Una piccola nota: scusate l'attesa ragazze, da oggi tornerò a scrivere a intervalli regolari di due o tre giorni al massimo.
Comunque vi ringrazio come sempre del vostro sostegno e ora senza altri indugi riprendiamo la storia !
Baci.
Esco dalla porta con ancora il sorriso stampato sulle labbra, indosso solo la mia adorata vestaglia e il freddo si sta facendo pungente.
In meno di due minuti arrivo alla porta, la mia convinzione inizia a vacillare e valuto quasi l'idea di tornare domani mattina, ma la mia mano quasi si muove da sola e senza neppure rendermene conto le mie nocche battono piano sul mogano freddo.
Attendo qualche minuto ma non ricevo risposta, provo a bussare di nuovo questa volta con un po' più di convinzione, ma nulla nessuno risponde.
Ritorno in camera con passo lento, non so se mi disturbi di più il pensiero di non averlo visto o quello di non essere riuscita a chiedergli che cosa accadrà tra due settimane.
Entrando in camera i miei occhi si posano sulla splendida scatola e un sorriso affiora di nuovo sulle mie labbra.
Ripongo il magnifico regalo nell'armadio e mi infilo sotto le mie calde coperte, in pochi istanti dormo già profondamente.
La mattina seguente il mio primo pensiero è trovare Alexander e chiedergli del misterioso evento, così mi vesto e mi preparo per iniziare una nuova giornata di lavoro.
Scendo in cuicina dove Meggie mi saluta e miricorda che devo ancora affrontare il suo orribile interrogatorio riguardo la ''magnifica'' uscita con Fabio. Abbozzo un sorriso per niente convinto, ed inizio a preparare il vassoio da portare in camera del signorino.
''No Noemi, oggi servirai la colazione con noi, il signor Alexander ha lasciato la casa di buon'ora portando via solo una mela, ha fatto sapere che non tornerà nemmeno per il pranzo''
mi volto quasi pietrifica verso Carla, che si supisce visibilmente della mia reazione, così ritorno in me e facendo finta di nulla rispondo.
''D'accordo, in questo modo oggi potrò andare a trovare mia madre, niente di meglio !''
Esco dalla cucina diretta in camera di Alexander, almeno se lui non c'è potrò svolgere prima le faccende riguardanti camera sua e oggi potrò davvero passare a trovare mia madre.
Ma la stizza che sta crescendo in me non riesco proprio a nasconderla, dovrò tenermi le mie dmande ancora per un bel po' e oltre a cio' non potrò nemmeno vederlo per quasi tutta la giornata.
Vorrei proprio sapere che cosa sta facendo quel viziatello di tanto importante da dover uscire di casa prima delle sette del mattino.
Entro in camera come una furia, inizio aprendo tutte le finestre e rassettando il bagno, dopodichè mi dedico a rifare il letto, mentre scuoto le lenzuola vedo volare leggero come una piuma un foglietto di carta. Stupita e incuriosita mi allungo sul gigantesco letto e violo una delle principali regole delle cameriere ovvero : farmi i fatti miei e non scuriosare mai tra le cose dei clienti.
Buongiorno curiosona di una cameriera, oggi come hai certamente saputo non avrai il privilegio di accudirmi ( sono sicuro che sei disperata), putroppo mia zia mi ha assegnato delle importanti commissioni per l'evento che si terrà tra due settimane ( a cui se non lo hai capito sei invitata).
Comunque ragazzina ci vediamo stasera.
PS: Smettila di piangere annusando il mio cuscino, giuro che torno ; P
E' più forte di me un sorriso da ebete mi si dipinge in faccia, subito cancellato dalla parte razzionale di me che si rende subito conto che il signorino ha volutamente evitato di scrivere cosa accadrà, ha semplicemente scritto ''l'evento'' ma di che cosa si tratti nemmeno una parola.
Questo tizio sarà la mia rovina.
Decido di scrivergli una breve risposta sul retro del foglietto.
''Caro signorino la sua assenza non mi causa disagio alcuno, anzi senza di lei ho più tempo libero.
PS: il suo cuscino è più asciutto che mai ''
mi reputo una ragazza piuttosto forte, ma con lui mi viene naturale essere gentile e quindi anche se vorrei finire il biglietto qui aggiungo una piccola riga.
''PPS: grazie per il magnifico regalo''
Rifaccio il letto, lo ammento con un po' più di allegria, diciamo con molta,molta più allegria di quando ero entrata in questa stanza.
