Let Me Get Lost In You [TaeKo...

De Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... Mais

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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De Hananami77

Innegabilmente, JK nella sua vita ne aveva passate tante. 

Anzi, ne aveva passate molte più di quanto una persona media avesse fatto, di quanto avesse dovuto e di quanto fosse umanamente lecito, incassando dieci colpi alla volta con in mente un solido, grande ed unico obiettivo: resistere.

Resistere era la parola che più si era ripetuto come si era visto per la prima volta allo specchio; resistere era la parola che si ripeteva in mente mentre strizzava gli occhi aspettando che tutto finisse; resistere era quello che doveva fare se voleva vivere. 

Nell'immaginario collettivo, JK poteva essere considerato un barbaro, un burbero, un violento o anche un rozzo e bestiale individuo ma, sinceramente, di ciò che pensavano le persone attorno a lui gliene importava meno degli avanzi di cibo.

Perchè era questo quello che, ai suoi occhi, rappresentavano tutti quegli individui: avanzi. Un esubero, un qualcosa di non necessario la cui esistenza era dettata solamente dall'abbondante quanto immeritevole spazio che la terra offriva. Come i parassiti, trovavano il loro habitat ideale nelle pieghe malate della società, proliferando orgogliosamente nella loro putrida mentalità. 

Non avevano valore per lui, niente e nessuno lo aveva mai avuto, e l'unico meritevole del suo affetto più incondizionato era una persona intangibile per cui avrebbe sacrificato la sua intera esistenza -se solo non ci fossero più mostri che persone a circondarli.

Era dannatamente vero, aveva sofferto più di quanto chiunque potesse immaginare e più di quanto fosse stato in grado di gestire, eppure era ancora lì, a resistere. Si era ripreso in mano ciò che gli era rimasto per rimetterlo scompostamente insieme con la speranza di potervici riconoscere nella loro fragile figura. 

Lo aveva fatto da solo e non gli importava, perchè lo era stato sin dal principio e con il senno di poi, era stato meglio così. Le persone ferivano, tradivano, rinnegavano e calpestavano. Tutte chiuse nella loro misera autocommiserazione, vivevano nella continua contemplazione di ciò che non avevano e che desideravano, tralasciando ciò che li circondava e che possedevano -che, molto spesso, si rivelava essere più che sufficiente per trovare quella a cui aspiravano tutti.

La felicità.

Ricercavano sempre un qualcosa che li rendesse più felici, più vivi.

Tutti accumulavano desideri ed averi come se potessero vivere per sempre, come se avessero mille anni per potersi godere tutto quando in realtà non possedevano nulla. Effimero era l'aggettivo che più descriveva tutto. 

Esistenze vuote, prive di equilibri e prive di consapevolezza, per questo quando qualcuno provava a rimettere ordine, a mostrare qualcosa di diverso veniva considerato come lui.

Pazzo.

Folle. 

Squilibrato. 

Psicopatico.

E allora, tra quei sorrisi di cartone e quelle mani di polvere tese solo per fornire l'illusione di poter essere strette, lui sceglieva la solitudine. 

Se ci aveva provato? Sì, cazzo. 

Lui ci aveva provato, ci aveva provato eccome a farsi aiutare, a mostrare la sua verità, a rimuovere quei denari d'oro zecchino dagli occhi di chi gli stava vicino per mostrare cosa ci fosse dietro le patinate apparenze.

Illusioni di un bambino con una fervida immaginazione le avevano chiamate, e quindi JK aveva smesso di credere che qualcuno potesse aiutarlo o che esistesse qualcuno per lui. Nessuno si fidava di nessuno e lui stesso non lo aveva mai fatto completamente, non permettendosi falle nella sua corazza.

Lasciarsi andare, essere spensierati, arrogarsi il diritto di abbassare le difese...non era ciò per cui era nato, non era nel suo essere farlo perchè non l'aveva mai potuto fare. E se c'era una cosa che sicuramente non aveva mai provato con tale intenso sgomento, era quella irrazionale quanto odiosa voglia di non voler credere che quella persona rimasta al suo fianco per quasi un anno fosse sul punto di morire.

