio come etichetta reale imponeva nelle situazioni ufficiali. E dentro il palazzo, fuori dalle mura della loro stanza, loro erano sempre immersi in situazioni formali.

Ed il colloquio con Hoseok rientrava perfettamente in quella categoria, in cui necessitava un certo tipo di distacco non solo fisico ma anche emotivo -e che avrebbero rispettato, in una certa misura. 

Prima di entrare, Taehyung strizzò gentilmente la mano di Jungkook e gli fece un sorriso di incoraggiamento. «Ehi, è solo una noiosa chiacchierata con una persona indisponente. Niente che non sappia gestire» assicurò con tono velato da profonda fiducia che, come un germoglio, si radicò nel petto di Jungkook e lo indusse ad annuire e bussare alla porta con un'estrema necessità di svenire.

Junkoo, Kookie p-promette di non s-sentire, ma n-niente p-paura! Ci siamo n-noi e Taetae trillò allegramente Kookie, strappandogli un piccolo sorriso.

Questo si spense alla stessa velocità al permesso accordatogli dalla voce pacata del medico e come varcarono la soglia con qualche secondo di distanza, gli occhi scrutatori, attenti e velatamente contrariati del dottore si posarono immediatamente su di loro. Il disappunto crebbe come lo sguardo indugiò sulle loro mani legate ed entrambi riuscirono quasi a percepire quegli occhi strisciargli addosso e risalire sui loro visi. Scuri e vispi, quasi ermetici nella loro finta pacatezza, si focalizzarono prima su Jungkook e poi, con riluttanza, su Taehyung.

Nonostante fosse per metà coperto dal corpo di Jungkook, su di lui gli occhi di Hoseok si dilungarono e permasero più del consentito. Nel volto, ogni tratto espressivo -per quanto impercettibile fosse- stava tacitamente contemplando il perchè Taehyung fosse lì e con quale diritto stesse interferendo con una delle sedute che lui stesso gli aveva accordato in cambio del segreto con il re.

«Principe Jungkook» salutò il dottore dopo infiniti istanti, issandosi dalla sua solita postazione dietro la larga ed ordinata scrivania per fare un profondo inchino. Un po' meno profondo fu quello che rivolse a Taehyung, che non se ne curò più di tanto perchè, francamente, del parere del medico gliene importava poco. 

E quel poco rimandava alla salute di Jungkook, nulla che riguardasse la sua persona. 

La presa sulla sua mano si strinse anche se non era più  ferma come lo era stata prima di entrare. Come quella volta al cospetto del re, la mano del principe aveva preso a sudare per il nervosismo, rendendo il palmo scivoloso e la presa poco salda. Ma anche se non era una sensazione piacevole, Taehyung non diede segno di volersi distaccare nè di mollare la presa; al contrario, si voltò per sorridergli con fare incoraggiante. Con fare impercettibile, lo tirò per un braccio per invitarlo a prendere posto sul divanetto -lo stesso su cui si era seduto l'ultima volta che era andato in quello studio. 

E in quel momento, spalla contro spalla, mani ancora strette e in bella vista e gambe che si sfioravano di tanto in tanto, Hoseok attese che si mettessero comodi non mancando di notare le labbra rosse o il cambio di atteggiamento palese di Jungkook all'esortazione di suo marito.  

«Anche se mi è stata comunicata solo stamattina la presenza del principe Taehyung ad una nostra seduta privata, è mio obbligo chiedervi se la presenza del vostro consorte possa influenzare le vostre parole, le vostre risposte o la sincerità di ciò che mi racconterete durante la nostra ora di abituale psicoanalisi. Affinchè la terapia risulti efficace, non dovete e potete utilizzare dei filtri con me. In caso contrario, tale colloquio perderebbe di significato» spiegò senza giri di parole Hoseok. Prese posto sulla sua poltrona ed accavallò le gambe sotto la scrivania, rilassando poi la schiena contro lo schienale imbottito con in mano un plico di fogli e la solita piuma d'oca già intinta nell'inchiostro. 

«Vi posso assicurare che la presenza di Taehyung non influenzerà in alcun modo le mie parole. Sono stato io a volerlo con me» chiarì Jungkook, tirando un sospiro di sollievo come il discorso non venne interrotto dal suo balbettio. 

L'espressione di Hoseok si rilassò visibilmente e fece un sorriso, annuendo subito dopo con fare tranquillo come se il disappunto di poco prima non fosse neanche esistito. «Bene, mi fido della vostra parola come sempre. Penso sappiate il motivo per cui ho sollecitato il nostro incontro, no?». 

Jungkook annuì di nuovo e mantenne lo sguardo fisso sul medico, ricercando una tranquillità dentro di sè che forse era andata a fare compagnia alla sua voglia di essere lì, su quella poltrona, a parlare di quanto fallimentare fosse la sua vita. «I motivi sono tanti e più o meno sempre gli stessi» rispose comunque con un piccolo sorriso -poco convinto e che non contagiò gli occhi. 

Hoseok gli sorrise e alzò lo sguardo verso di lui solo dopo aver appuntato qualcosa sul foglio davanti a sè.

Che bel modo di mettere a proprio agio i pazienti pensò mentalmente Taehyung, rimanendosene comunque in religioso silenzio. 

«Non sono poi così tanti, Jungkook» commentò con leggiadria il medico, «Ma c'è un episodio che gradirei approfondire. Da quanto tempo avete crisi così violente? So che ne avete sempre sofferto, e le prime risalgono a quando avevate dodici anni, ma dell'intensità di quella dell'ultima volta non credo di averne mai viste. Mi sbaglio?».

Jungkook accennò ad un sospiro e scosse la testa, passandosi la mano libera prima tra i capelli e poi sulla gamba con fare nervoso. «Hai ragione, quelle di prima non sono mai state così forti. Di questa portata ne ho avute diverse, non tante ma sono iniziate circa un anno fa, nel momento in cui—b-beh, quando io e Taehyung c-ci siamo separati quella volta in cui JK s-si è arrabbiato» ammise con una punta di vergogna, il volto perse rapidamente il suo colore e il turbamento si palesò nel suo basso mormorio.

Essendo lì solo di supporto, Taehyung si limitò a massaggiargli il dorso della mano con il pollice in piccoli tocchi leggeri e circolari, familiari abbastanza da essere confortevoli.

Hoseok mugugnò un assenso tranquillo -come se non stessero davvero parlando di crisi emotive di difficile gestione- e piegò il capo di lato come se stesse ascoltando qualcuno raccontare una filastrocca. «Capisco. Beh, Jungkook, avresti potuto parlamene prima che arrivassimo ad una gravità tale da dovervi sedare per bloccarvi istinti autolesionisti e le allucinazioni. Avrei potuto darvi delle gocce da assumere all'occorrenza per placare il vostro stato ansioso».

Taehyung si morse una guancia alla costatazione, il flashback di JK che lanciava il flaconcino di pillole contro il muro tornò prepotentemente nella sua memoria nello stesso momento in cui Jungkook scuoteva la testa con convinzione. 

