Nell'arco di una vita

By EmilyTongiani

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Siamo noi gli artefici del nostro destino ? O è già tutto scritto ? Noemi e Alexander ci faranno viaggiare... More

capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Episodi dal passato
Capitolo 9
capitolo 10
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17

Capitolo 11

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By EmilyTongiani

Una  piccola  nota: scusate l'attesa ragazze, da  oggi tornerò a scrivere a intervalli regolari di due  o tre giorni al massimo. 

Comunque vi ringrazio come  sempre  del vostro sostegno e  ora senza altri indugi riprendiamo la  storia !

Baci.

Esco dalla  porta  con ancora  il sorriso stampato sulle labbra, indosso solo la  mia adorata vestaglia e il freddo si sta facendo pungente.

In meno di due  minuti arrivo alla porta, la mia convinzione  inizia a vacillare e valuto quasi l'idea di tornare domani mattina, ma la mia mano quasi si muove da sola e senza neppure rendermene conto le mie nocche battono piano sul mogano freddo.

Attendo qualche  minuto ma  non ricevo risposta, provo a bussare di nuovo questa volta con un po' più di convinzione, ma nulla  nessuno risponde.

Ritorno in camera con passo lento, non so se mi disturbi di più il pensiero di non averlo visto o quello di non essere riuscita a chiedergli che  cosa accadrà tra due  settimane. 

Entrando in camera  i miei occhi si posano  sulla  splendida  scatola  e  un sorriso affiora di nuovo sulle  mie  labbra.

Ripongo il magnifico regalo nell'armadio e  mi infilo sotto le  mie calde  coperte, in pochi istanti dormo già profondamente.

La mattina seguente  il mio primo pensiero è trovare Alexander e chiedergli del misterioso evento, così mi vesto e mi preparo per  iniziare  una nuova  giornata di lavoro.

Scendo in cuicina  dove  Meggie  mi saluta e  miricorda  che devo ancora affrontare  il suo orribile  interrogatorio riguardo la ''magnifica'' uscita  con Fabio. Abbozzo un sorriso per  niente  convinto, ed  inizio a preparare  il vassoio da  portare in camera  del signorino.

''No Noemi, oggi servirai la colazione con noi, il signor Alexander  ha lasciato la casa di buon'ora portando via  solo una mela, ha fatto sapere che  non tornerà nemmeno per  il pranzo'' 

mi volto quasi pietrifica  verso Carla, che  si supisce  visibilmente della mia reazione, così ritorno in me  e facendo finta di nulla  rispondo.

''D'accordo, in questo modo oggi potrò andare a trovare  mia madre, niente di meglio !''

Esco dalla cucina  diretta  in camera di Alexander, almeno se  lui non c'è potrò svolgere  prima  le faccende  riguardanti camera sua  e  oggi potrò davvero passare a trovare mia madre.

Ma la stizza  che  sta crescendo in me  non riesco proprio a nasconderla, dovrò tenermi le mie dmande ancora  per un bel po' e  oltre a cio' non potrò nemmeno vederlo per quasi tutta  la giornata.

Vorrei proprio sapere che  cosa  sta facendo quel viziatello di tanto importante da dover  uscire di casa prima  delle  sette del mattino. 

Entro in camera come  una furia, inizio aprendo tutte  le finestre  e rassettando il bagno, dopodichè mi dedico a rifare  il letto, mentre  scuoto le  lenzuola  vedo volare leggero come  una  piuma  un foglietto di carta. Stupita e incuriosita  mi allungo sul gigantesco letto e  violo una  delle  principali regole delle cameriere ovvero : farmi i fatti miei e  non scuriosare mai tra le cose dei clienti.

Buongiorno curiosona  di una cameriera, oggi come  hai certamente saputo non avrai il privilegio di accudirmi ( sono sicuro che sei disperata), putroppo mia  zia  mi ha assegnato delle  importanti commissioni per l'evento che si terrà tra due settimane ( a cui se  non lo hai capito sei invitata).

Comunque  ragazzina  ci vediamo stasera.

PS: Smettila di piangere annusando il mio cuscino, giuro che torno   ; P

E' più forte di me  un sorriso da ebete mi si dipinge  in faccia, subito cancellato dalla  parte razzionale  di me  che si rende  subito conto che il signorino ha volutamente evitato di scrivere  cosa accadrà, ha semplicemente scritto ''l'evento'' ma di che cosa  si tratti nemmeno una parola.

Questo tizio sarà la mia rovina.

Decido di scrivergli una breve risposta sul retro del foglietto.

''Caro signorino la sua assenza  non mi causa disagio alcuno, anzi senza di lei ho più tempo libero.

PS: il suo cuscino è più asciutto che mai ''

mi reputo una ragazza piuttosto forte, ma con lui mi viene naturale essere gentile  e  quindi anche se vorrei finire il biglietto qui aggiungo una piccola riga.

