Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

1.1M 62.5K 99.5K

''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
[10]
[11]
[12]
[13]
[14]
[15]
[16]
[17]
[18]
[19]
[20]
[21]
[22]
[23]
[24]
[25]
[26]
[27]
[28]
[29]
[30]
[31]
[32]
[33]
[35]
[36]
[37]
[38]
[39]
[40]
[41]
[42]
[43]
[44]
[45]
[46]
[47]
[48]
[49]
[50]
[51]
[52]
[53]
[54]
[55]
[56]
[57]
[58]
[59]
[60]
#Special: [Biscotti in incognito]
[61]
[62]
[63]
[64]
[65]
[66]
[67]
[68]
[69]
[70]
[71]
[72]
[73]
[74]
[75]
[76]
[77]
[78]
[79]
[80]
[81]
[82]
[83]
[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
[84]
[85]
[86]
[87]
~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

[34]

11.9K 692 1.1K
By Hananami77

«Taehyung!».

Arrestò i suoi passi sentendosi chiamare e si voltò. Con sorpresa, si accorse che a chiamarlo era stato Yoongi.

Il consigliere era qualche metro indietro, mentre gli si avvicinava a passo sostenuto; ogni passo riecheggiava nel corridoio provocando un ticchettio cadenzato dovuto al tacco della scarpa sul pavimento finemente decorato di palazzo Jeon. I colori scuri ed opachi degli interni creavano un marcato e tetro spettacolo a cui Taehyung non si era ancora abituato; i grossi quadri pendevano dalle mura come spettrali figure giudicanti, le cornici intagliate in quel legno scuro e lucido facevano da contorno a severi occhi dipinti, le ombre che creavano le calde luci del corridoio si proiettavano ovunque in modo sinistro ed inquietante. Quegli sbuffi aranciati e soffusi non si intonavano alla mobilia e all'arredamento, creando un ambiente abissale e soffocante.

Il consigliere gli fu vicino e fece un piccolo inchino, a cui Taehyung rispose roteando gli occhi, sbuffando. «Yoongi, ti ho detto un centinaio di volte che non voglio che ti inchini» ripetè, spazientito.

Yoongi, però, fece spallucce e scosse la testa.

«E sapete perfettamente che continuerò a farlo. E' già tanto che vi chiami per nome, permettetemi di rimanere ancorato alle mie abitudini dettate dal ruolo che ricopro» rispose con un mezzo sorriso, vagamente divertito dall'espressione contrariata di Taehyung.

Tuttavia, quest'ultimo ricambiò il sorriso e lo guardò con curiosità.

«Sbaglio o mi stavi cercando?» domandò quindi, alzando un sopracciglio nella sua direzione. Yoongi si guardò intorno per qualche attimo, come a sincerarsi che non ci fosse nessuno ad ascoltarli.

«Ho bisogno di parlarvi, prima che andate da Jungkook».

Taehyung ne fu sorpreso, in particolare perchè Yoongi aveva l'espressione seria mentre lo guardava dritto negli occhi, sorridendo di tanto in tanto verso qualche membro della servitù che passava di lì, inchinandosi e lanciando occhiate curiose ai due.

Non sapeva cosa dovesse dirgli il consigliere, non era successo niente che potesse spingere l'altro a volergli parlare, soprattutto in mancanza di Jungkook.

«Va bene, possiamo andare nel mio studio» asserì Taehyung, facendo per andare. Venne bloccato dal diniego da parte di Yoongi, che gli si avvicinò appena per sussurrargli «No, devo parlarvi di una questione delicata e non deve sentirci nessuno. Vi arreca disturbo se vi chiedo di seguirmi?».

Quel comportamento era strano, il fatto che non volesse rimanere in una delle stanze adibite proprio al parlare lo era ancora di più, ma di Yoongi si fidava abbastanza da dare il suo consenso senza particolari problemi. Anche perchè quell'atteggiamento così inusuale per un consigliere tutto d'un pezzo come Yoongi... gli aveva stimolato la curiosità.

«Certo che no, ti seguo».

L'espressione di Yoongi divenne decisamente più contenta e anche meno tesa, voltò i tacchi e Taehyung prese a seguirlo silenziosamente, studiando il portamento fiero del consigliere. Il suo passo era fermo e deciso mentre camminava per quei corridoio bui troppo silenziosi.

Era una persona che Taehyung stimava molto, il consigliere. Non era lecchino, non era subdolo e non era viscido come molte delle figure amministrative che si muovevano a palazzo e che giravano intorno a lui e Jungkook per la maggior parte del tempo. Apprezzava come avesse il coraggio di dire la propria nel modo giusto, senza risultare irrispettoso o ineducato, come non rinunciasse alle sue idee pur di ingraziarsi le figure reali.

Era un po' come lui, sotto un certo punto di vista e in certa misura, se si prendeva in considerazione anche la sua posizione e il suo ruolo.

Yoongi si era guadagnato la sua stima nonostante non fosse stata simpatia a pelle a causa dei trascorsi oscuri e vaghi che circondavano la casata Jeon. Eppure, Taehyung aveva un suo personalissimo motto, a cui ripensava con orgoglio.

Il rispetto è per tutti, la stima è per pochi.

E Yoongi era stato in grado di guadagnarsi la sua stima. Non osava immaginare come sarebbe stata la vita di Jungkook senza la figura del consigliere che, sapendo il suo disturbo, si faceva in quattro per riuscire a rendere tutto quanto più confortevole possibile in qualunque situazione.

Taehyung non si era di certo dimenticato di tutti gli sforzi che aveva fatto per placare JK il giorno del loro matrimonio, come si fosse premurato di mediare durante la permanenza al palazzo di Jennie e Kai e come avesse gestito la strana situazione tra lui, Jimin e Jungkook.

