The Maze Runner - L'Iniziazio...

By -Dream-Er-

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Intrappolata tra finzione e realtà, Riley è in cerca di sua sorella Rachel, prigioniera degli esperimenti del... More

PROLOGO
La Radura
Niente è reale
La nuova arrivata
Adunanza!
Ricordi
Delirio
Tra le braccia della morte
Vedi ciò che è reale
Sopravvissuti
Oltre il vuoto
Fratelli di sangue
Segnali
Il flusso dei ricordi
A spasso con i Dolenti
La Prova
La prima Velocista
La selezione
Dentro il vuoto
Alle origini
Segreto svelato
Diamo inizio alla Fase 2
Comunicazione straordinaria (è un capitolo)
Attraverso la luce
Sequel
Ringraziamenti sdolcinati!

Mente corrotta

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By -Dream-Er-

Capitolo 10

Socchiusi le labbra e restai a fissarlo indecisa su un pensiero che in quell'istante mi balenò nella mente.
Dovevo chiedergli scusa per il modo in cui lo avevo trattato, eppure non riuscii a tirar fuori le parole. Mi sentii subito a disagio e non ascoltai nemmeno la prima cosa che mi disse.
-Quindi abbiamo deciso...- stava dicendo il ragazzo biondo gesticolando con le mani. Mi apparve nervoso, anche se non sapevo quale fosse il motivo. -quale sarà la tua punizione.- fece una pausa. Io nel frattempo deglutii il groppo che mi si era formato in gola e che mi impediva di respirare. Con la coda dell'occhio, vidi Gally avanzare verso di noi. Deglutii ancora una volta.
Spostai lo sguardo su Gally e poi di nuovo su Newt. I suoi occhi erano spenti e il suo volto scuro. Non era arrabbiato, semplicemente stanco o triste. Sospirai e guardai ancora una volta Gally che era sempre più vicino. Anche a quella distanza, il suo sorrisetto malizioso mi innervosì e mi fece desiderare di farlo sparire. -Dovrai passare un'intera giornata in gattabuia, da questo momento fino a domani mattina.- Lo disse a rilento con voce desolata. Scorsi nel profondo del suo sguardo il desiderio di non volermi infliggere quella pena. Ma ero soddisfatta, la punizione non era la morte, ed era già una gran cosa.
Andare in gattabuia, sola, non mi spaventava. Sarei stata molto più che in grado di superare la notte.
Tutto d'un tratto il panico mi si scrollò di dosso, come un brivido che dopo aver percorso l'intero corpo scivola via.
Non riuscii a trattenere oltre un sorriso, che mi incurvò le labbra. Mi sporsi verso Newt e lo abbracciai. Un abbraccio il cui significato era di ringraziamento e di scusa allo stesso tempo.
-Grazie Newt.- gli sussurrai all'orecchio lasciando trapelare l'euforia del momento. Sentii le sue braccia sulla schiena stringermi dolcemente così sorrisi di nuovo. Questa volta però, lo nascosi dietro la sua spalla.
Lui non disse niente.
Ci staccammo poco prima che arrivasse Gally.
-Allunga le braccia!- ordinò il ragazzo assumendo un tono autoritario. Fui subito pronta e spinsi verso di lui le mani. Stringeva tra le dita lerce una corda che ora aveva avvicinato ai miei polsi, la sentii graffiarmi la pelle non appena mi sfiorò.
-Sta fermo pive!- lo ammonì Newt aggrottando le sopracciglia in modo severo. Mi afferrò delicatamente i polsi e slegò subito la corda. -Non le serviranno queste.- La corda cadde a terra e con essa anche lo sguardo trovo di Gally.
Avrei desiderato una fotocamera in quel momento per scattargli una foto e ricordare per sempre l'espressione di sconcerto sul suo viso. Soppressi una risata prima che il ragazzo dal volto paonazzo potesse fulminarmi con lo sguardo.
Giurai di aver visto Newt guardarmi e sorridere subito dopo.
-Fa come ti pare!- mugugnò Gally per poi farmi segno di seguirlo.
Mi voltai per dare un ultimo saluto a Newt, lo avrei rivisto solo la mattina seguente. Ma mi fermai quando lo vidi seguirci.