''PPS: grazie per  il magnifico regalo''

Rifaccio il letto, lo ammento con un po' più di allegria, diciamo con molta,molta  più allegria di quando ero entrata  in questa stanza.

Durante  il servizio della colazione  ai signori ho notato una certa tensione  tra  i due, ma  la colzione  è andata avanti senza intoppi  ed  io ho lasciato perdere.

Nell'arcodella  mattinata sono riuscita a svolgere egreggiamente tutti i miei compiti e così alle  due  del pomeriggio, completamente soddisfatta sono già libera dai miei obblighi.

O almeno credo.

Infatti vengo bloccata  da Meggie  che  pretende  un colloquio con me immediatamente, così sbuffando un po' mi siedo con lei nella stanza riservata al personale e  inizio a raccontarle  tutto quello che  è successo con Fabio, omettendo però qualsiasi riferimento ad Alexander.

Sinceramente  non ho ne la voglia ne  il tempo di spiegarle  che cosa sta succedendo tra di noi, poi a pensarci bene, nemmeno io so bene cosa  stia  succedendo tra di noi.

Purtroppo però sto cercando di barare con la regina  del pettegolezzo. Meggie  fissa  i suoi smeraldi, pungenti come  chiodi su di me  ed  io   sono all'angolo.

''Ascoltami cara mia, tu puoi sorvolare sull'argomento quanto ti pare, tanto qui dentro ci siamo accorti tutti che sta succedendo qualcosa tra te  e  quel bell'imbusto pieno di soldi.''

Addio copertura  il mio viso prende fuoco.

'' Si cara hai capito bene  e  il fatto che sei diventata rosso fuoco me  lo conferma.''

''Ma Meggie ti giuro..''

''Zitta zitta zitta, shhhhh, non dire  nulla  lo sai che  io ti supporto sempre  in ogni tua decisione, ma promettimi una cosa .''

'' ti prometto tutto quello che vuoi basta che smettiamo di parlarne''

'' no devi essere sincera quando mi prometterai cio che ti chiedo ''

Mi faccio seria  in volto perchè capisco che  non sta scherzando teme davvero qualcosa, qualcosa che potrebbe ferirmi.

'' Promettimi che farai attenzione e che ogni scenta che farai sarà ben pensata, ma soprattutto promettimi che tutto quello che farai lo farai per una giusta causa''

Rimango per  un attimo interdetta, non capisco cosa vuole dire con questo suo discorso, so che crede che Alex sia un ragazzo problematico, ma non lo conosce affatto come  può dirmi delle cose del genere. 

In due  minuti nella mia ente frullano domande su domande e  poi finalmente comprendo l'ultima  frase del suo giuramento, la miamente si svuota e la rabbia  inizia a bollire  in me.

'' Tu credi che  io stia cercando di irretire Alexander  per  soldi ''

La mia non è una domanda  è un'affermazione e capisco dalla sua espressione  che  è proprio ciò che  intendeva, si dipinge  sul suo viso uno sguardo colpevole, mi ricorda tanto quei cani che dopo aver combinato il disastro cercano il perdono guardandoti come a dire '' non volevo''.

Ma lei voleva, voleva eccome.

'' No Noe  non fraintendermi è che..''

Mi alzo svelta dalla sedia.

'' Tranquilla Meggie  non c'è proprio nulla da fraintendere'' 

Non la faccio nemmeno finire di parlare, non ho più voglia di sentir parlare, di sentir chiedere scusa, di persone che si pentono sempre troppo tardi di cio' che fanno. 

Sono stanca, adesso voglio solo mia madre.

Entro nella  clinica  e subito un'infermiera mi corre  incorntro agitata, la preoccupazione  va  da zero a centro in me  in nemmeno un nano secondo.

''Oddio che fortuna che  lei sia qui, venga la prego venga svelta con me  ma  non faccia rumore''

'' ma cosa  è successo? mia  madre, come  sta dov'è , sta male ?'' 

L'infermiera  si ferma per  un attimo lunghissimo, poi mi ssorride.

'' Stia tranquilla, si fidi di me e mi segua  in silenzio ''

Decido di seguirla in totale silenzio con il cuore che  mi batte a mille  e  il rombo del sangue  che  mi scorre  nelle vene  come  unico sottofondo musicale.

Camminiamo per  i corridoi fino ad arrivare alla sala ricreativa.

''Si affacci senza farsi vedere la prego'' 

allungo il collo oltre  lo stipite della porta  e  inizialmente  non vedo nulla  di interessante, poi LA vedo .

Sta' in un angolo con un blocco da disegno poggiato su un tavolinetto, la matita tra le mani e una fotografia davanti agli occhi. 