Lì, su una logora, spoglia, scomoda e dura lettiga da campo, lottava tra la vita e la morte perché qualche figlio di puttana aveva deciso di colpirlo con quella spada che, se lo avesse avuto davanti, gliela avrebbe ficcata su per il culo. 

Non era nemmeno certo nè del come nè del perchè, ma aveva intuito che qualcosa non andasse nel momento in cui aveva sentito Jungkook andare completamente nel panico. Aveva bloccato la sua mente in modo da non potergli lasciare spazio di manovra, si era chiuso a riccio e lo aveva tagliato fuori dalla realtà come era successo forse uno o due volte nella sua vita. 

Un pò come un corto circuito, Jungkook era stato così profondamente colpito da un qualcosa che lo aveva spinto a rigettare perfino la sua mente dal proteggerlo.

Di assolutamente certo c'era solo che si era improvvisamente ritrovato inginocchiato sulla fanghiglia acquitrinosa del confine, con un puzzo micidiale di sangue e di vegetazione ad ovattargli i sensi e con Taehyung agonizzante tra le sue braccia. Aveva processato la scena a velocità disarmante mentre assimilava la possibilità che il principe stesse passando a miglior vita senza neanche sapere perchè. 

Non aveva avuto molto tempo per poter pensare a come agire, alla situazione o ai suoi sentimenti, sapeva solo che erano tutti e due nella fottuta merda e che in qualche modo doveva agire e tirarli fuori. 

Per un solo, infimo e lacerante istante, il suo cervello aveva fatto un passo indietro ed era tornato a tormentarlo con il ricordo di una scena che credeva di aver dimenticato - o meglio, aveva sperato di dimenticare- e che lo aveva atterrito. Ma nonostante fosse tutto dannatamente familiare, vi era una differenza sostanziale non solamente nell'ambientazione davvero di merda, ma anche nel chi ci fosse ad esalare il suo quasi ultimo respiro. 

Posare gli occhi su Taehyung -una delle persone che aveva detestato con così tanta intensità da sentirsene quasi consumato- e guardarlo agonizzare e rantolare come solo chi sta cedendo alla morte può fare, non lo aveva lasciato indifferente quanto aveva sperato.

Il sè di otto mesi prima, quello che non era così patetico come lo era lui in quel momento, se avesse visto Taehyung in fin di vita avrebbe istigato il nemico a dargli il colpo di grazia, oppure avrebbe sorriso maniacalmente guardando con profondo interesse e anche infima soddisfazione la vita abbandonare il suo corpo. Avrebbe fatto spallucce e voltato i tacchi, lasciando che Taehyung fosse solamente una parantesi nella sua vita burrascosa.

E invece no.

E invece no, cazzo, perchè come i suoi occhi si erano focalizzati sul principe per metà ricoperto di sangue e per metà nell'aldilà, in quell'esatto momento, aveva sentito un qualcosa di strano ed anomalo -completamente sconosciuto- stringergli lo stomaco come se lo avessero appena colpito con un poderoso pugno.

Era irritante.

E frustrante. 

Non aveva mai provato quella stretta al corpo neanche in situazioni di uguale intensità emotiva; non aveva sentito quel senso di soffocamento quando aveva fermato Jungkook dal tagliarsi i polsi con i cocci di una tazza che aveva rotto di proposito, o quando Kookie era in giro e sapeva che avrebbe dovuto passare del tempo in compagnia di quel pezzo di merda di August.

Nemmeno quando era stato portato in quel posto infernale per essere curato.

Quel turbamento prepotente e crudo non gli apparteneva, non era nella sua personalità esserlo, il suo petto non si era sentito mai così stretto e il suo stramaledetto cuore non aveva mai palpitato così forte per qualcosa di diverso dalla furia.