Con quei pensieri ad affollargli la mente, non si accorse del cambio di scenario, che diventava via via meno sfarzoso e decisamente più scialbo e poco decorato, in un contrasto quasi stridente.

Taehyung aggrottò le sopracciglia come si rese conto che non stavano andando verso i giardini.

«Le cucine? Mi hai portato nelle cucine?» chiese, palesemente perplesso.

Yoongi ghignò.

«Nella dispensa, in realtà» rettificò, aprendo la pesante porta in legno per permettere a lui e al principe di entrarvi. Grande quanto il salone reale, era illuminata solo da una piccola lucina a parete che rischiarava il suo contenuto. Era presente ogni qualsivoglia tipo di frutta e verdura di stagione, tutta ordinatamente impilata in casse di legno addossate vicino alla parete sotto la piccola finestrella -l'unica presente-, i sacchi di riso erano addossati alla parete ruvida in pietra viva, un odore che non poteva essere considerato nè sgradevole nè gradevole a pizzicargli le narici.

«Perché mi hai portato qui? Non potevamo parlare fuori, magari?» azzardò, guardandosi scetticamente intorno. 

Quell'odore e quell'umidità lo infastidivano.

«No, in questo modo sono sicuro che nessuno ci senta o ci veda» rispose il consigliere, scusandosi con lo sguardo mentre richiudeva la porta. Il tonfo in concomitanza con il cigolio dei cardini crearono un piccolo eco che rimbalzò tra le pareti, alzando anche un pò di polvere che volò direttamente sulle scarpe di Taehyung.

Yoongi gli si parò davanti con gli occhi felini puntati nei suoi, l'espressione seria tradiva una nota ansiosa -forse?- che inquietò un pò Taehyung.

«Non vi tratterrò a lungo, ma ho la necessità di parlarvi prima che andate da Jungkook, perchè non so quando avrò di nuovo l'occasione di trovarvi separati» iniziò quello, facendo un piccolo respiro.

«Non vi ho potuto rintracciare prima perchè Jungkook non è stato bene, come penso sappiate. Volevo parlarvi di ciò che è accaduto con Jimin alla tenuta di re Namjoon, perchè solo voi potete rispondere» la voce di Yoongi era bassa e baritona, in un tentativo di non far disperdere le parole nell'eco che la dispensa creava.

Yoongi strofinò le mani tra loro sotto lo sguardo imperturbabile ma aperto al dialogo di Taehyung, che studiava il consigliere con attenzione.

«Pensate possa essere una minaccia per l'incolumità di Jungkook?».

Nessun giro di parole, nessuna insicurezza e nessuna formalità inutile avviluppò quella frase diretta e precisa, che ebbe il potere di prendere in contropiede Taehyung. Non si aspettava che Yoongi volesse parlargli di Jimin in quei termini, soprattutto visto che aveva passato tutto il tempo prima della partenza con suo fratello.

«Cosa intendi con "minaccia alla sua incolumità"?» fece eco ai suoi pensieri; non era ancora riuscito a cogliere il significato intrinseco delle sue parole.

Yoongi arricciò vagamente le labbra sottili e fece un'espressione che gli ricordò tanto quella di un gatto a cui hanno appena sottratto il cibo, soprattutto per come gli occhi si affilarono.

«Necessito di sapere se Jungkook è in pericolo. Non fraintendetemi, io nutro sincero affetto nei confronti di Jimin, ci tengo a lui e custodisco i nostri pochi ma felici ricordi nella memoria del mio cuore, ma io devo sapere se è una minaccia per Jungkook. Non voglio rischiare una replica di ciò che è accaduto in passato, la sua precaria sanità mentale non reggerebbe se venisse nuovamente internato».

Le parole di Yoongi gli scavarono dentro arrivando dritto al suo cuore ancora prima che finisse di processarle. Un senso di oppressione strisciò nel suo petto e si schiarì la voce per allentare il nodo alla gola che si era ripresentato con puntualità disarmante.

«C'è la possibilità che Jimin ne parli con vostro fratello?» chiese nuovamente Yoongi, attendendo una risposta che tardava ad arrivare da un insolitamente silenzioso Taehyung.

Questo riuscì a negare con la testa. 

«No, non glielo dirà. Lo ha detto a te perché sapeva che lo sapessi già, ti ha visto interagire con Kookie e parlare del disturbo del principe prima che le cose degenerassero. Non è la prima volta che mi trovo a gestire delle relazioni sentimentali complicate, e non mi ha mai tradito nè con Jin nè con mio padre».

Taehyung ne era convinto, e questa convinzione permeava ogni lettera che aveva pronunciato con serietà crescente e palese consapevolezza di ciò che stava dicendo. Jimin era pur sempre suo fratello, ed in più era legato a Yoongi, che sua volta era legato a Jungkook.

In modo diverso, erano tutti nella stessa situazione.

«Jungkook non è una persona qualunque, non voglio che sia in pericolo. Per quanto io possa provare profondo affetto nei confronti di vostro fratello, se questo dovesse mettere in pericolo la vita del principe sappiate che non esiterò un solo istante a proteggere Jungkook, a qualsiasi costo».

Udendo quei discorsi, la mente e i sentimenti di Taehyung divennero contrastanti e confusi. Yoongi stava parlando di suo fratello e di suo marito, le due persone più importanti per lui, forse una più dell'altra.

