Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

1.1M 62.5K 99.5K

''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
[10]
[11]
[12]
[13]
[14]
[15]
[16]
[17]
[18]
[19]
[20]
[21]
[22]
[23]
[24]
[25]
[26]
[27]
[28]
[29]
[30]
[31]
[32]
[33]
[34]
[35]
[36]
[37]
[38]
[39]
[41]
[42]
[43]
[44]
[45]
[46]
[47]
[48]
[49]
[50]
[51]
[52]
[53]
[54]
[55]
[56]
[57]
[58]
[59]
[60]
#Special: [Biscotti in incognito]
[61]
[62]
[63]
[64]
[65]
[66]
[67]
[68]
[69]
[70]
[71]
[72]
[73]
[74]
[75]
[76]
[77]
[78]
[79]
[80]
[81]
[82]
[83]
[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
[84]
[85]
[86]
[87]
~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

[40]

11.9K 648 653
By Hananami77

Da consuetudine, avvertendo la mancanza di due braccia forti e conosciute che di solito lo tenevano stretto, Taehyung tastò il materasso al suo fianco con mano pigra ed assonnata. Era quasi sicuro che, poco più in là, avrebbe sentito la schiena o il braccio di Jungkook scivolare sotto il suo palmo e un piccolo e dolce borbottio avrebbe accompagnato il suo risveglio. Cercò tra le lenzuola ancora ad occhi chiusi ma aggrottò la fronte ed alzò il capo per guardare con profonda perplessità il posto al suo fianco completamente vuoto.

Le lenzuola era fresche, troppo, quindi Jungkook si era alzato molto prima di lui -abbastanza da far sfumare via il tepore del suo corpo. Si issò quindi su un avambraccio e si stropicciò gli occhi, lamentandosi appena come sentì bussare contro la porta.

«Jungkook?» chiamò con voce roca. Magari Jungkook era stato svegliato da qualcuno e adesso stava ritornando in stanza per dargli il buongiorno prima di lasciargli svolgere le sue mansioni quotidiane, o forse era in bagno -ma quest'ultima l'ipotesi venne accantonata subito nel momento in cui vide la porta del suddetto bagno aperta. 

Con disappunto guardò la servitù fare il suo ingresso spingendo il carrello della colazione che venne posizionato al solito posto, qualcun altro stava aprendo le tende e spalancando le finestre come se fosse camera sua e un altro ancora stava frugando nel suo armadio per tirare fuori i vestiti da indossare e sistemarli sulle stampelle nell'angolo della stanza. 

Taehyung odiava vedere tutta quella confusione la mattina, in realtà odiava in generale avere a che fare con membri della servitù che disturbavano il suo lento risveglio, per cui fu un sollievo quando questi fecero un profondo inchino per andare via e lasciarlo solo. 

Si mise seduto e si passò una mano tra i capelli, guardandosi intorno alla ricerca di una traccia di Jungkook.

Senza il principe, la stanza appariva immensamente vuota. 

Come sempre.

Indossò la sua vestaglia da giorno e guardò con confusione il carrello lasciato vicino il consueto tavolino. Si stranì come notò che la colazione era per una sola persona ma poi accantonò quel pensiero come un altro fece la sua comparsa: forse Jungkook aveva avuto qualche impegno istituzionale improvviso ed era andato dal re, o aveva consumato la colazione con quest'ultimo come spesso accadeva. 

Non gli piaceva troppo l'idea che il re li tenesse sempre così lontani gli uni dagli altri, ma Jungkook era il futuro re del regno e pertanto Jeon era in grande apprensione per suo figlio -una cosa naturale ma leggermente invadente.

L'assenza di Jungkook gli aveva fatto chiudere l'appetito, inducendolo a spiluccare un po' di cibo ma niente di rilevante. Spinse via il piattino con il biscotto senza l'ombra di un morso ed una pasta perfettamente intatta e li guardò con dubbio e criticità, arricciando le labbra per il disappunto. Non aveva fame, ma Yoongi gli aveva caldamente consigliato di mangiare qualcosa in più del solito perchè Jungkook ci teneva e perchè il re era pronto a sostituirlo con qualcun altro. Arricciò il naso ed allungo con fare riluttante una mano verso il piattino da dolci, addentando una pasta e lasciando che il sapore zuccherino e vagamente acidulo della marmellata di albicocche gli risvegliasse le papille gustative. 

In altri tempi, l'avrebbe sicuramente mangiata molto volentieri e ne avrebbe apprezzato il sapore e la consistenza, ma da un pò di tempo a quella parte niente aveva più lo stesso gusto. Tutto era ovattato da altre sensazioni che gli si annidavano nella bocca dello stomaco rendendogli difficile trangugiare qualcosa. Come quel morso che stava masticando da circa due minuti e che adesso gli impastava la bocca, costringendolo a diluirlo con un sorso di tè nero inglese. 

Si arrese all'idea di non riuscire a mangiare di più di quello e perciò suonò il campanello indice della fine della sua colazione e si diresse verso il bagno, preparandosi mentalmente ad affrontare un'altra giornata all'insegna di noiosi impegni burocratici e di corte.