«No. Non voglio riprendere le pillole nè le gocce, n-non ci piace l'effetto che hanno su di noi. Con il dosaggio che mi hai prescritto l'ultima volta riuscivo a stento a mettere a fuoco i documenti che mi passavano davanti e poi s-siamo stati male». Jungkook arricciò il naso per come Kookie si era spaventato per la sua incapacità di muoversi, il ricordo di averlo sentito singhiozzare era quanto di peggio potesse fargli quella piccola personalità e, se ci si aggiungeva anche il disappunto di Taehyung...No, non voleva riprendere medicine che lo stordissero e gli facessero perdere nuovamente il controllo delle sue azioni.

Negli anni più difficili e nei periodi più bui che aveva affrontato, si era ritrovato ad assumerne fin troppe, accettandone sia i benefici che gli effetti più gravi e meno desiderati. Ma adesso aveva trovato un buon compromesso per quasi tutti i suoi problemi di ansia ed agitazione, ed era proprio colui che gli stava seduto vicino.

«Però con quelle pillole hai saputo tenere sotto controllo JK ed il suo operato. Forse il principe Taehyung ha influenzato le vostre scelte?».

Taehyung si rimangiò l'insulto che stava per scivolargli via dalle labbra strette ed assottigliò gli occhi verso il dottore -intento a guardare con curiosità Jungkook aggrottare la fronte con fare perplesso. «N-non esattamente. JK riuscirebbe comunque a f-fargli qualcosa se solo volesse. Ma adesso il mio equilibrio è principalmente dovuto a lui, riesco a rimanere focalizzato sul presente essendo lui il mio punto fisso e-e anche gli altri stanno bene con lui, quindi vorrei evitare di...prendere delle pillole per adesso» rispose con sincerità palese e quasi disarmante.

Hoseok prese un piccolo respiro e posò sulla scrivania la pila di fogli che stringeva tra le dita pallide, rivolgendogli uno sguardo indulgente. 

«Prendere le pillole o le gocce non è dettato solo dalla vostra volontà, Jungkook. Certe volte dobbiamo fare cose che non vogliamo per poi essere abili di fare ciò che ci fa stare bene. Tutto ciò che mi state dicendo, sicuramente lusinghiero nei confronti di vostro marito, non è però accompagnato dai fatti» iniziò Hoseok, posando i gomiti sulla scrivania ed incrociando le mani davanti al viso, lanciando ad un perplesso Taehyung una veloce occhiata.

Jungkook lo guardò senza capire. «I-in che senso? Ti sto dicendo l-la verità».

Improvvisamente, Jungkook non voleva più sapere nulla. L'unica cosa che desiderava era portare via Taehyung da lì, uscire da quello studio per potersi rifugiare nella loro stanza e rimanervi fino alla fine dei tempi, chiusi in un abbraccio stretto. E l'espressione che, nonostante fosse comunque serena, si dipinse sul volto di Hoseok, accentuò quei suoi sentimenti che gli fecero correre un brivido lungo la schiena.

Il dottore prese un profondo respiro e guardò la coppia davanti a lui alternativamente, studiandoli per pochi attimi, cedendo alla tentazione di vedere se le loro mani fossero ancora legate. Non lo sorprese vedere che sì, si stavano stringendo e -forse- erano anche più salde di prima.

«Principe, vi prego di ascoltarmi e colgo l'occasione per invitare vostro marito a fare altrettanto. Il vostro disturbo non è migliorato. Si è intensificato, scindendosi in un altro disturbo affine al vostro. Quella che avete avuto in camera vostra la notte ormai scorsa, tutte le crisi che mi avete elencato che vi hanno portato a compiere gesti o scatti improvvisi, non sono frutto di semplici crisi emotive».

Come se l'aria si fosse appena fatta irrespirabile e densa, Taehyung si irrigidì all'istante e Jungkook lo imitò. Entrambi immobili, nessuno dei due osava provare a spezzare quel silenzio spesso e brulicante di tensione che era invece caduto su di loro come un mantello invisibile ma con il peso del mondo. Schiacciati da quelle parole, le mani di Jungkook presero a tremare visibilmente davanti agli occhi seri e tranquilli di Hoseok ed il principe si morse la guancia per quanto si odiò. Odiò visceralmente la sua emotività, odiò essere lì, odiò la sua imperfezione, odiò la sua esistenza e odiò il destino per essersi accanito così duramente contro di lui senza che avesse fatto niente per meritarlo. 

Abbassò gli occhi sulle sue patetiche mani tremanti e si sentì impotente, schiacciato, quasi consumato dalla notizia che nessun miglioramento era stato fatto. Fu costretto a nascondere la mano libera dalla presa di Taehyung sotto la coscia, il cuore gli si era fermato e adesso batteva velocemente quasi a volersi separare da lui. Una voragine si era aperta proprio nel suo stomaco.

Quindi tutti i passi avanti che aveva fatto...non erano valsi a niente?

Il disturbo si è intensificato.

Come se la mente di Taehyung si fosse improvvisamente svuotata, le parole echeggiavano e rimbombavano dentro di lui in modo quasi ossessivo, in una lenta nenia che avrebbe fatto di tutto pur di sopprimere. Una voglia di urlare, di ribellarsi, di negare e di dissentire lo divorò fin dentro le viscere, portandolo a chinare il capo per chiudere gli occhi e prendere lente e profonde boccate d'aria bruciante e quasi asfissiante. 

«Parlando più dello specifico, le vostre crisi hanno un nome ben preciso: disturbo dissociativo di trance».

Jungkook deglutì sonoramente e sentì il sudore freddo imperlargli la fronte e bagnargli i capelli. Qualsiasi cosa fosse quel disturbo, non gli piaceva. L'ultima volta che gli avevano comunicato che aveva un disturbo, lo avevano fatto per dirgli che non era normale sentire delle voci nella testa, non era normale parlare con sè stessi e che non tutti avevano tante personalità dentro di sè. 

«Va tutto bene Jungkook, non assecondare il panico, rimani fermo sulle mie parole» la voce melliflua del dottore continuò il suo discorso accompagnato da un sorriso leggero.

Il panico di Jungkook era quasi tangibile, visibile dagli scatti che le sue dita avevano stringendo e rilassando la presa sulla mano di Taehyung e per questo, un'altra mano si posò a coppa sul sul suo dorso.

«Koo, non è successo nulla. Non sappiamo neanche cosa sia, sono sicuro che non è una cosa irrisolvibile» gli mormorò appena. Mantenendo il tono basso in un soffuso suono rassicurante, la sua angoscia ed inquietudine non vi si riuscirono a palesare, agevolando la veridicità delle sue parole. Jungkook chiuse un attimo gli occhi ed annuì lentamente, prendendo profondi e lenti respiri per calmarsi e calmare il suo cuore rampante.

«Prendetevi il vostro tempo, Jungkook. E quando ve la sentite, ditemi quali episodi in particolare vi hanno causato tali crisi dissociative».