Durante il servizio della colazione ai signori ho notato una certa tensione tra i due, ma la colzione è andata avanti senza intoppi ed io ho lasciato perdere.
Nell'arcodella mattinata sono riuscita a svolgere egreggiamente tutti i miei compiti e così alle due del pomeriggio, completamente soddisfatta sono già libera dai miei obblighi.
O almeno credo.
Infatti vengo bloccata da Meggie che pretende un colloquio con me immediatamente, così sbuffando un po' mi siedo con lei nella stanza riservata al personale e inizio a raccontarle tutto quello che è successo con Fabio, omettendo però qualsiasi riferimento ad Alexander.
Sinceramente non ho ne la voglia ne il tempo di spiegarle che cosa sta succedendo tra di noi, poi a pensarci bene, nemmeno io so bene cosa stia succedendo tra di noi.
Purtroppo però sto cercando di barare con la regina del pettegolezzo. Meggie fissa i suoi smeraldi, pungenti come chiodi su di me ed io sono all'angolo.
''Ascoltami cara mia, tu puoi sorvolare sull'argomento quanto ti pare, tanto qui dentro ci siamo accorti tutti che sta succedendo qualcosa tra te e quel bell'imbusto pieno di soldi.''
Addio copertura il mio viso prende fuoco.
'' Si cara hai capito bene e il fatto che sei diventata rosso fuoco me lo conferma.''
''Ma Meggie ti giuro..''
''Zitta zitta zitta, shhhhh, non dire nulla lo sai che io ti supporto sempre in ogni tua decisione, ma promettimi una cosa .''
'' ti prometto tutto quello che vuoi basta che smettiamo di parlarne''
'' no devi essere sincera quando mi prometterai cio che ti chiedo ''
Mi faccio seria in volto perchè capisco che non sta scherzando teme davvero qualcosa, qualcosa che potrebbe ferirmi.
'' Promettimi che farai attenzione e che ogni scenta che farai sarà ben pensata, ma soprattutto promettimi che tutto quello che farai lo farai per una giusta causa''
Rimango per un attimo interdetta, non capisco cosa vuole dire con questo suo discorso, so che crede che Alex sia un ragazzo problematico, ma non lo conosce affatto come può dirmi delle cose del genere.
In due minuti nella mia ente frullano domande su domande e poi finalmente comprendo l'ultima frase del suo giuramento, la miamente si svuota e la rabbia inizia a bollire in me.
'' Tu credi che io stia cercando di irretire Alexander per soldi ''
La mia non è una domanda è un'affermazione e capisco dalla sua espressione che è proprio ciò che intendeva, si dipinge sul suo viso uno sguardo colpevole, mi ricorda tanto quei cani che dopo aver combinato il disastro cercano il perdono guardandoti come a dire '' non volevo''.
Ma lei voleva, voleva eccome.
'' No Noe non fraintendermi è che..''
Mi alzo svelta dalla sedia.
'' Tranquilla Meggie non c'è proprio nulla da fraintendere''
Non la faccio nemmeno finire di parlare, non ho più voglia di sentir parlare, di sentir chiedere scusa, di persone che si pentono sempre troppo tardi di cio' che fanno.
Sono stanca, adesso voglio solo mia madre.
Entro nella clinica e subito un'infermiera mi corre incorntro agitata, la preoccupazione va da zero a centro in me in nemmeno un nano secondo.
''Oddio che fortuna che lei sia qui, venga la prego venga svelta con me ma non faccia rumore''
'' ma cosa è successo? mia madre, come sta dov'è , sta male ?''
L'infermiera si ferma per un attimo lunghissimo, poi mi ssorride.
'' Stia tranquilla, si fidi di me e mi segua in silenzio ''
Decido di seguirla in totale silenzio con il cuore che mi batte a mille e il rombo del sangue che mi scorre nelle vene come unico sottofondo musicale.
Camminiamo per i corridoi fino ad arrivare alla sala ricreativa.
''Si affacci senza farsi vedere la prego''
allungo il collo oltre lo stipite della porta e inizialmente non vedo nulla di interessante, poi LA vedo .
Sta' in un angolo con un blocco da disegno poggiato su un tavolinetto, la matita tra le mani e una fotografia davanti agli occhi.
E' mia madre e sta disegnando. Improvvisamente mi sembra così fuori luogo in questo posto, così normale, così mia mamma.
