Diario di una mezzelfa

By SilvioPowermaranzaMo

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Diario di una mezzelfa

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By SilvioPowermaranzaMo

-Guarda caro, la bimba ha i tuoi occhi, azzurri e vispi, come il cielo nelle mattine d’inverno.

-Sì, ma ha i tuoi capelli amore. Fra qualche anno saranno una cascata di miele che ondeggerà alla brezza serale.

-Chiamiamola così allora…BrezzaDorata…così ti ricorderai di me.

-Non dirlo ti prego! Starai bene e saremo una famiglia.

-Sto andando via…ti chiedo di non dirle di me…queste sono terre di umani…gli elfi non sono ben visti…crescila come una normale ragazza.

-Invecchierà più lentamente,lo sai…sarà nel fiore degli anni quando io morirò.

-Allora fai in modo che sia pronta ad andare in cerca del suo destino…nelle terre vicine ai... Confini...

Premessa

Saaaaaaaaaaaalve!

Mi chiamo BrezzaDorata du Lac e sono una mezzelfa... ma sì, mezzelfa, cioè mezza umana e mezza elfa. Beh, adesso non immaginatevi che io abbia due parti separate o che si veda una linea di divisione... sono ben amalgamata! Ecco, adesso mi state facendo pensare a cose terribili tipo il mio lato superiore che se ne va in giro camminando sulle mani e quello inferiore che sgambetta per conto suo... mamma mia che mal di testa... ma un momento, forse sto parlando troppo, perchè vedete, da sempre tutti mi dicono che parlo parlo parlo e non tiro nemmeno il fiato, ma io respiro tra una parola e l’altra e... cielo... sto parlando troppo.

Bene, che sono una mezzelfa l’ho detto... dove vivo? In uno di quei regni fantastici pieni di creature strane: umani, nani, elfi, orchi ecc... ecc... . Quelle terre medievaleggianti in cui ci sono cavalieri a cavallo, cavalieri a piedi, cavalieri seduti, maghi, illusionisti, giocolieri, venditori di erbe, venditori di bistecche, zombie, grifoni, panettieri, Signori Oscuri, saggi, maniscalchi, streghe, sicari, fate, folletti, funghi normali, funghi velenosi, funghi con porte e finestre, gnomi, falconieri e tutta una serie di barbari che urlano “’iuleeenz”.

Cosa faccio nella vita?

Sono istruttrice di volo!

No, nessun marchingegno strano, nessun pallone pieno di aria calda.

Certe cose da noi non sono ancora state inventate... o meglio, gli gnomi ci provano, ma non mi sembra che abbiano grande successo.

No, no... insegno a volare sui Draghi!

Ma si, quelle creature lucertolose con grandi ali, lunga coda, denti a sciabola e alito assassino!

Voi vi chiederete: chi vorrà mai volare sui Draghi?

La storia è lunga e complicata. Meglio che vi prendiate qualcosa da bere, vi sediate e, se il mio straparlare non vi irrita troppo, leggiate il mio diario!

Un bacio,

Brezzina

Salve... io invece sono Lotty, uno spiritello.

Una di quelle cose che sembrano donnine con le ali... tipo le fate.

Sono legata a queste pagine e, finché non avrò esaurito il mio compito, non potrò separarmene...

Qual è il mio compito?

Per mantenere una promessa, seguo BrezzaDorata ovunque vada, cercando di aiutarla.

Cielo, è così scapestrata...

Qualche volta scriverò nel suo diario, tanto sono invisibile... magari si renderà conto di ciò che combina.

A presto e... dispetti a tutti!

Diario di una mezzelfa

di Silvio Molino

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

questa è la prima pagina ed oggi è la prima volta che scrivo.

Beh, immagino te ne sarai accorta da sola: prima eri vuota ed ora ti stai riempiendo.

Immagino

tu non abbia occhi per vedere, se non attraverso ciò che scrivo... perciò comincerò parlandoti un po’ di me.

Sono alta circa un metro e sessanta, ho dei grandi occhi azzurri, atteggiati a perenne meraviglia e curiosità, .o almeno così mi dicono.

Ho il nasino cosparso di lentiggini che, secondo me, sono pure belline in fondo.

I miei capelli sono di un biondo dorato, lisci, lunghi fino alla vita. Sono loro ad aver scelto il mio nome.

Non chiedermi come abbiano fatto a parlare ai miei genitori: a me non dicono mai niente!

I miei colori preferiti sono il blu, il verde, sebbene io non disdegni quei begli abiti color panna... non troppo bianchi da farmi sembrare qualche tipo di vergine sacrificale, né troppo beige. Il beige è un colore da buffet... mi ricorda quelle salsine che si spalmano su tutti gli alimenti un po’ schifosi per renderli mangiabili.

Non indosso molti gioielli, sebbene l’argento mi faccia impazzire. Qualche braccialettino al polso o alla caviglia... qualche ciondolino.

Nulla di magico, dato che la magia non esiste. Però non porto mai nulla che non abbia un significato.

Dove vivo? Beh, diciamo “dove vivevo”. Si tratta di un bel villaggetto rustico e rurale di pastori e agricoltori e cacciatori… insomma ci sono tanti ori, tranne la varietà preziosa. Ti ho comprata, mia cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, perchè sto partendo.

Papà è mancato la settimana scorsa... la mamma non l’ho mai conosciuta e ormai non c’è nulla che mi trattenga in questo strano villaggio. O forse il villaggio è normale e la strana sono io... devo ancora capirlo.

Certo, il tempo per me sembra passare in modo molto diverso.

Ho visto amichetti d’infanzia crescere e farsi adulti mentre io cambiavo di pochissimo.

Il babbo, così giovane e forte nel periodo della mia infanzia, quando se n’è andato era un uomo anziano. E pensare che io invece dimostro solo una ventina d’anni, eppure ne ho almeno 60! Eh si... non sarò una cima in matematica, ma le candeline erano 60...

Perchè gli altri invecchiano così in fretta? Siamo tutti esseri umani in questo villaggio... eppure in questo sono unica.

Oh, ho dimenticato di menzionare le mie orecchie... beh... sono a punta...

Sì, ho detto a punta. Le nasconderei tra i capelli, ma spuntano (che bel gioco di parole)!

C’è stato un periodo in cui ho provato di tutto: andavo in giro indossando cappelli da mandriano, da cuoco... persino un vecchio elmo da armatura. Cavolo, una volta sono uscita con un paiolo in testa, ma dagli sguardi dei passanti, ho preferito rinunciare e far vedere le orecchie...

Alla fine sono rimasta sola... niente genitori, amici decrepiti, il sospetto negli occhi della gente...

Quindi ho comprato te, cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, insieme ad altre provviste e sono partita.

Ho superato le ultime case, lanciato un ultimo sguardo all’orizzonte.

Andrò verso gli insediamenti dell’entroterra e questa è la mia prima notte all’aperto.

Guarda, c’è un orsetto... oh, cavolo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

nonostante l’incontro con l’orso, sono ancora viva e vegeta.

Credevo fosse un orsacchiotto, in realtà quella che sembrava essere la sua schiena era solo la sua zampa. E’ fenomenale come io sia riuscita ad arrampicarmi su un albero in così pochi secondi.

Dormire tra i rami con un gufo sulla pancia non è il massimo della comodità, ma immagino che lo stomaco di un orso non sia più confortevole.

All’alba, assolutamente incriccata, mi sono sincerata che la bestia non fosse più nei paraggi e mi sono calata giù.

Il plantigrado era andato via... insieme alle mie provviste!

Credo mi toccherà cacciare, ma non mi do per vinta: ho grandi prospettive per il futuro.

Ce l’ho fattaaaaaaaaaaa!!! Ho preso il mio primo conigliooooo!!!!

Ho inventato una trappola eccezionale ed infallibile per catturare le prede.

Innanzitutto una carota. Ebbene sì, ai conigli piacciono davvero... e si deduce dal fatto di non aver mai visto uno di quei roditori con il doppio monocolo...

Comunque si piazza la carota sul terreno, vicino ad un alberello flessibile tipo salice... si incurva l’alberello e si dicono brutte parole perchè, nel mentre, qualcuno si è fregato la carota.

Si prende una seconda carota e la si tiene in mano. Si va al salice e lo si incurva. Si cerca di prendere al volo la carota che cade, prendendosi in faccia il salice sfuggito di mano. Si dicono brutte parole.

Si prende una terza carota e si pensa “se me le fossi mangiate ora sarei sazia e non dovrei cacciare”.

Tenendola tra di denti si incurva il salice. Serrando le mandibole per lo sforzo si inghiotte mezza carota. Si lascia andare con una mano il salice e ci si danno pugni sul petto per evitare il soffocamento. Il salice si raddrizza lanciandovi verso il bosco. Il bosco è pieno di ortiche.

Al ritorno l’altra mezza carota è sparita. Le brutte parole si sprecano.

Si prende l’ultima carota e la si getta vicino al salice. Quando il coniglio la va a mangiare, gli si tira una sassata e gli si scassa il capo.

Se il coniglio dice brutte parole, non è un problema mio!

Con la pancia piena mi sento meglio. Ho grandi prospettive per il futuro.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

viaggiare in un bosco non è un’impresa tanto da ridere. Ci sono arbusti spinosi che trasformano il mantello in uno scialle, ci sono pozze di acqua sporca che rendono gli stivali luridi, ci sono pozze di acqua pulita che rendono gli stivali puliti. Infine ci sono pozze di acqua media che lasciano gli stivali come quando non si attraversano pozze.

Ad ogni passo si odono strani fruscii, sordi uggiolii, insistenti ronzii. Ebbene sì, in un bosco le “i” si sprecano.

Non è affatto facile orientarsi. Certo, il sole sorge ad est e tramonta ad ovest... ma che utilità ha questa astronomica costante, quando sopra il mio capino ci sono metri e metri di fronde? Io non vedo nienteeeeeee!!! Solo foglie! Che ne so da dove sorge il sole?

Ma niente paura: ho una bussola. Basta piantare in un pezzo di sughero un ago magnetizzato e mettere il sughero nell’acqua. L’ago, galleggiando, ruoterà ed indicherà il nord... ma quale delle due estremità dell’ago è quella giustaaaa?????

Niente panico. Ci sono tanti, tantissimi modi per orientarsi.

Le oche selvatiche migrano a sud per l’inverno: mi basta aspettare che un gruppo di oche passi camminando per i sentieri, dato che non vedo il cielo...

Il muschio! Il muschio cresce solo da un lato dei tronchi... sì ma quale?

Credo mi siederò a riflettere. Anzi no, devo usare l’istinto.

Certo, siamo animali più evoluti! I nostri istinti di sopravvivenza possono aiutarci!

Sì, vagherò a caso lasciando che la bestia che è in me mi porti in salvo!!!

Effettivamente sono proprio una bestia!!!

Ho fatto sei passi guidata dall’istinto e sono finita in una palude fangosa.

Una puzza pazzesca di uovo marcio... e qui gli alberi sono coperti da muschio su tutti i lati!

Ho provato a mettere la bussola nell’acqua ed è affondata. Le bollicine che salivano dalla fanghiglia non mi erano affatto d’aiuto.

Alla fine potevo scegliere: mettermi a piangere o seguire il cartello che si stagliava nitido sul sentiero?

Sono una donna forte. Ho scelto il cartello.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

seguire il cartello si è dimostrata una scelta ottimale. Seguendolo sono arrivata, meraviglia delle meraviglie, ad un altro cartello!!!

Ed esso, non ci crederai mai, mi ha portata ad un nuovo cartello.

Sebbene la monotonia non mi piacesse, seguivo volentieri le indicazioni di quelle allegre assicelle intagliate.

Cammina cammina, ho iniziato a sentire freddo. Armeggiando con movimento tipico femminile all’interno della borsa, ho trovato la mia mantella preferita: rossa con cappuccetto di similare colore.

Riscaldata dal mantello e dal cappuccetto rosso, ho raggiunto la cima di una collina, dietro la quale un filo di fumo faceva capolino.

Ai suoi piedi, placida e sonnacchiosa, vi era una casupola.

Era carina... con un bel portico, fiori, comignoli... aveva perfino una vecchina ornamentale da giardino.

Sono scesa di corsa, fermandomi solo per saltare dentro una pozzanghera particolarmente interessante.

La casa sembra proprio accogliente.

E’ tutta colorata all’interno, con un grande forno per cucinare ogni sorta di dolci... probabilmente anche torte per giganti e pagnotte per giganti più grandi.

C’è una sola camera da letto da adulti e diverse camerette più piccine. Deve abitarci una famiglia con tanti bambini. Non vedo l’ora di conoscerli. Nell’aria si sente ovunque profumo di mandorla. Purtroppo non ho visto nessuno, a parte un cagnetto rompiballe di quelli tutto pelo, che abbaiano come trombette intasate.

Mi chiedo cosa se ne faccia la gente di un cane così... sembra dire ai ladri “Entra in casa mia e ruba quello che vuoi, ma attento al cane. No, non morde, ma se lo pesti puoi sporcarti le scarpe!”

Non volendo abusare dall’ospitalità altrui, mi sono messa sotto il portico ad aspettare l’arrivo dei proprietari.

Ad un certo punto uno strano suono, a metà tra un ronzio e un ruggito mi ha fatta voltare.

Era la vecchina ornamentale da giardino.

Ho iniziato a toccarla col dito teso, ed il rumore è cessato. Stavo per rimettermi a sedere, quando il ronzio è riapparso.

Ho provato allora a darle piccoli colpi con un rametto, ma quel rumore ha solo aumentato il proprio volume.

Temendo che all’interno si fossero annidate delle vespe, sono corsa al pozzo e riempito il secchio.

Effettivamente dopo la prima secchiata la vecchina ha smesso di ronzare, ma ha iniziato a dire brutte parole. Temendo che in lei si fosse annidato un nano ubriaco l’ho colpita col secchio.

Le parolacce sono cessate.

Sebbene mi sembri di aver fatto una cavolata, ho grandi prospettive per il futuro!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ebbene sì... ho fatto una cavolata. La vecchina non era affatto un complemento d’arredo da giardino, bensì una vera vecchietta, fatta di vecchio materiale organico!

Il suono da lei prodotto era nulla più che il normale russare! Poverina! Quando ho capito cos’era successo, l’ho presa per le caviglie cercando di trascinarla all’interno... volevo metterla sul suo letto per farla stare comoda. Non potendo perdere tempo, mi sono mossa alla massima velocità consentita. Si vede che è una casa vecchia... dietro di me sentivo ogni sorta di suoni di assestamento, ma non potevo voltarmi a controllare. Ho avuto qualche difficoltà a salire le scale, ma, in men che non si dica, sono riuscita ad issarla in spalla e adagiarla comodamente tra le lenzuola!

Brezza ha preso la megera dalla caviglia destra ed ha tentato di smuoverla, riuscendo solo a farle fare una spaccata paurosa. Allora ha preso entrambe le gambe e ha tirato la donna verso la porta.

Il sederone della vecchia non superava il gradino. Brezza allora ha dapprima cercato di spingerlo puntando il piede e spingendo, poi calciando. Alla fine si è ricordata della presenza di una porta sul retro. Riagguantate le gambe della poveretta, l’ha trascinata attraverso l’orto. La vecchia è passata sopra: ortiche, carciofi, pungitopo ornamentale, zappa, rastrello e diverse piante grasse.

Finalmente la fanciulla è entrata in casa, attraverso la cucina. Mentre si muoveva nel corridoio si udivano gli scatti delle trappole per topi che pinzavano il viso della signora.

Purtroppo la camera da letto si trovava al piano di sopra. La testa ballonzolava di gradino in gradino, come un palloncino legato ad un paletto durante un tifone. Arrivata a metà scala, Brezzina si è fermata per togliersi i capelli da davanti agli occhi. Nel momento in cui ha portato le mani al volto, la vecchiaccia è rotolata giù dalle scale, finendo nel ripostiglio. C’era un rastrello anche lì...

Finalmente giunta dinnanzi al letto, la mezzelfa ha raccolto le forze, ha agguantato la vecchia dallo scialle ed ha tirato con tutte le sue forze per lanciare il corpo sul letto. BrezzaDorata è molto più forte di quanto non immagini. La finestra oltre il letto era aperta...

 

La vecchina dorme placidamente. Mi sembra che i suoni biascicati da lei prodotti prima di addormentarsi siano stati “Potete restare qui stanotte, in una delle stanzette”.

Ormai si avvicina l’ora di cena... non credo che la signora si sveglierà fino a domani.

Sicuramente non se la prenderà se trafficherò un po’ in cucina... ho una fame!

Poi qui odora tutto di dolci... ho sempre l’acquolina in bocca!

Potrei fare il mio collaudato ciambellone!!

Via! Pappa!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

eccomi qui, seduta al tavolino di una delle stanzette. E’ stata una giornata faticosa, ma gratificante.

Il ciambellone è venuto un po’ bruciato, ma buono. Fuori il cielo è sereno, velluto nero sfumato di blu.

Tra i miei tesori, nulla è più caro per me delle tue pagine, delle mie penne d’oca e dell’inchiostro.

Tu mi mantieni serena.

So che il ricordo di qualunque cosa succeda non andrà via... non mi lascerà come ha fatto la mamma, non mi lascerà come il babbo, poiché tu non dimenticherai e, rileggendoti, tutto tornerà alla vita, luminoso come la fiamma di questa candela. Proprio come la sua luce tu renderai tutto dorato ai miei occhi... perchè si sa, i ricordi sono sempre più belli della realtà... più facili da digerire.

La penna corre leggera sulla tua superficie, si muove come una nave veloce su un mare dorato. Al suo passaggio l’acqua si apre e si trasforma in inchiostro, nero e lucido come le piume dei corvi.

Ed in quella nera scia, i miei pensieri si manifestano.

Sono passati pochissimi giorni da quando ho intrapreso questo mio viaggio e, lo ammetto, la nostalgia già mi assale. Sebbene io non abbia perso nulla, mi mancano le piccole certezze di quel villaggio. Le persone invecchiano e muoiono, ma la terra e gli edifici sono più vicini al mio ritmo di vita.

Mi mancano gli alberi del viale e del parco del castello abbandonato.

Mi manca il profumo di pane della piazza e le risate dei bambini che giocano nello stagno.

I viottoli con le botteghe, i carri che andavano e venivano dalla campagna...

E le mie amiche... le amiche che passavano le serate con me a chiacchierare sul muretto... ora sono sposate, hanno dei bambini. Miryela ha pianto quando sono andata a salutarla... la Miryela che correva con me nei frutteti, con cui rubavo le mele e ne mangiavo a sazietà. Miryela che mi ha protetta da quel lupo affamato, sebbene tremasse di paura, e a cui ho steccato la gamba rotta quando è caduta dal tetto del granaio.

Ha pianto e voleva che la portassi con me... ma ormai ha una certa età... deve viziare i nipotini e godersi il tepore del caminetto.

Balas... con cui scambiavo dolci parole sotto le fronde della pineta, e Rhynn, che lo amava di nascosto ed era così acida con me.

Lui cavalcava come un dio e strappava i fiori dal terreno senza fermarsi, per portarmeli... lei mi metteva i rospi nella scollatura. Ci siamo spinte, picchiate nel fango... e nel fango, alla fine, abbiamo riso. Entrambi mi hanno salutata mentre partivo... lui è un arzillo signore, monocolo, che fuma la pipa e sgambetta fregandosene dell’età... lei, ormai sua moglie, una grande impastatrice di torte.

Ma il mio destino non si deve compiere lì. Forse accadrà domani, in questa foresta... forse tra anni, chissà dove.

Posso solo seguire il mio naso ovunque deciderà di andare... contare le mie lentiggini e partire.

Buonanotte, mio compagno di viaggio.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

mi sono appena svegliata in questa bella stanzetta odorosa di mandorla. E’ strano... è come se venisse dalle pareti. Mi trattengo a stento dal mordicchiare l’intonaco.

Sono stanchissima: tutta la notte ho sentito strani suoni... come dei lamenti acuti che provenivano dalla cantina. Boh, devono essere stati i gatti.

La vecchina è molto cordiale. Mi ha appena portato delle frittelle e lasciato secchi di acqua calda nel bagno.

Ha una quantità di sali incredibile... li proverò tutti!

A tra poco.

No, non è vero. Brezzina non ha mai fatto un bagno più corto di 2 ore...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

rieccomi. Chissà chi si diverte a scrivere questi commentini!!!!

Ma non importa... sono bella, profumata e rilassata. Indosso abiti puliti, mentre quelli da viaggio sono stesi al sole.

Mi spiace solo di non aver potuto portare tutte le mie scarpe... il problema è che avrei dovuto trasportarle con un carro... ho la tendenza a spendere così i miei soldi...

Credo resterò qui oggi... chiederò alla vecchiarella qualche indicazione sulla zona e su come raggiungere i Confini.

Non dovrebbero essere lontani... il villaggio da cui provengo si trova abbastanza all’esterno...

Ho grandi prospettive per il futuro.

Vado a dare una mano nelle faccende.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

addio... sto per morire... ti ho voluto bene...

La signora mi ha riempita di cibo e sto rantolando e rotolandooooooo.

Finisco di scrivere queste ultime righe e poi crollo sul letto.

Mi sembra di aver inghiottito una di quelle tartarughe giganti... ma sì dai... come, non le conosci? Quegli animali enormi ricoperti da un guscio! No, non delle noci mannare!!! Sono rettili come le lucertole! Grandi e grossi... ma con una corazza. Ma va!!! Niente elmo! Solo un grosso guscio con zampe, testa e coda!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, sei un’ignorante... dovresti leggere qualche libro.

Ed ora...

shhht... dorme...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

non ho resistito... ho dato un morso ad un pezzo di intonaco...

Sì, lo so, sono una golosona scriteriata e tu mi invidi perchè, nonostante tutta la roba che mangio, sono sempre snella, ma non è questo il punto! Trattieni le prediche per una volta ed ascoltami: l’intonaco è fatto di marzapane!! E non solo l’intonaco... le intere pareti!

Allora ho continuato ad assaggiare... le porte sono di cioccolata!!

Adesso scusami, ma ho un bisogno impellente... deve essere stato quel cassetto che ho mangiato.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

non ho voluto indagare sulla latrina... di qualsiasi materiale sia fatta, non intendo scoprirlo.

Non ho ancora chiesto nulla alla vecchia... so solo che oggi vuole che io la aiuti a pulire uno di quei grandi forni che ha in cucina. Dice che una ragazza alta come me può arrivare a pulire fino in fondo, dato che lei non ce la fa per l’età.

Eppure qualcosa mi dice che non ci si deve fidare di una vecchia che vive sola in una casetta di marzapane, soprattutto se si sentono miagolii soffocati mentre lei possiede solo uno... scusa il termine... schifo di cagnetto.

Ho intenzione di mettermi la mia tenuta da battaglia ed andare a vedere da dove provengono i lamenti.

La tenuta da battaglia di Brezza è composta da pantaloni in pelle di daino, stivali borchiati, un gilet che, come motivo decorativo, ricorda le scaglie di qualche rettile, camicia pesante, cintura con appeso uno stiletto quasi ridicolo, pentolino come elmo e trucco tribale sul viso.

Il tutto di un elegante color “nero sicario”.

Ah, per una maggior sicurezza, Brezza impugna una padella di dimensioni ragguardevoli. Non so come faccia, ma riesce quasi a farla spuntare dal nulla...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono nervosissima... perdona la mia grafia pasticciata.

Muovendomi silenziosamente negli scantinati, mi sono avvicinata ad una porta sigillata... ho guardato attraverso il buco della serratura e c’erano dei bambini!! Bambini che piangevano e si lamentavano.

Le pareti interne parevano esser fatte di torrone stravecchio! Impossibile mangiar via un’apertura.

Ho scambiato due chiacchere con loro. Sono nervosa ma pronta... e so cosa fare.

La vecchina mi chiama... augurami buona fortuna!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono un’eroina!!! Non credevo di essere in grado di preparare piani così astuti, eppure ci sono riuscita!

La megera mi ha chiamata per aiutarla a pulire il forno. Buona buona sono andata, e lei mi ha chiesto di spogliarmi ed indossare una tunica per non sporcarmi gli abiti, sosteneva lei.

Sono andata in camera ed ho indossato la veste.

Era bianca, leggera, ed odorava di spezie.

Sono riuscita ad identificare aglio, alloro, maggiorana, timo e rosmarino....

Facendo spallucce sono uscita dalla stanza camminando a piedi nudi sui tappeti del corridoio e sono scesa giù in cucina.

Lei ha chiesto di infilarmi nell’enorme forno e pulirlo con una strana spugna che odorava di olio.

Beh, una volta dentro, la vecchia ha chiuso lo sportello dicendo “ora mi farai da cena!”.

Ma io ero preparata. Sotto la tunica avevo nascosto il suo cagnetto deficiente.

Sentendolo abbaiare la megera ha aperto il forno, per ritrovarsi con 8kg di padella sbattuta in faccia.

Anche quella era nascosta sotto la tunica.

Sono sgattaiolata fuori e ho legato la strega come un caciocavallo, le ho sottratto le chiavi e sono corsa prima a rivestirmi, poi a rendermi presentabile e, infine, a liberare i bambini.

Col loro aiuto abbiamo gettato vecchia e cane in una carriola e l’abbiamo portata al loro paesino.

Questo piccolo villaggio di boscaioli mi ha scaldato il cuore. Vedevo qualcosa simile a casa, sebbene io provenga dalla campagna.

Abbiamo varcato le mura con allegria, mentre la gente cominciava a notarci e a radunarsi.

Immagina che festa, quando le famiglie si sono riabbracciate!

Ed io, incredibile ma vero, sono stata acclamata come eroina!!!

La strega, con il suo cane, è stata buttata in cella. Lo sceriffo ha dato due mandate e ha ingoiato la chiave. Spero per lui che abbia abbastanza purga in casa.

La sera, sotto le lanterne colorate e le decorazioni, c’è stata una grande festa.

Il sindaco ha fatto un lungo discorso, di cui non ho capito proprio tutto, ma sembrava una cosa solenne... poi il sacerdote mi ha benedetta con gesti complicati. Sembrava quasi colui che, inavvertitamente, ha preso a calci un alveare.

Ci sono stati fuochi d’artificio, giocolieri, mangiatori di spade, animali sputanti muniti di gobbe, scimmie, giullari, gente che dormiva sui chiodi, altra che si sedeva sulle viti, altra che stava in ginocchio sui bulloni.

In più c’erano canditi, torte, biscotti, creme, mal di pancia, bambini, cani (ma non orrendi come il topo abbaiante della megera), cime di rapa, carretti, mucche...

Mi sono divertita un sacco... ho anche comprato un paio di scarpe... e, meraviglia, il negoziante non ha voluto soldi!

Mi hanno riservato la stanza migliore della locanda locale e sono stati tutti sempre gentili.

Ed ora guardo le stelle e penso a domani... devo proprio ripartire?

Sì... devo capire chi sono... nessuno mi vieterà di tornare, un giorno.

Buonanotte.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

rieccomi in viaggio.

Lo zaino pieno di provviste, una mappa della zona e una candela profumata al valor civile testimoniano il mio momento di gloria.

Sai, quest’oggi ho avuto uno strano incontro...

…su un muretto sedeva un angelo…

Aveva forma umana di ragazza ed ali piumate di rapace. Sulla sua testa un traslucido cerchio dorato rimaneva sospeso, emanando un lieve bagliore, come un placido e trasparente fiume d’oro. Indossava una sottile armatura cremisi e argento… stivali a mezza coscia anch’essi in argento. Era appoggiata al pomo di una lunga spada… troppo lunga per lei.

I suoi capelli cambiavano colore dal rosa dell’aurora al rosso del rubino, come onde di magma e sangue. Anche i suoi occhi mutavano incessantemente colore, passando lentamente da quello dei gusci di nocciola lucidati dalla pioggia, al verde dei prati in primavera.

Fissava la strada senza vederla… rapita da un pensiero che la faceva sorridere.

Al mio avvicinarsi, però, ha alzato gli occhi e il suo sorriso si è allargato.

Ha sollevato la testa e la sua aureola è diventata più luminosa.

L’ho salutata e mi sono presentata… il suo nome era Maya, detta la Padrona degli Elementi. Le ho chiesto cosa stesse facendo lì.

Mi ha detto semplicemente: “Aspetto il mio Amore” ed è arrossita.

Non volevo essere di troppo e le ho chiesto se voleva che la lasciassi sola.

Si è affrettata a chiedermi di restare. Aveva voglia di parlare.

Incuriosita dall’amore degli angeli, sono rimasta e le ho chiesto chi fosse il suo amore.

E Maya mi ha detto: “Se volete ascoltare, questa è la storia di un uomo e una donna… lui era un neonato, lei il suo angelo custode. Invisibile, lei mosse la mano sulla pancia della madre, seguendo il movimento del nascituro e, appena la testa del piccolo vide la luce, lei gli sfiorò la fronte, suggellando il legame.

Il bambino era gracile, spesso ammalato… e l’angelo temeva per lui. Era appena il suo secondo protetto ed il primo aveva deciso di togliersi la vita. Se anche quel bambino fosse morto, lei avrebbe smesso di proteggere i mortali.

Ma il bambino ce la fece, grazie alle cure di sua madre. Dimostrò di avere il fuoco dentro e faceva disperare la famiglia… mentre l’angelo lo adorava e rideva di gusto ai suoi dispetti. A volte chiacchierava con i custodi degli altri membri della famiglia e si divertivano un mondo.

Purtroppo anche nell’infanzia si cambia spesso… e il bambino pestifero divenne timido… anche troppo timido… e la salute cagionevole lo rese troppo legato alla madre.

L’angelo era apprensivo… temeva per lui… non riusciva a dimenticare il suo precedente fallimento.

Nonostante tutto il ragazzo crebbe normale e si affacciò al mondo dei primi amori.

Sogni… miriadi di sogni vorticavano nel suo cuore e solo il suo angelo poteva vederli. Un mondo che l’affascinava. E insieme ai sogni sull’amore, arrivarono le delusioni. Ogni lacrima versata di nascosto era per lei un ricordo da tenere stretto.

Il ragazzo serbava tutto gelosamente dentro di sé… e ad ogni ricordo rimaneva attaccato saldamente. L’angelo però osservò che questi ricordi erano come uova… si schiudevano e da essi nasceva uno spettro. Lo spettro fluttuava dietro al ragazzo e, di tanto in tanto, gli sussurrava all’orecchio. Lei cercava invano di farlo smettere, non poteva intervenire.

Passavano gli anni e il ragazzo iniziò a camminare seguito da una nube di spettri sussurranti… e solo l’angelo poteva vederli. Ella iniziò davvero a temere per la sua vita… e fece una cosa che non doveva: smise di dargli consigli ed iniziò a coccolarlo.

Lui cresceva sentendo dentro ricordi incessanti e sussurri d’affetto. Tale era la follia dell’angelo che ella cercava con ogni forza di parlare d’amore al ragazzo, cercando di coprire i sussurri delle traslucide delusioni. Il ragazzo iniziò a pensare che l’amore era l’unica cosa degna di essere vissuta appieno. Ed iniziò ad amare con sempre più ingordigia. Alla fine amare una persona sola non gli bastava più. E ad ogni dolore l’angelo lo abbracciava ancora più forte fino al giorno in cui osò dirgli “Solo io ti amerò per sempre”. Come l’amore ci cambia, cambia anche chi amiamo. E il ragazzo si innamorò dell’angelo. Divenne uomo e il suo animo si agitava inquieto, insoddisfatto. Cercava inconsciamente l’angelo in ogni donna che gli smuoveva il cuore, ma ovviamente non trovava il vero amore.

E i fantasmi si fecero più forti, al punto di fargli desiderare la morte.

Ma lei non poteva sopportare di fallire e lottava… lottava… e più parlava di amore e più si innamorava.

Poi, come spesso accade, un giorno un incidente chiamò la Mietitrice… e l’uomo morì.

Solitamente alla morte di un umano il suo angelo lo rassicura… prende sotto la sua ala l’anima e scopre i suoi desideri. C’è chi vuole la pace e il Paradiso… c’è chi vuole restare ancora sulla terra… c’è chi vuole viaggiare. C’è anche chi desidera l’inferno e l’oscurità.

Quest’angelo invece lo abbracciò e disse “finalmente sei con me, amore mio”.

Ed accadde l’incredibile.

L’anima finalmente capì. Capì perché non riusciva ad amare… perché era sempre insoddisfatta… perché sembrava non avere uno scopo. E i sogni fluirono dalla sua essenza ed esplosero. L’anima divenne simile ad un angelo, ma il suo corpo era di un bianco puro, luminoso. Le sue ali erano enormi e spettrali. La sua aureola era come un cerchio di fumo bianco. Divenne una sorgente di sogni. Senza più dubbi né spettri, i mondi che aveva sognato per anni le diedero energia.

Ma, come in vita, anche nella sua nuova condizione non smise di ricordare. Lacrime d’argento ancora rigano continuamente il suo volto ed evaporano prima di cadere, a ricordo dell’immenso dolore sopportato in vita.

Lo chiamano “La stella piangente” o, più semplicemente, “Lo splendente”. Ed io, Maya, mi onoro di essere sua moglie, sempre accanto a lui come quando, invisibile, lo stringevo parlandogli d’amore.

Ed ora devo andare… lui è qui.”

Allora Maya ha guardato il cielo.

Seguendo il suo sguardo ho visto immense ali nebbiose e una forte luce bianca… poi solo la strada.

Non avevo mai visto un angelo... non sapevo nemmeno se esistessero davvero.

Eppure sono certa che l’incontro di stamattina sia stato reale.

Beh, ci penserò strada facendo.

I Confini non sono poi così lontani.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

questa mattina ho trovato una strada battuta. L’ho seguita, certa di poter raggiungere qualche centro abitato.

E’ facile viaggiare quando hai una meta certa... di villaggio in villaggio avrei potuto trovare ristoro e cortesia. Questo avrebbe alleggerito il mio cuore dall’incertezza di non sapere di preciso dove stessi andando e la solitudine di andarci sola.

Camminavo allegramente, saltellando di qua e di là, quando ho sentito uno strano lamento acuto proveniente da dietro un cespuglio.

Non sapevo che fare... spesso uno sente un lamento venire da qualche parte, va a vedere e comincia a lamentarsi a sua volta.

Eppure non sembrava essere pericoloso. Era un suono semi soffocato, dolce, come un bimbo che singhiozza.

Alla fine mi sono detta “Acciderbola, in fondo sono un’eroina!!” e sono andata a controllare.

Stringevo il manico della padellona fino a farmi venire le nocche bianche.

C’erano fruscii ovunque... foglie, arbusti, pappagalli.

Poi, all’improvviso, raggiunsi una piccola radura e lì trovai quello che stavo cercando.

Era un cagnolino.

Stava lì da solo a guaire su un letto di foglie. Poverino. Ho pensato che qualcuno lo avesse abbandonato e, reinfoderata la padella, sono corsa a coccolarlo un po’.

Era bellissimo. Folto pelo grigio, zampone, orecchie mosce, occhi dolci color ambra...

Lo avrei chiamato Piripillo e sarebbe diventato il mio amico fedele ed inseparabile!

Un compagno di mille avventure che, con me, avrebbe attraversato fiumi, scavalcato montagne, annaspato in deserti, domato le rapide, scalato le cascate, trapanato i ghiacciai, preso a calci nel sedere orsi, tigri e balene (sebbene questa parte sia tutt’ora un po’ oscura...).

L’ho guardato nei suoi occhioni ambrati e gli ho detto “Bel cagnetto, sei contento di viaggiare con me?” e lui ha fatto un versetto acuto. Allora ho domandato “E che ne dici se diventassi la tua mamma?” e lui ha lanciato un possente ringhio. Quello mi stupì molto! Un cagnolino così piccolo, dotato di una voce tanto possente? E soprattutto, perchè il ringhio proveniva da dietro di me? Ho provato allora a chiedere “Cucciolo... sei ventriloquo?” ed ecco un altro ringhio, coadiuvato da uno sbuffo vicino alla mia nuca. Mi sono voltata lentamente, trovandomi faccia-a-zanne con un enorme lupo.

Qualcosa mi disse che nessuno aveva abbandonato Piripillo.

Semplicemente la mamma era andata a fare la spesa.

Dai cespugli sbucavano bestie ringhianti, e non sembravano essere affatto felici di conoscermi.

Piano piano, leggera leggera, ho appoggiato il cucciolo dove l’avevo trovato. Sorridendo poi ho iniziato ad indietreggiare. Un passo mio all’indietro, un passo in avanti dei lupi... un passo mio all’indietro e un passo in avanti dei lupi. Allora ho provato a fare un passo avanti ed i lupi ringhianti ne hanno fatto uno all’indietro. Mi sono spostata di lato e si sono spostati anche loro... quindi ho fatto una piroetta ed i lupi hanno iniziato a vorticare. Ho fatto una spaccata e i lupi si sono semi slogati per imitarmi.

Ricordandomi le lezioni di quadriglia di dama Mirolina, mi sono messa a ballare coi lupi.

Non so perchè, ma ci fosse stato un falò sarebbe stato tutto perfetto.

Ballavamo, saltavamo, ululavamo...

Quando i lupi si sono resi conto di stare ballando da soli, io ero già lontana e stavo ancora accelerando.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono triste... triste e triste.

Sono capitata tra le rovine annerite di un villaggio distrutto da un incendio... c’erano scheletri ammassati in quelle che sembravano essere pire.

Ero terrorizzata... tutto era morto lì intorno. Solo una cosa spiccava in mezzo a quella desolazione: una pergamena... praticamente intatta. Era scritta al presente, come se i pensieri dell’autrice si fossero man mano trasformati in parole.

Ora che mi sono accampata ben lontano da quel luogo, posso copiarti sopra ciò che vi era scritto...

Pochi passi e sarò arrivata.

Il sole sta tramontando, ma questa notte non la passerò sdraiata tra foglie morte e ramoscelli secchi, un occhio semichiuso per paura delle belve.

Il sentiero si allarga, diventa un viottolo ed emergo dal folto del bosco.

Che splendida torre ha il tempio: sembra uno slanciato bocciolo d’avorio che si che si tende verso il sole.

I tetti delle case riflettono mille sfumature di rosso e arancio, dai comignoli si levano sbuffi di fumo, richiamo per la cena.

Il mio stomaco è vuoto. Non sono riuscita a cacciare niente. Forse le bestie mi conoscono e mi girano al largo.

Scendo verso il villaggio. Non è particolarmente grande. Una sottile palizzata lo circonda a dimostrare che la guerra non ha mai sfiorato quelle terre.

I bambini ancora giocano nell’aria primaverile, gli uomini lavorano o chiacchierano, aspettando di potersi rifocillare e riposare.

E’ un luogo sereno, me ne accorgo ora che ne sento i suoni. Uno posto dove potrei dormire a lungo, fare colazione con frittelle, sbadigliare e fare il bagno in una grande tinozza.

Poi uscirei e sarei felice. La gente inizia a notarmi… i primi ad incrociarmi mi salutano cordiali…sorridono. E’ bellissimo e mi sento felice.

Ma i sogni durano poco.

Pochi giorni e poi i bambini avranno la febbre, gli animali saranno irrequieti.

Poi sentirò le urla,i pianti, vedrò le pire e dovrò scappare.

Sono stata maledetta, non so perché, non so da chi.

Di colpo l’erba ha iniziato ad avvizzire sotto i miei piedi, gli animali mi evitano.

Le persone che stanno troppo a lungo con me si ammalano… e muoiono.

Ogni volta mi illudo, mi sveglio in un letto caldo, col profumo di cibo e sorrido. L’incubo è finito ed io avrò degli amici. Poi una frase detta spesso con noncuranza è per me come una pugnalata.

“Tesoro, il piccolo sta male” ed il mio cuore si ferma.

Lo so bene… dovrei andare nel bosco, perdermi…smettere di strappare i sorrisi.

Ma come posso? Come? Non ci riesco! Non ci riesco!

Non sono mai stata così sola. Non ho fatto niente e vengo punita. E ho paura.

Paura dell’ignoto, paura della morte.

Un passo dopo l’altro, tanti sorrisi, tanti saluti.

Le porte sono solide ma non sprangate. Sento il fabbro mentre martella utensili fuori dal fuoco, sento il vociare dei venditori a richiamare chi si affretta a far le ultime compere prima della sera.

Qualcuno mi si avvicina, è cordiale

Un letto caldo, frittelle, un bel bagno ed il profumo dei fiori.

Finalmente l’incubo è finito.

Un pranzo sostanzioso, risate, un po’ di ricamo e il profumo del pane.

Il cane non si avvicina più alla casa.

Musica e canti, torta di mele, stelle splendenti abbracciano la luna. Il profumo di rugiada.

“Tesoro, la bambina ha un po’ di febbre”

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

il viaggio inizia un po’ a pesare.

Sono giorni che cammino e, a parte qualche avventura, come quella volta che mi sono accampata sulla più grande colonia di formiche guerriere della contrada, non vedo altro che boschi, sentieri, pigne, ciottoli, fiori selvaggi, vento, nuvole, conigli, ruscelli, pietre, cirpili piperulacchi...

Mi chiedo quando raggiungerò qualche vera città!!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

cinque minuti dopo aver scritto l’ultima frase sono andata a sbattere contro le mura di Città delle Porte, la città di Confine.

Sono arrivata.

Non ci posso credere!!!

Sto vagando da settimane e poi, all’improvviso, ci sbatto contro!

Mi immaginavo di arrivare in cima ad una collina, guardare giù e vedere quest’immensa città piena di gente.

Avrei esultato... dimenticata la fatica sarei corsa giù per la strada e, senza fiato, avrei ammirato lo splendido portone, il corpo di guardia, il via vai di carri.

Intimidita avrei varcato l’ingresso e mi sarei fusa in quel nuovo mondo, sorridendo per la gioia!

Invece, dato che non guardavo dove stavo andando, occupata a scrivere sulle tue pagine, ho dato una testata allucinante alla parete e sono svenuta.

Mi sono svegliata poco fa su una branda del corpo di guardia con una pezzuola umida sulla fronte.

Se questo è l’inizio della mia avventura cittadina, allora sono un po’ preoccupata per il seguito!

Comunque ho ringraziato i militi, dei ragazzoni così gentili e carini, e mi sono addentrata nell’universo cittadino.

Peccato io debba tenere il cappuccio sollevato, per coprire il bernoccolo che mi è spuntato sulla fronte...

Le strade sono gremite di viaggiatori, gente di tutti i tipi.

Forse qui troverò qualcuno che invecchia lentamente come me. Forse capirò chi sono.

Ma ora un solo pensiero deve occupare la mia mente: “Non spenderò altri soldi per comprare scarpe!!!”

Che gli Dei mi assistano.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

inizia la mia odissea a Città delle Porte.

Ho resistito a comprare le scarpe solo perchè avevo troppa fame.

Mi sono infilata nella bottega di un fornaio e ho comprato del pane e dei dolcetti. Era tutto così buono!

Ma non dovevo perdere tempo: mi serviva un riparo.

Non è bello che una fanciulla in fiore dorma per strada. E’ pieno di orrendi ratti ovunque! Alcuni sono persino mannari! Di giorno sono cricetini carini carini, mentre la notte, con la luna piena, si trasformano in ratti alti due metri!

Terrorizzata da quel pensiero, ho preferito girare nelle parti più esterne della città, nell’enorme parco.

Per fortuna il tempo era bello, il cielo sereno, il venticello tiepido mi rendeva ottimista.

Il parco era piuttosto vasto, ho vagato a lungo per le sue stradine.

All’improvviso ho scorto un sentiero appena accennato che spariva nella vegetazione.

Non avendo io paura dell’ignoto, come mi sembra di aver ampiamente dimostrato, mi sono addentrata tra gli alberi, spinta dalla curiosità e dallo spirito pionieristico.

Il sentiero non era facile da seguire ed un paio di volte sono dovuta tornare sui miei passi me, alla fine, ecco che la mia pazienza è stata premiata.

Abbarbicata al tronco di un grande albero, ad un’altezza di circa quattro metri dal suolo, vi era una capanna. Aveva l’aria di non essere usata da molto tempo, ma era pur sempre un rifugio all’interno delle mura cittadine.

In preda all’entusiasmo, ho preso la corda che tenevo nello zaino ed il rampino. Li ho legati insieme e, con perizia, li ho fatti roteare sopra la testa.

La prima volta il rampino si è agganciato all’albero dietro di me facendomi ruzzolare.

La seconda volta la corda mi si è attorcigliata intorno al corpo e ci ho messo un’ora a liberarmi.

La terza volte il rampino si è conficcato nelle terga di un cinghiale comunale e ho passato una mezz’ora a scappare.

Finalmente, all’ultimo tentativo, il rampino ha preso una delle travi e sembrava reggere.

Poco educatamente mi sono sputata sui palmi delle mani, pronta per la scalata... ho tirato la corda per issarmi e, di fronte ai miei occhi, la capanna è crollata.

Ed ora sono qui che ti scrivo dalle celle cittadine. Passerò qui la mia prima notte, accusata di aver abbattuto un monumento.

Che ne potevo sapere che il famoso monaco Petronius aveva vissuto come eremita in quella capanna per una ventina d’anni, senza mangiare, bere, muoversi o respirare, finché qualcuno dotato di sale in zucca non ne ha constatato il decesso?

Accidenti agli asceti ed alle loro idee pazze.

Per fortuna non devo dormire all’aperto.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

questo nuovo sapone è fantastico. Pensa che mi permette di scrostare lo sporco di decenni dai mobili, lasciandoli lucenti e senza rovinare il legno.

Lo chiamano “Rapido” e profuma di limone.

Nei migliori empori.

E questa scopa? Nessuna strega volerebbe più rapida di una che cavalca Scopettonia, che profuma di begonia.

E’ una scopa innovativa: invece di avere i soliti rametti di saggina, termina con morbide strisce di tessuto che non lasciano pelucchi e fibre.

Una vera amica per una donna.

I vetri sono opachi? Prova col rhum!

Una bella spruzzata di rhum sui vetri e una passata con uno straccio umido e il mondo apparirà ben più chiaro ai tuoi occhi!

Per raggiungere i punti difficili basta tenerne in bocca una media quantità e sputazzarlo sulla finestra.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

mi sa che di rhum ne ho spruzzato troppo e ho vaneggiato un pochino.

Sono due giorni che lavoro in casa ed ora mi sembra ben più vivibile.

Certo, spero prima o poi di trovarmi un lavoro e potermene comprare una definitiva, invece di questa affidatami dalle autorità... ma nel frattempo è meglio che niente.

Per ora tiro avanti andando a caccia... le mie tecniche sono sempre utilissime alla cattura di qualsiasi animale!

Una volta ho persino catturato un orso... ma... ehm... ho deciso di liberarlo perchè... uhm... mi faceva pena... ecco sì, pena!!

Appena avrò finito qui inizierò a girare la città come si deve... sicuramente ci saranno moltissime opportunità per una ragazza attiva come me!

Potrei addestrare ratti... ma mi fanno schifo...

Potrei fare le pulizie... ma ne ho già le scatole piene di farle in casa mia.

Mi verrà qualche idea.

Stasera magari andrò a cenare in taverna e mi guarderò intorno.

Ci sono due taverne in questa città. Una mi è sembrata essere allegra e a modo. Si chiama “Cervo Ballerino ma Zoppo”.

L’altra non ho avuto modo di vederla da vicino: proprio davanti all’uscio vi erano alcuni strani e nerboruti figuri che si prendevano a cazzotti.

Ricordo però che si chiama “Roncola Rattoppata”.

Non so che tipo di roncole usino da queste parti, ma di certo le rattoppano con aghi molto duri!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

non ho nemmeno tolto il mantello di dosso e sono corsa subito qui a scriverti.

E’ molto tardi, la luna splende alta e i suoni della città sono attutiti. Solo gli animali notturni vagano nei dintorni di questa catapecchia. Dovrei essere a letto. Dovrei riposare e prepararmi alla giornata di domani. Ma avevo bisogno di parlare con un amico... e per ora ho solo te.

Oggi è successa una cosa che non so definire. Non so se sia un bene o un male... so solo che mi ha messo il cuore in subbuglio e non so se metterlo a tacere o lasciarlo divagare.

Ma è meglio che ti spieghi dall’inizio.

Questa sera avevo deciso di cenare in taverna, al “Cervo Ballerino ma Zoppo”, per conoscere qualcuno, valutare opportunità, fare vita sociale.

Fare “Pàblic Relèscions” come dicono nelle terre del nord.

Sono entrata e l’atmosfera mi ha conquistata. Era caldo, c’era profumo di cibo. Le pareti erano piene di oggetti strani, trofei, quadri, scritte varie...

La gente si divertiva, mangiava, beveva, parlava (o biascicava, a seconda di quanto aveva bevuto).

Sono rimasta un po’ intimidita... non sapevo dove sedermi, come avvicinarmi a qualcuno.

Stavo lì impalata quando, da un punto imprecisato, ho sentito “Milady, non rimanete lì da sola... unitevi a noi!”

Mi sono guardata intorno ed ho scorto un giovanotto che sorrideva ed agitava una mano.

Facendomi coraggio mi sono avvicinata.

Egli era in compagnia di un uomo basso e tarchiato, con una lunga barba intrecciata e, meraviglia, di una signorina in miniatura, tutta colorata e con ali di farfalla.

Sono rimasta esterrefatta. Costringendomi a camminare, ho raggiunto il tavolo.

Il giovanotto era giovane e, devo dire, molto bello. Mi invitò a prendere qualcosa con loro e, prima che potessi rispondere, ha ordinato del vino.

Mi sono seduta e ho cercato di fare conversazione.

Egli si chiamava Ashen ed i suoi amici Spaccasassi e Guinn.

Non ce la facevo più a trattenere la curiosità... ad un certo punto ho chiesto che cosa fosse Guinn, perchè mai avevo visto una donna in miniatura!

Mi hanno guardata stupiti, poi sono scoppiati in una fragorosa risata.

Ho abbassato lo sguardo e mi sono concentrata sul vino, imbarazzata. Ashen però, con gentilezza, si è informato su di me, chiedendomi da dove venissi e cosa volessi fare del mio futuro.

Mi ha detto che era un girovago e che quelli erano i suoi compagni di viaggio.

Spaccasassi era un nano... e non un nano per deformazione, ma un nano di razza nanica... vivono nelle montagne e per lo più sono grandi fabbri e minatori.

Guinn era un folletto dei fiori, uno spiritello allegro che viveva volando e giocando nei prati, fino al giorno in cui non si è unita alla loro allegra compagnia.

Ashen invece era un elfo...

Non avevo idea di cosa fosse un elfo, ma quando mi ha mostrato le orecchie a punta, quasi ho rovesciato il vino.

Erano come le mie! Forse un pochino più lunghe!

Ne abbiamo parlato a lungo... probabilmente, secondo lui, mia madre era un’elfa e mio padre un umano...

Da quell’incrocio è nata una mezzelfa... io!

Gli elfi sono esseri di lunghissima vita... per questo anche io invecchiavo molto più lentamente degli umani del villaggio!

Finalmente mi sono sentita felice... non più una specie di mostro...

Le risate si moltiplicavano, così come i bicchieri di vino.

Mi girava la testa e mi sentivo più sciocca del solito.

Ad un certo punto mi sono alzata per tornare a casa... temevo di non farcela.

Ashen mi ha accompagnata alla porta, fin fuori in strada.

Ho tentato di fare una riverenza, per ringraziarlo della compagnia e per le informazioni che mi aveva dato e... beh... ho perso l’equilibrio andandogli addosso.

Mi ha sorretta tra le sue forti braccia e, quando ho sollevato il viso per scusarmi, mi ha baciata!!!!!!!

!!!!!!!!!!!!!!

!!!!!!!!

!!!!

!!!!!

!

Il mio primo bacio...

Il primo in assoluto...

Il bacio su cui avevo fantasticato per anni e anni e anni...

Prima che le gambe cedessero del tutto, mi sono staccata da lui e sono fuggita.

Sono stata baciata... da un elfo...

Un elfo come la mamma...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono stata baciata da un elfo.

Questo ormai è assodato.

Ero ubriaca sì, ma non troppo.

Era un elfo e mi ha baciata!

Un bacio dolce... ooooh se ci ripenso

Mi ha stretta e mi ha dato un bacio.

Ed era un elfo!

Non un umano, come avevo immaginato per tutta la vita, un elfo!

Esistono gli elfi, i folletti, i nani... ma soprattutto gli elfi!

Ed uno mi ha baciata!

E quindi se ci sono elfi che baciano le fanciulle, ci saranno elfe che baciano i fanciulli... ecco perchè io sono così!

Mamma era elfa, papà umano, io mezzelfa!

Vivo tanto e invecchio lentamente perchè sono in parte elfa! E gli elfi vivono tantissimo!

Beh adesso non immaginarti che io abbia due parti separate o che si veda una linea di divisione... sono ben amalgamata... ecco, adesso mi stai facendo pensare a cose terribili tipo il mio lato superiore che se ne va in giro camminando sulle mani e quello inferiore che sgambetta per conto suo... mamma mia che mal di testa... ma un momento, mi sembra quasi di aver già scritto queste parole... non sarà mica un potere elfico?

Ma questa non è la parte importante... quella davvero importante è che un elfo mi ha baciata!

E ti dirò... non è che mi sia dispiaciuto!

Non penso ad altro!

Per fortuna ho abbastanza controllo di me da essermi accorta di un principio di incendio in cucina ed essere intervenuta per tempo.

La mia casetta provvisoria è salva e tutto questo grazie a me... solo a meeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!

Però la cena è bruciata... quindi... ehm... mi sa che sarò costretta ad andare a cena in taverna questa sera... non so quale scegliere tra le due.

