THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

SilviaVancini द्वारा

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... अधिक

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
DALL'OBLO' DELLA CUCINA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
ITALIAN TIRAMISU'
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
TRENTOTTO E SETTE
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
SUPERMERCATO NOTTURNO
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
L'ULTIMA DATA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
HOUSE PARTY
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

MEZZANOTTE

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SilviaVancini द्वारा

Per celebrare l'arrivo dell'anno nuovo, i J-EY erano volati in Nevada, a Las Vegas. Partecipavano alla diretta televisiva di un grosso concerto con un infinito numero di cantanti e sarebbero stati sicuramente fra gli ultimi della scaletta, data la loro fama mondiale. Non sapevo se la cosa giocasse a mio favore o meno, ma era inutile farmene un cruccio.

Dopo aver cercato su Internet le informazioni che mi servivano, mi precipitai all'aeroporto di New York. Passai quattro ore e mezza di volo a pregare di andare più in fretta, poi chiamai un taxi ed imprecai per ogni minuto in cui restai bloccato nel traffico di Las Vegas. Quando arrivammo davanti allo stadio in cui si teneva il concerto, non diedi nemmeno il tempo al tassista di fermarsi: spalancai la portiera e gli lanciai una banconota da cinquanta dollari, poi iniziai a correre. Mi precipitai a rotta di collo verso i cancelli e tirai un sospiro di sollievo nel vedere che c'era ancora un buttafuori dietro al bancone dove si controllavano borse e zaini. Gli corsi incontro e mi aggrappai a quel bancone come se fosse la mia ancora di salvezza.

"Come si raggiunge il backstage?" chiesi, senza fiato.

"Prego?"

"Il backstage. Come ci arrivo?"

Silenzio stampa. Per qualche secondo non udii altro che il pulsare del mio sangue nelle orecchie e la musica ritmata che proveniva dall'interno dello stadio. Il buttafuori mi stava guardando come se fossi un moscerino fastidioso.

"Mi scusi." dissi, riconoscendo che non mi ero presentato nel migliore dei modi. Raddrizzai la schiena e mi tolsi il berretto che nascondeva i miei capelli rosa, poi feci un bel sorriso e porsi la mano destra in avanti. "Salve, sono Park Jimin. So che il mio arrivo non era previsto, ma posso accedere al backstage? È importante."

"Jimin chi?"

"Park Jimin."

"Non ho nessuno Park in lista."

"Sono un cantante anche io. Conosco la metà degli artisti che si stanno esibendo, può chiedere a chiunque."

"Niente Park. O hai un biglietto o sei pregato di andartene."

"Ma io-"

Stufo delle mie chiacchiere, il buttafuori mi fece vedere la radiolina che portava alla cintura. Io alzai entrambe le mani in alto e feci un bel passo indietro, sorpreso.

"Okay, okay..." dissi. "Me ne vado."

Con un grugnito soddisfatto, il buttafuori tornò a rilassarsi. Io mi rimisi il cappello in testa, poi gli diedi la schiena e mi allontanai. Cercai un'entrata secondaria, forzai la maniglia di una porta chiusa a chiave e rischiai di farmi beccare da un paio di uomini della sicurezza. Alla fine, esasperato dalla mancanza di soluzioni e con la stanchezza della corsa contro il tempo che iniziava a farsi sentire, mi sedetti sul muretto di un'aiuola e accesi una sigaretta per scaldarmi.

La situazione non era delle migliori. Avevo raggiunto lo stadio, okay, ma adesso?

Feci uno squillo a Tyler e Simon: non rispondevano. Valutai l'idea di aspettare la fine del concerto per intrufolarmi nell'edificio mentre tutti uscivano. Pensai di chiamare i Grand Hotel della zona per scoprire dove pernottavano i J-EY e incontrarli direttamente là. Pensai anche di mandare un messaggio a Simon e basta, dicendogli di contattarmi il mattino successivo, ma ognuno di questi piani aveva la stessa, terribile falla.

