Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

«I movimenti a nord sono terminati?».

Taehyung fece eco alle parole del re con un cipiglio perplesso chiaramente visibile sul volto in via di guarigione. La voce aveva tradito la sua espressione impassibile, la nota sorpresa ed incredula aveva contagiato ogni parola pronunciata. Ma la costernazione era tale che le parole erano scivolate via dalle sue labbra prima che potesse processarle, sinceramente sconvolto dalla piega che aveva preso la vicenda.

Prima di andare alla tenuta di re Namjoon non era stato quasi necessario l'intervento dell'esercito? Adesso invece, dopo appena dieci giorni, tutto era finito? Non ricordava di aver mai studiato a proposito di ritirate solitarie e indipendenti da parte dei barbari. Non dopo aver provato ad attaccare la zona più ricca del paese per poterne prelevare le ricchezze.

Vicino a lui, un principe tanto distante quanto assorto, era tutto intento a studiare una mappa che aveva visto sicuramente tempi migliori, dall'aria antica e vagamente usurata -in particolare sui bordi ingialliti e sfilacciati. Niente di ciò che era stato detto negli ultimi minuti sembrava essere riuscito a catturare la sua attenzione, tutto era futile mentre ripensava a ciò che suo padre gli aveva comunicato. 

Re Jeon annuì con una sorta di sorriso rilassato ad adornargli il volto, poggiando la schiena contro la poltrona su cui sedeva.

«Esattamente, è proprio quanto ho appena affermato. Ha colpito anche me, devo essere sincero, ma c'è del positivo in tutto questo: mio figlio non dovrà andare a mettere ordine in quei territori. Si sono ritirati spontaneamente» asserì quello, riguardando il foglio davanti a sè con apposto il sigillo reale con ceralacca viola e simbolo della casata Jeon. Su quello, una grafia elegante riportava tutti gli avvenimenti delle ultime vicende che interessavano quelle zone così delicate quanto ambite. 

I consiglieri del re annuirono, borbottando tra di loro con fare concitato dandogli -ovviamente- ragione.

Lecchini.

Taehyung fece vagare di nuovo lo sguardo sulla relazione ufficiale, rileggendo quelle parole come se volesse stamparsele nella mente per poterne carpire le più sottili sfumature. Arricciò le labbra con perplessità crescente, per questo aprì la bocca per esprimere il suo commento in merito. E ci sarebbe riuscito se solo un verso dubbioso e appena accennato proveniente  direttamente da Jungkook non lo avesse bloccato. 

Già, Jungkook.

«Padre, è alquanto improbabile che siano terminati per davvero. Quella zona è ricca di miniere, hanno invaso la zona senza però saccheggiare nulla, con il rischio di vedersi arrivare addosso l'esercito reale. Non è una mossa intelligente, non è una strategia possibile e posso affermare con quasi assoluta certezza che non è una ritirata. Sarà qualche strategia volta ad allentare i pattugliamenti al confine per farci abbassare la guardia» rispose quello con voce nuova, carica di consapevolezza, di calma ma anche di profonda competenza. 

Era un atteggiamento che non gli aveva mai visto perchè, come spesso accadeva, non gli era permesso partecipare alle riunioni ufficiali tra l'attuale regnante e il futuro re, ma quella volta aveva insistito con Yoongi per poter convincere il re a farlo partecipare, con la speranza di poter rivedere il principe -almeno una volta.

Taehyung sentì le budella attorcigliarsi a quel tono, a quell'atteggiamento che Jungkook stava tenendo di fronte a lui, al re e a tutti i consiglieri. Quello era proprio il suo principe, non JK, non Kookie. 

Solo Jungkook.

Colui che avrebbe voluto, più di ogni altra cosa, stringere tra le braccia per consumargli le labbra a furia dei mille baci che non si erano potuti dare -che non aveva potuto dargli. Il perchè era molto semplice: Jungkook era tornato ad evitarlo come si faceva con gli appestati, stavolta in modo palese e senza neanche premurarsi di nasconderlo. Dalla sua quotidianità, Taehyung era praticamente sparito, poichè c'era spazio solamente per i suoi soliti impegni istituzionali e le sedute con il dottore -con cui non aveva più avuto alcun tipo di contatto se non meri scambi di cortese falsità. 