Passarono pochi attimi prima che Jungkook decidesse di parlare di nuovo, collezionando ancora una volta tutti i suoi pensieri confusi per rimetterli insieme e creare un flusso temporale quanto più coerente possibile con i suoi ricordi. «La volta prima è stata causata dalla l-lontananza forzata tra me e Taehyung, quelle prima a-ancora d-dopo aver visto Taehyung deturpato d-da—o quando pensavo f-fosse morto» provò a spiegare Jungkook, la voce gli si era spezzata ad un certo punto del discorso e le lacrime minacciarono la loro comparsa.

Hoseok appuntò qualcosa sul foglio che aveva davanti, annuendo tra sé. Se l'espressione sembrava rilassata, gli occhi tradivano un'intensa concentrazione.

«In tutti questi episodi che mi avete narrato, le vostre crisi dissociative di trance sono state causate da emozioni forti ed intense. Paura, angoscia, ansia o terrore verso ciò che voi imputate o avete imputato a voi stesso hanno creato una sorta di blocco della vostra mente; questa non si è riuscita a dissociare con nessuna personalità e ha preferito estraniarvi completamente dalla realtà. Per questo i vostri comportamenti stereotipati come urla, pianti, vertigini e senso di impotenza vi hanno portato a piangere, a mordervi, a tirarvi quasi letteralmente i capelli e a focalizzarvi su eventi che non stavano avvenendo per davvero. Vi siete chiuso in una sorta di mondo parallelo in cui neanche le vostre personalità alternative riescono a districarsi».

In quel momento, la mente di Taehyung vagò. Ritornò ad antichi momenti che sembravano quasi persi, contemplando con concentrazione tutti gli atteggiamenti di Jungkook che, effettivamente, trovavano riscontro nelle parole del dottore. Eppure, c'era un episodio in particolare che non gli tornava, tra tutti quelli che Jungkook aveva elencato.

Infatti, ne mancava ancora uno.

«Dottore».

Non si frenò dall'interrompere ciò che Hoseok stava per dire; quest'ultimo richiuse la bocca e l'attenzione fu tutta su di lui. Il medico alzò le sopracciglia e gli fece cenno di andare avanti.

«E' possibile che durante una di queste fughe dissociative le personalità siano consapevoli di ciò che stia succedendo pur non riuscendo a palesarsi?» senza esitazione, gli occhi di Taehyung erano animati da una nuova fiamma che nè Jungkook nè il medico riuscirono a spiegarsi. 

Il medico non mancò di mostrare la sua sorpresa a quella domanda, fin troppo pertinente al discorso. Hoseok sembrò rifletterci qualche attimo, giocherellando distrattamente con un angolo del foglio sui cui stava scrivendo. «Potrebbe essere. Non so quanto possa essere comune che succeda, ma una delle sue identità potrebbe diventare consapevole del suo blocco ma non capirne le motivazioni. Ma comunque, anche se succedesse, non sarebbe in grado di affermare cosa ha scaturito tale crisi o tale momento di impasse».

Taehyung riflettè sulle sue parole, assumendo un'espressione così seria che Jungkook si mosse scompostamente al suo fianco per il disagio. Perchè stava facendo così? Perchè aveva posto quelle domande? Era successo qualcosa che lui non sapeva?

Prima che potesse chiedergli qualsiasi cosa, però, Taehyung rialzò il capo. «Esiste un modo per poter far ricordare a Jungkook cosa è successo poco prima di una crisi, se questa non è causata da un suo pensiero irrazionale ma da un agente esterno? Un suo blocco può avvenire per motivazioni esterne alle sue emozioni?».

Jungkook si voltò a guardarlo con le sopracciglia aggrottate e l'espressione confusa. Lo tirò per la mano per attirare la sua attenzione e Taehyung voltò il capo verso di lui. «Cosa vuoi dire? Che succede?» gli bisbigliò, incerto. Gli occhi gli si mossero velocemente per un solo, infinitesimale istante e Taehyung si chinò per parlargli dritto all'orecchio.

«Credo che qui» sussurrò, sfiorando la sua tempia con l'indice «Ci sia la chiave ad una domanda che sia io che JK ci siamo posti. Solo...state tranquilli».

Jungkook sbattè le palpebre senza capire, gli occhi scuri erano spalancati e la bocca schiusa in confusione perchè sul volto rilassato di Taehyung si stava stendendo in un piccolo sorriso di incoraggiamento.

Hoseok osservò attentamente la loro interazione, piegando curiosamente il capo per concentrarsi meglio sul loro modo di muoversi e di esprimersi. Indubbiamente, i passi avanti che il principe aveva fatto con Taehyung erano considerevoli e percepibili anche ad un occhio non esperto come il suo, e lo aveva capito anche se Jungkook aveva smesso di parlargli della loro vita privata. Il principe non si raccontava più come succedeva in passato ma lasciava che fosse lui a porgli le domande per estrapolargli qualche informazione che, il più delle volte, risultava quasi fittizia. 

Però non aveva avuto modo di vederli interagire in quel modo.  

E non era poi così difficile da comprendere il motivo per cui Jungkook non volesse prendere le pillole nè volesse ascoltare i suoi consigli. 

«Principe Taehyung» richiamò il medico, assumendo la sua posa metodica e composta. Taehyung riportò immediatamente l'attenzione sul dottore, cambiando repentinamente atteggiamento. Ma Jungkook aveva il volto colorato di un tenero rosa pesca e la punta delle orecchie era rossa mentre sorrideva preziosamente tra sé.

Interessante.

«Gli studi su tale disturbo sono incerti ma non nego che, come sono presenti fattori in grado di stimolare un'identità a comparire, così possano esserci stimoli o avvenimenti capaci di rendere Jungkook momentaneamente instabile. L'unico metodo che permette di esplorare l'inconscio è l'ipnosi. Il principe ci si è già sottoposto altre volte, ma ammetto che mi sfugge il motivo per cui voi me lo state chiedendo».

Taehyung rammentò un altro momento, quello in cui JK gliene aveva fatto cenno parlando del  "pendolo che faceva perdere a Jungkook il contatto con la realtà". Ma forse, per una volta, trovò quasi utile la presenza del dottore. 

Ma prima, doveva accertarsi che Jungkook fosse d'accordo.

«Koo, solo se tu sei d'accordo, potremmo provare un'ultima volta. Perchè...se per le crisi che hai avuto a palazzo la giustificazione fornita dal dottore è pertinente, non trova la sua ragione nel momento di completo shock e blocco che hai avuto sul campo di battaglia». Jungkook sgranò gli occhi e le labbra si schiusero, perchè effettivamente quell'episodio poteva essere considerata una sorta di semi crisi dissociativa nella sua forma più lieve.

«Vi siete bloccato sul campo?» ripetè Hoseok come se non credesse a ciò che era stato appena rivelato da Taehyung. Gli occhi del medico erano allargati e carichi di una profonda sorpresa e curiosità, così tanta che si sporse dalla scrivania e incitò il principe a continuare il discorso.

«Jungkook, vi siete bloccato sul campo di battaglia?!».

Jungkook annuì velocemente ad occhi ancora sgranati. «S-sì. E' stato un momento ma non so dirti perchè è successo nè quando. So solo che quando mi sono r-ripreso, Taehyung era già stato portato v-via da quel b-barbaro».

