Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

1.1M 62.5K 99.5K

''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
[10]
[11]
[12]
[13]
[14]
[15]
[16]
[17]
[18]
[19]
[20]
[21]
[22]
[23]
[24]
[25]
[26]
[27]
[28]
[29]
[30]
[32]
[33]
[34]
[35]
[36]
[37]
[38]
[39]
[40]
[41]
[42]
[43]
[44]
[45]
[46]
[47]
[48]
[49]
[50]
[51]
[52]
[53]
[54]
[55]
[56]
[57]
[58]
[59]
[60]
#Special: [Biscotti in incognito]
[61]
[62]
[63]
[64]
[65]
[66]
[67]
[68]
[69]
[70]
[71]
[72]
[73]
[74]
[75]
[76]
[77]
[78]
[79]
[80]
[81]
[82]
[83]
[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
[84]
[85]
[86]
[87]
~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

[31]

12.3K 694 1.1K
By Hananami77

L'ultima cosa che Taehyung ricordava prima che l'oscurità gli si chiudesse attorno, era di aver stretto la mano di Jungkook tra le sue in un tentativo di calmarlo per evitare che continuasse a graffiarsi la pelle con le unghie. Aveva sperato che Jimin tornasse senza Hoseok, sussurrando dolci ma vuote parole ad un Jungkook fragile come forse non lo era mai stato prima.

Aveva provato a rimettersi in piedi per aiutare il principe, avrebbe davvero tanto voluto stringerlo tra le braccia e cancellare ciò che Jimin gli aveva urlato contro, sopprimendo quelle orrende parole con amore e delicatezza, ma poi tutto era cominciato a farsi confuso. La vista gli si era andata offuscando, la testa aveva iniziato a vorticare, il buio aveva iniziato ad avvolgere piano piano ogni cosa e le forze erano state drenate fino a prosciugarlo.

Il pavimento freddo era l'ultima cosa che aveva sentito sotto i palmi delle mani mentre lottava per scrollarsi via quell'intorpidimento, cercando di focalizzare l'attenzione sul suo principe, completamente spezzato e dilaniato e che manteneva la testa sepolta tra le ginocchia.

E adesso, mentre sprazzi di mani confuse che lo toccavano insieme a voci che si accavallavano pronunciando il suo nome con preoccupazione, la prima cosa che si stava chiedendo era era su cosa poggiasse il capo e perché si sentiva stretto all'altezza del petto, in particolare sulla spalla.

Non che si sentisse capace di muoversi, ma adesso si sentiva intorpidito. Il lieve pulsare alla tempia si fece via via più consistente, l'indolenzimento delle gambe gli iniziava a dare fastidio, come gli dava fastidio quel cuscino poggiato sotto la sua schiena.

Si sforzò di riaprire gli occhi stanchi e poco lucidi, ma come le palpebre si schiusero aprendo degli spiragli sul mondo circostante, le pupille vennero ferite da una calda e soffusa luce proveniente da non sapeva cosa. Li strizzò e arricciò il naso, sentendo un formicolio strano in tutto il viso come fece quell'espressione.

La pelle gli pizzicava in modo fastidioso, tirava come se fosse tesa ed in tensione, quindi ci riprovò. Schiuse le labbra per sibilare al fastidio della luce negli occhi e mosse leggermente la testa.

«Taehyung? Mi sentite?».

Una voce melliflua e tranquilla gli arrivò alle orecchie, appartenente ad una persona che non voleva vedere e con cui non voleva confrontarsi. Le sue preghiere, come ormai era abituato, non erano state ascoltate neanche quella volta.

Il suo istinto fu quello di rispondere a quella voce con una smorfia irritata. Così, senza una ragione apparente.

Non era lui che voleva al suo fianco in quel momento.

«Taehyung?» richiamò di nuovo quello. Sentì una mano poggiarsi sulla sua coscia per scuoterlo leggermente e la cosa gli diede fastidio.