Se da una parte ammirava la profonda lealtà e dedizione di Yoongi verso il principe -e di conseguenza suo marito-, dall'altra gli dispiaceva per Jimin. Suo fratello ci teneva molto al consigliere, ricordava come gliene aveva parlato, come i suoi occhi si fossero illuminati ed i suoi sorrisi ampliati, come aveva ricercato conforto tra le sue braccia mentre lui si crogiolava nella solitudine, e di come sperasse di poter vivere una tranquilla e romantica storia d'amore degna dei migliori romanzi.

Come potevano quei sentimenti non cozzare tra loro?

Jungkook aveva bisogno di persone come Yoongi nella sua vita, ma Jimin era parte della sua e avrebbe tanto voluto tirarsi una testata contro il muro per raccapezzarsi in quei pensieri ingarbugliati e di veramente poco aiuto in quel momento.

Nonostante non sapesse esattamente come sentirsi, Taehyung annuì, comprensivo.

«Immagino. Ti ringrazio per essere così leale e fedele nei confronti di Jungkook... spero non dovrai mai trovarti a scegliere da che parte stare» ammise, un sorriso incerto nella voce.

Yoongi si morse una guancia e si grattò la nuca. «Lo spero anche io» sospirò pesantemente e sobbalzò come sentì la mano di Taehyung poggiarsi sulla sua spalla per stringerla. «Mio fratello non tradirebbe mai chi ama. E tu sei sulla buona strada per essere una di quelle persone. Penso sappia perfettamente la tua lealtà verso Jungkook, non metterebbe a rischio la vostra relazione e la mia fiducia dicendolo a Jin».

Sulle guance di Yoongi spuntò un piccolo e soffuso rossore perfettamente visibile nonostante la solitaria lucina a rischiarare la stanza abbastanza fredda.

«Si beh...a proposito, se per favore potete tenere il segreto, ve ne sarei molto grato» borbottò il consigliere, improvvisamente molto più imbarazzato di prima. Vedere Yoongi in difficoltà perchè avessero parlato della loro appena nata relazione lo divertì particolarmente.

Non credeva di imbarazzarlo così tanto.

«Non essere timido, consigliere» gli diede giocosamente di gomito Taehyung, beccandosi un'occhiata di sbieco e un borbottio sconnesso. Segretamente, Yoongi si sentiva quasi sollevato al pensiero che non avesse sbagliato nel valutare l'uomo con cui aveva intrapreso una segreta -e mica tanto- relazione.

In realtà, quello era solo uno dei tanti problemi che effettivamente tempestavano la loro relazione. Uno dei più importanti, era la differenza di classe sociale. Perchè Jimin era un principe, lui era solo un consigliere un pò tutto fare un pò fortunato.

Se i matrimoni tra le persone dello stesso sesso erano appena stati inseriti nella società e solo in parte accettati, dall'altra parte vi era invece il prestigio della classe sociale. La nobiltà non doveva mischiarsi con le persone comuni, con chi non aveva il sangue blu. Perchè ciò significava contaminare il proprio prestigio, un pò come se si piantavano delle rose in un campo di grano.

«Desidererei chiederti una cosa, Yoongi» gli disse con tono non più così divertito Taehyung, attirando nuovamente l'attenzione di Yoongi -completamente perso nei suoi pensieri.

«Certo, di cosa si tratta?».

Taehyung cercò di trovare le parole giuste per poter formulare quella domanda che stava ronzando nella sua testa da quando Yoongi aveva iniziato il suo discorso. Sentì la piccola bolla d'ansia crescergli dentro, soprattutto perchè non sapeva fino a che punto potesse spingersi con il consigliere prima che questo non lo ritenesse troppo ficcanaso.

Ma si trattava di suo marito, quindi ne aveva diritto, giusto?

Yoongi vide il principe cambiare espressione ed assumerne una ostentatamente impassibile ma che nascondeva una nota ansiosa ed esitante.

«Hai detto che a Jungkook è successo qualcosa. Che cosa esattamente?».

Yoongi irrigidì l'espressione e le spalle si tesero; la tensione che sembrava essere svanita dal suo corpo ritornò a presentarsi in una nuova ondata. Taehyung capì di aver toccato un tasto dolente perchè l'altro si era immediatamente messo sulla difensiva.

Il cambio di atteggiamento fu palese, e fu palese anche la determinazione di Taehyung di volerne sapere di più. Perchè se prima era indeciso se chiederlo o meno, adesso era sicuro di volerlo sapere.

«Non sono la persona più adatta per dirvelo, dovreste chiederlo ad Hoseok o Jungkook stesso».

Taehyung negò con la testa. «No, non chiederò ad Hoseok proprio un bel niente, e sappiamo entrambi che Jungkook andrebbe nel panico se glielo chiedessi. Rischierei una dissociazione che non credo saprei gestire. Non per adesso, almeno».

«Non sono la persona giusta, se nessuno ve lo ha detto, è perchè non vogliono che voi sappiate» ragionò Yoongi, scuotendo velocemente la testa, per niente intenzionato a parlarne.

Taehyung alzò gli occhi al cielo e si passò una mano tra i capelli con fare frustrato.

«Yoongi! Perché nessuno pensa che io abbia il diritto di sapere? Dio, mi metterei ad urlare!».

«In realtà lo state già facendo».

Taehyung grugnì una risposta.

«Per favore Yoongi, dimmi qualcosa a proposito di ciò che gli è successo. Non ho nessuno a cui possa chiedere se non a te, se potessi saperlo...magari lo potrei aiutare». Il tono di Taehyung fu un affievolirsi fino a diventare poco più di un sussurro, le mani si strinsero in due pugni e guardò dritto negli occhi l'unica persona che poteva aiutarlo a fornire a Jungkook il supporto di cui aveva bisogno.