Il tutto, ovviamente, senza Jungkook.

Quella consapevolezza gli fece nascere una smorfia sul viso che lo accompagnò durante tutta la mattina, ritrovandosi a vagare tra le varie stanze del palazzo -tra una pausa e l'altra- alla ricerca del consigliere. 

In realtà, sperava che Yoongi potesse informarlo quantomeno su cosa stesse facendo quella mattina Jungkook e se fosse stato possibile condividere insieme la cena e, magari, chiedere allo stalliere di far sellare i cavalli. Voleva riportare Jungkook in quella piccola quanto sperduta casa in cui avevano condiviso il loro primo bacio -stavolta magari con qualche coperta in più e anche delle provviste- così da starsene davanti il fuoco scoppiettante del camino.

Era sdolcinato, forse, ma Jungkook era come quella piccola e fragile margherita che aveva stretto tra le dita il giorno in cui gli era stato annunciato il suo imminente matrimonio con il principe, e voleva portarlo lontano da quel palazzo dove anche le pareti avevano occhi e orecchie.

Con grande disappunto si ritrovò a vagare inutilmente per le stanze del palazzo quando gli fu possibile, la perplessità che cresceva ad ogni passo che faceva e ad ogni stanza vuota che controllava. 

Sembravano tutti spariti. 

In giro non vi era alcuna traccia né di Yoongi né di Jungkook e la cosa gli mise addosso una strana inquietudine che provò a scrollarsi via scuotendo la testa e facendo un profondo respiro. Si stava solo facendo mille paranoie, non poteva essere accaduto nulla nè a l'uno nè all'altro, perchè non c'era stato il tempo materiale di far accadere nulla. 

Insomma, se fosse stato qualcosa di serio Jungkook gliene avrebbe parlato, no? Erano stati a chiacchierare fin quando non aveva sentito il respiro del principe farsi più regolare e pesante proprio sul suo petto, in compagnia dei piccoli grattini sullo scalpo che tanto gli piacevano e lo facevano rilassare.

Taehyung, calmati. Vedrai che non è successo niente si ammonì mentalmente, cercando di imporsi in modo fermo e deciso perfino con sè stesso.

Però stava fallendo, perchè quella strana sensazione proprio alla bocca dello stomaco continuò ad aleggiargli dentro per tutto il tempo, spingendolo a controllare -ormai al calar della sera- se Jungkook fosse nei giardini scoprendoli -ovviamente- vuoti e silenziosi come li ricordava, quindi si era spostato nelle cucine, nelle stalle e perfino nella cantina del palazzo, sperando di trovarlo anche lì -magari aveva avuto qualche guizzo di fame compulsiva?- ma nulla. 

Niente.

Jungkook e Yoongi erano svaniti nel nulla come se neanche fossero mai esistiti, come se fossero stati una specie di miraggio o apparizione, e la cosa più sorprendente era che nessun membro della servitù sapeva qualcosa, il re non aveva potuto riceverlo, e quindi era come l'idiota del villaggio a guardarsi intorno sperando nel miracolo.

Con un cruccio sempre più evidente nei lineamenti delicati, continuò imperterrito a vagare fin quando non si arrese all'evidenza che non stava concludendo nulla. Si passò con fare irritato una mano tra i capelli e strinse i denti. Oh quante gliene avrebbe dette appena lo avesse vi— Una mano sbucata da chissà dove gli afferrò il polso con presa ferrea e sicura fino a trascinarlo in un'altra stanzetta simile a dove era stato con JK, solo più larga. 

Il tonfo della porticina che veniva richiusa misto al suo gemito di sorpresa morirono sulle sue labbra nel momento in cui sentì «Non urlate, sono io!» sibilato da una voce assolutamente conosciuta e concitata.

Taehyung spalancò gli occhi nel buio della camera e boccheggiò.

«Yoongi?! Dio, ma si può sapere che fine avevi fatto? Dov'è Jungkook? Vi ho cercati per tutto il giorno!» sibilò di rimando, un tono completamente indispettito e urtato ma anche intriso di sollievo nell'aver trovato almeno uno dei due soggetti della ricerca durata un'intera giornata.

 Yoongi scosse la testa e gli si portò vicino, Taehyung ne percepì perfettamente il movimento anche se non era stato brusco nè irruento -nè ci fosse chissà quale fonte luminosa a rischiararli.

«Taehyung, vi devo dire una cosa, per favore ascoltatemi fino alla fine. Avevo promesso di non dirvi nulla ma mi è impossibile vista la situazione: Jungkook è partito con l'esercito verso i territori del nord questa mattina all'alba» la voce  del consigliere ridotta ad un piccolo sussurro stridulo lo colpì dritto in faccia come uno schiaffo, lasciandogli giusto un paio di secondi per assimilare il senso della frase che aveva appena udito.

Rimase atterrito.

Prego?

«Cosa? Yoongi, mi stai prendendo in giro? E' forse un dannatissimo scherzo ideato da JK?» sbottò, non curandosi di abbassare la voce mentre posava i suoi occhi duri sul volto pallido e serio del consigliere. Questo scosse velocemente la testa e gli si fece ancora più vicino in modo che il suo viso venisse rischiarato da piccoli spicchi di luce che filtravano da sotto la porta. Taehyung notò che i suoi capelli erano insolitamente spettinati ed i vestiti non completamente sistemati, sul volto affusolato un'espressione che non ricordava gli avesse mai visto.