Raggiungemmo la gattabuia accompagnati da una scia di sguardi dei radurai, che ora erano tutti li intorno, sparsi qua e la, a godersi lo spettacolo.
Io mi ero già abituata al fatto di essere l'unica ragazza tra tanti ragazzi, loro invece sembravano sussultare ancora ad ogni mia parola.
-Entra!- mi esortò Gally, il tono sempre di autorevolezza.
Newt gli riservò uno sguardo che sembrò tirar fuori da tutto l'odio che riuscì ad accumulare in quell'istante.
Per una frazione di secondo, mi preoccupai di vederli azzuffarsi in una rissa. Riuscii quasi a toccare con mano l'odio reciproco che c'era tra i due.
Feci un passo avanti e mi ritrovai subito le "sbarre" alle spalle.
-Fammi vedere se sei capace di immaginare che queste sbarre qui non ci siano... attraversale!- disse in segno di scherno. Rise per qualche minuto buono, ma fu l'unico.
Avevo dimenticato che quell'idiota di Gally era un intendente e che quindi anche lui aveva partecipato all'Adunanza. Minho o Thomas dovevano aver raccontato della mia esperienza nel Labirinto.
La rabbia che trattenni dentro di me, mi fece bruciare il petto.
Fui pronta a rispondere quando fu troppo tardi. Gally si allontanò. Sentivo ancora la sua risata beffarda echeggiare nell'aria.
-Newt- dissi poi spostando l'attenzione sul ragazzo dai capelli biondi. -Come sta Alby?- Quella domanda spuntò dal nulla e immediatamente ripensai alla notte piena di emozioni che avevo passato.
-È dai medicali, ma ancora non si è svegliato.- rispose passandosi le dita fra i capelli. Avvolta nell'oscurità della gattabuia, mi lasciai andare a un sorriso.
-Ok- dissi, poi Newt si voltò come per andarsene. -Newt aspetta!- lo fermai ancora una volta, ma a lui non sembrò dispiacere. -Potresti salutarmi Thomas e Minho?- mi sentii un'idiota a chiederlo, li avrei visti solo il giorno dopo, non c'era bisogno di tutto questo. Forse il motivo era che non volevo rimanere da sola.
Poi il pensiero di Minho tornò ad essere quello prevalente. Ero entrata nel Labirinto anche per salvare lui è dirgli di Nick, ma non avevo ancora avuto occasione di farlo.
Newt stava annuendo alla mia richiesta, ma ancora non si era voltato, come se sapesse che avevo altro da dire. -E Minho...- dissi. -Digli di venire qui domani mattina, devo parlargli. Non posso più aspettare.- terminai la frase giusto in tempo per fare un respiro.
-Lo farò!- disse infine. Mi fece un sorriso, poi si diresse verso il casolare dove probabilmente Thomas e Minho aspettavano il suo arrivo.

Sospirai con forza lasciandomi cadere a terra. Pensai che Thomas avesse ragione il primo giorno... mi ero abituata allo sporco e non mi interessava più tanto avere vestiti puliti. Tutto era passato in secondo piano nella Radura, al primo posto c'era solo la sopravvivenza.
Scrutai la gattabuia da cima a fondo, sembrava molto più pulita dell'ultima volta... ma era solo un'impressione. Di certo nessuno si affaticava per ripulire un posto dove venivano rinchiusi i prigionieri.
Sospirai pensando a questa giornata che si prospettava essere davvero molto lunga. Mi schiacciai contro il muro fresco coperto dal buio e prima ancora di potermene accorgere chiusi gli occhi.
Quando li riaprii, la luce non era più la stessa, non più accecante. Era tardo pomeriggio probabilmente.
Abbassai lo sguardo sul pavimento e vidi un vassoio con sopra un panino e un bicchiere d'acqua. Qualcuno dei ragazzi doveva averlo portato già da qualche ora. Feci un mezzo sorriso all'idea che si preoccupassero così tanto per me.
Avrei voluto che Rachel li conoscesse. Avrei fatto si che li conoscesse!
Mi domandai se sarebbero andati d'accordo.
Mia sorella era molto diversa da me, non avevamo quasi niente in comune, ma era una di quelle persone che se le perdi allora perdi te stesso.
Lasciai che quel pensiero si unisse agli altri e mi concentrai sul cibo. Non mi resi conto di quanto il mio stomaco urlasse dalla fame, finchè non mi trovai quel succulento panino al formaggio sotto il naso. Lo addentai con ferocia e il pensiero di poter mangiare anche un Dolente intero, mi fece ridere facendo andare quasi il boccone di traverso. Tossii più volte.
Poi qualcosa attirò la mia attenzione. Un rumore di passi. Erano vicini.
-Newt?- dissi. Fu il primo nome che mi venne in mente. -Minho? Thomas?- Nessuno si sporse dandomi l'occasione di vedere chi fosse.
Il rumore di passi proseguì.
La curiosità mi spinse ad alzarmi presto in piedi e ad avvicinarmi alle sbarre. Il cuore nel petto ebbe un balzo quando scorsi l'ombra di Alby proprio li accanto.
-Maledizione Alby, mi hai fatto spaventare a morte!- esclamai facendo scivolare una mano sul petto. Il battito era accelerato. Mi costrinsi a farlo ristabilire dopo una serie di respiri profondi. Un attimo dopo posai lo sguardo su Alby, non si era mosso da quando mi ero accorta della sua presenza. -Alby- dissi con voce trepidante. Il mio viso assunse un'espressione di sgomento, non appena un filo di luce mostrò gli occhi del ragazzo persi nella follia più assoluta. Feci qualche passo indietro attenta a dove mettessi i piedi. -Dovresti essere dai Medicali, Newt ha detto che eri dai Medicali.- balbettai come fossi infreddolita.
Lui avanzò di qualche centimetro, poi aprì la porta con più violenza di quanto mi aspettassi.
Ancora qualche passo all'indietro e mi ritrovai con la schiena contro il muro.
Chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare i suoi passi pesanti che affondavano nel terreno. Ogni passo sempre più pesante e sordo dell'altro.
-È colpa tua...- sibilò Alby. -tua e di tua madre.- borbotto tra piccoli istanti di assoluto silenzio. Avvertii la sua mano scivolare sul mio collo e stringere pian piano fino ad impedire all'ossigeno di entrare nei polmoni.