Yoongi sembrò ponderare le alternative con un'espressone profondamente combattuta. Si morse il labbro, si passò una mano tra i capelli per poi infine sbuffare di rassegnazione e lasciar ricadere mollemente la mano al suo fianco.

«Le personalità di Jungkook non furono subito palesi. Quando il re scoprì dell'esistenza di JK e Kookie, ingaggiò un considerevole numero di medici che alloggiò per lungo tempo qui a palazzo per studiare i comportamenti del principe. Nessuno aveva idea di cosa soffrisse Jungkook ,ma tutti concordavano che si trattava di un disturbo mentale. Proprio per questo, venne ingaggiato il medico più anziano e competente in materia, ovvero il padre del dottor Hoseok. Fu proprio lui che fece ammette a JK che, nel cervello del principe, esistevano più parti di sè stesso».

«In un secondo momento, il re venne informato che il figlio forte e dall'animo valoroso non era altro che una copia della vera persona di Jungkook, una sorta di parte di sè distaccata e pensante, con una sua volontà ed una sua voce. Era JK che spesso prendeva il posto di Jungkook durante eventi istituzionali, militari o strategici; JK si considerava -proprio come adesso- indipendente dal principe. Fu egli stesso a rivelare di essere presente da moltissimi anni, da molto prima che chiunque se ne accorgesse» l'espressione di Yoongi si tese ancora di più e Taehyung strinse le mani dietro la schiena per prepararsi al colpo.

Sapeva che stava arrivando, e lo attendeva con il cuore che sembrava essergli arrivato in gola.

«Appurato che il principe soffrisse di una seria malattia mentale, il re decise di affidarlo ad un'equipe medica suggerita proprio dal padre di Hoseok, l'unica del regno che sembrava stesse conducendo degli studi sulle malattie mentali simili a quella che affliggeva il principe».

Il silenzio assordante che seguì a quel discorso -il più lungo che gli avesse mai sentito fare- gli fece aumentare i battiti e la mancanza d'aria si palesò. Si rese conto che aveva smesso di respirare come ci si era addentrati nel fulcro della storia, ma aveva come la sensazione che il peggio dovesse ancora arrivare.

«Se vi chiedete dove fossi io in tutta quella situazione, all'epoca non ero ancora il consigliere del principe, facevo da spalla al segretario di corte. Cercai in qualche modo di dissuadere i consiglieri del re dal fornire il loro supporto nella scelta di allontanare Jungkook da palazzo, ma non venni ascoltato, ovviamente. Aveva solo sedici anni quando decisero di internalo, subito dopo aver rinvenuto il cadavere dell'uomo che aveva ucciso».

Taehyung sentì la terra tremargli sotto i piedi e fu costretto ad appoggiarsi al muro; cercò di deglutire, ma in realtà fallì miseramente. Una tormenta di emozioni gli dilaniò il petto, la sua mente attonita iniziò a riempirsi di immagini di un Jungkook sedicenne che veniva portato via di forza per essere internato in una struttura per malati mentali.

Non era mai stato in un manicomio, ma non era difficile immaginare come venissero trattati i pazienti, soprattutto dopo aver appreso tramite diversi libri e testimonianze popolari delle cose raccapriccianti, in particolare sui trattamenti riservati alle persone malate di mente. Durante la breve separazione con Jungkook, si era chiuso nell'enorme biblioteca reale seppellendo il volto in tomi giganti riguardanti psicologia più moderna dove, seppur non capendone molto, aveva trovato parziali risposte alle sue mille domande e spunti interessanti su cui lavorare. Aveva perfino creato una sorta di diario su cui non mancava di appuntare dettagli rilevanti o esperienze analoghe che aveva vissuto.

Si era ripromesso di aiutare Jungkook, e per farlo doveva necessariamente sapere.

«H-ha ucciso un uomo?» rantolò, la gola secca ed arida come un vaso di grezza terracotta. Yoongi annuì con tono grave ed incrociò le braccia al petto.

«Sì. Ha ucciso August Soyun, il suo tutore e aguzzino. Il suo corpo è stato ritrovato nel porcile con i suoi genitali in bocca».

Stasi.

Paralisi.

Impasse.

Il corpo di Taehyung rimase rigido, in una ferma e attonita imparzialità. In cuor suo, sapeva perfettamente che non era stato Jungkook. Non era stato lui a gettarlo nel porcile in mezzo al fango e agli escrementi dei maiali, non era stato Jungkook a fare quel gesto simbolico recidendogli i genitali, no.

Conoscendolo per come lui lo aveva conosciuto, Jungkook non avrebbe fatto mai quello.

Un gesto così disperato, così rappresentativo, così pieno di rabbia poteva provenire solo da una persona.

Da colui che aveva subìto, da chi aveva -a fatica- ricomposto i cocci della sua esistenza non programmata ma improvvisamente dolorosa, da colui che era stato scelto per poter interfacciarsi con quel mostro, il vero mostro di tutta quella raccapricciante e brutale storia.

E invece, ad essere trattato come un folle, come un degenerato, un seviziatore, come un assassino, era stata la vittima.

Le labbra gli tremarono violentemente e fu costretto a morderle con tutta la forza che possedeva per bloccarle, le gambe divennero improvvisamente inconsistenti quasi come gelatina, le orecchie gli presero a fischiare.

«Cosa è successo poi?».

Yoongi era stato costretto a leggergli il labiale per poter capire cosa stesse farfugliando il principe, il cui colorito cereo lo preoccupò visibilmente. Il volto di Taehyung era una maschera inespressiva dagli occhi fissi nel vuoto e contornati da lampi di incredulità e dolore, soffocanti nel loro insorgere.