Lancerò una moneta.

Se viene “porcospino” andrò alla taverna di ieri, se viene “ghirigoro” andrò al “Cervo Ballerino ma Zoppo”.

Porcospino! Ashen aspettamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

BrezzaDorata ha passato tutto il giorno a sospirare e sognare ad occhi aperti.

Ha messo su per cena un intruglio che le sarebbe sicuramente stato fatale. Per fortuna, distratta com’era a pensare all’elfo, è riuscita a mettere lo straccio nel camino invece che nel secchio. Ovviamente ha cominciato a bruciare e lei ha cercato di spegnerlo con del rhum. Alimentato dall’alcool, il fuoco è avvampato raggiungendo il tappeto. Lo ha spento rovesciandoci sopra la cena... poi, passando davanti allo specchio, ha scoperto di avere la punta del naso sporca di fuliggine. Ha urlato “Ashen, non guardatemi!” ed è scappata via. Poco dopo l’ho sentita parlare da sola “Oh Ashen, non è nulla... sì, vi ho salvato dall’incendio, ma non dovete ringraziarmi... come? darmi un bacio? beh non saprei... no, non... dove andate? baciatemi!!!”

Povera me.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono furiosa! Furiosaaaaaaaaaaaaaa!!!

No, non è vero... sono disperata.

No anzi, spaventata, ma più furiosa, sebbene la disperazione giochi un ruolo primario nella mia furiosa paura!

Sono stata in taverna. Sono entrata allegramente guardandomi subito intorno...

Ho visto il nano e gli ho sorriso. Anche lui ha sorriso a me... ma c’era qualcosa di strano nel suo sguardo.

Essendoci Spaccasassi, ero convinta di trovare anche il mio elfo.

Ed infatti c’era!

Alto, bello, simpatico... e intento a conversare amabilmente con una fanciulla.

Mi sono avvicinata e l’ho salutato. Lui ha ricambiato il saluto con cortesia... cortesia che si è trasformata in paura quando ho iniziato a raccontare alla tizia quello che era successo la notte prima. Accidenti, mica poteva baciarne una diversa ogni sera! La dama doveva sapere che lui era mio!

Lei era molto arrabbiata, lui molto in imbarazzo, io furiosa.

Ashen negava... diceva di non ricordare nulla... che probabilmente era ubriaco e che ha fatto cose in preda all’ebbrezza... oppure che io mi stavo inventando tutto poiché anche io ero ubriaca.

Non avevo mai provato la gelosia e spero di non provarla mai più.

E’ qualcosa che ti rode dentro e ti fa fare pensieri folli. Immagini quello che non esiste... quello che non può accadere, eppure lo vivi come reale nei tuoi pensieri.

Se poi hai veramente un motivo per essere gelosa, allora si va direttamente fuori di zucca.

In preda a questo sentimento, ho impugnato il boccale del sidro e l’ho vuotato sulla testa di Ashen.

Non l’avessi mai fatto!

E’ montato su tutte le furie... mi ha detto di andarmene, perchè le ossa hanno il brutto vizio di risanarsi e che quindi darmi una lezione non sarebbe servito a molto.

Che paura! Ma ho cercato di mantenere il controllo, gli ho detto addio e mi sono avviata con presunta eleganza verso la porta.

Appena varcata la soglia sono scappata via singhiozzando.

Non tornerò mai più in quella taverna. E’ un mostro!

Una sera mi bacia e quella dopo mi minaccia!

Tutti i miei sogni infranti. Ma mi chiedo, gli elfi saranno tutti così?

Troverò mai qualcuno che si occupi di me?

Ho bisogno di un po’ di affetto, un po’ di calore.

Sono in una grande città e mi sento sola...

Questa notte ho sprangato bene porta e finestre. So che è follia, ma ho paura che lui venga a vendicarsi.

Meglio che io tenti di dormire.

I fantasmi svaniscono all’alba, di solito.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi va molto meglio.

Mi sono costretta a lasciare il letto e ad andare un po’ in giro a controllare le trappole.

Sono un’ottima cacciatrice, devo dire.

Ma non è di questo che voglio parlarti: oggi per puro caso ho incontrato l’essere più bello del mondo!

No no, non ho incontrato un altro elfo. Che gli Dei me ne guardino!

Stavo camminando nel bosco, in una zona piuttosto vicina alla città, riportando indietro le prede catturate e... ho visto un Drago!!!

No, non sto farneticando!

Era un vero Drago!

Mentre camminavo ho sentito delle voci e la terra tremare. Mi sono spaventata e mi sono nascosta in un cespuglio.

Dovrei tenere a mente che i cespugli vanno scelti prima di tuffarcisi dentro, per evitare che, ad esempio, si finisca in un rovo.

NON E’ STATO IL MIO CASO!!!! Lo scrivo solo per mettere in guardia qualcun altro!!

Ma torniamo ai fatti.

Nascosta dentro il rovo... ehm... cespuglio, ho cercato di sbirciare.

Ho visto delle persone con delle strane armature di cuoio camminare guardando all’indietro e parlando tra loro. Non sembravano tanto spaventati, quanto preoccupati.

E poi l’ho visto. Enorme, aggraziato e potente insieme. Ricoperto da scaglie simili all’argento o al platino.

Camminava con le ali piegate contro il corpo, sebbene quella che si trovava dal mio lato fosse tenuta più larga e la punta strisciasse sul terreno.

Le persone in armatura ogni tanto parlavano al Drago in una lingua incomprensibile, e lui rispondeva con una melliflua voce femminile! Forse era una draga... no, non credo si dica così... forse era un Drago femmina!

Quando la Draghessa è passata vicino al punto in cui ero nascosta, si è fermata e ha guardato nella mia direzione. Anche gli uomini si sono fermati, la mano sull’elsa delle spade.

Ho temuto di aver visto qualcosa di segreto e di dover essere eliminata!!!

Mi sono accucciata e ho pregato tutti gli Dei da Abar a Zuzualo, ma il Drago non ha detto nulla, non mi ha inghiottita. Ha solo guardato, poi si è mosso di nuovo lungo il proprio cammino. Quando ho osato sbirciare di nuovo, era ben più lontano... eppure mi è sembrato di scorgere qualcosa tra le sue ali, sulla schiena. Sembrava essere una sella!!

Ma allora esistono persone che possono cavalcare i Draghi?

Se è così un giorno diventerò una di loro!

Nessun elfo mi importunerà più se cavalcherò un Drago!

So che costerà una fortuna comprarne uno, ma lavorerò sodo!

Domani mi informerò in città, e presto sarò conosciuta da tutti come BrezzaDraguta!

Che ne dici?

... dico che fa schifo...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali

ancora una figuraccia.

Sono andata al municipio per informarmi sulle corporazioni e gilde presenti in città. Volevo vedere se qualcuna si occupava dei Draghi.

Ebbene sì, ce n’è una, i Cavalieri (o anche Signori) dei Draghi.

Spulciando nel loro registro ho trovato un nome strano, che ora non ricordo. Ho scrittoa questa persona per sapere se possiede un Drago.

Mi ha risposto con un tono che potrei definire solo come “disgustato”. Ha

gustato"sto con un tono che potrei definire solo come "

scritto che solo una stupida potrebbe pensare che si possano tenere Draghi come animali da compagnia.

Sono loro a scegliere il proprio compagno di volo... e sono creature così antiche e intelligenti da poter considerare noi mortali come animali da compagnia!

Il succo era che un’oca giuliva come

un'

me non potrà mai aspirare al ruolo di Compagna di un Drago, quindi di non scocciare più né lui né

ompagna di un drago

nessun altro Signore dei Draghi.

Che villano!

Come faccio a sapere come funzionano i Draghi? Non ne conosco nessuno!

Ma un giorno ne conoscerò uno! Sì sì! Diventeremo amici e ci penserà lui a spiegare che non sono una sciocca... sono solo un po’ distratta!

Devo documentarmi come si deve.

In biblioteca ci saranno libri sui Draghi, no?

Se farò sfoggio di cultura, allora una di quelle creature eviterà di calpestarmi e trasformarmi in una focaccia, mi parlerà e con cortesia mi chiederà di dargli un nome carino, tipo “TrilloDraghillo” e di volare insieme!

Sì, sarà così.

Non ho paura di volare, non che io ci abbia mai provato, ma non ho mai avuto vertigini quando guardavo verso il basso dalle cime di alberi, dalle cime di monti, dalle cime di tetti, dalle cime di rapa...

Sfreccerò in groppa a TrilloDraghillo così, wooosh wooosh wooosh, e poi ci poseremo vicino ad un laghetto e faremo merenda...

Poi woosh wooosh woosh e via a casa... senza mai fare tardi perchè lui è velocissimo!

E troverò Ashen, lo solleveremo tra gli artigli e via fino al lago!

Voglio vederlo nuotare come una tartaruga. Ma le tartarughe non nuotano... ah, ma ci sono quelle marine! Almeno così ho sentito dire!

Allora sì, voglio vederlo nuotare come una tartaruga marina di lago... lacustre insomma.

Chissà come si va vestite in groppa ad un Drago?

Dovrei comprarmi una pelliccia... o diciamo che dovrei trovarmi un lavoro... non mi ci vedo a cacciare orsi o simili. Non che io non ne sia capace, ma è... noioso... ecco sì, noioso!!

Ma questi sono dettagli. Me ne preoccuperò al momento opportuno!

Vedrai, ce la farò: nonostante la difficoltà dell’impresa, ho grandi prospettive per il futuro!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

mi sto documentando sui Draghi.

Ho scoperto che ce ne sono di tante razze. Di solito vengono classificati in base al colore delle scaglie.

Ce ne sono di metallici, che portano il nome dei metalli che ricordano: Oro, Argento, Platino, Bronzo, Ottone, Mercurio, Rame, Acciaio. Di solito questi Draghi sono più o meno buoni.

Ci sono anche quelli che sembrano fatti di gemme: Rubino, Topazio, Smeraldo, Ametista, Cristallo.

Questi invece sono un po’ meno prevedibili... fanno quello che preferiscono.

Infine ci sono i cattivi, con colori che sembrano gli smalti per le armature: Rosso, Nero, Bianco, Blu, Verde.

E ce ne sono di strani... Nebbie, Ombra, Fuoco...

I Draghi sono esseri millenari, quasi immortali. Più invecchiano e più diventano grandi e potenti... quasi delle divinità!

Sapevo che erano belli, ma non credevo fossero così eccezionali... forse quel messere non aveva tutti i torti...

I Draghi non sono solo grandi e grossi, con forza immensa e scaglie durissime... sanno volare per magia e possiedono grandi doti.

Man mano che invecchiano, acquisiscono la capacità di lanciare incantesimi pari a quelli di maghi e stregoni.

In più hanno il soffio.

Possono soffiare sostanze letali... dal gas velenoso all’acido, e poi luce, fuoco, fulmini, sabbia...

Mi chiedo quando mangiano troppo che cosa fanno... distruggono la sala da pranzo con movimenti ventrali?

Questa sera ho visto il tramonto... e ho pensato ad Ashen...

Lo so, lo so... non dovrei. Mi ha fatto male, molto male... eppure è importante per me.

Non mi ero mai presa una cotta tale per uno che non se lo meritava, ma è così.

Spero solo che mi passi... ma ho una gran voglia di cercarlo e parlargli.

Ma non devo. Mi ha trattata male, mi ha minacciata, sembrava volesse prendermi a mazzate. Non lo cercherò mai più.

Lo prometto. Non andrò più in quella taverna... è meglio che l’ultima cosa che ricordi di me sia il liquore che gli ho versato in testa!

Però... forse la sua è stata solo la rabbia del momento, o il freddo del liquido che gli colava lungo la schiena...

Sì, deve essere così... anche io sono sempre irritata quando dell’acqua fredda mi cade sul capino...

Sì, un malinteso!

Domani lo cercherò per chiarire!!!

Menomale che ci ho riflettuto sopra!!

è proprio cotta...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono andata in Taverna. Sì sì lo so, non dovevo andare... Ma mi sembrava il caso di chiarire, no?

Mi sono messa un abito carino, il mantello e sono uscita di casa.

Mi ripetevo che non se lo meritava, che era un cafone... e intanto quasi correvo.

Mica potevo bollare una persona come malvagia senza averle dato la possibilità di redimersi!

Sono entrata nel locale spinta dai migliori propositi, ma scrutando in lungo e in largo non l’ho visto.

Un po’ delusa sono andata verso il bancone. Avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse su di morale.

Stavo per ordinare, quando da dietro ho sentito “Un té alla rosa per la splendida fanciulla”.

Mi sono voltata e lui era lì, un raggio di sole con le orecchie a punta.

Involontariamente ho sorriso. E lui ha ricambiato il sorriso.

Ho accettato il té, mi sono messa vicino al grande camino a parlare con lui.

Sembrava gentile e divertente.

Dopo mi ha invitata a fare una passeggiata per vedere fiorire le belle di notte.

Le belle di notte non c’erano... ma c’era la luna, c’erano le stelle.

L’aria era freddina e lui mi ha coperta col suo mantello.

La luna si rifletteva sulla superficie del laghetto. A lungo siamo stati in silenzio...

Poi un bacio. Timido, casto... un bacino.

Poi un altro, diverso.

E poi... poi...

Meglio che vada a nanna.

Ne parliamo domani...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

che giornata terribile.

Per non pensare sempre e solo a quell’elfo, cosa che non mi risulta affatto facile, ho deciso di esplorare i confini della città.

Ci sono un sacco di sentieri che portano in luoghi che ancora non conosco.

Stamattina, dopo aver bruciato il pranzo per la seconda volta, ho deciso di sgranchirmi le gambe e la testa, imboccando un sentiero a caso. Per non perdermi, ho lasciato cadere delle molliche di pranzo carbonizzato dietro di me. Dico “pranzo” in generale, perchè non so definire cosa fosse il carbone in origine.

Beh, meglio così. Almeno i piccioni non hanno mangiato le tracce!

Ma bando alle ciance!

Sìì, magari!

Chi l’ha scritto? Mah, devo essere stata io... ho una personalità così grande che a volte parla da sola!

Comunque... che stavo dicendo? Ah, sì!

Sono arrivata ad una grande caverna. Ma proprio enorme, non una grottarella da mufloni o una grottuccia da alci. Nemmeno una grottetta da puma o una grottazza da orsi.

Questa era quasi una cava, ma senza minatori.

Però era abitata da un sacco di persone, sia subito fuori che, per quanto sono riuscita a vedere, all’interno.

Maledetta la mia curiosità! Sono entrata nell’antro, così, solo per vedere cosa succedeva. Mossi pochi passi nella semi oscurità, mi sono sentita afferrare da dietro. Ho provato a divincolarmi, ma l’aggressore era troppo forte. Ad un certo punto ho avvertito un acuto dolore al collo... brevissimo. Subito dopo uno strano formicolìo. Per fortuna quell’ombra ha lanciato un’imprecazione e mi ha spinta via, dileguandosi. Il collo ha iniziato a pulsare dolorosamente ed ho sentito il sangue scorrere caldo lungo la spalla. Ero scioccata... non sapevo che fare.

Quando, dal nulla, qualcun altro mi ha afferrata. Una voce decisa, femminile, mi ha detto “State calma e bevete questa”. Non avevo la forza di oppormi o di pensare. Ho bevuto.

Era una sostanza amara, sapeva di erbe. Ebbene, pochi istanti dopo mi sono sentita più calma e credo che miracolosamente la ferita si sia rimarginata da sola.

La donna mi ha presa per mano e mi ha portata fuori, alla luce del sole.

Era un’elfa alta, nobile, dai lunghi capelli corvini. Mi guardava come si fissa un bambino che ha fatto una stupidaggine. Mentre balbettavo i miei ringraziamenti, mi ha portata ad una roccia e mi ha detto di sedermi accanto a lei.

Mi ha spiegato che ero stata attaccata da un vampiro. Ci credi? Un vampiro!!!!! Quei succhiasangue che le vecchie del villaggio usavano per spaventare i bambini disubbidienti esistono!!

Eora, questo è il nome dell’elfa, ha detto che sono salva solo per via del sangue elfico che scorre nelle mie vene. Un sangue così vitale che i vampiri non lo tollerano.

Quindi sono speciale! Immune ai vampiri!

Già mi vedevo a combattere quei parassiti e diventare un’eroina, quando Eora mi ha mortificata dicendomi che una ragazza nuova della città, inesperta e disarmata non dovrebbe entrare in una caverna sconosciuta. Che dove viviamo ci sono grandi meraviglie e pericoli mortali ad ogni passo e che bisogna fare attenzione. Mi sono sentita una bambina stupida... un’oca giuliva sempre con la testa fra le nuvole. Forse ha ragione... tendo a buttarmi nelle situazioni senza battere ciglio, rischiando di finire come pranzo di un vampiro.

Eora mi ha offerto la sua amicizia. Appartiene ad un gruppo di elfi che preferisce vivere più vicino alle tenebre che in pieno sole. E’ una donna forte... forse potrà aiutarmi a diventare... adulta.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

come ho scritto ieri, ho deciso di affidare la mia crescita ad Eora. Lei sembra ben disposta nei miei confronti. Da quel poco che conosco di lei mi pare che sia un po’ sola e che avere qualcuno intorno le possa giovare. Non so la sua età. A vederla potrebbe essere poco più grande di me... ma come essere sicuri con gli elfi?

Sto iniziando a capire le differenze tra le varie razze, che vanno oltre l’aspetto. Gli elfi invecchiano così lentamente da far sembrare la vita degli umani come un fiore che sboccia la mattina e avvizzisce la sera.

I modi di Eora sono indecifrabili. A volte è melliflua, altre scontrosa. A volte tarpa le mie ali con violenza, altre mi guida con delicatezza.

Mi piacerebbe essere come lei. Mi dà l’idea di potersela cavare in ogni situazione, superare ogni ostacolo in un modo o in un altro.

Cercherò di imitarla. Sono stata un’ingenua ragazzina fino ad oggi. Da ora in poi sarò una donna fatale.

Voglio conoscere tutti i risvolti della vita, non solo quelli pieni di fiorellini, coniglietti, quoricini alati...

”Quoricini” con la Q??? Eora non farebbe mai un errore del genere!

Ecco, cominciamo una nuova vita mettendo la C a “quoricini” trasformandoli in un corretto, elfico, fatale “cuoricini”!

E che dire dell’abbigliamento? Forse ci va più pelle e meno merletto nella mia esistenza elfica, più metallo e meno nastrini.

Mi comprerò un’armatura di cuoio! E dei pugnali! Ecco sì, imparerò a lanciare i pugnali e a tirare con l’arco.

Sarò una ladra gentildonna, anzi, gentilmezzelfa... ma così fa schifo... sarò una ladra gatta e ruberò ai ricchi per dare a me che, in fondo, sono povera... quindi perchè farsi problemi morali?

E’ un ciclo, come la mucca che mangia l’erba che mangia il lupo che mangia il Drago che beve il latte che munge il contadino che al mercato mio padre comprò.

Il cerchio della vita!

Non so cosa sto scrivendo, ma penso che l’armatura di cuoio sarà un ottimo acquisto!

Però accidenti, devo imparare ad usare il grimaldello! Non si è mai sentito di una ladra gatta che non sappia usare il grimaldello.

Beh, che ci vorrà mai? Ho imparato a fare tante cose nella mia vita, non vedo perchè io non debba imparare ad usare il grimaldello.

Ho grandi prospettive per il futuro, ma solo un dubbio: cos’è un grimaldello??

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

le armature di cuoio costano un sacco di monete!! Per non parlare di archi, pugnali e grimaldelli! Per la cronaca, ho scoperto che i grimaldelli sono affari metallici per scassinare serrature.

Non potrò mai permettermi di spendere tutti quei soldi! A meno che, certo, io non mi metta a rubare... ma come posso mettermi a rubare se non ho l’abito adatto?

Farei una figuraccia!

Devo trovare fonti alternative di guadagno, dato che la caccia mi basta appena per campare e comprarmi scarpe.

Ma non è di questo che volevo parlarti.

Oggi camminavo lungo la strada panoramica, quando ho visto un individuo molto strano.

Era piuttosto alto e robusto, ma sembrava avere movenze molto delicate.

Fissava il cielo e parlava da solo. Parlava della luna, sebbene fosse pieno giorno. Diceva che dalla falce di luna sgorgava un torrente d’argento... sulla superficie del torrente volavano farfalle multicolori e il cielo non era che un drappo bucato da cui traspariva la luce dell’infinito... e qualcuno ci sbirciava da oltre il drappo, attraverso quei fori...

Poi è stato come se si svegliasse da un sogno... ha spalancato gli occhi, ha mormorato un “andiamo dai” e si è allontanato. Passandomi accanto, però, mi ha guardata in un modo strano... no, non in modo pauroso o minaccioso o porcelloso... era stupito... come se ci fossimo conosciuti in una vita precedente o cose mitologiche come questa.

Chissà... magari un giorno lo reincontrerò.

Oh, questa devo dirtela: mi sono arrivati dei fiori... ebbene sì, dei fiori da un uomo... ma non è un uomo comune... è un elfo.

Dai, che puoi indovinare!

Va bene, ti do una mano: è bellissimo.

Ma come... beh, dà dei baci favolosi!

Va bene, va bene... dato che non riesci ad indovinare, te lo dico io: Ashen!

Sì sì, mi ha mandato dei fiori e un biglietto. E nel biglietto mi chiedeva di andare a trovarlo nella sua magione!

Ti rendi conto? Che sfacciato!

Io sono una ragazza per bene... eppure forse Eora andrebbe.

Sì, lei non si curerebbe di falsi pudori e non avrebbe paura. Eora avrebbe la situazione in pugno... e lo stesso sarà per me.

Credo proprio che andrò da lui, ma solo per dimostrargli che non sono una preda facile... non mi caccio in trappola con le mie mani! Tzè!

Secondo te che dovrei mettermi? Come mi piacerebbe andare da lui indossando una bella armatura di cuoio...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

stasera non ho voglia di parlare. ‘Notte.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono stata da Ashen, nella sua casa nel bosco. Una bella casa circondata da un giardino fiorito, un tutt’uno con la natura. Esattamente il tipo di casa che ci si aspetterebbe da un elfo.

E’ stato molto galante, mi ha fatta accomodare su un soffice divano vicino al camino, mi ha offerto del liquore e mi ha parlato di sé.

Mi ha detto di essere un elfo viaggiatore, di aver passato gran parte della sua vita spostandosi da un luogo all’altro, visitando foreste e città, rovine e templi.

Ero decisamente affascinata… sai bene che nella mia vita ho fatto un solo viaggio… e quel viaggio mi ha condotta qui.

Mi ha donato un ciondolo con uno zaffiro… in omaggio alla luce dei miei occhi, così diceva.

Avevo il cuore che batteva all’impazzata… non mi ero mai sentita così… desiderata.

Ad un certo punto mi ha chiesto di ballare… ho obiettato che non c’era musica…

Mi ha risposto che la musica non è sempre necessaria.

Beh… abbiamo ballato, a lungo, stretti in un tenero abbraccio.

Ci siamo baciati ancora.

E’ stato dolce e sconvolgente. Troppe emozioni nuove, troppi sentimenti tutti in una volta.

Ero follemente innamorata.

Sì, ho scritto bene… ero.

Da un bacio si è passati ad un altro… e un altro… una carezza…

E’ successo.

Non credevo potesse essere così… ma è successo.

Ora sono una donna… ma una donna distrutta.

Per me era il paradiso, il coronare un amore appena sbocciato e già così forte.

La mia fantasia mi mostrava un futuro splendido con lui, coi nostri figli, la nostra casa.

Fissavo il soffitto e vedevo le stelle…

Lui mi ha solo detto “Quando andate via, chiudete bene la porta” e si è addormentato.

Mi sono rivestita piangendo e, senza far rumore, me ne sono andata.

Il ciondolo è finito in una tana di tasso, poco lontana dal sentiero.

Sono tornata a casa di corsa, ho pianto finché il sonno non ha avuto pietà di me.

Oggi mi sembra di vivere in un mondo irreale. Vorrei non essere mai andata da lui.

Credo che scapperò da questa città, da questa casa mai ultimata, da questa vita senza uno scopo.

Tornerò indietro verso quello che già conosco, con l’unica soddisfazione di avergli rovesciato il miele sul pavimento e aver lasciato l’uscio spalancato.

Spero che il popolo del bosco avesse fame.

Ho donato ciò che avevo di più prezioso… me stessa… e ho ottenuto solamente un brusco risveglio.

Sono stupida… veramente stupida.

Ha ragione Eora, non sono che una piccola oca.

Buonanotte…

…quack…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi stavo camminando nella parte alta della città, su una delle terrazze panoramiche.

Guardavo lontano e pensavo alle mie sfortune.

Da una parte pensavo di far ritorno al villaggio natale, dall’altra non mi andava di dimostrare di essere una fallita.

Ero stanca, avevo pensieri tremendi, ma non volevo rinunciare al mio sogno di volare su un Drago…

Ad un certo punto mi sono voltata e, in lontananza, ho avuto una visione incredibile: un uomo capovolto che si avvicinava di gran carriera.

Che paura! Era terribile! Ho temuto di essere impazzita!

E invece era di nuovo quel tipo strano… quello che vedeva il torrente che sgorgava dalla luna.

Stava camminando in equilibrio sulle mani!

Arrivato vicino a me ha flesso le braccia e, con un’agile giravolta, si è rimesso in piedi.

Mi ha salutata sorridendo e mi ha chiesto cos’avessi.

Beh… avevo bisogno di sorrisi.

Non sono stata a raccontargli proprio tutto, ma gli ho parlato un po’ di me. Sembrava molto interessato, mi faceva domande sul mio passato, su di me, la mia famiglia.

Sembrava conoscere un sacco di cose sugli elfi, sui mezz’elfi e persino sui Draghi!

Il suo nome è Tearsmist ed è un tipo davvero strano: spesso si interrompeva e rivolgeva la parola a qualcosa di invisibile. Lui lo chiamava Thormolino…

E’ un suo amico, pare, che si crede padrone della città… la cosa più sconvolgente è che è un tapiro umanoide!!

Non riuscivo a vederlo, ma ero certa che fosse lì!

Devo ammettere che quell’incontro mi ci voleva proprio… mentre parlava si è messo a far volteggiare delle pallette come un giocoliere.

Credo che sia una specie di mago pazzo o qualcosa del genere.

Gli chiesto di lui e mi ha detto di non poterne parlare così su due piedi.

Ho riso tanto alle sue battute continue.

Alla fine è scappato urlando “Thormolino, dove vai??? Noo, non puoi fare il capo dei Paladiniiiii!”, fermandosi solo un attimo per lanciarmi una strana rosa argentea. Le spine mi hanno fatta sanguinare quando l’ho presa al volo… ma la sua bellezza era divina.

Mi auguro di incontrarlo ancora.

Non so cosa farò domani… ma credo di avere grandi prospettive per il futuro!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho incontrato Eora. Per dimostrarle che sono una donna adulta, mentre ero con lei, ho fatto un po’ la civetta con un giovane soldato che si riposava ai giardini.

Il ragazzo pendeva dalle mie labbra!

Non credevo che noi donne avessimo tanto potere! Eora mi ha detto che ero la solita sciocchina… che una bella ragazza come me avrebbe potuto far fare agli uomini quello che voleva.

E se fosse questa, la mia via? Sfruttare il mio bel visino per essere accettata in questa città?

Devo valorizzarmi di più!

Altro che armatura di cuoio da ladra felina e grimaldello… temo di dover puntare su corpetti aderenti.

Non ho però molto per riempirli. Eora invece ha decisamente più da mostrare.

Oggi sono andata in taverna per mangiare qualcosa, trovandomi nei pressi.

Per fortuna Ashen non c’era… c’era Tearsmist. Occupava una delle poltrone vicine al camino…ed era seduto a testa in giù.

Parlava di un’apertura nel cielo da cui fluivano continuamente delle libellule giganti. Queste libellule si andavano a posare su una strana cittadella a forma di teschio.

Quando tutto lo sciame si posava, la cittadella prendeva vita, come un’enorme testa.

Stavo per avvicinarmi per salutarlo, quando una donna bellissima gli si è seduta vicino.

Aveva qualcosa di inumano nella sua bellezza. Non era umana e nemmeno elfa… e neppure un sapiente miscuglio.

I due hanno parlato a lungo… beh, non è che io l’abbia spiato… sono una persona discreta!

Comunque discretamente e facendomi i fatti miei ho visto che, dopo aver parlato, Tears e la dama sono andati via insieme.

Non so perché, ma la cosa un po’ mi ha infastidita… discretamente parlando e facendomi i fatti miei… ma chi è questa????

Devo scoprirlo!

Ovviamente in modo discreto, per il bene del mio nuovo amico, e comunque mi faccio i fatti miei!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho iniziato a lavorare come cameriera in taverna! Volevo fare l’aiuto cuoco, ma dopo aver assaggiato il mio piatto forte il cuoco si è sentito male e mi ha mandata ai tavoli.

E’ un lavoro divertente… riesco a conoscere tanta gente e tutti mi apprezzano.

Spero solo che ridano con me e non di me… ma perché mai dovrebbero ridere di me? Non sono mica buffa o sbadata o che ne so…

Certo, qualche volta inciampo, faccio volare i bicchieri e c’è stato l’episodio in cui la testa di cinghiale appesa come trofeo mi è precipitata addosso spiaccicandomi… ma sono convinta che tutto ciò capiti ad ogni cameriera!

Purtroppo mi è capitato di rivedere Ashen… ha fatto il simpatico, il brillante, ha detto che dovrei andare a trovarlo più spesso… e mi ha abbracciata. Io l’ho steso con un colpo di padella e non l’ho più rivisto.

Di contro ho rivisto Tears… mi ha parlato di un palazzo in mezzo ad una foresta magica. Il palazzo, chiamato Rosa di Platino, non era un tozzo castello, ma un insieme di svettanti torri affusolate. Dalla cima della torre centrale, detta Bocciolo della Rosa, si poteva dominare l’intera foresta.

Pare che il guardiano di quel palazzo sia un mago potente, così potente da aver scelto di incarnarsi in un comune umano per poter vivere, per un certo periodo, una vita assolutamente normale.

Raccontandomi del castello, Tears aveva uno strano sorriso… pare che lui e quel mago siano amici intimi… magari gli manca.

Io col cavolo che avrei abbandonato poteri incredibili per una vita normale… scherziamo?

Non faccio che tentare di evadere da questa normalità!

Potessi lanciare incantesimi sfavillanti e sfrigolanti non sarei qui a portare boccali pesanti ai tavoli e ad evitare i pizzicotti sulle mie nobili natiche!

Conquisterei terre, troverei tesori, volerei di qua e di là…

Ma siamo realisti: non riesco a lavare i piatti senza dare fuoco alla cucina, chi volete che mi affidi dei poteri??

Ma torniamo a Tears: pare che la donna fosse una fata in forma umana… per questo aveva un non so che di strano.

Si chiama Danielle, e lui sembra cotto…

Ma si sa come sono le fate… secondo me quella smorfiosa lo farà solo soffrire!

Per fortuna che c’è la sua amica Brezzina!

Oggi gli ho dato doppia porzione di patate con l’arrosto… sebbene metà gliele abbia versate sui calzoni…

Ma lui ha riso… per fortuna! Poi vabbè, si è messo a parlare da solo… ma nessuno è perfetto!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi in taverna ho visto le sorelle più in vista della città, cioè le sorelle Du Lac.

Sono tre, tutte zitelle… ehm… nubili, e tutte tostissime!

Mi sono informata: Myriam, la più giovane, è bellissima. Pare sia a capo degli studiosi che si occupano di catalogare e conservare tutte le notizie relative alla città e alle zone circostanti. Oltre ad essere bella è anche elegantissima e io mi chiedo quanto spenda in vestiti!

Accidenti, potessi essere io così!!

Poi passiamo alla più vecchia, Odyle.

Bionda e prosperosa, è la guida degli erboristi.

Ogni giorno decine di persone comandate da lei partono verso luoghi remoti ed esotici, cercando erbe, stringendo patti commerciali e lavorando nei laboratori per produrre pozioni, unguenti e tutto quello che può servire per, facciamo un esempio, rendere più luminosa la mia pelle!

Dovessi scegliere, sarebbe meglio l’eleganza di Myriam o la pelle di Odyle? Questo è un gravissimo dilemma… metti mai che, diventata una maga potente, io possa trasformarmi in una di loro? E’ meglio essere preparate prima, piuttosto che sentirsi in imbarazzo dopo…

Ma ora veniamo alla mezzana: Melusine. Devo dire che è un po’ austera come modo di vestire: capelli raccolti color del rame, niente trucco, una strana armatura di cuoio piena di anelli e cinghie e una spada corta al fianco. Eppure sembra che nulla possa mettersi sulla sua strada.

Ha quasi scardinato la porta entrando, ha spinto via due omoni barcollanti che volevano fare gli spiritosi e si è diretta sicura al bancone.

Quando ho chiesto chi fosse sembrava che la gente la temesse.

Quando ha parlato aveva uno strano accento… forse proviene da qualche terra lontana.

Ma mi chiedo, come fanno tre sorelle ad essere così diverse? E cosa farà Melusine nella vita?

Chiederò a Tearsmist… magari lui o il suo amico invisibile ne sanno di più.

Le sorelle hanno calamitato l’attenzione, nel bene o nel male, di tutta la taverna.

Chiunque le guardasse doveva commentare. Ho sentito sussurrare tanti complimenti, sebbene mi sia giunto all’orecchio anche qualcosa tipo “maledetta cavalcaserpi”. Non ho capito bene, ma non sembrava una cosa bella.

Personalmente le ho osservate per tutto il tempo, almeno finché una delle altre cameriere non mi ha dato uno scappellotto e rimandata a lavorare.

Sono stata ribattezzata “oca giuliva”, ma sono certa che la gente ridesse con me e non di me.

Nel frattempo ho nuove, ottime prospettive per il futuro:

1)

     

Diventare una maga potentissima

2)

     

Diventare una delle sorelle Du Lac a scelta.

Per ora opto per Myriam, ma tanto prima che i miracolosi poteri esplodano in me passerà almeno una settimana… ho tempo per scegliere!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ho deciso quale Du Lac voglio essere: Melusine!

Sei stupita, vero? Sì, è quella meno curata nell’aspetto, meno raffinata nei modi… ma vola coi Draghi!!!!!!!

Me l’ha detto Tears stamattina!

Sì, è una Signora dei Draghi… e anche di alto rango!

Pare voli su un Drago d’Argento immenso!

Devo scoprire dove appostarmi per vederla volare.

Mi hanno detto che i Draghi d’Argento sono lucidi come specchi, soffiano gelo, odorano di pioggia e possono camminare sulle nuvole!

E’ un sogno!

E poi volendo posso diventare un miscuglio di tutte le sorelle: bei vestiti, bella pelle e Drago!

Sì sì, farò così!

In taverna va molto meglio… sto iniziando a prenderci la mano.

Nel senso che quando qualcuno tenta di pizzicarmi il sedere, gli prendo la mano e gliela giro finché non lo vedo rotolare.

A volte viene un gruppo di strani personaggi: tutti vestiti di nero, con dei cappucci calati sul volto, lunghe spade… non fanno altro che entrare, sibilare “Contea... Baggins”, appoggiarsi al muro e, dopo un po’, andare via.

La prima volta mi sono spaventata, la seconda li ho guardati con sospetto, la terza non ci ho fatto caso, ieri ne ho preso uno a sberle perché, quando ha sibilato, mi ha tastata a due mani!

Andiamo! Che sono, un’acquasantiera del Tempio??

Quando ho un momento di pausa passo dalle cucine, esco sul retro e guardo il cielo… sarò mai come una di quelle meravigliose stelle che splendono lassù? La costellazione del Toro, quella dell’Aquila, quella del Carpentiere Ubriaco Fradicio di Ritorno dai Bagordi in Compagnia di un Amico Sellaio, quella del Ratto, quella del Prurito e, soprattutto, quella del Drago…

Sto iniziando a fare la mia parte in questa strana città… ma ho già tanta voglia di trasformare il mio passato in ricordi, ed emergere.

Abbandonare questa casetta che, seppur carina e accogliente, non mi rispecchia.

Devo imparare cose nuove… a cucire come si deve per esempio, a maneggiare una spada, a tirare con l’arco… tutta ‘sta roba qua.

Più cose saprò fare e più sarò interessante. E quando sarò interessante diverrò anche popolare…

Buonanotte pergamena e buonanotte stelle… aspettatemi che arrivo…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ieri ho avuto paura… una gran paura.

Sono uscita dalla Taverna, finito di lavorare, ma non avevo granché sonno… avevo voglia di passeggiare.

I miei piedi, automaticamente, si sono diretti verso il bosco. Adoro passeggiare nella parte di bosco che si estende all’interno delle mura della città, come in passato adoravo il bosco vicino al villaggio. In estate l’acqua del ruscello manteneva l’aria fresca, e il profumo di resina e di fiori e i suoni degli animali erano così rilassanti…

Spesso mi portavo qualcosa da mangiare e restavo lì, sull’erba della radura centrale, a guardare il cielo e a dimenticare i miei guai.

In inverno invece le fronde riparavano dalla neve, gli aghi di pino rendevano il terreno più caldo e confortevole.

Anche qui, stare nel bosco in inverno è un modo per sognare. Mi porto una coperta pesante, cerco un cantuccio solitario, mi chiudo a bozzolo e mi crogiolo in quello che vorrei dalla vita.

Oggi ho preso il sentiero, varcando il confine immaginario tra bosco e città. Mi sono diretta verso la radura, e mi sono seduta.

Con un attimo di ritardo mi sono resa conto che qualcosa non andava.

Non proveniva nessun suono dal bosco, come se tutte le bestie fossero spaventate da qualcosa.

Mi sono alzata in piedi e mi sono guardata attorno… nessuno in giro.

Molto strano.

Poi ho sentito qualcosa avvicinarsi, ma il suono rimbombava parecchio. Era come se venisse da più direzioni.

Guardandomi attorno per cercare la fonte del fruscio, ho alzato gli occhi al cielo.

Dei! Il plenilunio!!

Devi sapere che la città ospita una piccola comunità di mannari…gente che, con la luna piena, prende forma di grossi animali o, a volte, di bruti pelosi con fattezze ferine.

Il fatto è che la mente animale prende il sopravvento, e l’influsso della luna li rende strani.

Erano loro. Lentamente, minacciosi, sono emersi dalla boscaglia. Alcuni erano lupi, altri orsi, altri grossi felini.

Uscivano dappertutto leccandosi le zanne e guardandomi in un modo che non mi piaceva granché.

Ho iniziato ad indietreggiare in direzione del sentiero… e anche da quella direzione ho percepito del movimento.

Fatto sta che mi sono trovata circondata da bestione pelose e semi umanoidi che brandivano mazze e ululavano.

Cercando di mantenere la calma, ho pensato a quello che sapevo sugli animali… quindi lentamente, senza fare movimenti inconsulti, ho calciato gli zebedei del bestione più vicino, ho svicolato e me la sono data a gambe.

Non ho mai corso così tanto.

Per fortuna sono sempre stata agile… sarà per il sangue elfico.

Sono arrivata a casa, ho sprangato porte e finestre e spostato i mobili, tanto per sicurezza.

Poi sono crollata esausta.

Devo fare più attenzione o prima o poi non ci torno, a casa…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

quest’oggi sono pensierosa. Tears è venuto in taverna. Ha ordinato un miscuglio delle bevande alcoliche più potenti e, senza dire una parola, si è andato a sedere da solo.

Ho cercato di parlargli ma non c’è stato verso. La bevanda ha fatto effetto in fretta e il mio amico ha dato vita ad una nuova visione strana.

Vedeva una ragazza vestita di bianco, scalza, che correva in una foresta.

Poco dietro di lei due demoni le davano la caccia.

La visione si è interrotta prima che dicesse che fine avrebbe fatto la fanciulla. Beh, speriamo non si avveri mai una cosa del genere.

Ho accompagnato Tearsmist a casa… per fortuna si reggeva in piedi. Abbiamo barcollato insieme, arrancando lungo la stradina, fino alla sua casetta a due piani. E’ molto carina, accogliente… si vede che ci ha messo un impegno particolare a costruirla. Non credo l’abbia potuto fare da solo, ma non so chi sia suo amico in questa città… in taverna raramente viene in compagnia…

L’ho aiutato a mettersi a letto e sono stata con lui in attesa che si addormentasse…

Nonostante l’ebbrezza è riuscito a raccontarmi in parte l’accaduto: pare che la fata lo abbia lasciato.

Senza un motivo, senza una spiegazione… tipico comportamento da fata.

Sono esseri d’energia, impulsivi come l’aria, sfuggenti come l’acqua, testardi come la terra e belli come il fuoco.

Le fate dovrebbero stare con altre fate, eppure sembra siano attratte dagli umani…

Purtroppo sono ben pochi i casi in cui una fata e un umano siano rimasti insieme abbastanza a lungo da poter essere definiti “una famiglia”… e Tears me lo ha dimostrato nuovamente.

Mi spiace che stia male, me è meglio così.

C’è qualcosa che mi accomuna a lui… entrambi siamo distratti, immersi nei nostri sogni. Ci piace stare con gli altri, persino quando non conosciamo nessuno. Ci piace ridere e scherzare… e guardare le stelle.

Ed entrambi siamo sfortunati… il nostro cuore sanguina spesso. Vediamo il nostro prossimo e ne idealizziamo la personalità. Se qualcuno ci ispira fiducia, allora riponiamo in lui ogni nostra speranza.

Ma il mondo non funziona così… quelli come noi sono chiamati ingenui, come le api che, attratte dai colori vivaci, vengono divorate dalle piante carnivore.

Mi piacerebbe tanto essere diversa, più forte, più dura… ma sono così… l’oca giuliva.

Almeno in questo caso so di non essere sola.

Ah, un’ultima cosa: ho distrutto il pavimento.

Eh sì… ho tentato di montarmi un serbatoio per l’acqua piovana sul tetto… solo che non l’ho fissato bene e mi è caduto, sfondando il tetto e poi il pavimento. Per fortuna che sto iniziando a guadagnare…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

a quanto pare quell’uomo, Tearsmist, si riprende molto in fretta. Questa mattina l’ho visto fare il cascamorto con un’altra dama… questa credo sia umana… non è poi così bella.

Ed io che mi sono preoccupata per lui. Uomini, tutti uguali… beh non che io ne conosca moltissimi, ma facciamo finta di sì!

Sembra che ti amino alla follia… poi, appena cedi un mignolo, vogliono tutto il braccio. Ottenuto il braccio vogliono il resto e, avuto tutto, spariscono.

Se invece li molli tu, sembra che vogliano suicidarsi da un momento all’altro… e poi, appena trovata una sostituta, ritornano all’antico splendore.

Basta, basta… non mi farò più infinocchiare come una ragazzina svampitella… sono una donna e reagirò come tale!!!

Oggi con Eora andrò nuovamente a fare un giro alle Caverne.

Ti ricordi quel luogo dove il vampiro ha tentato di mordermi?

Ecco, lì… ma non temere: non ho paura stavolta!

Mi sento grande e forte.

Farò vedere a tutti chi sono!

Indosserò il mio nuovo vestito tutto nero, pieno di pizzi. Userò del trucco nero per le labbra e grigio per gli occhi.

Metterò i guanti a mezze dita e nasconderò un coltello nella giarrettiera.

Io trovo che un pugnale nella giarrettiera sia molto sexy… anche perché, per estrarlo, devi necessariamente sollevare la gonna e questo distrae l’avversario senza dubbio alcuno.

Ne ho abbastanza di farmi prendere in giro dai maschi, basta con l’oca giuliva!

Sarò un corvo col becco d’acciaio… sì, un becco d’acciaio… e nessuno si prenderà più gioco di me!!

C’è solo una cosa che può impedirmi di raggiungere il successo: non trovo un paio di scarpe adatte!!

Perché ne ho così tante eppure non sono mai abbastanza?

Credo ci vadano un paio di stivaletti, ma non ne sono certa.

E poi prima troverò delle scarpe, prima andrò alle caverne, prima diventerò una dark lady piena di fascino e seduzione… e prima un Drago si interesserà a me e mi porterà con sé!

Ah, dura la vita di noi eroine... ma, nonostante ciò, ho ottime prospettive per il futuro!

Brezza non è tornata quella sera. Nemmeno quella dopo.

Le era successo qualcosa, ma io non potevo cercarla o avere notizie. Ho aspettato e aspettato, ora dopo ora.

Per due mesi questo diario non è stato toccato da nessuno…

Poi la porta si è aperta e lei è piombata sul pavimento, dove si è addormentata…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

riesco a scriverti ora, dopo tre giorni in cui sono stata a letto, al buio, con la febbre e la paura addosso.

Mi sono mossa solo per nutrirmi e per i miei bisogni, ma avevo il terrore di lasciare il letto.

Ora mi sento un po’ meglio e credo di avere la forza di ricordare e raccontare…

Sono andata alle caverne con Eora. Mi sentivo così spavalda, così sicura di me.

Ho iniziato a fare la stupida. Sì la stupida… non posso negarlo.

Andavo dalla gente a comportarmi con ostentata malizia… ho pure estratto il pugnale per intimidire.

Per carità, non lo avrei mai usato… ma a quel punto mi sembrava una cosa divertente.

Ho incrociato una fata che si muoveva, in forma umana, tra i cunicoli.

Beh, le ho puntato il coltello contro, l’ho minacciata.

Lei era spaventata e la cosa in un modo perverso mi piaceva.

Ma ombre vivono nelle caverne, e un mondo che non mi aspettavo esistesse fioriva nell’oscurità.

Senza che io me ne accorgessi diverse persone sono apparse alle mie spalle.

La fata ha guardato verso di loro ed io mi sono voltata, puntando il pugnale.

Erano almeno sei e, nonostante la mia arma, erano assolutamente rilassati.

Quanto ero sciocca…

Ero convinta di potermela cavare in ogni situazione, quindi, con baldanza, ho chiesto loro cosa volessero.

Stranamente hanno iniziato a scherzare con me, a stare a distanza. Se si avvicinavano troppo io puntavo il pugnale ed essi indietreggiavano.

Mi chiamavano “gatta rabbiosa” e il nomignolo mi piaceva… anche troppo.

Uno di loro, che sembrava di alto rango, ha iniziato a dire quanto mi avrebbe voluta al suo seguito, come guardia del corpo.

Ero intrigata dalla proposta… sarei stata addestrata nel combattimento, sarei diventata una guerriera dell’ombra, rapida, invisibile e fatale.

Sarei stata il terrore di tutti, ricca, temuta e rispettata.

Ma quel sogno è stato di vita breve.

Dall’oscurità ho sentito sussurrare “Sono stanco di lei, fatela tacere.”

E’ stato inutile agitare il pugnale. Ricordo uno di loro fare un passo avanti, l’acciaio balenare…e poi più nulla.

Il mio ricordo seguente è stato un coro di voci che mi chiamava indietro… mi sono svegliata su un catafalco di pietra.

Non so come sono riuscita a trascinarmi a casa… sola, terrorizzata, confusa.

Sono stata uccisa… morta per due mesi… poi, pochi giorni fa… sono stata richiamata in vita.

In questi tempi in cui gli Dei sono vicini ai mortali, c’è la possibilità che chi è defunto prematuramente possa tornate nel suo corpo, se gli Dei lo accettano e se il suo corpo è il più possibile integro.

Non ricordo cosa ho fatto in quei due mesi… e forse non voglio saperlo.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho ricevuto la mia prima visita: Tearsmist è venuto, accompagnato dal suo amico invisibile, ad informarsi sulla mia salute e a portarmi un po’ di provviste. Che carino!

Certo, l’ho fatto attendere un po’ sulla porta… ma solo qualche minuto, il tempo di rimettermi in sesto.

In fondo sono una ragazza rapida e precisa, veloce in tutto quello che faccio.

Va bene va bene… è stato fuori un’oretta, ma è stato ripagato dalla mia miglior tenuta casalinga.

Beh, probabilmente la visione è stata un po’ sfocata: avendo ancora paura di uscire ho spalancato la porta e l’ho agguantato per il bavero, trascinandolo dentro e chiudendo la porta con un calcio.

Lui era un po’ perplesso da questo mio comportamento, ma si è ripreso subito, offrendo il suo aiuto.

Ho accettato di buon grado, poiché la casa è rimasta vuota a lungo ed egli, munitosi di ramazza, si muoveva velocissimo. Spazzava, lucidava, spolverava…ha anche passato la cera dappertutto… poi, stanco, si è appoggiato alla parete sorridendo. Avendo incerato anche la parete, l’ho visto fare uno scivolone assurdo, con capriola carpiata e contorsioni grottesche, il tutto nominando una buona metà del pantheon, per poi crollare a pelle di leone sul pavimento… incerato a sua volta… di conseguenza è schizzato via verso la porta, la quale però era chiusa, quindi è rimbalzato all’indietro, sbattendo contro le gambe del tavolo. Continuava a ripetere parole in arcane lingue sconosciute, forse un incantesimo per fermarsi… non sapevo fosse anche mago!

La sua corsa è terminata nel camino… che per fortuna era spento.

Quando ne è uscito sembrava uno di quegli elfi oscuri che vivono sottoterra, sono tutti neri e passano la vita a darsi mazzate tra di loro.

Comunque, dopo lo splendido lavoro svolto, mi sembrava il minimo preparargli un bagno e una buona cenetta.

E così abbiamo mangiato insieme, parlato di noi… forse dovrei dire che io parlavo di me ininterrottamente senza nemmeno prendere fiato e lui, dopo alcuni futili tentativi di inserirsi, si è limitato ad annuire e masticare.

Alla fine, quando le mascelle hanno iniziato a farmi male, è stato il suo turno.

Mi ha detto di non essere davvero un uomo… no, ma cosa dici? Non farmi imbarazzare!!

Nel senso che non è nato in queste terre, ma è un’incarnazione!

Sì sì!

In una terra molto lontana, lui è un mago molto potente e molto misterioso. Per decenni ha avuto grandi poteri e nessuna debolezza… quindi era lui quello di cui parlava quando ci siamo incontrati e questo avvalora la mia teoria che le parole urlate durante lo scivolone fossero formule magiche!

Ha proseguito dicendo che, sentendo nostalgia della sua umanità, ha scelto di reincarnarsi in un comune umano!

Afferma che il suo vero corpo si trovi in un palazzo fatto interamente di platino, situato in una foresta magica, posto in un cerchio protettivo e controllato a vista dai suoi spiriti domestici.

Solo la morte può farlo tornare indietro. Mi ha spiegato che lui non è come me e non potrebbe essere richiamato… io ho trovato la strada nel mondo dei vivi perché appartengo a questa realtà… lui non potrebbe!

Che cosa misteriosa e affascinante! E che gran cumulo di baggianate!!!!

Però è gentile e simpatico… credo lo inviterò ancora!

Mi ha fatto promettere che domani sarei uscita un po’… mi verrà a prendere… speriamo in bene.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono così felice che non sono sicura di poter mettere tutto su carta e nemmeno di riuscire a rendere il turbinio di idee e di emozioni che fanno zim zam zum sbadabang gnueung boing spamplè banunb nel mio eccelso cranietto.

Stamattina Tearsmist è venuto a prendermi.

Io indossavo la mia tenuta da ladra felina, con padella da difesa, in caso che qualcun altro si facesse vedere, pronto a decapitarmi.

Ma nessuno è venuto.

Ho mosso i primi passi, poi i secondi e così via finché non ho perso il conto.

Credevo che lui mi facesse camminare senza meta… e invece mi stava portando a casa sua!!

Era molto imbarazzato, ma dopo alcuni tentativi e diverse brutte parole, lanciate contro il suo amico invisibile, è riuscito a chiedermi se volevo vivere con lui!

Per carità, al piano di sopra, non insieme come marito e moglie o simili…

Eppure ero così felice di poter dividere le mie giornate con qualcuno di così simile a me, che l’ho baciato, presa dall’entusiasmo!

Però… il bacio è andato un po’ troppo per le lunghe, e con esso i pensieri. All’inizio ero felice… avevo chi sembrava lieto di avermi attorno, qualcuno che mi offriva qualcosa di più della passione… eppure, dopo pochi istanti, quel bacio mi è apparso “sbagliato”… e, a quanto pare, anche lui ha provato lo stesso disagio.

Ci siamo staccati insieme e insieme abbiamo detto “No, questo non è giusto”… ed era vero.

Stiamo così bene insieme… siamo così allegri…

A cosa ci porterebbe l’amore? Forse alla felicità… ma se è vero che lui viene da un altro reame, cosa farei senza di lui una volta andato via?

E perché rovinare questo rapporto perfetto?

Oggi ho guadagnato un fratello… e domani mio fratello mi aiuterà a spostare tutti i miei averi al piano di sopra di casa sua.

Vorrei sapere di più della sua vita, delle sue visioni, del suo passato.

Del perché può sorridere sotto la pioggia e stringersi nel mantello durante la più calda delle giornate.

Voglio che mi insegni i suoi trucchetti da illusionista, a far girare le sfere (no, non in quel senso, nel senso come fanno i giocolieri) e a suonare il violino.

Però posso dirti una cosa: non so se sia una malattia contagiosa la follia, ma credo di iniziare a vedere degli strani movimenti vicino a lui… come l’ombra di un nanerottolo.

Non si riesce a mettere a fuoco, ma qualcosa sembra davvero esserci.

Comunque… non sono ancora tosta come Melusine du Lac, non sono una ladra felina amata e temuta, non sono straricca, ma ho una bella casa, una nuova famiglia e… grandi prospettive per il futuro.

Buonanotte.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

eccomi qui seduta nella mia nuova camera.

