Royal Thief II

By Destiny_of_the_Soul

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Sola e prigioniera del suo stesso Regno, Lyra capirà di poter contare solo su sé stessa, costretta a stringer... More

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CAPITOLO 148
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CAPITOLO 150
CAPITOLO 151
CAPITOLO 152
CAPITOLO 153
CAPITOLO 154
Capitolo 155 - Epilogo
ANNUNCIO

CAPITOLO 103

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By Destiny_of_the_Soul

«Da questa parte.» La voce del Fossegrimen ora echeggiava nel vapore, nonostante l'edificio fosse privo di muri.

Feci per muovere un passo ma le gambe mi cedettero. Con un mugugno sbattei le ginocchia sul marmo freddo e, con le braccia atrofizzate, quello sarebbe stato anche il destino della mia tempia se non fosse stato per l'intervento repentino di Gideon.

Odiavo riconoscere il fatto che mi stesse aiutando. Costantemente.

Come se mi avesse letto nella mente, e volesse irritarmi ancora di più, mi strinse tra le braccia, sollevandomi da terra ed accompagnandomi verso il Fossegrimen.

«Visto che ti sto facendo un favore, almeno sforzati di placare le scariche.» La voce di Gideon uscì come un bisbiglio roco e sofferente.

«Non è colpa mia se ora mi sei repellente. E comunque, continuo a non aver chiesto il tuo aiuto.»

Gideon mi ignorò, stringendo la mascella per ignorare il dolore delle scariche.
Mi depositò con un mugugno qualche metro più in là, ai piedi della vasca.

«Ti prego, entra nella Fonte.» Questa volta riuscii a trovare il corpo dalla quale proveniva questa voce.

Il Fossegrimen si trovava davanti a me, dall'altra estremità della vasca, seduto su quella che sembrava una roccia. Se ne stava immobile, sotto una cascata, con uno strano strumento a corde in mano.

Concentrai tutta la forza che avevo recuperato in quel breve tratto di sosta che mi ero concessa in braccio a Gideon, e la catalizzai in un unico e lento passo che mi permise di entrare nella Fonte.

L'acqua calda mi solleticò i piedi nudi, provocandomi poi un piacevole brivido lungo la schiena. Man mano che mi raggomitolavo nella Fonte, gli arti sembravano riacquistare la loro autonomia.

Prima di rendermene conto, mi ritrovai a galleggiare sulla Fonte, muovendomi liberamente nella vasca.

Le orecchie, sotto la superficie, erano ovattate dal suono dell'acqua, mentre sentivo i capelli disporsi a raggiera sopra la mia testa.

Improvvisamente tutte le mie preoccupazioni erano sparite, assieme ai miei dolori. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che mi ero sentita così tanto in pace con me stessa.

Un suono melodioso prese ad accompagnare il mio galleggiare. Non mi ci volle molto a capire che si trattava del Fossegrimen.

L'acqua sotto di me prese a bollire, il che mi costrinse ad aprire gli occhi. La Fonte si era illuminata di una luce fluorescente.

Iniziai a sentire il ghiaccio sciogliersi e abbandonare il mio corpo ma poi, improvvisamente, un dolore lancinante al fianco mi costrinse ad urlare di dolore.

Boccheggiai, incapace di muovermi.

L'ultima cosa che sentii furono i rapidi passi di Gideon nell'acqua, poi svenni.

Quando ripresi conoscenza stavo tremando. Riuscii a fatica ad aprire gli occhi e la testa mi sbatteva così tanto, che ero sul punto di piangere. La gola invece, era così secca, da impedirmi di parlare.

Mi ci volle del tempo per realizzare dove fossi: mi ritrovavo davanti al lago di Ofelia, accasciata ad un albero. Notai come avessi nuovamente in dosso stivali, giacca e mantello.
Non ebbi neppure il tempo di domandare come avesse fatto a riportarmi indietro nonostante quel mostro acquatico, che Gideon iniziò ad urlare.

«Si può sapere che diamine-!» Era così arrabbiato che non riuscì neanche a finire la frase, lasciando che un grido di frustrazione la interrompesse. «Cosa ti è saltato in mente?!»

«N-non urlare... la testa-» Trovai particolarmente difficoltoso mettere insieme una frase, sia per il male alla testa, che per la gola che mi bruciava.

La voce mi uscì così roca da non riconoscerla quasi come mia.

«Cosa è successo?» Cercai di raddrizzarmi con la schiena, appoggiandola meglio al tronco ghiacciato.

«Dovrei chiederlo io a te! Cosa è successo Lyra?!» Mi accigliai.

A che gioco stava giocando?

«Questo marchio non ti dice niente?!»
Gideon mi scoprì il marchio dei Rasseln con una mossa così agile che non riuscii neppure ad oppormi. Non che ne avessi avuto la forza.

