Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

La presa sulla mano di Jungkook si fortificò come Taehyung lo percepì irrigidirsi immediatamente dopo che gli occhi duri ed impassibili di re Jeon si posarono sulla sua figura. Seduto di fronte a loro, li guardava alternativamente con fare imperscrutabile e vagamente indispettito. Non aveva avuto neanche il tempo di salutare Kookie e parlare a Jungkook che il consigliere era accorso nella loro stanza annunciando l'imminente ed improrogabile incontro con sua maestà, fissato per quella stessa mattina. 

«Quindi, se la memoria e le orecchie non mi hanno ingannato, dovrei credere che sei rimasto alla tenuta di re Namjoon fino a due giorni prima della battaglia e che poi ti sia deciso a partire alla volta di Jungkook e l'esercito nonostante il mio esplicito ordine per far sì che solo mio figlio, il futuro re, risolvesse il conflitto?» spezzò così il silenzio pesante caduto nel suo studio, ricapitolando brevemente ciò che lui, Jungkook e Yoongi avevano raccontato per cercare di migliorare la situazione -già estremamente precaria- in cui versavano. Tralasciando la linea temporale che non coincideva assolutamente con le tempistiche reali di spostamento, sperarono che quella scusa reggesse.

Il tono mortalmente serio ma quasi sdegnato del re era stato accompagnato da un sopracciglio issato che gli fece corrugare la fronte e creò delle cuneette raggrinzite. Le guance vagamente butterate erano quindi incavate e stirate sugli zigomi sporgenti, le labbra carnose simili a quelle di Jungkook erano dritte e strette con poca convinzione.  

La pressione e il sospetto che trapelava da ogni occhiata, da ogni gesto, da ogni consigliere e da ogni poro della pelle regale del re stavano via via saturando l'aria, rendendola quasi irrespirabile ed incredibilmente densa. L'agitazione e la tensione che Jungkook sentiva gravare su di sè sembrava quasi essere visibile -e la sua posizione a schiena dritta, spalle tese e volto di marmo era un'evidenza fin troppo visibile- mentre Yoongi, a debita distanza come il suo ruolo gli imponeva, incrociava le dita dietro la schiena senza farsi vedere con la speranza che i due principi riuscissero ad apparire convincenti abbastanza da non far sorgere altri dubbi al re. Ricordava perfettamente come aveva faticato a formulare una scusa sensata per giustificare quell'intoppo successo durante la guerra.

Nel suo roseo e magnifico immaginario, Taehyung non doveva essere coinvolto in alcun incidente che li aveva spinti non solamente a ritardare la partenza -e quindi l'arrivo a palazzo- ma anche una sua quasi morte. A dirla tutta, Taehyung non avrebbe neanche dovuto palesare troppo la sua presenza ai soldati, rivelando solo a Jungkook la sua effettiva presenza sul campo.

Ma all'atto pratico non solamente aveva rischiato dieci anni di vita -nonchè la sua intera esistenza ed anche la sua sanità mentale- ma re Jeon aveva fatto la sua improvvisa comparsa dopo settimane di intesi incontri, arrivando a palazzo a sorpresa ed imponendogli subito dopo di aver raccontata -dettagliatamente- tutta l'intera vicenda prima di ascoltare la versione di suo figlio e del suo consorte. 

Yoongi aveva visto il rapporto tra i due principi crescere di giorno in giorno, aveva percepito la loro felicità e, nel buio della sua stanza situa in un'altra ala del palazzo, si era ritrovato a rimuginare su tutto quello che era successo a palazzo da quando era arrivato Taehyung. Si era ritrovato a mugugnare nel silenzio della notte qualche teoria anche se covava sempre l'immane desiderio di sbagliarsi.

Eppure tutti, compresi i due principi figurativamente sotto assedio in quel preciso istante, concordavano che se fossero stati lontani dal palazzo avrebbero perfino potuto essere più felici di quanto lo erano circondati dalla ricchezza. Se solo non fossero nati in una società malata e distorta, in cui l'umano non è colui che protegge ma colui che distrugge, avrebbero alimentato la loro relazione senza effettivamente essere obbligati a farlo forzando delle tempistiche che non gli appartenevano.