Sono al piano di sopra di una villetta non lontana dalle case che formano il cuore della città.

Posso vedere il tramonto ma non l’alba. Non so perché Tearsmist abbia costruito la casa in questa posizione e nemmeno come abbia fatto a costruirla da solo.

E’ già tanto che io abbia tutto questo spazio pur vivendo con lui.

Ora ti descrivo la casa.

E’ posta su una collinetta ed è costeggiata da un bosco di conifere dal lato verso la città e da un piccolo burrone sull’altro lato. Entrando, appena superato il portone, ci sono una porta di fronte e delle scale a sinistra. La porta conduce alla cucina, il salone col camino e la camera da letto di Tears.

Le scale invece portano alla mia stanza.

Si entra e subito c’è un bel tavolo, come fossi l’attendente di qualche alto papavero messa lì a ricevere i suoi nobili ospiti.

Poi ci sono gli armadi (uno solo non bastava nemmeno per le scarpe) e il mio bel lettuccio.

Ho due finestre e un balcone.

Tears è un maniaco della sicurezza, però… non capisco da dove derivi questa sua ossessione, ma le porte sono spesse, con serrature forti, e le finestre al piano terra hanno le inferriate.

Buh… avrà subito furti in passato.

E’ incredibile… sono qui da pochi giorni (scusa se non ti ho scritto, ma non sai quanto sia difficile traslocare in modo medievale) e già mi sento a casa! Tante brutte sensazioni che provavo la notte, ora non le provo più.

Ho ricominciato a lavorare in taverna con molto più slancio… e mi diverto un sacco di più.

Oggi ho persino parlato con le sorelle du Lac!! Beh, non che io abbia davvero parlato con loro… ho solo preso le ordinazioni e portato il té. Però è un passo avanti, no?

Quell’impunito di mio fratello invece (ormai Tears è questo per me) ha fatto il cascamorto con l’ennesima fata.

Quando lo capirà che quelle smorfiosette non fanno che giocare coi suoi sentimenti?

Questa qua si chiama Deva. Una moretta che profuma di lavanda, quando è in forma umana… una specie di farfallazza viola quando è fata.

Ma torniamo a me: non riesco più a vedere Draghi in giro.

Spesso perdo tempo la sera nella parte alta della città, sperando di vederne uno volare… ma non riesco!

Non vedo altro che coppiette che fanno puci puci e mi indigno, poiché io non ho nessuno con cui pucipucciare.

Se solo un bel cavaliere mi notasse e mi portasse a cavallo con lui… uno di quei bei paladini! Sì sì, sono migliori dei cavalieri normali perché hanno anche poteri magici, poi sono tutti candidi, luminosi e virili.

Il loro capo poi è potentissimo… devo procurarmi il suo ritratto da appendere in camera!

Chissà come starei io con l’armatura dei paladini?

Tanto accettano anche le ragazze!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

non puoi capire cosa mi è successo oggi. La Gilda dei maghi della città ha affisso pergamene sulle mura indicando che le iscrizioni alla scuola di magia erano aperte. Naturalmente mio fratello si è messo in testa di diventare un mago anche lui! Ma non aveva detto di esserlo già? Comunque non ci trovavo nulla di male nell’essere un mago. L'unico problema è stato l'abbigliamento: stamattina prima di uscire ha rubato la mia vestaglia rossa, quella col cappuccio, e se l’è messa addosso perché secondo lui faceva più magico.

Oltre la vestaglia, ha indossato gli stivaloni, un medaglione di dubbio gusto… e si è recato verso la piazza, dove l’istruttore dei novizi stava già radunando gli aspiranti.

Si è avvicinato a loro con aria solenne… e mi sembra di aver intravisto la sagometta del suo amico tapiro che gli camminava di fianco.

Ha raggiunto l’istruttore… anzi no, l’istruttrice, una bella donna elfa con lunghi capelli corvini e ciglia a ventaglio, il cui nome, ho scoperto in seguito, è Tanit, e ha millantato chissà quali poteri inesistenti, mimando gesti arcani e misteriosi.

Ovviamente l’hanno preso tutti per deficiente.

Io guardavo da una certa distanza, impegnata nelle mie spesucce… quand’ecco che uno degli aspiranti, stanco della tiritera, si è avvicinato a lui e gli ha aizzato contro un lungo serpentone nero, che sibilando si è avvolto attorno a Tears e sembrava volesse morderlo.

Subito ho raccolto una ciliegia dal banchetto del fruttivendolo e mi sono colorata le labbra… un po’ di farina per rendere candida la mia pelle, un’aggiustatina al corsetto e mi sono gettata nella mischia, facendo gli occhi dolci all’uomo e chiedendogli di risparmiare Tearsmist.

Il tizio, fissando insistentemente la mia scollatura con espressione ebete, ha acconsentito, richiamando il serpente con un gesto della mano.

Sembrava che tutto si fosse risolto, quand’ecco che, insieme al rettile, è caduta anche la cinta della vestaglia. Un colpo di vento ha spalancato le falde dell’abito, mostrandolo praticamente nudo… ma la cosa peggiore è che indossava il mio perizoma preferito!!!!

Ho iniziato a schiaffeggiarlo come colui che, inseguito dai troll, frusta il suo cavallo per spronarlo.

Credo abbia capito la lezione.

Poco dopo siamo stati raggiunti dalla sua fidanzata, Deva, l’ultima fata della serie, e lì siamo state presentate ufficialmente.

Sembra simpatica, ma non mi fido della sua razza.

Ma almeno lui ha una fidanzata… io nooo!

Cioè, non è che volessi una fidanzata, ma almeno un fidanzato!

In taverna non vedo casi appetibili, ed Eora è sparita… forse mi ci vorrebbe un’amica in più… qualcuna con cui andare in giro ad ammaliare i maschi.

Perfetto: prossima missione, trovarmi un’Amica!

E poi mostreremo a tutti di cosa siamo capaci!

Maschi tremate, le streghe son tornate! Le streghe… e se diventassi una strega? Non sono tutte vecchie e brutte, ce ne sono anche di giovani e molto affascinanti, con smalto nero sulle unghie, guanti di pizzo a mezze dita, cappelli a larghe falde…

E poi svolazzano su quelle strane scope!

Uhm… forse dovrei limitare i miei progetti però… o almeno finirne uno…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

la mia vita scorre serena mentre tento di cambiare qualcosa per dare senso alla mia esistenza. Se avessi preso prima coscienza delle mie origini, probabilmente avrei chiesto l’aiuto di mio padre, dei miei amici, per capire come impiegare le mie capacità. E invece in pochi mesi mi ritrovo a dover fare qualcosa e in fretta, poiché adesso la mia sopravvivenza dipende solo da me.

Il lavoro alla taverna mi aiuta, mi permette di entrare in contatto con tantissime realtà diverse... sto conoscendo a poco a poco le varie corporazioni, gilde e mestieri principali. Incontro persone di tutte le razze, dai piccoli e iperattivi gnomi, ai folletti burloni, fino ai grandi e luminosi angeli, dalle ali splendenti.

Anche se non era la prima volta che ne vedevo uno, sono rimasta stupefatta quando un angelo è entrato in taverna, con passo regale e un sorriso beato sul volto. Era debolmente luminoso, e questo ispirava una grande reverenza.

Era molto alto, non biondo come mi sarei aspettata, bensì castano, con gli occhi color nocciola, vestito semplicemente, senza fronzoli. Le sue ali erano candide con sfumature cangianti dal dorato all’azzurro. Non portava armi, eccezion fatta per un pugnale assicurato alla cintura.

Eppure pochi dei commensali apparivano stupiti come me. E’ così grande questa città, la gente non si stupisce di nulla. Per carità, avevo incontrato Maya durante il mio viaggio, ma mai avrei pensato di vedere un angelo in una taverna.

Infatti sembravo essere pietrificata, fissa ad ammirare la creatura.

Soprattutto quando l’angelo si è avvicinato al bancone e ha ordinato una spremuta. La voce di un angelo è un canto pieno di echi e di armonie, cosa in fondo comprensibile, essendo gli intermediari tra gli Dei e gli uomini.

Ho scoperto però in seguito che non tutti gli Dei usano angeli o demoni. Data la varietà del pantheon, esistono infinite forme di messaggeri celesti o infernali. Mi viene mal di testa al solo pensiero

Ha visto il mio stupore e ha riso, ma era una risata complice, priva di scherno... ed io ho riso con lui, annaffiando per sbaglio i nani.

Avrei voluto fargli mille domande, ma stranamente non riuscivo a dire nulla. Eppure lui è sembrato leggere i miei pensieri. Mi ha detto che il suo nome era Silaiah, messaggero minore della dea dell’Aurora. Avendo a che fare con i mortali, ne aveva acquisito alcune abitudini, tra cui quella di nutrirsi come noi. In più la taverna lo divertiva perchè accadono tante cose interessanti.

E’ stato un bell’incontro... pian piano mi sono sentita più tranquilla e ho iniziato a chiacchierare a ritmo crescente, fino a riconoscere nei suoi occhi il tipico sguardo confuso dalle troppe informazioni.

Prima di andar via, l’angelo ha pagato il succo e mi ha regalato una sua piuma.

Non ha mai smesso di brillare.

Ora ti aspetterai che io dichiari di voler fare l’angelo, nella vita.

No, non sarò mai così bella... ma troverò un modo per staccarmi da terra e volare come fanno loro.

E’ una promessa.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho conosciuto un personaggio stranissimo.

Stavo camminando con Tears, quando l’ho visto sbracciarsi in direzione di un uomo.

Questo tizio era poco più alto di me, ma appariva imponente per un cappello dalla strana foggia (cilindrico, alto e nero, con fascetta bianca intorno)... in più camminava scalzo e andava in giro con un liuto a tracolla.

Il suo nome è Nicolos, e Tears me lo ha presentato come suo socio. Mi chiedo quali affari possa mai fare questo duo di squinternati.

Nicolos comunque ha un carattere cordiale e solare... è piacevole chiacchierare con lui, sebbene l’abbigliamento non sia dei migliori.

Siamo andati ai giardini, in riva al laghetto, a dare da mangiare alle papere.

La giornata sembrava perfetta... il tempo era bello, l’aria era profumata, la cascatella del laghetto ispirava la composizione di poesie, canzoni, sonetti, ballate, ricette... quand’ecco che...

“Nicolos, quella donzella è in difficoltà!!”

E, lasciati armi e bagagli, i due mentecatti si sono tuffati nel lago, nuotando come barracuda affamati verso una dama che non sembrava avere nessun problema, se non quello di essere nuda!

L’hanno raggiunta insieme, hanno tentato di offrirle assistenza, lei ha rifiutato con sdegno, le hanno chiesto nome, cognome, residenza, eventuali parentele...

Quando le hanno chiesto le misure, la dama ha reagito con una violenza insensata tipicamente femminile, costringendoli alla fuga.

Subito dopo hanno ritentato l’approccio nuotando sott’acqua, respirando per mezzo di due canne.

La dama se n’è accorta immediatamente e ha tappato i buchi delle canne. I due sono emersi con un colorito blu notte. A quel punto si sono trovati faccia a faccia con la dama, che li ha presi a manate.

Allora hanno cambiato tattica e l’hanno aspettata sulla riva.

Solo che il fidanzato della dama, un cavaliere armato di tutto punto, aspettava anch’egli che la fanciulla uscisse dal lago.

Quando Nicolos l’ha apostrofato con un “Hey amico, mettetevi in coda!” egli ha estratto la mazza ferrata rincorrendoli prima a piedi e poi a cavallo.

Quindi la mia bella passeggiata con pausa al laghetto è terminata con la medicazione di lividi e ferite leggere.

Ma ci sarà mai una persona sana di mente?

Riuscirò mai ad incontrare qualcuno che sia in grado di limitare la mia follia invece che darmi nuovi spunti?

Temo sia il mio destino...

Quel Nicolos è carino, non c’è che dire... ma è fuori di zucca... se almeno si mettesse un bel cappello con pennacchio e un paio di stivali virili!

Se lo reincontro glielo dico... magari mi ascolta... molti uomini mi ascoltano se mi spiego bene, se sbatto le ciglia e se metto quel vestito scollato...

Ora Tears ha la febbre... era il caso di nuotare in quell’acqua gelida per vedere delle nudità femminili?

Uomini…

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

la malattia di mio fratello è peggiorata molto.

Ha difficoltà a respirare ed sprofondato in uno stato febbrile che lo lascia spesso addormentato oppure in preda al delirio.

Ma il problema è un altro: Tears non intende farsi curare. Si è barricato nei suoi alloggi e non mi permette di entrare... dice che è destino che lui vada, che è il momento di tornare a casa ed io non so che fare.

Non voglio che se ne vada... meglio che io cerchi aiuto.

ora la situazione sembra essersi stabilizzata.

Come ho risolto? Semplicemente sono andata nella taverna “Roncola Rattoppata”, quella un po’ meno elegante, diciamo, e ho offerto qualche moneta ad un omone gigantesco, ho agitato la scollatura e sbattuto gli occhioni.

Il troglodita è stato ben felice di accompagnarmi a casa e sradicare la porta che, dalle scale, porta agli appartamenti di Tears. Per evitare che pretendesse un po’ troppo, gli ho regalato una botte di brandy e ho chiamato i medici.

Hanno somministrato degli infusi di erbe e hanno preso, come si suol dire, mio fratello per i capelli.

Ora sembra che si stia riprendendo in fretta... eppure a volte non mi sembra lui.

Per tenerlo allegro cerco di scherzare il più possibile, sebbene io abbia già la tendenza ad essere buffa di natura.

Gli ho imposto di insegnarmi a fare i castelli con le carte da gioco, ma non riesco ad andare oltre il secondo piano. Ogni volta o c’è vento, o passa il mio canarino messaggero, Frullino, o starnutisco, o (a quanto dice Tears) Thormolino soffia, o un Drago vola sulla casa, scuotendola, o i paladini caricano qualche nemico nel cortile, o i demoni urlano facendo vibrare il tavolo, o i cavalieri inseguono i cattivi intorno alla casa, o i giganti vengono a fregare le mele dal frutteto o la teiera sibila o il cucù gigante del corridoio segna l’ora o le talpe sfrecciano sotto il pavimento o i corvi litigano tra loro o i bambini del circondario si picchiano con dei bastoni o gli assassini si colpiscono tra loro con quadrelli avvelenati o passano i nobili intenti in una caccia all’armadillo o c’è un’invasione di api... fatto sta che crolla sempre tutto, ma non per colpa mia... ti sembro una persona maldestra?

SÌ!!!!

Ma chi è il burlone che continua a scrivere cose sul mio diario?

Se lo prendo lo faccio a pezzi! Come si può violare l’intimità di una ragazza in fiore come me e farla franca? Dovrebbe essere un crimine punibile con il taglio della testa e l’impiccagione... ma come si fa ad impiccare qualcuno senza testa? Meglio prima il cappio e poi la scure, così il collo è più lungo ed è più facile da colpire!

Come sono truce!

Comunque terrò sott’occhio il diario, tenendo una padella in mano, giorno e notte... e il primo che si avvicina, sdeng!

Shhht, sta dormendo!

Accidenti, ho chiuso gli occhi un momento e l’indiscreto è tornato!!!

La prossima volta non mi sfuggirà!!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ieri ho assistito ad una scena buffissima: mio fratello, tornato finalmente in salute, ha conosciuto la sua futura suocera, la madre della fata.

E’ una donna giunonica, bionda, muscolosa, armata... una specie di amazzone.

Sarà stato il nervosismo, sarà che Tears è un immenso cretino, fatto sta che ha fatto una battuta di troppo e la donna ha estratto la spada!

Ma io mi chiedo, è possibile?

Tutti gli uomini bene o male hanno problemi con le madri delle future spose, ma è difficile che si passi alle armi.

In quel momento, mentre la signora sbraitava insulti e Tears cercava di schivare i fendenti, è apparsa una donna strana.

Era intabarrata in un mantello di antica, nobile fattura. Il suo passo era aggraziato, leggero. Portava il cappuccio sollevato ma riuscivo a scorgere una pelle bianca come il marmo e due occhi di un azzurro pallido.

La donna, camminando senza fretta seppur con decisione, ha raggiunto mio fratello, appoggiandogli una mano leggera sulla spalla.

La madre di Deva si è fermata, guardando con interesse la nuova venuta.

Tears sembrava conoscerla... addirittura pareva sollevato dal suo arrivo.

La sconosciuta ha scoperto il capo, mostrando dei lineamenti fini, senza tempo. Lunghi boccoli biondi incorniciavano quel bel volto da ragazza venticinquenne (almeno credo... insomma ne aveva più di venti e meno di trenta). Aprendo il mantello ha rivelato abiti di fattura squisita ed io mi sono sentita molto invidiosa... chissà dove fa le compere?

Temo di non potermi permettere roba del genere, ma un giorno ce la farò! Diventerò ricca e famosa e nobile e... e... ed è meglio che finisca di raccontare.

La donna ha sorriso a Tears, un sorriso fuggevole, poi è avanzata di un passo, frapponendosi tra Castal, la madre di Deva, e mio fratello.

Ricordo che ha detto soltanto “Lasciatelo stare. Andate in pace”. Mi sentivo tesa come una corda di clavicembalo. Lady Castal le ha ingiunto di non immischiarsi e di farsi da parte.

A quel punto è successo l’incredibile: la sconosciuta è avanzata di un altro passo e la nebbia è sorta ad un suo cenno, circondandola come un’aura. Castal ha iniziato ad indietreggiare. E poi... beh... la donna ha aperto la bocca mostrando dei canini appuntiti e piuttosto sviluppati. I suoi occhi si sono colorati di rosso e ha lanciato un sibilo.

Castal se l’è data a gambe come fosse inseguita da un gruppo di porcospini in amore, trascinando via Deva con sé.

Di colpo, come se nulla fosse successo, la sconosciuta ha recuperato le sue fattezze originarie e si è voltata a parlottare con mio fratello, mentre la nebbia svaniva... poi è andata via.

Tears mi ha raccontato che il suo nome è Brenwen, vampira da quasi mille anni!

Si sono conosciuti in città qualche mese addietro e, beh... lui le ha permesso di assaggiare il suo sangue.

Che cosa strana... è proprio uno stordito.

Io conosco gli angeli e lui i vampiri, io gli elfi e lui le fate... lui parla con tapiri invisibili ed io parlo e basta.

Che strana coppia.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

dopo l’avventura con la vampira, Tears ha avuto un periodo di malinconia profonda.

So che Deva non approva il suo frequentare vampiri e personaggi del genere, mentre lui odia avere catene di sorta.

Non so se si lasceranno, ma spero di no. Lui sembra davvero innamorato.

Purtroppo, come tutte le volte che gli succede qualcosa di simile, si chiude nelle sue stanze, in preda ai suoi pensieri.

A volte lo sento parlare , ma non con Thormolino, bensì come se parlasse con qualcun altro.

Lo sento chiedere di avere pazienza e di non piangere... di attendere con fiducia il suo ritorno, poiché anche lui vorrebbe tornare a casa.

Non ho mai capito bene cosa intende col tornare a casa, ma la cosa non mi rende tranquilla.

Ho paura che c’entri con l’abbandonare del tutto questo mondo.

Per tirarlo su di morale, ho deciso di preparargli una torta, attingendo dal mio brevettato ricettario per giovani fanciulle autodidatte e intraprendenti.

Torta di pere e cioccolato

Ingredienti:

-Farina

-Uova

-Lievito

-Pere

-Cacao

-Zucchero

-Panna fresca

-Mandorle tritate

Il problema è che non ho le pere... e se usassi le rape? In fondo sono simili, basterà aggiungere un po’ di zucchero in più e nessuno noterà la differenza.

E sono senza panna... potrei usare il latte fresco e mettere un po’ di farina in più.

Purtroppo mi manca il cacao... non è così diffuso in questa regione... se usassi il caffè tritato? E’ sempre scuro, aromatico, amaro... praticamente la stessa cosa!

E le mandorle... ho dei pistacchi salati... ma, aggiungendo zucchero...

Perfetto, mi dedico alla preparazione.

Piccola postilla: mi manca il lievito, metterò del bicarbonato.

Piccolissima postilla: la torta sta gonfiando ed è grande quasi quanto il forno, ormai.

Minuscola postilla: ho aperto il forno e la torta continua a gonfiarsi... ah no, ora ha smesso... procedo all’immissione della crema.

Insulsa postilla: bucando la pasta per inserire la crema ho udito un sibilo e la torta è diventata piatta e dura, tipo moneta gigante, rotolando sul pavimento.

Postilluccia: il latte sbattuto con farina per simulare la panna sembra molto credibile, sebbene duro come la roccia. Lo spaccerò per glassa.

P.S. vado a chiamare i medici: Tears sta di nuovo male.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono elettrizzata! Oggi il capo dei paladini, Lord Falco, mi ha parlato!

Mi trovavo casualmente vicino al loro palazzo e pensavo ai fatti miei, quando una gatta, sia benedetta, mi ha fatta inciampare e cadere a pelle d’orso sull’acciottolato. Stavo già per rialzarmi e, molto femminilmente, rincorrerla urlando brutte parole, quando due mani forti mi hanno afferrata per sollevarmi.

Istintivamente, da brava avventuriera, ho reagito roteando la borsetta e colpendo l’aggressore sul cranio.

Purtroppo all’interno avevo una dozzina di cubetti di porfido della pavimentazione del giardino, da usare come campione per il giardiniere, dato che volevo farmela sostituire.

Ho abbattuto il malintenzionato al primo colpo e mi sono sentita molto fiera e bellicosa... finché non ho realizzato che la persona a terra era il mio adorato Lord!!!

Che stupida... ma anche lui, perchè aggredirmi quando, con una sola parola, io sarei sua per sempre?

Questi uomini sono incredibili, non si accorgono mai di nulla, non ti portano mai dei fiori, delle poesie, sonetti, un canto gregoriano! Non ti portano dolci perchè “so che non vuoi ingrassare”... ma accidenti, portameli lo stesso dicendo che non ho problemi di linea, no? Comportiamoci in modo razionale... e invece no... sempre a guardare i gladiatori e le corse dei carri, mai a chiedere indicazioni quando si perdono.

Sarà anche lui così? Tornerà a casa dicendo “E’ pronta la cena? Mi hanno ammaccato l’armatura, puoi rammendarmela? Mangiamo presto che poi ho la battuta di caccia serale con gli amici... ”

Ma no, Falco è certamente diverso... non il solito buzzurro preistorico…

Torniamo a noi!

Mi sono affrettata a soccorrerlo, e lui aveva appena iniziato a ringraziarmi quando il suo stupido cavallo si è messo in mezzo.

Piroettando per sbaglio l’ho colpito sul muso con la borsetta, abbattendolo... e l’equino è stramazzato sul suo padrone.

A quel punto sono accorsi i paladini ed io, per non dare nell’occhio, ho detto che il cavallo aveva avuto un colpo di sole ed era svenuto sul loro capo.

Ho consigliato di mettere degli ombrellini sul capo degli animali per evitare simili inconvenienti, e i cavalieri pare che l’abbiano bevuta.

Ho pensato, potrei usare questo a mio vantaggio: potrei scrivere a Falco dicendo che, al nostro primo incontro, egli era talmente affascinato dalle mie fattezze da perdere i sensi, imitato immediatamente dal cavallo, bestia notoriamente molto virile.

E se il cavallo, forte dei suoi istinti, riconosce in me una vera Femmina, per quale motivo Falco, dotato di indubbio senso artistico, non dovrebbe essere attratto da me?

Ero certa che la storia sarebbe stata assolutamente credibile... finché non ho scoperto che il cavallo del Lord in realtà si chiama Anastasia...

P.S. Tears sta meglio... ma fa discorsi strani... dice che deve andare e che ha bisogno del mio aiuto...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

questa mia vita è un letamaio.

Non ho la forza di scrivere... proverò dopo.

Tears è morto... suicida...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

forse oggi ho la forza per raccontarti cosa è successo. Scusa gli eventuali errori, ma le lacrime velano il mio sguardo ormai da giorni.

Ti ricordi che Tears mi aveva detto che doveva tornare a casa?

Ha fatto una cosa che non potrò mai perdonargli: ha chiesto il mio aiuto.

Mi ha fatto una lista di erbe da comprare e da bollire insieme in acqua, erbe velenose. Non volevo farlo, ma lui mi ha detto che si fidava solo di me. Dopo avermi dato la lista, è uscito e non è tornato fino a sera.

Il giorno dopo, quando sono tornata a casa dal lavoro, l’ho trovato insieme a Deva.

Ammetto di essermi sentita subito meglio... aveva il suo amore, sembrava felice... forse era tutto passato...

E, invece, mi ha chiesto della pozione.

Io ho tentato di protestare, ma lui sembrava così triste e così deciso insieme.

Ha preso la pozione... ha baciato me, ha baciato la fata e si è chiuso in camera.

Io ho urlato, sconvolta, non volevo andasse via. Ero frustrata dal fatto che per amor suo avevo dovuto preparare la pozione che lo avrebbe liberato, ma, sempre per amor suo, non potevo sopportare che mi lasciasse. Deva sembrava impietrita.

Dall’altra parte della porta per un momento terribile non si è sentito nulla... poi dei deboli lamenti.

Ho preso una sedia per sfondare quell’uscio maledetto, ma il legno era troppo robusto.

Poi è accaduto l’incredibile.

Una luce è filtrata da sotto la porta e attraverso le venature del legno.

Si è sentita come una moltitudine di voci femminili che, in coro, esclamava “Bentornato, mio Signore” e la voce di Tears, più forte, vibrante e in un certo senso selvaggia, rispondere “Che gli alberi si sveglino, il Guardiano è di nuovo nella Rosa”.

La luce è aumentata di intensità e poi di colpo si è spenta ed il silenzio è calato su di noi.

La serratura è scattata da sola e noi, con timore, siamo riuscite ad entrare nella stanza.

I vestiti di Tearsmist giacevano vuoti sul letto, così come il suo violino e un ciondolo fatto con quella che sembrava essere una scaglia di rettile argentea, con sopra inciso il nome “Airin”.

Il boccale della pozione era a terra, annerito dal veleno.

Deva ed io ci siamo scambiate poche parole di solidarietà... le ho lasciato prendere uno dei fazzoletti di mio fratello, come ricordo... mentre io ho tenuto il violino, che intendo imparare a suonare... so che Eora è bravissima... mi farò insegnare.

Riguardo alla scaglia, non so che fare.

Credo dovrò informarmi su questo/a Airin e parlargli/le direttamente.

Tearsmist, accidenti a te... eri la mia famiglia e mi hai abbandonata... io posso comprendere, ma non perdonare...

Quello però che non comprendiamo né io né Deva è che, quando la luce ha raggiunto il massimo fulgore, mentre il coro delle voci salutava il ritorno del Guardiano, davanti alla porta è apparsa la figuretta di un tapiro grassoccio, vestito da nobile. Ha sfoderato lo spadino, ha salutato in direzione della porta con gesto militaresco, poi si è voltato, si è inchinato ed è corso via...

Thormolino esiste... ed è a piede libero...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

trascrivo quello che ho scritto nella bacheca cittadina.

Come ogni giorno sono tornata a casa e mi sono trovata davanti la porta dei vostri alloggi… ancora scardinata, socchiusa, dopo l’intervento dell’uomo che mi ha aiutata a salvarvi dalla malattia.

Ogni giorno la guardo solo per un momento e poi salgo velocemente le scale, come se i ricordi, in agguato all’interno, possano spalancare l’uscio ed aggredirmi.

Oggi ho spinto quel legno scheggiato… ho fatto cigolare l’unico cardine rimasto ed ho inspirato voi… il vostro essere… il vostro ricordo.

Mi avete accolta con voi per le nostre affinità, la nostra comune visione del mondo… strana, senza contorni ben definiti.

Con fatica e pazienza avete adattato un piano di casa vostra per darmi la mia libertà, ma non siete mai stato distante da me… pochi gradini che potevo annullare con un salto… una porta che solo una volta ho trovato chiusa.

Fratello mio, quanta allegria sotto quel tetto, quante favole, scherzi, dolci bruciati, corse alla finestra per vedere le stelle…

Entro e vedo la solitudine. La vostra camera è come l’avete vista con l’ultimo sguardo. I vostri vestiti sul letto, le coperte ancora smosse dal vostro corpo, le tende socchiuse per tenere fuori la gioia dell’alba e la malinconia del tramonto.

Non ho avuto la forza di togliere nulla… con me ho portato solo il fiore che Deva vi ha donato, che ora cresce nella terra, vicino alla mia finestra… la scaglia del Drago, che riposa sul mio cuore…e il vostro violino, che vorrei suonare ma non sono capace.

E’ dura fratello, non so se ce la faccio.

Ogni giorno penso a voi… a voi che mi avete lasciato per qualcosa che non capisco.

Avete bevuto quel veleno per tornare a casa… ed ora so che in quel mondo siete felice… di nuovo voi stesso, di nuovo completo.

Ma io sono da sola… tanto sola.

Sul mio tavolo ci sono ancora le carte da gioco… da quel giorno in cui dovevate insegnarmi a fare i castelli, subito prima di ammalarvi di nuovo.

Quando la malattia vi ha colto la prima volta e vi siete barricato in casa e ripetevate di dover tornare a casa, ho pensato “Lascia che vada… è ciò che desidera…” ma la paura di perdervi ha preso il sopravvento ed ho cercato di reagire.

Siete guarito… potevate alzarvi dal letto ed io ho sperato… ho iniziato follemente a credere che no, non era destino che mi lasciaste, che avremmo avuto di nuovo una vita folle e dolce insieme.

Ma forse non eravate davvero di questo mondo.

Cammino per la casa e vedo il fornello annerito dove il veleno si è sciolto… vedo il tavolo dove abbiamo mangiato tante cose insieme… ed alcune erano persino buone.

Vedo il divano su cui mi raccontavate le storie guardando il fuoco.

Un sorriso mi sfugge e si allarga… ma poi un vuoto orrendo mi prende… mi toglie il fiato.

Mi urla “E’ morto e mai tornerà! Sei sola, stupida oca! Sola! Non hai più famiglia, non hai amici. Tutti ti lasciano perché non hai cervello e non li sai tenere legati a te!”

Ora cerco di scrivere tra le lacrime quello che sento per voi.

Siate felice, fratello mio, ovunque il vostro animo palpiti.

Io sto cadendo verso l’ombra, dove il cuore diventa di pietra ed i ricordi sono lievi come la brezza d’oriente.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sì, nella bacheca ho scritto proprio “Scaglia del Drago”. Ti ricordi di quello strano ciondolo metallico che ho trovato tra gli abiti di mio fratello?

Ebbene, avevo deciso di cercare questo famoso “Airin” e volevo capire in che rapporti fosse stato con Tears.

Ho chiesto un po’ in giro ed è stato ben più facile di quanto sperassi: si trattava nientepopodimeno che di una Signora dei Draghi!

Ho contattato questa donna e le ho chiesto di incontrarci ai giardini. Quando l’ho vista ho capito che non sarò mai una di loro: è un’elfa molto alta e sottile, dalla pelle chiara e i lunghi capelli neri. Ha un sorriso dolce e gli occhi color ambra. Sembrava molto disponibile nonostante il suo rango.

Quando le ho detto che dovevo restituirle il ciondolo, il suo volto si è rabbuiato... mi ha detto che i regali non andrebbero mai restituiti, soprattutto tra amici. Quando le ho spiegato il perchè, è rimasta di sasso... ha dovuto sedersi su una delle panche del parco.

Ho atteso che si riprendesse un po’, poi ho chiesto come si erano conosciuti.

Mi ha raccontato che una notte, diverso tempo fa, aveva incontrato Tears in preda ad una delle sue strane visioni... era stata così colpita dalle sue parole, da avvicinarsi e conversare con lui.

La stupiva che un uomo comune potesse parlare del volo del Drago, di come si può essere un’unica anima divisa in due corpi, sensazione che solo quei Signori sanno provare.

Mio fratello era onorato di ricevere le attenzioni di una persona così famosa, eppure la conversazione era stata facile, priva di imbarazzo.

Avevano parlato delle proprie vite, dei Draghi, delle proprie aspirazioni e l’elfa, trovandosi a proprio agio, aveva ottenuto il permesso dal suo compagno Drago di regalare una delle sue preziose scaglie d’argento a Tearsmist.

Sospetto che quella donna avesse fatto breccia nel suo cuore.

Ma quella notte perfetta si era tinta di rosso...

Subito dopo, purtroppo, erano stati assaliti da un gruppo di assassini e mio fratello si era battuto per difenderla, venendo ferito... ed io che pensavo che quel brutto taglio se lo fosse fatto cadendo sulla zappa! Comunque Tears era stato messo k.o. e Airin ferita molto gravemente. Per fortuna erano stati entrambi curati prima che fosse troppo tardi.

Poi l’elfa ha guardato il cielo, ha sorriso... e mi ha comunicato che la scaglia poteva essere mia, in ricordo suo, del Drago e di mio fratello.

E’ un dono bellissimo e mi ha strappato un sorriso nel mio dolore.

Ho salutato Airin e sono tornata a casa, passando dalla bacheca cittadina per affiggere il messaggio. Lei è così bella, buona e splendente... una colomba, un gabbiano leggiadro. Io sono cosa sono? Un’oca, nulla di più. Sono stanca di trovare la felicità solo per perderla subito dopo. Sono stanca di essere buona e gentile... di sorridere sempre... perchè questo mondo è dolore, solo dolore.

Che allora io lasci scivolare la sofferenza sulle mie spalle e sul mio cuore... che indurisca e rallenti i miei battiti.

Questa sera chiederò di entrare in un clan di mezzelfi come me... solo che loro venerano l’oscurità. Che sia quella la mia strada, il mio destino?

Che sia il buio che mi aspetta?

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

Deva è morta. Morta in quel modo stupido con cui muoiono le fate... semplicemente, a quanto dicono, è svanita nel vento.

Mi spiace solo di non aver assistito alla scena. Pare che la fata, dopo ,maldicenze relative al suo rapporto con Tears, di cui presto scoprirò la veridicità, non ce l’abbia fatta a sopportare il rimorso e si sia lasciata andare.

Sono contenta, se lo meritava.

Odio le fate... le odio profondamente. Rappresentano tutto il brutto delle donne... sono superficiali, vanitose e facili, e il loro amore muta da un giorno all’altro.

Eppure oggi mi sono ritrovata ad aiutarne una.

Ti ricordi di quella fata che avevo minacciato nei cunicoli delle caverne tanto tempo fa, prima che, beh, mi uccidessero?

L’ho incontrata oggi mentre aiutava un elfo ferito.

Ammetto di aver tentennato... ero dietro l’angolo e l’ho guardata mentre si affannava a sostenere quella persona che, oltre che ferita, sembrava essere cieca.

L’ho vista barcollare, il suo volto preoccupato... e una parte di me gioiva... gioiva della sofferenza di quella sciocca creatura.

Eppure le dovevo qualcosa per le mie minacce di qualche tempo fa... le dovevo un risarcimento per la paura che ho scioccamente instillato in lei. Ho smesso di torcermi le mani ed ho abbandonato l’angolo, avvicinandomi a loro.

La fata si ricordava di me, ma era troppo stanca e preoccupata per provare odio o paura. L’ho aiutata a far sedere l’elfo e, brevemente, le ho detto che ero lì perchè mi sentivo in debito nei suoi confronti.

Insieme abbiamo pulito le ferite dell’uomo, le abbiamo bendate e abbiamo atteso l’intervento dei medici.

L’elfo era un personaggio bizzarro... cieco e orgoglioso... voleva essere chiamato solo con l’appellativo di “druido”.

A quanto ne so, i druidi sono un gruppo di studiosi della natura, che amano la comunione con la terra e tutto ciò che è naturale, sviluppando addirittura dei poteri particolari.

Spesso sono in grado di curarsi da soli, ma non so molto a riguardo, quindi non posso dire perchè questo particolare druido non riuscisse a guarirsi da solo.

Ad un certo punto, prima dell’arrivo dei medici, si è presentata un’elfa dall’aspetto molto nobile. Ci ha ignorate ed è andata direttamente dal druido. Pensavo fosse venuta a curarlo e invece era sua figlia... che figuraccia! Anche perchè ho scoperto che si trattava di una delle più potenti maghe della città!

Comunque ho reputato opportuno appartarmi con la fata, la quale voleva sapere il perchè del mio carattere scontroso.

Avevo bisogno di sfogarmi e le ho raccontato tutto... ma proprio tutto!

Non posso dire che fossimo amiche dopo quell’avventura, ma diciamo che potrei rivolgerle ancora la parola.

E’ buffo che una sangue misto come me stia diventando razzista... ma nessuno dice che io debba anche essere perfetta.

Chissà come si chiamava quell’elfo...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

il dado è tratto. Che frase epica... ci tenevo ad usarla almeno una volta nella vita, sebbene non sappia bene cosa voglia dire.

Ho fatto domanda di ingresso in quel clan di mezzelfi oscuri ed ero convinta delle mie azioni... se non fosse che, poco fa, ho ricevuto la comunicazione che la mia domanda di ingresso era pressoché illeggibile!

Accidenti a loro, non sono capaci di leggere 'sti cretini?

Sì, lo ammetto: per attenuare il dolore mi sono dedicata alla marmellata... più precisamente ho passato la giornata a spalmare marmellata su fette di pane, persino mentre scrivevo la mia domanda di ingresso. Beh, sì, qualche piccola macchia in effetti potrei anche averla fatta, ma dire che era illeggibile...

Sì, poi il cane del vicino (che è sempre più verde) ha rubato la pergamena e non voleva ridarmela. Il che è buffo per due cose:

1)

     

non ho vicini

2)

     

non esistono cani verdi...

Sono infine riuscita a riappropriarmi della pergamena e mi sono incamminata verso la sede del clan.

Durante il tragitto ha iniziato a piovere... non vorrai che mi bagni i capelli? Già sono stupida e sfortunata... non vorrei apparire pure brutta! Mi sono riparata il capino con la pergamena... ma in genere sono resistenti, no?

Arrivata alla sede, ero fradicia... almeno asciugarmi il viso! Sì, d’accordo, l’ho bucata col naso... ma alla fine era come nuova, quando l’ho infilata nella buca.

Inoltre sono riuscita a sentire i pettegolezzi sulla fata di mio fratello: Deva, quell’infingarda di una fedifraga di una maiala di una fata è stata vista a flirtare con un tizio! Accidenti, mio fratello muore e lei subito trova un rimpiazzo? Non fosse morta poco dopo l’avrei uccisa io!

Voglio ali di fata per colazione... potrei farmele tatuare... un paio di ali color lavanda strappate...

Uh, mentre ti scrivevo è arrivato uno strano valletto... temevo fosse uno di quei Testimoni di Gigiù, una divinità minore, i cui seguaci sono formidabili conversori e, quando ti prendono, non ti mollano più finché non ti converti o non li prendi a bastonate.

Ho impugnato la mia padella preferita e gliel’ho puntata contro.

Per fortuna era solo un messaggero. Mi ha recapitato una missiva chiusa da un sigillo di ceralacca con sopra impresse le iniziali MdL e un cigno. Lo scritto mi pregava di recarmi domani pomeriggio al tempio principale per una comunicazione urgente.

Chi sarà MdL? Chi sarà il cigno? E chi sarà il valletto?

Questo lo scopriremo presto.

Ah, ieri ho fatto una cosa buffa: ero nervosa e volevo sfogarmi e, mentre camminavo nella piazza, ho visto 3 persone che litigavano, due donne, una dai riccioli rossi e l’altra, più piccina, dai lunghi capelli corvini, e un uomo. Mi sembra di aver capito che l’uomo, sposato con la donna rossa, l’abbia tradita con la brunetta. Le due donne inveivano l’una contro l’altra e l’uomo osservava stando in disparte.

A quel punto mi sono avvicinata e gli ho detto “Ma com,e siete sposato... e avete un’amante? Ma se ieri sera, nella foresta, mi avete giurato il vostro amore eterno???”

A quel punto la donna rossa è diventata ancora più rossa... sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro! Per fortuna ha mugugnato qualcosa e si è allontanata. L’altra donna si è messa a ridere ed è andata via a sua volta, lasciandomi con l’uomo. A quel punto gli ho detto “addio” e sono fuggita.

Speriamo non mi mandino qualche assassino... e se il valletto fosse un assassino oltre che messaggero? Dovrò fare attenzione...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

tieniti forte perchè quello che sto per raccontarti è più incredibile di qualsiasi cosa io possa aver scritto in passato.

Vorrei scrivere tutto insieme, ma già ci capisco poco io, figurariamoci tu che non conosci i fatti.

Di conseguenza è meglio che io mi costringa a scrivere le cose con una parvenza di ordine.

Ti ricordi del valletto? Non era un assassino come avevo pensato in primo luogo.

Mi sono recata al Tempio come mi è stato richiesto e, da fuori, ho visto lì, nel pronao, insomma, nell’entrata, la signora Melusine du Lac che conversava con le guardie del tempio e con un paio di figuri, uno dei quali indossava una strana armatura, simile a quella indossata da Airin durante il nostro incontro.

Ho mostrato ad una delle guardie di presidio all’esterno la convocazione ed egli mi ha condotta proprio dalla signora du Lac.

Ho detto il mio nome, stupita, nervosa ed eccitata ad un tempo, ho mostrato la convocazione e chiesto cos’avessi combinato.

Mi ha presentato gli altri uomini, e, cosa strana, quello con l’armatura di cuoio mi è sembrato di capire che si chiamasse Gloria. Strano nome per un uomo, ma in queste terre non si sa mai.

Infine mi ha risposto, con il suo strano accento scivolante, che mi aveva convocata per via di mio fratello.

Accidenti! Mi ricordavo che Tears era solito andare in giro facendo l’imitazione della signora du Lac, parlando in quella lingua strana e fingendo di avere un compagno Drago. Ho iniziato a scusarmi, usando forse un po’ troppe parole, quando la donna, mettendomi una mano sulla bocca, mi ha intimato “chiudeté la bocca ma petite e ouprite le orechie”.

Che dovevo fare? Ho obbedito.

Mi ha fatta sedere e mi ha raccontato che aveva avuto modo di conoscere mio fratello in passato, quando Airin è stata attaccata dagli assassini. Trovava divertenti le sue sfrontate imitazioni e avevano avuto qualche scambio epistolare.

La notte scorsa però è successo un fatto incredibile: Tearsmist le è apparso in sogno, supplicandola di aver cura di me, di proteggermi, poiché lei era l’unica che poteva farlo.

Si è consultata con il suo Compagno Drago, un immenso Drago d’argento di nome Mistral, e la creatura le ha consigliato di seguire il proprio cuore, ma che una presenza nuova nella sua vita avrebbe forse dato una svolta più piacevole alle sue giornate.

E quindi mi ha chiesto... beh... se volevo diventare sua figlia!!

Io, diventare BrezzaDorata du Lac! Figlia di una Signora dei Draghi di alto rango!!! IO AVERE UNA MAMMA!!!!!

Sono commossa ed emozionata... il pensiero mi fa tremare... temo che sia l’ennesimo sogno da cui mi sveglierò cadendo dal letto... ma... beh... è il sogno più bello della mia vita.

Spero solo di esserne all’altezza... non sopporterei di essere mandata via.

Ma non voglio pensarci, non devo preoccuparmene ora.

Piuttosto, devo fare le valigie! La famiglia du Lac vive in riva al lago, in una casa bellissima (sì, ammetto di aver sbirciato da lontano un paio di volte, quando volevo essere una delle sorelle) e, per quanto possa essere brutto da dire, è meglio che io dia 3 mandate alla serratura e mi allontani da questa casa e, soprattutto, dalle sue stanze vuote.

Grazie fratellino per aver pensato a me, grazie per quest’opportunità che mi hai dato.

Ma non è ancora il momento di avere il mio perdono. Mi manchi.

Presto, non voglio far aspettare... la mia famiglia.

Un bacio XXX (

ß

bacini)

BrezzaDorata du Lac

Ha un bel suono, sì...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ti sto ufficialmente scrivendo dal mio scrittoio personale!!

Ho una stanza bellissima, con bagno personale e letto a baldacchino con zanzariere e tende di velluto color amaranto!

Ho un armadio enorme e una cassettiera. Ci sono sedie, tappeti, comodini e un balcone tutto mio!

Sembra davvero un sogno ed io, per controllare di essere sveglia, mi sono data una sediata in testa... non mi sono svegliata, anzi ho perso i sensi per qualche minuto, ma, al mio risveglio, ero di nuovo sul tappeto di questa stanza, quindi direi che l’esperimento è riuscito!

Al mio arrivo ero ubriaca di felicità, di bellezza, di gioia.

La signora Melusine... anzi... mia madre… che bella sensazione poter scrivere questa parola... è una donna un po’ altera, decisa... diciamo che non è affettuosa quanto me, ma so che è buona e generosa e sta cercando di darmi ogni comodità.

Ovviamente ci sono alcune regole che devo seguire:

-Non correre nei corridoi, per le scale, sui balconi

-Non arrampicarsi sul tetto

-Non toccare i liquori in cantina

-Non urlare insensatamente

-Non chiedere spuntini dopo le 2 di notte

-Non distrarre le cameriere mentre servono il pranzo

-Non fare l’imitazione del porcospino

-Non cantare le canzoni dei pirati mentre faccio il bagno

-Chiudere le tende mentre mi cambio d’abito, soprattutto se il giardiniere è in giardino

-Non fare il bagno nel lago

-Non lasciare bucce di banana sulle scale

-Non scivolare sulle ringhiere

-Non cavalcare sulle rose

-Non dare da mangiare agli orsi della foresta vicina, con conseguente “Mi ha seguita fino a casa, posso tenerlo?”

-Non portare il barattolo della marmellata a letto

-Non rovesciare secchiate d’acqua sulla servitù

Cose del genere insomma... poi c’è la questione Mistral.

Non ho ancora avuto modo di conoscere il Drago d’argento, ma mi è stato detto di essere sempre rispettosa, di non andarlo ad infastidire, di non toccarlo se non è lui a dare il permesso, di non specchiarmi nelle sue scaglie e ali mentre mi trucco, di non cercare di cavalcarlo, di non fissarlo negli occhi...

Quante regole! Però mi sto comportando proprio bene: ne ho infrante non più della metà!

Oggi pomeriggio conoscerò le sorelle di mia madre... le mie zie adottive.

Sono certa che andrò d’accordo anche con loro!

Chissà se ci sono dei sotterranei? Nessuno mi ha detto di non andarci!

E’ ora di esplorare!

Finalmente posso dire di nuovo “Ho grandi prospettive per il futuro”.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

la mia nuova vita è così strana. E’ un po’ come quella favola di quella ragazza povera che viveva con la matrigna e le sorellastre malvagie, sfruttata come una schiava fino al giorno in cui, grazie ad un fagiolo magico, il quale crebbe a dismisura fino alle nuvole, ella raggiunse uno strano castello nel cielo, dove vivevano 3 orsi calzolai, i quali le fecero un paio di scarpine di ghisa e una gonna di cristallo.

Io non so come ella riuscì a scendere giù così bardata, ma so che riuscì ad andare al ballo dei 7 nani e fare un figurone, tanto che il più giovane dei nani, Gulliver, si innamorò perdutamente di lei e la trasformò in un rospo ricchissimo.

Ecco, io sono molto più bella di un rospo, ma mi sembra di vivere davvero in un palazzo.

Che sonno, stasera: questa notte ho sentito il battito di grandi ali e ho passato ore alla finestra cercando di vedere qualcosa. Ma la mia attesa è stata premiata: ho visto un riflesso alla luce della luna.

Spero di poter conoscere presto quella stupenda creatura, ma ogni cosa a suo tempo!

Invece oggi ho conosciuto le zie!!!

La zia Odyle, di razza umana come la mamma, mi ha squadrata e soppesata da ogni lato. Ha ammesso che sono carina, che sono snella e che non dovrei quiundi gravare troppo sulle finanze casalinghe, sebbene, ha detto, una ragazza abbia in genere la tendenza a desiderare vestiti troppo costosi e grandi quantità di scarpe... e che loro non possono permettersi simili frivolezze.

Effettivamente la taccagneria di Odyle du Lac è leggendaria in città... pare sia più facile cavare oro dalle sogliole...

Però mi sembra una donna simpatica e gioviale, credo che andremo d’accordo, fintanto che non avrò bisogno di chiederle soldi...

Zia Myriam invece è stata una sorpresa: la zia è una fata!!

Accidenti, ho imparato a disprezzare le fate, a considerarle esseri vanesi e stupidi... ed ora mi ritrovo ad essere assolutamente affascinata da questa donna spumeggiante, gran conversatrice e amante della moda.

Mi ha sussurrato all’orecchio che mi avrebbe portata a fare compere con lei, mettendo tutto in conto a zia Odyle.

E’ divertente, questa famiglia... se solo Tears fosse con me... ma accidenti, è stata una sua scelta... basta piangere per lui, ed iniziamo a sorridere per me!

Parlando con mia madre ho scoperto che è stata sposata a lungo con un angelo. Ma lui era sempre distante e, alla fine, hanno dovuto divorziare, soprattutto dopo l’arrivo di Mistral.

Infine ho scoperto di aver acquisito anche un cugino: Vordulak du Lac (stranissimo da pronunciare) che però non è amatissimo in famiglia poiché è un vampiro tenebroso, assassino di professione, abilissimo con la balestra e sempre vestito con fichissimi abiti neri.

Che vita la mia... a volte mi fermo a ricordare e mi viene mal di testa!

Ho passato decenni con mio padre a vivere la stessa vita giorno dopo giorno... ed ero felice!

E ora, invece, è meno di un anno che sono qui e ho già incontrato angeli ed elfi, ho avuto un fratello visionario, un’amica oscura, una mamma cavalcadraghi, una zia fata, una zia erborista, un cugino assassino.

E’ davvero incredibile... mi è bastato varcare i confini del villaggio per stravolgere la mia vita... lo avessi saputo prima!

Hey, mi è venuta un’idea! E se io scrivessi una bella lettera ai miei amici del villaggio?

Sì sì dai!

Non mi crederanno mai, ma almeno sapranno che li penso! Sì! Lo faccio subito!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ho scritto la lettera e l’ho inviata a Miryela... ti ricordi? La mia amica di sempre, ormai mamma e nonna dolcissima. Spero che la riceva e che abbia modo di rispondermi.

Non posso dire che mi manchi la mia vecchia vita, ma mi manca il rapporto che avevo con alcune persone del villaggio. Mi divertivo con loro, sebbene invecchiassero così in fretta. Arrivava sempre il momento in cui i bambini non volevano più giocare con me o i ragazzi non avevano più il tempo per gironzolare per i campi. Ora so che era naturale, il mio sangue elfico rallenta la mia crescita, però ai tempi mi sentivo così diversa...

Oggi, nota dolente: devo farmi una cultura! E non posso andare negli istituti cittadini, devo avere un maestro come tutte le nobili rampolle!

Mi sembrava, fosse tutto troppo bello! Il mio maestro si chiama Biancus Taciturno... ed in effetti è piuttosto taciturno: mi fa leggere tanti libri, limitandosi a bacchettarmi sulla testa alle mie eventuali (rarissime!!!) distrazioni.

Sir Taciturno è un uomo alto, magro, dalla faccia antica... una specie di zombie inamidato.

Quando cammina scricchiola!!

Come mi piacerebbe strofinarlo con un bastoncino per vedere se prende fuoco!! Il bastoncino intendo... ma anche il maestro...

Il problema è che devo imparare anche la lingua strana di mia mamma e lì ammetto di avere qualche difficoltà. Da dove viene lei la gente usa un sacco di “sh“ e arrotano la R in modi particolari.

Io mi alleno e mi esercito, ma tendo poi a spernacchiare!

E sir Taciturno non ama che le fanciulle spernacchino. Ma sì, dai, la cultura è importante: una testa piena colpisce il naso dei nemici con più violenza di una vuota!

Ora che ho nuovamente una famiglia, devo farmi degli amici. La zia Odyle è stata molto chiara sul fatto che, sebbene il mio lavoro in taverna sia fonte di entrate per la famiglia, in quanto du Lac dovrei seguire una carriera più consona ad una ragazza del mio rango. Mi è sembrata cosa deliziosamente snob, finché non ho capito che per zia le attività consone sono quelle più lucrose rispetto alla paga di una cameriera.

Ma cosa posso fare? Ormai sono sinceramente tentata di far domanda per entrare nelle streghe... in fondo la zia è erborista, le streghe conoscono bene le erbe... dovrebbe andarle bene, anche se sospetto che lei voglia farmi entrare a corte come damigella o qualcosa del genere.

Speriamo di no!!!!

Voglio volare sulla scopa e fare magie!

Ma non posso dirlo così apertamente: sir Taciturno non ama che si parli di magia o di streghe!

Quell’uomo mi porterà alla tomba... mi fa camminare con i libri sulla testa, mi fa mangiare con i fogli sotto le ascelle, mi fa cavalcare con le gambe da un lato e mi fa correre col cavolo, nel senso che col cavolo che mi fa correre. Sir Taciturno non ama le fanciulle che corrono.

Ma io mi chiedo, cosa dovrei diventare? Una specie di cicogna bionda con l’energia vitale di uno stuoino e la simpatia di un orso in letargo?

Mah... non lamentiamoci... in fondo è umano, infatti sono abbastanza convinta del fatto che morirà prima di me!

Accidenti, non dovrei fare pensieri così cattivi: sir Taciturno non ama le fanciulle che fanno pensieri cattivi...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

le ultime settimane nella casa sul lago sono state impegnative ma esaltanti.