Enormemente fastidio. Non voleva essere toccato, chi era che si arrogava quel diritto senza neanche chiedere il suo consenso?

Sicuramente, la prima cosa che avrebbero voluto incontrare i suoi occhi, una volta sveglio, non era di certo la faccia del dottore a pochi centimetri di distanza dalla sua, mentre lo guardava con occhi scrutatori e attenti. Facendo un'altra smorfia e non degnando quello di altra attenzione, fece vagare lo sguardo nella stanza, trovandola decisamente diversa da quella che ricordava.

Oltre ad essere più grande, era anche più luminosa e finemente arredata. No, quella non era proprio la camera che condivideva con Jungkook.

Spalancò gli occhi.

Jungkook!

Come quel nome gli ritornò nella mente non più nebulosa ma chiaramente più limpida, si issò di scatto con il cuore in gola, salvo poi ricadere all'indietro con la testa sul cuscino come un forte giramento di testa lo colpì all'improvviso.

La sensazione era stata la stessa di una saetta che gli aveva trafitto il cervello e gli aveva spento lo sguardo, costringendolo a strizzare gli occhi e sibilare a denti stretti.

«Vi prego di non fare movimenti bruschi ed improvvisi, o le vertigini vi coglieranno in modo più violento. Per tornare a scattare come eravate solito fare, avete bisogno di riposo assoluto» disse Hoseok, portandosi al suo fianco. Come vide il tentativo di Taehyung di mettersi quantomeno seduto, si portò ancora più vicino e fece scivolare le braccia sotto le sue ascelle, tirandolo su. Taehyung imprecò mentalmente, non gradendo per niente la vicinanza del medico ma costretto ad averlo vicino per quanto si sentisse spossato.

Guardò alternativamente la stanza e il dottore, alzando un sopracciglio con fare interrogativo per cercare una spiegazione a ciò che era successo. Se quella era la loro nuova stanza, dov'era Jungkook? Perchè non era al suo fianco? Perchè non era lì con lui?

Hoseok sembrò intuire i suoi pensieri e sul volto gli si dipinse un sorriso di cortesia. Taehyung applicò violenza su sè stesso per non alzare gli occhi al cielo all'atteggiamento sinistro del dottore.

Cosa c'era da sorridere? Perchè passava il suo tempo a guardarlo come se fosse in attesa del risultato di un esperimento? Perchè ogni volta che succedeva qualcosa tra lui e Jungkook, serviva il dottore per poter mettere le cose a posto?

Non era sicuro che quello avesse effettivamente sistemato la crisi di Jungkook, ma Yoongi gli aveva spiegato più di una volta che il dottore era l'unico che riusciva a tirare fuori Jungkook dal caos della sua mente, quindi non si stupì più di tanto che quello avesse capito il perchè del suo sgomento.

Più che altro, la consapevolezza di riuscire dove lui non sembrava succedere gli faceva accartocciare lo stomaco per il nervosismo. Non voleva Hoseok vicino a Jungkook, non voleva che quello conoscesse tutte le sue fragilità. Il perchè era semplice: non voleva che il principe venisse ferito più di quanto effettivamente non lo fosse, e non aveva nessuna garanzia che quello non manipolasse la mente del principe per portarlo a fare ciò che il re gli suggeriva di fare.

Perchè Taehyung sapeva con quasi assoluta certezza che re Jeon sapesse più di quanto desse a vedere.

«Siete nella camera personale di Sua Maestà Namjoon. La vostra non era più agibile, almeno per il momento» lo riscosse dai suoi pensieri con la sua voce melliflua che fece passare un brivido sulla nuca di Taehyung.

Aggrottò le sopracciglia e strinse le labbra mentre posava gli occhi proprio in quelli di Hoseok, che adesso gli stava ad una distanza soddisfacente per non intimargli di stargli lontano.

«Dov'è Jungkook?». La voce gli uscì roca e vagamente graffiante. La sentiva arsa come la steppa estiva della campagna, quindi si schiarì un paio di volte la voce per cercare di riacquistare il suo solito tono.