Diamine, lo aveva stuprato, lo aveva picchiato, lo aveva malmenato e gli aveva reso la vita un inferno, cosa c'era che non andava in lui? In loro

Nonostante non gliene avesse risparmiata neanche mezza, Taehyung era lì. Era sempre lì, cazzo. Era diventata una specie di curiosa costante nella sua vita fatta di più bassi che alti. Come un cazzo di scoglio, non si era smosso dalla sua posizione neanche quando le onde di tutto quello che aveva patito si erano infrante su di lui con la potenza di uno tsunami.

Taehyung lo aveva colpito, in un certo senso.

E lo aveva anche incuriosito.

Gli aveva lasciato addosso un senso di sincero ed affascinato stupore per come, nonostante gli avesse solo dato un assaggio di ciò che aveva subito egli stesso -con magari qualche pugno extra, lo ammetteva senza problemi- lui lo aveva affrontato senza crollare del tutto o quasi.

Era crollato con quello stupido di suo fratello -che le aveva promesse, ci poteva giurare- ma nonostante cosa fosse avvenuto dopo aver 'parlato' di loro con quell'inutile quanto fastidioso nano da giardino, era stato certo di non aver avuto più nessun tipo problema perchè Taehyung se ne sarebbe andato. 

E invece, come aveva fatto la sua nuova apparizione, i suoi occhi avevano incontrato quelli cerulei. 

A dir poco sconvolto, aveva appreso che Taehyung era rimasto.

Che aveva deciso di rimanere.

E quindi questo creava un altro tarlo nella sua mente che cercava di mettere insieme frammenti di ricordi. 

Perchè era rimasto al fianco di Jungkook pur sapendo che lui avrebbe potuto fargli del male? Perché non poteva fare come facevano tutte le altre persone fottutamente normali e andarsene, sparire, evaporare, scomparire insieme a tutti i suoi sinonimi connessi? 

Perché doveva per forza tendergli la cazzo di mano se qualcosa ritornava a colpirlo? Perché doveva per forza tenergli testa anziché scappare, perché non poteva andarsene affanculo e lasciarlo stare come avevano sempre fatto tutti?

Perché Taehyung doveva per forza essere diverso? Perché non si creava il maledetto problema di tutte le disgrazie che standogli vicino gli sarebbero capitate?

JK non se lo spiegava, non riusciva a risolvere quegli enigmi, si sentiva come se stesse cercando la combinazione di una cassaforte senza sapere neanche come si facesse e, cosa ancora più snervante, era non riuscire a capire cosa lo spingesse ad arrovellarsi così tanto su quei pensieri. Non dovevano esserci, come non doveva esserci quel tremore nervoso alle mani corredato da folte sopracciglia aggrottate e calate sui suoi occhi scuri che gridavano rabbia, urlavano preoccupazione e dimostravano il nulla.

Tutto, qualsiasi sensazione o emozione era imbottiglia e sigillata in un angolo della sua mente e del suo petto dove sarebbero dovuti rimanere. Lontani dal mondo e da occhi curiosi e affilati, custoditi in segreto perché, se li avesse mostrati, allora tutti avrebbero potuto vederli e trarne vantaggio.

L'essere umano agiva come la più vile delle creature e godeva nello spezzare gli altri, nel vederli crollare ancora e ancora, tassello dopo tassello, per il gusto di capire quanto una personalità come la sua avrebbe retto prima del crollo.

Poveri illusi.

All'età di quattordici anni si era ripromesso di non crollare.  

Mai.

Lui non poteva crollare, neanche se avesse voluto.

Quel subbuglio interiore si manifestava anche nei suoi passi arrabbiati e fieri che lo stavano portando verso la tenda in cui aveva lasciato Taehyung quelle credeva fossero ore prima, e si estendeva anche nei suoi pensieri rabbiosi che gli intimavano di continuare a mantenere l'atteggiamento impassibile che lo aveva sempre caratterizzato. Aveva spostato rabbiosamente il pezzo di stoffa che gli permise di entrare in quello spazio angusto e poco felice ed aveva spento quella vocina nella sua testa che gli intimava di non crollare. 