Ho imparato, mio malgrado, tante cose utili ed interessanti. Finalmente so cavalcare, conosco un po’ di storia e di geografia di queste terre (aaah, avessi avuto il libro di geografia quando mi sono persa nella palude...), un minimo di storia delle Corporazioni, le loro finalità...

In più zia Odyle mi insegna ad amministrare le finanze, sebbene io non sia così brava a fare economia, zia Myriam mi parla di arte, di quadri, di libri... e di vestiti!

Mamma invece mi insegna come colpire i nemici alle parti basse e a dare loro una testata sul naso quando si chinano, o a come stordire le persone con un randello...

Mi sento bene, mi sento amata, mi sento parte di qualcosa di grande e bello.

E’ incredibile pensare che solo un mese fa ero convinta di voler vivere nell’ombra... e non parlo di una delle mie solite idee strampalate, tipo diventare ladra felina, strega o dea della fertilità.

Volevo staccarmi da tutto ciò che era bello per paura di perderlo... ma che effetto avrebbe fatto l’ombra su una come me? A me piace ridere, ballare, cantare, saltare nelle pozzanghere e... beh... flirtare coi giovanotti. Mia madre ha dovuto riprendermi perchè cantavo “15 uomini sulla cassa del morto” in piena piazza...

Mi ci vedi a cercare di fregare il prossimo, ignorare la sofferenza altrui, cercare vantaggio sui più deboli?

Spinta dalla sofferenza e dalla delusione potrei anche provare... ma temo fallirei completamente.

Ora ho una nuova possibilità, una nuova occasione di essere me stessa e di progredire.

Un nuovo sentiero da seguire per non essere più l’ochetta giuliva che conosci, ma una donna responsabile, una donna come mia madre. Più la conosco e più la adoro... è invincibile e nulla la piega.

Capisco perchè Mistral l’ha scelta.

Uh, ho conosciuto il Drago d’argento!!

Un giorno camminavo nel parco e ho visto la gente allontanarsi di corsa... mi sono voltata e mi sono trovata davanti al gigantesco Drago in atterraggio.

Il vento mi ha investita e ho dovuto chiudere gli occhi per non rimanere accecata.

Quando tutto mi è sembrato tranquillo ho provato a guardare e ho visto quest’essere lucente, come fatto di puro argento vivo. Riuscivo a vedere me stessa nelle sue scaglie, nelle sue ali. Il suo corpo immenso aveva un odore particolare... ricordava quello della pioggia.

La bocca, irta di zanne lunghe come il mio braccio, era orlata di ghiaccio. I suoi occhi, luminosi come tizzoni ardenti, mi hanno messo una grande soggezione e ho dovuto abbassare lo sguardo. Mi è venuto naturale afferrare gli orli della veste e fare una riverenza.

A quel punto, con una voce dolcissima, seppur carica di una potenza immensa, ha chiesto “E’ lei la vostra figliola, bambina mia?” Il suo fiato era gelido... involontariamente ho rabbrividito, quando un’altra voce ha risposto “Oui, mio segnore!”

Mia madre sedeva su una specie di grande, spessa sella posizionata sulla schiena del Drago. Indossava quella strana armatura di cuoio, le cui fibbie erano assicurate ad altre cinghie di cuoio che partivano dalla sella.

“E’ un piacere conoscervi, BrezzaDorata du Lac” ha continuato il leviatano “finalmente incontro chi rasserena la mia piccola compagna”.

Mi sono fatta forza e ho risposto “E’ un onore per me, Signore del Cielo”.

Speravo mi invitassero a volare con loro, ma purtroppo non è stato così. Un ultimo saluto e poi, con una spinta potente delle zampe artigliate e un battito veloce d’ali, Mistral e la mamma sono tornati in cielo.

Riuscirò mai a seguirli?

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho conosciuto una persona tanto carina.

Ero in giro con mia madre, quando abbiamo incrociato una mezzelfa piccina, coi capelli rossi e gli occhi scuri, luminosi, dall’aria allegra. Era più vecchia di me, ma non di molto. Si è fermata a parlare con mamma, la quale ci ha presentate. Si chiama Sophia ed è il capo dei Cavalieri dei Draghi! Praticamente il capo-gilda di mia mamma! Che strano pensare che una donna così minuta e sorridente possa essere così importante, compagna di un Drago d’Oro più grosso e vecchio di Mistral... magari ho delle speranze!

Chiacchierando, Sophia mi ha mostrato una bacchetta dorata, che porta sempre con sé, assicurata alla cintura. Non mi ha permesso di toccarla, poiché, dice lei, se qualcuno che non è né lei né mia mamma dovesse toccare la bacchetta, il cui nome è impronunciabile, impazzirebbe o addirittura morirebbe!!

Ero un po’ incredula, lo ammetto, ma mi è stato spiegato che quella bacchetta è stata donata dagli Dei ai Signori dei Draghi per unire le anime di mortali e signori dei cieli, e renderli come un’unica entità.

Che cosa interessante! Praticamente durante una cerimonia la bacchetta, la quale, data la natura divina, è dotata quasi di vita propria, crea un canale che unisce l’anima della persona a quella del Drago. A quel punto l’uno sente i pensieri, le emozioni, le gioie e i dolori dell’altro, affinché l’uomo possa essere partecipe della saggezza del Drago e il Drago impari a conoscere le vie dei mortali.

Questo è un rito antico, importantissimo, qualcosa di voluto dagli Dei.

Questo legame può essere spezzato solo in caso di gravi mancanze da parte del mortale.

Se invece uno dei due muore, muore anche l’altro. Questo è il prezzo dell’unione.

Mamma mia, che cosa fantastica! O che cosa terribile, a seconda di quello che può succedere.

Eppure sia mia madre che Sophia che Airin sembrano ben felici del legame.

Ho conosciuto Mistral... chissà se conoscerò mai Ashavik o Heaven... ma spero di sì. E’ un mondo assolutamente magico... è come se questi Signori non camminassero davvero sulla terra, avendo la mente rivolta al cielo.

Ho chiesto di poter assistere ad una cerimonia di legame. Mi è stato detto che a volte viene svolta in segreto, sulle montagne dove la gilda risiede, mentre altre volte, secondo il volere del Drago, può avvenire anche in luoghi assolutamente pubblici.

In quel caso sarò certamente avvertita!

Che bello, potrò vedere i Signori riuniti, magari i Draghi in cielo... vedere la bacchetta all’opera e zam! Una nuova coppia!

Chissà se esiste una bacchetta per unire Falco a me per l’eternità? Non si sa mai con questi artefatti magici...

Potrei chiedere a Sophia se ha mai provato ad agitare la bacchetta su due persone... ma con la fortuna che ho verrei colpita da un fulmine e me ne andrei in giro con i capelli dritti, non riuscendo nemmeno a passare dalle porte.

Ihihihih, mi ci vedi? Una palla di capelli dorati dritti in tutte le direzioni con le gambe!

BrezzaDorata la Fulminata! Già la sento la gente che mi addita e mi prende in giro... un po’ come fa di solito, in realtà.

No no, è meglio che io tenti di conquistare il paladino dei miei sogni con la magia femminile e qualche pozione, piuttosto che affidarmi a bacchette divine di Draghi spaziali, maneggiate da mezzelfe bizzarre.

Infine credo che, se chiedessi una cosa del genere a Sophia, mia mamma mi appenderebbe per i pollici in cantina... ed io non starei bene con i pollici allungati.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

questa settimana grande festa! Vordulak du Lac viene a trovarci!

Almeno per me è una grande festa... in casa invece c’è aria di tragedia!

Se ti ricordi, mio cugino Vordulak è il vampiro assassino.

Sebbene pare che abbia molto rispetto per mamma e le zie, ha una predilezione per le cameriere giovani e carine.

La notizia della sua visita ha spinto un rinnovamento provvisorio della servitù: sono stati noleggiati camerieri e maggiordomi maschi, tutti attempati!

Al cugino verrà un colpo... ma è anche vero che, essendo un vampiro, non ha il cuore... o, se ce l’ha, non penso funzioni come il mio.

In più la mamma sta facendo togliere tutti i soprammobili pregiati, dato che al cugino piace fare il tiro al bersaglio.

Spero insegnerà anche a me ad usare la balestra... è un’arma fine, adatta ad una ragazza come me!

Ma parliamo d’altro: ho ricevuto una lettera dal mio vecchio villaggio!

Che sorpresa fantastica!

I miei amici stanno tutti bene e sono tutti felicissimi di sapere che finalmente ho una famiglia che si prende cura di me.

Molti di loro hanno sentito parlare di questa città e delle meraviglie che camminano in queste terre, ma le hanno reputate sempre fantasie o leggende.

Segue un lungo elenco di quali nipoti hanno messo i primi dentini, una serie di scazzottate comunali, campi arati con successo...

Mi comunicano che casa mia è ora abitata da una famiglia di commercianti che hanno trasformato il piano inferiore in emporio e il piano superiore in abitazione.

Che bello... la mia vecchia casa che profuma di biscotti, spezie e cosmetici... tanta gente che entra ed esce... un po’ di vita in quelle quattro mura solitarie.

Spero un giorno di riuscire a tornare in visita, vedere i cambiamenti, salutare i vecchiacci e, perchè no, pavoneggiarmi un po’.

Immagina che faccia faranno quelle zitellone acide del circolo delle Buone Donne, quando mi vedranno arrivare a cavallo di una scopa, carica di magici poteri da Strega?

Come minimo chiameranno le guardie e tenteranno di farmi friggere sul rogo!

Ma zot zum bang e le rimetterò a posto, muahahahahahah!

Ehm... scusami, mi sono fatta prendere la mano.

Scusa ancora, ma la mamma mi ha dato una strana collana formata da una rete metallica che praticamente mi copre tutto il collo... è carina ma strana...

In più mi ha consigliato di evitare il mio solito spuntino notturno fintanto che il cugino sarà con noi...

Pare che Vor tenda a passare le notti insonne, camminando per i corridoi con la balestra in mano.

Lui dice che si diverte ad andare a caccia di topi, ma mamma dice che spesso spara a qualsiasi cosa gli sembri interessante.

Mi toccherà fare incetta di dolci e marmellata e tenerle nell’armadio, così i miei abiti profumeranno di buono ed io non dovrò rischiare la vita inutilmente!

Sono così geniale che a volte mi faccio paura da sola!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

era una notte buia e tempestosa, i lampi graffiavano il cielo e fornivano istantanee e spettrali immagini del paesaggio circostante. Il lago ribolliva come infastidito dal clamore dei tuoni, le creature della notte osservavano con occhi scarlatti questo mondo stravolto.

E mentre l’ululato del vento, come tromba trionfale, si innalzava, in cima alla collina apparve un coniglietto.

Questa creatura impavida si alzò sulle zampe posteriori e annusò l’aria.

Scrutò con aria di sfida il circondario, quasi a provocare lupi e orsi a farsi avanti.

L’animaletto si erse ancora di più... e venne calpestato dall’enorme cavallo nero di Vordulak du Lac.

Mio cugino è comparso sulla collinetta, cavalcando con passo deciso. Sembrava una macchia nera nella notte... era mitico!

Avessi io una serie di abiti così neri come i suoi.

La mamma ha esclamato “che li dei sce la mandino bon” ed è scesa ad accogliere l’ospite. Ho visto il maggiordomo abbassare una mano a fare gli scongiuri e, con l’altra, mettere una testa d’aglio nel taschino.

Si è sentito un tonfo alla porta e la mamma e le zie hanno aperto: un quadrello di balestra, nero come la notte, sporgeva dal legno con un messaggio attaccato. Il messaggio diceva “Sto arrivando. VdL”.

Zia Odyle si è prodotta in improperi molto fantasiosi riguardanti i vampiri deficienti e il costo di porte solide.

Vor si è fermato di fronte alla casa, è smontato con un balzo e, mentre il vecchio valletto si occupava del destriero, si è avvicinato all’uscio, intabarrato nel mantello nero, con cappuccio alzato e sciarpa. “Eccomi”, ha dichiarato con voce sibilante. Alle sue parole un tuono fragorosissimo è risuonato nel cielo, ma questo non ha fermato Odyle: “Lo sappiamo che siete qui! Vi abbiamo visto quando eravate ancora a 4 chilometri di distanza dalla casa, abbiamo letto il vostro messaggio e vi abbiamo visto smontare. Ma lo sapete quanto ho pagato questa porta? Pensate che le regalino? Non so voi assassini cosa usate, se tende o cortine di perline, ma per noi persone rispettabili le porte sono importanti! Servono per tenere lontani i ladri... ” “E le creature de la nuit…” ha aggiunto mamma. “E gli spifferi!” ha proseguito zia Myriam. “E i vampiri!!” ho esclamato io, volendo partecipare. E’ calato un silenzio imbarazzato, facendomi sospettare di aver detto una cavolata.

Myriam è passata dalla forma umana alla forma di fata, andando a controllare che tutto fosse pronto per accogliere l’assassino. Mamma si è occupata di istruire il personale allo scarico dei bagagli. Odyle invece cercava di estrarre la freccia.

Mi sono presentata, ho fatto una riverenza educata e il cugino ha risposto “Sono Vordulak... è bello vedere sangue giovane in questa casa di vecchi”.

E’ seguita una breve colluttazione tra il vampiro e la mamma, terminato con un pareggio.

Mentre i due parenti si menavano, sono andata ad esaminare la balestra nera del cugino, rimasta appoggiata alla parete.

E’ un’arma fantastica! Ha un arco ampio, può essere appoggiata alla spalla per una migliore stabilità.

Secondo me può passare da parte a parte un cinghiale.

Secondo te me la farà provare?

Domani provo a chiederglielo!

Ora mi chiudo in stanza con il mio pane, la marmellata e i dolcetti... non sia mai che mi venga fame ed io sia costretta ad andare in giro per casa di notte!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

continua la mia avventura casalinga col nuovo ospite.

Da bravo vampiro, Vordulak dorme tutto il giorno nella sua stanza, all’interno di una bara antica che credo la zia tenga in cantina per queste occasioni.

Di giorno, convinta di trovarlo addormentato, sono entrata furtivamente nella sua stanza ed ho iniziato a guardarmi attorno, aguzzando la vista nell’oscurità.

La bara, chiusa ermeticamente, stava placida sul letto.

Sul comodino di destra vi erano 5 pugnali da lancio, un kriss e una cerbottana. Sul comodino di sinistra c’erano numero 4 stellette assassine, 2 bolas e dei dardi. Di fianco alla bara, sul letto, erano appoggiate 3 spade corte, uno spadone a due mani e una piccola ascia.

Ho dato un’occhiata nell’armadio e, appesi alle ante, c’erano alcune mazze acuminate, un nunciacu (non so come si scriva, ma sono due barrette di legno legate con una catenella... forse usate per aprire le noci), bastoni di diverse dimensioni e una catena con palla di ferro. Nella cassettiera ho trovato diversi mantelli neri, tuniche nere, stivali neri, pantaloni neri, mutandoni neri.

Nel secondo cassetto 2 mazze ferrate, un flagello, un mazzafrusto e un orsetto di pezza giallo.

Stavo per prendere l’orsetto, quando ho sentito uno scricchiolìo sinistro. Mi sono voltata col cuore in gola, avvicinandomi alla bara.

Silenzio.

Ho sentito dei tonfi ritmici e ho appoggiato l’orecchio alla bara.

I tonfi si sono fermati.

Stavo per tirare un sospiro di sollievo, quando una mano gelata si è appoggiata alla mia spalla!

Ho cacciato un urlo selvaggio, afferrando e roteando il mazzafrusto e, meraviglia delle meraviglie, mi sono trovata di fronte a cugino Vor il quale, uscito dal bagno in camicia da notte nera, ciabatte nere e doppia sciabola, stava parando i miei colpi con perizia.

Mi sono fermata, ho bofonchiato qualche parola di scusa, restituendo l’arma e gli ho augurato la buonanotte... o il buongiorno... a seconda. Poi sono andata via in fretta.

Che figuracciaaaaaa!

Adesso crederà che sia un’impicciona... ma tu lo sai che non è vero... lo sai che, se per caso mi soffermo ad ascoltare le conversazioni altrui, è solo a fin di bene!

Beh, sì, ammetto che mi piace fare del bene in quel modo, ma non è essere impiccioni, è avere vocazione all’altruismo!

Ecco sì, io sono una santa e nessuno se ne rende conto... ma forse questa è l’essenza della santità!

Boh, l’importante è che io non diventi anche martire!

Invece sospetto che mia madre abbia un uomo nelle sue stanze, ma non ha voluto dirmi nulla... ho provato ad origliare, ma sembra quasi che mi legga nella mente e mi intimi di non farlo ancora prima che io ci provi!

Ho sentito bisbigliare una voce sconosciuta, quindi o mia madre ha un uomo o nella casa si aggira un fantasma o mamma ha un pappagallo particolarmente bravo.

Prima o poi lo scoprirò!

Ma parliamo di me!

Questa sera, a cena, chiederò al cugino di insegnarmi qualche tecnica di lotta... speriamo acconsenta!

Non credo che la zia Odyle approverà... le spade, se usate, si rovinano così in fretta e poi vanno sostituite...

Oggi mi annoiavo e quindi mi sono messa a spulciare i diari della famiglia riguardo alla funesta visita del cugino, persino qualche passo del diario di Brezza che è stato eliminato.

Eccoli qui:

Odyle du Lac

Ieri ho ricevuto una missiva affatto piacevole. Il cugino Vor… sì, caro diario, quello che gira sempre vestito di nero.. ha detto che vuole venire a trovarci per passare un periodo di vacanza a Chateau du Lac… Non so come dirlo a Melusine: sono nati lo stesso giorno e in alcuni tratti sono simili, ma adesso lei vive un periodo tutto rose e cuori... non so come accetterà la visita del tenebroso cugino Vor, presenza senz’altro poco divertente per casa… Mah... vedrò di dirglielo nei giorni prossimi.

BrezzaDorata du Lac

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

la zietta Odyle mi ha detto, ridendo sotto quei bei baffi biondi da mannaro ipertricotico che si ritrova, che presto sarebbe arrivato il cugino di mammina: Vordulak.

Non vedo l’ora di conoscerlo. Anche la mamma è felice: urla di gioia da ore!

Melusine du Lac

Je non sa assolutamente con quale deritto quella infame de Odyle ha invitato qui le cugino Vor. Je recorda encore la sua ultima visite. Anche le personale la recorde. “Quasi” tutto le personale, visto che dopo la gradita visite sono décomparse 2 guardarobière e le addetto a la Sala de le Armi.

Je non sa comme dire la cosa a Mistral. Mais en fondo le Draghi leggono la mente.

Odyle du Lac

Oggi ho detto a Melù che viene a trovarci il cugino Vor. Non l’ha presa bene... no affatto.. sento ancora l’urlo nella mia testa e di sicuro non era contentezza. Sto pensando a dove alloggiare il cuginetto di Melù – come si arrabbia quando le dico così hihihihihi –, l’ultima volta lo mettemmo nella camera in fondo al corridoio che non usiamo. Sì, quello con la polvere e le ragnatele, dove non passo mai, ma non so... stavolta pensavo alla stanzina in fondo alla scala che porta ai sotterranei.. Ne parlerò con mia sorella… Del resto devo pensare anche a lei ed ai suoi “ospiti”!

Melusine du Lac

Caro Diario, je crede chi me convertirò a le culto de le Tenebre.

Le cugino Vor è arrivato (almeno je pensa, devrebbe essere lui quella cose encapucciata chi se aggira pour le corridoi agitando una balestre e cercando Uva de Volpe), Mistral non me rivolge plus la parole, le mio amante vive “sotto” le letto e non plus “dentro” e la mia amatà figlioletta gire declamando “essere infami, esserlo dentro, tenebre e Morte”.

Spero chi le vacanze de le cugino Vor durino le meno possibilè.

BrezzaDorata du Lac

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, ma solo se Infami,

“essere infami, esserlo dentro, tenebre e Morte” è il mio nuovo urlo di battaglia.

Lo uso quando mi sveglio, quando mi faccio il bagno, quando ho fame, quando saluto la mamma.

Stamattina mi sono svegliata con un tappo in bocca… a quanto pare lo declamo anche nel sonno.

Il cugino Vor è divertentissimo. Non l’ho mai visto in faccia, ma mi ha insegnato a tirare con la balestra d’assalto. Ho persino centrato il dipinto della nonna proprio in mezzo agli occhi. La mamma non ha apprezzato molto la mia mira: non riesco a sedermi agiatamente…

Odyle du Lac

Ieri sera la cena con il cugino Vor è stata un INCUBO. A parte che essendo Vampiro, quello viene a tavola non per mangiare ma per fissarti e ti fa sentire pure in colpa... Caro diario, ti descrivo l’arrivo: vomita dalla porta, entra nella sala, si siede e inizia a fissare i commensali (mia sorella, mia nipote ed io, perché il coraggioso amante di mia sorella stava in camera, dove si è barricato da quando Cugino Vor è entrato a Chateau). Si siede e inizia in silenzio a guardare nei piatti di tutte e tre... Ma santa pazienzaaa... se hai fame, dillo, qualcosa da mangiare ti si rimedia... Invece niente... zitto e fissava noi. Ad un certo punto gli ho rivolto la parola – non è facile parlare a un cappuccio lo ammetto – ha sibilato qualcosa in maniera atona… ma che allegro compagnone. Speriamo parta presto!

Melusine du Lac

Cher Diario,

le troppo stroppià!

Je ha devuto fare 40 flessioni e una douche fredda prima de trovare la force pour narrarte le avvenimenti de la sconsiderata cena con le cugino Vor.

Pour iniziare, le cuginò vomità comme un lavello entasato.

A seguire, le “caro” cuginò non solamente non mange (almeno non mange a tavolà, che me resulti ve è una strana moria de personale).

Mais tutto questo sarebbe nulla. L’enfame arrive a non levarse le berretto a tavolà!!

Le maggiordomo è sconvolto (è anche un pochinò palliduscio) e refiuta de servire qualsiasi piatto a le sangue.

Oltretutto, cenare guardando le retratto de nonna Fusberta centrato de un quadrello en fronte non aumenta le mio appetito.

Perdona le frette, cher Diariò, mais sto cercando un arpione pour estrarre le mio coraggioso amante de sotto le letto.

BrezzaDorata du Lac

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, ma ho promesso che non saranno Infami,

La cena è stata spettacolare. Certo, il cugino ha strane abitudini ed ha vomitato come un pozzo di olio da lanterne. Credevo fosse un bene imitarlo, ma un’occhiata della mamma ed una fitta al gluteo mi hanno persuasa a non provarci. A parte quello, è incredibile: ti fissa per tutto il tempo… secondo me si nutre a distanza. Infatti il cibo aveva meno sapore. Poi gli parli senza bisogno di guardarlo in faccia: scegli una porzione di cappuccio e ci sibili contro. Lui sibila di rimando. Una specie di valle dell’Eco per carboni sfrigolanti!!

Melusine du Lac

Questa fascenda, cher diariò, deve fenire a le più presto.

Stamane je ha preso le coraggio a due manì e ha intercettato le cuginò Vor mentre – endovina? – vomitavà comme una primiparà incinta de 8 gemelli.

Je ha molto sampliciamante suggerito lui de demandare a Odyle un prestitò pour acquistare questa famose Uve de Volpe. Je confida chi le destino ferà le resto.

Ne le frattempo, le mio focoso amante pare desciso a non sortire de sotto le letto: osservando con la torscia sembrava un ostrica attaccata a lo scolio.

Je ha sempre apprezzatò la cuisine de Bretagne.

Odyle du Lac

Cario Diario mio... è un’indecenza!!! Non è possibile!! Stento a credere a quello che è accaduto!!! Ma ti rendi conto??? Il Cugino Vor – oltre a chiedere ospitalità gratuita, oltre a essere sicuramente responsabile della sparizione di metà della servitù – MI HA CHIESTO UN PRESTITO!!! Ma fammi iniziare dall’inizio: passo per la galleria dei ritratti quando improvvisamente mi vomita addosso il Cugino Vor e mi dice “Mi serve un prestito per fare un’offerta, in nome della nostra parentela”. Ma dico io... è pazzo questo... si tenesse per sé certe geniali uscite o avrà gli INCUBI per il resto della sua non vita... Intanto gli ho preparato la luminosa serra per accoglierlo di giorno ed ho cosparso di aglio tutta la casa: spero gradisca il pensierino!!!

Melusine du Lac

A volte je è semplisciamante genialè.

E’ bastato suggerire a le Cappuccetto Noir che gira per Chateau chi Odyle era una femme ricca e generosà pour vederlo prescipitarse verso le serre, dove la mia adoratà sorellina coltive le sue famose talee de Ficus Paladinicus.

Oui, la planta ornamentale de grande effetto e scarsissimà virilità chi vien venduta così bien.

A part l’odore de aglio en tutta la casa, temo de aver scordato de avvisare le cugino Vor chi le serre son esposte a Sud e fatte de vetro.

Bien, je lo ricorderà lui dopo chi avrò strappato via le mio focoso amante de le materasso. De qualche parte je deve avere una rete e un tridante.

BrezzaDorata du Lac

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, ma ho promesso che non saranno Infami,

in questa casa succedono cose strane. Ti ricordi quando ti avevo detto che era sparito il tappeto dell’entrata? Ma sì dai che te lo ricordi! Ecco quello!

Beh, ora spariscono le contadine della zona!

Ne avevamo un paio di veramente ornamentali, davano un tono all’ambiente…ed ora sono andate.

Anche il cugino mi sembra un po’ strano. L’altro giorno è apparso dal nulla, uscendo dall’armadio. Per essere cordiale gli ho chiesto se gli piaceva il mio profumo. Ha avidamente avvicinato il cappuccio, porzione anteriore, al mio collo reclinato…poi ha annusato ed è scappato via vomitando. Conoscendo il tipo l’ho preso come un complimento.

Odyle du Lac

Ho lasciato la lista delle cose da fare stamani per il Cugino Vor. Visto che stazionerà nelle ore diurne nelle serre: alle 9 deve innaffiare le begonie, alle 10 concimare le ortensie, alle 11.30 levare i pidocchi alle petunie (lavoro che adora, il caro cugino), dalle 13 alle 17 annaffiare i Ficus Paladinicum. Mia sorella mi ha fatto notare che la serra è esposta al sole... Non ho capito l’osservazione: lo so... altrimenti le piante morirebbero, che diamine!!!

Melusine du Lac

Cher Diario, finalemante se è ritornati a la normalitè.

Je verga queste poche righe de le letto dove – Dea te rengrazio – posso dedicarme a le svaghi prediletti, anche sì ammetto che le ragazzo è un poco provato de una settimana passata appiattito comme un sogliolà tra materasso e cassone.

Tutto sarebbe parfaito si non per lo strano odore de brusciato chi viene de le Serre, e de le urla (pour non citare le rumori de vomito chi son decisamante sgradevolì).

Sì la faccenda non finirà je serà costretta a dedicarme a un nuovo passetempe: intaglio de paletti acuminatì.

BrezzaDorata du Lac

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali, ma ho promesso che non saranno Infami,

il mistero si infittisce. Verso ora di pranzo sono andata a cercare il cugino per sibilargli che era ora di venirci a guardare mangiare e l’ho osservato con le mie zaffiree iridi mentre ballava in una nube di fumo. Temendo il peggio ho preso la mia boccetta portafortuna di lacrime di Dea, riempita al tempio, e gliel’ho versata addosso. Subito si è messo ad urlare (e vomitare). Temendo di aver fatto una cavolata, sono scappata via verso la sala da pranzo fingendo noncuranza.

Odyle du Lac

Mio Caro Diario,

oggi con mia sorella e mia nipote abbiamo spolverato lo stemma di famiglia e ci siamo fermate un momento a pensare alla saggezza del nostro motto:

“Essere bastardi, esserlo dentro”... mi sono commossa...

Melusine Du Lac

Mon Cher Diario,

oggi, senza nemmeno revestirme, je ha aiutato a spolverare lo stemme de famille.

Quel mot èpatant, je ne è commossa e fiera, come dice sempre le cuginò Vor, le sangue non è acqua.

Mais le mio giovane amante me attende.

Ma chi è che ha trascritto queste cose interessantissime sul mio diario???

Per una volta l’importuno si è rivelato opportuno...

Quindi mamma ha davvero un amante!

Scusa se ho eliminato quelle parti del mio racconto, ma non mi sembrava carino dare quella visione di me che declamo cose oscure... in fondo sono una ragazza a modo!

Beh, l’avventura col cugino è finita... stranamente bruciacchiato e sibilante, è tornato sul suo cavallo nero e, in una tiepida notte, è ripartito al galoppo.

Ora sono più abile nell’uso di svariate armi da lancio, da punta, da taglio, da ricamo, da riporto, da inseguimento...

A questo punto di ripropone il dramma del mio futuro: che corporazione scegliere? Le Streghe? I Ladri? Gli assassini? Lavorare con una delle zie?

Mamma mia che mal di testa.

E’ meglio che mi vada a fare un giretto qui intorno... nonostante sia passato diverso tempo dalla mia adozione, non conosco ancora bene tutte le terre circostanti.

Per esempio a nord ovest c’è un boschetto interessante a ridosso della parete della collina... mi armerò di abiti adeguati e mi porterò i coltelli da lancio e la balestra da cecchino che Vordulak mi ha regalato.

Magari riuscirò a prendere un coniglio per la cena, dato che i pasti, negli ultimi giorni, sono stati troppo movimentati per poterli apprezzare davvero.

Questa casa è proprio divertente... ma mio fratello mi manca un po’... non l’ho perdonato, ma vorrei riaverlo intorno e dargli la possibilità di convincermi che non sono più arrabbiata con lui.

In fondo è grazie a lui che sono qui... ed è una possibilità che non avrei mai preso in considerazione, nemmeno quando, in taverna, guardavo le sorelle du Lac e sognavo segretamente di essere come una di loro.

Ma basta pensieri malinconici, si deve esplorare!

XXX (

ß

bacini)

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

la mia avventura nel bosco è stata assolutamente fantastica!

Ma procediamo con ordine: come ti dicevo, mi sono messa la mia tuta da battaglia (te ne ho parlato in occasione della mia visita alla casa della vecchietta), ho preso delle provviste (pane e marmellata) e le armi... poi sono uscita di casa e mi sono incamminata verso il bosco.

Ho attraversato il ponte che porta alla riva del lago e seguito la strada principale fino al dosso (quello col coniglio appiattito). Sono andata avanti ancora per qualche minuto, poi ho preso il sentiero che, dal lato sinistro della strada, serpeggia verso il boschetto e la collina.

Cammina cammina, mi sono ritrovata a superare il confine della prateria e addentrarmi nel bosco.

Subito l’atmosfera è cambiata: sembrava tutto tanto silenzioso, troppo.

Ad un certo punto mi sono voltata con la padella in mano (non ricordavo di averla portata) e ho scrutato tra i tronchi: qualcosa si stava muovendo!

Mi sono messa in ascolto e ho cercato di identificare l’intruso... in un primo momento nulla, ma, all’improvviso, un’ombra si è mossa. La creatura sembrava essere bipede, piccina, grassoccia e goffa.

Stringendo forte la padella mi sono avvicinata, cercando di non far rumore.

Ad un certo punto l’ombra si è fermata. Lentamente ho continuato ad avanzare fino quasi a raggiungerla, e, finalmente, l’ho vista: era davvero un essere piccolo, grassoccio, vestito con abiti da avventura, piedi pelosi e uno spadino. Il viso era ingrugnito ed inquietante.

Ovviamente l’ho riconosciuto subito... o almeno così credevo:

“Thormolino, sei tu?”

“Eh? Chi? Che? Come? Chi siete voi?”

“Sono BrezzaDorata du Lac! Voi non siete Thormolino!”

“No, non l’ho mai sentito nominare... il mio nome è Bilbo!”

“Bilbo??? Quello famosissimo?”

“Beh, non esagerate... diciamo che le mie avventure sono piuttosto note... ”

“Che onore! Però devo dire che vi immaginavo più abbronzato... ”

“Perchè, scusate?”

“Voi non siete Bilbo di Cadeis?”

“Arrivederci, madama”.

E si è dileguato... che cafone!!!

Comunque poco male... poco più avanti ho scoperto che gli alberi erano stati spezzati e sradicati da qualcosa, creando una specie di radura artificiale di fronte ad una caverna...

La grotta in questione aveva un’apertura molto grande e la terra sembrava essere stata smossa da mani giganti.

Sebbene la curiosità mi urlasse di andare a vedere, il minimo di raziocinio rimasto in me mi suggeriva di darmela a gambe come se avessi le schiere infernali alle calcagna.

Per una volta ho deciso di essere previdente e mi sono voltata per allontanarmi.

Quand’ecco che un bagliore nell’erba ha attirato la mia attenzione.

Frugando tra gli steli d’erba e i frammenti di corteccia, ho trovato un bellissimo flauto fatto interamente di un metallo lucente, come argento.

Era bellissimo! Ho accarezzato la sua superficie liscia alla ricerca di graffi, ma nulla aveva rovinato quella materia splendente.

Poi uno strano rumore è uscito dalla grotta ed io mi sono ritrovata, mio malgrado, a correre come un’ossessa verso casa, stringendo ancora lo strumento.

Arrivata alla magione, mi sono riposata e ho mangiato il pane e marmellata.

Non vedo l’ora di mostrare il flauto a mamma... la cameriera (tornata dopo la partenza di Vor) mi ha detto che è andata in piazza.

Credo la raggiungerò subito!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

so che sono passati diversi giorni dall’ultima volta che ti ho scritto, ma la mia vita è stata nuovamente stravolta.

No, non è successo nulla alla mia famiglia e non sono stata nemmeno abbandonata.

No, non sono stata baciata da umani, elfi, paladini, hobbit, e non sono stata attaccata da streghe, arpie o lupi mannari.

NO, NON SONO STATA NEMMENO AMMAZZATA DAI VAMPIRI!!!!

Mi lasci scrivere?

Oh ecco...

Come dicevo l’ultima volta, sono uscita di casa per dirigermi verso il centro città, alla piazza principale.

La piazza della città è piena di bancarelle e botteghe, c’è una fontana nel mezzo ed è il punto di ritrovo della popolazione.

Sapevo che mia madre era andata a fare compere e sono corsa fin lì per mostrarle il mio flauto nuovo.

Ho trovato mamma intenta nella conversazione con Sophia (te la ricordi? La Signora dei Draghi). Che bella sorpresa! Le ho salutate entrambe cercando di prendere fiato dopo la corsa.

Sophia sembrava essere contenta di vedermi, mentre mamma si è lamentata del mio correre insensato che, a sentir lei, “me avrebbe portato sotto le ruote de un carrò”.

Appena ripreso il controllo delle mie funzioni respiratorie, ho mostrato il lucido strumento alle due donne.

Con mia grande soddisfazione, entrambe hanno ammirato il flauto con interesse.

Sophia allora mi ha chiesto se fossi in grado di suonarlo... non volevo fare brutta figura e ho detto di sì, portando lo strumento alle labbra e soffiandoci dentro... solo che il mio concertino non andò bene: sembrava che qualcuno avesse fatto cadere dalle scale una cornamusa su un gruppo di gatti!

Tutta la piazza si era voltata a guardarmi ed io ho preferito smettere, trovandomi artisticamente a disagio. Districandosi dalla calca, è apparsa Airin, l’amica di mio fratello, seguita da un elfo alto e dall’aspetto serissimo.

Airin è venuta a salutarci, presentandomi il compagno: era suo marito Andress, il quale ha scambiato con me il minimo indispensabile di convenevoli e si è limitato ad osservarci con aria impassibile. Mi chiedo come una ragazza così allegra possa essere sposata ad uno così...

Ma torniamo a noi.

Eravamo tutti impegnati a chiacchierare, quand’ecco che mia madre e i suoi amici, all’unisono, si sono voltati a guardare il cielo. Io cercavo di vedere, ma non capivo cosa stesse succedendo... credevo si avvicinasse una tempesta o chissà che.

Mamma mi ha detto “Dietro de me e zitta”, con un tono che non permetteva repliche.

Airin si è posta al mio fianco, mentre Sophia avanzava di qualche passo verso il centro della piazza, seguita da Andress.

I loro volti erano concentrati e ho notato che quasi tutti muovevano leggermente le labbra, come impegnati in una conversazione con loro stessi.

Avevo i brividi... vedere tutti così seri era come aspettarsi la fine del mondo.

Il resto della piazza pareva non accorgersi di nulla.

Di colpo si sono voltati tutti nella stessa direzione, guardando il cielo.

Un bagliore... un movimento.

Un Drago era apparso sopra la piazza.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

dove ero rimasta ieri? Ah, sì!

Dunque, un Drago era apparso sulla piazza!!

La gente si è data ad una fuga scomposta e le botteghe hanno sbarrato le porte e le finestre, mentre la creatura si avvicinava. Ben presto eravamo gli unici ancora allo scoperto.

Potevo finalmente vedere chiaramente cosa stava arrivando: il suo colore era metallico, lucido, come Mistral... però il nuovo arrivato era fatto diversamente dal Drago d’argento amico della mamma.

Questo qui era più snello, allungato, più piccolo... la coda sembrava innaturalmente lunga e le ali più corte e strette.

Volava con uno stile strano, sembrava un passero: alternava battiti frenetici delle ali ad attimi di caduta libera.

Il suo collo serpentino si muoveva a destra e a sinistra, mentre il Drago controllava il terreno sotto di sè. Alla fine è stato come se percepisse qualcosa e, volando in ampi cerchi, è sceso sulla piazza, atterrando.

Si è fermato un momento con le ali ancora aperte, poi le ha chiuse ai fianchi, camminando verso Sophia.

La mezzelfa dai capelli rossi si è inchinata ed ha estratto la sua bacchetta magica.

La creatura si è arrestata e le ha parlato in una lingua sconosciuta, la lingua dei Draghi!

La sua voce ricordava i tizzoni che sfrigolano e si spaccano nel focolare e il suo corpo emanava la fragranza della rugiada sui prati d’estate.

Sophia ha risposto nella stessa lingua, mantenendo il suo sorriso. Evidentemente sapeva di essere al sicuro.

Dopo uno scambio di battute, il Drago si è seduto acciambellando la coda, mentre la mezzelfa si è voltata verso di noi ed è venuta da me!

Mi ha detto che dovevo dare il mio flauto al leviatano!

Non trovavo giusto che uno, solo perché gigantesco, facesse il bulletto con noi ragazze e mi sono rifiutata.

Il Drago allora si è alzato, chiamandomi ladra!

Cosa potevo fare? Mia madre e Airin mi esortavano a dargli lo strumento, Sophia e Andress cercavano di calmare la creatura. Genialmente, ho deciso di scappare.

Vedendo la mia mossa, il Drago ha mosso la sua testa cercando di mangiarmi!

Che paura!

Mi sono fermata appena in tempo, scattando nella direzione opposta... ma tale era la fifa che non mi sono accorta di Sophia.

Sono andata addosso alla mezzelfa, che è caduta in terra.

In quel momento non so bene cosa sia successo, ma la bacchetta è caduta a terra anche lei e, non si sa per quale motivo, si è animata.

Si è sollevata da sola a mezz’aria e dalla sua punta sono scaturiti due raggi di purissima luce bianca.

Uno dei raggi ha colpito il Drago in pieno petto... l’altro ha colpito me nella schiena.

Dapprima mi sono sentita confusa, poi spaventata, poi arrabbiata, poi nuovamente spaventata... a quel punto ho capito: sentivo i pensieri del Drago.

Dal momento in cui i raggi di luce ci hanno colpiti, Eclisse, Drago di mercurio, è diventato il mio compagno alato... ed io, BrezzaDorata, la sua compagna mortale.

Uniti nella vita e nella morte... come un solo essere...

E questo a Eclisse non è piaciuto...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

come si descrive un legame del genere? Se il Drago ed io riscrivessimo la storia della nostra vita, verrebbe fuori così:

RICORDO LE FORME DEI MIEI GENITORI E LE DISTACCATE CURE CHE ESSI MI DEDICAVANO. RICORDO LA CAVERNA, ISOLATA DA TUTTO E TUTTI, IN ALTO IN UNA PARETE ROCCIOSA.

NON ERO PRONTO. NON LO ERO. MA TENTAI E QUASI MORII. RICORDO LA RINCORSA, IL RICHIAMO ALLARMATO, IL BALZO. RICORDO DI AVER SPINTO CON LA CODA SULL’ULTIMO TRATTO DI SUOLO E DI ESSERMI LANCIATO. ALLARGAI LE ALI, MA NON RIUSCII A MANTENERE L’ASSETTO. IL TERRENO AVANZAVA VERSO DI ME, LE ALI SBATTEVANO SENZA AGGRAPPARSI ALLE CORRENTI. POI FUI AFFERRATO DA POSSENTI ARTIGLI E RIPORTATO INDIETRO. NON UN RIMPROVERO. NULLA.

POI FUI PRONTO.

LASCIAI LA CAVERNA E LA FAMIGLIA CON LO STESSO BATTITO D’ALI. NON AVEVO BISOGNO DI NESSUNO E NESSUNO CERCAVO.

SOLAMENTE IL VOLO. PIU’ RAPIDO, PIU’ AZZARDATO, IL VOLO PERFETTO.

NON POTEVO CONTARE SULLA FORZA COME FACEVANO I DRAGHI DI ALTRE RAZZE, PIU’ GRANDI E RESISTENTI. MA POTEVO CONTARE SULLA VELOCITA’ CHE ESSI NON AVEVANO.

LE MIE ALI MI PORTARONO VERSO GLI INSEDIAMENTI DI ALTRE CREATURE, INCURIOSITO DALLE COSE CHE POTEVANO FARE NELLE LORO BREVI VITE.

Da quando sono stata adottata da lady Melusine du Lac, il mondo dei Draghi era diventato parte della mia realtà quotidiana.

Per quanto non avessi reali rapporti con Loro, mi ritrovai circondata da persone che trattavano abitualmente con quelle fantastiche creature.

E, come tutte quelle cose che si vedono, ma non si possono ottenere, ho iniziato a desiderare di conoscere un Drago… a sognare un Legame, ad immaginarmi in formazione di volo, lanciata in battaglia…

Sogni di una ragazza sognatrice e un po’ svampita… desiderio di evadere da un passato malinconico e da un presente impegnativo, sempre alla ricerca dell’approvazione della nuova famiglia, col segreto terrore di non piacere ed essere abbandonata…

AFFASCINANTI CREATURE, GLI GNOMI. PICCOLI E VELOCI. IL LORO RAPIDO LINGUAGGIO E’ SEMPLICE DA SEGUIRE E DA IMITARE, NON LENTO ED ESASPERANTE COME QUELLO DELLE ALTRE RAZZE.

DI TANTO IN TANTO MI AVVICINAVO AL VILLAGGIO. GLI GNOMI MI CONSIDERAVANO UN DIO E MI DONAVANO SPESSO GRANDI QUANTITA’ DI MINERALI METALLICI, DI CUI MI NUTRIVO. IN CAMBIO LI PROTEGGEVO. NON CHE IO DOVESSI FARE CHISSA’ COSA. BASTAVA LA MIA PRESENZA PER ALLONTANARE I PERICOLI. IL LORO CAPO MI INSEGNO’ LA LINGUA COMUNE. FACILE DA IMPARARE, TROPPO LENTA DA PRONUNCIARE. IMPARAI L’ARTE DEGLI INFUSI E I POTERI DELLE ERBE.

MA NON ERO CREATURA STAZIONARIA. DOVEVO VOLARE.

ALLORA GLI GNOMI MI FECERO UN DONO: UN FLAUTO DEI DRAGHI. AVREI POTUTO SENTIR SUONARE QUELLO STRUMENTO ANCHE A GRANDI DISTANZE.

ACCETTAI IL DONO E PARTII.

Non avevo tantissime amicizie, quindi, nei momenti in cui non dovevo studiare, vagavo per le strade e per i boschi.

Mi è sempre piaciuto esplorare, spingermi tra le fronde di luoghi sconosciuti per sapere cosa vi era oltre… quel giorno seguii un sentiero nascosto… seguendo uno strano aroma di erbe e fiori… verso una parete rocciosa coperta di edera…

VOLAI VERSO LA GRANDE CITTA’ DI CONFINE, DECISO A STUDIARE QUEL LUOGO PER UN PO’, PRIMA DI ANDARMENE NUOVAMENTE.

DALL’ALTO VIDI UNA DEPRESSIONE NATURALE, NON LONTANA DA UN EDIFICIO ISOLATO. NOTAI UNA CAVERNA COPERTA DALL’EDERA, QUINDI APPOGGIAI A TERRA IL MIO FLAUTO E COMINCIAI A SPIANARE IL LUOGO PER FAVORIRE I MIEI SPOSTAMENTI, INFINE ENTRAI NELLA CAVERNA. COL CALORE DEL MIO FIATO ACCESI IL FUOCO E, MUTATO IN UMANO, INIZIAI A PREPARARE UN INFUSO PREGIATO, SCORDANDOMI DEL FLAUTO…

Camminando in quella che sembrava essere una radura creata artificialmente, scorsi un luccichio nell’erba. Mi chinai e raccolsi un lucente flauto metallico…

Era così bello che andai a cercare mia madre per mostrarglielo…

RIPOSAI FINO A SERA, IL VOLO MI AVEVA STREMATO. LA CAVERNA ERA AMPIA ED ACCOGLIENTE, L’INFUSO ERA BUONO E MI AVEVA DATO LA FORZA PER MUTARE ANCORA, ABBANDONANDO LE FRAGILI E SGRAZIATE FATTEZZE UMANE.

Trovai la mamma nella piazza del mercato, in compagnia di altri Signori dei Draghi. Le mostrai il flauto e, dietro richiesta di lady Sophia, provai a suonarlo…

IL SUONO DEL FLAUTO! CHI HA OSATO RUBARMELO? ERUPPI DALLA CAVERNA E BALZAI IN VOLO, SPINGENDO CON LA CODA CONTRO LA PARETE ROCCIOSA, PER DARMI LA SPINTA NECESSARIA. SEGUII IL SUONO IN PREDA ALLA RABBIA…

La mamma e i Signori si fecero nervosi… ed io non capii il perché.

ATTERRAI IN UNA PIAZZA E VIDI CHE UNA DONNA LO TENEVA IN MANO. LA MIA ATTENZIONE FU CATTURATA DALL’ENERGIA DELLA SACRA BACCHETTA E MI RIVOLSI A CHI AVEVA LA FORZA DI IMPUGNARLA, CHIEDENDO LA RESTITUZIONE DELLO STRUMENTO.

Un Drago splendente apparve dal nulla chiamandomi ladra e pretendendo il mio flauto. Era mio!! Non potevo permetterlo, così scappai...

LA LADRA CERCO’ DI SCAPPARE ED IO CERCAI DI MORDERLA… DANNATA ADOLESCENTE MEZZELFA…

Tentò di mordermi ed io schivai, fuggendo ancora...

LA MANCAI, QUINDI VOLSI IL MIO SGUARDO VERSO DI LEI PREPARANDOMI A SCATTARE…

Qualcosa cadde, una luce abbagliante si accese…

QUALCUNO URLO’, LA POTENZA DELLA BACCHETTA ESPLOSE…

Sento i suoi pensieri…

SENTO I SUOI PENSIERI…

Siamo…

SIAMO…

LEGati”

Questo siamo ora... come un’unica entità.

Sento i suoi pensieri, le sue sensazioni. Per ora non è ancora tutto chiarissimo e distinto, ma, se mi sdraio nel letto e tengo gli occhi chiusi mi sembra quasi di volare con le sue ali.

Il problema è che lui sente i miei pensieri... e la cosa, oltre ad essere poco discreta, immagino sottoponga il Drago ad un flusso di informazioni che magari non desidera.

Perché se io effettivamente parlo parlo parlo senza nemmeno prendere il fiato, figuriamoci la mia mente scattante quanto può agire velocemente!

Infatti Eclisse non mi sopporta... credo non mi faccia fuori solo perché, se lo facesse, morirebbe anche lui.

Dice che non può nemmeno volare via, essendo il suo destino così dipendente dal mio e viceversa.

Ma cosa posso dire? Io mi sento bene come non mai... mi sento invincibile!

Credo siano stati gli Dei a volere questa unione... non penso che la bacchetta possa essere attivata da una semplice caduta.

Va bene, va bene, sono stata io a desiderare che Sophia legasse la mia anima a quella di un maschio grande e forte, dalla splendente armatura... ma io pensavo a Falco, non ad un Drago di mercurio.

A questo punto il mio destino è deciso... niente streghe, ladri o assassini: da domani visiterò regolarmente la roccaforte dei Signori dei Draghi... il mio legame mi rende a tutti gli effetti una di loro, con onori e oneri.

Nel frattempo zia Odyle è a letto, colpita da un malore: l’idea di avere due Draghi a carico l’ha sconvolta oltre misura...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

La cena di oggi l’ho consumata in una grotta sconosciuta, sull’altro versante della collina.

Se dal ponte ci si dirige verso le rocce a est, si può notare un sentierino oltre i cespugli. Imboccandolo, in una mezz’oretta, si raggiunge una caverna ricoperta di muschio e felci.

Lì vive il mio Compagno. Isolato da tutti, egli si perde nei propri pensieri.

Questa sera ho fatto capolino e ho chiesto se potevo entrare. Eclisse stava consumando un cervo che si era rivelato troppo distratto.

Mangiavo ed ammiravo i suoi movimenti, la luce del tramonto che filtrava dall’ingresso e si rifletteva sulle scaglie perfette. Quando le sue ali mi passavano davanti, mi specchiavo in loro.

Finito il pasto abbiamo parlato.

I Mercurei sono rapidi di parola e di pensieri... spesso cambiano idea e umore.

La sua voce è crepitante, sembra che in lui il fuoco bruci perennemente. Ma quando sussurra sembra quasi umano.

Mi sono accoccolata contro la parete ed egli si è acciambellato, circondato da quella coda scintillante, lunga più di quella degli altri Draghi.

- Vedete, Ochetta Dorata... la gente venera noi Draghi per il Soffio e la Forza... in pochi capiscono che la nostra grandezza sta nella Mente, nelle Ali e nella Lunga Vita.

Quell’affermazione mi ha stupita. Le ali le hanno persino le oche, ma non sono per nulla divine...

- Le Ali ci permettono di conoscere il mondo. La saggezza non vive sui libri... quella è cultura. La saggezza palpita ovunque. Solo muovendosi da un luogo all’altro si può capire perchè l’oro è prezioso per alcuni, inutile per altri. Perchè alcuni palazzi sono ricoperti di gemme o perchè le case hanno tetti che non trattengono la pioggia.

Le mie Ali sono rapide... possono portarmi lontano...

Ma è la Mente che lo permette. Il Pensiero, il potere Psionico... chiamatelo come desiderate. So che la mia Mente inganna la gravità. Sostiene le mie Ali anche dove le correnti non bastano.

Voi pensate che il volo di un Drago sia solo una questione di Ali e coda... inclinarsi per virare, tirarsi su per rallentare, chiudersi a freccia per le picchiate.

Ed Eclisse ha riso. Ride raramente, se non nei miei pensieri. La sua mente è agile ed acuta... la sento, che è sempre alla ricerca di qualcosa... ma la parola... che quando scorre è inarrestabile, a volte tarda a palesarsi.

- Il Volo perfetto è Pensiero. La mente muove il nostro corpo e le ali lo aiutano. Quando ero troppo giovane per volare ho tentato lo stesso. Pretendevo che le Ali mi sostenessero... e quasi sono morto. Lampi di pensiero, concentrazione, lasciar scivolare la Mente in una direzione e spingere con le Ali per facilitare il movimento. Questo è il volo di un Drago.

Ma la Mente non è solamente volo... può muoversi tra i ricordi e le esperienze come un luccio alla ricerca di una preda. Noi Draghi impariamo in fretta e non scordiamo mai. Per questo la saggezza che le nostre Ali trovano, la Mente la trattiene...

Ed io ho capito. Ho capito che vedere il mondo e non scordare ciò che si vede ci rende grandi... l’esperienza ci porta avanti illuminando la direzione giusta in molte biforcazioni oscure.

- E questo va avanti nei secoli, grazie alla Lunga Vita. Volare, conoscere, capire e mai dimenticare... per un tempo eterno.

Sono andata via in silenzio... un dono mi è stato fatto questa notte. Un grande dono.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ed eccomi qui a raccontarti il mio primo giorno da allieva dei Cavalieri dei Draghi.

Mia mamma mi ha svegliata all’alba, abbiamo fatto colazione (ci mancava solo che dovesse imboccarmi, dato che odio svegliarmi presto) e ci siamo preparate per uscire.

Siamo montate sul cocchio e siamo partite alla volta della città.

Ma al bivio, prima dei cancelli principali, abbiamo svoltato a sinistra verso una delle montagne, quella più aguzza e impervia.

Abbiamo viaggiato per un’oretta almeno, fino a raggiungere un cancello fatto interamente in metallo, sormontato da spunzoni acuminati e da due statue di Draghi, plasmate in modo che fissassero chi si avvicina. Mia madre mi ha detto di scendere e toccare il cancello.

Stupita sono scesa dal cocchio e ho toccato timidamente il cancello. All’inizio non è accaduto nulla, ma poi, di colpo, gli occhi dei due Draghi di metallo si sono illuminati e le statue si sono mosse, come se mi stessero scrutando.

Un secondo più tardi hanno chinato il capo e aperto le ali.

A quel punto il cancello si è spalancato e siamo potute entrare.

Mamma mi ha spiegato che si tratta di un cancello magico, indistruttibile, e viene aperto solo in presenza dei Draghi e dei loro seguaci.

In quanto compagna di Drago, sono stata riconosciuta.

Abbiamo lasciato la carrozza in una profonda grotta dove, ho notato, vi era una stalla vera e propria per i cavalli.