Non potevo aspettare oltre per parlare con Yoongi. Sì, avevo sopportato un intero viaggio da New York a Las Vegas, ma il coraggio stava iniziando a venirmi meno ed io non volevo perdere quella spinta che mi aveva infuso il discorso di Jungkook. Qualcosa nella mia vita doveva cambiare e doveva farlo entro mezzanotte, a qualsiasi costo.

Come se i miei buoni propositi avessero bisogno di un segnale divino per spronarmi, nell'aria cominciò ad echeggiare un brano che conoscevo bene, perché lo avevo cantato in ogni Stato dell'America per un'estate intera.

I J-EY erano ufficialmente saliti sul palco ed io mi disperai ancora di più a saperli fisicamente così vicini. Com'era possibile che a tutta quella gente all'interno dello stadio fosse bastato comprare un biglietto per...

Per...

Mi venne un'idea. La punta della mia sigaretta si incenerì e cadde a terra, io rimasi immobile a pensare.

Era una pazzia. Era la premessa per un disastro garantito. Ogni cosa mi remava contro, a partire dalla durata massima di quattro minuti della canzone, ma era l'unica cosa che potessi fare nell'immediato e non c'era il tempo di valutare se fosse un buon piano o meno: mi assicurai di avere il berretto ben calcato sulla testa, poi gettai la sigaretta di lato e scattai in piedi.

Tornai all'ingresso dello stadio. Nella mia corsa giù dal taxi avevo ignorato ogni venditore ambulante che avesse provato a vendermi del merchandising, ma in quel momento mi precipitai dritto da loro. Acquistai un biglietto per il concerto e andai a sbatterlo sul bancone del buttafuori, poi corsi all'interno dell'edificio. Puntai dritto al parterre e la musica mi investì con una tale forza che avrebbe potuto mandarmi con le gambe all'aria. Non c'erano più barriere ed il basso di Tyler mi batteva nella cassa toracica come un secondo cuore così potente da sopraffare il primo.

La mia vista formicolò all'improvviso passaggio dalla luce al buio, ma quando gli occhi si abituarono, vennero riempiti di colore. Il concerto era un carnevale di luci stroboscopiche, luci intermittenti, grandi schermi, flash, riflettori. La scarica di adrenalina che avevo addosso tendeva a sfumare i contorni delle cose che mi circondavano, ma allo stesso tempo vedevo tutto in modo nitido.

C'era un mare di gente fra me e il palcoscenico. Il grande schermo mi diede sicuramente una mano a capire chi dei J-EY si trovasse dove, ma io li conoscevo così bene che quello che gli occhi non vedevano, lo compensava la memoria.

Emmett cantava al centro della scena. Indossava una giacca ricoperta di frange argento che lo faceva sfavillare e si teneva aggrappato all'asta del microfono. Tyler era alla sua destra, Yoongi alla sua sinistra e Simon era alla batteria, recluso sullo sfondo. Indossavano tutti e tre degli elegantissimi completi neri con dei dettagli in argento, ma ovviamente la mia attenzione orbitava su una persona in particolare.

Iniziai a farmi spazio tra la folla. Mi infilai tra le persone ammassate insieme, mi districai, mi spinsi in avanti come un toro che vede soltanto il suo obbiettivo. Non dovevo pensare a nulla, agivo in automatico. Le mie gambe scavalcavano piedi e zaini, le mie braccia sgombravano lo spazio davanti a me e la mia bocca snocciolava una litania di scusa, permesso, mi dispiace, devo passare. Era come fare una traversata a nuoto con il mare mosso, con l'unica differenza che l'acqua era formata da corpi, gambe e magliette sudate così fitte da sbarrarmi il passaggio ovunque mi voltassi.

Le persone erano troppo impegnate a godersi il concerto per badare a me, ma più mi avvicinavo al palcoscenico, più si faceva dura. La gente aveva lottato per accaparrarsi quei posti e mi guardava male quando la sorpassavo. Qualcuno mi insultava pure, ma io lo ignoravo: Yoongi diventava sempre più vicino ed io non mi sarei certo arreso a metà dell'impresa.