«Allora l'ipnosi potrebbe essere una buona soluzione per capirne di più...e per capirci qualcosa anche io» asserì con entusiasmo Hoseok. Jungkook si ritrovò a corrucciare le labbra e guardare alternativamente il dottore e il pendolo sulla sua scrivania, esitante. 

Non amava le sedute di ipnosi perchè gli incrementavano la sua già perenne confusione dovuta al suo disturbo e per questo era pronto a dire di no...se solamente un qualcuno non fosse intervenuto proprio in quell'istante.

Permettigli di sottoporti alla seduta. E' necessario.

La voce di JK gli risuonò nella mente e lo atterrì.

Ma come? H-hai sempre detto di odiare l'ipnosi.

JK fece un verso irritato. E la odio ancora, ma quando è successo hai provato a dissociarti con me senza riuscirci. Io sentivo che tu volevi farlo ma non ho capito cosa sia successo, e vorrei capirci qualcosa anche io. E poi, non hai vicino il tuo maritino?

L'umorismo di JK lo sorprese più del necessario facendolo voltare di scatto verso Taehyung, di cui incontrò lo sguardo curioso e consapevole. Quando le labbra di Jungkook si muovevano in quel modo appena accennato o gli occhi facevano quei piccoli scatti, la maggior parte delle volte succedeva quando parlava con qualcuno dei suoi alter.

C-che significa? Quindi dovrei...lasciare fare al dottore? domandò, esitante.

Sei forse idiota? E Taehyung che ci sta a fare, allora? Sarà lui a fare tutto, muoviti.

Jungkook sbattè le palpebre non sapendo se essere sorpreso da ciò che gli aveva detto JK, dalla situazione, dal fatto che avessero parlato quasi normalmente o dall'implicita fiducia che aveva mostrato verso Taehyung. 

Però, l'unica cosa che fece fu dare il proprio consenso a quella terapia, che portò Hoseok a preparare il tutto e Taehyung e a stringerlo in un abbraccio per dargli piccoli baci sulla guancia e sussurrargli «Durerà pochissimo, non più del necessario. Non ti permetterò ti venga fatto nulla di male Koo, mi ritroverai qui al tuo risveglio».

«Dottore» chiamò Taehyung, osservando con una punta di apprensione Jungkook distendersi sul divanetto lontano dalla scrivania. «Dovrete chiedergli solo ciò che vi dico e indurlo all'ipnosi senza l'uso del pendolo perchè non si trovano a loro agio guardando qualcosa muoversi fuori dal loro controllo. Voglio che sia chiaro che ve lo lascerò fare solo se promettete che lo tirerete fuori dall'ipnosi immediatamente dopo aver avuto la mia risposta» proferì con serietà tale da non ammettere le repliche che Hoseok era pronto ad argomentare. Il medico ritornò sui suoi passi per posare l'oggetto in questione, si sedette di fronte a Jungkook e prese un profondo respiro. 

Taehyung si passò le mani sulle cosce per allentare la tensione mentre il dottore iniziava a parlare, invitando Jungkook a chiudere gli occhi, rilassarsi, abbandonare il controllo del suo corpo e lasciarsi avvolgere dal torpore. 

Con il passare di pochi minuti, il corpo rigido di Jungkook iniziò via via a rilassarsi, i tratti del suo viso si distesero e le braccia rimasero stese ai lati del suo corpo. Con il respiro regolare, sembrava quasi caduto in una sorta di sonno incosciente dove, a fare da sfondo vi era il parlare lento e cadenzato di Hoseok. La voce monocorde, piatta ed incolore aveva pian piano iniziato a scavare nella memoria di Jungkook e nel mentre che lo riportava al giorno della battaglia, Taehyung afferrò un foglio di carta su cui scribacchiò velocemente ciò che gli interessava sapere.

Hoseok abbassò lo sguardo e lo afferrò e anche se la sua espressione era perplessa, la sua voce non ebbe alcuna oscillazione.

«Siamo sul campo di battaglia, Jungkook. Sei proprio tra i barbari, hai colpito diversi uomini. Che cosa ti circonda?».

«Urla. Ci sono molte urla, imprecazioni. Diversi uomini dicono qualcosa, c'è confusione ma il capo dei barbari urla più forte» rispose Jungkook con naturalezza.

«Concentrati sul loro capo. Cosa sta facendo? Dov'è?» chiese Hoseok, lanciando un'occhiata ai punti che gli aveva segnato Taehyung, il cui sudore scivolava dalle sue tempie con velocità ed anche con un pò di inquietudine. Tutto ciò che aveva a che fare con la mente era affascinante ma, allo stesso tempo, era disturbante apprendere come-se si toccavano i tasti giusti- si riusciva a manipolarla. 

«Sta venendo verso di me».

Taehyung gli diede di gomito e Hoseok lo guardò male, intimandogli di non distruggergli le costole prima della fine del tempo.

«Iniziate a combattere?» chiese, e Jungkook sibilò un "sì" come se stesse realmente respingendo un attacco o resistendo a qualche corpo. La fronte si aggrottò ma l'espressione rimase ferma.

«Concentrati su di lui. Siete solo voi due?».

«Sì ma sta intralciando il mio percorso. Io devo trovare Taehyung» rispose Jungkook con una impercettibile nota preoccupata. Taehyung fece cenno di farlo continuare ed Hoseok annuì, continuando a mantenere l'attenzione su Jungkook.

«Dov'è Taehyung? Riesci a vederlo?».

«Taehyung è lontano. Sta combattendo mentre io cerco di non farmi colpire dalla spada del barbaro. Ma devo proteggerlo!» esclamò il principe, il tono adesso vagamente più esigente nonostante continuasse a rimanere immobile.

«Quindi sei solo con il barbaro. State ancora combattendo?» insistette Hoseok e Jungkook aggrottò appena le sopracciglia.

«Sì, lo spingo via e lo allontano. Ma poi iniziamo a combattere ed è tutto...confuso. Sta dicendo qualcosa che non sento però Taehyung mi sta chiamando».

Taehyung arpionò la coscia di Hoseok e questo sobbalzò per lo spavento, scoccandogli un'occhiata allarmata ed interrogativa. Taehyung gli indicò un altro foglio che aveva appena scritto e che Hoseok lesse velocemente.

Il dottore deglutì sonoramente e si allargò il colletto della camicia con mani sudate, trovando più stressante del solito quella seduta che, solitamente, riusciva ad essere molto più controllata e pacata di quanto non lo fosse in quel momento.

«Concentrati su quella voce, Jungkook. Prova a sentire meglio, cosa ti sta dicendo?» gli chiese con pacatezza Hoseok, ed entrambi i presenti sgranarono gli occhi alla reazione che ebbe il principe. Il suo corpo si irrigidì terribilmente, le mani strinsero il nulla ed un verso strozzato lasciò le sue labbra, seguito poi da un singhiozzo. 

I battiti di Taehyung accelerarono di botto, il sudore gli impregnò la schiena e strinse la presa sulla coscia di Hoseok, che sibilò per la presa ferrea. «Cosa gli sta succedendo? Cosa significa? Svegliatelo!» sibilò con preoccupazione crescendo, deglutendo a vuoto per le lacrime che iniziarono a scendere dagli occhi chiusi di Jungkook. Quelle gocce salate si persero nell'attaccatura dei capelli e per ognuna che se ne perdeva, una nuova ne spuntava andando a tracciare lo stesso percorso della precedente. 