«Jungkook è rimasto in quel manicomio per circa sei mesi. In qualche modo è riuscito a convincere i medici che fosse praticamente guarito ma...in realtà non era così. JK iniziò ad interfacciarsi sempre più spesso con il mondo esterno, fino a che Jungkook non sembrò tornare ad essere padrone del suo corpo. Questo è tutto quello che so, perchè poi non appena il principe raggiunse la maggiore età sono diventato il suo consigliere» terminò Yoongi, portando una mano sul braccio di Taehyung per fornirgli un pacato supporto.

E Taehyung sembrava ne avesse parecchio bisogno in quel momento. Guardava il pavimento con le sopracciglia aggrottate, non essendo mentalmente in grado di processare il tutto senza rischiare di urlare, non sapendo dove inserire quelle nuove quanto devastanti informazioni all'interno del contesto in cui aveva vissuto fino a quel momento.

Venire a conoscenza di quelle informazioni, gli mise addosso un altro grande quesito: quanto poco conosceva Jungkook? Quanto ancora avrebbe dovuto aspettare per sapere la storia integrale della sua vita?

«Yoongi...perché non mi è stato detto nulla?».

Yoongi lo guardò con occhi afflitti. «Il padre di Hoseok ed il re hanno deciso di non far sapere niente a nessuno, convenendo che neanche il futuro consorte del principe avrebbe avuto il diritto di saperlo. Jungkook è stato incolpato di qualcosa che non ha fatto ma che ha sancito la sua liberazione da quell'incubo».

Yoongi si sorprese come vide le spalle di Taehyung tremare e delle gocce trasparenti cadere ai suoi piedi ed infrangersi sul pavimento; Taehyung si appoggiò al muro in pietra e strizzò gli occhi, incapace di trattenersi come avrebbe voluto.

Il consigliere si ritrovò avvolto in un abbraccio stretto da parte del principe. Sorpreso, gli occhi affusolati erano sgranati e le mani ferme a mezz'aria, un forte imbarazzo a coglierlo visto quanto poco fosse avvezzo al contatto fisico.

Inoltre, era quantomeno strano che un reale si lasciasse andare a quelle emozioni senza alcun filtro.

«Non piangete, principe Taehyung. Ormai è passato» borbottò imbarazzato Yoongi, dandogli piccoli colpetti sulle spalle. L'altro sapeva di star infrangendo le regole reali, ma chi diavolo ne se importava delle regole?

Se non avesse stretto qualcuno tra le braccia, forse sarebbe impazzito o caduto rovinosamente per terra, perché non poteva reggere da solo.

«Non è passato niente, Yoongi» sussurrò con voce soffocata Taehyung, staccandosi dal consigliere e tamponandosi il viso con il palmo delle mani.

«E' questo il punto. Jungkook non l'ha ancora superato, e forse non lo supererà mai. Non se si continua a far finta di niente» dicendo quello, Taehyung prese dei respiri profondi per poter riprendere fiato.

«Taehyung, non fatevi prendere dal panico e dalla rabbia. Se volete veramente aiutare Jungkook, aiutatelo a superare il tutto senza causargli altro male, senza che debba rivivere quei momenti sepolti da qualche parte nella sua memoria».

Ed ecco un altro grande errore che veniva perpetrato da sempre.

Quei momenti non erano conservati nella memoria di Jungkook.

Erano marchiati a fuoco su JK.

....................................

Finse normalità appena entrò nella camera matrimoniale, deciso a soffocare i suoi sentimenti a favore della rinnovata pace creatasi nel rapporto con suo marito.

Il principe dava le spalle alla porta, e non sembrò accorgersi della presenza di Taehyung. Indossava un paio di pantaloni di seta grigi e larghi ed una camicia dello stesso colore e tessuto; entrambi i capi gli abbracciavano il corpo con grazia, rendendo particolarmente visibili i muscoli sulla schiena velatamente accarezzati da piccole e sinuose pieghe grigiastre che scivolavano con armoniosa sincronia sul il suo corpo.

A piedi scalzi, se ne stava davanti la grossa specchiera addossata alla parete di fronte al letto e Taehyung notò stesse trafficando con qualcosa che non riuscì a vedere. La mano curata e mascolina si strinse sul bicchiere d'acqua e notò come gli tremasse appena. In risposta a quel tremore, Jungkook si trattenne il polso con l'altra mano e prese un lungo sorso seguito dal suono della deglutizione.

«Koo!» esclamò contento, richiudendosi la porta alle spalle.

Il principe si voltò di scatto e allargò gli occhi luminosi, posando il bicchiere li vicino.

«C-ciao Tae. Sono felice sia tornato» sussurrò, facendo un piccolo sorriso che gli fece arricciare il naso. Taehyung ricambiò con un sorriso più ampio, andandogli incontro senza esitazione con il solo pensiero di mettere da parte qualsiasi cosa per godersi il momento con il suo principe. Gli baciò la punta del naso con fare casuale, intenerendosi per il rossore che colorò immediatamente le guance di Jungkook, ma fu ancora più contento quando notò che gli occhi color caffè erano illuminati da una scintilla di contentezza.

Jungkook allungò una mano e sfiorò il dorso di quella di Taehyung con la punta delle dita.

«P-pensavo non arrivassi più» ridacchiò il principe, intrecciando le loro mani.

«Scusa il ritardo Koo, sono stato trattenuto da Yoongi. Non ha smesso per un secondo di elencare tutti gli impegni dei prossimi giorni».

Non gli venne difficile mentire in nome di una buona causa, anche perchè sapeva che Jungkook gli avrebbe creduto -conoscendo quanto fosse preciso e attendo il consigliere, non era poi un qualcosa di così raro.