«No, non è uno scherzo. Non dovevate saperlo, non dovevo dirvelo ma— Ascoltate, non potrei parlarvene e se mi scoprono potrei non essere più qui quando tornerete, sono riuscito a svincolarmi solo adesso però vi prego, dovete fare qualcosa» spiegò guardandosi nervosamente intorno come se fossero in una sala gigante e non in uno spazietto dove a malapena ci stavano in due.

Gli occhi di Taehyung lo guardarono attentamente e viaggiarono sul suo viso alla ricerca di un qualcosa che gli dicesse che quello che aveva sentito era un fottuto scherzo e che Jungkook non fosse per davvero partito senza dirgli niente. Eppure, non solamente non vi trovò traccia di tentennamento, ma Yoongi sembrava aver visto un fantasma per quanto fosse pallido e... per il segno sul viso.

Sentì il cuore bloccarsi a quel dettaglio a cui non aveva prestato attenzione prima e risucchiò quasi d'istinto il respiro. Quei segni erano fin troppo conosciuti e comuni, lui per primo li aveva indossati per molto -moltissimo- tempo. 

Battè le palpebre per abituarsi meglio alla penombra della stanza e sporse leggermente il viso per sincerarsi di non star avendo qualche sorta di strana allucinazione. 

«Yoongi, chi ti ha colpito?» domandò, accantonando per qualche attimo la faccenda di Jungkook a cui non voleva credere.

Rifiutava di pensare che Jungkook fosse andato via, e la salute del consigliere gli era preziosa almeno tanto quanto lo era quella del principe. Grugnì di disappunto nel momento in cui Yoongi  fece un respiro profondo e scrollò le spalle. 

«Non è importante, non stiamo parlando di me! Avete sentito cosa vi ho detto prima?! Jungkook è partito con l'esercito!».

Taehyung aggrottò le sopracciglia in un'espressione quasi colpita. «Non è importante? Yoongi, hai un occhio praticamente nero, cosa diavolo ti è successo? Chi è stato a farti quello?» indicò quindi con un cenno del capo il segno di una colorazione purpurea non troppo intensa ma che, sull'incarnato pallido dell'altro, risultava ancora più visibile; tuttavia, sapeva che Yoongi era un osso duro peggio di lui, le sue labbra sembravano essere incollate e non voleva completamente porre l'attenzione su qualcosa che non fosse il principe. 

«Taehyung, non preoccupatevi per me, piuttosto dovete sbrigarvi! So che Jungkook è abile in guerra, più di chiunque io abbia mai visto, ma voi siete il suo consorte e siete qui mentre lui è già in viaggio!» insistette Yoongi, provocando in Taehyung l'ennesima ondata di frustrazione.

Si passò una mano tra i capelli e imprecò a denti stretti. 

«Ho capito, cazzo! Se ne è davvero andato così, senza dirmi nulla lasciandomi qui con un fottuto coglione. Cosa ti aspetti faccia?». Yoongi gli poggiò una mano sul volto, sibilando per intimargli silenzio, e rimasero a guardarsi per intensi attimi per capire se qualcuno li avesse sentiti o meno o se, peggio, li avesse scoperti.

Il cuore di Taehyung martellava sanguinante nel suo petto, combattendo contro l'istinto di mollare tutto e andarsene.

Scappare, andare via, lasciarsi tutto alle spalle e cercare qualcuno che capisse il suo valore senza lasciarlo indietro.

«No, non pensate così! E' stato costretto a partire in segretezza, non poteva dirvi nulla neanche se avesse voluto, non è stata una decisione che ha preso a cuor leggero...vi prego, credetemi». 

Taehyung spostò la sua mano dal viso e lo guardò come se gli avesse detto di essere un miraggio. «Se ne è andato senza neanche avvisarmi, senza neanche lasciarmi una cazzo di nota o un fottuto biglietto...e adesso cosa dovrei fare, eh?— Yoongi non fare quella faccia, cosa ti aspettavi ti dicessi? Ah poverino, se non l'ha fatto a cuor leggero allora va bene? » sbottò con la voce traboccante d'ira Taehyung, gli occhi stretti in due fessure irate.

«Non perdete la vostra razionalità, è l'unica cosa che vi rende diverso da tutti coloro che gli sono stati vicino. Per favore Taehyung, rimanete ciò che siete». Yoongi si stava appellando ad una sua qualità che in quel momento stava sfumando via come niente, lo sapevano entrambi ma ci stava provando lo stesso in speranza che cambiasse idea.

Strinse i pugni lungo i fianchi e questi tremarono per il nervosismo che lo portò a scuotere velocemente la testa. «Cosa diamine dovrei fare? Jungkook se ne è andato senza neanche dirmelo, il re non voleva lo sapessi, Hoseok che si diverte a giocare con la sua mente! Cazzo, non so cosa ci si aspetta ancora da me, dopo tutto quello che sto facendo e che continuo a fare!».