Non che Taehyung se ne fosse stato con le mani in mano senza fare nulla, comunque. Aveva ricercato modalità di dialogo alternative anche con la complicità del consigliere Yoongi, che sembrava essere dalla sua parte. Almeno lui. 

I risultati erano stati scadenti e deludenti, ma Taehyung non si era posto delle aspettative troppo alte. Attualmente, ciò che desiderava come se ne valesse della sua vita, era incontrare gli occhi color caffè di Jungkook per potercisi specchiare e magari leggervi gli stessi sentimenti che si agitavano nel suo animo in tempesta. 

Perchè gli occhi di Taehyung esprimevano una sorta di lento e agonizzante malessere dovuto alla distanza, alla mancanza di una mano gentile tra le sue, di un piccolo e segreto sorriso scambiato con le guance rosse e il naso arricciato, un odore di lamponi e miele cullarlo nei suoi sogni e nei suoi risvegli. 

Mancavano come l'aria quelle piccole gocce di normalità delle loro vite. 

Essere separati era peggio di qualunque punizione Taehyung avesse mai sperimentato, soprattutto perché ingiustamente inflitta.

Pregò mentalmente e con il cuore a battergli furiosamente nel petto che Jungkook si voltasse verso di lui, che lo guardasse anche solo per qualche attimo senza far finta che neanche esistesse, ma fu costretto a deglutire silenziosamente per sciogliere il nodo alla gola come non accadde nulla.

Il principe guardava solo re Jeon, che si era issato dalla sua comoda poltrona per avvicinarsi a Jungkook e scrutare la mappa aperta con occhi rischiarati dalla punta di dubbio. La pesante corona gli pendeva dalla testa e Taehyung si chiedeva per quale motivo la indossasse anche per starsene a parlare di strategie militari nel suo studio. 

Per certi versi, era peggio di suo padre, che teneva la corona esattamente affianco al letto su un cuscinetto in velluto rosso. Si addormentava e si risvegliava guardandola, ma non la teneva sul capo se non in situazioni formali o in cui era richiesto indossarla. 

«Vostra Maestà, l'ipotesi avanzata da sua altezza non è da escludere. Abbiamo ricevuto due stesure ufficiali, e secondo quanto affermato dalle sentinelle da poco rientrate, i barbari non hanno nemmeno portato via tutti gli accampamenti». Un consigliere di re Jeon aveva fatto un passo avanti e un inchino prima di iniziare a parlare e come finì la frase, fece un altro inchino e tornò a mettersi nell'angolo.

Re Jeon alzò lo sguardo su di lui, un'espressione vuota era in lotta con gli occhi scuri simili a quelli di Jungkook, che esprimevano irritazione. «E perchè vengo informato solo adesso?».

Il consigliere sbiancò visibilmente e strinse le labbra in una linea dura. «Perdonatemi, Vostra Maestà, non abbiamo ritenuto rilevante tale informazione fino a che Sua altezza Jungkook non ha avanzato la sua ipotesi più che valente» ammise quello.

Re Jeon non gradì particolarmente quell'affronto, e Taehyung pensò che quella sarebbe stata l'ultima volta che quel consigliere toccava il pavimento reale. Azioni del genere non rimanevano mai impunite.

«Cosa ci si aspetta dai barbari? Che siano dei signori? Potrebbe essere un fatto da non sottovalutare ma non è sufficiente per continuare a rimanere sulla difensiva» asserì il re con tono che non metteva repliche, passando poi a guardarli alternativamente. 

Stava silenziosamente intimando che non venisse proferita alcuna parola dopo la sua, in quanto lui era il sovrano e la sua parola era legge.

«Potrebbe essere utile continuare a pattugliare il confine per una settimana almeno, in modo da poter monitorare eventuali movimenti sospetti. Proporrei l'invio di truppe di ricognizione per scongiurare ogni pericolo e limitare eventuali danni in caso di attacco» s'intromise allora Taehyung, alzando gli occhi cerulei su quelli del re, in modo da sostenere lo sguardo del reale senza esitazione alcuna. 

Taehyung sapeva cosa stava facendo, sapeva perfettamente di aver detto una cosa giusta e l'avrebbe sostenuta fino alla fine. Non gli sfuggì la leggera smorfia che fece Jungkook alle sue parole, seppur non si voltò nella sua direzione. 