E' mia madre e sta disegnando. Improvvisamente  mi sembra così fuori luogo in questo posto, così normale, così mia mamma. 

Sembra di nuovo la  donna  bohemien che  fece perdere la testa a quel ''precisino'' di mio padre come  lo chiamava lei, è così serena. 

I capelli le ricadono di lato e  mentre  il sole  la illumina sembra così giovane la mia mamma, vorrei correre da  lei e abbracciarla e  rimpirla  di baci come  facevo da  piccolina, e  vorrei che  mi accarezzasse ancora  i capelli e  mi rassicurasse.

Ricordo che quando ero piccola  e tornavo a casa  in lacrime  da scuola dopo aver subito un torto, lei non mi faceva domande  si accucciava sul tappeto e spalancava le braccia, io mi gettavo in quel rifugio sicuro che profumava di fiori e di colori a tempera, lei mi accarezzava  i capelli e  mi diceva  che io ero la  custode  di tutta la bellezza del suo mondo e che  non potevo permettere ad un unico bambino di rovinare una cosa così bella, così io ogni volta  mi staccavo da lei e guardandola con gli occhi rossi le dicevo '' e cosa  è questa cosa così bella?''  e lei ogni volta  mi rispondeva '' il tuo sorriso amore mio''  e  mi riempiva così tanto di baci che ero costretta a sorridere di nuovo,così avevo deciso che  per lei avrei sorriso per sempre.

Invece  in questi quattro anni ero venuta meno alla mia promessa moltissime  volte e  purtroppo non c'era  lei a consolarmi quando la tempesta ci ha travolte,  non siamo state in grado di affrontarla e come  due  marinai colti dal panico ci siamo lasciate andare alla corrente, trasportate da due zattere diverse.

Continuo a guardarla senza neppure sbattere le palpebre come se  potesse svanire da un momento all'altro, le viene così naturale  disegnare, è nata per questo.

Vederla senza colori in questi anni è stato come  vedere una persona viva ma che  non respira, non fà cioè una delle cose  più naturali del mondo.

'' Che cosa c'è in quella fotografia?''

''C'è lei signorina, oggi un ragazzo è venuto a cercarla e portava con sè quella foto, quando lei l'ha vista gli ha chiesto con tutto il cuore se poteva tenerla, io ovviamente ho dato il mio consenso e dopo poco che  il ragazzo se ne era andato ha chiesto tutto l'occorrente per disegnare, ed eccola lì , credo che ci siano buone  probabilità di miglioramento costante, pensi potrebbe tornare a casa con lei magari'' 

Non riesco nemmeno a credere a ciò che sto sentendo, vorrei abbracciare l'infermiera e ballare con lei nei corridoi, non mi pongo nemmeno la domanda  di dove  andremo a vivere  sono semplicemente troppo felice  per  pensare.

Guardo di nuovo mia madre, così bella, e  l'occhio mi cade sulla  foto.

'' Ha detto che un ragazzo ha  portato quella foto a mia madre, me  lo sa  descrivere ?''

'' oh si certo, era alto, moro, occhi scuri e  carnagione  olivastra, davvero un bel ragazzo deve avere  pochi anni più di lei se  non sbaglio''

La mia mente ci mette  due  secondi a capire  di chi si tratta, così rivolgo di nuovo lo sguardo alla foto cercando di indovinare  che fotografia sia, in questo modo ho la conferma di ciò che pensavo.

Marco è tornato in Italia.

Saluto di fretta  le  infermiere ed esco dalla clinica, il medico dice  che  è meglio non interrompere  mia madre in questo particolare momento, anche se avrei voluto chiederle  moltissime cose riguardo al ritorno di quel magnifico ragazzo che  all'epoca  dei fatti non era altro che  il mio fidatissimo ballerino.

Un ragazzo stupendo nato da madre sud Americana e padre romano, la sua famiglia si era poi trasferita  in Toscana per lavoro e così noi ci eravamo conosciuti.

La  foto che aveva dato a mia madre  era stata scattata da Cesare, suo padre, durante  una gara alla quale avevamo partecipato.

Nell'originale  comparivamo entrambi, ma  al momento di far stampare le foto suo padre aveva deciso di eliminare  il figlio, perchè secondo lui aveva  una  faccia  schifata a causa del risultato della gara che  non era  stato molto buono, ma ovviamente  non lo aveva eliminato del tutto e così dopo lo sconcerto iniziale di Marco che era stato tagliato fuori dal proprio padre, Cesare ci fece morire dalle risate tirando fuori un poster fatto con l'ingrandimento della faccia del figlio che,  devo dire, era davvero divertente .

Abbiamo parlato di questa storia  per  non so quanto tempo e ancora  oggi se ci penso mi viene da ridere. Prima che mio padre morisse  lui e la sua famiglia  si erano trasferiti in sud America, perchè la  nonna di Marco era stata molto male e aveva bisogno di assistenza.