I suoi occhi duri incontrarono la figura di Taehyung quasi immediatamente; rantoli leggeri e ansiti spezzati riempirono le sue orecchie e le inondarono come se vi si fosse immerso, le fasce gli avvolgevano il busto in più giri ed erano già macchiate di sangue e secrezioni mentre altre giacevano a terra, sporche e immondamente intrise di quel liquido vermiglio che, coagulatosi, creava pozze scure sul cotone.

L'odore di sangue permeava l'aria insieme all'odore raccapricciante di pelle bruciata, i rantoli affaticati di Taehyung gli facevano da straziante contorno insieme al fruscio del camice del medico che andava da una parte all'altra della tenda armeggiando con aggeggi che JK non sapeva neanche a cosa servissero.

I suoi occhi scuri saettarono sul viso di Taehyung, la cui morfologia solitamente aggraziata era adesso distorta in una smorfia sofferente facendogli incurvare e stringere le labbra, tenere il naso arricciato e stringere gli occhi che, anche se non era abbastanza vicino da poterlo confermare, contenevano delle lacrime di dolore che avevano già solcato il suo viso. 

I sentieri trasparenti di quest'ultime erano rischiarati dalle lampade ad olio poste strategicamente in zone in grado di rischiarare il tutto, gettando drammatiche e sinistre ombre su di loro e su ogni elemento che componeva quella che doveva essere una sorta di camera e di studio. 

A JK sembrò che per ogni respiro, Taehyung lottasse contro la morte.

«P-principe siete tornato presto» squittì il medico dal volto pallido e la fronte imperlata da sudore notevole. JK spostò lo sguardo e gli puntò addosso i suoi occhi, resi onice dalla scarsa luminosità dell'ambiente, in un movimento così fulmineo e sinistro che quello fece un passo indietro. 

«Allora?».

Sobbalzò a quell'unica parola detta in tono forte e tagliente, quindi si affrettò a raccogliere le bende, il coltello su cui era macabramente attaccata la pelle bruciata di Taehyung e poco altro, facendo tornare a JK la voglia di prenderlo a calci fino a fargli sputare il fegato. 

«Non so se riuscirà a sopravvivere, dipende da molti fattori tra cui la reazione del suo corpo alla cospicua perdita di sangue. Sono stupito che però sia ancora vivo: esaminando la ferita, ho notato che la lama ha seguito una traiettoria abbastanza curiosa, infatti è riuscita a passare da parte a parte senza toccare né cuore né i polmoni. Si è piazzata proprio al centro tra questi» spiegò con voce non troppo chiara, indicandosi il petto per dare l'idea al principe di cosa intendesse.

JK tuttavia non cambiò espressione nè si sentì particolarmente rassicurato o sollevato da quella notizia.

Spostò invece l'attenzione su Taehyung, i cui suoni agonizzanti lo urtavano. 

«Perché non è stato ancora sedato? Perché continua a ragliare dal dolore come un cane? E' mio marito, perché non utilizzate le vostre conoscenze del cazzo per farlo stare meglio?» sibilò gutturalmente JK. Mentre stava parlando, afferrò il braccio del medico e lo fulminò con gli occhi, tanto che quello non ci provò nemmeno a liberarsi. 

«H-ha chiesto lui di non essere sedato!» quasi urlò la risposta, con la speranza che il principe fosse ancora in sensi per confermare egli stesso le sue parole.

JK aggrottò le sopracciglia e schioccò la lingua sul palato, stringendo il braccio di quello smidollato di un medico per osservare attentamente le condizioni di Taehyung. Si sorprese nel constatare che, in quel momento, il suo volto fosse voltato verso di lui e gli occhi schiusi lo guardavano carichi di lacrime inespresse insieme a tangibile dolore.

«L-lascia stare...» gracchiò con tono roco e quasi inudibile, arricciando il labbro superiore come quel sussurro gli aveva fatto risalire dentro un bruciore quasi inammissibile. JK spintonò malamente il medico per andare verso la versione distrutta e per niente salubre di Taehyung; il suo fare era guardingo, come un puma che ispeziona una preda.