L'essere ignorato lo stava uccidendo come una lenta agonia senza fine.

«Tu cosa ne pensi, Jungkook?». Re Jeon si era rivolto a Jungkook con un sopracciglio alzato, scettico all'ipotesi avanzata dal consorte di suo figlio.

Jungkook sembrava tanto voler essere trafitto da un pugnale piuttosto che essere chiamato in causa ed essere costretto ad incontrare i suoi occhi. Con lentezza quasi esasperante, il principe fece risalire lo sguardo sul suo corpo fino a che i loro occhi non si incontrarono. Dopo giorni, vedere quelle iridi color caffè posarsi nelle sue e riallacciare quel legame che era stato reciso a forza era stato peggio di una tempesta.

Le mani di Jungkook tremarono visibilmente come ritornò a guardare il viso di Taehyung; adesso poteva incontrarne le fattezze delicate ma mascoline, così belle da essere eteree.

Gli occhi viaggiarono sul suo viso, dove i segni del passaggio di JK erano quasi guariti; corsero sulle sopracciglia scure calate sugli occhi cerulei fissi nei suoi, sull'armonica disarmonia delle sue palpebre, sul neo nella punta del naso e nelle labbra sottili rilassate che si incurvarono appena come lo sguardo le sfiorò in una carezza invisibile.

Taehyung gli mancava come non pensava potesse essere possibile. Aveva provato a soffocare quell'emozione, arrendendosi all'idea che avrebbe dovuto imparare ad aggrapparsi a ciò che gli rimaneva dentro all'enorme abissale vuoto della sua assenza. Purtroppo, farlo era più difficile di quanto sia Yoongi che Hoseok immaginavano. 

Aveva avuto otto crisi in quei quasi cinque giorni di lontananza dall'altro, in cui le voci erano tornate ad accavallarsi, i pensieri a confondersi e stordirlo in quel buio opprimente che lo schiacciava sotto il suo peso, obbligandolo a rannicchiarsi nell'angolo della sua stanza con la testa tra le ginocchia e i pugni stretti alle tempie doloranti.

Il passaggio successivo era prendere tre delle pillole che Hoseok gli aveva prescritto ed aspettare che quelle facessero effetto, che zittissero i suoi pensieri e ricucissero le sue ferite sanguinanti, fino a che le membra non gli si intorpidivano e i dettagli della stanza diventavano confusi e poco nitidi. 

Senza l'altro al suo fianco, si era sentito di nuovo come era sempre stato.

Solo.

Solo ad affrontare i suoi mostri, solo a combattere per la normalità, solo a vagare nei tunnel della sua mente.  

«Jungkook?» lo richiamò suo padre con fare palesemente infastidito.

Il principe sobbalzò e battè le palpebre velocemente, quindi annuì rapidamente. «Stavo ponderando le alternative. Sì, quella che ha suggerito Taehyung mi sembra una buona mossa» riuscì a dire, stringendo le mani sul bordo della scrivania per impedire che gli altri si accorgessero del tremore delle sue mani. Inoltre, la sua lingua era incespicata proprio sul nome di suo marito, tirandolo fuori a fatica.

«Se è così, allora date disposizioni ai soldati, partiranno oggi stesso» annuì quindi re Jeon, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita. Non sembrava essere intenzionato a perdere altro tempo sulla faccenda quindi congedò i consiglieri, che si chinarono sfilando via. Nell'immenso studio rimasero solamente loro tre, con una tensione velata ma percepibile a fargli compagnia.

«Jungkook» abbaiò il re, facendo sussultare il diretto interessato, «Non tollererò un altro atteggiamento così disattento durante un incontro ufficiale. Sei il futuro re di questo regno, comportati come tale senza rimanertene a fissare il nulla come un alienato. Sono stato chiaro?».

Jungkook si morse la guancia e annuì ad occhi bassi, chinando il capo fino a quasi toccare con il mento il petto, mentre le mani si strinsero in due pugni stretti proprio dietro la schiena per evitare che gli tremassero in modo ancora più evidente. 

«Certo padre, perdonatemi. Non ricapiterà».

Re Jeon annuì con fare soddisfatto, spostando l'attenzione su Taehyung. «Me lo auguro. E tu, Taehyung, devi coprirti quelli» indicò il suo viso dove aloni giallastri si stavano diradando con somma gioia del principe.