Sembra di nuovo la donna bohemien che fece perdere la testa a quel ''precisino'' di mio padre come lo chiamava lei, è così serena.
I capelli le ricadono di lato e mentre il sole la illumina sembra così giovane la mia mamma, vorrei correre da lei e abbracciarla e rimpirla di baci come facevo da piccolina, e vorrei che mi accarezzasse ancora i capelli e mi rassicurasse.
Ricordo che quando ero piccola e tornavo a casa in lacrime da scuola dopo aver subito un torto, lei non mi faceva domande si accucciava sul tappeto e spalancava le braccia, io mi gettavo in quel rifugio sicuro che profumava di fiori e di colori a tempera, lei mi accarezzava i capelli e mi diceva che io ero la custode di tutta la bellezza del suo mondo e che non potevo permettere ad un unico bambino di rovinare una cosa così bella, così io ogni volta mi staccavo da lei e guardandola con gli occhi rossi le dicevo '' e cosa è questa cosa così bella?'' e lei ogni volta mi rispondeva '' il tuo sorriso amore mio'' e mi riempiva così tanto di baci che ero costretta a sorridere di nuovo,così avevo deciso che per lei avrei sorriso per sempre.
Invece in questi quattro anni ero venuta meno alla mia promessa moltissime volte e purtroppo non c'era lei a consolarmi quando la tempesta ci ha travolte, non siamo state in grado di affrontarla e come due marinai colti dal panico ci siamo lasciate andare alla corrente, trasportate da due zattere diverse.
Continuo a guardarla senza neppure sbattere le palpebre come se potesse svanire da un momento all'altro, le viene così naturale disegnare, è nata per questo.
Vederla senza colori in questi anni è stato come vedere una persona viva ma che non respira, non fà cioè una delle cose più naturali del mondo.
'' Che cosa c'è in quella fotografia?''
''C'è lei signorina, oggi un ragazzo è venuto a cercarla e portava con sè quella foto, quando lei l'ha vista gli ha chiesto con tutto il cuore se poteva tenerla, io ovviamente ho dato il mio consenso e dopo poco che il ragazzo se ne era andato ha chiesto tutto l'occorrente per disegnare, ed eccola lì , credo che ci siano buone probabilità di miglioramento costante, pensi potrebbe tornare a casa con lei magari''
Non riesco nemmeno a credere a ciò che sto sentendo, vorrei abbracciare l'infermiera e ballare con lei nei corridoi, non mi pongo nemmeno la domanda di dove andremo a vivere sono semplicemente troppo felice per pensare.
Guardo di nuovo mia madre, così bella, e l'occhio mi cade sulla foto.
'' Ha detto che un ragazzo ha portato quella foto a mia madre, me lo sa descrivere ?''
'' oh si certo, era alto, moro, occhi scuri e carnagione olivastra, davvero un bel ragazzo deve avere pochi anni più di lei se non sbaglio''
La mia mente ci mette due secondi a capire di chi si tratta, così rivolgo di nuovo lo sguardo alla foto cercando di indovinare che fotografia sia, in questo modo ho la conferma di ciò che pensavo.
Marco è tornato in Italia.
Saluto di fretta le infermiere ed esco dalla clinica, il medico dice che è meglio non interrompere mia madre in questo particolare momento, anche se avrei voluto chiederle moltissime cose riguardo al ritorno di quel magnifico ragazzo che all'epoca dei fatti non era altro che il mio fidatissimo ballerino.
Un ragazzo stupendo nato da madre sud Americana e padre romano, la sua famiglia si era poi trasferita in Toscana per lavoro e così noi ci eravamo conosciuti.
La foto che aveva dato a mia madre era stata scattata da Cesare, suo padre, durante una gara alla quale avevamo partecipato.
Nell'originale comparivamo entrambi, ma al momento di far stampare le foto suo padre aveva deciso di eliminare il figlio, perchè secondo lui aveva una faccia schifata a causa del risultato della gara che non era stato molto buono, ma ovviamente non lo aveva eliminato del tutto e così dopo lo sconcerto iniziale di Marco che era stato tagliato fuori dal proprio padre, Cesare ci fece morire dalle risate tirando fuori un poster fatto con l'ingrandimento della faccia del figlio che, devo dire, era davvero divertente .
Abbiamo parlato di questa storia per non so quanto tempo e ancora oggi se ci penso mi viene da ridere. Prima che mio padre morisse lui e la sua famiglia si erano trasferiti in sud America, perchè la nonna di Marco era stata molto male e aveva bisogno di assistenza.