Ma parlare ed ipotizzare, avanzare supposizioni o vagliare le alternative che iniziavano con un ipotetico se solo non aveva alcun senso nel loro mondo. Non ne aveva perchè non poteva esserci alcun se. Loro non avevano scelta e, insieme ai principi, anche lui.

«Precisamente. Mi assumo la completa responsabilità delle mie azioni, è stata una mia ineducata negligenza dettata dall'impulso di rimanere vicino a mio marito durante un momento delicato quanto solo un conflitto può esserlo. Vi chiedo umilmente di perdonare il mio ostinato slancio di irrazionalità e di avervi arrecato una mancanza di rispetto di tale entità, il mio cuore si è mosso prima che la ragione potesse intervenire» fu la risposta risoluta di Taehyung, che si chinò in avanti senza alcun tentennamento portando la mano libera sul cuore.

Il volto basso, gli occhi fissi sulla punta delle sue eleganti scarpe e il corpo in attesa, rimase prostrato senza dare alcun cenno di tentennamento nè di fastidio alla posizione scomoda e un pò dolorosa per la sua ferita in via di guarigione.

Jungkook deglutì appena per evitare di essere udito e rimase con gli occhi fissi su suo padre che, nonostante le parole ed i gesti di Taehyung, non aveva spostato gli occhi dalla sua figura. Quegli occhi castani di una tonalità più chiara dei suoi gli stavano scrutando dentro, stavano frugando nei meandri dei suoi pensieri per scorgervi una bugia, un tentennamento, un'esitazione che rendesse palese la loro menzogna. Ma l'unica cosa che impedì a Jungkook di distogliere lo sguardo per primo fu la mano di Taehyung che, lontano dagli occhi indiscreti di re Jeon, teneva stretta la sua e ne carezzava il dorso con il pollice. 

Ancora una volta, quella coltre invisibile di silenzio sembrò calare nella grande e silenziosa stanza, non permettendo nè a Taehyung di cambiare la sua posizione nè a Jungkook di respirare. Sentiva di star rischiando il collasso e per questo Taehyung aveva stretto le labbra senza farsi vedere; la giacca del principe era saldata addosso per quanto stesse sudando, le mani posate sulle sue cosce gli tremavano appena, la vena sul collo sembrava voler partecipare a quella disturbante conversazione -e Jungkook sentiva che anche la sua mano avvinghiata a quella di Taehyung stesse facendo acqua. Ma, imperterrito, non si azzardava a mollarla neanche se glielo avessero ordinato. 

Re Jeon si poggiò allo schienale della sua poltrona imbottita intrecciando le dita davanti il volto. I gomiti erano poggiati sui poggiabracci in velluto e l'espressione era pensierosa e rimuginante.

«Ebbene, volendo confidare nella tua buona fede e volendo forzatamente credere che tutto ciò che mi è stato detto sia la verità, non ho altro da farti aggiungere. Ma questo imprescindibile impulso emozionale che ha guidato le tue scelte sarebbe meglio domarlo, Taehyung. Per esperienza, è buona cosa che i vostri cuori si abituino a proseguire il loro cammino in modo ben diverso da quello che mi sembra di capire abbiano intrapreso» fu il commento pensieroso e per niente sentito di re Jeon, che rialzò gli occhi per puntarli stavolta su Taehyung.

Quest'ultimo si irrigidì ed issò il capo, palesando compitamente la sua confusione riguardo ciò che gli era appena stato detto. Una cortese attesa si dipinse sulla maschera che aveva sempre indossato negli ambienti reali; l'espressione serafica era pacata e placida, alcuna espressione o emozione ne deturpavano la rigidità. Era una di quelle volte in cui non lasciava trapelare nulla se non compita indifferenza al mondo perchè sapeva quanto fosse sbagliato mostrarsi umano.

«Perdonate, non credo di aver capito» ammise come re Jeon sembrava non intenzionato a spendere le sue preziose parole per parafrasare quella frase che, di senso, ne aveva veramente poco.