«Non li ho coperti perché non abbiamo avuto nessun incontro istituzionale ufficiale».

Lo sguardo del re Jeon saettò su di lui ma non disse nulla, e Taehyung sapeva anche il perché.

In realtà, suo padre l'aveva sempre sgridato per il suo spirito combattivo e per la sua lingua lunga, e neanche le bacchettate sul muso erano servite a sopprimere quel suo lato caratteriale. 

Perché lui avrebbe sempre detto la sua, anche a costo della vita.

«Siamo comunque in una corte e chiacchiericci pettegoli sono l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento. Già ci pensa Jungkook a  fornire spunti interessanti a tutta la servitù dimenticando con imbarazzante frequenza di essere il futuro re, non tollero altri atteggiamenti ribelli che possano minare l'immagine di corte. Esigo che i miei ordini vengano eseguiti senza essere contestati» tuonò re Jeon, in un tono così inammissibile che li atterrì per qualche istante.

Jungkook gli afferrò d'istinto la mano senza che il re se ne accorgesse, stringendola forte nella sua mentre annuiva silenziosamente. Il cuore di Taehyung perse un battito a quel gesto, il calore della mano dell'altro si irradiò sulla sua in modo terribilmente confortante, perciò la strinse a sua volta e fece un piccolo ghigno verso re Jeon.

«Non volevo mancarvi di rispetto, la mia intenzione era solo dar voce ai miei pensieri sulla faccenda discussa. Ad ogni modo, provvederò immediatamente alla copertura dei segni sul mio viso e andremo con Jungkook a parlare direttamente con i soldati per fornirgli il supporto della casata Jeon. Con permesso».

Fece quel discorso velocemente che chiudeva ogni possibilità di risposta al re, che alzò un sopracciglio nella sua direzione con fare interdetto. Entrambi fecero un inchino e Taehyung trascinò fuori da quel dannato studio un Jungkook i cui occhi sgranati seguivano il movimento oscillante della sua schiena. Fu costretto quasi a correre per quanto velocemente stesse camminando Taehyung, che sfilava velocemente nei corridoi con ancora le loro mani intrecciate, diretto verso una stanza lontana da sguardi e orecchie indiscrete.

Per quanto fosse possibile al palazzo. 

Di placare il nervosismo del re ci avrebbe pensato Yoongi, che aveva visto di sfuggita fuori dalla porta dello studio con un mezzo sorriso sulle labbra, perchè Taehyung doveva assolutamente cogliere quell'occasione per ricongiungersi con Jungkook. Non poteva permettere che il principe gli sfuggisse di nuovo, non dopo che aveva atteso giorni interi una sua mossa.

Spalancò una porta a caso che si rivelò essere quella della biblioteca e vi entrò senza indugi, sospingendo Jungkook per indicargli di fare lo stesso. Il principe quasi non inciampò nella balza del tappeto ed emise un verso sorpreso, mente Taehyung chiudeva la porta a chiave.

«Taehyung co—» il sussurro di Jungkook si bloccò come le braccia di suo marito si avvolsero attorno al suo busto. Taehyung poggiò il volto nell'incavo del collo e il respiro tremulo gli solleticò la pelle scoperta della gola.

Rimase immobile ad occhi sgranati e braccia sospese in aria, incapace di muoversi tante erano le emozioni che stava provando in quel momento. Il suo battito era così veloce che quasi non poteva essere percepito, i suoi polmoni avevano smesso di funzionare e la sua bocca si era schiusa per la sorpresa. 

Dentro di lui, mille fuochi scoppiettarono nel sentire Taehyung di nuovo vicino.

«Koo, lascia che ti abbracci...per favore».

Il nomignolo pronunciato in un soffio gli fece sciogliere il cuore e piccoli aghi iniziarono a punzecchiargli gli occhi e rischiarono di liberare delle lacrime al significato che quel gesto portava con sè. Taehyung si stringeva a lui come se non lo vedesse da secoli, come se non si aspettasse di poterlo vedere lì, ancora. Passato l'attimo di strano tumulto interiore, le braccia si mossero da sole e si avvolsero a sua volta attorno alla sua vita, gli poggiò il mento sulla spalla e lasciò che il naso affondasse ciuffi ribelli dei capelli corvini che profumavano di vita.