Strinsi i denti finché non fui a pochi metri dalle transenne. Ce l'avevo quasi fatta, ma quando alzai lo sguardo, mi resi conto di un grave errore: ero finito sotto alla penisola centrale che si diramava fra il pubblico e non sotto al lato di palcoscenico che occupava Yoongi. Cercai di aggiustare il tiro, ma incappai in un gruppo di ragazze con uno striscione e fu come cadere nel pantano. Saltavano come delle matte, strillavano, ballavano, non si accorsero nemmeno di avere un intruso fra di loro. Io provavo a liberarmi, ma era impossibile.

Stavo valutando seriamente l'idea di gattonare fra le loro gambe, quando partì l'assolo di chitarra elettrica. Sentii quella scarica di note colpirmi in pieno, come un fulmine che si abbatte su un albero, e mi bastò alzare la testa per scoprire che Yoongi era a pochissimi metri da me. Mi fermai dov'ero, immobile, mentre le ragazze e tutta la gente attorno a me cominciò a gridare e saltare, esaltati.

Yoongi era bellissimo. Fu questa la prima cosa che pensai e non solo perché stava suonando con la stessa passione che mi aveva sempre stregato. Gli avevano pettinato i capelli all'indietro e sembrava cambiato. Cresciuto. Invecchiato, se vogliamo, ma nessuno dei due aveva ancora compiuto trent'anni ed era presto per usare quel termine. Se lo avessi visto senza conoscerlo, avrei potuto pensare che si trattasse di un giovane padre di famiglia. Il pensiero mi fece venire le farfalle nello stomaco e mi diedi dello stupido, ma stavo alla grande.

Ero convinto di quello che stavo facendo. Mi sentivo puntuale, ero nel posto giusto nel momento giusto. Mi affezionavo senza condizioni da quando ero piccolo e quegli ultimi anni mi avevano guastato, ma iniziavo a intravedere un giusto compromesso. Ero più forte, più consapevole, più severo. In quel momento potevo correre il rischio di farmi male, perché sapevo che ne sarei uscito tutto di un pezzo.

"Yoongi!" chiamai. "Yoon!"

Non mi sentì. Completamente ignaro della mia presenza fra quelle migliaia di spettatori, Yoongi faceva scorrere le dita lungo il manico della chitarra. Lo spettacolo era elettrizzante, ma non potevo perdere la mia occasione. Se Yoongi non mi notava, sarei rimasto intrappolato in mezzo alla folla per il resto della serata.

"Yoon! Yoongi!"

Dimenai le braccia, urlai e saltai più in alto di tutti, senza risultati. Alla fine, per un moto di stizza, mi sfilai il berretto dalla testa e lo lanciai. Era troppo leggero, non fu nemmeno una minaccia per Yoongi, ma quella virgola di movimento attirò la sua attenzione. Ci lanciò soltanto uno sguardo veloce, poi cominciò la complicatissima scala di accordi che chiudeva l'assolo. Mi sgolai per l'ultima volta.

"YOONGI!"

Piazzando una mano sulle corde per farle smettere di vibrare, Yoongi diede le spalle al pubblico e corse alla sinistra di Emmett, allontanandosi dal punto in cui mi trovavo.

Era finita. Mi misi una mano nei capelli e chiusi gli occhi, mentre la delusione faceva appassire quella bufera di sentimenti che mi teneva in piedi. In tutta sincerità, non sapevo se il giorno successivo avrei avuto il coraggio di farmi sentire da Simon. Forse avrei fatto meglio a godermi quello che rimaneva dell'esibizione dei J-EY e basta.

Sospirando, aprii gli occhi e cercai Yoongi. Guardai il suo lato di palcoscenico, ma non era dove-

Yoongi era bloccato nel punto in cui aveva suonato l'assolo. I suoi piedi puntavano ancora verso la direzione in cui aveva iniziato a correre, ma il suo busto era rivolto al pubblico ed i suoi occhi erano fissi su di me, sgranati.

Mi aveva sentito. Il mio urlo aveva fatto breccia tra la fine del suo assolo e il bridge della canzone, solleticando le sue orecchie. Non mi aveva riconosciuto dalla voce, si era girato di riflesso soltanto perché aveva sentito il proprio nome, ma poi aveva intravisto i miei capelli rosa. Le gambe gli si erano piantate sul posto ed il suo sguardo si era fatto grande.