Jungkook, però, sembrava essersi trasformato in una statua di sale, lasciando che il poco colore che gli tinteggiava il viso fluisse via e si dissipasse per lasciare spazio ad un colorito pallido e cadaverico. La tensione colpì anche Yoongi, che faticò a mantenere l'espressione neutrale che caratterizzava la sua persona ed anche la sua posizione. Strinse i pugni dietro la schiena e maledisse il giorno in cui aveva deciso di prendere servizio a palazzo come suddito di sua maestà.

La sua concezione del sovrano era mutata sensibilmente con lo scorrere degli anni, in particolare dal momento in cui aveva preso servizio come consigliere e segretario reale del principe. Era arrivato alla ferma conclusione che re Jeon era uno di quegli esempi di braccia tolte all'agricoltura.

Gli angoli della bocca di re Jeon si issarono appena, in un sarcastico sorriso accennato. «Taehyung, hai disubbidito ad un ordine imposto da me in persona, hai ignorato le mie direttive ed hai agito senza alcun pudore. Hai messo implicitamente in dubbio l'autorità del vero erede al trono e del vero re» iniziò con fare serio, anche se la nota vagamente dispiaciuta non era accompagnata nè dall'espressione del viso nè dall'espressività dei suoi occhi castani. 

Jungkook per poco non sobbalzò a quelle parole e si artigliò la coscia con la mano libera, cercando di rimanere impassibile come non lo era neanche nei suoi sogni.

Re Jeon si sporse nuovamente verso di loro e posò i gomiti sulla sua scrivania, piegando leggermente la testa «Chi dimentica le proprie origini ed il proprio ruolo non può mai rimanere impunito. Se lo facessi, significherebbe dare prova di debolezza non solamente del mio potere, ma anche di mio figlio. Jungkook è il futuro re, colui che è destinato a governare e prendere il mio posto non appena sarà giunta la mia ora e tu sei solamente un accompagnatore, un abbellimento, qualcuno che deve rimanere a palazzo senza atteggiarsi da paladino sguainando una spada che non sei palesemente abile di maneggiare».

Come finì il discorso, re Jeon fece un sospiro rammaricato mentre Taehyung strinse le labbra e si morse la lingua per evitare di lasciarsi andare a dichiarazioni poco regali. Fino a quel momento non aveva mai avuto problemi nel dar voce ai suoi pensieri, ma questo perchè non aveva mai avuto effettivamente qualcosa a cui teneva così tanto da temere di perderla. Jungkook era una motivazione più che sufficiente per indurlo a reprimere il suo lato più biforcuto e sentire il gusto del sangue inondargli la bocca.

Nonostante fosse rimasto impassibile, quelle parole si erano scontrate contro la sua corazza e l'avevano crepata ancora una volta. Ferivano, quelle parole. Era innegabile che facessero male forse più dei fendenti e degli schiaffi, e facevano male perchè ciascun dal proprio cuor l'altrui misura. E quindi sperava sempre che gli altri vedessero nei suoi gesti la stessa genuinità che ci metteva lui nel compierli, lo stesso grado di accuratezza e di attenzione che vi riponeva egli stesso in ogni pensiero, parola e gesto. 

Sperava che, per una volta, tutti potessero spogliarsi delle loro classi sociali, lasciar cadere quelle maschere di orrenda perfezione e rivelare quanto deturpati, calpestati, feriti ma ancora in piedi fossero tutti; sperava poter guardare negli occhi qualcuno e vedervi sincerità, sperava di poter avere un rapporto umano con qualcuno che, al contrario, sembrava essersi dimenticato di avere due occhi, un naso ed un bocca come chiunque.

Nessuno era invincibile eppure bastavano le ricchezze a dare l'illusione di esserlo, nessuno era perfetto eppure tutti tendevano a volerlo diventare, continuando a perseguire il surreale in un grande e triste circolo dove non vi era spazio per la realtà.

Lui non aveva mai, neanche per un solo istante, perso di vista che agli occhi della corte -e del re- lui fosse solo un accompagnatore. Agli occhi del mondo, lui era una comparsa che serviva solo da supporto ove necessario -e a lui andava bene. Lui aveva accettato di avere quel ruolo marginale nella vita di corte purchè gli venisse riconosciuta una propria realtà e volontà intellettuale.