«Lasciare stare? Taehyung, smettila di fare l'eroe e fatti fare un'iniezione di morfina, dannazione» sbottò JK, sgranando gli occhi allo scuotere leggero della testa di Taehyung.

«N-non voglio.. e p-poi, serve agli altri...ai soldati» arrancò. 

JK schioccò la lingua sul palato, incredulo ed irritato fino all'inverosimile. «Ma che cazzo di risposta è "non voglio"? Qui non esiste nessuna volontà propria, ne hai bisogno tanto quanto gli altri. Fatti fare la puntura e dormi, cielo!».

Taehyung strinse le labbra e abbassò gli occhi sul medico, facendogli un lieve cenno della mano per potergli intimare di andarsene. JK non si voltò nemmeno verso quell'omuncolo, troppo concentrato nel prendersi mentalmente a schiaffi per l'inspiegabile voglia di passare una mano tra i capelli scuri dell'altro per spostarglieli dal viso. Strinse la mano che desiderava compiere quel gesto in un pugno stretto e il braccio rimase steso lungo il fianco, attendendo che l'altro parlasse. 

Sapeva lo avrebbe fatto perchè quella principessa non era così tanto remissiva da starsene in silenzio, neanche in punto di morte. 

Taehyung gli lanciò un'occhiata tra le palpebre semichiuse e JK lo guardò imperscrutabile, anche se la maledetta preoccupazione era perfettamente leggibile tra le note scure dei suoi occhi corazzati.

«Occhio c-che...potrei pensare che t-ti stia p-preoccupando» Taehyung cercò di fare dell'ironia con palese difficoltà, respirando lentamente ed emettendo un gemito di dolore subito dopo.

JK notò come la posizione che quell'imbecille incapace aveva fatto assumere a Taehyung gli impediva di respirare correttamente; per questo motivo gli si avvicinò ancora e con fare scocciato afferrò il cuscino poggiato di fianco alla lettiga. Passò una mano sotto la sua testa e lo aiutò ad issarla quel tanto che bastava per permettere al cuscino di scivolargli sotto e farlo stare più comodo.

Fece un passo indietro con fare analitico per capire se avesse fatto bene o meno, arcuando un sopracciglio all'ombra di un piccolo sospiro di appagamento che aveva lasciato le labbra di Taehyung misto ad uno sguardo spento ma curioso.

Già, cazzo, era preoccupazione quella che sentiva?

«Principessa, non dire stronzate» tornò sulla difensiva in un secondo, stringendo i denti.

Perché sentiva che a dire le stronzate era lui? 

La consapevolezza di sè toccò un nuovo livello in quel preciso istante di realizzazione.

Era un ipocrita. 

Dopo tutto quello che aveva fatto passare a Taehyung, adesso gli metteva il cuscino sotto la testa? Adesso lo guardava odiandosi visceralmente perchè sentiva una strana morsa al petto per la preoccupazione per le sue condizioni? Doveva gioie, maledizione, gioire del fatto che Taehyung si fosse quasi tolto di torno da solo, non fare come il perdente.

Che cazzo! Che diamine gli stava accadendo? Dove cazzo era finita la sua maledetta strafottenza?

L'unica soluzione che in quel momento di assoluto quanto strano quasi panico interiore gli aveva suggerito, era una sola: allontanarsi. Doveva andare via, doveva ritrovare sé stesso e tornare ad affrontare tutto come sempre, doveva scacciare e schiacciare sotto la punta dello stivale quelle sensazioni da deboli e tornare ad essere lo stronzo di merda che era sempre stato.

Non poteva rimanere oltre, non poteva assecondare quella voglia di stare vicino a Taehyung, soprattutto con quella specie di assurda e maledetta stretta al petto che, dio santissimo, non doveva neanche esserci.

Rizzò le spalle di scatto e mormorò un'imprecazione a mezza voce, pronto a mettere quanta più distanza possibile tra lui e qualsiasi diamine di cosa ci fosse dentro quelle pareti strette che lo stavano asfissiando.

«A-aspetta».