Il mio cuore affondò nel petto.
Sapevo che prima o poi lo avrebbe scoperto, ma non pensavo così presto e, soprattutto, in quel mondo.

Mi ricoprii in fretta la zona, notando come ora il mio corpo rispondesse ai miei comandi. La Fonte, dopotutto, doveva aver fatto il suo dovere.

«Pensi di tacere ancora per molto? Quando pensavi di dirmelo?»

Fiduciosa delle proprietà curative della Fonte, decisi di alzarmi in piedi. Ma forse un po' troppo prematuramente.
Barcollai, accasciandomi nauseata e tremante al tronco di ghiaccio.

Gideon mi imitò, piegandosi al mio fianco.

«E perchè avrei dovuto dirtelo? Chi ti credi di essere per avere una simile pretesa?»

Gideon arricciò il naso, come da tempo non gli vedevo fare. Doveva essere davvero su tutte le furie.

«Pretesa?!» Emise una risata secca. «Ho controllato nella tua giacca. Sei a secco!»

«Resisterò finché non troverò una dose.» Tentai di sminuire la faccenda, ma invano.

«Non fingere di non sapere che morirai!»

Gideon sapeva più di quanto mi sarebbe piaciuto. Immaginai che ciò dipendesse dai suoi lunghi anni di collaborazione con i Rasseln.

«E tu non fingere che ti importi qualcosa. Sempre meglio morire che tornare da mio fratello!»

Stavo iniziando a perdere la voce e ogni parola risultava più difficile da pronunciare della precedente.

Consapevole che non sarei stata in grado dl controbattere ancora per molto, feci per allontanarmi, ma le gambe erano ancora troppo deboli e fui costretta a fermarmi poco più in là.

«Ah! Finiscila!» Gideon urlò, passandosi le mani tra i capelli. «Mi stai facendo impazzire!»

Fece una breve pausa, prendendo un grosso respiro nel tentativo di calmarsi.

«Dimmi solo: perché?» Ora dal suo volto era scomparsa ogni ruga di rabbia, lasciando dietro solo la maschera cupa della tristezza che, in passato, avrei ingenuamente creduto essere senso di colpa.

«Te l'ho detto. Preferirei morire piuttosto che stare con mio fratello. Per me diventare un Rasseln non è stata un'opzione. Era l'unica via possibile.»

Dopo quelle parole mi voltai, pronta ad allontanarmi, ma una figura bloccò i miei passi.

«Quindi finalmente lo hai scoperto. Ti è servito aspettare che la fonte la rigettasse per il veleno?» Era Aerin.

«Lo sapevi anche tu?! Perché non me lo hai detto?! Sarebbe potuta morire!»

Non avevo bisogno di guardare Gideon in volto per capire il suo stato d'animo. Il tono era sufficiente.

«Sarebbe morta in ogni caso. Ti facevo più sveglio, figlio mio. Pensavo ci saresti arrivato prima.»

In quel momento Gideon parve capire.
«Il Drosophyllum, è così che ti sei liberata da quelle alghe carnivore!»
Tornò a concentrare la sua attenzione su di me.

Annuii debolmente. «Lì è dove sono andate distrutte le mie ultime dosi.»

Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, le gambe di Gideon cedettero, lasciandolo cadere sul ghiaccio sotto di lui.

Si passò entrambe le mani nei capelli, stringendone nel pugno le radici.

In quel momento, sopra le nostre teste, una balena cantò, oscurando per qualche istante la visuale.

«È l'alba.» Disse Aerin guardando verso l'alto.

«Abbiamo poco tempo.» Gideon parve a stento trovare la forza per rialzarsi. «Dobbiamo trovare una dos-»

«Prima Rubyo.» Lo interruppi. E, prima che potesse rispondere, continuai. «Se sono un Rasseln ora è anche per poter salvare Rubyo. Arrendermi adesso renderebbe la mia Mutazione e la morte di Coline inutili.»

«Ma anche se morissi ora sarebbe tutto inutile.»

«Almeno ci avrò provato. Ho già sprecato fin troppo tempo, non posso rischiare ancora.» Gideon non fiatò. «Sai che non puoi fermarmi.»

Feci per incamminarmi ma Gideon mi afferrò il polso. «Lasciami venire con te.»

«No, Gideon! Tu non c'entri nulla!» Aerin si intromise ancor prima che io potessi aprire bocca, infrapponendosi tra me ed il figlio.

Mi ripresi il polso, forzandolo fuori dalla presa di Gideon.

«Solo finché non troveremo Rubyo.» Gli dissi, dandogli le spalle.

Non sapevo perché, ma in quel momento non riuscivo a guardarlo negli occhi.

«Va bene.»

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