Purchè non venisse usato come un soprammobile che, passivamente, attendeva ordini senza neanche provare a vivere.

Non si pentiva di nessuna delle sue scelte, non si pentiva di essere lì con l'acqua alla gola mentre re Jeon valutava il suo atteggiamento poco incline al piegarsi più del necessario alla sua volontà, perchè lo avrebbe rifatto altre mille volte se ciò era tutto quello che serviva per essere lì, mano nella mano con l'uomo che amava e a cui teneva più della sua stessa vita.

Jungkook, colui che era stato sempre trattato come il più imperfetto, come il più sbagliato, come il più problematico e mostruoso, in realtà era colui che si avvicinava maggiormente al loro tanto agognato ideale di perfezione. 

Considerava Jungkook perfetto ed era pronto a qualsiasi cosa pur di tenerlo sotto la sua ala protettiva, ripararlo dai mille ed uno colpi che nessuno si prendeva la briga di arrestare. Fino a che le forze glielo avrebbero permesso, Jungkook era colui a cui avrebbe dedicato la sua vita pur di vederlo sorridere, di vedere i suoi occhi brillare dalla contentezza o le sue guance colorarsi di un soffice rosa. 

Non aveva paura di perdere tutto perché niente di materiale poteva superare ciò che, anche se impalpabile quanto il sentimento che lo legava al principe, gli donava la forza necessaria di inspessire il suo scudo per evitare che si scalfisse con parole cattive e vuote. Lui era Kim Taehyung, e non esisteva altro posto dove avrebbe voluto essere se non al suo fianco, a stringergli la mano per darsi forza a vicenda. 

Se Jungkook avesse sentito le proprie ali venire minacciate, Taehyung gli avrebbe fornito lo spazio necessario per spiegarle; se Kookie avesse voluto imparare a volare, allora lui gli avrebbe stretto la mano e lo avrebbe accompagnato nel processo di crescita, e se le ali di JK fossero state così totalmente distrutte da non poter essere riparate, allora gli avrebbe donato le proprie per permettergli di riprendere il volo e continuare il suo percorso. 

«Padre, Taehyung non è mai stato di alcuna minaccia al mio ruolo di re. Durante lo scontro ha sempre mantenuto un basso profilo lasciando a me gli ordini e le decisioni principali. Sono stato io a decidere lo spiegamento, la strategia militare da adottare e a decretare l'inizio dello scontro con la formazione di squadriglie di attacco. Sono stato educato a fare questo fin dalla mia infanzia, Taehyung mi è stato solamente di supporto. Le decisioni sono state prese da me e nessun altro».

Con sorpresa quasi incontenibile da parte di Taehyung e Yoongi, Jungkook aveva parlato per la prima volta da quando erano entrati in quella stanza opprimente. Lo sguardo era serio, nessun tentennamento gli aveva velato la voce pacata ma dalla forte connotazione baritona, non vi era alcun accenno alla sua timidezza o al suo dolce balbettio. Era stata quasi identica a quella di JK, solo molto più controllata e stabile. 

Una bolla di orgoglio risalì nel petto di Taehyung udendo quelle parole perchè conosceva Jungkook e sapeva la fatica che stava facendo per imporsi e parlare in quel modo a suo padre. Obbligò gli angoli della sua bocca a non issarsi, i suoi occhi a non brillare come due comete ma permise al suo cuore di perdere un battito perché quello batteva lontano dagli sguardi indiscreti.

Quello era Jungkook.

Il suo Jungkook.

«Non ho conferma alle tue parole, Jungkook. Ma anche se così fosse, Taehyung ha disubbidito ai miei ordini ed io sono il re» sibilò palesemente incollerito re Jeon, perdendo la sua naturale compostezza per stringere i pugni sulla scrivania. Strinse gli occhi in due fessure in un chiaro invito a non aggiungere altro, che quella era la frase che metteva la parole fine a quel colloquio.

Ma Jungkook, ancora una volta, lo ignorò.