Hoseok fece un piccolo sospiro e si sedette sullo sgabello lì vicino, incrociando le braccia al petto senza però lasciare il suo viso.

C'era un qualcosa di sinistro in quegli occhi scuri e scrutatori che lo fecero sentire a disagio, ma sostenne quello sguardo inespressivo, in attesa di una risposta all'unica cosa che avesse importanza in quel momento.

Doveva sapere dove fosse Jungkook, se stesse bene ed eventualmente dove si trovasse in quel momento. Doveva assicurarsi che si fosse ripreso, che non avesse dato peso alle parole di Jimin, che non era assolutamente vero che-

«Si trova in un'altra camera, ed è meglio che, allo stato attuale delle cose, rimaniate separati per un pò. Lui non è cosciente, sono stato costretto a sedarlo perché quando vi ho trovato non sembrava essere in grado di ragionare lucidamente». Il tono di voce di Hoseok non conteneva nessuna espressione, parlava meccanicamente ma i suoi occhi erano fermi in quelli di Taehyung quasi a scavargli dentro, di una serietà così estrema che l'altro per poco non sobbalzò.

Era stato sedato? Jungkook aveva avuto la necessità di essere sedato per calmarsi?

Le parole di JK a proposito di quando veniva sedato gli ritornarono addosso con una potenza devastante, lasciandolo per qualche attimo incapace di muovere la lingua ed articolare delle parole. Insieme a quel dolore profondo e radicato collegato alla sera precedente, si aggiunse un nuovo sentimento: la preoccupazione.

«Sedato?» disse, la voce roca velata da una preoccupazione percepibile, «L'avete sedato?» ripetè, quasi sperasse di aver sentito male.

Il suo cuore ebbe un tuffo come Hoseok annuì con aria grave, nessun sorriso stavolta.

«Sì, avete capito perfettamente. Sono stato obbligato a farlo, il principe ha avuto una forte crisi emotiva che l'ha portato a non riuscire più a districarsi tra la realtà ed il buio della sua mente. Mentre eravate svenuto è andato in iperventilazione, continuava a ferire sè stesso ed è quindi stato necessario sedarlo ai fini della sua incolumità» rispose quindi il medico, passandosi una mano tra i capelli e attendendo una reazione di Taehyung.

Quest'ultimo, però, era tutto intento a lottare con il potente e pressante impulso di alzarsi e correre da Jungkook per sincerarsi delle sue condizioni, ma si sentiva intontito come mai prima di quel momento e la testa gli pulsava terribilmente.

Lo sguardo ricadde sulle sue mani, immobili sulle cosce, e notò anche un altro particolare a cui non aveva fatto caso in precedenza. Infatti, non solo non indossava alcuna camicia da notte o casacca, ma sul suo petto spiccava una gigantesca fasciatura in tessuto che, dal busto, gli bloccava la spalla e scendeva fino al bicipite.

Alzò una mano e i polpastrelli scorsero sul ruvido materiale, guardandolo senza capire. I suoi occhi interrogativi si puntarono -ancora una volta- su quelli ermetici del dottore.

«Non guardatemi come se non sapeste l'entità dei danni che avete riportato. E' stato necessario ricucirvi il brutto taglio che avevate sulla tempia, vi ho messo cinque punti che rimuoverò tra una settimana, per fortuna non era troppo profondo ma era molto esteso. Posso assicurarvi, comunque, che non vi rimarrà nient'altro che una lievissima cicatrice a malapena percettibile. Vi siete lussato la spalla, quindi è stato necessario fasciarvela per qualche giorno per ridurre i vostri movimenti che, per inciso, potrebbero crearvi qualche fitta di dolore intenso. Avvertirete delle vertigini come conseguenza del trauma al viso. Come vi ho detto, il trauma è stato importante e potrebbe anche creato piccole lesioni di cui non siamo a conoscenza. E quello» Hoseok gli indicò con un gesto leggero l'occhio, «Ne è una conferma».