Non ci siamo nemmeno preoccupate di toglier loro i finimenti: a quanto pare esiste del personale che se ne occupa.

Muovendoci lungo i cunicoli, alla luce delle torce, ci siamo infilate in una specie di gabbia.

Stavo per chiedere spiegazioni, quando la gabbia ha iniziato a sollevarsi mandando dei sinistri cigolii.

Non so per quanto tempo abbiamo continuato a salire, fatto sta che mi sono ripromessa di non tenere mai uccelli in gabbia.

Finalmente siamo emerse dalla roccia in una stanza ampia, una specie di anticamera, con panche, armadi e cassettiere.

Ho seguito mia madre, cercando di sporgere la testa a destra e a manca e a sinistra per cogliere quanti più particolari possibili di quei luoghi così inusuali.

Infine, svoltando nel corridoio, ci siamo trovate in un cortile grande quasi quanto la piazza centrale cittadina. Di fronte a noi sorgeva una specie di piccolo castello. Sulla sinistra un edificio che ricordava un granaio, ma le sue dimensioni erano davvero spropositate.

Altre piccole strutture si affacciavano sul cortile, ma non avevano nulla di particolarmente strano.

Finalmente ho capito: la gabbia ci aveva portato dalla stalla fino ad un altopiano nascosto in cima al monte. Lì si trovava la roccaforte dei cavalieri dei Draghi.

Ero emozionatissima. Cominciavo a rendermi conto dei suoni provenienti dal granaio gigante e cominciavo ad associarli a zampe artigliate, corpi squamosi e immense ali.

Camminavamo verso il castello e, occupata com’ero a cercar di ascoltare suoni interessanti, non mi sono accorta che mia madre si era fermata.

Sono andata a sbattere contro di lei, facendola quasi ruzzolare in avanti.

Lei mi ha agguantata per un orecchio, portandomi davanti a sè... e lì vidi Sophia.

“La giovane du Lac ha la tendenza a urtare la gente” ha esclamato ridendo la mezzelfa.

Avrei sorriso a mia volta, se non mi fossi trovata penzolante, appesa per un orecchio.

Trascinata dalla presa ferrea di mia madre, ho fatto il mio ingresso nella roccaforte.

Il portone si è chiuso alle nostre spalle ed io mi sono trovata nuovamente coi piedi a terra.

Ho chiesto se dovessi fare saluti militari o cose del genere e le due donne sono scoppiate a ridere.

“Nous non siamo le paladini che tanto adorate, ma petite”.

E, infatti, quello che ho notato fin da subito è stata l’atmosfera quasi familiare che regnava nel luogo.

Panni stesi in giro ad asciugare, odore di cibo, gente che si chiamava da una parte all’altra dell’edificio.

Addirittura Airin, che credevo essere di altissimo grado, stava lavando i pavimenti.

Quando l’elfa ci ha viste è accorsa a darmi il benvenuto e ha voluto presentarmi un po’ dei miei futuri compagni.

Si è sporta ad agguantare una ragazza di passaggio dicendo “Shad, questa è una nuova allieva, BrezzaDorata, figlia dell’Eletta”. Ho sfoderato il mio migliore sorriso e mi sono preparata alla mia presentazione più esaustiva, quando il mio sangue è diventato come merluzzo congelato.

Shad non era altro che la donna coi capelli rossi, quella che litigava col marito per via della sua amante.

Sperando che non mi riconoscesse ho cercato di sembrare naturale, ma dalla forza della sua stretta di mano mi sono resa conto che si ricordava di me anche troppo bene!

E anche suo marito è uno della gilda! Credo che il mio soggiorno sarà, come dire, interessante.

Oltre a lei ho conosciuto tante persone di cui non ricordo bene tutti i nomi.

Mi sono state mostrate le stanze degli allievi e mi è stato detto dove mettere le mie cose.

Quali cose? Le mie cose: mia mamma mi aveva preparato le valigie, forse mentre ciondolavo tentando di mangiucchiare la colazione nel dormiveglia.

A quanto pare vivrò qui per un po’ di tempo, cercando di imparare tutto quello che devo sui Draghi buoni, su quelli cattivi, su quelli così così e su chi è loro compagno.

Che gli Dei me la mandino buona.

Sicuramente non mi aiuta la voce di Eclisse che mi deride nell’intimo dei miei pensieri.

A quanto pare il piccione metallico ha iniziato a volare in questa zona, probabilmente per vegliare sulla mia incolumità.

Se non sapessi che lo fa solo per difendere se stesso, lo considererei un pensierino gentile e galante.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono sempre la solita.

Stamattina sono riuscita ad arrivare in ritardo alla mia prima lezione. Che figuraccia!

A quanto ho capito, hanno tentato di svegliarmi con qualsiasi mezzo usuale, ma non ci sono riusciti!

Pare poi che io abbia spalancato gli occhi dicendo “Lezione, colazione, Draghi, armi, all’assalto!!!” e mi sia gettata verso la porta. Sono stata placcata appena in tempo da una donna molto gentile, di nome Ayla. Mi ha rispedita verso il mio armadio, dicendomi di vestirmi, prima.

Ho messo la mia tunica bianca da allieva, con la spilletta raffigurante la testa di Drago dorato, e gli stivali e sono scesa in compagnia di Ayla.

Ero molto preoccupata di cosa avrebbe detto l’insegnante del mio ritardo, ma la donna ha riso e mi ha detto che l’insegnante avrebbe capito.

Effettivamente sono entrata nell’aula e, a parte gli altri allievi, non c’era nessuno.

Ho tirato un sospiro di sollievo e ho esclamato “Menomale che l’insegnante è più pigro di me!” ed Ayla, ridendo, mi ha risposto “Sì, è molto più pigra di voi... ”, salendo in cattedra!

Accidenti, che figura!

Ayla è il capo degli istruttori, specializzata nell’insegnamento delle leggi della gilda, procedure, doveri, onori e oneri dei cavalieri dei Draghi.

Devo essere diventata di color peperone, di quelli maturi però, non verde!

Naaaaa, mi ci vedi con un colore verde? Sarei terribile! Non si intonerebbe con l’azzurro degli occhi... hai mai visto una donna verde ben vestita? No, naturalmente! Come ci si può vestire bene con una pelle del genere? Quasi quasi mi dispiace per tutte quelle povere donne verdi del mondo...

Ma non divaghiamo... rosso peperone! Però mi è sembrato di capire che l’istruttrice è una donna di spirito... dovrebbe sorvolare su questa mia mancanza...

La lezione è andata avanti sul nostro compito, cioè studiare e servire i Draghi da una parte, dall’altra difendere la città dalle minacce che la normale magia o la spada non riescono a neutralizzare.

In più cerchiamo di prendere contatti con ogni Drago che si insedia nella zona, per capirne le intenzioni e, eventualmente, offrire i nostri servigi.

Solitamente siamo una gilda autonoma, anche se riconosciamo le leggi della città e solitamente le rispettiamo.

Come mi è stato ripetuto più volte anche in passato, noi non possediamo i Draghi, cosa che adesso posso capire ampiamente, dopo il legame.

E’ così difficile però non distrarsi quando, mentre ascolto una serie di regole di comportamento, ho la sensazione di volare.

Mi è anche capitato di cadere quasi dalla sedia perché, ad un certo punto, Eclisse ha preso un cervo di passaggio.

Tutti gli altri allievi mi hanno guardata con perplessità, ma Ayla ha spiegato loro che io rappresento un rarissimo caso di legame spontaneo, cioè avvenuto senza il rito consueto... e quindi, pur non avendo nessun addestramento, sono già compagna.

Ho ricevuto sguardi di ammirazione... e sguardi di invidia.

Dopo cena, sbrigate le faccende, mi sono seduta sul letto per riposarmi... a quel punto alcuni degli altri allievi si sono avvicinati per conoscermi e farmi domande sul legame.

E’ un peccato che qualcuno di loro si mostrasse troppo pieno di sé, orgoglioso dell’appartenenza alla gilda e si reputasse automaticamente degno di un legame suo...

Altri invece erano simpatici, desiderosi di sentire le mie descrizioni su quello che il Drago faceva e di come lo percepisco io...

Mi manca casa ogni tanto, ma questo posto è pieno di sorprese e, forse, di amici.

In più la mamma è quasi sempre qui...

Anche oggi ho ottime prospettive per il futuro.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ero beatamente seduta a riposare dopo aver strigliato i cavalli, quando, ad un certo punto, ho iniziato a percepire delle sensazioni molto forti.

Sono corsa nelle camerate, allo scrittoio, e ho iniziato a buttare giù quello che vedevo e sentivo, man mano che i lampi di immagini apparivano nella mia mente... eccolo.

... Eclisse vola nel cielo per il gusto di volare. Sentire l’aria curvarsi sul corpo e sostenerlo, mentre la mente lo sorregge negando la gravità. Piccoli movimenti della coda, del capo e delle ali mutano la sua traiettoria mentre la foresta scorre veloce sotto di lui, bucata da bassi picchi rocciosi

... Chiude le ali, avvitandosi su se stesso, per poi spalancarle per ritrovare l’assetto. Con un battito e l’inclinazione della coda riprende quota

... Accelera i battiti, alternando momenti di volo frenetico ad attimi di caduta libera, come il volo dei passeri. Ogni tanto il muso si abbassa a scrutare il terreno, cercando qualcosa di interessante

... Viene colpito da un’improvvisa raffica di vento. Pone le ali di traverso alla corrente, mantenendo la direzione. Inclina la coda da un lato per stabilizzarsi

... Sente la corrente scemare, varia la posizione delle ali e si prepara a riprendere il volo planato. Con la coda dell’occhio però scorge delle ombre in avvicinamento. Senza voltarsi segue il loro movimento con lievi movimenti del capo. L’artiglio destro si apre e chiude spasmodicamente, infiammato dall’adrenalina

... Cercando di sembrare ignaro della minaccia, dà occasionali colpi d’ala, per mantenere quota e velocità, per avere la maggior distanza possibile dal terreno. Lentamente inizia ad incamerare aria nei polmoni

// inclinando quasi all’unisono le ali, le tre manticore curvano decise verso il Drago, per trovarsi ai suoi lati, nel raggio di portata degli aculei. Hanno il corpo di giganteschi leoni, ali membranose nere. Il loro muso è la parodia zannuta di un volto umano. Dietro di loro si agitano le code, munite di micidiali aculei

Le code si alzano minacciose, pronte a rilasciare i propri strali

... Eclisse capisce la tattica delle manticore. Il cuore ha un sobbalzo mentre il cervello elabora una strategia. Chiude le ali di scatto e sgombra la mente, impedendo il volo magico e lasciandosi cadere a corpo morto. Trattenendo il fiato si concentra solo sul potere del soffio. Nel suo corpo l’Inferno si schiera alla porta ed aspetta che si apra

// la manticora marrone scaglia i propri aculei, colpendo il vuoto. Con un ruggito frustrato si tuffa all’inseguimento. La nera segue la compagna, carica ancora del proprio fardello di morte. La fulva resta in quota e attende

... Eclisse, in caduta libera, l’assetto mantenuto solo dalla posizione delle ali, piega il capo verso la propria coda, trovando il bersaglio. Spalancando le fauci soffia verso le figure in arrivo, mentre il terreno si avvicina... dalla sua bocca erompe un raggio di luce bianchissimo

// la manticora marrone ha appena il tempo di ringhiare per la paura e tentare un disimpegno, prima di essere colpita dal raggio... e lì trovare la morte. La nera, fuori dalla traiettoria, si getta in una spirale laterale, non osando affrontare il Drago da sola

... Eclisse subito dopo il soffio non perde tempo a guardarne l’esito. Porta subito il capo in avanti, lasciando che la sua mente riprenda il controllo della magia che lo fa volare. Allarga le ali e le inclina, sacrificando la velocità per il bisogno di riprendere quota il prima possibile. Le ali sbattono aggrappandosi alle correnti mentre il mondo sottostante curva ed inizia ad allontanarsi

// la manticora fulva segue il volo del Drago, intenzionata ad intercettarlo. L’aria riscaldata dal soffio la porta più in alto, mentre vede la nera curvare, indecisa sul da farsi

... Eclisse forza il volo con veloci e potenti battiti d’ala. artigli e coda sono in linea per diminuire al massimo l’attrito. Ritrovato il volo orizzontale, continua ad accelerare e salire, per ottenere una posizione dominante sull’avversario

// la manticora nera

 

si rende conto di dover agire in fretta. Volando velocemente si spinge all’inseguimento del Mercurio, non volendo trovarsi tra lui e il suolo

... Eclisse non si volta indietro, per evitare che movimenti del capo disturbino la manovra. Le ali continuano a spingerlo verso l’alto

// la nera riesce ad avvicinarsi e a porsi in scia col Drago in cabrata. Appena sarà abbastanza vicina lancerà gli aculei. La fulva si tuffa in avanti, chiudendo le ali, pronta a tagliare la strada al mercurio

... Eclisse si concentra al massimo sul volo magico, iniziando la manovra di giro della morte, avvertendo la presenza della manticora dietro di sé

// non volendo perdere l’occasione, la nera segue il Drago nella salita, iniziando ad avvertire la fatica, non possedendo il potere magico che annulla la gravità

... Eclisse un attimo dopo aver iniziato il volo rovesciato, chiude le ali come aveva fatto poco prima per diletto e si avvita sul proprio asse, trovandosi ad andare incontro alla manticora. Allarga di scatto gli artigli e ruggisce con un boato crepitante, come migliaia di boschi che bruciano. Attacca con un’artigliata della zampa destra diretta al capo della manticora

// la nera si trova di colpo sotto gli artigli del Drago. Non fa in tempo a lanciare l’attacco che un potente artiglio le spezza il collo. Cade dal cielo come un giocattolo rotto

... Eclisse affondato il colpo, piega il capo a guardare l’avversario cadere, concentrato sulla scossa di furore che ancora ribolle in lui. All’improvviso un violento colpo alla schiena gli strappa un grido di sorpresa e dolore. Freneticamente sbatte le ali per rallentare la discesa, cercando un luogo dove effettuare un atterraggio di fortuna per riprendere le forze. Lateralmente vede la manticora fulva la quale, dopo averlo colpito, si allontana.

// la manticora inizia un’ampia curva, sicura di aver ferito il Drago. Tenendolo d’occhio si prepara a portarsi su di lui e lanciare gli aculei

... Eclisse inizia una planata verso una piccola radura. Le ali tenute larghe lo rallentano, mentre il corpo si inclina verso l’alto. Il collo si piega in avanti permettendogli di studiare il terreno

// durante la curva nota il luogo dove il Mercurio sta atterrando. Lentamente prende quota per dare più slancio al prossimo attacco

... Eclisse atterra pesantemente con un battito frenetico di ali, ammortizzando con gli artigli. la coda frusta il terreno. Riprendendo fiato, comincia ad ignorare il dolore... ad allontanarlo da sé come un pensiero di infimo conto

// la manticora si lancia ruggendo, confidando nella debolezza del Drago

... Eclisse respirando a fondo si gira verso il ruggito ed inizia a passare in rassegna gli incantesimi che conosce

// la creatura inalbera la coda e allarga gli artigli

... Eclisse annuisce lentamente, una volta decisa la tattica... segue il volo della manticora con gli occhi vacui

// con un ruggito trionfale appare sopra la radura. Inarcandosi punta il Drago sul terreno. La coda si irrigidisce e gli aculei fremono

... Eclisse sente la magia accendersi in lui. Grazie all’incantesimo la propria mente si collega a quella molto più debole e irrazionale della manticora. Come se urlasse, riempie quel cervello con la propria rabbia

// la manticora viene investita dai pensieri del Drago, urla brucianti nella sua testa. Non ha l’intelligenza per capire le parole ma la rabbia è come un maglio. Irrigidendosi a metà battito d’ali, precipita al suolo con pochi deboli tentativi di rallentare la caduta

... Eclisse raccogliendo le ultime forze rimaste dopo tali sforzi, scatta come una molla verso la manticora abbattuta, Le ali sono chiuse per non intralciare la corsa. Linee di sangue scendono lungo la sua coda. Le fauci si spalancano pronte ad azzannare l’avversario

// cozza contro il terreno riuscendo però ad atterrare sulle zampe. Intontita dal dolore e dall’impatto, solleva la testa, percependo vibrazioni nel terreno

... Eclisse fa scattare il serpentino collo in avanti, cercando di stringere tra le fauci la gola sollevata della manticora

// viene azzannata dalla potente stretta del mercureo. I denti acuminati penetrano nella carne strappandole le vita

... Eclisse scuote l’avversario finché non sente lo schiocco del collo che si spezza, poi abbandona la presa e si accuccia, esausto. Escludendo il mondo esterno, si concentra sul proprio corpo, dando alle ferite tutto il tempo per rimarginarsi

Questa sua concentrazione mi ha allontanato da lui, relegandolo ad una semplice ombra in un lato della mia testa.

Ho poi riletto lentamente ciò che ho scritto, accasciandomi sulla sedia.

All’improvviso mi sono resa conto di non essere sola: vicino a me c’era una strana ragazzina... non avrà avuto più di 13-14 anni umani, sebbene avesse tratti somatici senza tempo, come gli elfi.

Era più bassa di me, dai capelli molto chiari e gli occhi grandi.

Era vestita con una tunichetta e camminava a piedi nudi.

Mi fissava con stupore ed io l’ho fissata a mia volta.

Ci siamo guardate per almeno 10 minuti poi, contemporaneamente, siamo scoppiate a ridere.

Quella risata ha sollevato dalle mie spalle il peso dell’avventura mentale appena terminata.

La ragazzina si è presentata semplicemente come Amaniri poi mi ha chiesto cosa stesse succedendo... pensavo non mi avrebbe creduto o non avrebbe capito... e invece ha annuito seriamente, dicendomi che i Draghi definiti “di Mercurio” sono abili volatori. Amano tantissimo volare e cercano di spingersi oltre i loro limiti. Essendo tra le razze più piccole, non possono contare sulla forza di Draghi più grandi, come quelli d’oro o i rossi... ma compensano con una velocità particolare e un uso creativo della magia e del soffio. Il soffio di un Drago di mercurio è un raggio di luce pura e caldissima.

Siccome sembrava sapere così tante cose su di loro, le ho chiesto di parlarmene... ma, all’improvviso, un elfo alto e bruno, è apparso sulla porta dicendo “Siete qui Amaniri... state distraendo l’allieva dai suoi studi?”

La ragazzina è balzata in piedi rispondendo “No, parlavamo di Draghi” e si è diretta verso la porta ma, prima di uscire, ha chiesto “Volete essere mia amica, BrezzaDorata?”

Ho una nuova amica... strana ma interessante. Spero di rivederla presto.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi grande festa in cucina. Felicia, una delle istruttrici, ha avuto la splendida idea di fare una torta per cena. Dopo la lezione ci siamo ritrovate in cucina Airin, Claumanyl (è il diminutivo di un nome impronunciabile... si tratta di un’elfa battagliera e con la puzza sotto il naso), Dreth (un giovane mannaro... pare che la sua forma animale sia un’enorme tigre, ma non l’ho ancora vista...) ed io, a cercare di creare questa torta di mele gigante per la gilda.

Sembrava tutto perfetto, fin quando non ho dovuto aprire il sacco della farina...

Che ci posso fare se questi sacchi hanno cuciture strane? Mi hanno detto “tira quel filo!” ed io ho tirato. Sembrava che fosse tornato l’inverno... la cucina era candida e piena di montagnole!

E anche noi sembravamo un branco di yeti in gita...

Abbiamo cercato di raccogliere tutta la farina, setacciandola per eliminare i residui di schifezze, solo che... beh... mentre Claumanyl era chinata, girandomi ho inavvertitamente fatto cadere un secchio d’acqua sulla sua testa... aveva i capelli completamente impastati e credo mi abbia odiata un po’...

Ma alla fine ce l’abbiamo fatta: ricoperti di pastella, bucce di mela, uova e panna montata, abbiamo servito una torta bellissima. Tutti hanno applaudito, tranne Rendel, l’istruttore più severo di tutti (generalmente lo chiamiamo il D-istruttore): nella sua fetta di torta c’era un cucchiaio... chissà come c’è finito?

Faccio un salto in cantina a prendere un po’ di vino per la festa... a dopo!

BrezzaDorata corre lesta e leggera verso la porta delle cantine:

- apre la porta delle cantine. Prende dal barile una torcia asciutta e la accende con una di quelle alla parete. Inizia la discesa;

- scende un gradino dopo l’altro, illuminando la scala con la torcia. Fischietta "15 uomini sulla cassa del morto";

- raggiunge finalmente il fondo della scala. Sventola come un’ossessa la torcia per far scappare i topi, alcuni dei quali potrebbero essere facilmente cavalcati;

- ristabilito l’ordine, si muove tra le rastrelliere piene di bottiglie. Sembra che cerchi qualcosa di preciso.

- soddisfatta si infila nell’apertura tra due rastrelliere, stranamente priva di ragnatele.

- sbuca da dietro un arazzo, nella sala delle guardie del Tempio principale. Abbassa la mano dell’armatura ornamentale lì vicino.

- la credenza si apre, rivelando un tunnel costellato di muschio fosforescente. lo imbocca.

- sbuca da sotto un letto nella terribile torre dei Maghi Neri e, immediatamente, cade nella botola sotto lo scendiletto, ma non prima di aver intravisto una sottoveste rosa tra gli abiti dell’Arcimago.

- spalancando l’armadio della sala d’attesa del Municipio, ne esce boccheggiando. Si appoggia al banco informazioni, quando questo ruota. Un porta si apre cigolando e lei, starnutendo, ci si tuffa.

- il tronco della Grande Quercia si apre in due spicchi e lei ne esce velocemente. Inciampa in una radice e cade dentro un rododendro.

- a cavallo di un tronco, scende lungo le rapide urlando "yippieeee". Svanisce in un gorgo.

- si ritrova nuovamente in cantina, nella stanza dove è custodita la riserva di idromele pregiato di Silan, lo storico esperto di Draghi. Se ne appropria.

- toccando il naso al ritratto di Silan, fa aprire una porta segreta.

- appare da sotto il lavandino della cucina. soddisfatta fa il suo ingresso nella sala e offre a tutti il liquore, spacciandolo per suo.

Che bella serata! A parte Claumanyl e Rendel, erano tutti Felici, soprattutto Felicia...

Ahahah, che battuta divertente!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi, finalmente, lezione sui Draghi!

“Com’è fatto un Drago?” “E’ grande e grosso.” “BrezzaDorata laverà le latrine questa sera”

Ecco il dialogo che ho avuto con il D-istruttore quest’oggi.

Accidenti, tutti a punirmi perché sono spontanea!

Che ci posso fare? Nella testa il concetto è chiaro... è la bocca che usa le parole sbagliate... praticamente il ragionamento non cola bene...

Allora, com’è fatto un Drago? So che avevo già scritto a riguardo, ma adesso il concetto sta diventando ufficiale!

E’ una creatura magica, creata dagli Dei per dominare i cieli... uno dei predatori massimi di questo piano di esistenza. Infatti è leggendaria la “paura dei Draghi”, un terrore ancestrale che la sola presenza del leviatano è sufficiente ad incutere agli uomini.

I mortali tendono a classificarli in base al colore delle scaglie... e ai Draghi pare non dispiacere questa convenzione.

Il loro corpo è muscoloso, forte, capace di abbattere muri di roccia e solitamente ha un odore peculiare, strano: i mercurio odorano di rugiada, gli argento di pioggia, i rossi di zolfo...

Le ossa sono resistenti, la pelle spessa e ricoperta di scaglie dure.

La testa, che può essere dal muso tozzo e largo o, come Eclisse per esempio, allungata, è dotata di corna, protuberanze varie e di una bocca irta di zanne.

Gli occhi dei Draghi sono piuttosto sensibili: non possiedono una vera e propria visione notturna, ma, a seconda della razza, riescono a vedere più o meno bene nella normale oscurità della notte.

In più, essi sono lo specchio della loro anima immensa: a volte basta che uno di loro ti fissi intensamente per pietrificarti dal terrore.

L’udito non è particolarmente fine, non essendo dotati di... come si chiamano? Ah si, padiglioni auricolari.

Le ali dei Draghi, di pelle come quelle dei pipistrelli, variano molto di razza in razza. Quelle dei Draghi di mercurio, per esempio, sono corte e strette e si muovono rapidamente. Le ali dei Draghi d’oro sono composte da decine di lunghe ossa, e le agitano quasi come si tratti di un mantello assicurato alle spalle e alla coda.

La coda dei Draghi è muscolosa e funge sia da arma che da timone. Quella di Eclisse prende da sola metà della lunghezza totale del corpo ed è sottile, come una frusta.

Non sono molte le creature che possono tener testa ad un Drago: le scaglie possono essere forate solo da armi particolarmente pesanti e il loro corpo è spesso resistente agli incantesimi meno potenti.

Dal canto loro i Signori dei Cieli sono grandi maghi, sono immuni a determinati elementi (a seconda della razza) e hanno il soffio!

Quello che comunemente è chiamato “Soffio dei Draghi” è un’arma devastante.

Ce ne sono di tanti tipi... fuoco, ghiaccio, acido, vapore, veleno, luce, tenebra...

Addirittura i Draghi più vecchi e potenti hanno più di un tipo di soffio... per esempio alcuni Draghi d’oro soffiano sia fiamme che veleno.

Il soffio dei Draghi è generato magicamente, probabilmente è un portale che si apre nella gola del leviatano e permette la comunicazione con una delle dimensioni elementali.

Ammetto di non aver capito nulla all’inizio, ma il D-istruttore ha sospirato e mi ha detto “Pensate ad un mondo dove tutto è fatto di fuoco. Se si apre una porta su quel mondo, non potranno che uscire fiamme, no? Bene... è come se quella porta fosse nella gola del Drago”, allora gli ho chiesto se, nel mondo del fuoco, esiste un Drago che soffia una scarica di mezzelfe bionde.

Mi ha punita di nuovo.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

anche oggi è stata una giornata di duro lavoro in gilda. Ho dovuto pelare un sacco di patate... io credevo che certe punizioni si dessero solo ai militari e invece...

Perché sono stata punita stavolta? Ah, non lo so... sarà per le mie vedute rivoluzionarie che spesso non trovano riscontro nei limitati ragionamenti altrui... o perché sono un po’ oca?

Meglio pensare positivo!

Ti rendi conto che sono qui da una settimana e non ho ancora visto un Drago che sia uno??

Quel buzzurro di Eclisse mi evita... l’unico contatto che ho con lui è mentale, e passa il tempo a deridermi!

Mica si può campare così! Una volta ho provato a ribellarmi e mandargli una serie di pensieri cretini, ma alla fine lui mi ha lanciato contro un pensiero così grande e rabbioso da farmi quasi svenire.

Per fortuna è tornata Amaniri a trovarmi e ho potuto sfogarmi un po’ con lei.

Le ho detto che non ce la facevo più a mandare avanti un rapporto del genere, che non aveva senso sopportare una storia pesante in cui io non ho spazi.

Sembra quasi di avere uno di quei fidanzati gelosi che ti tolgono il fiato ed è più grande la costrizione di dover fare o non fare cose rispetto all’amore che si riceve...

La ragazza ha riso al paragone e mi ha abbracciata. Mi ha detto che le sono molto simpatica e che mi vuole bene. Che carina!

Poi ha proseguito dicendomi di provare a mettermi nei panni di Eclisse. I Draghi di mercurio amano la libertà, vogliono volare, divertirsi... sono capricciosi e volubili. E al culmine del suo sviluppo, quando finalmente la sua potenza iniziava a manifestarsi, egli si è ritrovato incatenato a me... un po’ come se la mia vita fosse legata a quella di un topolino ed io non potessi tenerlo in gabbia.

Non so come Amaniri sappia tutte 'ste cose dei Draghi, probabilmente è la mascotte della gilda e sa tutto quello che c’è da sapere.

Mi sarà utilissima, però vorrei anche iniziare a frequentare i luoghi che i leviatani frequentano... mi dicono che ancora non ho accesso al cosiddetto “Rifugio”, cioè quella specie di granaio gigante che sta in cortile.

Amaniri mi ha detto che è lì che i Draghi soggiornano quando hanno bisogno di stare vicino alla gilda... però gran parte di loro non vive qui, ma ognuno ha una propria casa, spesso in grotte naturali.

I Draghi d’oro addirittura creano stanze e mobilia nelle loro caverne, rendendole simili a piccole roccaforti, mentre i Draghi d’argento sanno camminare sulle nuvole.

Amaniri mi ha poi dato una mano a stendere il bucato bagnato e a ritirare il bucato asciutto, poi mi ha detto che il suo elfo la cercava ed è sparita.

Eppure mi sembra un po’ piccina per avere un fidanzato così grande... boh, costumi elfici, magari un giorno sarà meno misteriosa sulla sua vita.

Ed ora... già, ed ora?? Accidenti, non ho idee!!!

Non so che cavolo scrivere! Aaaaaah! Ho la testa vuotaaaa, devo inventarmi qualcosa!!!

Sì sì, mi sono ricordata!

Oggi il figlio del re è venuto a trovarmi e mi ha giurato amore eterno, ma poi è venuto fuori che aveva sbagliato indirizzo.

Indignata gli ho fatto lo sgambetto, osservando poi il suo scomposto rotolare lungo il sentiero.

Accidenti! Una cosa è essere regnanti, un’altra maleducati!

Mica si può illudere una giovane in questo modo e poi rimangiarsi tutto!

Che tempi.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

quest’oggi sono, come dire, turbata. Sono successe cose che non mi aspettavo proprio.

Ho lasciato la roccaforte della gilda per andare a fare delle spese. Al ritorno sono passata attraverso il parco, come faccio di solito: mi piace l’atmosfera che si respira in quel luogo... la gente va al parco per giocare, leggere, amoreggiare...

Nulla che ti faccia pensare alle incombenze quotidiane o a gli affanni del mondo.

Camminavo adocchiando le papere del laghetto, quando mi sono sentita toccare sulla spalla.

Mi sono voltata e, sorridente e sfacciato, avevo di fronte a me Ashen, l’elfo maledetto che ha segnato i miei primi mesi in città.

Era bello e sfrontato come al solito... mi ha detto che non ha smesso mai di pensarmi dal nostro ultimo incontro, che io sono speciale per lui e che è cambiato molto.

Questa cosa mi ha turbata... che fosse davvero cambiato? Che potesse essere l’uomo (o elfo) che desideravo un tempo e che vorrei avere accanto a me?

Ma no... dovevo essere forte e la nuova energia che vive in me mi ha aiutata. Ho ribadito che lui non è la persona che cerco, che si è comportato orrendamente con me e che la mia fiducia nei suoi confronti è svanita definitivamente.

A quel punto ha cercato di abbracciarmi ed io l’ho spinto via. Ero sconvolta. Non avevo paura, no... però avevo emozioni fortissime e non ce la facevo a restare calma.

Ma non potevo cedere... gli ho intimato di starmi lontano e di dimenticarmi.

Lui non voleva ascoltarmi, mi ha detto che una volta insieme avrei imparato a fidarmi di lui.

Mi ha presa tra le braccia e ha cercato di baciarmi.

Non ci ho più visto e ho fatto l’unica cosa che mi è venuta in mente in quel momento. Ho infilato la mano nella borsa, ho tirato fuori il flauto e ci ho soffiato dentro.

Ashen ha riso, chiedendomi se volessi “suonargliele”, tentando ancora di baciarmi.

Poi Eclisse è apparso in cielo.

Quel Drago ha un caratteraccio, è vanitoso e pieno di sé... ma in volo è come un dio.

La luce del sole si rifletteva sulle sue scaglie lucide... le ali come specchi sembravano avvampare, ma la cosa non mi dava fastidio, come se il nostro legame mi proteggesse.

Ashen mi ha preso per mano esortandomi a scappare. Io gli ho risposto “Ora sono sua... ricordatevelo”.

Eclisse deve aver sentito il mio turbamento e si è comportato stranamente da gentil-Drago: si è tuffato verso il basso, sfiorando le cime degli alberi. Poi mi ha presa tra gli artigli ed ha ripreso quota.

Ricordo lo sguardo terrorizzato dell’elfo, la presa decisa ma delicata del Drago.

Ricordo il mio primo volo.

La mia ansia è svanita, così come il turbamento.

Staccarmi da terra è stato come uno staccarmi dal mondo.

Ho volato fino alla roccaforte, dove Eclisse mi ha lasciata... e per me è stato il sogno più bello della mia vita.

Mi sono sentita orgogliosa quando gli altri cavalieri mi hanno vista atterrare in quel modo... orgogliosa della mia esperienza e del volo perfetto del mio compagno.

Devo studiare e studiare tanto... devo essere degna di volare ancora.

Vedere il mondo dall’alto apre nuove prospettive nel mio futuro.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

finalmente inizio a farmi delle amicizie tra i membri della gilda. Mi sono ritrovata in cucina con una mezzelfa piccina e simpatica. Non so il suo vero nome, ma tutti la chiamano PurpleAngel o, più semplicemente, Purpla.

E’ un po’ più vecchia di me, sarebbe anche carina se non fosse così magra. Sarà alta un metro e cinquanta e peserà meno di quaranta chili. In effetti la vedo mangiare così poco... le ho anche chiesto e mi ha risposto che lei non ama le abbuffate, ma adora cucinare per gli altri.

Io invece, come sai, amo abbuffarmi e cucinare per me e per gli altri, quindi ci siamo dedicate alla produzione di un mega risotto speziato, in onore della visita del Barone Sbarzo, un nobile famoso ed ex guida della gilda dei Cavalieri dei Draghi.

Abbiamo preso la padella più grande, quella che va sollevata in due, e abbiamo coperto il fondo di olio. Abbiamo sbucciato e sminuzzato delle cipolle, piangendo come mucche per le esalazioni, e le abbiamo fatte soffriggere un po’ nell’olio, insieme a qualche verdurina.

Poi abbiamo buttato il riso e lo abbiamo fatto imbiondire. Nel frattempo, nel pentolone, abbiamo fatto il brodo di pollo.

Appena il riso è diventato dorato, abbiamo prima dato una spruzzatina di vino (dopo esserci ampiamente assicurate che fosse buono. La testa girava = il vino era buono) e poi unito il brodo.

Alla cottura del riso, abbiamo aggiunto spezie e dadini di formaggio.

La cena è stata un successo!

Brezza e Purpla hanno cominciato a lanciarsi le cipolle, facendo cadere diverse stoviglie e pentolame. Melusine è stata costretta a fare capolino dalla porta, trovando le due ragazze assolutamente composte e sorridenti.

Poi si sono messe a tritare una quantità di cipolla assurda, lacrimando come alla prima di “Titanico”, la tragica e romantica rappresentazione teatrale riguardante una nave corsara che si scontra contro una testuggine gigante e affonda.

A quel punto è stato Rendel, il D-istruttore, a spalancare la porta. Ha trovato le ragazze composte e sorridenti, con copiosa lacrimazione, ma non ha fatto commenti.

Nel frattempo però l’olio si è scaldato troppo ed ha iniziato a fumare. Purpla è corsa a prendere dell’acqua per abbassare la temperatura e l’olio bollente è schizzato ovunque. Per evitare l’ustione, le mezzelfe si sono lanciate sotto il tavolo.

Melusine, Rendel e il Barone hanno infilato le loro teste a totem attraverso l’uscio, trovando le ragazze composte e sorridenti, sotto il tavolo.

Ripristinato l’ordine, Brezza si è dedicata al soffritto, Purpla a far bollire il pollo per il brodo.

Essendo donna di grande equilibrio, PurpleAngel è scivolata su una chiazza d’olio, rovesciando il pentolone dell’acqua. Ramazzando furiosamente, le mezzelfe hanno evitato che cucina e sala attigua si allagassero. L’occhio fiammeggiante di Heaven, il Drago d’oro compagno di Sophia, è apparso alla finestra, trovando le ragazze composte e sorridenti, bagnate fradice.

Finalmente il riso sobbolliva allegramente nella padella e le fanciulle si sono apprestate a mischiare le spezie.

Il sacchetto del peperoncino era annodato strettamente e quindi le ragazze hanno cercato di aprirlo insieme. Una nuvola rossa è esplosa in cucina, facendole starnutire come ossesse.

Sono apparsi nell’ordine:

- Il totem Melusine-Rendel-Sbarzo dalla porta

- Heaven alla finestra

- Sophia all’altra finestra

- BenHenBen, che è l’esperta di Draghi della gilda, dal mobile delle scope

- Amaniri dalla ghiacciaia

Hanno trovato le ragazze composte e sorridenti, coi nasi colanti.

Nonostante tutto è stata una bella cena.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho rivisto Nicolos! Ti ricordi l’amico di Tearsmist? Quello che va in giro con il cappello a cilindro, senza scarpe, declamando poesie?

Ecco, lui!

Stavo passeggiando in piazza, durante uno dei miei rari momenti di libertà. Ad un certo punto mi sono sentita chiamare da dietro e mi sono voltata impugnando la mia fida padella gigante (mai uscire senza). Lui si è pietrificato con le mani alzate e ha bofonchiato un “toglietemi tutto ma non il mio cappello”.

Mi sono messa a ridere e ho rinfoderato l’arma.

A quel punto ho notato che vicino a lui c’era uno strano omino, alto mezzo metro, anziano, con un’espressione burbera dipinta sul volto. Mi sono presentata e lui ha risposto “non ora, sono occupato”.

A quanto pare il suo nome è Gnomotuttofare ed è l’aiutante, assistente, schiavo e amico di Nicolos.

Lo gnomo sa fare di tutto, da riparare le tubature a stuccare i mobili a fare i massaggi a fare la torta al cioccolato a ferrare i cavalli a rosolare i quarti di bue a costruire cucce per cani a maneggiare grossi randelli a pulire i vetri a fare sculture di ghiaccio a lustrare le scaglie di Drago a fare il budino...

Insomma un po’ di tutto.

Siccome lo gnomo era troppo occupato, mi sono intrattenuta con Nicolos.

E’ stato tanto gentile, si è interessato di me, dei miei compiti in gilda, del rapporto con la mia famiglia e con Eclisse. Di lui non mi ha detto molto... si vede che ha qualche mistero nel suo passato, un po’ come me. Mi viene da pensare che la doppia natura di noi mezzosangue ci renda un po’ strani...

Mi ha chiesto se avremmo potuto incontrarci ancora in futuro... gli ho detto di si... sensibile com’è non volevo ci rimanesse male.

Giornata di grandi incontri: lasciato Nicolos ho incontrato Eora! La mia amica elfa oscura, ti ricordi?

Era un sacco di tempo che non la vedevo. Camminava accompagnata da un grosso cane ed appoggiandosi ad un bastone.

Sono corsa nella sua direzione, ma lei ha fatto finta di non vedermi. Un po’ risentita le ho fatto presente che un’amica si saluta anche se non la si incontra per qualche mese... lei è sobbalzata! Cielo, Eora è diventata cieca!

Si è addirittura lasciata andare ad un abbraccio quando ha capito che ero io.

Che storia allucinante: Eora, perseguendo i suoi studi oscuri, è entrata in contatto con un demone dei piani infernali.

Era sicura di poterlo controllare, aveva tracciato tutti i simboli sul terreno, sui muri, recitato le formule. In effetti il demone è apparso e non è riuscito a toccarla o colpirla con le sue fiamme.

Esaltata dalla propria magia, ha però commesso un passo falso e, pur non riuscendo a ferirla, il satanasso l’ha abbagliata con la luce dell’inferno, gettandola nel gelo e nell’oscurità.

Le ho offerto il mio aiuto, le ho detto che ora ero una nobil rampolla, compagna di Drago, ma questo ha sortito in lei una reazione strana.

Mi ha detto seccamente che ora che l’ochetta ha imparato a volare, può farlo senza di lei... e che lei non aveva bisogno di nessun aiuto.

Salutandomi in fretta, ha seguito il cane e si è allontanata.

Cosa posso aver fatto per ferirla?

Eclisse pensa che forse Eora ha più bisogno di me di quanto io possa credere.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

serata di estremo relax in gilda: succo di frutta, aria tiepida, tramonto purpureo tra i monti, un bel terrazzo e le mie amiche Purpla e Amaniri.

E di cosa vuoi che tre fanciulle in fiore possano parlare, se non di maschi?

Ebbene sì... io ho raccontato loro più o meno tutto degli ultimi 60 anni... dalla mia prima cotta per un contadinello pieno di brufoli al mio interesse per... ehm... il turbamento per Ashen, Nicolos, Falco, e un’altra mezza dozzina di signorotti locali (e, lo ammetto, un paio di garzoni). Purpla è addirittura sposata, ma dato che suo marito è sempre in viaggio, lei preferisce considerarsi libera e andare avanti come se nella sua vita non ci fosse nessuno. Le ho detto che, da buona amica quale sono, le posso cedere 3 o 4 persone, Falco e Nicolos esclusi.

Anche Amaniri pare abbia una cotta! La ragazzina è arrossita ed ha abbassato i suoi occhioni grigi, ammettendo che c’è qualcuno che le fa battere forte il cuore, ma non ha voluto dire di chi si tratta.

Ovviamente non le davamo tregua... sembrava sul punto di cedere, quando grandi ali si sono levate su di noi: Xela, un elfetta allegra dai riccioli biondo-castani (sorella di Darius, il marito di Shad, quella che mi odia... ti ricordi?) si era appena alzata in volo in groppa a Artiglio d’Acciaio, il suo compagno, un Drago d’acciaio appunto.

Ne avevo sentito parlare, ma era la prima volta che lo vedevo di persona.

Xela ci ha salutate con la mano e noi ci siamo messe a saltellare e a sbracciarci... anche Artiglio ha salutato... effettivamente i Draghi d’acciaio, ci ha detto poi Amaniri, sono socievoli e amanti delle vicende dei mortali.

Lo abbiamo guardato volteggiare tra i picchi rocciosi e tuffarsi giù, probabilmente per dare un’occhiata ai dintorni.

Ho chiesto allora ad Amaniri se ci sono molti Draghi malvagi... e lei mi ha risposto che non esistono Draghi buoni o Draghi cattivi. Certo, ogni razza ha la sua indole e, mentre un Drago d’argento tenderà ad evitare lo scontro o a non uccidere gli avversari, un Drago rosso tenterà di dominare le terre attorno alla propria tana e non esiterà ad uccidere gli oppositori.

E’ anche vero però che ogni Drago è un individuo, di intelligenza e personalità molto complesse... di conseguenza anche le reazioni o il comportamento di ogni singolo leviatano potranno variare inaspettatamente.

A quel punto ho chiesto mentalmente ad Eclisse se i Draghi di mercurio fossero buoni, cattivi o così così... e lui mi ha risposto che dovrei tenere queste orecchie paraboliche che mi ritrovo più aperte e la bocca ben chiusa.

Parla lui, che, quando inizia a chiacchierare lo fa ad una velocità tale che solo io e qualche gnomo riusciamo a comprenderlo.

Comunque... sarebbe bello poter dividere il mondo in buoni e cattivi... ma ricordiamoci che questo è anche un mondo che dice che le bionde sono sceme!

Non abbiamo saputo chi è il fidanzatino di Amaniri, ma avremo modo di scoprirlo!

Nel frattempo ci siamo appisolate sul terrazzo e, quando ci siamo risvegliate, il cielo era pieno di stelle. Ho riconosciuto le mie costellazioni preferite: il frullino, il ricamatore di mutandoni, l’arancia e l’oca fiammeggiante.

Ma, più splendente di tutte, torreggiava su di noi la costellazione del Drago, nonostante la luna quasi piena.

Pare che, alla morte, tutti i Draghi ascendano al cielo, e possano volare senza essere legati alle leggi di questo mondo.

Non ricordo nulla della mia morte di un po’ di tempo fa... chissà se anche io potevo volare?

Ed ora a nanna... domani ho lezione sui Draghi e sul perché scelgono di legarsi ai mortali.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi c’è stata lezione con Sophia in persona. La capa sgambettava di qua e di là per l’aula, scrivendo cose alla lavagna, facendo disegnini, pasticciando, dando pacche in testa ad Airon, un altro allievo serissimo all’apparenza eppure piuttosto scapestrato...

Allora, perché i Draghi scelgono il legame?

Nonostante siano così potenti ed altezzosi, sanno riconoscere la grandezza quando la incontrano.

Ci sono Draghi che apprezzano l’onore, altri la brama di conoscenza, altri l’abilità militare, altri, più semplicemente, la bontà d’animo. Quando incontrano un mortale che, per le sue azioni, dimostra di eccellere in una di queste qualità, il Drago può ritenere che la persona possa arricchire la loro anima con un modo diverso di pensare. Perché si sa, l’unico modo per diventare migliori è il rapporto con gli altri... figuriamoci cosa si può ottenere da una creatura che nella sua breve vita riesce a padroneggiare discipline particolarmente difficili.

E così ci sono Draghi d’oro che si legano a maghi potenti, Draghi rossi che prendono come compagni dei guerrieri impetuosi, Draghi d’argento uniti a cavalieri o paladini onorevoli e Draghi di nebbia che dividono la propria anima con eremiti e filosofi.

A quanto pare non esiste soltanto una bacchetta come quella impugnata da Sophia, ma ce ne sono diverse, sparse in tutti i continenti, in mano probabilmente a diversi capi di altrettante gilde come la nostra. E non solo: dicono che esistano leviatani così antichi da avere il potere di unire immortali e mortali senza usare la bacchetta. L’età per loro non è mai il declino della forza, ma è sempre una continua crescita... sono parte del mondo e invecchiano con lui, accrescendo i loro poteri.

Capita a volte però che, data la natura unica del legame, se il mortale compie grandi imprese, sia benedetto con una maggiore forza e conoscenza... e così, di conseguenza, anche il Drago diventa più grande e forte.

Altre volte invece il mortale delude così tanto il compagno dal creare una frattura nel legame e le due anime si separano.

Cosa si prova alla separazione?

Nessuno della gilda lo ha ancora mai provato... ma pare che il mortale ne venga fuori devastato, come se non fosse più lui... e ci mette molto tempo a riprendersi, sempre che ci riesca.

Per il Drago... beh dipende dal loro rapporto. Un Drago “malvagio” legato ad un uomo o a una donna solo per la sua abilità di militare e stratega, considererebbe la sua mancanza come un mero inconveniente.

Un Drago d’acciaio innamorato della sua compagna, potrebbe chiudersi in eremitaggio e non tornare più tra i mortali.

Esistono però alcune razze di Draghi che, nel corso dei millenni, si sono inselvatichite, diventando nulla più di animali magici, al livello di manticore e bestie-miraggio: le viverne, Draghi bipedi dalla coda di scorpione, i Draghi fatati (piccoli Draghi intelligentissimi e dagli strani poteri), le idre deficienti e cose così.

Questi Draghi minori sono refrattari al legame ma sono influenzabili tramite sortilegi o oggetti magici.

Infine esistono Draghi particolari, come i Draghi non-morti, cioè Draghi-zombie dai grandi poteri di morte, e i Draghi celesti, nel senso di Draghi dei piani superiori, che hanno corpi luminosi e grandi ali piumate, spesso usati come araldi degli Dei.

Mi piace come spiega Sophia... è divertente e sa interessarti... mentre il D-istruttore, beh... più che altro ci terrorizza...

Eclisse, voi che fate? Sento il vento anche in piena notte, sento il volo... se chiudo gli occhi e rilasso tutti i muscoli, mi sento quasi in cielo... portatemi con voi... sarò buona...

‘Notte.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

notizie allarmanti arrivano dalla città: pare che ci sia un conflitto tra i nobili e che possa sfociare in una guerra civile. Qui sono tutti molto tesi: mi sono recata al pozzo per prendere un po’ d’acqua e lì, voltato di spalle, ho incontrato Santhiel, l’elfo amico di Amaniri. Gli sono arrivata di soppiatto da dietro e gli ho urlato “Buh!!!!”. Ui si è voltato velocemente e ha estratto la spada! Tale era l’impeto che sono caduta sbattendo il sedere... ho ancora il livido.

L’elfo si è reso conto di aver esagerato ed è accorso ad aiutarmi, lasciando cadere la spada a terra.

Non finiva più di scusarsi e si è occupato lui di prendere l’acqua. Per diminuire il suo imbarazzo gli ho detto che qualcuno doveva aver dimenticato una buccia di banana. Lui non l’ha bevuta, ma ha finalmente sorriso. Mi ha detto che sia lui che la sua compagna (un Drago che però non conosco ancora) sono nervosi per questa situazione. Si rischia che in città scoppi la guerra e che i Draghi possano venire coinvolti.

Di solito, a quanto pare, restiamo lontani dalla politica perché siamo interessati ad altro... ma stavolta sembra che tutte le corporazioni si stiano schierando...

Gli ho chiesto della sua compagna, com’era fatta e se potevo conoscerla. Ha sorriso e mi ha risposto che presto l’avrei incontrata. Gli ho chiesto allora di Amaniri, del perché sembrava conoscere così bene quella ragazzina e lui mi ha detto che per lui è come una sorellina, si sono incontrati molto tempo fa ed è come si fossero adottati a vicenda.

Che teneri! Un po’ come me e... beh... Tearsmist.

Non vedo l’ora di conoscere la sua compagna! Man mano che passano i giorni, sono riuscita a incontrare qualcuna di queste creature. “Io” (credo che lo scriverò sempre tra virgolette, per non confondermi con me stessa.), Drago di fuoco (una razza così vicina alla dimensione del fuoco da essere quasi incandescente al tocco), compagna di Aresnemesys, un’altra mezzelfa come me ma di grado elevato (un po’ strana, dal linguaggio troppo forbito, ma disponibile); Auran, il compagno del D-istruttore, Drago di bronzo, dotato della stessa indole di Rendel; Artiglio d’acciaio, compagno di Xela, allegro e chiacchierone; e poi la compagna di Ayla, Alerie di topazio, dolcissima e materna.

Non si può dire che io abbia un vero rapporto con loro, sebbene, data l’entità del legame, tutti mi conoscessero già attraverso le esperienze del rispettivo cavaliere.

Questa sera mamma è tornata dal suo volo di ronda e si è chiusa nella sala tattica (è così che in gilda chiamiamo la dispensa: gli alti papaveri hanno messo un tavolo e delle sedie, così con la scusa di pianificare strategie si strafogano alla faccia nostra) con Ayla, Sophia, BenHenBen, Airin e Reisha, un umano che sta sempre per conto suo, anche se a volte spara battutazze pazzesche che raggelano l’assemblea.

Sono stati là dentro per almeno un paio d’ore, poi mia madre è partita di nuovo.

Ammetto di iniziare a preoccuparmi anch’io...

Non ho mai assistito ad una guerra... quando chiesi a mio padre cosa volesse dire quella parola, lui rispose “ricordi quello che Aruk ha fatto a suo cugino? Bene, molto peggio e con molta più gente”.

Crescendo ho capito che effettivamente la guerra è un’esperienza logorante persino per chi non combatte personalmente... Anche solo l’attesa degli eventi!

Brrrrrrr, che brividi!

Domani dovrò andare a fare compere in città... meglio fare il giro dal bosco, che dovrebbe essere meno frequentato. Non vorrei rischiare di trovarmi in mezzo a qualche scontro tra gruppi di sostenitori dei vari nobili... non si sa mai come potrebbero reagire alle mie insegne di allieva della gilda.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ho un miliardo di cose da raccontarti e non so da dove cominciare... o forse non ho molte cose, ma te le devo raccontare, o forse ho un imprecisato numero di cose da raccontarti e un imprecisato desiderio di raccontarle... beh, insomma, mi sono successe delle cose che voglio scrivere.

Come ti dicevo ieri, oggi dovevo recarmi al mercato, nella piazza centrale, per comprare le spezie per la cucina. Per evitare brutti incontri ho preferito fare il giro dal bosco, che raggiunge quasi direttamente la piazza attraverso stradine secondarie.

Fiera della mia astuzia, ho ricominciato ad immaginarmi ladra felina che scivola alle spalle degli avversari e svanisce nella notte senza che nessuno riesca a vederla, lasciando dietro di sé solo una carta da gioco: l’asso di mufloni.

Ero tutta esaltata a pensare a cose del genere e non mi sono accorta del silenzio.

Poi ho sentito un rametto spezzarsi e ho visto del movimento nella boscaglia.

Memore della mia disavventura coi mannari, sapendo che il plenilunio era vicino, mi sono affrettata... quand’ecco che una mezza dozzina di brutti ceffi è sbucata dalla cortina di alberi.

Non ero proprio spaventata... diciamo che quella situazione non mi piaceva affatto.

Hanno iniziato a scherzare sulle fanciulle che, a camminare sole nel bosco, rischiano di incontrare il lupo cattivo. Poi hanno notato la mia spilletta e si sono fatti seri... hanno iniziato a discutere sul fatto che un ostaggio dei cavalieri dei Draghi sarebbe stato molto utile ai loro scopi. Mi sono voltata per fuggire, ma uno di loro mi aveva già afferrata.

Temevo che non me la sarei cavata come al solito, quand’ecco che, all’improvviso, una voce femminile ha intimato loro di fermarsi. Si sono voltati verso il sentiero e lì c’era Amaniri, ferma con le braccine incrociate al petto. Le ho urlato di scappare, ma lei non si è mossa.

Quello che sembrava il capo dei banditi ha rifatto la battuta sul lupo cattivo e la ragazzina ha replicato che i lupi non le facevano paura. Allora l’uomo ha riso e ha iniziato a mutare!

Il suo corpo si è gonfiato, è diventato peloso sotto l’armatura di cuoio. Il viso si è allungato e gli sono spuntate le zanne, come gli artigli sulle mani. Un lupo mannaro, nella sua forma ibrida da uomo-bestia!