Ingoiò l'insulto orrendamente fantasioso che rischiò di uscirgli come sentì quella parola soffiata da quella stessa persona di cui aveva sognato la sparizione per mesi e mesi. Quello stesso tono che aveva goduto nel sentire spezzato e ferito...era lo stesso che adesso temeva di non poter risentire.

Ancora, era uno stronzo ipocrita e menefreghista, lo sapeva. 

Ma quella consapevolezza non era mai stata così disturbante.

«Che c'è?».

Taehyung strinse appena le labbra e attese che JK si voltasse verso di lui per potergli lanciare quell'occhiata colma di significato che atterrì l'altro istantaneamente. 

«R-resta».

I piedi di JK divennero di piombo, tutto il caos che aveva dentro -e intorno a lui- si bloccò improvvisamente come risucchiato da un buco nero composto da quell'unico significato che quell'infima parola conteneva. 

Arcuò le sopracciglia e gli occhi scuri si adombrarono ancora di più. 

Stava scherzando?

Aveva forse le allucinazioni?

Poi, un acume. Un triste acume.

«Non sono Jungkook, non è ancora tornato. Non so per quanto tempo starà via, per lo shock si nasconderà fino a che non si sentirà pronto, proprio come la prima volta che si è dissociato» rispose JK monocorde, non sapendo come altro articolare quel discorso.

Era ovvio, palese, lampante, chiaro, cristallino che Taehyung probabilmente lo stesse scambiando per Jungkook. Erano fottutamente identici, come gli era venuto in mente anche solo per un cazzo di secondo che volesse lui al suo fianco?

Non sapeva nemmeno perché stesse combattendo contro la voglia di ficcarsi un pugnale in gola piuttosto che cedere a quelle emozioni strane che gli si agitavano dentro ogni qualvolta gli occhi si posavano su Taehyung, ma la consapevolezza fece male.

«Lo so...i-infatti sto chiedendo a te d-di farlo» fu il sussurro letale che gli strisciò dentro le orecchie.

Una sorta di sensazione che non aveva mai sperimentato si agitò come un'anguilla tra le sue membra strette, quel qualcosa aveva una presa su di lui così salda che provò a sopprimerla nonostante fosse troppo intensa per non manifestarsi nei suoi occhi scuri, così irrefrenabile da non poter essere tenuta a bada.

«JK...resta».

Digli di no porca troia, diglielo! si urlò mentalmente.

Strinse i pugni così forte che questi divennero bianchi, tremavano vistosamente tanto forte li stringeva. 

No. 

No. no. no.

Qualsiasi cosa fosse, non era fatta per lui. Non erano quelle le emozioni che si supponeva dovesse fronteggiare. Lui non era nato per quei sentimenti, non era nato per consolare.

Lui non era nato per sentire.

«E' meglio di no».

Voltò le spalle e si bloccò ancora una volta come sentì un singulto.

Uno di quelli che conosceva fin troppo bene, uno di quelli con cui era tremendamente familiare.

«JK ti p-prego...resta» soffiò Taehyung. Le lacrime dapprima solo annidate negli angoli degli occhi adesso erano copiose e libere di scivolare giù dalle sue tempie ed infrangersi sotto di lui con velocità straziante e assordante. JK strinse i denti e raccolse, per la prima volta nella sua vita, il coraggio e la corazza che si portava dietro per voltarsi quasi a rallentatore.

Non potè evitare che un'agonia evidente macchiasse i suoi occhi persi e che, se solo Taehyung non fosse stato così agonizzante e così terrorizzato all'idea di rimanere da solo con una ferita quasi mortale al centro del petto, lo avrebbe attenzionato e ne avrebbe fatto tesoro.

Ma Taehyung aveva paura. 

Paura di morire senza che nessuno gli fosse vicino, paura di esalare l'ultimo respiro e guardarsi intorno, consapevole che forse aveva sbagliato qualcosa di così grande nella sua vita da meritare la solitudine eterna. 