Taehyung si toccò il viso, ma a parte sentirlo ipersensibile e dolorosamente gonfio, non toccò niente che potesse interessare il suo occhio. Hoseok fece un verso sorpreso e gli fece un sorriso di scuse.

«Perdonatemi, non vi siete ancora visto. Alcuni capillari vi si sono rotti, creando grumi di sangue che dovranno riassorbirsi da soli».

Le labbra di Taehyung si schiusero e spalancò gli occhi, facendo ricadere sul suo grembo come una marionetta a cui avevano tagliato i fili, quindi deglutì appena senza però dire nulla. Era preoccupante? Rischiava qualcosa?

«Rischio qualcosa?». Hoseok scosse la testa velocemente. «No, non intaccano il nervo ottico».

Taehyung prese un profondo respiro -beh, quasi profondo, visto che la fasciatura gli stringeva il petto- e fece per parlare di nuovo se non fosse che vide il dottore frugare nella sua valigetta per qualche secondo prima di annuire tra sè.

Quando si voltò nuovamente verso di lui, stringeva quello che sembrava un fiammifero, che accese e portò davanti agli occhi di Taehyung. Per quello fu normale socchiudere gli occhi alla luce così vicina, ma Hoseok gli allargò le palpebre e controllò che rispondesse a tutti gli stimoli, e da lì partì una visita infinita che Taehyung non si aspettava.

Il dottore prese a tastare il costato, le gambe, testò la prontezza dei movimenti e la risposta agli stimoli nervosi, esaminando anche le sue capacità motorie.

Taehyung aveva stretto le labbra in una linea dura durante tutta la visita. Odiava essere toccato, specialmente se dal dottore, ma non potè negare a sé stesso che quello lo stesse facendo solo per il suo bene e che quindi doveva resistere. Attese pazientemente che quello smettesse di tastarlo, in compagnia di soli piccoli mugugni provenienti dal dottore e dei suoi pensieri confusi e preoccupati, quasi sospirando dal sollievo come le mani lasciarono -finalmente- il suo corpo.

«Per vostra e nostra fortuna non sembra abbiate alcun tipo di lesione permanente. Suppongo JK si sia contenuto».

Come lo disse, Taehyung sobbalzò sul letto e lo guardò ad occhi sgranati, incredulamente sconcertato. Da Hoseok provenne un sorrisetto appena accennato.

«Sua altezza Jimin mi ha raccontato per sommi capi la vicenda che vi ha coinvolto e mi duole ammettere che senza il suo aiuto, probabilmente sareste ancora steso sul pavimento del bagno».

Un lampo di nervosismo di abbattè sugli occhi cerulei di Taehyung, maledicendo mille e una volta il momento in cui aveva aperto la porta del bagno per farlo entrare. Che diamine, gli aveva detto che non voleva che il dottore sapesse!

«Jimin» quasi gemette Taehyung, passandosi una mano sul viso e sussultando subito dopo per il male che gli aveva provocato il gesto.

«Vi attende fuori, è attualmente in compagnia del vostro consigliere. Sembrano molto...affini, con mio piacere ma non sorpresa. Ma da vostro fratello ho solamente avuto delle notizie fittizie, pertanto desidererei farvi delle domande, se non vi è di disturbo» asserì infine Hoseok, sedendosi nuovamente al suo posto.

Taehyung alzò un sopracciglio.

«Lo è».

Hoseok fece una bassa risatina e scosse la testa, estremamente divertito.

«Immaginavo mi avreste risposto in questo modo. Ma mi è sembrato di capire che volete aiutare Jungkook...?». Taehyung si tese a quelle parole, sentendo l'inquietudine crescere ad ogni secondo che passava a guardare negli occhi il dottore.

Alzò un sopracciglio e mugugnò un assenso, mordendosi l'interno della guancia.