A quel punto è accaduto l’incredibile: anche Amaniri ha iniziato a mutare, ma diversamente.

Il suo corpo ha iniziato a crescere, a diventare più chiaro. Il collo si è allungato, così come il viso. I vispi occhi grigi della fanciulla si sono fatti azzurri e splendenti. Dalla schiena ormai deforme sono spuntate e cresciute due ali possenti. Alla fine di fronte al lupo mannaro vi era un grande Drago d’argento... Amaniri è un Drago... la compagna di Santhiel!

A quanto pare tutti i briganti erano mannari, perchè hanno iniziato tutti a trasformarsi.

Approfittando della mutazione, sono scappata e mi sono allontanata oltre il Drago.

I mannari hanno sfoderato le armi e hanno attaccato Amaniri, ma lei, colpendoli con le fauci e gli artigli affilati, li ha ridotti in pezzi.

Ero sconvolta, ma non dalla carneficina, bensì dal fatto che la mia amica fosse in realtà un Drago!

Altro che ragazzina-mascotte della gilda!

Impietrita com’ero, non mi sono accorta del mannaro che, sbucato da dietro i cespugli, mi ha attaccata brandendo una mazza. Amaniri ha ruggito, ma non avrebbe mai potuto raggiungerlo in tempo per salvarmi. Mi sono voltata e ho guardato negli occhi la mia morte.

Poi, come un segno divino, un raggio di luce è scaturito dal cielo. Luce bianca, pura, inarrestabile. Ha colpito il mostro, abbrustolendolo sul posto, spandendo nell’aria odore di zerbino al forno.

Qualche secondo dopo Eclisse è apparso sopra le nostre teste. Il dialogo tra i due Draghi è stato breve, mente la draghessa mi si avvicinava e il mercureo volava in cerchio su di noi: “Grazie, Strale Splendente... penso io alla bambina”, ha detto Amaniri con voce dolce ed Eclisse ha risposto, con voce crepitante come mille incendi, “Grazie a voi, Principessa d’argento... dovrò fare più attenzione” “Sono mercenari del conte” “Il conte riceverà i miei saluti” “Vi prego di parlarne con la gilda” “Forse lo farò”.

Poi Eclisse è sparito in direzione della roccaforte, lasciandomi sola con Amaniri.

C’è stato un po’ di imbarazzo... credeva che la temessi ora, che non potessi più parlarle come una volta... ma accidenti, era la mia cara amica.

Superata di colpo la soggezione, l’ho abbracciata... beh ho abbracciato il suo collo e le ho detto che è bellissimo avere un Drago per amico.

Non credevo potesse dimostrare sentimenti così umani in quella forma poderosa... ma, tenendo gli occhi chiusi, mi sembrava di stare con la dolce ragazzina pestifera a cui voglio tanto bene.

Nulla era cambiato per me, me ne rendevo conto pienamente. Adoravo la sua compagnia prima e la adorerò ancora.

Gliel’ho detto e ho sentito il suo profondo sospiro di sollievo.

Mi ha detto che mi avrebbe accompagnato lei al mercato. Pensavo mutasse e, invece, si è abbassata per permettermi di salire in groppa.

Mi ha spiegato come sedermi e dove aggrapparmi. Ha provato a scuotersi un po’ ed effettivamente, seguendo le sue istruzioni, riuscivo a stare salda sul dorso scaglioso.

Mi sentivo la regina del mondo... nessuno avrebbe potuto anche solo sfiorarmi lassù.

Poi il decollo. E’ stato movimentato ma non preoccupante. Il balzo nel cielo è stato, come dire, fico. E poi il volo...

Credo di essere nata per volare... nessuna sensazione sgradevole, a parte quando ho ingoiato per sbaglio una cimice.

Siamo apparse sopra la piazza e tutti ci hanno guardate con apprensione.

Amaniri ha iniziato il suo volo magico, fluttuando fino a fermarsi a mezz’aria, poi ha allungato la coda ed io mi ci sono aggrappata, venendo appoggiata delicatamente al suolo.

Ho fatto i miei acquisti spendendo pochissimo, dato che i bottegai erano distratti dal Drago

Poi sono stata issata nuovamente in groppa e siamo ripartite.

Sentivo il vento sul viso ma non mi dava fastidio... il legame con Eclisse mi proteggeva dal riflesso delle scaglie e delle ali. Vedevo il mondo scorrere sotto di me, le nuvole farmi compagnia e, più in alto, dietro di noi, avvertivo la presenza del mio compagno.

Mi chiedo come possano sentirsi i cavalieri quando si lanciano in battaglia... uno stormo compatto di uomini e donne, umani, elfi e Draghi... condividere quelle sensazioni, quella potenza...

Con pigre, lente curve, siamo scese sul piazzale della roccaforte. Lì ci aspettavano Santhiel, mia madre e Sophia.

Sono smontata a terra e ho semplicemente detto “Ehm... ho comprato le spezie”.

Mia madre mi ha abbracciata e mi ha tenuta stretta... deve aver saputo da Santhiel del pericolo che stavo correndo. Amaniri ha preso la parola: “Sono stati i mercenari del Conte... avevano i suoi colori... mannari, un intero branco di caccia”, poi ha sollevato il muso verso il cielo ed ha aggiunto “lo Strale Splendente dell’Aurora è intenzionato a reagire”.

A quelle parole è stato come se venissero tutti colpiti da un fulmine... mia madre mi ha chiesto per favore di chiamare Eclisse ed io, di fronte a tanta urgenza, ho comunicato mentalmente a quello scorbutico che c’era bisogno di lui.

L’esibizionista è sceso con una manovra azzardatissima, frustando il terreno con la coda per rallentare di colpo prima di posare le zampe.

Sophia si è fatta avanti e ha chiesto che attendesse prima di vendicarsi, perché Heaven, il Drago d’oro suo compagno, ha intenzione di riunire lo stormo e prendere una decisione a riguardo.

Non essendo i mercurio una razza battagliera, Eclisse ha acconsentito, a patto che io non sia mandata in giro da sola.

E così mi ritrovo confinata alla roccaforte... che noiaaaaaaaaaaaaa!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

mal comune mezzo gaudio: a tutti gli allievi è stato vietato di girare da soli in città, dato che la situazione non è affatto migliorata.

Ares è andata a controllare la radura del bosco dove sono stata aggredita. Ha visto il punto in cui l’erba era stata bruciata dalla luce di Eclisse, ha visto le tracce lasciate da Amaniri... ”Io” (che nome scomodo) ha sentito l’odore del sangue, ma i cadaveri erano spariti, quindi non è stato possibile riportare indietro delle prove concrete sui movimenti del Conte, uno dei signori locali, il quale possiede una gran quantità di terre e di ricchezze, e che non ha mai nascosto il suo interesse per il trono..

Intanto gli scontri tra nobili sembrano farsi più aspri e, cosa che qui non piace a nessuno, i Draghi avvertono la presenza di loro simili nella zona.

Ne ho parlato con Felicia, l’istruttrice, e mi ha detto che tra i Draghi delle varie razze ci sono spesso contrasti per il territorio di caccia, per la difesa della prole, i tesori e cose del genere... però sono secoli che non ci sono guerre vere e proprie tra Draghi, poiché una cosa del genere implicherebbe uno scontro di forze immense.

Camminavo per i corridoi immersa in pensieri profondi sulla guerra, la vita, l’amore e le vacche

le vacche??

(ma perchè ho scritto questo?) insomma... beh... ad un certo punto ho sentito una sequela di brutte parole provenire da uno dei magazzini.

Temendo un’invasione di nani, ho agguantato uno sgabello e sono entrata di soppiatto.

Il magazzino era colmo di grandi casse e scaffali, poca luce filtrava dalle finestrelle, ma non c’erano dubbi: a giudicare dal rumore vibrante che emetteva, qualcosa si muoveva e si stava sventagliando furiosamente!

Ho aumentato la stretta sullo sgabello e mi sono addentrata nella camera polverosa. Seguendo lo strano suono e le parolacce, ho individuato il nemico. Era troppo piccolo per essere un umano, doveva essere una spia nana mandata dal conte!

Sono piombata addosso all’intruso e l’ho colpito con lo sgabello... ma subito dopo mi è venuto da ridere! Giuro! Ridevo così tanto da non riuscire quasi a respirare! L’avversario nel frattempo stava tirando giù dal cielo tutti gli Dei da Aabas a Zzrivanth.

Appena sono riuscita a mettere a fuoco, ho visto davanti a me una specie di Drago lungo sui tre metri, coda compresa, azzurrino, con ali di farfalla dai colori vivaci... non poteva che essere una zanzara gigante!

Stavo per mettere mano allo sgabello quando la creatura mi ha detto “Hey biondona, che fai? Sono Jeser!!! Non mi dire che non mi conosci!! Ma che razza di allievi prendono al giorno d’oggi?” e via a brontolare..

Jeser... Jeser... accidenti!! Il Drago fatato che vive nella roccaforte!! Me ne avevano parlato, ma non ero ancora riuscita ad incontrarlo.

Che idiota che sono stata!

Era andato lì per fare uno spuntino ma non trovava nulla di appetitoso e, avendo un temperamento da cinghiale, si è messo ad imprecare in modo ben poco fatato... deve essere l’influsso di mamma e di BenHenBen.

Mi sono scusata in tutti i modi e alla fine, con qualche lusinga, sono riuscita a farmelo amico.

A quanto pare l’irrefrenabile voglia di ridere che mi aveva colta non era altro che il soffio magico del Drago fatato.

Che stranezza! Deve essere comodo nelle cupe giornate di pioggia... un soffio e il divertimento è assicurato... altro che giochi di società, nascondino e simili!

Intanto i miei studi proseguono, quasi senza incidenti... persino Eclisse mi insulta di meno.

Magari un giorno mi permetterà di montargli in groppa... non ho nemmeno bisogno della sella, aggrappandomi alle scaglie come mi ha spiegato Amaniri...

Ce la farò!

Yeee yeeee!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi a Silan sono cascate le braghe in aula.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ufficiosamente c’è una guerra in atto.

Il Conte Augustus si è apertamente opposto al reggente, il principe Incredibile Hulk (un nome barbaro, mi sembra di aver capito), tacciandolo di incompetenza e reclamando per sé il diritto a governare.

Pare non abbia scrupoli di nessun tipo... si è rivolto alle forze delle tenebre per avere il loro appoggio nella battaglia, circondandosi di spettri, demoni e non-morti, pur di soverchiare l’esercito regolare.

Ormai sono persino cessati i tafferugli dato che le parti in causa stanno ammassando truppe per una vera offensiva. I cittadini non schierati sono terrorizzati. Generalmente queste cose, oltre alla morte e distruzione che portano con sé, colpiscono il morale delle persone.

In molti hanno deciso di allontanarsi dalla città e rifugiarsi nelle foreste o nelle campagne della regione. I fabbri lavorano a tempo pieno per un nobile o per l’altro, come anche i falegnami.

I maghi si stanno dividendo in fazioni e i monaci non sanno più a che santo votarsi... ahahah come sono spiritosa!!

E noi?

Oggi Sophia ha dichiarato che daremo il nostro sostegno al reggente!

I Draghi, solitamente neutrali, entrano in guerra a causa delle forze demoniache evocate dal Conte.

Qui hanno tutti delle facce serissime... per tirar loro su il morale, ho chiesto a Jeser di soffiare nella sala tattica... e tutti hanno riso... finché la magia non è finita e non sono tornati tutti ad essere più seri di prima, con nefaste conseguenze per la sottoscritta.

Succede sempre così, quando tento di aiutare.

Chissà il caro Nicolos come sta... credo chiamerò Frullino, il mio canarino viaggiatore, e gli chiederò di recapitare un messaggio al fanciullo. Potrebbe venirmi a trovare, che so, anche solo al cancello, per salutarci. Ma immagino che tutte le pettegole della gilda non aspettino altro che vedermi in dolce compagnia per poter montare su delle sceneggiate al limite della credibilità.

Per distrarmi ho passato qualche ora con un veterano della gilda, il Corvo.

Non so quale sia il suo vero nome, tutti lo chiamano semplicemente “Corvo”.

E’ un umano grande e grosso, molto cortese, decisamente muscoloso e ricoperto dalle cicatrici di molte battaglie. La più grande di queste ferite, un’artigliata, copre tutto il lato sinistro del viso, da naso a nuca. Il suo occhio sinistro è stato rimpiazzato anni fa da un’ametista che brilla in modo inquietante quando il Corvo ti guarda. Il suo orecchio sinistro è quasi inesistente e lui tiene il moncherino nascosto tra i capelli.

Felice di avere un po’ di compagnia, il guerriero mi ha portata con lui nella sala d’armi: un ampio stanzone pieno di fantocci contro cui esercitarsi e rastrelliere con armi di tutti i tipi.

Mi ha chiesto di fermarmi lì ed è entrato in una delle porte laterali.

Ne è uscito poco dopo trascinando una specie di carrello munito di ruote su cui stava una sella da Drago, ma diversa da quelle che ho visto usare finora: questa pareva essere più ampia, resistente, scura, con un corvo come stemma e dotata di strani ganci.

Dalle rastrelliere ha poi preso una grossa balestra, diversi quadrelli, delle bolas (sai quelle pallette legate tra loro da una fune. Le fai roteare e poi o le lanci e intrappoli il bersaglio, o ti strozzi da solo come un cretino), un grosso scudo color nero e bronzo e una lancia così lunga da doverla trasportare in due persone.

Caricato tutto sul carrello, siamo andati (finalmente) nel Rifugio, il capannone gigante dove riposano i Draghi.

All’interno la struttura sembra quasi più ampia che dall’esterno. Sarà mica il fatto che la parete su tutto il lato ovest è mancante? Ho sbirciato, ed in effetti da quel lato c’è solo il precipizio e i cieli aperti. Sotto di me ho intravisto alcune reti tese, probabilmente ad agguantare al volo incauti allievi curiosi.

Il Corvo mi ha chiamata ed io sono corsa da lui... appena in tempo per non essere travolta da Magua, enorme Drago di bronzo, sua compagna d’anima e di battaglia.

Quel Drago è stranissimo: a terra si muove circospetta come un felino, in aria vola come un rapace, facendo ampi cerchi e scrutando il terreno come alla ricerca di una preda. Non parla mai e, non si sa se sia uno scherzo o meno, si dice si nutra di persone!

Magua mi ha guardata con il solito raggelante sguardo del predatore, poi si è avvicinata al Corvo e si è accucciata, chiudendo le ali.

E’ rimasta immobile per tutto il tempo in cui le abbiamo allacciato la sella, poi inaspettatamente, ci ha aiutati ad issare lo scudo, che abbiamo fissato alla sella, e la lancia, fatta in modo da poter essere ruotata dal cavaliere. Il Corvo ha poi preso un’armatura di piastre da una delle grandi bisacce della sella e, con il mio aiuto, l’ha indossata. A quel punto mi sono fatta indietro mentre lui, dopo avermi ringraziata per l’aiuto, è montato in sella. Magua si è subito lanciata nel vuoto, splendente nel tramonto, la luce rossastra luccicava sulla lunga lancia come sangue divino.

Capisco perché si dice che “i cieli si aprono e le nubi scappano quando il Corvo vola...”

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

in città c’è la calma che precede la tempesta. Non si muove foglia, come se tutti trattenessero il fiato.

Eppure i Draghi sembrano tranquilli... sono come giardinieri pazienti che controllano la crescita di una pianta, aspettando il momento opportuno prima di potare i rami.

Mentre stendevo la biancheria, sono stata raggiunta da BenHenBen. La donna voleva prendere un po’ d’aria e mi ha chiesto se fosse un problema per me. Che strana richiesta... tutti possono andare dappertutto qui nella roccaforte. Ma Ben non è una donna come le altre: è albina, cioè la sua pelle e i suoi capelli sono candidi come la neve e i suoi occhi sono rossi come rubini. In più è molto forte... l’ho vista stendere due energumeni in taverna senza nemmeno aprire bocca. Va in giro con la tuta da volo o con abiti di foggia maschile. E’ molto brava nel combattimento col bastone e nel lancio dei coltelli... in più è una grande esperta di Draghi.

Oh, dimenticavo, è sposata con un’altra dama!

I conestabili della città e alcuni templi accettano il matrimonio tra persone dello stesso sesso... il che è una bella cosa... se il matrimonio è una promessa tra innamorati, è giusto che possa essere libero da vincoli.

Le ho sorriso e le ho detto che un po’ di compagnia non fa mai male.

Si è seduta sul muretto e ha guardato nel vuoto, verso le nubi... poi mi ha raccontato che gli stormi stanno setacciando la zona. La sua compagna Lacrima, un Drago “di smeraldo” ed altri, tra cui persino Eclisse, si spingono continuamente a ventaglio partendo dalla roccaforte ed allontanandosi in tutte le direzioni, sondando con le loro menti l’intera regione, alla ricerca di altri Draghi.

E, a quanto pare, qualcosa si muove. Contatti sporadici, troppo elusivi per essere identificati con certezza, ma sicuramente Draghi. Ali blu, rosse, nere, verdi, con scaglie simili a zaffiri, ad ametiste... tutte quelle razze di Draghi che, solitamente, tra loro non collaborano.

Potrebbe esserci una guerra tra Draghi, ma Ben si augura di non vederla mai.

Nella sua vita ha affrontato più di una volta altri Draghi, cavalcando Lacrima ed aiutandola nella lotta, ma è sicura che uno scontro in forze nei cieli porterebbe fuoco e distruzione sulla terra.

Nessuno della gilda ha mai partecipato ad una vera battaglia del genere, nemmeno Claumanyl o Rendel, ormai elfi di una certa età per i nostri canoni.

A quanto dicono i Compagni alati, in caso di guerra aerea è meglio se noi mortali ce ne stiamo tranquilli in sella e cerchiamo di aiutare dove è possibile, ma lasciando a loro il compito di uscirne vivi.

Intanto lord Andress è chiuso nella stanza della Gemma dei Draghi, intento a consultare questo potente artefatto magico che si dice essere in grado di sentire l’essenza di ogni leviatano e di comunicare con loro, per cercare di captare creature estranee nei nostri cieli, ma la Gemma si rifiuta di collaborare.

Si sospetta che da tempo l’elfo abbia perso la capacità di controllarla, ma è una cosa che egli non vuole ammettere.

Ben mi ha poi detto che, in quanto Compagna, dovrei imparare a difendermi, chiedendo o al Corvo o a Screetch (la signorina Gloria, te lo ricordi? Ho scoperto che in realtà non è il suo vero nome, ma un titolo: Gloria dei Cavalieri dei Draghi. Che fessa che sono) o anche solo a Dreth di insegnarmi qualche tecnica di combattimento e l’uso delle balestre da sella.

Figurati, non aspetto altro!

Stasera passo da Dreth e gli chiedo di darmi una mano.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono una putienza!!

Sono andata da Dreth e gli ho chiesto di addestrarmi un po’. E’ stato ben felice di insegnarmi qualche trucco di combattimento ed io, in questi casi, tendo ad essere molto ricettiva.

Abbiamo iniziato con un po’ di ginnastica generale, perché, a detta sua, un corpo agile e resistente si adatta in fretta ad ogni stile e ad ogni arma.

In quanto parzialmente elfa, sono di natura piuttosto scattante e, tendendo a cacciarmi nei guai un giorno si e l’altro pure, ho una discreta resistenza nella corsa.

Da lì svariati tipi di armi:

-Bastone corto

Si tratta di una specie di manico di scopa. Dovrebbe rivelarsi utile per difendersi mentre si passeggia in montagna o mentre si cammina in un corridoio. Perché camminare in casa con un bastone? Beh, anche i vecchietti devono potersi difendere

-Bastone lungo

Un manico di scopa più lungo. Generalmente è utilissimo per tirare giù gli abiti dall’armadio, saltare ostacoli e tenere lontani i lupi quando si fanno dei bisognini all’aperto

-Lancia

Trattasi di un carro di lusso. Lo si usa per investire i nemici.

-Spada

L’arma per eccellenza: si afferra il manico e si infila la parte appuntita nella gente

-Mazza

Manico di legno e testa di metallo, per trasformare il cranio dell’avversario in una piastrella.

-Flagello

Come la mazza, ma le teste di ferro sono più di una e sono collegate al manico tramite delle catene.

La si fa roteare guardando il nemico negli occhi con aria minacciosa e ci si strozza per sbaglio.

-Arco

L’arma preferita dagli elfi: si incocca la freccia, si tende la corda, si lascia andare e l’arco ti sbatte in faccia.

-Balestra

Qui sono bravissima, dopo le lezioni di cugino Vordulak.

-Mattoni

Di facile reperibilità. Ci si reca strategicamente in un luogo elevato e da lì si lasciano cadere sul cranio dell’avversario.

-Zoccoli di legno

I contadini usano i loro zoccoli di legno per calciare negli stinchi gli aggressori e abbatterli.

-Pane secco dell’anno precedente

Le razioni di pane ormai rinsecchito possono rivelarsi utili quando si è alle strette: le pagnotte possono essere lanciate con la catapulta, gli sfilatini si trasformano in pratici randelli e le frittelle, opportunamente affilate, diventano letali armi da lancio.

-Pernacchie diversive

Quando un nemico vi assale, fate una pernacchia: vedrete che o si distrarrà o vi massacrerà.

-Seppie gommose

Provate a lanciare una seppia negli occhi dell’avversario in carica e vedrete il risultato!

Ho passato ore ad allenarmi e Dreth era molto fiero di me... beh... ammetto di averlo colpito per sbaglio qualche volta, ma si sa, lo spirito guerriero...

Alla fine ha dovuto mutare per riuscire a tenermi testa (ti ricordi che è un mannaro, vero? Una tigre bianca) ed è diventato la forma intermedia, quella in parte umana e in parte tigre. Praticamente un omone gigantesco e peloso, bianco a strisce nere, con un testone da tigre e degli artigliazzi retrattili.

Abbiamo lottato così per un po’, poi mi ha detto che sono stata brava e che avremmo continuato il giorno dopo.

Sono esaltata! Per la prima volta mi sento davvero una guerriera... devo solo imparare a lottare con le padelle...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi ho passato un po’ di tempo con Amaniri, stavolta in forma umanoide, a chiacchierare sul terrazzo. Era stupita del fatto che nel mio villaggio di origine non solo si dubitasse dell’esistenza dei Draghi, ma persino della magia in generale.

Effettivamente io per prima non ho mai creduto a cose del genere e pensavo che i Draghi, gli orchi e i nani fossero storie per spaventare i bambini cattivi e che la magia fosse in realtà un trucco da illusionisti o un raggiro da zingari.

E invece le poche settimane dopo la partenza mi avevano fatto scoprire un mondo nuovo e fantastico ed io, un annetto da quando ho lasciato il villaggio, sono parte di quella meraviglia.

Amaniri mi ha raccontato una storia sul potere della natura, i Draghi e l’amore tra uomini e dei.

Ho provato ad inprimermela nella memoria, per trascriverla grosso modo così come me l’ha raccontata... in prima persona:

Il vento sta aumentando, lo capisco dal tintinnio delle campane del portico.

Nell’aria si sente il tipico odore dolciastro di umidità ed elettricità.

Le mamme chiamano i bambini in casa, le domestiche corrono a raccogliere il bucato steso ad asciugare, i pastori riportano le greggi nei rifugi.

Io resto seduta.

So cosa sta succedendo e non ho la forza di alzarmi.

Penso a ciò che ho fatto, a ciò che ho sentito e ho paura.

Una nera tempesta si sta ammassando rapida all’orizzonte e presto sarà qui.

Ho paura che distrugga il villaggio, temo che possa uccidere tutti.

Adesso le porte dei recinti sbattono, la gente è chiusa in casa e anche i miei genitori si affrettano a rientrare e ad aggiungere legna nel camino.

Ma non servirà.

Non riesco ad alzarmi... eppure devo. Fuori sta diventando buio, gli uccelli non cantano più e il cane è nascosto sotto il letto.

Devo andare.

Mio padre non vuole che esca, ma non può impedirmelo. E’ importante.

Aperta la porta una raffica rabbiosa di vento mi investe. Il cuore vorrebbe sfuggirmi dal petto, ma devo proseguire.

A fatica raggiungo il prato di fronte a casa e aspetto la tempesta.

Stranamente di fronte a me il prato è piano di lucciole, come un piccolo firmamento.

Si muovono lentamente, placide, splendenti, come se il vento non le sfiorasse.

Volgendo il capo verso la montagna proibita ho visto ombre inconfondibili.

I Draghi sono usciti dalle caverne. Li vedo chiaramente, sono i più grandi, le teste levate con aria di sfida come a guardare la tempesta negli occhi.

Stanno vicini, non sembra che parlino.

Il vento aumenta, faccio fatica a stare in piedi.

Invece le lucciole si muovono e mi circondano mentre i Draghi non sembrano permettere al vento di toccarli, come in una muta lotta mentale.

Quella visione mi infonde coraggio e, mentre le nubi ribollenti e crepitanti ricoprono il cielo sopra di me, parlo alla tempesta.

“Sì amore mio... ti ho tradito... il mio cuore ha amato un altro”

Un fulmine biforcuto scatta contro di me, senza permettermi di continuare. Ma le lucciole risplendono e la scarica svanisce.

“Non ho potuto evitarlo, per lungo tempo sono stata fedele... ma sono pur sempre umana... ”

Un altro fulmine e un altro balenar di lucciole.

I Draghi, all’unisono, si irrigidiscono, come se la battaglia continuasse e così il vento che quasi minacciava di portarmi via, cala di intensità.

“Ma ti prego, capiscimi. Ti amo e ti ho sempre amato. E’ che sono sola... tanto sola. E non posso vivere così... ”

Un terzo fulmine... una scarica di luce potente. Avrebbe lasciato un cratere al mio posto... eppure le lucciole, muovendosi lentamente, con un leggero ronzio, lo negano ancora.

Il cielo è infuriato. Il Drago più anziano, così vecchio che i suoi occhi sono ridotti a globi di luce, tale è il potere della sua anima, si muove verso l’orlo del precipizio. Sebbene sia lontano, lo sento accanto a me, riesco a vederlo, sentirlo, come se mi trovassi in due posti contemporaneamente.

Sollevando un artiglio, la creatura pronuncia una sola parola: “Rifletti”.

“Sì amore mio, rifletti. Io voglio solo stare con te, ma non posso amare qualcuno che non c’è. Per favore, portami con te o liberami.”

Sembra che un altro fulmine viaggi tra le nubi, pronto a colpire.

Le lucciola diventano frenetiche.

La scarica non tenta di colpirmi.

Il vento cala.

Con un ultimo fragore di tuono, la tempesta passa oltre.

Le lucciole non mi degnano più di attenzione. Tornano a ronzare tra i fili d’erba.

Sul monte i Draghi tornano lentamente ai loro rifugi.

La gente esce di casa, felice per il ritorno del sereno.

Un arcobaleno ora campeggia nel cielo, ma solo io riesco a leggere tra i suoi colori.

“Ti amerò per sempre. Grazie.”

Ed io non lo dimenticherò mai.

Ammetto di aver pianto come uno stambecco per la commozione... una ragazza amata da un dio... la magia della terra che la protegge, i Draghi che fungono da intermediari tra il cielo e i mortali... sembra una fiaba perfetta e, a sentire Amaniri, si tratta di una storia vera: lei era un cucciolo nella caverna, ma ricorda la tempesta, il suo clan che usciva insieme all’aperto e il patriarca che parlava al dio...

Che emozione.

Sarebbe bello che una cosa del genere succedesse anche a me!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi è un giorno specialissimo... uno di quelli di cui non ci dimentica mai!

Lo so lo so, non stai più nella pelle... nella carta... insomma in te per la curiosità...

Ebbene, la cosa fantastica, mitica, strupiliosa accaduta oggi è...

Non te lo dico!

Muahahahah! Sì sì, sono perfidissima... sarà l’influenza di quel pettegolo di Eclisse?

Va bene, va bene: è il momento di festeggiare perché... siamo alla tua 100ma pagina!! Yeeee! Aaaaah!! Uuuuuuh!!

Lo so, lo so... se avessi avuto la costanza di scrivere tutti i giorni, ora saremmo alla 400ma pagina... però non ti lamentare!! Sono qui per festeggiarti e tu fai la pignola!

Ma sì dai, divertiamoci un po’!

Certo, la gente qui mi guarda strano perché mi vede con il cappellino a cono e i coriandoli, ma quei buzzurri non possono comprendere il nostro legame spirituale. Come sarebbe a dire che neanche tu lo comprendi?

Ah che gente!!!! Senti... vuoi un po’ di torta?

Oppsss... .

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

non ho mai avuto tanta paura in vita mia.

La guerra è iniziata ed io mi ci sono trovata nel mezzo. Ho violato l’ordine di non uscire? No, non è quello...

Oggi lo stormo si è alzato in volo, deciso a intercettare le truppe del conte, dirette verso il tempio principale.

Si sono posizionati in formazione a V rovesciata, come le oche quando migrano verso il sud.

Heaven dalle grandi ali d’oro era la cuspide... su di lui la piccola Sophia, fiera nella sua armatura.

La mamma e Mistral erano alla sua destra, arretrati, entrambi determinati e sicuri.

Dietro l’ala sinistra di Heaven vi erano Magua e il Corvo. L’uomo sorrideva tranquillo, il Drago faceva schioccare le mascelle, piccole scariche elettriche si arcuavano tra le corna e le zanne.

Più indietro vi erano Screetch su Lisenroth, Drago bianco, non molto intelligente, ma decisamente aggressivo, affiancati da Claumanyl su Signore delle Nubi, il suo scaltro compagno, grigio e azzurrino, come una nuvola estiva.

In coda vi erano Aresnemesys su “Io”, quasi osservatrici imparziali del mondo e Airin su Ashavik, che sembravano dispiaciuti di dover portare violenza e morte.

Andress, BenHenBen, Xela e gli altri sono rimasti alla roccaforte, per difendere noi allievi.

Come faccio a conoscere così bene la formazione d’attacco? Eclisse volava in avanscoperta ed io, sdraiata sul mio letto, al buio, descrivevo la scena ai miei compagni.

Eclisse si trovava al di sopra di Heaven... in realtà, essendo il più veloce, si divertiva a volare intorno agli altri Draghi, facendo innervosire Magua con le sue ardite evoluzioni.

Si avvicinavano al tempio, e dal cielo si scorgevano già i primi pennacchi di fumo e i bagliori degli incendi.

A quel punto Heaven ha dato un secco comando gutturale ad Eclisse che, interrompendo le sue acrobazie, con rapidi battiti d’ali si è portato davanti allo stormo, allontanandosi.

A quel punto non ho creduto ai miei occhi: Draghi! Altri Draghi!

Neri, rossi, verdi, si tuffavano di continuo dal cielo per rilasciare il loro carico di fuoco e acido sulle truppe regolari poste alla difesa del tempio.

Eclisse a quel punto è tornato indietro, descrivendo la scena agli altri, parlando velocemente.

Heaven ha annuito... ha riflettuto qualche momento, poi ha iniziato a dare ordini nella lingua dei Draghi. Ho visto Eclisse e Magua schizzare in avanti, mentre lo stormo compatto ha accelerato l’andatura. Il cuore ha iniziato a battermi forte in petto mentre la rabbia e l’eccitazione della battaglia si trasferivano dal cielo alla mia anima.

Era uno spettacolo imponente: quando Eclisse si voltava all’indietro, attraverso i suoi occhi vedevo Draghi e uomini che si avvicinavano implacabili, come il pugno degli Dei.

Poi, all’improvviso, uno sguardo tra il mio compagno e Magua e i due si sono tuffati verso il basso.

Il Corvo ha abbassato la celata dell’elmo ed ha imbracciato la lancia.

Hanno attraversato la cortina di nuvole e fumo come due frecce lanciate dalle stelle, tenendo le ali chiuse, gli artigli aderenti al corpo, le code che si muovevano come timoni. Ho sentito l’Inferno crescere nel cuore di Eclisse, ho visto il muso della bronzea illuminarsi di scariche elettriche, poi all’unisono i Draghi hanno soffiato.

Un fulmine azzurro ed un raggio di luce bianca hanno colpito insieme il dorso di un Drago nero. La creatura ha urlato ed è precipitata senza poter reagire.

Al suo ruggito di dolore, gli altri Draghi hanno guardato verso il mio compagno, raggruppandosi e volando verso di lui.

Eclisse ha finto di essere più lento, attirando la loro attenzione su di sé, mentre Magua trovava rifugio in una piccola nube. Il mio compagno poi, aumentando la velocità, li ha distanziati.

Momentaneamente spaesati, gli avversari hanno iniziato a volare in cerchio, scrutando i cieli.

Nessuna traccia degli aggressori... nessun riflesso di ali di mercurio... .solo una nuvola portata dal vento.

Richiamati allora dalla battaglia che infuriava a terra, il Draghi si sono rimessi in formazione, pronti per una nuova picchiata... quand’ecco che la piccola nuvola, evocata da Signore delle Nubi, si è dissolta, rivelando lo stormo al completo.

Heaven ha lanciato un terribile ruggito di sfida e lo schieramento si è aperto, lanciandosi all’attacco.

A quel punto per me è diventato tutto confuso. Eclisse ha fatto una cosa strana: ha chiuso le ali attorno al corpo, quasi a creare un bozzolo. La coda si è avvolta attorno al corpo, la testa infilata nel guscio formato dalle ali. Lo sentivo roteare mentre cadeva giù verso il suolo e temevo lo avessero colpito... ma sembrava avere il pieno controllo di sé.

Poi, dopo un tempo che a me è sembrato infinito, ha spalancato le ali, trovandosi di fronte il terreno gremito di soldati.

Nel vedere le sue ali splendenti aprirsi come un guscio d’uovo e far uscire il suo corpo longilineo, lo schieramento si è spezzato, e tutti cercavano di sottrarsi agli artigli del mio compagno.

Fulmini e palle di fuoco si sono levati dalle mani degli stregoni, pronti a colpire Eclisse, ma lui, con una formula magica, ha innalzato una barriera attorno a sé, proteggendosi dagli attacchi mentre si allontanava.

Visioni scomposte di uomini e Draghi, cielo e terra, la lancia del Corvo che trapassava il petto di un grosso Drago verde, mentre Magua lo mordeva alla gola.

“Io”, con una veloce planata, inondava le macchine da guerra del conte con un getto di fuoco terribile.

Ma ecco un ruggito... un ruggito particolare... una sfida.

Un Drago azzurro, molto giovane da quello che potevo vedere, puntava contro Eclisse, sicuro probabilmente sul fatto che un mercurio fosse troppo piccolo per opporsi a lui. Il mio compagno ha semplicemente accelerato verso di lui.

Sentivo la sua furia, sentivo la sua potenza... Purpla mi ha detto che ho ruggito mentre la distanza si riduceva. E poi l’azzurro ha colpito... il vuoto.

Con un guizzo, Eclisse si è sottratto alla carica del nemico, colpendolo al muso con una frustata della lunghissima coda.

Deve essere stato un colpo tremendo, perché l’azzurro ha “sbandato” in volo, curvando lentamente, deciso ad un nuovo assalto. Si è voltato verso di... di noi, ma Eclisse era pronto: con un rapido movimento delle ali ha riflesso la luce del sole negli occhi del nemico, abbagliandolo. Nuova sbandata per l’azzurro, dopo un’artigliata del mercurio.

La frustrazione del nemico lo ha portato a commettere un errore: ha curvato come prima, convinto di non poter essere sorpreso due volte dallo stesso trucco e non si è accorto che Eclisse stava curvando con lui, prendendo quota.

L’azzurro si è girato, inspirando, pronto a fulminare il mio compagno. Ma il mercurio era sopra di lui, in picchiata. Gli artigli delle quattro zampe hanno colpito insieme la schiena dell’azzurro, mentre le zanne calavano sul collo.

Le ossa si sono spezzate, il nemico è precipitato senza nemmeno un suono.

Altre visioni confuse... l’azzurro che crollava sulle truppe sottostanti, demoni alati che superavano le linee per poi venir ricacciati indietro dai poteri dei paladini... Heaven che evocava frecce luminose e le scagliava contro un grande rosso... Signore delle Nubi che confondeva gli avversari entrando e uscendo da nuvole create dai suoi poteri... Screetch che si affiancava al Corvo, lancia in resta, e insieme fendevano i nugoli di demoni, abbattendoli come mosche.

Poi un dolore lancinante. Un dardo di balista, praticamente una gigantesca balestra, aveva colpito Eclisse alla zampa posteriore destra. Ho sentito il dolore come se la gamba fosse la mia... eppure lui si è controllato piuttosto bene.

Ha abbandonato la lotta, volando indietro verso la roccaforte.

Ayla è corsa fuori dalla stanza, portando con sé Darius e Shad... pronti per accogliere il mio compagno e curarlo...

Speriamo vada tutto bene...sono così in ansia...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ho creato un giaciglio nel Rifugio, per dormire vicino ad Eclisse.

La ferita era tremenda, piuttosto profonda e, purtroppo, infetta. I Draghi resistono abbastanza bene alle malattie e, di solito, hanno dei poteri curativi per guarire in fretta, ma in questo caso si è trattato di un colpo giunto a grande profondità, e la punta del dardo si era spezzata ed era rimasta dentro la carne. Tirare fuori il dardo non è stato facile, poiché i barbigli attaccati alla punta non permettevano un’estrazione diretta.

Ero preoccupatissima e dolorante, poiché avvertivo le sensazioni di Eclisse.

Per fortuna Lacrima, la compagna di smeraldo di BenHenBen, e Yort, il Drago di ottone legato a Felicia, erano nelle vicinanze.

Atterrati entrambi nel Rifugio, hanno ascoltato le istruzioni di Ben e si sono messi all’opera, mentre noi altri stavamo in disparte, in attesa.

Yort ha inspirato e ha soffiato su Eclisse: i Draghi di ottone sono creature allegre e spensierate, che adorano chiacchierare. Sono dotati di soffio di fuoco e di soffio del sonno. Infatti capita che alcuni sfortunati viandanti cadano addormentati e si risveglino intrappolati in una buca nel terreno, con solo la testa che spunta, costretti ad ascoltare per ore le chiacchiere e le barzellette di qualche Drago di ottone.

Eclisse si è addormentato (ed io quasi, con lui) e, a quel punto, Lacrima ha soffiato a sua volta, avvicinando il muso alla ferita. Non ha generato la terribile tempesta di ghiaccio che uno smeraldo sa evocare, bensì un alito lieve, che ha colpito i rostri del dardo.

Essendo i Draghi di mercurio piuttosto vulnerabili al gelo, la carne di Eclisse si è ritratta in fretta, rilasciando il metallo assassino e permettendone l’estrazione. Aperta la ferita, Ben e Darius si sono precipitati a versare diverse pozioni curative all’interno di essa.

A quel punto solo il risveglio di Eclisse e l’attesa avrebbero potuto darci un esito.

Lo stormo è tornato dopo qualche ora. I Draghi sono stati scacciati, ma la battaglia a terra è andata a favore del conte.

Per fortuna nessun altro è rimasto ferito.

Heaven ha usato la magia sulla ferita di Eclisse, ma ha consigliato anche di cercare un vulcano come quelli che si trovano al sud per far riposare il mio compagno nel magma, affinchè riceva forza dal fuoco.

Questa è stata una notte piena di incubi... il dolore del Drago influenzava i miei sogni... continuavo a vedere grandi baliste che mi sparavano contro, azionate da Draghi azzurri dall’aria incavolata.

Stamattina mi sono svegliata all’alba, di colpo, temendo di precipitare... mi sono voltata verso Eclisse, ma lui non c’era più. Concentrandomi ho sentito le piacevoli sensazioni del volo e l’ho salutato, ma lui non mi ha risposto.

A quel punto mi sono alzata, col desiderio di un bagno e di colazione. Ho lisciato la tunica spiegazzata e un luccichio ha attirato la mia attenzione: sul mio petto era stata deposta una piccola scaglia lucente, iridescente e profumata come la rugiada primaverile.

Un dono dal mio compagno... una cosa che davvero non mi aspettavo.

Vorrei poter dormire a casa mia, poter passeggiare nuovamente nel parco, incontrare Nicolos...

Ma la guerra è appena cominciata... chissà quanto sangue dovremo ancora vedere.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

non credevo che il mio umore potesse cambiare tanto alla partenza del lucertolone e invece eccomi qui, a guardare la luna, a cercare di percepire la sua presenza... eppure quasi niente. Sento solo che è vivo, nulla più.

Per fortuna ho le amiche che mi distraggono un po’: PurpleAngel e Amaniri mi fanno sempre compagnia, sebbene la mia amica-Drago debba volare spesso per sorvegliare la roccaforte e le regioni circostanti (le ho chiesto di spingere il suo volo di ronda fino alla casa sul lago, giusto per essere sicura che le zie stiano bene).

Non posso uscire, non posso volare col pensiero... mi annoio!!! Questa mattina ho preso un paio di forbici e, di nascosto, ho fatto le frange al mantello del D-istruttore. Dovevate sentirlo! Ha quasi perso il controllo di sé per un momento... poi, ovviamente, si è ricomposto e si è limitato ad aggirarsi con aria truce.

Per carità, ci sono le lezioni e ammetto di impegnarmi pure parecchio... ma nei momenti di libertà non so che fare.

Per fortuna oggi mi è arrivata una lettera da Nicolos.

Mi racconta che lui ed il suo clan si stanno impegnando nella difesa delle ultime parti della città rimaste sotto il controllo delle truppe del reggente Incredibile Hulk. Costruiscono barricate, assistono i profughi, sorvegliano le strade. Mi pensa spesso e il ricordo dei miei occhi illumina le sue nottate quando è costretto a montare di guardia.

Ma che tenero! Che questa frase sia una specie di dichiarazione?

Essendo io molto discreta, ho fatto leggere la lettera solo ad alcune persone fidate per avere un consiglio:

- Purpla: andate e colpite!

- Amaniri: oooh che bello... come vorrei che scrivessero anche a me lettere così... credo vi ami!

- Felicia: uh avete un fidanzato? Congratulazioni!

- Ayla: ma certo bimba mia che prova qualcosa per voi...

- Aresnemesys: se la mia conoscenza delle emozioni umane non mi inganna, ritengo che codesta missiva abbia il fine di rendervi partecipe dello stato d’animo del giovane in questione, il quale risulterebbe innamorato o, almeno, molto affezionato.

- Xela: chiedetegli se ha un amico!

- Rendel, il D-istruttore: dovreste leggere dei libri, invece che perdere tempo in simili facezie.

- Claumanyl: in caso che non vi ami, prendetevelo lo stesso!

- BenHenBen: senz’altro è una dimostrazione di affetto, ma gli uomini sono spesso infidi... fate attenzione!

- Mamma: frequentatelò pure, ma me raccomando, prudensa: sce mancà solo che la zia Odyle debba provedere ad altre bocche da sfamore!

- Shad: trovo difficile che qualcuno possa provare amore per una con la faccia piena di lentiggini

- Artiglio d’Acciaio: non sapevo che una lettera potesse turbare così tanto l’animo di una fanciulla! Devo provarci anch’io!

- Sophia: rispondetegli che anche voi lo pensate spesso... almeno gli darete un po’ di coraggio!

- Dreth: tenete su la guardia... le chiacchiere per ragazzine a dopo!

- Il contadino che ci vende le provviste: signorina mi raccomando, controllate che il ragazzo abbia denti sani e tutte le estremità ben formate!

- Heaven: non conosco bene l’amore dei mortali... quello dei Draghi è notoriamente più profondo... no, non sono vergine!!!

- Darius: se mia moglie vede che stiamo parlando, non sapete che putiferio scatenerebbe!

- Jeser: Muahahah! Siete voi che avete fatto le frange al mantello di Rendel?

Insomma, credo che quelle 2 o 3 persone concordino sul fatto che lui mi ami... e magari sul fatto che lo ami anch’io...

Sì, anche secondo me...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

la guerra imperversa. Ho trovato il tempo per parlare un po’ con Screetch, la signorina Gloria, di quello che accade nella regione.

Screetch è un grande guerriero... ma non un combattente metodico e preciso come il Corvo: si tratta più di una furia selvaggia di violenza arrabbiata e ingrugnita.

Dicono che Screetch in combattimento corpo a corpo possa tenere testa ai Mercenari meglio addestrati e che, in groppa a Lisenroth, si siano lanciati da soli contro un intero stormo di viverne e le abbiano sgominate, quasi senza accorgersi delle ferite.

La signorina Gloria mi ha detto che tutte le corporazioni sono ormai schierate: i maghi sono divisi in fazioni e si affiancano o ai paladini o agli stregoni. I negromanti oppongono le loro forze di morte ai poteri divini dei sacerdoti. Cavalieri oscuri, Ombre di morte, Mercenari si scontrano nelle strade e nelle piazze contro Cavalieri, Paladini, Arcieri dell’Occhio di Falco.

E in cielo... in cielo i Cavalieri dei Draghi hanno trovato nello Stormo della Notte un degno avversario.

Dopo la prima battaglia, in cui i nemici sono stati colti di sorpresa, non aspettandosi un intervento così rapido dei nostri Draghi, c’è stato un mordi e fuggi continuo. Brevi scontri di cui ancora nessuno letale, in cui praticamente i Draghi di uno schieramento cercano di evitare che gli avversari attacchino truppe ed edifici.

Certo, meglio così piuttosto che vedere i miei amici morire... eppure temo che prima o poi cercheranno la vendetta per i due Draghi morti.

Però, se mettiamo da parte l’orrore della guerra, se guardo il mondo con occhi di Drago come quel giorno, mi rendo conto di quanto diversi siano gli stili di lotta di ognuno dei nostri compagni alati.

Heaven è un grande mago... è raro che si affidi a zanne e artigli, piuttosto evoca energie magiche, scudi, alleati fantasma; Mistral è un nobile combattente, sfida l’avversario, lo fronteggia, lo attacca e raramente lo insegue quando fugge; Magua è una pantera volante, infida e cauta prima dell’assalto finale; Lisenroth è come un cinghiale, punta il nemico e carica senza pietà; “Io” si tiene in disparte, attende il momento, trova il varco nelle difese e agisce; Signore delle Nubi è un illusionista: evoca nuvole, diventa invisibile, crea immagini illusorie, disorientando gli avversari fino all’ultimo momento; Ashavik si concentra più sul soccorrere chi è in difficoltà piuttosto che sull’assalire direttamente; Eclisse è creativo, usa ogni sua abilità pur di prevalere: abbaglia il nemico col riflesso delle sue scaglie, lancia i suoi incantesimi e soffia la sua luce cercando di non essere individuabile, volando rapidamente.

Nel cuore della battaglia mi sentivo invincibile. Sentivo il sibilo del vento, il clangore della battaglia, i ruggiti e la magia... avvertivo la presenza dei Draghi con sensi diversi dai 5 a cui ero abituata.

Mi trovavo coinvolta in manovre ardite, eppure non avevo né vertigini né nausea.

La magia, il soffio, che sensazioni strane! Quando Eclisse ha evocato la barriera per proteggersi dagli incantesimi degli stregoni, l’ho sentito scavare con la mente fino a raggiungere l’energia magica. In una frazione di secondo l’ha strappata e plasmata intorno a sé, come una barriera invisibile. Ho sentito lo scudo mentre assorbiva i colpi, ho avvertito il suo effetto smorzarsi e svanire. Poi quando Eclisse ha soffiato, ho sentito una grande forza accumularsi nel mio corpo e poi sfociare all’esterno.

Ora so perché i Draghi affrontano i nemici senza timore... sono quasi degli Dei ed io spero di essere davvero degna di loro...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

Amaniri è tornata e, divertita dalla mia esaltazione battagliera draghesca, mi ha raccontato una storia:

“Sicura volava la Grande Rossa, certa della propria forza, minacciosa nella sua superbia.

Un nuovo territorio di caccia era il suo obiettivo. Picchi montuosi e lussureggianti foreste.

Un luogo ricco di cervi e di grotte.

Per nutrirsi, rinforzarsi, deporre le uova.

Non temeva che quei cieli fossero già occupati.

Sicura volava la Grande Rossa, certa della propria forza, minacciosa nella sua superbia, poiché non aveva rivali.

Era grande e potente, e i suoi artigli facevano piovere sangue su Madre Terra.

Era una bella giornata, il sole splendeva alto, riscaldando l'aria che aiutava il suo volo.

Già da tempo sorvolava la foresta, in cerca di una tana.

Sicura volava la Grande Rossa, certa della propria forza, minacciosa nella sua superbia.

Snudando le fauci lanciò un ruggito di sfida. Se c'era qualcuno in quei cieli, che fuggisse o abbracciasse la morte.

Nessuna risposta, nessun suono.

Ma la Grande Rossa sapeva bene cosa ascoltare.

Un lampo nell'anima, un contatto.

Con potenti battiti d'ali invertì il senso del suo volo, appena in tempo per vedere un riflesso, un leggero colpo al dorso e odore di rugiada.

"Mercurio!"

Questo pensò la Grande Rossa, sogghignando.

"Piccoli, sciocchi Draghi, rapidi d'ali ma ancora più di lingua.

Non ha nemmeno avuto il coraggio di colpire, ed ora è lì che si tiene a distanza."

Sincerandosi che non ce ne fossero altri nei paraggi, la Grande Rossa puntò dritta verso la snella sagoma luccicante.

"Ora sono io la Signora" ruggì, attendendo che il piccolo Drago si allontanasse.

Ma egli non lo fece, puntando a sua volta verso di lei.

Sicura volava la Grande Rossa, certa della propria forza, minacciosa nella sua superbia.

Virò per avere il sole alle spalle, affinché l'astro lo accecasse.

Rapido volava il Mercurio, con movimento irregolare, come una volpe che corre sul sentiero.

Mancavano pochi metri e la Rossa aprì gli artigli.

Ma, di colpo, il piccolo Drago scartò di lato, lasciando per un momento che il sole si riflettesse nelle sue ali lucide come specchi.

La Rossa non vide più nulla.

Ruggì di rabbia quando un colpo di artigli ferì la membrana prima di un’ala, poi dell’altra.

Quando la vista si schiarì, il Mercurio era distante e la sfidava con le sue sciocche evoluzioni.

Mortale volava la Grande Rossa, certa della propria forza, divina nella sua furia.

Come previsto, il Mercurio tentò la fuga, confidando sulla sua velocità.

Ma troppo aveva osato.

Lei avrebbe tarpato quelle ali e martoriato quel lucido corpo.

L'inseguimento continuò attraverso stretti crepacci e profonde gole.

La Rossa seguiva i riflessi, l'odore di rugiada.

"Si stancherà e morirà" pensava, leccandosi le zanne. "Un Drago così piccolo non può competere con Me"

E infatti il Mercurio volava più lentamente, con meno agilità.

Quasi si schiantò contro una formazione rocciosa, nel momento in cui le volò attorno.

Mortale volava la Grande Rossa, certa della propria forza, divina nella sua furia.

Virò dietro la preda, certa che l'epilogo fosse giunto.

Un lampo di luce rovente la investì.

"Sciocco, non può ferirmi... il fuoco arde anche dentro di Me!" esultò per una frazione di secondo.

Ma la luce la colpì in volto, accecandola nuovamente.

Troppo tardi vide le rocce, troppo tardi reagirono le sue ali ferite.

Con violenza la Grande Rossa sbatté contro la parete. Stordita ruggì, voltandosi per fronteggiare il nemico.

Ma veloce volava il piccolo Mercurio, scaltro e attento, mentre penetrava le sue difese, diretto alla gola.

Ora il cadavere scarlatto nutre la flora della valle, mentre nei cieli della foresta tornano lo splendore di scaglie e il profumo di rugiada.”

Le ho chiesto se si trattava di Eclisse e mi ha detto “Chissà”, e ha strizzato l’occhio.

Che ragazzina pestifera... e adorabile

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

oggi, a sorpresa, la mamma è arrivata in gilda portando con sé alcuni profughi.

Data la corsa agli armamenti, entrambi gli eserciti si stanno accanendo sui boschi cercando legname per la creazione di frecce e macchine da guerra. Così mentre da una parte i clan dei mannari conducono una lotta privata per difendere gli alberi, il Piccolo Popolo è costretto ad abbandonare le proprie case e fuggire.

Mamma ha trovato un gruppo di esserini in fuga e li ha raccolti. Credo gliel’abbia ordinato Mistral, essendo lei notoriamente razzista verso il popolo nanerottolo.

I loro nomi sono Crepuscolo, una fata, Kines, una gnoma, Sgnoc e Kyla, due follette (Kyla è una “bimba” piccolissima con un grande cappello) e un altro gnomo, detto “il filosofo”.

E’ stato offerto loro asilo in cambio di aiuto nella roccaforte: immagino che fata e folletti siano bravissimi a spolverare i lampadari!

Domani cercherò di fare amicizia.

Che bello, mi ha scritto nuovamente Nicolos! Mi ha detto che vuole tanto vedermi!

Non ce la faccio più a stare chiusa quiiiii!!! Anche la Purpla sta diventando istericaaaa!!!

Sono settimane che siamo bloccate... bastaaaaaaa!!!

Stanotte evado! E’ deciso!

Userò il tunnel in cantina: se mi vesto da contadinella e mi disegno qualche ruga e qualche macchia non penso che tenteranno di rapirmi.

Voglio vedere la città, capire che cosa succede, come se la passano i miei amici. Spero che la taverna sia ancora in piedi e che la città non sia un cumulo di macerie.

Ma se io, sotto il vestito da contadina, mettessi la mia tuta nera da ladra felina?

Potrei portare un canestrino ripieno di coltelli, spadonzoli e balestre!

Con tutte le lezioni ricevute da Dreth dovrei essere in grado di cavarmela in ogni situazione.