«Se non mi credete, potete chiedere al comandante Choi che è rimasto al mio fianco per tutta la durata della spedizione. Però vi prego, non fate gravare sulla testa di Taehyung azioni e colpe che non ha; non è da voi, ed i vostri consiglieri avrebbero dovuto sincerarsi delle mie parole molto prima di questo colloquio» Jungkook lanciò un'occhiata ai suddetti con palese sgomento, sistemandosi sul suo posto subito dopo.

«Padre, mi rendo conto di non potervi chiedere di lasciar correre ma credetemi: non vi ho mai deluso e non l'ho fatto neanche questa volta. Taehyung è consapevole della sua posizione, è consapevole del suo ruolo come lo sono io, ed il suo coinvolgimento emotivo è palese tanto quanto il mio. Taehyung non vi deluderà come non ha mai deluso me. Ha rischiato la vita pur di salvare il futuro re di queste terre, chi ambisce al trono -o ad una posizione di spicco a corte- non farebbe mai una cosa del genere».

Taehyung sentì un'improvvisa vampata di calore sul suo volto ed abbassò gli occhi, vedendo immediatamente le mani di Jungkook tremare visibilmente con un'oscillazione piuttosto sostenuta. L'unica cosa che potè fare, quindi, fu stringere la presa già salda su di lui e sfiorargli la gamba con la sua in un silenzioso "io ci sono, non sei da solo".

Le orecchie di Jungkook era rosse come fragole e quest'ultimo sentiva il sudore colargli sulla nuca e perdersi oltre il colletto della camicia sparendo dalla vista di re Jeon, adirato.

Del sovrano gentile e solare che Taehyung ricordava non ne era rimasto che il ricordo -seppur sbiadito dal tempo.

«Vostra Maestà, prendetevi il tempo necessario per poter elaborare quanto affermato dal principe vostro figlio e valutare le parole del suo consorte—ed anche per definire il provvedimento che riterrete più idoneo intraprendere nei confronti di sua altezza Taehyung» suggerì Yoongi con un profondo inchino, sperando di poter salvare Jungkook da quella situazione.

Nonostante non lo avesse mai visto così tanto deciso e determinato, non gli piaceva vederlo così sotto pressione per qualcosa che poteva essere risolto in modo meno traumatico. Ma l'orgoglio era sbocciato nel suo petto allo slancio di coraggio che aveva avuto il principe, sentendosi onorato di essere al suo servizio.

Re Jeon si massaggiò le tempie e socchiuse gli occhi facendo una smorfia illeggibile, scuotendo poi leggermente la testa. «E sia. Andate via, Yoongi vi indicherà gli impegni della giornata» sbottò irato re Jeon, accompagnando le sue parole con un gesto veloce e mellifluo della mano quasi a scacciarli. Non li degnò di alcuno sguardo ed entrambi sciolsero le loro dita per fare un profondo inchino in segno di saluto. 

Prima di lasciare lo studio, Taehyung lanciò un'occhiata verso Yoongi e bastò che i loro occhi si incontrassero per quei pochi secondi per creare un'intesa e far comparire sui loro volti un piccolo sorriso.

Jungkook trascinò praticamente via Taehyung quasi avessero alle costole una mandria di cavalli impazziti e solo appena decretò fossero abbastanza lontani da quello studio, da suo padre e dai consiglieri ficcanaso, Taehyung si ritrovò coinvolto in un abbraccio stretto. 

Le braccia muscolose del principe si avvolsero attorno ai suoi fianchi ed il volto si posò sulla sua spalla in modo che affondasse nell'incavo del suo collo -in prossimità del colletto arricciato della camicia di suo marito, che profumava di sicurezza e di casa.

Il cuore di Jungkook stava per scoppiare, le gambe stavano assumendo la stessa consistenza di un budino e se non avesse stretto Taehyung tra le braccia sarebbe finito con il sedere per terra. Aveva bisogno di sentirlo vicino, di sentirlo parte di sé, di sentirlo fisicamente presente per fornirgli il supporto necessario a quello slancio di coraggio che non credeva sarebbe mai riuscito a tirare fuori nella sua esistenza.

«Dio mio, Koo! Sei stato...wow» sussurrò ammirato Taehyung dandogli un bacio sulla testa e ricambiando a sua volta quella stretta. Jungkook affondò ancora di più il viso nel suo collo e rilassò le spalle come percepì le mani delicate dell'altro passare con leggerezza sulla sua schiena in lenti tocchi delicati.