La bufera che avevo dentro tornò a soffiare. Non avevo più il controllo delle mie espressioni facciali, provavo troppe cose tutte insieme, ma fui pervaso da un torpore così dolce che non si poté non riflettere sul mio viso.

Con le mani che suonavano in automatico e gli occhi incollati su di me, Yoongi prese in ritardo l'inizio di una strofa. Fu un dettaglio da nulla, il pubblico non se ne accorse nemmeno, ma i membri dei J-EY coglievano ogni modifica. Ci passarono sopra, sbagliare era umano e Yoongi non era un automa, ma si stranirono quando l'errore venne ripetuto. Dal fondo del palcoscenico, Simon lanciò un'occhiata a Tyler, Tyler guardò Emmett ed Emmett andò direttamente da Yoongi. Allontanò il microfono dalla bocca e urlò: "Che succede?"

Yoongi si voltò a guardarlo, stordito da quell'improvviso ritorno alla realtà. Riprese immediatamente il controllo della chitarra ed Emmett tornò a cantare.

Non passò nemmeno una manciata di secondi, prima che Yoongi mi cercasse di nuovo fra il pubblico. Aveva il panico negli occhi, come se temesse di scoprire che ero sparito, e quando mi ritrovò si calmò. Accennai un sorriso e lui abbassò lo sguardo, improvvisamente timido.

Fu in quel momento che nella testa di Yoongi scoccò la scintilla di un'intenzione un po' incosciente. La vidi arrivare da lontano ed iniziai a scuotere la testa, facendogli segno di non ascoltarla, ma quella si irrobustì sempre di più e lo convinse ad agire.

Emmett stava cantando con la mano sul cuore. Era un bel momento, il pubblico conosceva ogni parola della canzone, ma la magia si spezzò quando vide Yoongi venirgli incontro con la chitarra in mano. Emmett gli lanciò un'occhiata allarmata e gli chiese fra i denti perché non stesse suonando, ma Yoongi era di fretta: una volta consegnato all'amico il suo amatissimo strumento, tornò da me, si sedette sul bordo del palcoscenico e saltò giù, come Alice che scompare nella tana del Bianconiglio. Io sussultai, Emmett sussultò, Tyler fece appena in tempo a vederlo sparire e Simon saltò in piedi.

Ci fu un momento di scompiglio generale. Le telecamere non avevano ripreso il salto, chiunque non avesse assistito alla scena dal vivo era all'oscuro di tutto, ma ci pensavano le urla delle prime file e le facce esterrefatte dei J-EY sul grande schermo a far capire che era successo qualcosa di grosso. Da veri professionisti, i tre stavano continuando ad esibirsi con Emmett alla chitarra, ma non smettevano di guardarsi intorno, scioccati.

Yoongi aveva scavalcato le transenne. Era stato velocissimo, gli uomini della sicurezza non avevano fatto in tempo a saltargli addosso che stava già nuotando nella folla. Lo avevo perso di vista da quando era saltato giù dal palco, ma ogni tanto lo intravedevo. Al contrario di me, lui scansava la gente senza tante cerimonie e divenne ancora più impaziente quando incrociò il mio sguardo.

Cominciai ad andargli incontro. Questa volta era ancora più dura spostarsi, la gente era impazzita e si spingeva a vicenda per vedere Yoongi, per toccarlo o per filmarlo da vicino. Feci volare un paio di cellulari quando ne ebbi l'occasione. Non mi scusai nemmeno, mi limitai a tagliare la corda appena li vidi per terra, ma nel momento in cui alzai lo sguardo, mi ritrovai davanti Yoongi.

Avevamo entrambi il fiatone, come se avessimo corso mille miglia. Lui mi guardava con un'aria così sorpresa che potevo solo immaginare quante domande si stesse facendo, ma in realtà il suo problema erano le mani: voleva abbracciarmi, voleva stringermi, si sentiva prudere le dita dal bisogno di toccarmi e per trattenersi fu costretto a mettere le mani in tasca.