Notizie dalla gilda: lord Andress è scomparso! Non si trovano più né lui né Sky, il suo compagno.

Nemmeno Airin, sua moglie, ne sa nulla, ma non sembra soffrirne particolarmente: indiscrezioni nei dormitori riferiscono che non disdegni la compagnia di uno strano uomo dalla barba rossa, probabilmente un lupo mannaro.

Andress sembra essersi volatilizzato nottetempo, abbandonando tutti i suoi effetti e lasciando la Gemma dei Draghi nel suo scrigno.

Non è un segreto che egli considerasse inferiori tutti quelli che non sono nati elfi e, di conseguenza, solo gli elfi fossero degni del legame coi Draghi.

Il suo compagno condivideva le sue idee... vedendo che la roccaforte rischiava di trasformarsi in un’isola assediata da uomini e Draghi nemici, magari avranno scelto di abbandonare il campo e di ritirarsi.

So che Sophia e la mamma stanno cercando qualcuno per rimpiazzarlo, ma non è una scelta facile, poiché la Gemma è un artefatto strano e non è possibile prevedere come potrebbe reagire al tocco di un nuovo custode.

Ma questo non mi riguarda: quello che mi importa davvero è il riuscire ad uscire stasera e vedere Nicolos.

Augurami buona fortuna!

Buona fortuna... e che gli Dei ce la mandino buona!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

è una di quelle mie pagine piena di cose sensazionali, quindi preparati!

Allora, sono evasa come avevo deciso. Mi sono messa tuta e armi, ricoprendo il tutto con il travestimento da contadinella.

PurpleAngel è voluta venire con me, quindi si è vestita da pastorella e mi ha seguita.

Siamo entrate nel tunnel delle cantine e, dopo incredibili peripezie, siamo sbucate all’interno della bottega del libraio, da dietro lo scaffale delle opere del bardo orco Grugrukkete.

Sgattaiolate fuori dalla bottega, ci siamo divise. Non volevamo forzare la mano alla fortuna, quindi ci siamo ripromesse di essere di ritorno al massimo dopo un’ora e mezza.

La città è provata ma non devastata. Le taverne hanno comunque del movimento... è risaputo che a tutti piace bere qualcosa, persino agli stregoni malvagi.

Ci sono palazzi bruciati fino alle fondamenta, altri quasi nuovi. Per le strade ci sono un sacco di macerie e ronde continue di uomini armati, per lo più gente del conte.

Devo ammettere che il travestimento è stato un colpo di genio (quale io sono, d’altronde): qualche soldato mi ha fischiato dietro, ma nessuno ha cercato di interrogarmi.

L’unico momento in cui mi sono vista morta e incarcerata (ed anche in ordine inverso) è stato quando ho raggiunto il tempio principale e sono stata circondata da arcieri armati. Stavo per sfoderare il mio miglior ancheggiamento quando sono stata chiamata: mi sono voltata e ho visto Nicolos!

Quanto era bello in armatura di cuoio, con l’arco e il cappello a cilindro!

Mi ha chiesto cosa facevo lì, come stavo, se volevo fermarmi.

Mi ha mostrato il distretto del tempio, le postazioni di guardia... e lo ha fatto tenendomi per mano!

Poi ci siamo fermati a guardare la luna e lui ha recitato un paio di poesie bellissime... mi ha detto di averle composte di suo pugno! Poi mi ha guardata negli occhi, mi ha accarezzato i capelli... credo volesse baciarmi... ma la campana del tempio si è messa a suonare e sono dovuta scappare!

Accidenti come vola il tempo quando sei costretta a camminare come una vecchia contadina!

Gli ho promesso che sarei ritornata e sono corsa via.

Non ho trovato anima viva per le strade fino alla piazza, ma lì le mie orecchie paraboliche a punta hanno avvertito qualcosa. Mi sono appiattita dietro un cumulo di detriti e ho dato un’occhiata: un gruppo di uomini, ne vedevo tre, avevano preso PurpleAngel! Erano della fazione del conte, l’ho capito dalla spilla fatta a forma di giglio viola appuntata sul mantello.

Guardando meglio ho notato che a terra giaceva un altro uomo, probabilmente steso dalla mia amica. Non potevo permettere che la prendessero... una volta portata nelle segrete del conte sarebbe stato molto difficile tirarla fuori.

Rapidamente ho sfilato la veste da contadina, per sfruttare al meglio l’armatura da ladra felina.

Ho sollevato il cappuccio per coprire i miei capelli biondi e ho imbracciato la balestra.

Gli uomini avevano circondato la piccoletta e le stavano legando i polsi dietro la schiena. Uno di essi, per “calmare” la mezzelfa, l’ha colpita in volto col dorso della mano... ed è stata l’ultima cosa che ha fatto: reagendo d’impulso, ho puntato la balestra di Vordulak e l’ho fatto secco.

Purtroppo è una balestra pesante ed è difficile ricaricarla in fretta, quindi ho poi fatto l’unica cosa possibile: ho estratto la spada corta e ho affrontato i due uomini.

Il primo, vedendomi piccola ed esile, ha attaccato con troppa sicurezza ed io, ricordando l’addestramento di Dreth, sono passata sotto la sua guardia colpendolo tra le costole.

L’ultimo uomo, non volendo rischiare, ha stretto a sé la Purpla e mi ha intimato di gettare le armi.

La mia amica ha tentato di divincolarsi, ma la guardia l’ha presa per i capelli e le ha puntato il coltello alla gola.

Non potevo fare nulla e non volevo rischiare la vita di PurpleAngel così, senza indugiare, ho gettato lo spadino e ho alzato le mani.

L’uomo mi ha intimato di avvicinarmi ed io, certa che fosse la fine, ho iniziato a camminare nella sua direzione.

Ma all’improvviso ho sentito qualcosa. Un brivido, un caldo formicolìo... .

Per mesi ho guardato attraverso i suoi occhi, attraverso i cieli, attraverso le nubi.

Per mesi ho guardato attraverso i suoi occhi, muovendo le mie braccia come fossero ali e artigli.

Per mesi ho guardato attraverso i suoi occhi, ed ero un Drago.

Quella sera era lui a guardare attraverso i miei occhi.

Quella sera i suoi artigli sono diventati braccia, le sue zanne labbra.

Quella sera il Drago è diventato mezzelfa.

Ho sentito la sua presenza, era con me, in me, amico, compagno, padre.

Ha guardato l’uomo negli occhi e lui deve averlo visto riflesso nei miei.

Ha sussurrato... abbiamo sussurrato insieme “L’oblio del sangue, il sonno del cuore, la pietra, la carne, la morte e il dolore” e l’energia è fluita dal mio... dal nostro corpo.

L’uomo si è irrigidito e si è accasciato senza nemmeno un gemito.

Volevo porre tante domande ad Eclisse, capire cos’era successo, ma non me lo ha permesso.

I suoni del combattimento avevano richiamato l’attenzione delle truppe di ronda e il luogo rischiava di diventare troppo affollato.

Sono corsa a slegare Purpla e, incitata dalla voce di Eclisse, siamo rientrate nella bottega del libraio, sprangando l’accesso al tunnel e fuggendo veloci verso la roccaforte.

Nel momento in cui siamo sbucate fuori dal tunnel della cantina, senza fiato, ci siamo trovate di fronte la gilda al completo... e un paio di personaggi insoliti: erano un uomo sui 60 anni, dai capelli e la barba grigi, vestito come uno stregone girovago, dallo sguardo deciso. Con lui vi erano due donne: una coi capelli rossi e abiti di nobile fattura, l’altra coi capelli castani, quasi verdastri, vestita con una semplice tunica e braghe di cuoio.

La mamma ci ha ordinato di uscire dal tunnel e farci da parte. Per un attimo ho intravisto un altro sconosciuto: un uomo magro, chiaro di carnagione e di capelli, vestito con abiti colorati, come un bardo. Aveva sui 30 anni e mi ricordava moltissimo Tearsmist. Ero certa che, da un momento all’altro, avrebbe tirato fuori delle sferette e le avrebbe fatte volteggiare come un giocoliere.

Invece si è limitato a guardarci con un sorriso beffardo sul volto e poi si è voltato verso gli altri sconosciuti.

L’uomo e le due donne sono entrati nel tunnel alla nostra uscita. Dall’oscurità provenivano dei suoni... le guardie del conte! Avevano trovato il passaggio e ci avevano inseguite!!

Ho subito portato la mano al fodero, cercando lo spadino, il quale, probabilmente, giaceva ancora sul selciato della piazza. Ho guardato in giro alla ricerca di una nuova arma quando un tocco sulla spalla mi ha fatta trasalire: “Brezzà, state viscina e buona” mi ha detto mia madre con uno strano sorriso ed io, stupita, aspettandomi forse insulti e rimproveri, mi sono concentrata sugli sconosciuti.

L’uomo ha sollevato le mani, imitato all’unisono dalle due donne. L’aria sembrava sfrigolare attorno ai loro corpi mentre, in lontananza nel tunnel, già si vedevano le luci delle guardie. I tre hanno intonato una specie di canto in una lingua arcana eppure stranamente familiare. Le loro voci risuonavano nel passaggio, quasi come se la roccia cantasse con loro.

Ed ecco che, col fragore di un tuono, la galleria è crollata, probabilmente fino alla piazza, travolgendo i nemici e scongiurando il pericolo.

I tre maghi, incolumi e lindi nonostante la polvere e la ghiaia sollevate dal crollo, sono tornati indietro, chiudendo la finta parete che nascondeva l’imbocco del tunnel tra i muri veri della cantina.

“Giovane du Lac” ha chiamato allora l’uomo, e mia madre mi ha spinta con la sua solita delicatezza verso di lui. “Avete quasi portato i nemici a casa nostra questa notte” ha proseguito con voce grave ed io, pressoché in lacrime, ho pensato “ora mi friggono sul posto”. Ho cercato di spiegarmi ma lui, con un gesto imperioso, mi ha intimato di tacere.

“Avete fatto scoprire il passaggio, ma sappiamo che avete affrontato le guardie da sola ed avete salvato l’allieva che era con voi. La vostra azione ha delle conseguenze... siete pronta ad accettarle?”

Immagina come mi potevo sentire... non solo ero uscita di nascosto, ma avevo messo nei guai la Purpla e avevo attirato gli uomini del conte fino alla montagna.

Ho detto con un filo di voce “Sssì”, tirando su col naso.

Ero certa che quell’uomo mi avrebbe dato un colpo di taglio sulla nuca, facendomi fuori!!

A quel punto lui ha sorriso e si è voltato verso l’uomo magro. “Sei ancora deciso a farlo?” ha domandato dandogli del tu, cosa che da noi si fa solo con persone con cui sia una confidenza estrema. “So che me ne pentirò, ma sì, sono deciso” ha risposto quello.

Peggio della morte!! Volevano darmi in sposa a quel tizio! No, no no!! E il mio Nicolos? O, all’occorrenza, il mio Falco??

L’uomo anziano mi ha ordinato di inginocchiarmi ed io non ho potuto evitare di ubbidire.

Si è messo di fronte a me, con le due donne ai lati. L’altro uomo si è piazzato di fianco a me ed io ho pensato “Ecco, questo è un sacerdote ed ora ci sposerà... ”.

Non si sentiva volare una foglia, nemmeno cadere una mosca, solo il mio tirar su col naso. Il sacerdote a quel punto ha parlato di nuovo: “Per i cieli eterni, per le stelle, per la vita dopo la vita, siamo qui testimoni dell’unione. Esperienza per esperienza, flessibili come giunchi, forti come l’acciaio. Possiate essere come l’acqua, leggera e impalpabile nelle nubi, rapida ed impetuosa nei fiumi e nel mare, solida e implacabile nei ghiacciai.”

Poi la donna dai capelli rossi ha intonato: “Mi hai raccolto quando ero un’anima persa e vagavo sulla terra senza scopo. Hai visto in me nuovi colori per la tua luce, nuove forme per la tua anima, nuove stelle che ti indicassero la via.”

La donna dai capelli castani ha proseguito: “Mi hai dato fiducia che va oltre le apparenze, hai udito la mia voce oltre gli echi di gloria, la mia debolezza nella furia. Mi hai insegnato che l’effimero non è altro che un frammento dell’eterno e che la scintilla riunita alla fiamma rende il fuoco più splendente.”

E infine: “Che la gloria ci avvolga, che il cielo sia nostro” e l’uomo ha aggiunto “Heaven dei cieli vi è testimone” seguito dalla rossa “Io del fuoco vi è testimone” e la donna dai capelli castani “Lacrima di smeraldo vi è testimone”. Alla loro invocazione ha risposto Sophia “L’intera gilda dei Cavalieri dei Draghi vi è testimone!” e l’uomo di fianco a me “Io, Eclisse, strale splendente dell’Aurora, araldo della Primavera, affido la mia anima immortale a voi, Brezzadorata du Lac”.

Quegli uomini erano Draghi in forma umanoide! Era la prima volta che li vedevo così!

Eppure quella cerimonia doveva essere così antica e potente da penetrarmi nelle ossa, fino al punto da farmi alzare in piedi e dichiarare “Io Brezzadorata du Lac, fiera discendente dei du Lac, affido la mia anima immortale a voi, Eclisse, Drago di mercurio”.

E così, nella luce tremolante delle torce, tra la polvere e le ragnatele della cantina, la bacchetta si è illuminata di nuovo e ha ribadito il legame, stavolta voluto da entrambi, non più accidentale.

Quella notte ho abbandonato la tunica da allieva e ho guadagnato la tuta da volo, le armi, la sella, lo scudo e la lancia. Sono diventata un Cavaliere dei Draghi a tutti gli effetti, col mio alloggio personale, i doveri e i privilegi.

Abbiamo festeggiato fino a notte fonda, Draghi e mortali. Tanto era il bisogno di svago, che tutti i leviatani hanno assunto forma umanoide e si sono uniti a noi. Che belli che erano... riuscivano davvero a riflettere la loro forza e personalità anche in quella forma ben più piccola e fragile. Artiglio d’Acciaio sembrava un guerriero barbaro ed Amaniri gli stava sempre vicino... forse ho capito a chi alludeva quando parlava di un fidanzato. Mistral sembrava un elfo gentile, avido di aneddoti e storie altrui, come se i sogni degli altri fossero per lui gemme inestimabili.

Signore delle Nubi sembrava un mago strampalato e faceva magie a raffica... Alerie era una specie di mamma chioccia dalle forti braccia e dalla risata coinvolgente.

Eclisse era... come Tearsmist, anche se molto meno folle... ha preso il mio flauto e ha suonato divinamente.

All’alba abbiamo volato... il mio primo volo desiderato da entrambi, senza sella e, al ritorno, Purpla ed io abbiamo ripulito il salone, finalmente punite per la nostra scappatella.

Avevo proprio ragione: ho grandi prospettive per il futuro.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ora Eclisse è un po’ più trattabile, sebbene il comportamento di base sia sempre lo stesso.

Adesso però mi ha riconosciuto il pieno diritto di volare con lui. Gli ho chiesto perché abbia deciso di impegnarsi nel legame, che cosa gli abbia fatto cambiare idea. Mi ha risposto di avermi sempre osservata da quando ci hanno legati, di aver sentito le mie emozioni, le mie insicurezze... ma anche con che forza emotiva partecipavo alla battaglia, come era facile per me adattarmi alle sensazioni del volo, della lotta, della furia. Di ritorno dal vulcano, guarito definitivamente dall’infezione, ha avvertito il pericolo. Era pronto ad intervenire e salvarmi, quando improvvisamente ha sentito la mia decisione nel puntare la balestra e colpire, la mia presenza di spirito nell’affrontare quegli uomini forti e ben addestrati, e la mia prontezza nell’arrendermi pur di aiutare la mia amica. Allora ha scelto di non salvarmi, ma di aiutarmi: attraverso il legame mi ha dato la magia e le parole per scatenarla, fermando il cuore e i muscoli del nemico. Non sapevo che la magia potesse muoversi attraverso il legame, ma a quanto pare...

Finalmente ho una stanza tutta mia!

Per quanto potesse essere divertente chiacchierare con le ragazze, è molto meglio avere il mio scrittoio, il trespolo per Frullino (il canarino viaggiatore, ricordi?), la rastrelliera per tutte le mie bellissime armi, un armadione per i vestiti e la possibilità di gongolarmi davanti a Shad.

In più la mia stanza è al primo piano, quindi posso scivolare sulla ringhiera.

Aiutata da Sgnoc, Kyla e Crepuscolo ho messo le tendine, mazzolini di fiori in giro, il mio quadro gigante di “Falco sgomina i goblin e si pavoneggia”...

Mi sono divertita un sacco con loro... il piccolo popolo è pasticcione ma molto astuto... mi chiedo se non sarebbero validi alleati, sebbene un Drago tenda ad essere troppo grande per essere montato da un essere così fragile.

Certo, le fate possono assumere forma umana, ma per un tempo limitato...

Bene bene, ora sono un cavaliere... o una cavaliera... cioè una che cavalca... vabbè, io sono io e basta!

Nonostante tutto devo ancora imparare molto, soprattutto sulla magia dei Draghi: pare che se il cavaliere tenti di usare la magia dei Draghi, i risultati sono migliori se si sa cosa si sta facendo, invece di essere nulla più che un canale passivo tra Drago e bersaglio.

Sophia è un’esperta di magia. Riesce ad usare i poteri di Heaven senza sforzo. Claumanyl invece, pur essendo compagna di un grande illusionista, usa raramente i suoi poteri, essendo più portata per il combattimento con l’arco e la spada corta.

In effetti nulla può preparare ad un’esperienza simile: si impara a vivere in simbiosi, rapportare ogni propria azione a quella dell’altro, il che diventa un pò imbarazzante nei momenti di intimità...

E, a proposito di intimità, ho invitato Airin per farle vedere la stanza, le ho offerto un the e abbiamo spettegolato un po’: lord Andress è effettivamente sparito... non si hanno più sue notizie.

Si sa solo che se n’è andato di sua spontanea volontà, ma nessuno sa verso dove.

Nel frattempo lei mi ha rivelato un segreto che mi ha fatto promettere di non dire a nessuno: qualche tempo fa è stata maledetta!

Uno dei suoi periodi di assenza era dovuto al fatto che per qualche giorno era stata tramutata in lupo da una megera che la trovava troppo bella e ne era invidiosa.

Trovandosi in forma animale, era ovviamente molto spaventata. Non osava tornare alla roccaforte e nemmeno riusciva a comunicare con Ashavik, il suo compagno d’argento.

Acquattata tremante nel bosco, ha trovato conforto nella compagnia di un grande lupo fulvo. Quella creatura si è rivelata essere un lupo mannaro, chiamato “il Senzaluna” per la sua curiosa abitudine di evitare la luce della luna. La odia perchè, nei giorni del plenilunio, lo costringe a diventare lupo, togliendogli la libertà di scelta. Chissà cosa intende...

Finita la maledizione e il plenilunio, l’uomo ha continuato a cercarla e i suoi modi l’hanno conquistata. Quando ho chiesto qualche dettaglio in più è arrossita e, con una scusa, se n’è andata.

Ma nessuno sfugge al mio occhio di falco!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

incredibile a dirsi, ma sono in vacanza! Sì, avevo bisogno di cambiare aria e, per evitare un’altra mia fuga, la mamma mia ha accordato il permesso di allontanarmi per qualche giorno, a condizione che Eclisse fosse d’accordo a portarmi con sé.

Il lucertolone era in fondo ben felice di allontanarsi un po’ da quella porzione del cielo, ed ha acconsentito.

Ho preparato in fretta i bagagli, riempiendo le borse della sella, ho baciato e salutato tutti e sono montata in groppa.

Eclisse si è arrampicato sulla rupe ed è stato lì immobile, ad occhi chiusi. Ha sentito il vento, le correnti, la luce tiepida del tramonto. Ha inspirato il profumo dell’erba e dell’aria frizzante di montagna. Poi, all’improvviso, ha spalancato gli occhi e si è lanciato nel vuoto. In ultimo ha spinto con la coda contro la parete di roccia, per darsi un po’ più di spinta e, dopo una breve caduta libera, ha spalancato le ali ed ha iniziato a volare.

Non c’è niente da fare, il cielo è il mio elemento. Sto bene lassù e non ho né paura, né nausea.

Adoro sentire l’aria contro il viso, tranne forse quando passiamo in mezzo a nugoli di insetti.

Ero esaltata e sai perché?

No

Perché stavo andando verso il mio villaggio natale!!!

Sì! Ho chiesto ad Eclisse di portarmi laggiù e siccome nemmeno lui aveva mai visitato la zona ha accettato di buon grado.

A volte abbiamo dovuto prendere delle deviazioni quando il mio compagno, sempre concentrato, avvertiva la presenza di altri Draghi. Poi, allontanati a sufficienza, ha potuto rilassarsi e volare al meglio delle sue capacità.

Accidenti, in poche ore abbiamo coperto la distanza che io, a piedi, ho coperto in giorni e giorni!

Mi sono fatta lasciare a un paio di chilometri di distanza, non volendo terrorizzare tutti dato che, come ti ricordo, nel mio villaggio nessuno ha mai creduto all’esistenza della magia, figuriamoci dei Draghi!

I bagagli non sono stati difficili da portare: Eclisse, con un incantesimo, li ha resi leggeri.

Quanti ricordi mentre imboccavo la stradina che tante volte ho fatto nella mia vita.

Il vecchio cane del signor Zuluppu era sempre lì, pronto ad abbaiarmi contro con malignità. Uscito dalla sua catapecchia, il padrone, mi ha riconosciuta e, commosso dal mio ritorno, mi ha insultata come faceva quando ero residente qui.

Che gente, che modi, che cafonaggine! Umpf!!

Mi sono fermata alla Locanda dell’Opossum Tarantolato, subito fuori dal villaggio, e ho preso una stanza. La proprietaria è stata felice di rivedermi e mi ha offerto un succo di frutta. E’ sempre stata carina con me ed io ho fatto spesso dei lavoretti per lei, come molti ragazzi della zona.

Mi sono rilassata un po’ chiacchierando con lei, poi sono salita in camera, mi sono data una rinfrescata, ho controllato di non avere coleotteri tra i denti e allegramente mi sono avviata verso la piazzetta, verso quella che era casa mia.

Per la prima volta in 60 anni camminavo a testa alta, senza preoccuparmi delle mie orecchie a punta.

Non mi sentivo più l’oca giuliva della contrada, ero un cavaliere dei Draghi, avevo dimostrato il mio valore ed ero fiera del mio retaggio misto.

Sfoggiavo la mia spilla a forma di testa di Drago, la mia spada corta e la scaglia di Eclisse e quella di Ashavik, montate insieme sullo stesso ciondolo, come se fossero i simboli di potere di qualche stregone o di qualche signore della guerra.

Un’entrata perfetta, se solo non fossi inciampata su un ramarro, cadendo a pelle di leone sul selciato.

E, puntualmente, “Hey l’oca giuliva è tornata ahahahahah!!”

Ma si può campare così? Sarà più dura del previsto, temo...

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ho rivisto la mia casetta! Che strana nostalgia, e che effetto vedere le stanze trasformate in negozio.

Mi sono presentata al gestore ed è stato molto cordiale. Mi ha presentato la moglie e i bambini e mi ha permesso di vedere come avevano sistemato la casa: il piano terra è adibito ad emporio e magazzino, mentre il piano superiore ad abitazione. La mia stanza è diventata la camera dei bimbi, la stanza del babbo è la camera da letto della coppia.

La saletta è ora sala da pranzo ed è collegata alla cucina del piano di sotto tramite una scala a chiocciola.

Si vede che è gente forestiera, non di questo villaggio: il padrone di casa mi ha chiesto se ero elfa o mezzelfa, senza alcuno stupore. Devono aver viaggiato molto ed aver visto tutte le stranezze che per me ormai stanno diventando quotidiane.

Chiacchierando ho parlato di me, della mia partenza da qui, dal mio arrivo nella capitale e, brevemente, delle mie avventure fino al legame.

I bimbi erano deliziati e mi hanno chiesto se potevano vedere il Drago. Ho detto loro che avrei fatto il possibile...

Sfruttando l’occasione, ho acquistato un bel po’ di caramelle all’emporio e mi sono avviata ad est, verso il boschetto di betulle.

Dopo pochi minuti di cammino all’ombra di quei begli alberi dal fusto bianco, ho raggiunto un piccolo frutteto e, più avanti, una bella casetta bassa, dal tetto giallo.

Non sono arrivata nemmeno al cancelletto, quando ho sentito gridare “Zia Brezzaaaaaa” e sono stata sommersa da una valanga di bambini. Ci ho messo un po’ prima di liberarmi e poter ricambiare i baci e gli abbracci. Quanto sono cresciuti i piccini! Li ho sempre adorati... in questa famiglia sono stata bene o male la zia squinternata sia loro che dei loro genitori. Mi stavo beando dell’accoglienza dei miei pupetti, quando dalla porta “Su monellacci, lasciate in pace la signorina... ” Miryela, la mia migliore amica di sempre, era sulla porta, con la bocca aperta, incredula, la frase bloccata a metà dall’emozione. Essendo mia coetanea, è una bella donna di sessant’anni, non avendo il sangue elfico a rallentare l’invecchiamento.

Mi sono scrollata delicatamente i piccoli di dosso e le sono corsa incontro. L’ho strizzata e lei, dopo un attimo di esitazione, deve aver deciso che la mia presenza non era un sogno e mi ha abbracciata a sua volta.

Che gioia sentire la sua voce, l’odore di casa sua, la confusione dell’esercito di pargoli.

Mi sono fermata per pranzo e le ho fatto il resoconto della mia vita. Ovviamente ha voluto sapere di tutti gli uomini conosciuti in città, impugnando minacciosamente il mestolo quando le ho raccontato di Ashen, ridendo al pensiero di Tearsmist a testa in giù che faceva roteare delle mele parlando con un tapiro invisibile. Ha ammesso che Falco è sicuramente un buon partito, ma che, probabilmente, uno come Nicolos sia più adatto a me.

Finito il pasto ho distribuito le caramelle, raccontando ai bimbi del mio combattimento contro gli uomini del conte, mimando le varie scene, imbracciando un prosciutto come balestra e roteando il mattarello al posto della spada.

Sono rimasta con loro fino a metà pomeriggio, promettendo che mi sarei fermata per qualche giorno.

Miryela mi ha accompagnata fino al boschetto tenendomi per mano poi, quando mi ha dato l’ultimo abbraccio prima di lasciarmi andare, mi ha detto di guardarmi le spalle perchè il villaggio è un po’ cambiato da quando sono partita.

L’ho rassicurata e le ho detto che ne avremmo riparlato in seguito.

Che emozione e che malinconia. Una parte di me vorrebbe non aver mai lasciato questo luogo, ma il pensiero che in un paio d’ore di volo potrò rivederlo, mi rincuora molto.

Ma basta pensieri cupi, mi sono detta... Sono in vacanza no?

Via, verso il laghetto!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

il mio arrivo al laghetto è stato un po’ diverso rispetto al bosco di betulle.

Prendendo la via inferiore, sono scesa fino al bivio, imboccando il sentiero che si snodava tra i pini e il sottobosco.

Attraverso i tronchi si vedevano già i raggi dorati del sole pomeridiano che si riflettevano sulla superficie del lago e, nell’aria, la voce dei miei amici Balas (il mio pseudo ex fidanzatino di gioventù) e Rhynn (la mia ex nemica di infanzia), che vivevano insieme in una casa su palafitte in riva al lago.

Stavo per uscire allo scoperto, quando ho capito che le voci avevano un tono rabbioso. Non volendo essere indiscreta ho origliato, sbirciando da dietro un cespuglio.

Ho visto un giovanotto a terra, quasi sicuramente Marak, il figlio maggiore dei miei amici, e Rhynn china di fianco a lui. Balas, fiero nel suo completo da cavallerizzo, con la benda sull’occhio mancante e con una spada in pugno, fronteggiava un energumeno sogghignante.

Grazie ai miei sensi acuti, sono riuscita a capire parti del loro dialogo: “Andatevene. Questa è la mia proprietà!” “Non fate l’eroe vecchio: andatevene e otterrete abbastanza oro per rifarvi una vita. Restate e potreste avere... guai!” “Non temo né voi né il vostro padrone. Ripeto: andate via” “Ho appena steso vostro figlio. Credete io possa avere paura di voi?”

Prima che la situazione degenerasse, sono uscita allo scoperto.

Mi sono avvicinata al gruppetto con passo lento e deciso, sorridendo.

E’ raro che i bruti abbiano abbastanza fantasia per adattarsi alle situazioni impreviste. Infatti il mio arrivo l’ha spiazzato. Però, inquadrandomi come una semplice ragazza, mi ha puntato il dito contro e ha intimato “Andatevene milady, non è posto per voi” ed io, ignorandolo completamente, “Balas, Rhynn... che bello vedervi!”

Immaginate con che occhi mi hanno guardata i miei amici: ritorno dopo un anno all’improvviso e rischio subito guai. “Brezza, dietro di me” ha ordinato Balas, sempre attento e galante, ma io avevo altre idee. Ho messo una mano sul braccio del mio amico e ho guardato l’energumeno negli occhi.

A quel punto ho usato un potere che solo i Cavalieri dei Draghi possiedono: lo Sguardo e la Voce.

Al contrario di incantesimi più complessi, non necessita dell’attenzione del Drago: è come se il cavaliere attingesse all’energia del leviatano presente nella propria anima.

I miei occhi sono avvampati di luce gialla (è vero che succede così, ho controllato allo specchio) e la mia voce è diventata profonda e crepitante come quella di Eclisse.

“Vattene mortale e non incrociare mai più la mia strada” ho ingiunto al tipaccio.

E’ stato un piacere notare come il suo sorriso svaniva, insieme al colore, dal volto.

Si è allontanato prima di un passo, poi si è voltato e se l’è data a gambe.

Ho aspettato che sparisse, poi sono tornata sorridente dai miei amici.

Erano sconvolti all’inizio, poi mi hanno abbracciata e accolta facendomi un sacco di feste.

Marak aveva solo un occhio nero, ma era entusiasta del ritorno di sua zia Brezza. Se mia madre sapesse quanti nipoti acquisiti ho in questo villaggio, avrebbe un tracollo.

Mentre mi strafogavo con una delle mitiche crostate di Rhynn, mi hanno spiegato che un signorotto senza scrupoli e i suoi sgherri si sono installati nel castello sulla collina con l’intenzione di scacciare la gente del villaggio e metter su delle piantagioni estese.

Mi sono fermata fino a cena, poi sono tornata alla locanda promettendo loro che avrei fatto qualcosa.

E che può fare una du Lac in questi casi?

Fuoco e Fiamme!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

ho passato la notte ad escogitare piani geniali e a scartarli immediatamente, allora sono passata ai piani accettabili... per poi trovarli inaccettabili. A quel punto mi sono venuti dei dubbi e, di conseguenza ho elaborato piani dubbiosi, ma non ero sicura che andassero bene.

Quindi ho fatto l’unica cosa che potevo fare: elaborare un piano suicida e sperare di avere torto.

Mi sono alzata di buon’ora, mi sono messa il mio miglior vestito nero, tutti i miei gioielli più strani e i guanti di pizzo a mezze dita.

Ho sradicato una radice di albero particolarmente contorta e, così abbigliata, sono andata da Miryela a far colazione.

La famiglia era al completo... ho potuto abbracciare la prima ondata di nipoti, seguita dalla seconda, quelli più piccoli.

Stranamente nessuno si è stupito di vedermi vestita in quel modo, come nessuno ha fatto commenti quando ho chiesto alla mia amica se aveva ancora pittura per labbra di colore nero.

Ma sono davvero così stramba? Temo di sì...

Comunque, dopo essermi truccata, ho detto a tutti che sarei andata a parlare col signorotto e gli avrei chiesto di sloggiare.

Sono inorriditi tutti e i nipoti maschi di varie età hanno subito prodotto arnesi tipo roncole, forconi, padelle e martelloni, pronti a scortarmi. Che carini... ma non volevo venissero coinvolti.

Li ho baciati tutti e mi sono avviata allegramente verso il castello.

Una volta era un avamposto di confine posto in cima alla collinetta ed era occupato dal contingente di cavalieri. Quando il villaggio, a seguito dell’espansione, si è ritrovato al sicuro nell’entroterra, il presidio è stato sguarnito e il castello abbandonato. Ovviamente era diventato il luogo di incontro di noi ragazzini, data la quantità di oggetti interessanti abbandonati: spade, specchi, tessuti... tutta roba senza valore, ma inestimabile per i bambini.

Che strano, ora, vedere il portone rimesso a nuovo e una guardia armata fino ai denti in attesa all’ingresso! L’energumeno portava così tante armi di tutti i tipi da sembrare un fabbro ambulante. Ha bofonchiato qualcosa parlando a rutti ed io ho risposto “Due per me ed uno per il mio amico”. A quel punto, confuso, ha ripetuto la domanda, ed io “Ma sì, vedrete che prima o poi lo faranno... ”. Finalmente ha parlato chiaramente e mi ha chiesto chi ero. “Sono la strega nera della valle maledetta che sta vicino alla palude demoniaca della montagna schifosa” ho recitato con voce lugubre.

Ha riso fino a diventare paonazzo, poi è svenuto. Ho scavalcato il suo corpo e sono entrata.

Sarà stato il mio vestito nero, sarà stato il mio alone di potere, sarà stato che erano tutti ubriachi fradici, fatto sta che non ho incontrato resistenza di sorta fino a quella che una volta era la sala delle udienze. Lì, circondato da suoi scagnozzi più sobri, sedeva regalmente il tiranno: un uomo sui 35 anni, umano, con baffetti neri ed unti e riccioli corvini. Al mio ingresso ha smesso di ridere come un cavallo e mi ha scrutata attentamente. Poi mi ha chiesto chi ero e come ero riuscita a superare le guardie. Prendendo la palla al balzo, ho recitato la parte della terribile strega scesa da chissà qualche orrenda e schifosa montagna, decisa a conquistare un villaggio a caso e vivere come nera regina fetente.

Per nulla impressionato dalla mia descrizione di poteri sovrumani e nefandezze, lui mi ha mandato contro i suoi tirapiedi. Per fortuna la mente del malvagio è spesso suggestionabile, ed è bastato usare con loro lo Sguardo e la Voce per allontanarli come se fossi un’appestata.

Ho intimato loro di abbandonare quelle terre e di non farsi più vedere.

Infine, come se nulla fosse, mi sono voltata e me ne sono andata.

Speriamo in bene.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

che giornata oggi!!

Mi sono svegliata... anzi, sono stata svegliata dalla locandiera in panico... sembrava l’avesse colpita un fulmine... mi ha detto che il cattivone e i suoi sgherri erano nella piazza e minacciavano di dar fuoco al villaggio se la strega, cioè io, non fosse stata consegnata prontamente.

Mentre mi vestivo e tentavo di truccarmi (con sbavature pazzesche ad occhi e labbra, cosa che però contribuiva a creare un effetto stregonesco) ho chiesto alla signora Molly se per caso qualcuno del villaggio era tenuto prigioniero o lavorava al castello, ma mi è stato detto di no, non avevano personale di servizio.

Sono uscita dalla locanda con il bastone (la radice) e gli abiti noir (come direbbe mia mamma).

In piazza la situazione era tesa: l’intero villaggio era raggruppato di fronte ad un piccolo esercito. Il “nobile” stava ragliando ordini, minacciando rappresaglie tremende se “l’orrenda strega” (come si permette???) non fosse stata consegnata. Gne gne, bla bla bla, siamo tosti, siamo potenti e machismi sparsi mentre gli sgherri facevano un controcanto, urlando “paraponziponzipò”.

La gente del villaggio accarezzava amorevolmente arnesi agricoli vari. Ma io avevo altre idee.

La folla si è aperta al mio passaggio ed io ho dovuto lottare con me stessa per non gongolarmi troppo della notorietà.

Puntando sul fatto che il nemico fosse ignorante sulla magia quanto i miei amici, ho parlato loro invocando lo Sguardo e la Voce, sogghignando quando li ho visti impallidire.

Ma con tutti gli occhi addosso, i bulli non potevano arrendersi e così sono smontati comunque da cavallo, avvicinandosi minacciosi a me.

Ma l’oca giuliva però ha il becco affilato e un’anima molto grande.

Ho sentito il familiare formicolìo e, sollevando il bastone, ho declamato “La luce abbagliante sulle corna dell’ariete”. Che nomi strani hanno queste magie, ma nella lingua dei Draghi hanno un suono molto più epico. Fatto sta che dal mio corpo sono partite delle sfere luminose che hanno steso la prima linea di assalitori.

La gente ha esclamato “OOOOH!” e i cattivi “AAAARGH!!!”

Finalmente mi sentivo come la strega che in passato volevo tanto diventare.

Ma il nobile non intendeva cedere. Imprecando e frustando e calciando ha lanciato i suoi sgherri contro di me, tutti insieme.

Ammetto di avere avuto delle difficoltà.. ma a quel punto non era più importante.

Eclisse è atterrato alle mie spalle ad una velocità incredibile. Ha dato solo un rapido battito d’ali per fermarsi e, miracolosamente, non ha abbattuto nessun tetto nella manovra.

Ha calato le fauci sul nobile senza complimenti, strappandolo dalla sella e scagliandolo lontano. Subito dopo ha alzato la testa... ho sentito la rabbia crescere nel suo petto mentre i polmoni si riempivano d’aria. Sotto gli sguardi terrorizzati dei presenti, ha usato il suo soffio contro il castello. Il raggio di luce bianca ha abbattuto il portone, annerendo le pareti. Dopo un istantei è sentito uno schianto provenire dall’interno e, quasi immediatamente, il fumo ha cominciato ad uscire dalle finestre.

Non c’è bisogno di dire che gli uomini del nobile se la sono data a gambe con un’accelerazione costante, mentre il Drago ruggiva “Queste sono ora le terre della Strega Schifosa della Palude Oscena! Non tornate mai più!”

Riportando l’attenzione sulla folla, ho scoperto che tutti si erano nascosti nelle case e nelle botteghe.

Rimaneva solo uno dei nipotini di Miryela (seconda sfornata, taglia piccola). Il bimbetto, di quattro anni circa, ha guardato Eclisse e ha detto “Tu sei il suo Drago?”. Il mio compagno ha fissato il pargolo per un momento e poi ha risposto in tono formale “No, sono un’oca gigante”.

Il pupo ha continuato “Ma le oche non sono color metallo!” ed il Drago, serissimo “Conoscete tutte le oche del mondo?” “No” “Allora che ne sapete?” “Ma le oche non parlano, fanno quack quack” “Avete mai parlato ad un’oca?” “Sì” “E vi ha risposto?” “Solo quack quack” “Si vede che le eravate antipatico.”

il dialogo tra il nipote numero 13 ed Eclisse ha aiutato ad abbassare la tensione e a far uscire tutti dai loro nascondigli.

Dovevi vedere il Drago come si pavoneggiava! I miei amici sono stati i primi ad avvicinarsi a me e al mio compagno. Balas, ovviamente, era il primo della fila: si è inchinato ad Eclisse, ringraziando lui e ringraziando me per averli salvati dal tiranno (che, tanto per precisare, era un cadavere rattrappito in fondo alla piazza). Per pavoneggiarmi anch’io, mi sono appoggiata con la schiena al petto di Eclisse il quale, spostandosi, mi ha fatta crollare al suolo. Che figuraccia! Anche se, purtroppo, molti di loro si aspettavano una cosa del genere.

E’ stata una splendida giornata. Abbiamo festeggiato, mangiato come scimmie antropomorfe e, cosa incredibile, Eclisse ha fatto volare la gente in sella! Si vede che si annoiava veramente tanto!

Che tenerezza, però, nel vedere le mie amiche sperimentare la stessa meraviglia che aveva colpito me nello scoprire che la magia, i Draghi, gli angeli, non erano solo leggende ma realtà.

La sera, mentre noi ci intrattenevamo a chiacchierare in piazza come quando eravamo ragazzini, Eclisse ha perlustrato la zona, cercando tracce di eserciti in avvicinamento o energumeni in allontanamento.

Ha visto solo questi ultimi. Si è concesso anche un volo radente su di loro, per accelerarne la fuga, poi è tornato indietro.

Mi ha detto che avrebbe fatto un regalo al villaggio e che sarebbe stato pronto il giorno dopo,cioè oggi.

Purtroppo dobbiamo già ripartire.

La guerra in città continua, i miei compagni di gilda si battono quotidianamente... è giusto che dia loro il mio contributo.

Ma non è il caso di essere tristi: quando la situazione sarà più distesa, potrò tornare tutte le volte che vorrò, Eclisse permettendo.

Una piccola soddisfazione personale: molte delle persone che avevano riso di me in passato, sono venute a chiedermi scusa. Hanno capito che in realtà non ero io ad essere strana bensì loro troppo lontani dal resto del mondo per porsi il problema dell’esistenza di altre razze.

Tutti mi hanno fatto dei regali e, forse per la prima volta in vita mia, mi hanno fatta sentire accettata.

Che bellezza... ho pure pianto...

Inoltre diversi baldi giovanotti (e, di nascosto, alcune fanciulle) hanno dichiarato di voler venire alla Città delle Porte in cerca di avventure, come ho fatto io.

Ho raffreddato un po’ gli animi parlando loro della guerra e di quello che succede ogni giorno nelle strade e nei cieli.

Li ho scongiurati di restare al sicuro fino a quando non darò mie notizie.

Non voglio che affrontino le settimane di viaggio per poi trovarsi catturati o uccisi da qualche banda di razziatori o dalle guardie del conte.

Stanotte ho dormito bene. La mente di Eclisse era chiusa alle mie domande, ma credo voglia fare una sorpresa anche a me.

Vado a fare colazione e a preparare i bagagli. Poi farò un giro per le case degli amici e volerò di nuovo verso la Roccaforte.

Prometto di non piangere!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

scusami... scusa se non ho scritto nulla in queste settimane... ma non ho avuto la forza... anche ora... è così difficile...

Devo reagire... devo affrontare la situazione... devo farlo per le zie e per me.

Cominciamo dall’inizio.

Eclisse ed io abbiamo lasciato il villaggio quella mattina, diretti verso la roccaforte.

La sorpresa promessa dal Drago era una gemma creata con la sua magia: recitando una breve formula, essa avrebbe fatto apparire un Drago illusorio che,

 

volando sul villaggio e scagliandosi contro gli assalitori, li avrebbe spaventati, e avrebbe protetto gli abitanti per un po’.

Ho abbracciato i miei amici promettendo di tornare presto, ho caricato in sella i miei bagagli e i regali e, con un balzo nel cielo, ci siamo allontanati.

Durante il tragitto, però, il mio compagno ha avvertito qualcosa, una forza magica di natura indefinita.

Non sentendo nulla di malvagio nell’aria, abbiamo deciso di indagare perché, effettivamente, eravamo entrambi curiosi di scoprire cosa fosse.

Piegandosi di lato, Eclisse è sceso a spirale verso una radura, vicinissima alla fonte del potere.

Sono smontata di sella, scivolando lungo la sua ala tesa e mi sono guardata intorno, cercando chissà quale meraviglia o boh... qualcosa, insomma.

L’unica cosa che riuscivamo a scorgere oltre agli alberi, era una porzione di muro di pietra ricoperto di muschio e rampicanti assortiti.

Ci siamo avvicinati ed io, scostando con cautela i rami, ho visto che si trattava di una specie di tumulo di pietra, dotato di porta chiusa con una catena.

Ho cercato di tirare il lucchetto, ma era ben chiuso.

Eclisse mi ha consigliato di non intromettermi negli affari dei maghi... e che forse avremmo dovuto andarcene da lì.

Per una volta ho deciso di fare come mi veniva detto e, seppur a malincuore, sono montata in sella.

Stavamo per abbandonare la radura quando una lince, intenta ad inseguire un coniglio, è apparsa dal folto del bosco. Trovandosi davanti al Drago, coniglio e lince insieme hanno invertito la rotta, spintonandosi per scappare prima. Arrivati ai cespugli, un lupo è comparso da dietro la vegetazione, snudando le zanne ma, vedendo il leviatano, si è unito alla corsa, inseguito dal coniglio, puntando verso l’altro lato della radura. Il gruppo, guidato ora dalla lince, stava per gettarsi tra i rovi, ma un orso si è alzato sulle zampe posteriori e ha ringhiato con ferocia... per poi accorgersi di Eclisse e, scavalcando il lupo e la lince, è atterrato sopra il coniglio, appiattendolo come una focaccia pelosa.

Mentre il roditore cercava di rimettersi sulle zampe, il gruppo era passato dietro di noi, cercando scampo in un sentiero... per poi tornare di corsa indietro, tallonati da un bufalo inferocito.

Essendo i bovini in carica degli animali con difficoltà di discernimento delle priorità, ignorando il Drago, ha continuato a puntare, testa bassa, verso il deretano delle altre bestie.

Il coniglio si era appena tirato su quando una moltitudine di animali lo ha spiaccicato al suolo, trascinandoselo dietro mentre proseguiva la folle corsa che, a quel punto, era in rotta di collisione con il tumulo.

La porta è stata colpita nell’ordine da: un coniglio svenuto, una lince impanicata, un lupo con disturbi alimentari, un orso aracnofobico con la mania dell’ordine e, infine, da un bufalo incavolato per un due di picche ricevuto da una bufala pochi minuti prima.

A causa della velocità e della massa dei corpi, la porta è esplosa in schegge. Appena gli animali tramortiti si sono ripresi e hanno continuato la loro corsa, divenuta folle per evitare un coniglio inferocito, siamo riusciti a sbirciare all’interno del tumulo.

Uno specchio... nulla più che uno specchio.

Eclisse ed io ci siamo visti riflessi nella sua superficie lucida, poi, inaspettatamente, lo specchio si è crepato ed è andato in pezzi.

“Eclisse... secondo voi sono così brutta?” ”No, sono io che sono troppo bello.”

”Uhm... andiamo?” “Direi che è meglio.”

E ci siamo levati in volo.

La magia sembrava essere svanita e l’episodio dello specchio non meritava di un secondo pensiero.

La città era come l’avevamo lasciata, sebbene la situazione sembrasse essere più tranquilla.

Niente Draghi in cielo, niente scaramucce visibili.

Non avessi visto gli stendardi del conte, mi sarei persino illusa di una nostra vittoria.

Le ali rapide di Eclisse ci stavano portando verso la roccaforte. I sentieri erano sgombri, il fumo usciva dal camino della cucina (in effetti era ora di pranzo), pareva andare tutto bene. Stavamo già cominciando la planata quando mi sono sentita male. La vista si è annebbiata, il corpo si stava intorpidendo e, quel che è peggio, anche Eclisse si sentiva allo stesso modo.

A quanto pare, con un immenso sforzo di volontà, il Drago è riuscito a rallentare la caduta ed atterrare, prima di perdere conoscenza come me.

Quando mi sono svegliata, sentivo solo un tremendo mal di testa.

Ho aperto gli occhi e mi sono resa conto di non essere nella mia stanza.

Aguzzando la vista nell’oscurità, mi sono stupita del fatto che riuscissi a distinguere le forme nel buio. La stanza era grande, sembrava il Rifugio... eppure non era immenso come al solito.

Ad un certo punto mi sono sentita chiamare: “Come state, Signore?”

Ho guardato nella direzione da cui proveniva la voce ed ho visto Sophia e la mamma... ma erano rimpicciolite!

Sophia non è mai stata alta... ma nemmeno così piccola!

Ho bofonchiato qualcosa tipo “Mamma, Sophia... ho un mal di testa atroce... ” e la mia voce è risuonata profonda e crepitante.

Le due donne si sono guardate perplesse e poi Sophia ha proseguito “Siete svenuto in atterraggio. Lacrima ci ha aiutati a portarvi nel rifugio. Non temete per Brezzadorata: è svenuta anche lei ma non è ferita.”

Che stava dicendo? “Ma come” ho mormorato “io sono Brezzadorata”.

A quel punto ho visto il panico nei loro occhi. Mia madre ha domandato, con un filo di voce “Brezzà? Nou, ma petite Brezzà dorme... ” ed io “Non prendetemi in giro, che già ho mal di testa... ” e ho allungato la mano verso di lei.

La mia mano! Non era una mano, ma un artiglio! Non era rosa e morbida come sempre, ma argentea e scagliosa. L’ho fissata per qualche minuto, poi ho provato a girare la testa... e ho scoperto che potevo girarla più del solito.

Il mio corpo era lucente, coperto di scaglie riflettenti come specchi, tranne che in un punto sulla coscia destra, dove le scaglie erano opache come il piombo.

Sulla schiena avevo un paio di ali lucide. Lentamente ho provato a muoverle ed era come avere un paio di braccia in più.

Il dolore stava calando e cominciavo a rendermi conto di riuscire ad avvertire sensazioni nuove.

Sentivo i flussi magici nell’aria, i movimenti dei Draghi vicini alla roccaforte, una grande energia in me.

Mi sono seduta sulle... ehm... zampe posteriori e ho guardato le piccole donne davanti a me.

“Mamma, Sophia, abbiamo un problema... io sono davvero Brezzadorata”.

E’ stato come quella volta in cui ho ammesso di aver mangiato una saponetta: tutti si sono mossi in fretta, scappando fuori dal rifugio. Pensando di dover andare con loro, le ho seguite ma non è mica facile camminare con una coda lunga diversi metri.

Ho urtato con la testa contro lo stipite... anzi, con le mie corna... e ne ho staccato un pezzo.

Sapevo di avere una forza nascosta ma non così tanta!

“Brezzà, noun ve movete!”

Mamma comanda, figlia risponde.

Mi sono seduta nel piazzale e, nell’attesa, ho cercato di prendere confidenza con tutti quegli arti nuovi.

Poco tempo dopo, mi sono trovata circondata dall’intera gilda... uomini e Draghi.

Tra loro c’era Dreth che mi stava sorreggendo... ma non potevo essere io! Cioè, il corpo era il mio ma io ero Drago e quindi... per gli Dei!!!

“L’avevo detto di non ficcare il naso negli affari dei maghi, ochetta dorata” ha mormorato il mio corpo.

E quindi è quello ciò che è successo: lo specchio ha scambiato le nostre menti, dando a me il corpo di Eclisse e a lui il mio!

Abbiamo raccontato l’accaduto, puntualizzando che NON è stata colpa mia!

Non volendo far allontanare Heaven dalla roccaforte, Signore delle Nubi, dopo aver evocato una nebbia magica che lo nascondesse alla vista, è partito alla volta del tumulo, per studiare i resti dello specchio e cercare una soluzione. Essendo un mago piuttosto potente, conosceva una serie di protezioni magiche per deviare gli influssi dell’oggetto ma, per sicurezza, avrebbe volato da solo, lasciando Claumanyl a terra.

Abituato ad un corpo potente, cresciuto con la magia nel suo corpo, Eclisse era distrutto. Non riusciva a camminare senza aiuto e aveva persino difficoltà nel parlare.

Dal canto mio, invece, non vedevo l’ora di sputare luce, fare incantesimi e... beh... volare!

Ovviamente non ho detto nulla, ma dato che probabilmente in poco tempo avrebbero risolto la situazione, bramavo un assaggio di potenza draghesca prima di tornare ad essere una normale mezzelfa.

Ho passato la notte nel Rifugio, poi all’alba sono uscita sul piazzale, decisa a provare il mio primo volo in solitaria.

Dopo la dormita mi sentivo davvero bene. Sentivo in me tutta la forza di quel corpo, il dolore era scomparso e, soprattutto, sentivo il richiamo del cielo!

La roccaforte era silenziosa e deserta e nel piazzale solo una creatura si muoveva pigramente: Jeser, il Drago fatato.

Sventolando gli artigli ho richiamato la sua attenzione e lui, agitando le sue ali colorate, ha fluttuato verso di me.

“La piccola du Lac di mercurio si è svegliata, vedo!”, ovviamente sapeva già tutto... nulla sfugge al pettegolo più grande della regione.

Ho chiesto a Jeser come si fa a volare e lui mi ha guardata come se gli avessi detto che aveva uno scorpione sulla nuca. Ho ripetuto la domanda e lui mi ha scongiurato di non fare idiozie.

Io non volevo fare idiozie, solo un voletto breve breve, senza farmi scoprire.

Allora, con riluttanza, mi ha spiegato quello che già una volta mi aveva detto Eclisse, cioè che il volo dei Draghi è magia, una forza che viene dalla mente, dalla volontà.

Le ali aiutano il volo, fungono da freni, da timoni, ma gran parte del lavoro è una questione di testa.

Allora mi sono messa in mezzo allo spiazzo. “Ala destra in posizione” ho controllato, flettendo l’arto. “Ala sinistra? Pronta! Coda? C’è! Ed ora, soprattutto, convinzione: io so volare!!!”.

E mi sono lanciata di corsa. Che effetto strano, correre su quattro gambe invece che su due!

Ma non avevo tempo per pormi domande di deambulazione: concentrata sul decollo, sono balzata in aria, frullando le ali. Mi sentivo leggera, stavo salendo di quota, il cielo era mio... finché non sono piombata sul capanno degli attrezzi facendo un fracasso bestiale.

Jeser si è volatilizzato ed io, per evitare di dover rispondere a domande imbarazzanti, ho saltato le mura di cinta e mi sono lanciata al galoppo lungo la strada principale che, dalla roccaforte, scende lungo il fianco della montagna verso la città.

Raggiunto il cancello magico, le statue di Drago si sono mosse e, dopo un paio di secondi, il cancello è diventato più grande e si è aperto, permettendomi di passare.

Dove potevo andare?

Mi sono lanciata al galoppo verso il lago, sperando di trovare la zia Myriam a casa.

Come fata conosceva il volo magico... magari mi avrebbe potuta aiutare!