Hoseok fece un sorriso palesemente non sentito. «Bene, e allora dovete dirmi cosa è successo. JK non mostrava un lato così violento verso voi da un po'. Capisco sia una personalità dall'animo abbastanza instabile, ma deve essere successo qualcosa di veramente consistente per innescare una reazione del genere». Le parole di Hoseok erano state perfettamente misurate ed incredibilmente calme, quasi come se stesse cercando -utilizzando solo il tono di voce- di farlo sentire a suo agio. Abbastanza da raccontargli tutto.

Taehyung era ad un bivio.

Avrebbe forse dovuto raccontargli tutto e dargli fiducia? Digli cosa era successo, magari censurando le parti in cui JK aveva rivelato di sè? Jungkook si fidava di Hoseok, abbastanza da continuare a vederlo con cadenza bisettimanale nonostante Taehyung non ne fosse troppo d'accordo. E se si fidava, perchè lui non riusciva a provare la stima nei confronti del dottore?

Voleva sinceramente aiutare Junkgook a sentirsi meglio, a vivere serenamente e a non sentirsi un problema o un peso. Ma forse...da solo non ce l'avrebbe potuta fare.

Forse stava peccando di superiorità e stava facendo più danni che altro, forse stava sbagliando tutto e gli stava arrecando solo altri problemi.

Forse, non poteva fare niente per aiutarlo.

Sospirò e deglutì profondamente.

Spero di non pentirmene.

«JK ha scoperto che ho raccontato a Jimin di lui e Kookie. Non essendo una persona troppo diplomatica, non ho avuto il tempo di spiegargli cosa e perchè avessi parlato con mio fratello del segreto di Jungkook. La nostra discussione è degenerata perchè è saltato a conclusioni affrettate ed io non sono riuscito a spiegarmi. E' stato un malinteso» tentò di farla breve Taehyung, tagliando tutti i dettagli salienti della questione e cercando di alleggerire quanto più possibile la colpa su JK. Non perchè lo giustificasse, ma perchè...

No, non sapeva neanche lui perchè lo stesse facendo, ma era quello che si sentiva di fare perciò non poteva essere troppo sbagliato.

No?

Sperò che quel discorso stringato bastasse a saziare la curiosità di notizie che ricercava Hoseok, perfettamente visibile nelle sue iridi scure.

Ma un'emozione che in un dottore come quello non avrebbe dovuto esserci albeggiò nel volto serafico dell'altro.

Disappunto.

«Quindi è questa la vera motivazione dietro l'ira di JK? E' successo solo questo?». Taehyung annuì solennemente, intenzionato a non dire nient'altro.

«Siete stato avventato» accusò quindi il dottore. Taehyung percepì che quell'emozione che aveva scorto nel viso dell'altro, in realtà, fosse reale e presente. Il tono duro ed accusatorio del dottore ebbero un effetto più profondo di quanto si aspettasse. Infatti, il piccolo barlume di speranza a cui si aggrappava per continuare a non crollare, frammento dopo frammento, si spense come un fuoco non alimentato.

Le mani gli tremarono appena e deglutì sonoramente, guardando con tanto d'occhi il dottore che si accorse di quel tentennamento e perciò fece per parlare. Ma Taehyung scosse la testa.

Sta giocando con la tua mente, non dimenticarti di cosa si occupa.

«No, non lo sono stato. Avevo bisogno di parlare con lui, Jimin è mio fratello, sa tutto di me come io so tutto di lui. Non lo avrei mai detto se non avessi avuto la certezza che Jimin non ne avrebbe parlato con nessuno. Non giudicate senza sapere» sbottò di rimando Taehyung, ed Hoseok parve sinceramente incuriosito dalla sua reazione.

Piegò tuttavia il capo di lato, arricciando appena le labbra.

«Questo segreto è la più grande minaccia del principe. Dicendolo a vostro fratello non avete dato grande prova di fedeltà coniugale, non avete rispettato il patto matrimoniale che avete firmato il giorno delle nozze ed avete agito in modo sconsiderato. Non vi renderò la pillola meno amara di quanto sia, perchè è un fatto oggettivo».