Yoongi vide una miriade di sentimenti scuotersi negli occhi scuri di Taehyung, una sorta di cruda delusione che si stringeva a profondo nervosismo; il consigliere notò come l'altro stesse palesando la sua frustrazione con una crisi di nervi che lo faceva tremare da capo a piedi e lo portava a stringerli i denti così forte da farli stridere, il respiro pesante ed agitato. 

Il consigliere lo scosse il tanto che bastava per farlo riprendere, guardando con occhi preoccupati quella smorfia che mai aveva visto sul volto di Taehyung. Una sorta di ferma consapevolezza, una presa di coscienza così netta che lo preoccupò molto più di quanto egli stesso si aspettasse. 

Quel volto serafico nascondeva strati e strati di rabbia. Taehyung la sentiva, quell'immensa voglia di urlare, quella voglia di incazzarsi con il mondo, con sè stesso, con Jungkook, con la sua intera esistenza. Lo stava logorando dall'interno, divorando il suo animo pacato e comprensivo per prendere il suo posto e farsi spazio in quel mondo che non gliene stava risparmiando neanche una. 

Quella rabbia era il frutto di una punizione verso sè stesso per l'errore di qualcun altro. 

«Taehyung, Taehyung riprendetevi! Dovete andare anche voi, andate e fatevi valere! Siete o no il consorte del futuro re di queste terre? Non potete aspettare il modo giusto di reagire, a volte è necessario doversi buttare...vi prego, non lasciatelo andare da solo» sussurrò esagitato ma con una nota dubbiosa Yoongi, scrollandolo nuovamente per convincerlo delle sue parole. 

Taehyung chiuse gli occhi e strinse i denti così forte da sentire le mascelle intorpidirsi e i muscoli facciali dolere. Si, lui era un reale; sì, lui era il consorte del futuro re ma...

Ma non contava praticamente niente.

Lui non era una figura importante all'interno della casata Jeon. Non era importante neanche nella sua stessa famiglia, lui non era niente per quella società. Forse, nei casi di una rosea e ottimistica visione della sua intera esistenza, poteva essere considerato fortunato per essere stato scelto come consorte del principe erede al trono Jeon Jungkook, ma nulla di più.

Perchè non era mai stato altro che mera merce di scambio e proprio come era successo mesi e mesi prima in cui era stato deciso che dovesse sposarsi con un principe quantomeno singolare, la sua reazione, i suoi sentimenti, il suo io non era stato rispettato. 

Jungkook aveva fatto come tutti quelli prima di lui, come suo padre faceva da una vita, come non si sarebbe aspettato. 

Se n'era andato, e l'aveva fatto senza neanche prendersi la briga di avvisarlo, senza considerare come ci sarebbe potuto rimanere non appena avesse scoperto di essere stato lasciato indietro senza neanche battere ciglio, lasciato ad attendere come uno stupido che suo marito tornasse.

La sua vita era solamente un'intricata maglia tessuta da delusioni ed illusioni. 

«Taehyung, dovete decidere adesso se andare o meno...non ho molto tempo prima che si accorgano della mia assenza» sussurrò Yoongi con tono più controllato, facendo un passo indietro rispetto al principe per mettere di nuovo la distanza di cortesia che -almeno in teoria- doveva mantenere in ogni occasione ma che aveva infranto per scuotere Taehyung dai suoi pensieri.

Questo si pizzicò la punta del naso e deglutì, prendendo un profondo ma tremante e nervoso respiro. «Se dovessi lasciare il palazzo il re se ne accorgerà, e nonostante non dovesse importarmene proprio nulla, non posso fare a meno di pensare che sarà Jungkook a pagarne le conseguenze». 

Yoongi non riuscì ad interpretare il tono utilizzato dall'altro, ma era certo che qualsiasi cosa fosse stata, gli aveva fatto crollare addosso un peso che quasi lo schiacciò. «Non se ritornerete tutto intero. Se volete partire alla volta dell'esercito e di Jungkook, vi chiedo di fidarvi di me. Penserò a tutto io, ma dovete esserne sicuro e...».

Taehyung aggrottò le sopracciglia. «E..?» ripetè, attendendo che Yoongi si ricomponesse da quel lampo di profonda preoccupazione che non era riuscito a domare.

«E dovete promettermi che tornerete vivo».

Le labbra di Taehyung si strinsero ancora una volta. Poteva fargli quella promessa? Poteva promettere che ne sarebbe uscito vivo da un conflitto con i barbari? Poteva farlo?

«Yoongi, posso prometterti che ci proverò. Ma non sono io a decidere la strada che percorrerò...forse è il momento di lasciar fluire la vita e vedere dove mi porterà, magari lei sa meglio di me la via da percorrere— io non so più neanche cosa pensare» bisbigliò infine Taehyung, e se Yoongi era colui che nella sua mente aveva avuto modo di classificare...avrebbe capito.

Di fatti, Yoongi annuì mestamente, abbassando gli occhi per l'incapacità di sostenere quello sguardo. Perchè gli occhi di Taehyung urlavano più di quanto le corde vocali riuscissero a fare.