Infatti, Jungkook sorrise più apertamente. «Non ha importanza, adesso sei qui».

Taehyung annuì con convinzione e si allontanò appena guardandosi intorno. «Mi cambio e arrivo, non ci impiegherò molto». Proprio mentre stava per andare via, un flaconcino di vetro catturò la sua attenzione; sul vetro era stata apposta un'etichetta su cui era scribacchiato qualcosa impossibile da decifrare, ma lo guardò con confusione e si rivolse nuovamente a Jungkook.

«Cosa sono queste?» chiese, afferrando il flacone e rigirandoselo tra le mani con sospetto. Guardare quelle piccole pillole tonde agitarsi ad ogni movimento e tintinnare alle sue oscillazioni...gli misero addosso una serie di spiacevoli sensazioni.

Le guance di Jungkook persero il loro colore e sentì un brivido freddo salirgli lungo la schiena.

«Q-quelle? Sono delle p-pillole» rispose, esitante. Si portò le mani dietro la schiena e guardò un pò ovunque tranne che verso Taehyung, rivolto completamente verso di lui senza alcuna espressione.

«Sono quelle che penso siano, Jungkook?». 

Ok, forse il tono era uscito un pò più duro di quanto avesse voluto. Se n'era accorto ancor prima che Jungkook facesse un piccolo passo indietro e alzasse i suoi occhioni spalancati su di lui.

«P-potrebbe essere» sussurrò in soffio il principe, arcuando le sopracciglia e mordendosi il labbro inferiore.

Un moto di rabbia colse Taehyung all'improvviso, portandolo a stringere il flaconcino tra le mani. Avrebbe tanto voluto lanciarlo contro il muro, pestarlo e e disintegrare ogni singola particella che lo componeva. Jungkook stava continuando ad assumere quelle pillole nonostante sapesse che non erano salutari e non erano la soluzione definitiva ai loro problemi.

Il dialogo, Taehyung. Ricerca il dialogo.

«Jungkook, perché stai continuando a prenderle? Non ti fanno bene, non credo sia una buona idea assumerle». Il disappunto era evidente nella voce roca, ma cercò di risultare quanto più pacato possibile -considerando anche la sua stanchezza mentale.

«Invece ne ho bisogno, n-non posso sospenderle. Il dottore m-mi ha detto di prenderle con r-regolarità, ha detto che loro s-staranno lontani».

Taehyung schioccò la lingua sul palato e posò le pillole con un'irruenza particolarmente marcata, facendo spalancare gli occhi a Jungkook dalla sorpresa.

Non stava capendo il ragionamento dell'altro, faticava a comprenderlo. Lui lo stava facendo per loro, per stare bene.

Perchè non lo capiva?

«Lascia perdere cosa ti ha detto il dottore, non ti servono per tenerli lontani». Taehyung si morse la lingua per evitare di parlare troppo, in particolare perché non gli piaceva discutere in quel modo con Jungkook.

Quando non era in grado di essere perfettamente padrone di sè.

Il principe guaì dalla sorpresa. «Lasciare perde cosa dice il d-dottore? Tae, ci sta aiutando! Mi sta aiutando a s-starti accanto...sono perfette per farmi stare bene» obiettò con un piccolo broncio.

Taehyung grugnì di disappunto e strinse la mascella.

«Non mi pare che siamo tornati a stare insieme grazie ai consigli del dottore».

Il tono perentorio colse di sorpresa Jungkook, sentendosi in difetto.

Proprio come ogni volta.

Ogni volta che provava ad aggiustare qualcosa, c'era qualcuno pronto a rimarcare un errore, uno sbaglio, una mancanza che aveva avuto o che aveva fatto. Pensava di star facendo la cosa giusta, e invece aveva sbagliato di nuovo, con l'unica persona con cui non voleva farlo, con l'unico per cui avrebbe scalato una montagna pur di starci insieme.

Taehyung si accorse immediatamente di come il respiro di Jungkook cambiò facendosi irregolare, difatti spalancò gli occhi e gli andò incontro per avvolgerlo in un abbraccio stretto.

«Oh Dio, scusami Koo. Perdonami, non volevo darti la colpa, non sono arrabbiato con te» gli disse mentre lo stringeva, alzando gli occhi sul principe.

Lo guardava completamente perso, con un rimorso lampante sul suo volto fanciullesco.

«P-perdonami...n-non volevo sbagliare a-ancora».

Il cuore di Taehyung si incrinò e si premurò di scuotere velocemente la testa e passargli una mano sulla guancia, cercando di non imprecare e prendersi a sberle nell'immediato.

Quanto era stupido da uno a cento milioni?

«No, Koo. Perdonami tu, non sono arrabbiato con te e so che lo stai facendo per noi. Ma...è solo che quelle pillole non ti fanno rimanere lucido, non ti fanno essere te stesso. Non voglio che il rossore sulle tue guance vada via, vorrei che i tuoi occhi rimanessero sempre illuminati dalla stessa scintilla di quando ti ho conosciuto» sussurrò Taehyung con rammarico.

Jungkook abbassò lo sguardo, incapace di sostenere a lungo quello dell'altro.

«Ma così loro non torneranno» bofonchiò ancora.

Taehyung si morse la lingua e attese qualche attimo.

«Quante ne hai prese?».

Jungkook tirò su con il naso e non rispose, le braccia gli ricadevano ai lati del corpo, la testa era ciondolante e gli occhi incollati al pavimento.

Sembrava che...si vergognasse?

Taehyung gli baciò la tempia e piegò un po' il capo, ricercando gli occhi dell'altro coperti dai capelli.