Quindi lui non aveva saputo nulla di ciò che era successo e adesso probabilmente mi stava cercando.
Cerco di pensare dove mia madre avrebbe potuto indirizzare Marco, sicuramente gli avrà parlato della villa ma non credo sappia come arrivarci dalla clinica e nonostante il paese non sia molto grande c'è una straordinaria quantità di ville d'epoca del tutto simili a quella del signor Ken, quindi credo sia quasi impossibile trovarmi per lui.
Mi stupisco di quanto io sia anonima in questo paese, mi rendo conto che potrebbe chiedere a qualsiasi persona di me e nessuno saprebbe che dirgli, mentre trovare Meggie sarebbe una passeggiata qui la conoscevano gia tutti sopo solo due settimane. Abbiamo due caratteri completamente diversi, lei tende ad essere espansiva ed ironica con tutti, ed è anche molto diretta.
Ripenso alla nostra conversazione e non mi capacito di ciò che mi ha detto, non può pensare davvero una cosa del genere di me. Ci siamo state vicine per così tanto in questi anni e mi conosce così bene che davvero non posso credere a quello che stava insinuando. Forse, però avrei dovuto lasciarla finire, magari riuscendo a chiarire il suo pensiero avrebbe chiarito le idee anche a me.
Mentre ripenso, più e più volte alle sue parole, cammino per le stradine del paese e quasi senza rendermene conto arrivo proprio davanti alla mia vecchia casa. Una valanga di ricordi mi sommerge, e mi sento mancare il fiato proprio come se stessi sprofondando in un mare di gelida neve.
''Noeeeeeeeeeemiiiiiiiiiiiiiiii ''
Non faccio neppure in tempo a voltarmi che vengo stretta da due grandi braccia che mi sollevano da terra e il suono di una voce così familiare mi fa vibrare il cuore.
''Marco'' Lo sussurro appena chiusa come sono in quella fantastica morsa di ricordi, familiarità e tenerezza.
''Mi amor è tutto il giorno che ti cerco, ma cosa è successo qui da quando ci siamo trasferiti, sembra sia esplosa una stramaledetta bomba''
Sospiro, come sempre non gira attorno ai problemi e così mi sforzo di rispondere.
'' E' così tanto che non ti vedo, dobbiamo assolutamente andarci a prendere qualcosa da bere, così ti parlerò della bomba''
Ci avviamo verso uno dei pochi locali che conosco, lungo il tragitto non ci sono mai tempi morti, abbiamo così tanto da dirci che non ci basterebbero due bocche a testa, lui mi tiene per la vita e questo contatto mi dà una forza che non mi sarei mai aspettata.
Mi rendo conto che è l'unica persona della mia vita prima dell'incidente, che viene a trovarmi in questa mia nuova vita.
'' Sei così fmiliare'' gli dico , a lui sembra una cosa stupida ma io mi rendo conto di cosa voglia dire Marco per me solo adesso che mi cammina a fianco.
Da quando mio padre è morto ho allontanato tutti e chi non è stato allontanato da me alla fine se ne è andato da solo, perciò sono quattro anni che non ho contatti con i protagonisti della mia vita di prima, ovvio, eccetto mia madre.
Nel bar gli racconto tutto quello che mi è successo in quattro lunghi, lunghissimi anni di vita.
Sono un fiume in piena, sono un tornado, sono una pioggia infinita. Mi sembra di parlare di nuovo dopo anni di mutismo e finalmente mi libero. Piango di nuovo quando parlo di Lui e piango ancora quando parlo di Lei. Marco mi sta vicino in silenzio, non dice nulla ma mi stringe, cerca di tenere uniti i pezzi di me che sono rimasti, ma io non ho più nessuna voglia di vedermi come un vaso rotto e riparato più e più volte, e finalmente tra le sue braccia mi sciolgo.
Le parti che mi compongono: ricordi, dolore ma anche felicità smettono di essere taglienti e con queste lacrime si ammorbidiscono e di nuovo diventano una pasta compatta.
Finalmente, adesso, dopo quattro lunghi anni, con lui, con Marco, forse, sono pronta per modellare una nuova me. Con il suo sostegno, con le sue braccia ad aiutarmi, insieme potremo dare forma, di nuovo alla mia anima.
In un solo abbraccio la ceramica del mio cuore smette di tagliare, da oggi torno a vivere.