Hoseok scosse la testa e gli strinse il polso, invitandolo a non stringere più la presa.

«Jungkook, lui non può farti niente. Cosa ti sta dicendo? Ripetilo ad alta voce».

Taehyung era pronto a lanciare contro il muro il dottore, ma gli arti divennero pesanti come piombo, il respiro venne dimenticato e gli occhi si allargarono a dismisura, molto simili a quelli smarriti ed attoniti del medico per la risposta che seguì quell'insistenza. 

«Kook, non puoi nasconderti da me».


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Ad occhi persi nelle trame delicate del letto a baldacchino che li sovrastava, Taehyung se ne rimaneva immobile per lasciare che fosse la mente a vagare in turbini caotici senza fine e senza padrone. Si agitavano in una presenza così costante e palpabile da quasi riuscire a vederli danzare davanti le pupille strette per il quantitativo di luce nella stanza illuminata dalle calde luci delle abatjours. 

Con labbra rilassate in una smorfia preoccupata e triste, lasciava che tutta la sua colpa ed il suo senso di impotenza si riversassero sui suoi tratti delicati senza che nessuno si accorgesse della lenta agonia che lo stava consumando come le fiamme consumano un tocco di legno secco. Fingere una cordialità ed una formalità che non sentiva minimamente era stato complicato, ed essere completamente solo a lottare con mostri invisibili di cui ancora non conosceva la natura era asfissiante. 

Eppure, nonostante quelle opprimenti sensazioni che gli consumavano le membra e la ragione, trovava la forza di fingere per il bene suo e di suo marito. E, proprio come da tre notti a quella parte, si era ritrovato a fine giornata a raccogliere i frammenti della sua volontà per rimetterli insieme sperando che riuscissero a ritornare integri prima del nuovo giorno. 

Con dita delicate e gentili, lasciava che queste scorressero nei capelli setosi e corposi di Jungkook che, disteso su di lui, lo stringeva con le braccia avvolte alla vita e teneva il capo posato al centro del suo petto. L'orecchio era premuto proprio in prossimità del cuore, lasciando che il suo respiro si armonizzasse con quel ritmo basso e ridondante. 

E quello stato permaneva da tre, lunghissimi giorni -precisamente, dopo aver dato voce a quella frase agghiacciante. Quando Hoseok lo aveva risvegliato, erano stati accolti da un confuso Kookie che si guardava intorno e si lamentava del mal di testa e della confusione. Ma solo dopo poche ore, Jungkook era tornato e, con lui, era stato palese anche il suo drastico cambiamento.

Chiuso completamente al mondo esterno, Jungkook aveva smesso di parlare, di mostrare espressioni e di interagire con chiunque. Con occhi vacui ed inespressivi, guardava tutto ma non sembrava vedesse niente, non rispondeva neanche alla più semplice delle domande che richiedeva solo un assenso o un dissenso.

E più cresceva la sua apatia, più l'animo di Taehyung si permeava di sensi di colpa, in un crescendo veloce tanto quando lo erano le lacrime che, nel buio della notte e dopo essersi assicurato che Jungkook dormisse, versava accarezzandogli i capelli o la schiena. Era stato uno stupido, ancora una volta, per aver pensato di poter uscire indenni da una seduta con il dottore, ed era stato ancora più stupido nell'aver avanzato quella proposta che sì, gli aveva fornito una risposta alle sue domande, ma a quale prezzo?

Il più caro che avesse mai pagato, se avesse dovuto fare un bilancio del mutismo regressivo in cui si era rifugiato Jungkook, le cui uniche attività in cui sembrava volesse dilettarsi erano lunghe sessioni di carezze fatte da Taehyung che doveva -tassativamente- essere abbracciato e stretto a lui. 

Quei piccoli aspetti erano gli unici verso cui sembrava effettivamente mostrare un pò di apprezzamento in più, ma ciò non toglieva che mancasse di qualsiasi emozione e che questa nuova quanto -sperava- temporanea condizione portava non poca perplessità a palazzo.

Un piccolo sospiro contento si mischiò all'armonia della sua angoscia e Taehyung socchiuse gli occhi, ripetendo quel gesto che il principe sembrava apprezzare. Le dita massaggiarono lentamente il suo scalpo in piccoli movimenti circolari, in una sorta di lento massaggio che portò Jungkook a quasi stiracchiarsi come un gatto ed affondare il viso nel suo petto, abbracciandolo ancora più stretto.

Un pensiero -balenatogli nella mente già dal momento in cui quella fatidica frase era sgusciata dalla labbra del principe- tornò prepotente a bussare alla sua memoria istigandolo ad abbassare lo sguardo dove la testa di Jungkook giaceva. Forse non era la cosa più giusta da dire, ma c'erano buone probabilità fosse la più logica da fare.

«Koo» sussurrò lievemente, attirando l'attenzione del principe. Questo issò la testa e puntò i gli occhi grandi e stranamente espressivi su di lui, non emettendo neanche un suono ma donandogli la sua più totale attenzione. Taehyung gli fece un piccolo sorriso accennato e portò le mani sul suo viso, passando i pollici delicatamente sui suoi zigomi. 

«Vorrei chiederti di fare una cosa per me...puoi?».

Alle parole sussurrate da Taehyung, Jungkook rispose con uno sguardo perplesso e confuso, issandosi sul gomito con il capo piegato e mille domande inespresse ad illuminargli le iridi scure e profonde. Ma nonostante non avesse capito a cosa Taehyung si stesse riferendo, annuì con fare esitante perchè un pò di curiosità la nutriva.

Taehyung prese un profondo respiro e deglutì silenziosamente, continuando a guardarlo negli occhi per assicurarsi che Jungkook non solamente potesse comprendere la sua richiesta ma che per lui non era semplice chiedere quel tipo di cose.

«Io avrei bisogno di parlare con JK, puoi lasciarmelo fare? Anche in coscienza condivisa va bene, ma—» le parole sfumarono sulle sue labbra fino ad arrestarsi senza prima aver finito il discorso perchè Jungkook, ad ogni parola che lasciava le sue labbra, aveva allargato sempre di più gli occhi fino a spalancarli del tutto. Lo stava guardando come se fosse impazzito, come se fosse incredulo che lui gli chiedesse di poter parlare con JK. 

Per questo stato di totale sorpresa, Jungkook lo fissò per intensi attimi cercando un motivo più che razionale per giustificare quella richiesta. Che si fosse stancato di stargli vicino?

L'idea che l'unica persona che contava davvero nella sua vita, colui che era diventato il suo mondo, preferisse parlare con JK anzichè stare con lui gli fece più male di quanto avesse mai potuto immaginare. 

Cosa c'era di sbagliato in lui?

Taehyung sgranò gli occhi ed il panico gli strisciò dentro nello specchiarsi nelle iridi lucide e cariche di lacrime del principe, il cui mento si era arricciato leggermente e il labbro inferiore catturato tra i denti fino a farlo diventare bianco. 