«Koo? Quante ne hai prese?» ripetè con tono tranquillo e rassicurante.

«T-tre». Taehyung soppresse un'imprecazione e fece un profondissimo respiro, chiudendo un attimo gli occhi per placare il nervosismo che gli divorava le viscere. Non ce l'aveva con Jungkook -ovviamente- non sapeva neanche lui perché stava reagendo così male e poco da lui, ma aveva ancora qualche difficoltà nel contenersi.

«Koo, ne riparliamo tra un attimo. Aspettami sul letto, torno subito» proferì infine, dandogli un altro bacio sulla tempia. Jungook annuì e andò mestamente verso il letto, mentre Taehyung si barricò nel bagno.

Come si chiuse la porta alle spalle, poggiò il capo contro quest'ultima e chiuse gli occhi, facendo respiri lenti e profondi.

Respiri profondi Tae, respiri profondi si incitò, cercando di sbollire la rabbia in un modo diverso dallo spaccare qualcosa.

Si lavò il viso diverse volte, si colpì con l'acqua ghiacciata sentendola pizzicare sulla pelle e trovò il coraggio di issare il capo per guardarsi allo specchio.

Da quanto non lo faceva?

Mesi.

Mesi che non guardava il suo riflesso, lo stesso che adesso lo guardava come se fosse un estraneo. Chi era quello che lo guardava di rimando con occhi scrutatori e rigidi? Di chi era quel riflesso completamente diverso da ciò che era stato?

Era questo che gli altri vedevano? Era questo che Jimin intendeva quando gli aveva detto di essere irriconoscibile? Come un'ondata di disprezzo per sè stesso gli risalì nel petto, distolse immediatamente l'attenzione e si passò l'asciugamano sul viso con un po' troppa velocità.

La morbida spugna strofinava sulla sua pelle con un po' troppa furia, ma era sempre meglio di quegli occhi cerulei estranei che aveva visto poco prima.

Scacciò via i pensieri e ritornò in camera giù vestito per la notte, sorprendendosi nel trovare Jungkook seduto sul letto a gambe incrociate e con lo sguardo fisso su uno dei ganci del baldacchino.

«Koo, eccomi» gli sorrise, sperando di alleviare quella tensione palpabile. Il principe battè le palpebre lentamente e si voltò verso di lui quasi a rallentatore, aggrottando lievemente le sopracciglia per la confusione.

Gli occhi erano vacui, le pupille leggermente dilatate, gli angoli della bocca piegati all'ingiù.

«Taetae» sussurrò con un sorriso appena accennato.

Taehyung lo guardò interdetto e si sedette al suo fianco, indeciso.

Solo una persona lo chiamava in quel modo, ma non poteva essere chi credeva fosse. Il sorriso che gli aveva fatto non aveva contagiato i suoi occhi, il tono non era stato uno scampanellio acuto e allegro, gli occhi non erano diventate due piccole mezzelune lucenti.

«Sei Jungkook, vero?» chiese quindi. Il principe fece una smorfia che ricordava un arricciamento del naso e si indicò il petto.

«No...Kookie» soffiò, le parole lente e biascicate.

Taehyung boccheggiò. «Kookie?!».

Non credeva ai suoi occhi. Quello era veramente Kookie? Dov'era il solito abbraccione? Dov'era il sorriso tutto zucchero che gli regalava ogni volta che si rivedevano?

«Nessun abbraccione per Taetae?».

«V-vorrei, m-ma Kookie si sente s-strano» parlò con fare sconnesso, sospirando tristemente con un accenno di broncio. Le palpebre non erano propriamente aperte ma erano calate sugli occhi socchiusi, la testa a volte ciondolava.

Taehyung fu sicuro che il crack del suo cuore si udì chiaramente anche fuori dal suo petto.

«Vieni qui piccolo Kookie» sussurrò Taehyung con un groppo alla gola, avvicinando Kookie a sè per farlo accovacciare sulle sue gambe. La testa di Kookie si poggiò sulla sua spalla e la punta del naso gli solleticò il collo, cu cui sentiva impattare i piccoli sbuffi del respiro.

«Mi dispiace così tanto Kookie. Non preoccuparti, tra poco andrà tutto via» gli mormorò contro i capelli, lasciandogli piccoli bacetti tra una parola e l'altra. Kookie mugugnò e si sistemò meglio su di lui, felice di sentire le braccia di Taetae avvolgerlo. 

«A Kookie n-non piace sentirsi così s-stanco. Junkoo dovrebbe d-dormire di più» brontolò con tono monocorde, arrabbiato che non si sentisse le energie giuste per abbracciare forte forte il suo Taetae. Aveva in mente di fare la lotta con i cuscini e mangiare latte e biscotti insieme per poi addormentarsi arrotolato sul suo petto. 

E invece non si sentiva neanche le forze di alzare le braccia.

Non era giusto.

Junkoo era proprio...come lo aveva chiamato una volta lo hyung? Irrepronsabile? Irrosponsibile? 

Taehyung gli passò una mano sulla schiena e gli diede un bacio sulla fronte.

«Lo so, mi dispiace tanto piccolino. Jungkook non si sentiva molto bene e ha preso delle medicine» gli mormorò all'orecchio, facendo emettere a Kookie quella che doveva essere un ridacchiare divertito. 

«Junkoo...lui t-triste».

Taehyung mugugnò, cullandolo, e Kookie si accoccolò meglio tra le sue braccia, chiudendo  definitivamente gli occhi. Le palpebre erano troppo pesanti.