Gli era mancato da morire stringerlo così, ma c'era un motivo per cui l'aveva allontanato, per cui non poteva stargli vicino pur volendolo -in realtà ce n'erano un'infinità, che tornarono a colpirlo come schiaffi. Poggiò le mani sulle sue braccia e lo scostò da sè con fare esitante, guadagnandosi un'occhiata confusa da parte di Taehyung.

Un dubbio si insinuò nel suo animo. Non gli era mancato, forse?

Non aveva sentito la sua mancanza? Non aveva sentito quel vuoto al centro del petto? 

I dubbi iniziarono a spuntare come lucciole nella notte, anche se gli occhi scuri di Jungkook lasciavano trasparire molto più di quanto le parole potessero esprimere, tra cui il rimorso di doverlo tenere lontano e il rimpianto di non poterlo avere vicino.

Prima di poter stare con Taehyung, doveva imparare come assopire tutte le sue personalità, tutti i suoi difetti e modulare quei comportamenti sbagliati ed anomali che non sarebbero mai dovuti esistere. 

Lui era un problema, era sbagliato e doveva cercare di porvi rimedio in ogni modo possibile.

«Taehyung, è meglio per te se non stiamo vicini». 

Dio, perchè quella frase suonava così sbagliata? 

Taehyung lo guardò con tanto d'occhi e allentò l'abbraccio ma strinse i lembi della giacca tra le dita con un cipiglio incredulo dipinto sul suo volto d'angelo. 

«E' questo ciò che davvero pensi dopo cinque giorni passati così distanti?» lo disse con tono basso e quasi scettico, rifiutando di assimilare il significato di quella stupida frase che Jungkook gli aveva appena detto. 

Quello aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. «No, ma adesso stai finalmente meglio» sussurrò mestamente quello, lasciando vagare di nuovo gli occhi sul suo viso che una parte di lui aveva deturpato.

Taehyung si pentì di non essersi fatto truccare quella mattina, ma diede un piccolo scossone a Jungkook per focalizzare di nuovo l'attenzione su cosa gli stava dicendo.

«Forse sto meglio fisicamente, ma non dentro di me. Non pensi che sia io a dover decidere con chi stare? A chi stare vicino?».

Aveva preso la via della diplomazia, l'unica che poteva scegliere tra le tante vie alternative per evitare di terrorizzare Jungkook e di provocargli una dissociazione, ma...vederlo lottare così tanto per stargli lontano era quasi agonizzante.

Jungkook abbassò un po' il capo e fece un sospiro appena accennato.

«Lo so...ma io non riesco a guardarti senza provare disgusto per me stesso. Io ti ho fatto del male, io che—dovrei proteggerti».

Taehyung odiò sentire quello, odiò visceralmente il pensiero che Jungkook potesse provare disgusto per sè stesso e si odiò. Se già mal sopportava l'idea di essere la causa dell'acutizzarsi del disturbo di Jungkook, venire a conoscenza di essere causa di un altro suo disagio che prima non c'era, era devastante.

Magari se non fossero stati dei reali, se non fossero stati il futuro erede al trono e consorte dello stesso, tutto quello non sarebbe accaduto. Perchè avrebbero potuto ignorare i commenti di qualche personaggio di poco conto e avrebbero potuto costruirsi una vita tranquilla, una bolla personale in cui non c'era spazio per i giudizi o per le cattiverie. 

Dove il malessere e la malattia della società non sarebbero potuti entrare, in cui nessuno avrebbe potuto giudicare il loro legame speciale -quello strano e poco razionale che risultava quasi da pazzi

Ma dovevano vivere con ciò che la vita gli aveva offerto, e se quello significava dover lottare dal primo all'ultimo giorno della sua vita...lo avrebbe fatto. Ma ci sarebbe riuscito solo se al suo fianco avesse avuto Jungkook.

«Non puoi dire sul serio» proruppe Taehyung, guardandolo dritto negli occhi.

Jungkook spostò il peso da un piede all'altro, sentendosi leggermente sotto pressione per il peso di quello sguardo, a disagio perchè il suo impulso era quello di stringere Taehyung e perdersi in lui.

Ancora e ancora, con la speranza di non ritrovarsi mai.