«No, no Koo, per favore non piangere! Perché stai piangendo? Ti ho forse ferito in qualche modo?» esclamò Taehyung con tono allarmato. La prima lacrima scivolò sullo zigomo di Jungkook e si perse tra le sue dita, inumidendogli dolorosamente la pelle ed aumentando il suo -già esponenziale- senso di colpa. Si mise seduto e lo abbracciò stretto, affondando il volto nella curva tra il collo e la spalla ad occhi strizzati per evitare che si sciogliessero in copiose lacrime a stento trattenute. 

«Koo, ti prego non piangere. Non volevo farti piangere, mi dispiace tanto» mormorò in tono strozzato, stringendo i denti per ricacciare indietro quelle insidiose dimostrazioni di afflizione e dispiacere, passando le mani sulla schiena del principe continuando a mormorare una serie di scuse per averlo fatto stare male.

Il fatto che Jungkook non stesse ricambiando il suo abbraccio ma che se ne stesse inerme con le braccia stese lungo i fianchi gli amplificò quelle sensazioni opprimenti e oppressive, portandolo a detestarsi con tutto sè stesso per aver sbagliato tutto sin dal primo momento in cui avevano aperto gli occhi al mondo dopo la loro notte insieme.

Tutti quei sorrisi, quelle spensieratezze e quegli sprazzi di felicità gli erano stati strappati via come se non vi fossero mai appartenuti, in un lento e tortuoso cammino che non stava facendo altro che deteriorare ogni suo sforzo nell'andare avanti. 

Si sentiva uno stupido a non riuscire ad andare avanti da solo, a non essere forte abbastanza da poter ricordare a Jungkook da dove venisse e a chi appartenesse. Chi fosse in realtà.

«S-se parlo di nuovo, m-mi vuoi?».

Il soffio di Jungkook dritto contro il suo orecchio e velato da una malinconia quasi struggente, lo portò a distaccarsi per guardarlo, attonito. L'espressione del principe era stravolta da un senso di tormento dovuto all'idea che forse era davvero come aveva pensato in principio: Taehyung si era iniziato a stancare di lui abbastanza da non volerlo vicino. 

E la consapevolezza di non essere abbastanza neanche per la persona che lo amava lo dilaniò lentamente dentro, così tanto che si sentì quasi morire. 

Tutti preferivano JK.

Lui lo sapeva che, tutti, prima o poi finivano per preferire JK a lui. Suo padre stesso, l'unico genitore che gli era rimasto, aveva sempre mostrato il suo più sincero e manifesto apprezzamento nei confronti della sua identità forte ed indipendente. Lo aveva capito con il tempo e lo aveva visto lui stesso nei momenti di coscienza condivisa con JK -all'insaputa del re, ovviamente. Non era nuovo per lui sentirsi un rimpiazzo del suo stesso corpo, una sorta di esubero di cui si poteva benissimo fare a meno -o, peggio, che si preferiva non vedere mai. 

Taehyung amava lui, vero, ed i suoi pensieri sconnessi cozzavano con tutto ciò di cui avevano parlato nei mesi precedenti, di ciò che Taehyung gli aveva detto appena tre giorni prima e di ciò che sapeva l'altro provasse per lui. Eppure, il suo grande senso di inadeguatezza non smetteva di pressarlo; come un cane pronto a mordere, così la sua paura di essere respinto per il suo vero io era sempre pronta ad avvilupparlo ed asfissiarlo. 

Stai con me, non te ne andare avrebbe voluto urlarlo, ma qualcosa di più forte della volontà di parlare non gli permise di esprimere i suoi pensieri. 

«Koo! Oh, dio santissimo ti ringrazio» esclamò Taehyung. Jungkook non mancò di notare come i suoi occhi cerulei si fossero dapprima illuminati di un bagliore di gioia e poi, successivamente, si erano sciolti come nuvole cariche di pioggia che aspettavano solamente di lasciarsi andare. «Koo, piccolo Koo ho davvero temuto il peggio e—hai parlato» mugugnò abbracciandolo con il volto contro il suo collo.

Le lacrime di Taehyung gli bagnarono la pelle e Jungkook passò un braccio attorno alla sua vita. «T-tae?».

In risposta, Taehyung tirò su con il naso.

«M-mi dispiace così tanto c-che per colpa mia tu abbia s-smesso di parlare. Non volevo che succedesse nulla—del genere». La voce di Taehyung oscillò per qualche attimo, si spezzò in diversi punti e sparì in altri, portando quel discorso ad essere un ammasso confuso di parole che però Jungkook comprese. E la causa che portava Taehyung a piangere era il senso di colpa verso di...lui?

«No, Tae. N-non è colpa tua» cercò di dirgli con tono convincente, ma smise di parlare allo scuotere violento del capo di Taehyung che, districatosi dalla sua stretta, aveva alzato il viso verso di lui lasciando che le lacrime fluissero liberamente dai suoi occhi e scendessero sulle guance fino a colare dal mento ed infrangersi nel tessuto della camicia.

Con mani tremanti tentò di tamponarsi le guance con l'intento di placare il suo pianto -non ottenendo alcun risultato.

«Invece lo è. Credevo fosse una buona idea ma dopo esserti svegliato non mi hai più rivolto la parola e non poter sentire la tua voce—mi sono sentito morire. Mi dispiace così tanto, dio mio mi dispiace, è stata tutta colpa mia». Taehyung si coprì il volto con le mani, volendo profondare nei suoi palmi pur di sottrarsi allo sguardo di Jungkook che, sicuramente, avrebbe contenuto la consapevolezza di essere stato lui la causa di quella regressione.

Stentava a riconoscersi in quel momento, non era da lui piangere in quel modo, cedere. 

Eppure, lo stava facendo. 

«Mi dispiace, perdonami. T-ti prego, io non volevo...e adesso pensi addirittura che io voglia JK per parlare!» lo disse a mò di aggravante, scuotendo la testa con fare continuo, «Quando ti ho chiesto di parlare con JK, è stato solo perchè lui può aiutarci a-a capire cosa è successo sul campo...perchè ti ha detto quelle cose, perchè—lui stesso si era accorto che qualcosa non andasse, quindi ho pensato che fosse giusto che l-lo sapesse». Cercò di essere chiaro nonostante i singhiozzi, asciugandosi le guance con la punta dei polpastrelli che, con delicatezza, catturavano quelle stille e le allontanavano dal suo viso. Il naso era vagamente arrossato, gli occhi diventati quasi trasparenti e le guance chiazzate di rosso per lo sforzo di trattenersi. 

Jungkook si perse nei pozzi cerulei che erano gli occhi di Taehyung, le cui suppliche di perdonarlo erano lampanti, il suo tormento quasi tangibile e le lacrime impudenti ed impertinenti a rafforzare il suo rammarico.