«Tenetevi pronto vostra altezza» fu l'unico commento di Yoongi prima di fare un piccolo inchino e aprire la porta del passaggio per poter uscire senza che nessuno lo vedesse.

Taehyung si permise qualche attimo di debolezza appoggiandosi contro il muro per strizzare gli occhi e regolarizzare il battito del suo cuore, completamente e dolorosamente fuori controllo. Se glielo avessero distrutto, forse avrebbe fatto meno male. Lui aveva deciso già in principio, già nel momento in cui Yoongi gli aveva spiegato la situazione, era già convinto di cosa dovesse fare, di dove dovesse andare. 

E anche che no, non avrebbe fatto finta di niente. 

Non quella volta.


..................................


Taehyung aveva realizzato, via via che gli veniva illustrato, che il piano di Yoongi era praticamente geniale e studiato nei minimi dettagli, e si stupì nel constare che era stato pianificato in così poco tempo. Sicuramente non si era aspettato di ritrovarsi ad indossare la sua armatura in mezzo al nulla e sepolto nella fitta e scura vegetazione che costeggiava il percorso per arrivare a nord.

Jungkook e l'intero esercito avevano esattamente un giorno di vantaggio su di lui, per cui avrebbe dovuto percorrere la stessa strada senza però praticamente fermarsi se non per far riposare il cavallo o sè stesso, recuperando la distanza tra di loro e sperando che qualche intemperia rallentasse il percorso di Jungkook per poterlo raggiungere per tempo. Mentre indossava il mantello, agganciandolo direttamente agli spallacci in metallo finemente decorato da pesanti riccioli scuri, vide Yoongi sistemare il suo cavallo con tutti i paramenti che gli servivano, compresi di bisacce contenenti provviste necessarie ed anche dei fischi per potersi abbeverare durante il viaggio. Sistemò la cintura su cui assicurò il fodero della spada, osservando la lama affilata e lucida di quest'ultima con un misto di ammirazione e consapevolezza e la sistemò nella guaina, assicurandosi che non fosse di impedimento ai suoi movimenti.

Per lui, Yoongi aveva scelto un cavallo dal lucido manto nero, un pò simile a quello di Jungkook ma che, nonostante non fosse un purosangue come probabilmente era quello del principe, aveva un atteggiamento fiero e regale come se lo fosse. La mancanza del suo "sangue blu" era dovuto alla macchiolina bianca proprio al centro degli occhi che si estendeva come una piccola lacrima fino al muso, e a Taehyung andava benissimo.

Era possente ed era veloce, ed era il suo unico compagno di viaggio in quella nuova sfida che aveva deciso di affrontare, schiacciandola sotto il tallone proprio come volevano fare con lui.

Da sempre.

Avanzò velocemente verso Yoongi per porgergli i suoi indumenti e quello li sistemò sul suo di cavallo, voltandosi poi verso di lui con una mano sul cuore ed un profondo inchino. Taehyung strinse le labbra ma non disse nulla, poggiò il piede sulla staffa e si fece leva per salire a cavallo, a cui dedicò qualche coccola sulla lucente e lunga criniera scura. 

«Grazie Yoongi» fu tutto quello che Taehyung si sentì di dirgli -e di riuscire a pronunciare-, percependo solo un piccolo scuotere della testa di Yoongi che lo imitò. Il consigliere gli fece un piccolo sorriso perfettamente ricambiato dall'altro prima che afferrasse le redini, desse un piccolo colpo ai lati del cavallo e partire alla volta di Jungkook. 

Il suo sguardo era fisso davanti a sè mentre si lasciava alle spalle le porte della città, mentre lasciava tutti i suoi problemi, le sue angosce e le sue faccende -in sospeso, per la maggior parte- all'interno delle claustrofobiche mura del palazzo che lo stava ospitando che, più che essere una dimora, sembrava tanto una gabbia. Una gabbia dorata ed impalpabile che si faceva sentire peggio di quelle fisiche, che li incatenava all'infelicità e alle aspettative che tutti avevano su di loro senza che avessero mai avuto la possibilità di scegliere. 

Senza dargli il tempo di vivere.

Sperò sinceramente che il piano perfetto di Yoongi potesse risultare vincente, e si era stupito come il consigliere non aveva solamente organizzato tutte le sue provviste, il cavallo, l'armatura e la partenza, ma per essere veramente perfetto, era stata necessaria la collaborazione di un'altra figura reale che, nonostante fosse ignaro dei motivi che lo stavano spingendo alla fuga, lo avrebbe di certo aiutato. 

Re Namjoon.

Yoongi aveva infatti preparato una lettera da spedire direttamente al sovrano del regno vicino per informarlo della necessità di una sua collaborazione ai fini della buona riuscita di quel piano tanto folle quanto brillante. Avrebbero convinto tutti che Taehyung alloggiasse da re Namjoon per presenziare alla visita di suo fratello, il principe Kim Seokjin. Era una scusa plausibile ma che poteva reggere solamente per massimo cinque giorni.