Guardò supplicante JK per interi minuti cercando di riuscire a convincere quell'uomo che lo odiava, a mettere da parte la repulsione nei suoi confronti per permettergli di sperimentare il calore di qualcuno che sta al tuo fianco, di farlo crogiolare nell'illusione che non fosse veramente così tanto ripugnante nonostante la sua anima fosse macchiata da ferite passate e presenti. 

JK fece dietrofront dal suo percorso e si fermò non appena le ginocchia sfiorarono la brandina su cui Taehyung giaceva. Schioccò la lingua sul palato ancora una volta ed incrociò le braccia al petto. «Se vuoi che resti, devi prendere la morfina».

Taehyung aggrottò le sopracciglia e cercò di protestare. «M-ma—» il grugnito di JK lo interruppe.

«O la morfina e resto, oppure puoi rimanertene lì a ragliare tutta la notte e a pregare tutti i santi che io ti senta da dentro la mia tenda».

Passarono minuti di esitazione palese nel volto di Taehyung prima che questo annuisse e desse il suo consenso con un sospiro rassegnato. JK si sentì soddisfatto e lasciò che la soddisfazione si palesasse sul suo volto imperscrutabile, quindi stappò l'ago, aspirò il contenuto della piccola capsula di vetro e lasciò uscire le bolle d'aria. 

Gliela fece direttamente sul muscolo della coscia senza esitazione alcuna e Taehyung sussultò, facendo strisciare la mano sul lenzuolo grezzo fino a che non riuscì ad afferrare il pantalone di JK, che strinse con tutta la forza che aveva.

«A-adesso rimarrai?».

JK gettò di lato la siringa e fece un profondo sospiro, passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso ed agitato. «Fammi posto» rispose solamente, e Taehyung strisciò appena di lato emetto un alto guaito di dolore come si mosse.

JK gli si distese a fianco nel poco spazio disponibile, una gamba gli era rimasta scomodamente a penzoloni e anche un braccio, ma decise di evitare di lamentarsi. Tra i due, non era lui che stava lottando tra la vita e la morte.

«P-prometti che q-quando mi addormenterò...n-non te ne andrai» bisbigliò Taehyung iniziando a biascicare le parole. JK strinse le labbra e non disse niente, lasciò che l'altro si sistemasse al suo fianco e che il respiro ansimante ed affannoso di Taehyung diventasse sempre più lento e cadenzato fin quando non fu certo che si addormentò. 

«Lo prometto» fu poco più di un soffio quello che lasciò le sue labbra, certo che il principe al suo fianco non lo avesse sentito e che quella piccola promessa rimanesse chiusa nel segreto della sera insieme al pizzicore dei suoi occhi.
















NDA: Nel piccolo "sondaggio" di ieri, tra le risposte sotto il post e quelle che mi sono arrivate in posta, ha vinto il DUE CAPITOLI DA 4+ parole! Grazie per avermi risposto e per avermi aiutata con i miei dubbi esistenziali ♡♡♡♡

E' la prima volta che in un capitolo c'è il POV completamente di JK, spero vi sia piaciuto perchè mi ha fatta sudare come non so cosa :'). Il prossimo capitolo sarà comunque incentrato su di lui e sarà molto più introspettivo e anche parecchio -veramente tanto- "rivelatore". Gli aggiornamenti di questa settimana saranno più narrativi, vedrete molti aspetti di JK che forse sospettavate, alcuni mai palesati ed altri che vi sconvolgeranno un pochino. Aprirò uno squarcio molto più ampio su JK e sulla sua visione in generale che stringetemi la mano, pls.

Posso affermare con quasi assoluta certezza che JK è il personaggio più variegato e controverso che abbia mai descritto, per cui mi auguro vivamente di essere riuscita in modo più o meno chiaro ad introdurvi nella sua difficile quanto contorta psicologia. A volte sono così brava a complicarmi la vita che mi farei un applauso da sola—

Vi siete fatti un'idea? C'è stato qualcosa che vi ha confuso? Qualcosa di poco chiaro? Qualcosa che non è stato trattato nel modo più idoneo o corretto? Se sì SAY IT pls ♡

A giovedì/venerdì (sono ancora in quibus sul giorno dell'aggiornamento)  <3

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