«Sto per svenire, credo» fece un po' di ironia e ridacchiò stancamente, ma un calore diffuso si irradiò nel suo petto alla risatina roca che vibrò al suo orecchio in risposta.

«E invece non solo sei ancora in piedi, sei stato dannatamente fantastico. Non credo esistano parole sufficienti nel mio vocabolario per descrivere quanto sia stato sublime il tuo discorso» esclamò Taehyung con manifesto entusiasmo.

«O quanto sia stato tremendamente sexy sentirti parlare di strategie militari» aggiunse con innocente malizia, ghignando al rossore che colorò istantaneamente le guance di Jungkook che, imbarazzato per qualche strano motivo, mugugnò qualcosa contro la sua spalla e lo strinse ancora più forte. 

Era la prima volta che Taehyung lo etichettava come sexy e la cosa gli stava facendo più piacere di quanto fosse lecito.

«Sono davvero fiero di te Koo, veramente tanto».

«Mi dispiace s-se ho dovuto p-parlare di te in quel modo» bisbigliò al suo orecchio, prendendo un tremulo sospiro e issando di poco il capo per guardarlo con gli occhi scuri allargati e colmi di rammarico. Taehyung scosse velocemente la testa e lo zittì con un bacio sulla punta del naso. «Non dirlo neanche per scherzo, è stato un discorso perfetto, articolato in modo perfetto dalle tue labbra perfette e pensato dalla tua mente perfetta. Sei stato magnifico».

Il rossore divenne ancora più evidente come Taehyung si aprì in un sorriso caldo, accogliente, genuino e gentile da cui era diventato dipendente, giurando che fosse la cosa più meravigliosa che avesse mai visto e che il suo cuore si fosse incantato perchè continuava a battere troppo velocemente. Quelle parole -accompagnate dalle sue mani sul volto che carezzavano le sue guance- lo fecero sentire speciale nell'accezione più positiva del termine e per questo azzerò la distanza tra le loro labbra cedendo all'impulso di baciarlo.

La voglia di farlo era stata troppa, sentire quelle labbra sottili e delicate premersi sulle sue, avvolgerlo e deliziarlo come avevano fatto e come continuavano a fare ogni volta che ne avevano la possibilità era fin troppo allettante per resistergli. Taehyung chiuse gli occhi e gli circondò il collo con entrambe le braccia mentre le mani di Jungkook erano ferme sui suoi fianchi ed i loro respiri si fondevano.

Niente baci appassionati in corridoio -vero, ma se il corridoio era deserto quella regola non era più valida, no?

Jungkook non passava più intere ore a rimuginare sul cosa gli prendesse ogni volta che stava vicino a suo marito, era consapevole solamente del fatto che quando era con Taehyung, tutto risultava diverso, lui si sentiva diverso. Desideri, impulsi e pensieri che non aveva mai avuto adesso gli solleticavano la mente e stuzzicavano la sua curiosità, stava vivendo delle esperienze che non aveva mai sperato di poter vivere e stava sviluppando dei sentimenti così profondi da non credere di poter provare. 

Lui, che si era sempre sentito quello sbagliato, adesso vedeva sbagliati gli altri.

Non vedeva più sé stesso come un problema ma come un qualcuno di diverso -ma non per questo orribile. Era riuscito addirittura a vincere la sua fobia e a mostrarsi nudo a Taehyung senza rischiare la morte per infarto -se non erano progressi quelli, non sapeva cos'altro classificare come tali.

E tutto quello era stato possibile grazie ai gesti silenziosi, ai sorrisi accennati, alle parole sussurrate e al portamento dolce di suo marito.

Taehyung aveva visto ciascuna delle sue debolezze, lo aveva visto nel suo stato peggiore, nei suoi momenti più tetri ed era stato vittima di situazioni che andavano oltre il suo controllo, eppure... era lì. Era rimasto al suo fianco e aveva abbracciato ogni suo lato senza chiedere nulla in cambio, aveva atteso e pazientato chiedendo il permesso, aveva rispettato la sua distanza ed i suoi tempi come mai nessuno aveva fatto.