Ma gli impegni istituzionali di re Jeon circa l'appianamento dei rapporti e dei conflitti con un regno vicino cadevano quasi a pennello nonostante non fossero di gran consolazione nè per il principe, nè per Yoongi; motivo per cui Taehyung non solamente doveva sbrigarsi a raggiungere Jungkook, ma doveva anche fare in modo di tornare indietro sano e salvo.

A spiegare le sue azioni ci avrebbe pensato in un secondo momento e sperava in un aiuto di Yoongi, che era la mente dietro tutto quello e l'unico che sapeva come muoversi senza fare ulteriori danni.

Almeno lui.

Correndo nella notte con un solo obiettivo nella mente, una serie infinita e sfiancante di sensazioni negative gli si agitò nuovamente dentro con furia. Quei sentimenti di rabbia, angoscia, collera, rancore e un senso di tradimento gli erano sconosciuti ma tristemente vividi, in particolare se la causa di tutta quella rabbia cieca era Jungkook. 

Jungkook, il suo Jungkook, lo aveva lasciato solo, andandosene e proseguendo la sua strada senza di lui. 

Come aveva osato lasciarlo indietro in quel modo? Come aveva potuto pensare di lasciarlo indietro dopo tutto quello che avevano passato?

Lo aveva lasciato a palazzo, era sparito senza alcuna parola detta, proprio come avevano sempre fatto tutti. Si ritrovò a stringere più forte le redini tra le dita affusolate e gli occhi gli si assottigliarono per la rabbia mentre si chiedeva se davvero, agli occhi di tutti, lui era solamente una specie di fantoccio in carne ed ossa. O forse lo avevano preso per una specie di bambola di pezza senza emozioni che poteva essere piazzata in un polveroso angolo di un'anonima stanza senza che fiatasse ed in attesa di un ordine?

Lo avevano forse preso per una specie di damigella che non vedeva l'ora di districarsi tra una decorazione e l'altra del palazzo,  il cui parere era rilevante solamente per scegliere il colore delle tende da mettere nel suo studio o per sorseggiare tè con qualche stupido diplomatico dallo sguardo fin troppo languido?

Lui non era una fottutissima donna! Non era una principessa che doveva attendere l'arrivo del principe di ritorno dalla guerra passando il tempo a pregare nella cappella reale e confessando i suoi peccati al prete! Non era una cazzo di bambolina da esporre e tenersi per bellezza! Lui era un uomo, aveva delle abilità come qualunque principe, lui era nato per combattere proprio come tutti, era stato allenato per fare quello, aveva passato gli anni più spensierati della sua vita ad allenarsi con la spada, con la caccia, con la difesa e l'attacco, perché nessuno vedeva quello?

Perchè doveva sempre essere scartato come se la sua opinione non valesse niente?

E Jungkook aveva fatto lo stesso.

Aveva pensato ai suoi fini, aveva pensato solamente a cosa andasse bene per lui senza curarsi di cosa, quella decisione, avrebbe comportato nel suo animo.

Senza curarsi che Taehyung aveva bisogno di lui tanto quanto lui aveva bisogno di Taehyung. Aveva riposto la fiducia in lui e Jungkook cosa aveva fatto? 

Se n'era andato.

Ebbe un tremito per il nervoso, il sangue gli ribollì dentro e lo arse vivo scorrendo in ogni vena, intaccando ogni nervo, distruggendo tutto quello che aveva creato, e Taehyung non trovava alcun appiglio a cui stringersi per bloccare la mente, nessun pensiero razionale passava nel suo cervello irato e sconnesso e invece, la voglia di evadere e di tirare fuori tutta quella marcia che gli stava risalendo in gola e che voleva essere liberata, lo costrinse a fermare bruscamente il cavallo e scendere con furia, chinandosi ai suoi piedi per rimettere con violenza.

Conati lo scossero da capo a piedi, colpi di tosse e suoni rivoltanti riempirono il silenzio della notte e lacrime -un pò dovute allo sforzo, un pò dovute ad altro- caddero dai suoi occhi e si mischiarono ai fluidi che, poco prima, erano contenuti nel suo stomaco. Quel senso di inadeguatezza si dimenava nelle sue viscere contratte, quel modo di tradimento lo scuoteva come una foglia, e solo quando gli spasmi si placarono si allontanò qualche passo per reggersi ad un albero con gli occhi strizzati e la testa vorticante.

Un altro conato lo colse e lo fece tremare da capo a piedi, e non si fermò fin quando anche l'ultimo lascito di succo gastrico non fu ai suoi piedi. 

La gola gli bruciava terribilmente, lo stomaco era un caos e il respiro era affannoso e affaticato, quindi ci impiegò diversi minuti per poter riprendere un attimo il controllo della sua persona -del suo corpo, nello specifico, perchè la sua mente continuava a torturarlo senza pietà- e afferrò il fiasco con l'acqua, sciacquandosi la bocca per sputarla subito dopo al fine di togliersi quel gusto riprovevole dalla lingua. 

Rivolse lo sguardo al cielo notturno e gli occhi si riempirono di quelle luminescenze capaci di farlo sognare. Almeno aveva loro, le stelle, le uniche a cui poteva rivolgersi e a cui poteva mostrarsi completamente spoglio di qualsiasi barriera nella sua confusa e forzata solitudine.