«Per ogni azione che si compie vi è una conseguenza con cui interfacciarsi, ed in questo caso è stata sicuramente una reazione sbagliata ma estremamente prevedibile. JK è il protettore del sistema ed è colui che, nonostante non manchi occasione di rimarcare quanto detesti Jungkook, è quello che li protegge, nel vero senso della parola. E voi, rivelando a vostro fratello ciò che sapevate sul principe, non avete fatto altro che diventare una minaccia».

Taehyung si sentì divorare da un mostro oscuro e subdolo che gli fece quasi desiderare ricevere un altro pugno da parte di JK piuttosto che affrontarlo.

Senso di colpa.

Quel dolore sordo e bruciante, quel pentimento che gli corrodeva l'anima si stava espandendo come veleno nel suo corpo, avvelenandogli ogni singola cellula in cui aveva riposto la fiducia di star facendo la cosa giusta.

Hoseok aveva pronunciato quelle parole con estrema calma, ma forse proprio per questo erano risultate peggio di una lama affilata capace di aprire uno squarcio dolorosamente reale nel petto di Taehyung.

Tutto gli stava scivolando via dalle mani come sabbia. Era stato davvero così sbagliato provare a condividere il fardello della sua vita coniugale con suo fratello? Era stato così strano ed assurdo avere il bisogno di sentire qualcuno vicino? Di voler essere abbracciato con affetto, di sentirsi rivolgere parole affettuose e amorevoli?

Era stato davvero così sbagliato provare e lasciare che un po' del dolore e dell'angoscia che provava dentro defluissero e trovassero uno sfogo?

Era stato davvero un marito così...infame?

Le mani gli tremarono sul grembo e strinse i pugni per bloccarne il tremore, riuscendoci solo in parte.

«Avevo solo bisogno di parlare. Non devo giustificare le mie azioni a nessuno se non a Jungkook, l'unico a cui racconterò tutto senza alcuna omissione. Con tanto di rispetto per la vostra professione ma non rappresentate nessuno di importanza sufficiente per sentirmi toccato dalle vostre parole. E adesso andatevene».

Il tono di Taehyung era stato serio e tagliente come se non fosse veramente stato colpito dalle parole di Hoseok. Nessuna traccia di turbamento nella voce forte e decisa.

Il dottore lo guardò dritto negli occhi per interminabili secondi, mantenendo il contatto visivo con lui fino a che non lo interruppe per cause di forza maggiore -ovvero l'ordine di doversene andare via.

Raccolse le sue cose con calma e, dopo aver richiuso la sua valigetta in pelle scura, si avviò verso la porta. «Tornerò a visitarvi domani, prima della partenza. Ah e, Taehyung..».

L'interpellato si voltò a guardalo con un sopracciglio alzato.

Hoseok fece un'espressione strana prima di assumere la sua solita maschera di pacato distacco e innaturale cordialità. «Fossi in voi, non farei la voce grossa. Non siete nella posizione di potervelo permettere».

Hoseok lasciò la stanza e si richiuse la porta alle spalle, lasciando uno sgomento ed irritato Taehyung a fissare il punto in cui era sparito per interminabili minuti. Se credevano che se ne sarebbe rimasto solo a crogiolarsi nell'angoscia e nel rimorso di aver sbagliato, stavano facendo un grande errore.

Doveva trovare Jungkook, doveva assicurarsi che stesse bene, doveva assolutamente placare la sua ansia a saperlo così sofferente per colpa sua.

Ebbe la tentazione di chiamare la servitù ma scrollò via il pensiero. No, probabilmente avevano ordini di non fargli lasciare la stanza o, peggio, di non farlo avvicinare a Jungkook.

Non gli rimaneva che fare tutto da solo. Come sempre.