Aveva toccato ognuna delle sue cicatrici e l'aveva fatta propria, aveva guardato attraverso il suo balbettio e aveva captato parole non dette a cui non riusciva a dar voce, gli aveva dato la libertà di essere chi era realmente, di non dover fuggire, di non doversi nascondere, di mostrarsi spoglio di qualsiasi maschera o abito; gli aveva permesso di fare esattamente quello che desiderava senza mai farglielo pesare.

Taehyung lo aveva visto affrontare le sue giornate peggiori e le aveva rese migliori, lo aveva conosciuto nel modo peggiore per poi scoprire il suo lato migliore -gli piaceva credere ne avesse uno sufficiente a meritarsi qualcuno come Taehyung al suo fianco.

Jungkook sapeva di poter amare, sapeva di poter donare a qualcuno tutto sè stesso, sapeva di riuscire a farlo ma ciò che lo aveva sempre bloccato -oltre il completo disagio e la sua timidezza quasi patologica- era stato il sentirsi insignificante, privo di qualsiasi valore. Per lui amare non era complicato quanto essere amato.

Ma Taehyung lo amava e questo lo faceva sentire sfacciatamente fortunato.

«Stasera dobbiamo svincolarci in fretta dalla cena, vorrei portarti in un posto» mormorò Taehyung sulle sue labbra. Jungkook schiuse gli occhi e strofinò i loro nasi. 

«Dove? E' molto lontano? Ma se le guardie dovessero vederci poi—». Le dita affusolate di Taehyung si posarono sulla sua bocca e arrossì come quello ammiccò nella sua direzione.

«Non ci scopriranno...fidati di me».


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«Oh— state già per andare via?».

Come udirono quella voce sorpresa ma non troppo, entrambi i principi si voltarono verso l'ingresso della stalla dove, avvolto nell'oscurità della notte, Yoongi li guardava con divertimento palese. 

Sia Taehyung che Jungkook erano vestiti con abiti informali, ma non si aspettavano di vedere il consigliere allargare il proprio ghigno ed avanzare verso di loro con fare particolarmente confidenziale. Il primo scosse la testa con un mezzo sorriso sulle labbra mentre il principe alzò le sopracciglia dalla curiosità.

«Yoongi?! Che ci fai a quest'ora qui fuori?!» domandò stupito Jungkook. Finì di agganciare le bisacce alla sella e gli si avvicinò a grandi passi, lasciando Taehyung finire di sistemare quella sorta di bagagli improvvisati che avevano preparato con fretta.

Yoongi fece un sorrisetto furbo ed affilò lo sguardo. «Qualcosa mi ha suggerito che vi avrei trovato qui, pronti alla partenza verso mete sconosciute...o quasi» fu il commento piccato del consigliere. Qualcosa nel suo modo di fare, nelle sue parole, nel tono o nell'ammiccare leggero ebbe la capacità di farlo imbarazzare a dismisura. Si passò una mano sul viso per contrastarlo e si grattò la nuca lanciando un'occhiata alle sue spalle.

«G-già—Tae ha pensato di farmi una sorpresa...ha detto che ci penserai tu al re?». 

Jungkook iniziò a giocherellare con le dita e si sistemò i capelli sulla fronte, stranamente e adorabilmente in imbarazzo. 

Yoongi fece un sorriso ampio.

«Sì, proprio così. E stavolta mi assicurerò che possiate prendervi un po' di tempo anche se dovrete essere di ritorno quanto prima, altrimenti la scusa che ho in mente potrebbe non reggere—E dopo oggi, direi che non è il caso».

Jungkook annuì ed emise uno squittio come Yoongi gli fece l'occhiolino. 

Tutta quella malizia da parte del consigliere non l'aveva mica capita.

Però...quell'ammiccare leggero misto alla visione della schiena di Taehyung -e non solo- beh, la fantasia gliela solleticavano abbastanza. In realtà c'era una cosa che desiderava con tutto sè stesso provare, a cui aveva dedicato un pò troppi pensieri e su cui aveva rimuginato spesso e per lungo tempo. 