Fermo in contemplazione, il nitrire e lo sbuffo del cavallo lo riportarono al presente, facendolo quasi sobbalzare e voltare di scatto verso l'animale. Sorrise appena verso se stesso e annuì come se avesse capito perfettamente, mormorando un «Hai ragione, c'è tempo per autocommiserarsi».

Risalì a cavallo e si passò una mano sulla fronte per togliere via lo strato di sudore che gli aveva ricoperto la pelle, ripartendo solo dopo essersi assicurato di avere la lucidità necessaria a riprendere il cammino.

Con un po' di fortuna e senza fare pausa, probabilmente ce l'avrebbe fatta a raggiungere la legione e avrebbe continuato il percorso con loro fino all'arrivo al confine nord.

Ce la poteva fare. Anzi no, ce l'avrebbe fatta.

Perché lui era Kim Taehyung.


.................................


Quando Jungkook uscì dalla sua tenda, il fresco del mattino che stava per giungere lo risvegliò completamente, cancellando le ultime tracce di torpore dovute al sonno. L'aria era umida, il terreno era bagnato e piccole pozzanghere d'acqua piovana riflettevano frammenti di cielo che si stava risvegliando insieme a lui ad alcuni dei soldati. Il temporale li aveva tenuti bloccati per ben due giorni, obbligandolo a rimanere in quell'accampamento non troppo riparato ma che era abbastanza sicuro da non rischiare il suo crollo. In realtà, sperava ardentemente che il cielo si decidesse a dargli un pò di tregua per evitare ulteriori ritardi alla tabella di marcia che era stata stabilita, e sbuffò come sentì il collo scricchiolare in modo sinistro e la schiena dolere per quanto fosse scomoda la branda su cui dormiva da ormai diversi giorni. 

«Vostra Altezza» salutò il comandante, facendo un profondo inchino. Jungkook si voltò verso di lui e fece un cenno con la mano per invitarlo a rialzarsi in posizione eretta, quindi quello rizzò le spalle e lanciò un'occhiata al cielo. «Alle prime luci del mattino sveglia i soldati, se il tempo ce lo permetterà partiremo un'ora dopo il sorgere del sole» ordinò, distogliendo l'attenzione dal comandante intento a prostrarsi ancora una volta.

Jungkook non amava quel tipo di onorifici nè tantomeno quella specie di riverenza nei suoi confronti, ma era stato abituato fin dal principio ad accettare quel prostrarsi e a condannare chi non lo facesse, ma ciò gli aveva sempre procurato una sorta di magone persistente a cui cercava di non pensare. Sospirò profondamente e alzò gli occhi verso il cielo, dove calde e promettenti tinte aranciate stavano tingendo la volta celeste di riccioli e e sbuffi rossastri e decori suggestivi, lasciando che la luce del'alba rischiarasse le tenebre della notte.

Secondo i suoi calcoli, mancava poco più di un giorno all'arrivo presso la base che avrebbe fornito l'appoggio sufficiente per avanzare al conflitto. Il tutto, per proteggere una delle zone più ricche dei suoi possedimenti. Era così tanto ambita che, in tutti quegli anni, si era chiesto come fosse stato possibile che nessuno avesse mai effettivamente pensato di attaccarla. Quello era il loro primo attacco.

Ma se cercava di consolarsi guardando il cielo nella sua encomiabile bellezza, lo stesso non poteva dirsi del vuoto che sentiva dentro e sul senso di colpa che lo divorava ogni volta che l'occhio si posava sulla sua mano sinistra. Quell'anello che si era categoricamente rifiutato di togliere lo guardava e gli ricordava ogni volta cosa aveva fatto partendo senza dire niente a Taehyung.

Yoongi glielo avrebbe detto? Taehyung lo avrebbe atteso al palazzo a braccia aperte come sperava sarebbe successo? Avrebbe mai capito le sue ragioni?

In realtà, non sapeva nemmeno se queste potessero essere considerate valide ma sapeva che c'erano e in cuor suo nutriva quella profonda speranza che Taehyung lo capisse e che le potesse comprendere. A lui non era stata data scelta, le scelte se l'era dovute creare da sole e pertanto non poteva di certo ignorare che, nonostante facesse male e nonostante si sentisse completamente sperduto nel suo mondo, quella era una cosa che andava fatta.

Doveva proteggere Taehyung, dimostrare a tutti -chiunque, nessuno escluso- che lui era molto di più di un malato mentale la cui unica abilità era quella di picchiare suo marito o di emulare i comportamenti di un bambino di otto anni che giocava con un coniglietto di pezza e adorava stare abbracciato a Yoongi o Taehyung. 

Quella era stata la sua -ennesima- occasione per dimostrare a suo padre di essere in grado di ricoprire il ruolo per cui aveva studiato tanto, per cui aveva rinunciato perfino ad una vita coniugale pur di prepararsi a dovere. Si era guadagnato a fatica ciò che aveva tra le mani, sentiva di essere meritevole di ciò che lo attendeva ma doveva dimostrare che lui c'era. 