Jungkook si sedette sui talloni e allungò una mano per passarla sulla guancia di Taehyung, cercando di spazzare via le tracce del pianto. «Tae, non sei s-stato tu a...a farmi smettere di parlare. Non è stata colpa tua s-se ho ricordato qualcosa. Io—io quando ero piccolo ho smesso d-di parlare all'improvviso, ed è stato un pò c-come se...come se fossi tornato a quel momento. Io non so cosa abbia d-detto durante l'ipnosi, n-non me lo ricordo. È stato s-strano, mi dispiace» mormorò Jungkook abbassando gli occhi e chinando il capo quasi come se provasse vergogna per sè stesso. 

Taehyung lo guardò senza capire e si mosse scompostamente. «In che senso strano? H-hai smesso di parlare, se io non avessi avallato—».

«No, Tae, c-credimi» lo interruppe Jungkook, la voce ridotta ad un basso sussurro, «Io non ricordo cosa h-ho detto, te lo assicuro. Quando s-sono tornato, mi è venuto istintivo n-non parlare, non volevo f-farlo e quindi ho s-smesso».

Taehyung ingoiò a vuoto per sciogliere il groppo alla gola e lasciò cadere le mani sulle sue gambe.

«Koo, hai smesso di parlare come quando eri bambino? Perchè non hai provato a, non so, spiegarmelo in qualche modo?» chiese Taehyung, una piccola speranza di aver spezzato quella sorta di mutismo ad albeggiargli dentro.

Jungkook sporse il labbro inferiore. «N-non so come mai ma n-non volevo farlo. Anche se provavo a parlare, io non v-volevo e quando è successo la prima volta i-io non comunicavo in nessun modo. Però prima ero u-un bambino ed ero da solo, e a s-sbloccarmi adesso è stato i-il pensiero che tu...» il broncio triste divenne più pronunciato e il discorso non venne mai concluso.

Taehyung si asciugò le guance con la manica della camicia e si sporse verso di lui. «Che io...?» lo esortò con occhi grandi e preoccupati.

«Che a-anche tu preferissi JK a m-me» ammise infine, sospirando rumorosamente subito dopo. Le spalle gli si incurvarono come se si stesse per chiudere in un guscio e le mani -ferme sulle sue gambe- avevano iniziato a tremare e per fermarle, stringeva il tessuto con scatti nervosi.

«Anche? Koo! Non dirlo neanche, non ti permetto di dire così! Io non potrei mai preferire qualcuno tra voi tre, siete tutti speciali e questo non smetterò mai di ripetertelo. Jungkook... io non posso preferire un tuo lato più di un altro, non lo farò mai» cercò di convincerlo Taehyung, allungando una mano verso di lui per dargli un piccolo colpetto sotto il mento.

 Jungkook alzò il capo e lo vide fare un piccolo sorriso.

«Ma—» protestò, ma Taehyung schioccò la lingua contro il palato. 

«Quando dico di amarti, non lo dico perché sono preso da un momento romantico e trovo ispirazione nel cosmo. Io non so cosa ti abbiano detto dell'amore, ma ti dico cosa penso io di questo e di te. Quando ami qualcuno accetti quell'altra persona nella sua totalità, accetti ogni singolo pregio ed ancora di più i suoi difetti—anche se, ai miei occhi, tu non ne hai. Loro non lo sono. Ti rendono solo ancora più speciale e per questo non esiste una parte di te che amo di più ed una di meno, esiste una parte che vorrei stringere, una parte che vorrei baciare ed una parte con cui voler dialogare. Ed io...io ti amo e basta».

Taehyung sentì le guance pizzicare per il rossore che gli stava spuntando perchè, nonostante fossero discorsi simili a quelli fatti in passato, la situazione in cui lo stava dicendo era profondamente diversa dal solito.

«Se qualcuno preferisce una personalità rispetto ad un'altra allora è uno stupido, il cui parere vale meno di niente».

Il cuore di Jungkook si trasformò in un turbine di sfarfallante gioia, così tanta che sentì come un brivido irradiarsi verso ogni estremità del suo corpo.

In uno slancio dettato dai quei sentimenti scoppiettanti e così forti da fargli quasi uscire il cuore dal petto, Jungkook si protese in avanti e gli prese il volto tra le mani, chiudendo la distanza tra di loro con la stessa fugacità di un respiro. Bastavano quelle parole a far sciogliere come ghiaccio al sole tutti quei castelli di sabbia che avevano rischiato di fargli dubitare di tutto ciò in cui aveva creduto e riposto le energie.

Colpito ma non sorpreso della morbidezza che si posò sulle sue labbra, Taehyung chiuse gli occhi e lasciò che fosse Jungkook a decidere dove e come quel bacio sarebbe arrivato. Lasciò che fosse lui a muoversi per primo, a premere più a fondo le loro labbra per spingere le sue ad iniziare una lenta e dolce danza conosciuta. Le loro bocche si mossero in modo consapevole ed autonomo, mosse da una propria volontà di toccarsi e riconoscersi. 

La lingua di Jungkook passò sul suo labbro inferiore e si insinuò solo per pochi attimi tra le sue labbra schiuse, ritraendosi e ripetendo il gesto subito dopo per far sì che, ad attenderlo, ci fosse quella di Taehyung. Questa scivolò contro la sua, sottraendosi al contatto per venire ricercata da quella del principe, che si protese maggiormente verso di lui piegando la testa.

Come una boccata d'aria dopo un'apnea troppo lunga, Taehyung era l'ossigeno che gli mancava, quella sorta di fiamma di vita capace di accendere il suo cuore e bruciare i rovi che lo attanagliavano.

Un sospiro risuonò tra di loro, le mani di Taehyung viaggiarono sui suoi bicipiti e risalirono fino ai suoi capelli dove le dita si intrecciarono e si strinsero in una presa stretta che sapeva l'alto adorasse particolarmente.

Infatti, in risposta arrivò un piccolo grugnito che lo fece ritrarre appena senza che fosse sazio delle labbra dell'altro. Lasciò sulla bocca schiusa di Taehyung un'umida e lenta lappata seppur accompagnata da un rossore diffuso delle guance e dalle mani sui fianchi dell'altro, adorandone la compattezza.

Taehyung respirò sulle sue labbra ad occhi schiusi, congiungendole ancora una volta con l'intento di consumarle; minuti di mormorii umidi, schiocchi sonori e sospiri esagitati scandirono il loro rincontrarsi fino a che non si separarono. Con le fronti a contatto e i loro ansimi a condensarsi nel piccolo spazio tra loro, si contemplarono in silenzio.

«Il mio discorso è stato così convincente?» sussurrò Taehyung facendo un sorriso. Jungkook arricciò il naso e gli pizzicò i fianchi.

«Direi di sì...? M-mi è mancato t-tanto baciarti» ammise con imbarazzo.

«Mi sei mancato anche tu, Koo. Stavo per dimenticarmi le tue fantastiche labbra» gli fece l'occhiolino Taehyung. Se avesse saputo che il suo discorso avesse avuto la capacità di farlo tornare a parlare, probabilmente lo avrebbe affrontato molto prima.