Che cosa stava dicendo? Come poteva essere colpa mia? Che cosa era colpa mia? E soprattutto come poteva essere colpa di mia madre? Neanche l'avevo mai conosciuta.
Mi sforzai di liberarmi dalla presa afferrando con entrambe le mani il suo polso. -Aa-l-bby!- la voce strozzata. -Questo non sei tu, questo non è reale... lasciami andare!- Annaspai in cerca di un filo d'aria.
Battei un colpo sul suo braccio e non appena mollò la presa, caddi a terra sulle ginocchia. Mi sbucciai un ginocchio, ne sentii il bruciore, ma il pensiero di dover controllare non mi sfiorò nemmeno la mente.
-È colpa tua..- ripeté con voce monotona. -Tu ce l'hai..- disse quasi ringhiando.
La voglia di scoppiare in un lungo pianto si fece sempre più forte, ma tentai di allontanarlo con il pensiero che presto qualcuno ci avrebbe sentito e sarebbe arrivato.
Un urlo di lacerante dolore mi uscì dalla bocca quando le dita forti di Alby mi afferrarono i capelli trascinandomi fino a fuori, dove ormai la luce del sole si stava spegnendo.
Non potei fare altro che lasciarmi trascinare nel fango, non riuscii a trovare un modo per rialzarmi. Il pensiero terrificante che era ora di cena e che quindi nessuno girava li intorno, mi fece perdere un briciolo della speranza che avevo di essere tirata fuori da quella situazione.
Vidi il Labirinto ormai a pochi passi, la paura invece mi aveva già raggiunta da qualche minuto.
Era quasi quell'ora.

Le porte. La notte. I Dolenti.

Ebbi paura di attraversare di nuovo tutto, malgrado fossi uscita sana e salva solo il giorno prima.
-No!- gridai. -Alby le porte stanno per chiudersi!- la voce rotta dalla mancanza di voce.
Conficcai le unghie nel terreno, ma non riuscii a trattenere oltre Alby, che sembrò ostinato a portare a termine chissà quale piano che si era messo in testa.
-Newt!- strillai ormai immersa nella più totale disperazione. -Newt!- gridai ancora.
Quella sensazione di terrore non se ne andò nemmeno quando vidi Newt, Minho e Thomas uscire fuori e guardare nella mia direzione.
-Va in direzione della porta a sud!- udii la voce terrorizzata di Newt.
Il ragazzo asiatico fu il primo a scattare, seguito da Thomas e un altro paio di Velocisti.
Un altro urlo sferzò l'aria, un attimo prima di oltrepassare le porte e addentrarci nella "casa dei Dolenti".
...

*SpazioAutrice*

Pive! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se non l'ho scritto benissimo... mi dispiace se troverete qualche errore ma non ho avuto il tempo di rileggerlo.

Se vi è piaciuto lasciate un commento oppure un vostro pensiero! Leggerò tutto molto volentieri :)

E grazie per tutti i vostri commenti precedenti, siete dei pive fantastici! 😘

Alla prossima...

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