Ogni volta che aveva visto Taehyung andare silenziosamente via dopo che era stato brutalmente ignorato, la voglia di corrergli dietro e di abbracciarlo era così tanta che spesso si mordeva a sangue il labbro inferiore. Ogni volta che si era convinto di averlo superato ed era pronto a bussare alla porta della camera di Taehyung, tutta la verità gli ripiombava addosso e lo faceva perdere in quel circolo vizioso infinito di terrore di ciò che sarebbe potuto succedere se gli fosse stato vicino. 

Ma se solo Jungkook avesse perseverato un pò di più senza farsi bloccare dalla paura, si sarebbe accorto di quanto invece Taehyung avesse bisogno, ora più che mai, di lui, di sentirlo vicino e di percepirlo nuovamente legato a sé come se non si fossero mai separati.

«Jungkook, guardami».

Jungkook infatti, aveva abbassato gli occhi e stringeva i bicipiti di Taehyung a scatti come preda di spasmi nervosi, il respiro gli si fece tremulo e irregolare, liberandosi in piccoli ansimi affannati.

Non si era neanche accorto di aver iniziato a mettere a fuoco i suoi piedi ed il pavimento sotto di lui, chiudendosi nel mutismo più assoluto e lasciando che le urla mute della sua anima riempissero il suo mondo interiore.

Taehyung gli avvolse un braccio attorno alla vita e lo avvicinò a sé con grazia, dandogli poi il tipico piccolo colpetto sotto il mento per fargli alzare il viso. Jungkook alzò gli occhi su di lui di riflesso, proprio come sempre, e quando Taehyung li ritrovò agonizzanti e pronti a sciogliersi in lacrime, agì come il cuore gli suggeriva.

Si avvicinò al suo viso lentamente, con così tanta leggiadria da rendere chiare a Jungkook le sue intenzioni; quello schiuse le labbra mentre ritornava a sentire quel senso di confusione, quelle voci, quei sussurri direttamente soffiati nella sua mente, quelle parole che non voleva sentire, quelle sensazioni negative toccarlo come lo avevano toccato quelle mani che lo avevano sporcato.

Stava per avere la sua ennesima crisi.

Taehyung sfiorò la punta del naso di Jungkook con la sua, in un piccolo ed accennato sfiorarsi.  «Koo, respira profondamente» mormorò. La sua voce, densa e pacata, arrivò a Jungkook come la migliore delle melodie, come una sublime ventata di aria fresca capace di farlo tornare a respirare. Strinse la presa sulle sue braccia e allargò le narici per poter fare quanto gli aveva suggerito quella voce roca e familiare. 

I loro occhi non si erano svincolati, Jungkook non perdeva di vista -neanche per un istante- ciò che Taehyung stava facendo, ricercando nelle iridi cerulee quell'appiglio che da solo non aveva. I loro volti erano ad un mero soffio, l'aria era racchiusa nel loro respiro e la presa sulla sua vita  divenne poco più stretta. 

«Concentrati sulla mia voce, Koo. Respira profondamente, non succederà nulla di male» continuò quindi Taehyung, e Jungkook socchiuse gli occhi con palpebre tremule, prendendo un respiro incerto ma intriso del profumo dell'altro.

Taehyung era lì. Non sarebbe successo niente.

Non sarebbe successo niente, era questo ciò che importava.

Una mano di Taehyung gli si posò sul viso e passò il pollice sulla sua guancia, dove una lacrima aveva appena fatto la sua infame comparsa, tradendolo.

Il suo corpo ebbe uno spasmo e Jungkook sentì le ginocchia cedergli, e fu solo grazie alla presa dell'altro che non atterrò per terra come suo solito.

Entrambe le braccia di Taehyung si avvolsero a lui per sorreggerlo, abbassando gli occhi su Jungkook con preoccupazione. Sembrava perso in un mondo tutto suo, in cui bisbigliava cose che non sentiva né capiva, tremava e scuoteva la testa. Jungkook parlava da solo, stava lottando con qualcuno e continuava a sibilare frasi e parole incoerenti. 

Taehyung si guardò intorno alla ricerca di una poltrona o una sedia o una qualsiasi cosa che gli permettesse di adagiarci sopra il principe. 

Era poco lontana, perciò si fece forza e lo trascinò -letteralmente- verso quella seduta fino a che non glielo poggiò sopra, inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli il volto tra le mani.