Che era capace, che lui sarebbe stato un buon sovrano come suo padre.

E se ciò avrebbe significato dover nascondere a Taehyung ciò che stava per andare a fare allora lo avrebbe fatto, perchè ne sarebbe uscito vittorioso, certo che la sua vita sarebbe cambiata in positivo dopo quegli avvenimenti. 

Si sarebbe goduto il suo meritato momento di gloria insieme a Taehyung, e avrebbero potuto continuare a costruire, tassello dopo tassello, il puzzle che era la loro vita coniugale insieme. I suoi ideali erano nobili e continuò a rimuginare su tale faccenda immerso nel silenzio mattutino, interrotto solo dal piccolo scoppiettio del fuoco davanti la sua tenda che lo riscaldava a sufficienza da non battere i denti. 

Uno scalpitio lontano e familiare, molto simile a quello degli zoccoli che battevano sul terreno scosceso pieno di zolle e fastidiosamente sassoso gli arrivò ovattato alle orecchie. Gli occhi saettarono verso un punto indefinito dello spazio e, come lui, le sentinelle di guardia si issarono immediatamente dalla loro postazione e sguainarono la spada.

Jungkook si mise in piedi e si assicurò di avere alla cintola il pugnale da cui, in quei momenti, non si separava mai, sfiorandone l'impugnatura fredda con le dita. Avanzò velocemente verso il punto in cui di sicuro sarebbe spuntato qualcuno -perchè era certo che sarebbe spuntato qualcuno, quello scalpitio non poteva provenire da nient'altro che non fosse un cavallo, ed i cavalli significavano viaggiatori. Si pose davanti alle due sentinelle e strinse la mano sull'elsa del pugnale, gli occhi fissi davanti a sè e pronto ad affrontare chiunque e qualsiasi cosa.

Niente avrebbe intaccato i suoi piani, niente e nessuno avrebbero interceduto con quella che era la sua missione.

Pochi attimi e finalmente, dalla folta e fitta vegetazione prima del suo accampamenti, una figura a cavallo di un destriero scuro fece la sua comparsa. Lo guardò con le sopracciglia corrugate e l'espressione scrutatrice, non riuscendo a vedere chiaramente di chi si trattasse. 

La luce del giorno non era sufficiente a far capire chi effettivamente fosse, ma era abbastanza presente da capire che indossava un'armatura parecchio particolare e appartenente ad una casata reale importante.

Il suo scintillio era inconfondibile.

Tuttavia, la figura in groppa al cavallo si fermò a qualche metro di distanza per balzare con agilità ed eleganza sul terreno e continuare a tenere strette le redini del cavallo tra le dita. Le bisacce suggerivano che era un viaggiatore che aveva intrapreso un lungo cammino, perchè nessuno portava così tante provviste per un'eventuale viaggio di breve durata. Ma più si avvicinava, e più gli occhi di Jungkook si allargavano. 

Un principe dal portamento autorevole ed importante, accompagnato da scuri capelli arruffati e occhi duri ed affilati gli si stava avvicinando con estrema calma, camminando verso di loro come se avesse tutto il tempo del mondo. 

In quel momento, in quel preciso istante, Jungkook capì di essersi sbagliato.

Doveva rettificare.

Era pronto ad affrontare chiunque e qualsiasi cosa, verissimo.

Tutto, a parte Taehyung.





















NDA: un capitolo un pò di passaggio ma necessario per dare la possibilità a voi tutti che leggete di guardare all'interno dei protagonisti e capirne le emozioni.

La curiosità mi spinge a chiedervi da che "parte" state: Jungkook o Taehyung? Chi ha ragione secondo voi? 

I prossimi capitoli saranno molto importanti, e sinceramente non vedo l'ora di portarveli! Attualmente ci sono un pò di cambiamenti in atto, quindi le date dei prossimi aggiornamenti ve le annuncerò via via che avrò editato i capitoli. Non sono sicura di poter mantenere la pubblicazione così tanto regolare, ma a volte preferisco prendermi più tempo per editare e portare capitoli qualitativamente migliori anche di un numero inferiore, piuttosto che al contrario.

PERO' volevo ringraziarvi tutti di vero cuore, perchè LMGLIY ha raggiunto quai i 15K (ed io tipo WTF O.O) 

GRAZIE 💜💜💜💜💜💜💜💜

Continue Reading

You'll Also Like

437K 21.9K 42
[completa] ❝ dove per una scommessa, taehyung diventa l'insegnante di giapponese di jungkook. ❞ capitoli brevi 300/400. @sannieung completed on 2022.
66.9K 4.8K 33
tutto ciò che jungkook faceva era scrivere storie riguardanti personaggi immaginari, che in qualche modo divennero reali. [credits:@thighseok] Stato:...
147K 4.9K 66
"L'amore è come una partita di calcio: ci sono momenti di gioia e trionfo, ma anche momenti di tensione e sconfitta. Ma con Kenan al mio fianco, sape...
24.7K 1.5K 26
Park Jimin, erede al trono di Baia Salmastra, si ritrova, diciottenne, a far fronte alle difficoltà che gli pone davanti la maggiore età: imparare a...