Le persone che ci circondavano iniziarono a riconoscermi. Fu inevitabile. Il mio nome serpeggiò ovunque ed i cellulari alzati nell'aria si triplicarono, ma a noi non importava. Gli occhi di Yoongi erano calamitati su di me come se fossi un'apparizione mistica ed io avevo un certo discorso da fare. Era giunto il momento.

"Sono venuto per dirti che ti mollo alla prima occasione!"

"Eh?"

"Ti mollo alla prima occasione!"

"Eh???"

Il volume della musica era troppo alto, non importava quanto mi sgolassi. Yoongi si guardò attorno per cercare un angolo silenzioso, ma eravamo ad un maledetto concerto e sarebbe stato un miracolo se ne avesse trovato uno. Tornò a guardarmi, sconsolato.

Okay. Faceva lo stesso. Sapevo come farmi capire anche senza tanti giri di parole.

Presi il viso di Yoongi fra le mani. Fui delicatissimo, gli diedi tutto il tempo di capire quali erano le mie intenzioni ed eventualmente rifiutarmi, ma lui rimase immobile. Non si guardò attorno, non si tirò indietro, non respirò più, si limitò a guardarmi negli occhi senza sbattere le palpebre. Il cuore mi salì in gola ed io deglutii.

Yoongi era già sul punto di esplodere. Quando iniziai ad attirarlo verso il basso, iniziò a fremere come una bomba ad orologeria. Aspettò, aspettò, aspettò, si costrinse mille volte a lasciarmi il comando e la sua attesa venne ricompensata: quando il suo viso fu all'altezza del mio, mi feci avanti e posai la bocca sulla sua, lui vide le stelle.

Restammo così per qualche secondo. Yoongi continuò ad aspettare, convinto che da un momento all'altro mi sarei staccato da lui per dirgli che quello era un bacio di addio e che non volevo vedere mai più la sua brutta faccia, ma non andò così.

Nel momento in cui realizzai di star davvero baciando Yoongi, inspirai forte dal naso e accarezzai quelle guance che erano già sotto al mio tocco. Socchiusi la bocca per approfondire le cose e Yoongi non riuscì più a trattenersi: tolse le mani dalle tasche e mi attirò a sé con un'urgenza che mi travolse. Mi rinviò i capelli all'indietro, mi accarezzò la schiena, mi prese per i fianchi, così incredulo da non riuscire a stare fermo. Io gli buttai le braccia al collo e mi presi tutto quello che volevo.

Ci stavamo ancora baciando, quando i J-EY smisero di suonare. La canzone era finita, le luci dello stadio cambiarono colore ed il pubblico applaudì, ma io e Yoongi non ci accorgemmo di nulla, finché non sentimmo qualcuno schiarirsi la voce nel microfono. Ci voltammo verso il palcoscenico senza sbrogliare il nostro abbraccio ed io mi sentii arrossire quando vidi Simon, Tyler ed Emmett che ci guardavano dall'alto. Emmett scuoteva la testa e ci guardava con aria divertita, Tyler sembrava un genitore incazzato e Simon sorrideva di cuore.

"Felice anno nuovo, Min." disse Tyler nel microfono. "Possiamo andare?"

Simon per poco non scoppiò a ridere. Diede una pacca a Tyler che gli lanciò un'occhiataccia, ma aveva un luccichio felice negli occhi che non poteva essere nascosto.

"Vieni?" mi chiese Yoongi. Con il viso talmente vicino al suo che i nostri nasi si sfioravano, io annuii.

Yoongi fronteggiò la folla e le persone fecero automaticamente un passo indietro. Avevano formato una parete di cellulari, continuavano a riempirci di foto e video, ma noi non ce ne curammo: Yoongi mi prese per mano e mi portò verso le transenne. Gli uomini della sicurezza ci aiutarono a scavalcarle, dopodiché ci guidarono verso l'uscita più vicina, mentre i J-EY sgombravano il palcoscenico.

Camminando sotto ad una pioggia di flash e voci, Yoongi mi mise un braccio attorno alla vita. Io mi appoggiai alla sua spalla, poi lo guardai e sorrisi. 

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