Dovevi vedermi: correvo a balzelloni verso il lago, saltando in modo saltuario in aria, frullando in modo frullato le ali e cercando di decollare decorosamente, ma senza successo.

Era poco più efficace che sbattere le braccia: le ali mi davano qualche istante di sospensione frenetica, ma non mi permettevano di alzarmi di quota. Lo so, è questione di magia, di volontà... ma forse è volontà di Drago.

Però, cavolicchi, mi sentivo una dea. Raggiunto il lago mi sono specchiata sulla sua superficie: ero bellissima... aggraziata, luminosa, minacciosa.

Dato che il volo in quel momento non mi stava dando soddisfazioni, ho deciso di provare il soffio.

Ho cercato un bersaglio, trovandolo in mezzo al lago: una specie di scoglio.

Mi sono messa saldamente sulle gambe... zampe... insomma, ero epica.

Ho fissato lo scoglio con aria di sfida, rendendomi conto di quanti dettagli riuscissi a scorgere a quella distanza.

Ho inspirato riempiendomi i polmoni e, di colpo, ho soffiato in quella direzione.

E’ stato incredibile: ho sollevato una quantità immensa di sabbia e alghe, ma di luce nemmeno l’ombra (scusa il gioco di parole).

Veramente esilarante!

Questo corpo draghesco si stava rivelando una delusione... sì sì, è potentissimo, ma nessun effetto speciale.

Tristemente, ma camminando sempre in modo poderoso, mi sono diretta verso la casa sul lago.

Con un certo sollievo l’ho trovata apparentemente inviolata e in ottimo ordine, come l’avevo vista l’ultima volta prima di partire per la roccaforte.

Non potendo percorrere il ponte ho provato a nuotare e, in effetti, ci riuscivo egregiamente: le ali e la coda danno un’ottima spinta!

Muovendomi in modo sinuoso, sono riuscita ad approdare sull’isolotto dove la magione è costruita.

Non si vedeva nessuno e quindi, come è mia abitudine, ho urlato “ZIA MYRIAAAAAMMM”.

Troppo tardi ho pensato che l’urlo di un Drago ha una potenza un po’ superiore a quella di una normale ragazza.

La casa ha tremato e qualche vetro si è incrinato.

Convinta di aver fatto una cavolata, mi sono rigettata in acqua, sfrecciando il più lontano possibile.

Che depressione! Non riuscivo a fare nulla, se non combinare guai!

Niente magie, niente soffi, niente voli... e avevo già distrutto la proprietà altrui in due diverse occasioni...

Ero lì ad autocommiserarmi, quando ho sentito qualcosa. Era come una presenza nella mia mente, qualcosa di positivo, rilassante, come se si stesse avvicinando una gigantesca pozione calmante.

Ho sollevato la testa giusto in tempo per veder atterrare davanti a me la mia amica Amaniri, la quale, a quanto pare, stava cercando proprio me.

Mi ha detto di aver seguito le tracce e di non aver faticato a scoprire dove stavo andando... tutta la gilda era in pena per me, dovevo tornare.

Le ho chiesto, prima di tornare con lei, che mi insegnasse a fare qualcosa di draghesco.

All’inizio era titubante, ma la sua mente di ragazzina, sempre che si possa parlare di ragazzini coi Draghi millenari, era troppo divertita all’idea che anche io fossi Drago come lei.

Mi ha parlato a lungo del volo, di come la mente dovesse spingersi nella direzione desiderata e di come le ali, istintivamente, si muovessero di conseguenza.

Mi ha parlato del soffio, dell’energia che si accumula non nei polmoni, ma nell’anima.

La magia è diversa e mi ha caldamente consigliato di non usarla. La magia non è un potere mentale del Drago, ma la stessa forza da cui attingono maghi e stregoni.

Sebbene ci sia una naturale facilità dei Draghi nell’accedere a grandi energie, ci va una capacità di controllo che io non sarei stata preparata ad affrontare. Il problema è che se non riesco a soffiare, non succede nulla, se non riesco a volare al limite posso perdere io la vita... ma la magia fuori controllo è un pericolo per chiunque.

Convinta da motivazioni così serie, ho promesso che non avrei tentato di lanciare incantesimi ma, dal canto suo, Amaniri doveva insegnarmi a volare.

Ci siamo arrampicate su una pendice rocciosa a picco sul lago e lì la mia amica mi ha mostrato come avrei dovuto muovermi una volta in aria. Mi ha detto di non farmi prendere dal panico e che lei, ben più grossa di me, avrebbe potuto trattenermi.

Mi ha fatto vedere come i piccoli movimenti di coda, ali, zampe e persino testa potevano influire sulla traiettoria. Le ali, ad esempio, tenute spalancate mi avrebbero fatta volare lentamente ma, sfruttando le correnti ascensionali, mi avrebbero sostenuta con un minore sforzo, mentre chiudendole a freccia non mi avrebbero dato supporto, però sarei stata in grado di manovrare nelle picchiate.

Si è tanto raccomandata in ogni minimo dettaglio e poi, portandosi di fianco a me, mi ha incitata a provare.

Mi sentivo sicura di me, le mia ali erano forti, la mia mente decisa, il mio corpo allenato... non potevo fallire. “Ali in posizione... coda: c’è! Muscoli scattanti e, soprattutto, convinzione: io so volare!” e mi sono lanciata... finendo nel lago.

- 2° tentativo: ho fatto prendere un colpo ad una coppietta di lontre

- 3° tentativo: un gabbiano mi ha derisa per almeno 10 minuti

- 4° tentativo: ho fatto qualche metro planato ma, quando mi sono girata verso Amaniri per esultare, ho perso il controllo e sono finita in acqua.

- 5° tentativo: sembrava andare tutto bene quando sono stata distratta da un gruppo di animali, un coniglio, una lince, un lupo, un orso e un bufalo, inseguito da un grifone inferocito, e sono caduta.

Iniziavo ad essere un po’ scoraggiata... così, pensando di smettere ed allontanarmi a piedi, ho messo una zampa in fallo e sono caduta dalla sporgenza.

Vedevo l’acqua avvicinarsi, il gabbiano pronto a ridere, il gruppo di animali fermo ad osservarmi, le lontre che facevano gestacci, e mi sono incavolata. “Io so volare!!!” mi sono detta con rabbia e ho stretto le zampe al corpo, allargando le ali e guardando avanti.

Le ali, che fino a quel momento si erano rivelate quasi inutili, si sono aggrappate alle correnti, sollevandomi.

Era un po’ come nuotare. Ben presto capii, aiutata forse dalla memoria istintiva del corpo di Eclisse, come muovermi, come mantenere l’assetto e correggere gli errori.

Amaniri era felice ed emozionata... mi volava vicino dandomi suggerimenti e consigli.

Quando vedeva che rischiavo di sbilanciarmi, volando sopra di me e mi aiutava a mantenere la direzione.

Ho passato una giornata bellissima... volavo, e volavo con le mie forze. Potevo finalmente decidere dove andare senza legami, senza freni.

Il cielo era il mio, le bestie sottostanti solo formiche, la casa sul lago un fragile giocattolino... ero davvero una dea.

Ero ubriaca di potere... ma in quel delirio ho trovato la verità: Eclisse, un principe del cielo, dotato di poteri così grandi, ha scelto di legarsi a me.

Una tale fiducia non poteva non essere ripagata... lui era mio amico e compagno... guida in tante situazioni. Dovevo tornare, restituirgli le sue ali.

Ma prima di puntare verso la roccaforte mi sono concessa un’ultima soddisfazione: ho allargato le ali, planando placidamente fino a portarmi in mezzo al lago.

Ho guardato con aria di sfida lo scoglio e mi sono concentrata: ho pensato alla luce dell’alba, ai raggi che forano le nubi. Ho inspirato con calma, senza perdere la concentrazione e, in quel caso, qualcosa è cambiato. E’ stato come sentire il sole sorgere nel mio petto: luce pura, bianca con sfumature dorate, riempiva ogni angolo del mio corpo. Quando ho sentito di non poterne trattenere una scintilla di più, ho espirato verso lo scoglio. Un raggio di luce è scaturito dalla mia bocca e, colpito lo scoglio, lo ha frantumato proseguendo verso il lago da cui si è sollevata una colonna di vapore.

Subito dopo sono stata presa da una sorta di improvvisa stanchezza.

Amaniri mi ha spiegato, mentre volavamo verso la roccaforte, che ho lasciato crescere in me la potenza della luce fino ai limiti e poi l’ho rilasciata.

Questo ha provocato un rapido prosciugamento delle energie. I Draghi cercano di dosare la forza del loro soffio in base al bersaglio da colpire, per non rimanere totalmente sfiancati.

Ripresami un po’ dallo sforzo, mi sono esibita in un rapido volo tra le sporgenze rocciose per poi planare abbastanza tranquillamente sul piazzale.

La cosa divertente è che tutti erano vicino al cancello, aspettandosi un mio ritorno “a piedi”, e sono rimasti basiti vedendomi atterrare senza sfasciare nulla.

Passato lo stupore iniziale, sono stata investita dagli insulti e rimproveri di mia madre, relativi al capanno degli attrezzi e al fatto che il corpo di Eclisse non è un giocattolo...

Mi sono scusata... all’inizio volevo solo divertirmi poi ho capito che stavo derubando il mio compagno di qualcosa di troppo grande ed ero pronta a fare di tutto per restituirglielo.

Mentre dicevo queste parole, ricordo di aver sentito un formicolìo nella mia nuca cornuta...

Mi sono svegliata in una stanza buia, in un letto, con un mal di testa furioso.

Istintivamente mi sono messa a sedere ed è stato come se decine di nani martellassero il mio cranietto indifeso. Stavo così male da pensare che la mia giornata da Drago fosse un sogno generato dalla malattia. Mi sono alzata a fatica e ho aperto la finestra, arretrando subito quando i raggi del sole morente hanno colpito i miei occhi sensibili.

Nel piazzale c’era una discreta folla, assiepata attorno ad Eclisse il quale, lentamente, si stava sollevando sulle zampe, allargando le ali.

Ho tirato un sospiro di sollievo... sembrava che tutto fosse tornato alla normalità.

Anche i pensieri del mio compagno, attraverso il legame, sembravano avere di nuovo la giusta intensità.

Ho aperto l’armadio alla ricerca di qualcosa da mettermi per scendere ed ho capito che mi trovavo negli alloggi di mia madre. Ho trovato una tunica più o meno della mia taglia (anche se il mio seno non riesce a riempirla come si deve) e sono scesa, giusto in tempo per scontrarmi con la mamma che, notando il ritorno in sé di Eclisse, stava venendo a controllare se stessi bene.

Sembravo essere di nuovo io... l’unica cosa da Drago che mi era rimasta era la fame.

Pian piano il dolore alla testa stava passando e già sentivo il volo di Eclisse, ansioso di abbandonare i legami con la terra, in cerca del suo Volo Perfetto.

Signore delle Nubi è tornato mentre eravamo a cena. Ha riferito di aver studiato i frammenti dello specchio e ipotizzava che si trattasse di una specie di trappola: vedendosi riflesso nella sua superficie, il malcapitato di turno sarebbe stato risucchiato all’interno dell’oggetto fino all’arrivo delle guardie, custodi o qualcosa del genere. Lo specchio però si è riflesso nelle scaglie di Eclisse ed è esploso. La vampata di energia magica dell’esplosione deve aver operato lo scambio attraverso il legame, forse dovuta all’infinito riflettersi di una scheggia nell’altra, creando una sorta di risonanza. In questo modo Eclisse è stato risucchiato in me ed io in lui, invece che entrambi nello specchio.

Mentre mangiavo ho raccontato a tutti di cosa si prova ad essere un Drago, di come mi sono sentita mentre volavo, di quanto fossi forte, delle sensazioni del soffio. Per una volta avevo calamitato l’attenzione di tutti ed ero invidiata da chiunque...

Ancora un po’ debilitata dall’esperienza, sono andata a dormire subito dopo cena, sperando di poter volare nuovamente almeno in sogno...

... quando ho aperto gli occhi, mi sono trovata davanti una parete rocciosa. Se non avessi imparato a volare il giorno prima, mi sarei sicuramente schiantata.

D’impulso mi sono piegata a sinistra, contraendo leggermente l’ala sinistra e battendole entrambe per rallentare. Ero di nuovo Drago e quello non era affatto un sogno.

Completamente disorientata, ho iniziato a ruotare alla ricerca di punti di riferimento, per poi scendere lentamente al suolo.

Per fortuna la mente di un Drago è allenata a osservare ogni dettaglio ed io, per istinto, ci ho messo poco a capire dove mi trovavo.

Senza perdere tempo, mi sono lanciata verso la roccaforte. Essendo mattina presto, nessuno si era ancora accorto del nuovo scambio.

Atterrando nel piazzale, ho trovato Sgnoc e Kyla, le due follette, che si inseguivano svolazzando e tirandosi gavettoni di rugiada raccogliendola in campanule.

Sembravano divertirsi un mondo. Accidenti se volano veloci i folletti... inoltre hanno un’innata abilità nel mimetizzarsi, infatti le vedevo sparire e ricomparire mentre si rincorrevano.

Al mio arrivo si sono fermate, pensando che fossi Eclisse. Ho chiesto loro per favore di andarmi a chiamare qualcuno e loro si sono affrettare a volare attraverso una finestra lasciata aperta apposta per loro.

Mentre attendevo i rinforzi, ho notato gli gnomi Kines e il Filosofo che mi studiavano con interesse.

Da brava rampolla di nobile famiglia, ho domandato “C’avete problemi??” e loro, parlando rapidamente e gesticolando come forsennati (così parlano gli gnomi... ), mi hanno detto che sui Draghi potrebbero essere montate un sacco di armi, agganciate alla sella: balestre pesanti, lancia-reti, ganci, rostri, lame, e che loro sarebbero ben felici di progettarle per me.

Ho spiegato la situazione, che non ero il Drago, bensì Brezza, ma loro avevano già la mente altrove, tra ingranaggi e carrucole.

Gli gnomi hanno una mente portentosa, solo che sono iperattivi e quindi tendono a fare un sacco di confusione. Saranno alti 70 centimetri e si muovono velocissimi, senza fermarsi un attimo.

In effetti una sella da battaglia superaccessoriata non sarebbe male... dovrebbero parlarne col Corvo e con la signorina Gloria!

Poco dopo dall’edificio sono usciti Rendel, il D-istruttore, tallonato dalle due follette.

L’elfo si è prodotto in cerimoniosi saluti, chiedendomi cosa desiderassi. Quando poi ha scoperto che ero io nel corpo del Drago, ha cambiato totalmente registro: “Du Lac, ma non riuscite a stare tranquilla per almeno un giorno?”

E che ci posso fare? Mi sveglio la mattina e mi trovo in caduta libera verso una scogliera!!!

Non è che russo, faccio la pipì a letto o canto mentre faccio il bagno, eh! Mi sveglio Drago! Questo è un problema! Metti che io incontri il mio Nicolos e, che so, ci appartiamo in modo romantico su una panca. Entrambi chiudiamo gli occhi, stiamo per baciarci e io divento Drago!

Siamo pazzi?

Si vede che ‘sti elfi non hanno senso pratico, a furia di camminare nei boschi, parlare con le piante, giocare a carte con gli armadilli e chissà cos’altro.

Comunque Rendel è andato a chiamare mia madre, la quale si è messa le mani nei capelli e sembrava parecchio invecchiata.

E’ stato convocato Signore delle Nubi il quale, dopo aver riflettuto qualche momento, ha ipotizzato che, essendo uno specchio un oggetto di luce, il suo influsso si sta stabilizzando in modo da operare lo scambio all’alba e al tramonto.

E’ stato chiesto il parere di Heaven, mentre Eclisse, quasi catatonico nel mio corpo, è stato aiutato a raggiungermi nel piazzale.

Il gigantesco Drago d’oro, compagno di Sophia, ha passato diversi minuti recitando formule, parlando con Signore delle Nubi nella lingua dei Draghi.

Alla fine la sua sentenza è stata questa: lo scambio avveniva attraverso il legame.

Sarebbe stato sufficiente spezzare il legame al tramonto e vedere cosa sarebbe successo all’alba.

Va bene. Però che noia per un Drago non poter volare! Non sapevo che fare nel resto della giornata... mi toccava stare ferma per non fare danni. Ad un certo punto, ricordandomi del potere draghesco di trasformazione, ho tentato di assumere forma umana e sono diventata un grosso bue cromato.

Riprendendo immediatamente la forma di Drago, ho preferito aspettare e resistere alla noia.

A sera, Sophia e i Draghi si sono preparati per la cerimonia. Hanno atteso che il sole svanisse e, effettivamente, in quel momento mi sono sentita mancare.

Quando ho riaperto gli occhi, ero di nuovo nel mio corpo.

Dopo aver controllato che stessimo bene, Sophia ha sollevato la bacchetta recitando “Che il distacco possa curarvi in modo che siate presto riuniti” e dall’oggetto magico è scaturita una luce rossa che ha colpito Eclisse e me.

Era una luce rossa, come il sangue.

Non era calda e brillante come al momento dell’unione, ma tetra, rabbiosa.

Mi ha dato la scossa, mi è entrata in ogni muscolo, in ogni cartilagine.

E’ stato come se mi avessero amputato un arto. Ho avvertito un torpore strano, un formicolìo ed ero sola.

Eclisse non era più nei miei pensieri ed io non facevo più parte dei suoi.

Sophia ha dichiarato “Il legame è spezzato... ora non ci resta che aspettare domani e poi sancirlo nuovamente... ” ma non è riuscita a finire la frase: non appena Eclisse si è sentito libero, è balzato in cielo.

Non l’ho mai visto volare così rapidamente. Ci ho messo qualche secondo a capire, poi mi è venuto da piangere.

Ho preferito andare nella mia stanza, spostare l’armadio davanti alla porta e singhiozzare fino a cadere addormentata.

Una simbiosi tra anime, un legame di pensieri. Questo i Draghi ci chiedono o ci impongono.

E’ come vivere in due corpi, di cui uno è immensamente più... evoluto.

E, come quando si perde un arto e si provano sensazioni fantasma, così un legame spezzato ci lascia soli anche in mezzo all’amore della famiglia, degli amici.

Eclisse è volato via... senza una parola, ed io ho iniziato a soffrire. Ho persino infranto lo specchio di camera mia. La sua unica colpa è stata di ricordarmi le sue scaglie lucide. Per la prima volta ho visto un Drago terrorizzato. Terrorizzato da me.

Sembra follia... eppure è scappato... perché io, fragile mortale, gli ho rubato la vita.

Ho preso le sue ali.

Per un incantesimo le nostre menti sono state scambiate... lui, rinchiuso nel corpo di una ragazza, con la mente assopita, era costretto a trascinarsi per i corridoi della roccaforte. Io, esplosa a nuova vita, spiegavo le mie ali splendenti e nuotavo nel cielo. Si, nuotavo... era la mia mente a sostenere il peso, mentre le ali mi aiutavano a fare evoluzioni impensate.

Ma non era giusto. Eclisse viene dalla Luce... non cerca battaglie, non cerca potere... anela al volo perfetto. Io gli ho tolto tutto... anche se non potevo fare nulla per evitarlo.

Ora il legame è spezzato. La bacchetta ha abbattuto il ponte tra noi in un momento un cui le nostre menti erano dove avrebbero dovuto essere, ognuna al proprio posto.

Ho chiuso nel baule il flauto dei Draghi. Non voglio più disturbarlo... sebbene la sua assenza sia un acido che corrode la mia anima.

Come mi manca, la libertà che ho conosciuto in sella con lui e che ho assaporato volando nel suo corpo!

Ma forse qualcosa è rimasto...

Deve essere così! Me lo ha detto lui... non sono le ali, ma la mente. Non ho le ali, ma forse se mi concentro abbastanza posso sollevarmi.

Ti supplico di credermi... ora non riesco, ma io so volare!!

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

da quel giorno la mia vita è diventata quasi senza scopo. Non pensavo potesse essere così dura trovarmi da sola.

Ho lasciato la roccaforte, sentendomi ormai fuori posto. Amaniri ha cercato di trattenermi... ha pianto, la piccina (era in forma umana) e mi ha detto che sarebbe venuta a trovarmi tutti i giorni.

Sophia mi ha abbracciata, mi ha detto di resistere e, quando sarei stata meglio, di tornare. In fondo la conoscenza dei Draghi è affascinante, ha detto, e non si sa mai cosa può accadere in futuro.

Avrebbero lasciato la mia stanza intatta, in attesa del mio ritorno.

Ho sorriso, ma senza speranza. Non ho portato nulla con me, lasciando tutto nel baule.

Mamma si è offerta di portarmi in volo con Mistral, ma non lo avrei sopportato.

Ho camminato lungo il sentiero e fino a casa, seguita in volo da Frullino, il mio canarino viaggiatore.

Arrivata a casa, sfinita, sono stata accolta dalle mie zie, le quali sapevano già tutto.

Non si riesce mai a nascondere nulla alla famiglia! Ma almeno sono riuscita a farmi coccolare un po’ e a farmi preparare un bagno eterno.

Sono stata a mollo nell’acqua profumata fino a quando non ha cominciato a diventare tiepida, poi mi sono asciugata e mi sono buttata sul letto senza nemmeno rivestirmi. Avevo bisogno di libertà, il più possibile.

La sera sono scesa a cena con le zie. Zia Myriam mi svolazzava attorno, cercando di tirarmi su cambiando continuamente il colore dei miei capelli tramite le sue illusioni fatate. Zia Odyle è stata molto materna, mi ha detto di non preoccuparmi, che spesso chi scappa torna poi indietro e, se alla fine dovesse non tornare, vendendo l’attrezzatura da Drago avremmo potuto pagare i lavori di ristrutturazione della casa...

Che tipa, la zietta bionda... sempre a pensare ai soldi! Però devo ammettere che nell’amministrazione e nella compravendita è una dea: un giorno, alla piazza del mercato, l’ho vista contrattare con Khaled, il venditore di tappeti, ad un ritmo serratissimo! L’orientale aveva persino iniziato a parlare nella sua lingua natale e la zia di rimando usando lo stesso linguaggio! Addirittura si è creato un capannello di persone e qualcuno aveva portato un tavolo, dei bicchieri e della birra.

Erano andati avanti fino a sera: ogni volta che la zia parlava, il mercante sbatteva a terra il turbante, lo raccoglieva, lo indossava e faceva la sua contro-offerta. A quel punto la zia attorcigliava una ciocca di capelli al dito indice della mano destra, guardava il cielo come se stesse aspettando un’ispirazione e sparava una nuova opzione. Alla fine Khaled era crollato riverso al suolo, prostrandosi alla zia e dicendo tante brutte parole. Odyle aveva sorriso regalmente, mentre contava le monete una per una. Insieme all’ultima moneta è caduta dal borsellino una tarma morta. La zia aveva detto in tono gentile “Quella ve la regalo” e ci eravamo allontanate col tappeto.

Comincio a pensare che nulla possa realmente abbattermi finché posso far parte di questa famiglia meravigliosa.

E’ bello poter sempre contare su qualcuno nei momenti difficili. Certo, anche io ho avuto i miei litigi con loro. E’ successo che abbia sbattuto la porta e sia uscita urlando “non tornerò mai più!!”... ma, alla fine, sono sempre tornata.

Dato che la situazione in città sembrava essersi calmata, ho chiesto a Nicolos se potevo incontrarlo in piazza. Avevo così bisogno di parole gentili e nessuno più di lui (e, forse, Falco) avrebbe potuto scaldare un po’ la mia anima.

Il mezzelfo è stato felice di incontrarmi. Abbiamo passeggiato e chiacchierato a lungo mentre lui, galantemente, mi offriva il braccio e mi faceva domande sulla mia vita e ascoltava con interesse i miei racconti.

Abbiamo passato l’intera giornata insieme, pranzando in taverna e passeggiando in quelle zone della città dove la presenza di Mercenari non fosse troppo pressante per sentirsi tranquilli.

Al tramonto si è offerto di accompagnarmi a casa ed io, dopo una serie di finte reticenze, ho ceduto con un sorriso.

Nicolos era così dolce... ci siamo addentrati nei giardini pubblici, diretti verso la strada che porta al lago e alla mia casa.

Ma all’improvviso ho sentito un suono che conoscevo fin troppo bene: ali di Drago!

Mi sono fermata guardando il cielo e, pochi istanti dopo, ho visto l’imponente sagoma d’argento di Mistral stagliarsi contro il sole morente. La figura in sella, bardata nella tuta da volo, si stava sbracciando nella mia direzione. Credevo che mia madre volesse salutarmi, ma non era così: Mistral ha lanciato un ruggito raggelante, rivolto a qualcosa che non potevo vedere.

Di colpo la luce è calata in modo innaturale. Tirando Nicolos per un braccio, ci siamo spostati al riparo di un gruppetto di alberi ornamentali e da lì ho potuto vedere cosa stava succedendo.

Sembrava che la tenebra avesse preso vita: volando lento e deciso, circondato da una specie di nebbia nera, un Drago gigantesco puntava verso Mistral. Era nero con riflessi cangianti, gli occhi splendevano di luce verdognola, aveva una foresta di corna contorte che partivano dal capo e si estendevano, rimpicciolendosi, verso la schiena. Sui “gomiti” aveva altre escrescenze acuminate mentre le ali, immense, parevano generare il buio attorno al Drago. In sella vi era una figura scura, probabilmente in armatura nera. Quel Drago da incubo, un Drago dell’oscurità, rispose alla sfida con un lungo, profondo urlo simile ad un muggito.

Entrambi i leviatani hanno preso quota, lottando per una posizione di vantaggio, poi si sono lanciati l’uno contro l’altro.

Sembrava di assistere alla lotta tra un piccione e corvo: Mistral volava con rapidi battiti e cambi frequenti di direzione. L’oscuro era lento e inesorabile.

Ho visto le luci della magia correre ed esplodere tra i due Draghi, poi l’argento ha vomitato una tempesta di ghiaccio sull’oscuro.

La creatura ha accusato il colpo, perdendo quota e offrendo a Mistral l’occasione per assestare un’artigliata. Ma a quanto pare l’argento è stato troppo fiducioso: mentre si allontanava per preparare un nuovo attacco, è stato colpito dalla coda del nero.

La sbandata del compagno di mia madre è stata paurosa. Mi sono stretta a Nicolos, non osando perdere una singola azione di quella lotta.

Mistral si è ripreso, voltandosi in fretta verso il nemico, ma la distanza era troppo breve e, in un lampo di scaglie e zanne, i due leviatani si sono allacciati in un pericoloso corpo a corpo aereo.

Di solito, per istinto, queste fasi durano pochi istanti, sapendo entrambi che aggrapparsi così l’uno all’altro senza poter volare li ucciderebbe facendoli schiantare al suolo.

Ma l’oscuro aveva una mole ben maggiore dell’Argenteo. Tenendolo stretto tra gli artigli, ha soffiato una nebbia nera come la pece direttamente sul muso di Mistral... e il Drago d’argento si è afflosciato, come senza forze.

Con una lentezza da incubo ho sentito il muggito dell’oscuro e l’ho visto calare le fauci sul collo di Mistral. Pochi istanti dopo il corpo splendente è crollato al suolo, mentre l’oscuro si allontanava lento e silenzioso, come non reputasse il suo avversario degno di una seconda occhiata.

Avrei voluto correre dal Drago, correre da mia madre... ma ero pietrificata.

Ho sperato che si muovesse, che mostrasse un segno di vita, ma nulla.

Lentamente sono uscita dal mio torpore e, abbandonando Nicolos, mi sono messa a correre verso quel corpo d’argento.

Non mi sono nemmeno accorta che, all’allontanarsi del Drago oscuro, la luce del tramonto è tornata ad avvolgere i giardini. Da dove ero io non riuscivo a vedere la sella, per scoprire se mia madre fosse sopravvissuta. Stavo per fare il giro quando il corpo di Mistral ha iniziato a splendere.

La sagoma si è fatta indistinta, come se si stesse sciogliendo in milioni di scintille. Le piccole luci hanno iniziato a salire verso il cielo, turbinando, e la calda voce di Mistral mi ha sussurrato “Siate forte, piccola du Lac” e, infine, con un ultimo lampo, ciò che rimaneva del Drago è sparito, lasciando solo una sella e un corpo in tuta da volo, ancora allacciato alle cinghie.

Pare che io sia rimasta aggrappata a quel corpo, rifiutandomi di lasciarlo andare, fino all’arrivo di Heaven. Il grande dorato mi ha addormentata con la magia e si è teletrasportato alla roccaforte con me e mamma tra gli artigli.

Ricordo di essermi svegliata in uno strano stato di torpore quasi alcolico. Ricordavo tutto, sapevo che mia madre era morta, eppure ero serena. Qualcuno era seduto accanto a me e mi accarezzava distrattamente i capelli. Qualcun altro era disteso alla mia sinistra ed emanava un leggero odore di pioggia.

Ho aperto un occhio verso chi mi stava accarezzando i capelli e ho riconosciuto la donna dalla chioma castana, forma umanoide di Lacrima di Smeraldo, compagna di BenHenBen.

“Non vi muovete, bambina. Dovete riprendere le forze” mi ha sussurrato il Drago “la giovane Amaniri ha dormito accanto a voi per non lasciarvi sola”.

Voltandomi piano nel mio stato sognante, ho visto la ragazzina dai capelli argentei stesa vicino a me, addormentata.

“Ditemi bambina” ha continuato Lacrima “chi è stato?”

“Era nero” ho sussurrato al ricordo del mostro, senza però provare paura o dolore “enorme. Il buio lo seguiva. Ha spento il tramonto e soffiato oscurità su Mistral... poi l’ha ucciso. Qualcuno lo cavalcava... nero come lui” e a quel punto il dolore mi ha assalita, con fitte lancinanti al mio cuore.

Lacrima ha sussurrato tra sé “Tenebra... ” e poi, rivolta a me “Riposate bambina... dormite” ed io sono tornata a galleggiare nel torpore fino a trovare pace nel sonno.

Nei giorni seguenti sono stata vicina alla mia famiglia. Dovevo prendermi le mie responsabilità perché le zie avevano bisogno di me come io di loro. Non potevo più permettermi di piagnucolare: l’oca è diventata Drago e Drago vuole rimanere, anche se non riesco più a volare.

Per quanto l’atmosfera in casa fosse tesa, le zie hanno fiducia nella resurrezione. Il Drago aveva attutito la caduta e, sebbene la morte di Mistral abbia ucciso anche la sua compagna, il corpo era pressoché intatto.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

Purpla e Amaniri hanno cominciato a frequentare regolarmente la casa sul lago, per farmi compagnia e per mantenere attiva la magia del gelo che la ragazzina Drago ha lanciato sul corpo di mia madre per proteggerlo e preservarlo in attesa della cerimonia.

Amaniri mi ha detto che il Drago oscuro è un Drago di Tenebra, una razza molto rara e solitaria, vicina agli Dei malvagi. Il lato positivo è che la presenza di un essere del genere stava attirando l’attenzione di altri Draghi e che alcuni di essi si erano presentati a Heaven chiedendo notizie sulla guerra in atto nella regione e nei cieli sopra di essa, offrendo il proprio aiuto e mostrando interesse verso i miei ex compagni di gilda.

Shad potrebbe essere la prossima ad essere benedetta col legame.

Questa notizia mi ha rattristata un po’: quella befana avrà un compagno Drago e io no??? E dov’è la giustizia divina?

Nicolos invece... beh... è il mio fidanzatoooooooo!!!!! Siiii!!! Yeeeeeh!!! Uaaaah!!!

Finalmenteeee!!!

Si è deciso a chiedermi il permesso di frequentarmi ed io, che capisco tutto al volo, ho risposto “Che domanda cretina, mi state già frequentando!” e lui “No, intendevo seriamente... ” “Perché, le mie battute non vi piacciono? Allora fingevate quando vi mettevate a ridere!!!” “Ma no! In esclusiva!” “Ma guardate che vi fa male uscire solo con me! Dovreste avere anche altri amici!!”.

Poi, con calma e pazienza, mi ha chiesto se poteva essere il mio fidanzato.

Domani verrà con noi alla cerimonia di resurrezione e pregherà gli Dei per il ritorno della mamma.

Purtroppo Mistral non tornerà mai più... i Draghi, una volta morti, non rinascono più sulla terra...

Ah, oggi ho fatto uno strano incontro!

Stavo camminando vicino al tempio quando ho visto un’ombra gigante. Temendo si trattasse di qualche mostro, stavo per balzare via, quando un educato “Scusatemi gentil donzella” mi ha fatta fermare e voltare.

Non credevo ai miei occhi: un cavallo enorme! Ma non enorme come i cavalli da tiro, enorme perché, alla spalla, era alto quasi tre metri!!!

Era tutto bianco e bardato con finimenti riccamente elaborati. Stavo per rispondergli quando, guardando oltre la sua testa, ho visto che era montato da un re!

Cioè, immagino fosse un re: aveva un completo in velluto rosso con un maglio come stemma, mantello rosso e stivaloni neri. E, sul capo, una corona altissima, almeno ottanta centimetri!

L’uomo aveva circa 35 anni, era umano, fisico possente, lunghi boccoli neri e baffoni corvini a coda di procione. Quando sorrideva la luce si rifletteva sul suo canino con un *bling* .

Al cinturone aveva due foderi, uno per parte, con due spade molto lunghe.

Si è presentato come FuocoFatuo de Montgourmet von Nibelungen Primero, re in incognito.

Come faceva ad essere in incognito, indossando una corona come quella?

Sono rimasta molto sorpresa nell’apprendere che era un grande amico di mia madre e che voleva sapere la data e l’ora della cerimonia. Ma come sapeva che ero la figlia di Melusine?

Ho risposto volentieri, incuriosita da quella presenza così nobile e bizzarra. Nemmeno il barone Sbarzo è tanto strano (e parliamo di uno che confonde le porte ed entra nudo nella sala delle udienze, credendola essere la sua camera da letto!).

Avrei voluto chiedere di più ma, all’improvviso, i mercenari del conte sono sbucati da dietro l’angolo urlando “Eccolo!” e, sguainate le spade e imbracciate le balestre, lo hanno attaccato.

Il re mi ha detto gentilmente “Milady cara, vi prego di fare attenzione”... poi, rivolto al cavallo “Maglio Possente, incedete contro il nemico”. Il cavallo si è impennato ed è partito al galoppo verso il gruppetto di assalitori. I mercenari hanno puntato le loro balestre, scoccato ma, non so per quale motivo, nessuno di loro riusciva a colpire né il re né Maglio Possente.

Con un fiero urlo di battaglia, FuocoFatuo ha sguainato le due spade e si è gettato nella mischia.

Non credevo ai miei occhi: potevano attaccarlo anche tutti insieme ma nessuno riusciva a toccarlo!

Ogni colpo andava a vuoto o veniva parato dal mulinare di spade.

Alla fine, quella che doveva essere una squadra di dieci o più guardie si è trasformata in una massa di uomini in fuga inseguiti dal re rosso il quale, prima di svoltare, mi ha guardata e, con gesto galante, ha sollevato la spada e chinato il capo nella mia direzione. La corona non è caduta.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

questa mattina ci siamo svegliate di buon’ora per prepararci: era il giorno della cerimonia di resurrezione della mamma.

Aperte le tende, ho visto che il cielo sul lago era pieno di Draghi: la guardia d’onore per il corpo dell’Eletta.

Abbiamo aperto la nostra casa alla gilda, offrendo loro la colazione, mentre fuori Lisenroth, il Drago bianco, si tuffava in acqua riemergendo con le fauci cariche di pesce.

Quando è stato il momento, con fare solenne, Dreth, Rendel, Silan e Darius hanno portato fuori la teca di ghiaccio contenente il corpo di mamma e si sono allontanati.

Ashavik, planando al suolo, ha raccolto quel fragile carico e, montato da Airin, è tornato in cielo.

Amaniri e il suo compagno Santhiel volavano accanto a loro. Ogni tanto la mia amica d’argento alitava una nebbiolina bianca sulla teca, forse per mantenere attiva la magia.

A quel punto ci siamo avviate anche noi: zia Odyle montava Trottalemme, il suo stallone preferito. Zia Myriam sedeva sulla mia spalla ed io cavalcavo Rigone, un cavallo particolarmente bizzarro (una volta l’ho visto in atteggiamento galante con una pianta).

I Draghi volavano su di noi, scortandoci verso il tempio, ma era tutt’altra la compagnia che anelavo: Nicolos, bello come un angelo, è balzato fuori dal bosco in sella al cammello di Khaled, galoppando furiosamente. “Che tenero”, ho pensato, “è in ritardo e vuole affrettarsi!”, poi mi sono resa conto che era inseguito da un grifone, il quale era inseguito da un bufalo, che era tallonato da un orso. L’orso aveva un lupo alle calcagna, rincorso da una lince che sfuggiva ad un coniglio!

Grazie al cielo Lisenroth, in vena di spuntini, è calata sul grifone, invertendo la tendenza.

Mi sono sporta per dare un bacino al mio mezzelfo e ho notato che zia Odyle lo stava squadrando e soppesando, scuotendo la testa come a classificarlo tra gli “squattrinati”.

L’atmosfera era solenne, quasi lieta, sebbene si trattasse di un funerale, ma tutti mi sembravano fiduciosi sul fatto che nemmeno il regno dei morti avrebbe potuto trattenere Melusine du Lac.

Abbiamo raggiunto il tempio e i Draghi sono atterrati davanti a noi e hanno preso forma umana, unendosi alla processione. Artiglio d’Acciaio, Lisenroth e Magua sono rimasti in volo, per proteggere il tempio, Ashavik, dopo aver depositato la teca, ha assunto forma elfica e, aiutato da Screetch, dal Corvo e da Santhiel, l’ha portata dentro il tempio, superando il presidio armato, essendo la costruzione uno dei baluardi della resistenza del reggente Incredibile Hulk.

L’edificio è immenso, con alte guglie all’esterno, un’accozzaglia di roba dorata all’interno.

Le statue degli Dei osservavano mute la processione di uomini, donne e Draghi diretta all’altare del Risveglio.

L’altare usato per le cerimonie di resurrezione è formato da sei ripiani di marmo posti a raggiera e, in mezzo, una statua della dea della vita, Karitas.

Spesso le cerimonie sono di gruppo e sei sacerdoti cercano di far risorgere sei cadaveri contemporaneamente.

Data l’occasione, mia madre era l’unica... ”bisognosa di cure”.

Il gruppo dei portatori si è fermato davanti ad uno dei ripiani e Amaniri, avvicinandosi alla teca, le ha dato un bacio leggero. Subito il ghiaccio magico ha cominciato a sciogliersi e il corpo è stato liberato dalla prigionia, preso e appoggiato sul marmo.

A quel punto ci siamo allontanati, in attesa dell’inizio del rito. Solo Heaven è rimasto vicino al corpo, scintillante nella sua ricca veste da mago.

Mentre indietreggiavo, mi sono resa conto di quante persone fossero presenti al rito: il barone Sbarzo, Falco, in armatura da cerimonia, i Maghi della Luce, diversi esponenti dei cavalieri e rappresentanti di tutte quelle corporazioni non in aperto conflitto coi Draghi.

Con mia sorpresa ho visto anche FuocoFatuo, il re in incognito: per l’occasione la sua corona era alta quasi un metro! Vicino a lui c’era una strana donna intabarrata in una lunga veste con cappuccio. L’unico elemento della sua fisionomia che sono riuscita a vedere con chiarezza erano delle incredibili unghie che sembravano fatte di rubini.

I sacerdoti, ben tre, si sono avvicinati al catafalco, tendendo le mani verso il corpo. Heaven ha teso le mani a sua volta e, inspiegabilmente, ha fatto cenno a FuocoFatuo di avvicinarsi. Il re rosso si è inchinato e ha preso posto di fianco al Drago, sfilandosi i guanti e riponendoli nella cintura, poi ha teso a sua volta la mano verso il corpo.

“Noi vi preghiamo” ha esordito il sacerdote “sommi custodi delle nostre anime, affinché permettiate a Melusine, signora della Casa del Lago, di tornare per portare a termine i suoi compiti di donna, di madre, di Signora dei Draghi. Se il momento dell’ultimo riposo non è ancora giunto, vi supplichiamo affinché Melusine possa tornare ad aiutarci con la sua forza, con la sua saggezza.”.

Le statue degli Dei hanno cominciato a splendere. In coro i tre sacerdoti hanno salmodiato “Noi uomini ed elfi, figli della terra e delle passioni, vi imploriamo per il suo ritorno!”. Heaven, dopo di loro, “Gli stormi dei Draghi, principi del cielo e della magia, chiediamo a voi padri e madri di riavere la Danzatrice del Fuoco al nostro fianco, quando il vento canta e le stelle sognano”. Per ultimo il re, il quale, a dir la verità, sembrava fuori luogo come un giullare ad un consiglio di guerra “Il compito della Signora dai pompelmi d’oro non è concluso. Che la vita torni nel suo corpo in nome di ciò che è Sconosciuto, di ciò che è Inafferrabile”.

Che parole fiere! Chi può essere quell’uomo? Sembrava stesse dando ordini agli Dei!

L’altare era circondato di luce candida, dorata, scarlatta, in un turbinio iridescente. L’aria vibrava di energia e nessuno osava nemmeno fiatare. Allora Sophia si è mossa verso le figure luminose, con la sua bacchetta mistica in mano, muovendo le labbra come se stesse parlando con un invisibile interlocutore. Si è fermata vicino ad Heaven e ha levato la bacchetta, comandando “Chi per tanto tempo ha avuto una doppia anima, non dovrebbe mai più essere sola. Melusine du Lac, mia Eletta e amica, vi doniamo nuova vita e nuove ali. Tornate da noi!” e la bacchetta ha iniziato a brillare, illuminando i presenti.

La luce si è poi spenta all’improvviso, facendomi temere che la cerimonia non fosse andata a buon fine. Nel silenzio pesante, nella penombra del tempio, si è udito un lieve ronzio. In pochi secondi il suono è cresciuto e, come il soffio di Eclisse, due raggi di luce bianca sono scaturiti dalla bacchetta dei Draghi colpendo il corpo di mia madre e la donna dalle unghie di rubino, ferma insieme agli altri spettatori.

Mia madre si è alzata a sedere urlando, come se le avessero tirato una secchiata d’acqua nel sonno. La donna ha urlato a sua volta, mentre la luce le univa.

Nessuno riusciva a capirci nulla, tranne forse i Draghi, Sophia e il re, che sorrideva sotto i baffoni.

Sorretta dal sacerdote, mia madre sembrava stare bene, ma esausta. Ricordando la sensazione provata alla mia resurrezione, volevo aiutarla a sentirsi meno persa, meno sola, e stavo per correrle incontro quando zia Myriam, assumendo forma umana in uno scintillio, mi ha trattenuta, indicando la donna dalle unghie rosse. Ripresasi dalla magia dei Draghi, si stava dirigendo verso mia mamma. Giunta di fronte a lei, le ha detto “Danzatrice del Fuoco, vi conosco poiché conoscevo Mistral, il ladro di storie. La vostra avventura è troppo bella per concluderla così presto. Sarete mia compagna ed io le vostre ali. Unite potremo affrontare il nostro nuovo compito! Il mio nome è Nyx dei Rubini”.

Allora mia madre, che già risentiva dei benefici effetti dell’energia vitale della donna Drago, ha chiesto, con voce chiara: “Qual è il mio compito, signora Nyx?”. E Sophia, rispondendo al posto del Drago “Melusine, affido questa a voi” porgendole la bacchetta “e che possiate essere una guida migliore di me, un braccio più forte e una mente inflessibile per difenderci dalle ali nere della Tenebra!”

Quanti colpi di scena!!! Mia madre a capo della gilda!!

Gonfia di orgoglio, Melusine du Lac ha accettato lo scettro e, con esso, la carica, senza riuscire a dire una parola di risposta. Sophia ha aggiunto “Vi chiedo solo di accettare Heaven e me come istruttori, perchè i Cavalieri dei Draghi sono la nostra famiglia e non riusciremmo a separarcene”. “Sophia, amica, sorella e guida, non vi permetterei di lasciarmi a costo di incatenarvi.”. Le ho viste poi bisbigliarsi qualcosa ma non sono riuscita a capire cosa.

A quel punto lo stupore generale ha lasciato posto alla gioia per il lieto evento. Le zie ed io ci siamo affrettate ad andare da lei ad abbracciarla, seguite poi da tutti gli altri. Nella confusione non sono riuscita a vedere il re FuocoFatuo, come se fosse svanito... beh, in effetti era in incognito.

Lei, la mamma cercava di essere cordiale con tutti, ringraziare chi era intervenuto e chi l’aveva aiutata a tornare. Sotto la sua rude scorza di guerriera secondo me era commossa. Ma sapevo anche che scalpitava per poter parlare con Nyx, la sua nuova compagna.

Ho cercato di non stare tra i piedi, limitandomi a fare una riverenza e a presentarmi.

“BrezzaDorata, figlia della Danzatrice” mi ha detto Nyx “sebbene non sia il suo sangue a scorrere nelle vostre vene, lo stesso spirito di Melusine alberga in voi. Non scordatelo mai!”

Non so cosa intendesse di preciso, ma le sue parole mi hanno rincuorata.

Sono una vera du Lac, con pregi e difetti. Papà, mamma, Tears , se potete vedermi, sappiate che sono felice e che un giorno tornerò a volare.

Cara pergamena dei segreti segretissimi, nonché personali,

sono tornata alla Roccaforte. Preferisco tornare a far parte di quel mondo magico, poter avere a che fare ogni giorno con i Draghi, nell’attesa che anche nella mia vita qualcosa possa cambiare ancora.

Nyx si è rivelata essere un gigantesco Drago dei rubini, misteriosa e inquietante, ma anche saggia e attraente. Era l’amante di Mistral e il suo tesoro non è fatto d’oro e gemme, bensì di storie.

Mistral le stava raccontando di una fata diventata donna ma, prima che potesse terminare, è stato ucciso. A quel punto lei, pur di non avere un sogno incompleto, ha cercato Melusine, dandole la propria forza per tornare tra noi.

Mi ha persino chiesto di raccontarle la mia di storia! Abbiamo passato una serata intera a discorrere di mio padre, del villaggio, della mia partenza, pericoli, gioie e pianti degli ultimi anni. Non credo troverò mai qualcun altro capace di pendere così dalle mie labbra senza bisogno che io indossi la gonna con lo spacco laterale e la camicetta scollata…

La mamma, come nuova guida, ha dato subito la responsabilità della schiera degli istruttori a Sophia, considerando lei ed Heaven tra gli esseri più saggi di questa terra. Sophia è arrossita alle sue parole, Heaven lo sapeva già…

Sono ufficialmente fidanzata con Nicolos. Il poveretto ha affrontato il consiglio riunito delle tre sorelle e ne è uscito come se avesse affrontato da solo una banda di hobgoblin. Però lo trovano simpatico, salvo i meri calcoli economici di zia Odyle, credo non avremo ostacoli.

La guerra è sempre in stallo: la città è tranquilla, divisa in quartieri e corporazioni legate all’una o all’altra fazione. I Draghi oscuri si sono stabiliti nella regione, non si sa ancora dove, ma si vedono volare sempre più spesso.

I loro cavalieri si mostrano persino in città e questo non è un buon segno. Si dice che persino il gigante in armatura nera, quello che cavalcava il Drago di tenebra che ha ucciso Mistral, ogni tanto appaia per cercare seguaci o per stroncare nemici.

Per fortuna nuovi Draghi sono giunti da noi e nuovi legami sono stati sanciti: Shad, Darius, Dreth hanno ora i loro compagni.

Giusto questa mattina li stavo guardando mentre tentavano di stare in sella e maneggiare le armi senza perdere l’equilibrio. Ogni tanto davo persino consigli a Dreth, che con pazienza mi aveva istruita nell’uso delle armi, su come reggersi senza fatica, persino senza sella.

“Date degli ottimi consigli” mi ha detto Sophia, una mattina, arrivando alle mie spalle “Sicuramente volare con ali vostre vi ha aiutata”.

“Pensavo” le ho risposto con un sorriso “di chiedere alle Streghe di vendermi una scopa volante, per potervi seguire in volo e sentire di nuovo il vento turbinare intorno a me. Mi manca quello che ho perso e chi ho perso…ma lui ora è libero, e questo è l’importante…”

“Sapete” ha proseguito la mezzelfa accarezzandomi il capino “quando ho lasciato la guida della Gilda a Melusine, le ho chiesto di poter fare un’ultima cosa, quando se ne sarebbe presentata l’occasione…”

“Che cosa?” ho subito domandato, essendo io una persona decisamente curiosa.

“Questo” ha detto lei, estraendo dalla veste, con mio grande stupore, la bacchetta dei Draghi. “BrezzaDorata du Lac, vi nomino Istruttrice. Insegnerete ai vostri compagni a montare i Draghi, a conoscere il loro volo e le loro manovre…”

“Ma…” ho cercato di fermarla, poiché non pensavo di essere all’altezza del compito.

“…diffonderete la vostra conoscenza unica, piccola donna Drago. Spiegate le vostre ali e vivete!”.

La bacchetta si è animata di luce. Una vibrazione si è sparsa nell’aria e il raggio di luce candida è scaturito dalla sua sommità.

Il raggio si è diviso in due: una parte ha colpito me, l’altra è finita tra le nubi.

Quello che ho sentito mi ha fatta scoppiare in lacrime. Mi sono voltata, guardando fissa il vapore turbinante delle nuvole autunnali e da esse è sbucato qualcosa di grande, splendente e bellissimo: un bozzolo fatto di ali e coda, che precipitava in caduta libera.

Dopo diversi metri in picchiata, il bozzolo si è spalancato, rivelando un Drago di Mercurio dalla lunga coda.

Il leviatano volava velocissimo, sembrava un nastro d’argento portato via dalla brezza.

Le sue ali tagliavano l’aria come se potessero accarezzare ogni singolo refolo. Il suo corpo era lucente come un raggio di sole, luccicante e potente, come una spada appena lucidata. Il suo sguardo era carico di potere, ma sereno, quasi felice.

Giunto su di noi ha fatto una piccola curva, si è posato a terra e si è seduto, acciambellando la coda come un gattone di metallo.

Altri si stavano radunando, richiamati dalla luce della bacchetta. Persino Nyx è comparsa nel cielo, con le immense ali rosse che gettavano ombra sulle montagne.

“Se potete perdonarmi, sono pronto ad essere il vostro compagno, ochetta dorata. Ho avuto paura e sono scappato. Ma col tempo mi sono reso conto che ci sono tanti modi per essere libero, persino volando nel cranio di una mezzelfa squinternata!”

“Lo so Eclisse, lo so.” Ho risposto con un sospiro. “Volare è così bello che non potrei rinunciarci io che l’ho provato per pochi giorni, figuriamoci voi che avete milioni di anni. Vi perdono.”

“Milioni??? Migliaia! Sono ancora giovane e affascinante!” ha esclamato lui

“Siete il disonore della vostra razza da quando eravate cucciolo, Strale Splendente dell’Aurora” ha ribattuto Nyx, fermandosi su di noi, grazie al volo magico.

“E’ possibile, regina Scarlatta” ha risposto lui con tono innocente, mettendosi di nuovo sulle quattro zampe e allungando verso di me un’ala tesa, sulla quale mi sono arrampicata in fretta, montandogli in groppa “ma almeno la mia forma umana non ha una faccia con tante di quelle rughe da mimetizzarsi sulle pareti rocciose!”

Nyx ha ruggito indignata, ma noi stavamo già galoppando verso il crepaccio. Un balzo, un pensiero, ed eravamo nel cielo, lontani dal mondo, lontani dagli affanni, lontani dalla guerra.

Mentre sfuggivamo a Nyx, ricordo solo una cosa attraverso la nube di euforia che mi pervadeva: su una sporgenza dalla montagna ho visto un cavallo immenso e, su di esso, una figura vestita di rosso con una grande corona sul capo.

Mi sono girata per guardare meglio, ma era già sparito.

Quello che non so spiegarmi è questo: cosa ci faceva Thormolino seduto in sella dietro di lui??

E questo diario è finito.

Avevo promesso alla madre di Brezzina di restarle accanto, cercare di consigliarla quando potevo e usare la mia magia per fare conoscere ai suoi genitori quello che quella ragazza scapestrata stava vivendo.

Ho legato la mia essenza a queste pagine e, ora che il diario è finito, sono libera di volare anche io.

Cosa succederà a BrezzaDorata du Lac, istruttrice di volo dei Cavalieri dei Draghi? Che ne sarà di Airin e del lupo mannaro? Dell’amore di Amaniri per Artiglio d’Acciaio?

Troveranno mai il Drago Oscuro? E chi era Fuocofatuo de Montgourmet von Nibelungen Primero?

Ma, soprattutto, qualcuno avrà mai il coraggio di sposare Brezza?

Non ci resta che sperare che lei cominci a scrivere un nuovo diario.

A presto e... dispetti a tutti!

Lotty

Ecco il segnale, dobbiamo andare, Piccola ala tra le mie Ali

“Sì amico mio, sono pronta. E’ il momento che

lo Stormo della Notte capisca chi ha di fronte.”

Oh lo capiranno molto in fretta. Mi fate uno strano effetto: da quando sono legato a voi sento un’eccitazione e un desiderio di combattere che non avevo mai provato prima!

“E’ il sangue du Lac.

Vi abituerete!”

Eclisse du Lac…non mi piace affatto. E POI PROVARE PIACERE NEL Combattere… bah!

“Lo so, lo so: niente combattimenti”

niente strani ideali”

“Niente luce o tenebra”

niente gloria o onore

“Solo di una cosa ci importa”

del volo

“Il volo PERFETTO!”

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