«Anche hyung...l-lui triste p-pure, sente male q-qui» Kookie gli toccò appena il petto dove il suo cuore sembrava completamente impazzito. Taehyung strinse le labbra e non disse nulla, lasciando che il principe continuasse il suo discorso tra un mugugno e l'altro. 

»Ma Kookie s-sa, anche se Jchè crede di n-no. Però...» Kookie biascicò le parole e Taehyung posò il mento sulla sua testa con un'immensa voglia di piangere.

Sentiva di avere l'umore stabile quanto una foglia secca in balia del vento.

«Kookie n-non sente nessuno. E' s-solo» tirò su con il naso ma si sentiva così stanco che neanche le lacrime gli salirono agli occhi. In compenso, c'era Taehyung che sentiva le sue aumentare a velocità sorprendentemente fastidiosa. 

«No Kookie, non sei solo. Ci sono io, c'è anche il tuo hyung e Jungkook. Ci siamo noi con te» bisbigliò, la voce ridotta ad un mero soffio per quanto il groppo alla gola si stesse espandendo.

Kookie aggrottò la fronte. «Ma Kookie n-non li sente» protestò debolmente.

Taehyung si morse l'interno della guancia.

«Anche se non li senti, sono comunque con te. Non preoccuparti, non sono andati via».

Ci fu un minuto di silenzio in cui Taehyung credette che l'altro fosse caduto addormentato, però poi la mano di Kookie si posò sul suo petto per mettersi comodo.

«Hyung... F-fatto bua a Taetae, v-vero?». 

Kookie si issò appena per guardare con occhi annebbiati -e per niente svegli- il volto di Taehyung. Questo gli carezzò la guancia e gli diede un bacio sulle palpebre più chiuse che aperte, strisciando sul letto per mettersi distesi , avvolti dalle coperte ed i morbidi cuscini che a Kookie piacevano tanto. 

Questo si arrotolò come un gatto al suo fianco e posò la testa sul suo torace. 

«Hyung e Taetae hanno litigato. La bua è quasi passata» disse infine Taehyung, guardando il soffitto senza smettere di fare a Kookie piccole carezze sulla schiena e sulle spalle, o giocherellando con qualche morbida ciocca di capelli corvini.

Kookie mugugno un assenso.

«Taetae, hyung n-non è cattivo, a l-lui dispiace t-tanto» soffiò infine, arrotolandosi ancora più stretto. 

Stava iniziando a sentire tanto, tantissimo sonno, e si chiese da quanto Junkoo non dormisse. Avrebbe dovuto chiedere a Jchè di rimproverarlo, quell'antipatico del suo hyung rimproverava solo lui!

Ma i pensieri imbronciati di Kookie lasciavano un silenzio denso e forte attorno a loro, che lasciava a Taehyung il tempo di sentire il cuore sanguinare come se lo avessero appena trafitto. Aveva bloccato d'istinto i movimenti della sua mano per issare il capo e guardare la testa di Kookie giacere suo petto con occhi completamente persi.

«Taetae...Jchè n-non è cattivo» ripetè Kookie un'ultima volta, assopendosi completamente. 

Jchè non è cattivo.













NDA: Bentrovati e scusate il ritardo della pubblicazione! Potrei essermi dimenticata di fare l'avviso 👉🏻👈🏻

E' un capitolo tanto lungo, ma: io non so essere sintetica; le cose da dire sono tante, soprattutto in chiave introspettiva.

Sorry.

Abbiamo avuto un ulteriore assaggio di ciò che effettivamente è capitato a Jungkook, di che fine abbia fatto August Soyun e di come la corte abbia reagito all'ammissione della presenza di JK nella vita del principe. In sostanza nessuno si era accorto di nulla fin quando la cosa non è stata praticamente palese.  Avevo fatto dire ad Hoseok che JK si era liberato di August a quattordici anni, ma qui invece è sedici...lo so, non è una svista ;)

Il gesto di recisione dei genitali è alquanto simbolica, spero possiate scorgere il profondo significato che esso possiede, perchè è una cosa su cui ho meditato a lungo. Non ho messo alcun tipo di avviso perchè credo che i contenuti siano stati gestibili e che non siano risultati troppo disturbanti. Nel caso, comunque, fatemelo sapere che provvederò ad inserirli.

Sulla faccenda dei tranquillanti: badate bene che per l'epoca in cui è ambientata LMGLIY, gli psicofarmaci -intesi come li intendiamo noi- non erano esattamente uguali. I malati di mente venivano spesso tenuti costantemente sedati perchè non esisteva una vera e propria cura. Il dottor Hoseok glieli ha prescritti perchè lo "switch" o la dissociazione tra personalità avviene anche a causa di stimoli esterni. Se questi non sono percepiti o se si "dorme" allora è molto improbabile che succeda. Ad oggi, comunque, non esiste una cura definitiva per il DID.

Scusate le note lunghissime, grazie per aver letto e  alla prossima <3 

Continue Reading

You'll Also Like

85.4K 4.1K 70
quando incontri la persona giusta poi è così difficile lasciarla andare, diventa il tuo punto di riferimento, la tua casa, il tuo tutto.
36.1K 929 16
FanFiction Rosa e Carmine - Mare Fuori Rosa e Carmine. La loro storia di odio. La loro storia d'amore. Rivisitazione della storia dei Piecurosa
37.5K 2.3K 21
Se non è amore, dimmelo tu, cos'è?
250K 12.9K 91
[𝑺𝒐𝒄𝒊𝒂𝒍 𝒎𝒆𝒅𝒊𝒂 𝑨𝑼] Il modello emergente Kim Taehyung, dopo aver postato un'innocente foto su Twitter, non si rende conto di un piccolo pa...