Gli occhi di Jungkook si muovevano velocemente, le palpebre battevano a ritmo incredibile e Taehyung riuscì solamente a percepire la parola "solo" in quella marasma di sussurri.

«Jungkook, rimani con me, non succede, va tutto bene. Ci sono, Koo, ci sono io con te, non sei solo».

Jungkook smise di mormorare parole vuote e alzò gli occhi liquidi di lacrime su di lui, rendendosi conto della reale presenza di Taehyung al suo fianco. Portò entrambe le mani sul suo viso e gli fece cenno di issarsi, e come lo fece, Jungkook si issò appena giusto il tanto che bastava per far incontrare le loro labbra.

Taehyung sentì il cuore accelerare come risentì di nuovo quelle soffici e delicate morbidezze premute sulla sua bocca con un pò di forza in un tentativo di sentirlo più vicino.

Chiuse gli occhi e portò le mani a coppare il viso di Jungkook, che singhiozzò contro le sue labbra ma non si staccò. Se lo avesse fatto, quel battito del suo cuore sarebbe stato sostituito da caos e buio, e Taehyung era la sua luce in fondo a quel tunnel mentale in cui era intrappolato.

I pollici di Taehyung strofinavano sulle sue guance per cancellargli le lacrime, aspettando pazientemente che il principe riuscisse a riprendere il controllo del suo corpo.

Ci riuscì solo dopo interminabili minuti, aveva smesso di tremare e adesso realizzava di aver baciato Taehyung di sua iniziativa, in uno slancio di non sapeva neanche lui cosa. 

Sentì le guance bruciare al pensiero e si spostò appena, aprendo gli occhi solo per specchiarsi in due iridi lucenti e felici.

Possibile che il suo bacio gli avesse messo addosso tale felicità?

«Tae, m-mi dispiace tanto» sussurrò senza voce.

Taehyung gli si accovacciò vicino e scosse la testa. «Jungkook, non ti voglio lontano da me. Non voglio che debba starmi lontano; come ti ho detto, quella volta è stata una reazione esagerata da parte di entrambi...per favore, non allontanarti ancora. Io ho bisogno di te».

Jungkook schiuse le labbra e sentì di nuovo le lacrime crescere e riempirgli gli occhi, ma non voleva piangere ancora. Ma come poteva non piangere sentendosi dire, proprio da Taehyung, che lo voleva vicino? Voleva stargli accanto nonostante fosse uno svitato.

E non gli era di certo passato inosservato che non aveva avuto bisogno delle pillole per superare una delle sue tante crisi.

«Koo...possiamo provarci ancora una volta?». 

Taehyung aveva la gola secca, aveva paura che tutta la speranza che stava riponendo in quel momento venisse distrutta dalla paura di Jungkook di ferirlo, quindi pregò mentalmente di poter avere un'altra opportunità per stringere il principe tra le braccia e non lasciarlo più andare.

Non poteva lasciarlo andare. Per lui, Jungkook era il suo mondo.

Lo era diventato in punta di piedi, senza che neanche si applicasse per farlo.

«L-lo v-vorrei tanto» annuì allora Jungkook, le ciglia ancora imperlate di lacrime come fossero rugiada tra l'erba di un prato. 

Taehyung si aprì in un sorriso largo e liberatorio. Lo strinse in un abbraccio e gli diede un bacio sulla tempia, mormorandogli un «Grazie» emozionato.  Jungkook chiuse gli occhi e gli avvolse le braccia attorno ai fianchi, schiacciando il viso sull'addome mentre respirava a pieni polmoni il profumo di Taehyung.

Si beò del tocco gentile delle dita affusolate di suo marito passargli tra le ciocche scure per fargli affettuose carezze, sperando di poter fermare il tempo per rimanere in quel modo per sempre.












NDA: Beh, di angst ce n'è stato per un pò, è il momento di prendere qualche boccata d'aria prima di buttarci di nuovo a capofitto negli eventi.

Questo capitolo un pò soft è un modo carino per augurare al nostro maknae preferito un buon compleanno con i fiocchi 💜💜 Che poi quanto è illegale Jungkook con il man bun? Credo di aver perso 30 anni di vita y.y

Se riuscirò a sopravvivere,  ci vediamo al prossimo capitolo :')


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