Non ne aveva parlato con Taehyung ed era anche meglio così perchè sarebbe stato estremamente imbarazzante vedere sè stesso dire addio alle proprie facoltà intellettive per trovare le parole capaci di esprimere quel concetto semplice ma complicato.

I suoi pensieri non sempre erano i più casti, ma finiva sempre per affondare la faccia nel cuscino e sperare che Taehyung facesse la prima mossa per seguirlo a ruota. Con suo rammarico -che Jungkook additava come sfiga- Taehyung era sempre fin troppo attento e paziente con lui -forse anche più di quanto non lo fosse egli stesso- e per questo aveva sempre posticipato quella sorta di chiacchierata che sperava di avere. 

Stare insieme non era un'idea che lo orripilava, che gli metteva paura, che lo atterriva e gli faceva crescere la voglia di scappare lontano.

No.

Lui voleva averlo vicino, voleva essere sempre il sé che era in compagnia di Taehyung.

Taehyung aveva tirato fuori un lato completamente nuovo e sconosciuto della sua persona che non credeva di possedere, facendogli sentire molte cose che non credeva essere capace di sperimentare.

Era cambiato e stava continuando a cambiare -se ne rendeva conto e questa cosa lo rendeva molto più che semplicemente felice, tanto che voleva tenersi stretti quei cambiamenti preziosi più dell'oro.

«Grazie Yoongi, f-faremo il prima possibile» annuì Jungkook, accennando un saluto con la mano per tornare ad aiutare Taehyung.

«Ah, non preoccupatevi, prendetevi tutto il tempo necessario e passate una buona serata» rispose con un sorriso Yoongi, ridacchiando tra sè del rossore del principe.

Fece per andare via ma qualcosa che aveva nella tasca di puntellò la coscia e si ricordò improvvisamente il vero motivo per cui era sceso di fretta e furia nelle stalle.

 «Ah! Principe Jungkook!» chiamò improvvisamente Yoongi, attirando nuovamente l'attenzione del principe. Questo si voltò con le sopracciglia alzate e guardò curiosamente il consigliere fargli cenno di avvicinarsi, scortandolo quasi fuori dalla stalla. 

«Yoongi, c'è qualcosa che non va?» bisbigliò Jungkook, notando l'atteggiamento guardino del suo interlocutore che lanciò un'occhiata verso Taehyung per assicurarsi che non li vedesse. A sorpresa, gli prese delicatamente una mano per fargliela distendere e prima che Jungkook potesse processare ciò che era successo, si ritrovò confusamente a guardare l'oggetto che gli aveva appena dato il consigliere.

Jungkook guardò confuso l'ampollina giacere sul palmo della sua mano e aggrottò le sopracciglia. «Cos'è?».

Yoongi tossì un ghigno e cercò di ricomporsi schiarendosi la voce. «Chiedetelo a Taehyung, sono sicuro che sarà rispondervi meglio di quanto possa fare io».

E Jungkook si ritrovò a guardare con espressione attonita e confusa il consigliere fare un piccolo inchino e sparire dentro il palazzo. Si rigirò quella boccetta tra le mani e si voltò verso Taehyung per chiedergli qualcosa ma le parole appassirono sulle sue labbra come lo vide chino a sistemarsi il bordo degli stivali. 

Deglutì sonoramente e arrossì ai suoi pensieri, dandosi poi uno schiaffo e sibilandosi mentalmente un Jungkook, contegno! a cui Taehyung, inspiegabilmente, rise.

Merda, aveva pensato ad alta voce.



















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NDA: Bentrovati ♡

Altre turbolenze stanno per scuotere il pacato scenario di LMG, a cui seguiranno delle conseguenze abbastanza drammatiche e delle scelte complicate e di difficile gestione ¯\_(ツ)_/¯

Però UNA COSA PER VOLTA, perchè ci aspetta qualche momento soft prima del disastro◕‿◕

 A martedì <3 [e Fighting Yoongi (anche se mi è venuto un colpo—♡)]



PS: Congratulazioni per il tuo primo, grande traguardo Lellina____ Ad Maiora Semper♡




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[completa] ❝ ti obbligo a baciare taehyung. ❞ @sannieung completed on 2022. #1 vkook 16.04.22