Un guizzo divertito passò negli occhi di Jungkook ed il secondo dopo, le loro labbra erano tornate ad unirsi per fondersi insieme. Ma stavolta, Taehyung fu preso alla sprovvista da come Jungkook lo spinse a distendersi sul letto per troneggiargli sopra. Insinuato esattamente tra le sue gambe, Jungkook si reggeva sugli avambracci per evitare che qualsiasi parte del suo corpo patisse il distacco da quello di Taehyung, intento a stringergli nuovamente i capelli ma stavolta tirandoglieli per indurlo a piegare la testa. 

Mentre le loro lingue danzarono, Taehyung non resistette all'idea di avere un assaggio dei muscoli della schiena di Jungkook e quindi tracciò il profilo dei solchi muscolari e delle loro curve da sopra la camicia, godendo dei piccoli brividi che scossero il corpo del principe sopra di lui.

Se i deja-vu non propriamente piacevoli di Taehyung tornavano alla memoria, erano abilmente scacciati dal pensiero che in quei tristi momenti non c'erano baci gentili, labbra peccaminose nè tantomento sentimenti ad aleggiare nella stanza scura. E quindi quella era l'occasione che stava creando Jungkook per dirgli di superare insieme quelle memorie passate; il principe aveva imparato da Taehyung che se le parole non erano sufficienti, allora ci avrebbero pensato i fatti a parlare per loro.

Taehyung sorrise nel bacio e gli pizzicò una natica mentre si abbandonava ad un piacevole quanto intenso nuovo momento della sua vita, abbracciandolo esattamente per come questo gli veniva offerto: a cuore aperto. Le sue gambe affusolate -e sensibilmente meno muscolose di quelle di Jungkook- si flessero per poi avvolgersi attorno alla vita stretta del principe sospingendolo verso sè. 

Un gemito piacevolmente sorpreso risalì dalla gola di Jungkook che, notato che Taehyung non fosse più rigido tanto quanto lo era stato in un primo momento, sospirò contro il suo viso e, mentre si appropriava delle sue labbra ancora una volta, mosse sperimentalmente le anche.

Dentro di sè stava mentalmente panicando perchè lui non era quasi mai colui che intraprendeva quel tipo di intercorsi tra loro, ma aveva resistito a cose ben peggiori di quello che poteva essere il suo imbarazzo dovuto all'intraprendenza -e poi, voleva che Taehyung vivesse bene la sua vicinanza. 

Era mosso da una volontà più nobile del semplice deliziare Taehyung -seppur fosse una prospettiva allettante- e qualsiasi cosa JK gli avesse fatto in passato, avrebbe fatto in modo di porvi rimedio come possibile. Soprattutto dopo aver capito come fare con quel tipo di esperienze.  

Un gemito roco si infranse nella sua bocca che provenne direttamente da Taehyung; i loro petti si compressero come si mossero insieme, Jungkook roteando i fianchi e Taehyung facendo leva con le gambe ed issando il bacino. Un brivido di intenso piacere si propagò ad ondate dentro di lui al collidere dei loro fianchi, intensificato da Taehyung che prese a succhiargli lentamente la lingua. Carezzata di tanto in tanto dalla sua gemella, per rendere il gesto più esplicito e suggestivo, Taehyung muoveva il volto allo stesso ritmo con cui le onde venivano sospinte sulla sabbia. Le mani scesero lungo la sua schiena e si piazzarono sul sedere sodo di Jungkook -che provvide a strizzare diverse volte per quanto fosse divino.

Nonostante non fosse esattamente come la loro prima notte insieme, quella passione più presente e meno velata non turbò Jungkook tanto quanto lo aveva fatto quella volta in tenda. Forse perchè sapeva cosa aspettarsi, forse perchè si sentiva così perso nell'altro da non farci caso o semplicemente perchè quella era la sera che voleva dedicare a Taehyung, rigettò l'ondata di timidezza ed invece spinse di più la lingua nella sua bocca, arcuandola per toccargli il palato.

Si issò sulle mani solo quando i polmoni iniziarono a bruciare ed il respiro a farsi sempre più affannoso e Taehyung schiuse gli occhi. Ad attenderlo, quelli di Jungkook, su cui ci si poteva specchiare per quanto fossero grandi. Aveva le guance rosse e il fiatone, le labbra schiuse erano lucide, le narici si dilatavano per riprendere fiato, la camicia abbondava sul davanti mostrando il suo busto scolpito e contratto per la posizione, mentre i capelli ricadevano in avanti e dondolavano leggeri in un oscillare simile a quello degli orecchini.

«E' ok s-se ti sto s-sopra?» mormorò Jungkook, perdendosi nelle fattezze quasi eteree di Taehyung sotto di sé. Era estremamente soddisfacente poter constatare che era lui a rendere così peccaminosa la figura di suo marito, ed ancor di più lo era il pensiero che fosse l'unico a poterlo vedere in quel modo. 

Le guance di Taehyung si ricoprirono di un soffuso rossore e si morse il labbro per sopprimere il sorriso. 

«Sì, certo. So che sei il mio piccol—beh, magari non tanto piccolo Koo» asserì, e Jungkook si aprì in un sorriso più ampio del suo. Ma poi Taehyung affilò lo sguardo e le labbra si incurvarono sensualmente in un piccolo ghigno.

«E sto amando l'averti sopra almeno tanto quanto l'averti sotto» mugugnò con quella voce roca ed illegale seguita da un sensuale ammiccamento che fece fermare il cuore di Jungkook. Lo guardò con esitazione e sfavillante eccitazione difficile da nascondere e Taehyung conosceva quello sguardo. 

Alzò un sopracciglio con divertimento palese e rafforzò per qualche attimo la stretta delle cosce sui suoi fianchi.

«Qualche idea sul dopo, Koo?» domandò, ridacchiando apertamente come il rossore di Jungkook toccò una nuova sfumatura più scura e persistente. Ogni volta che arrossiva, le sue piccole efelidi si rendevano più visibili, ma impagabile era il suo balbettio sconnesso mentre cercava di spiegargli cosa volesse. 

«E-ecco, m-mi chiedevo s-se—se...s-sì beh, e-ecco, avevo pensato—».

Il discorso si perse come Taehyung si leccò sensualmente le labbra con la punta della lingua, godendo per come gli occhi del principe ne seguirono il movimento senza nemmeno battere le palpebre.

«Certo che sì». 




















✁✁✁✁✁✁✁✁

NDA: Koo, sei un patato. 

Sì, dovevo dirlo e non sono riuscita a trattenermi perchè il personaggio di Jungkook mi softa anche quando non dovrebbe¯\_(ツ)_/¯

Piccola nota: il disturbo dissociativo di trance può come non può essere da accompagnamento al DID. Tutte le crisi profonde dei capitoli precedenti erano queste. Ma siccome, effettivamente, di casini ce n'erano pochi, perchè non aggiungerle?

Vi prego di avere pazienza con questa storia, so che state tutti aspettando JK e che i capitoli sono tanti e a volte noiosi, ma manca poco all'inizio dell'ultima parte di lmg dove avrete pane per i vostri denti e un JK alquanto compromettente. Nel frattempo, se notate qualsiasi cosa che vi porta ad annoiarvi o a perdere interesse per questa storia, per favore, ditemelo^^

Detto questo, torno a piangere nell'angolo per Life goes on, Blue & Grey e Fly to my room. Adieu


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