Quindi lui non aveva saputo nulla  di ciò che era successo e adesso probabilmente mi stava cercando. 

 Cerco di pensare  dove  mia  madre avrebbe  potuto indirizzare Marco, sicuramente gli avrà parlato della  villa  ma  non credo sappia come  arrivarci dalla  clinica  e  nonostante  il paese  non sia molto grande  c'è una  straordinaria  quantità di ville  d'epoca  del tutto simili a quella del signor Ken, quindi credo sia  quasi impossibile  trovarmi per  lui.

Mi stupisco di quanto io sia  anonima  in questo paese, mi rendo conto che  potrebbe  chiedere a qualsiasi persona  di me  e  nessuno saprebbe  che dirgli, mentre  trovare  Meggie  sarebbe  una passeggiata  qui la conoscevano gia  tutti sopo solo due  settimane. Abbiamo due  caratteri completamente  diversi,  lei tende ad essere espansiva ed ironica  con tutti, ed  è anche  molto diretta.

Ripenso alla  nostra conversazione  e  non mi capacito di ciò che  mi ha  detto, non può pensare davvero una cosa  del genere di me. Ci siamo state vicine  per  così tanto in questi anni e mi conosce così bene che davvero non posso credere  a quello che  stava  insinuando. Forse, però avrei dovuto lasciarla finire, magari riuscendo a chiarire  il suo pensiero avrebbe  chiarito le  idee anche  a me. 

Mentre  ripenso, più e  più volte  alle  sue  parole, cammino per  le stradine  del paese  e  quasi senza rendermene conto arrivo proprio davanti alla mia vecchia  casa. Una valanga di ricordi mi sommerge, e  mi sento mancare  il fiato proprio come  se stessi sprofondando in un mare  di gelida  neve.

''Noeeeeeeeeeemiiiiiiiiiiiiiiii '' 

Non faccio neppure  in tempo a voltarmi che  vengo stretta da  due grandi braccia che  mi sollevano da terra e  il suono di una voce così familiare  mi fa vibrare  il cuore.

''Marco'' Lo sussurro appena chiusa come  sono in quella fantastica  morsa  di ricordi, familiarità e tenerezza.

''Mi amor  è tutto il giorno che ti cerco, ma cosa  è successo qui da quando ci siamo trasferiti, sembra sia esplosa  una stramaledetta bomba''

Sospiro, come sempre  non gira attorno ai problemi e così mi sforzo di rispondere.

'' E' così tanto che  non ti vedo, dobbiamo assolutamente andarci a prendere qualcosa da  bere, così ti parlerò della bomba''

Ci avviamo verso uno dei pochi locali che conosco, lungo il tragitto non ci sono mai tempi morti, abbiamo così tanto da dirci che  non ci basterebbero due  bocche a testa, lui mi tiene per la vita  e questo contatto mi dà una forza che  non mi sarei mai aspettata.

Mi rendo conto che  è l'unica  persona della mia vita  prima dell'incidente, che  viene a trovarmi in questa mia nuova vita. 

'' Sei così fmiliare'' gli dico , a lui sembra  una cosa  stupida  ma  io mi rendo conto di cosa voglia  dire  Marco per  me solo adesso che  mi cammina a fianco.

Da quando mio padre  è morto ho allontanato tutti e chi non è stato allontanato da  me alla fine  se  ne  è andato da solo, perciò sono quattro anni che  non ho contatti con i protagonisti della mia vita di prima, ovvio, eccetto mia madre.

Nel bar gli racconto tutto quello che  mi è successo in quattro lunghi, lunghissimi anni di vita. 

Sono un fiume in piena,  sono un tornado, sono una  pioggia  infinita. Mi sembra di parlare di nuovo dopo anni di mutismo e  finalmente  mi libero. Piango di nuovo quando parlo di Lui e piango ancora  quando parlo di Lei. Marco mi sta vicino in silenzio, non dice  nulla  ma mi stringe, cerca di tenere uniti i pezzi di me che sono rimasti, ma  io non ho più nessuna  voglia  di vedermi come  un vaso rotto e riparato più e  più volte, e  finalmente  tra le sue braccia mi sciolgo.

Le parti che  mi compongono: ricordi, dolore ma anche felicità smettono di essere taglienti e  con queste  lacrime  si ammorbidiscono e di nuovo diventano una  pasta compatta.

Finalmente, adesso, dopo quattro lunghi anni, con lui, con Marco, forse, sono pronta per  modellare una nuova me. Con il suo sostegno, con le sue braccia ad aiutarmi, insieme  potremo dare forma, di nuovo alla mia anima.

In un solo abbraccio la ceramica del mio cuore smette di tagliare, da oggi torno a vivere.

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