A fatica riuscì a mettersi in piedi e si avvolse semplicemente una coperta sulle spalle -aveva abbandonato l'idea di poter indossare una camicia nel momento stesso in cui aveva percepito la fitta atroce alla spalla solo per averci fatto leva.

Si trascinò per la stanza con le labbra corrucciate. Dove si trovava Jungkook? Avrebbe dovuto controllare tutte le stanze, una per una?

Ci impiegherò una vita se dovrò girarmi mezza tenuta sbuffò tra sè, irritato al pensiero di perdere tempo prezioso alla ricerca di una dannata camera.

Aprì la porta e controllò che non ci fosse nessuno, quindi -addossato alla parete per darsi l'equilibrio- strisciò in giro e si guardò intorno con fare circospetto. Gli occhi si posavano su ogni porta, su ogni corridoio e su ogni ombra che sfilava nei vari corridoi della tenuta, sperando sempre in un intervento divino o un qualcosa che gli indicasse la via verso la camera di Jungkook.

Sentiva il bisogno immane di stringerlo tra le braccia e rassicurarlo, perché sapeva quanto le parole di Jimin lo avessero colpito ed avessero aperto ferite ben più profonde di un mero shock dal vederlo con il volto ammaccato.

Vagò per i vari corridoi del palazzo, bussando di tanto in tanto o poggiando l'orecchio contro qualcuna delle porte per poter carpire qualche suono. Si sentiva un idiota e un pò patetico, ma non aveva potuto chiedere a nessuno, quindi vagò ancora per minuti e minuti per quella tenuta infinita fino a quando non vide Woosung uscire da una stanza.

Come quello alzò lo sguardo, i loro occhi si incrociarono e la mascella di Taehyung si contrasse.

Se solo ne avesse avuto le forze, lo avrebbe preso a pugni senza neanche pensarci due volte.

«Taehyung?» chiamò quello, un'espressione di stupore che via via si andava allargando sul suo viso come studiava con minuzia le condizioni di Taehyung. Tuttavia, rizzò le spalle e si resse con una mano al muro, i lineamenti contratti e duri che non lasciavano spazio a cordialità.

«Chi vi ha dato la confidenza di chiamarmi per nome non lo so, ma gradirei che non usaste con me lo stesso tono confidenziale con cui vi rivolgete a Jungkook. Noi non siamo amici».

Woosung corrugò la fronte ed emise un verso tra il sorpreso e l'irritato.

«Ho dato per scontato che visto che tu e Jungkook siete sposati...».

Taehyung schioccò la lingua sul palato a quel tono troppo confidenziale che non gradiva affatto. Era forse stupido? Oppure era sordo? Non aveva sentito ciò che gli aveva detto appena tre secondi prima?

«Il fatto che siate amico d'infanzia di mio marito non vi rende automaticamente mio amico. A maggior ragione dopo avervi visto nudo e a cavalcioni su Jungkook» replicò, tagliente.

Woosung fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo, incrociando subito dopo le braccia al petto.

«Dì un po', sei come tutti quei patetici signorotti che quando vengono traditi danno la colpa agli amanti? Se Jungkook continua a preferire me, mi farei due domande circa il vostro matrimonio» sputò quello, indignato.

Taehyung strinse il pugno e mantenne la sua espressione neutrale che tanto gli riusciva bene, per niente intimorito dall'atteggiamento ostile dell'altro. «Posso assicurarvi che sono ben lontano da ciò che credete io sia. Ma le faccende private mie e di mio marito rimarranno tali e non vi riguardano in alcun modo se non per tenervi sufficientemente alla larga da lui. Se non vi dispiace, ho faccende più importanti da sbrigare che stare qui a dialogare con voi».

Non attese neanche risposta, ma riprese a camminare diretto alla porta della camera che, era certo ormai, avrebbe trovato Jungkook.

Woosung, a sorpresa, gli afferrò un bicipite come gli passò davanti e si chinò vicino al suo orecchio, le sopracciglia calate sugli occhi in un atteggiamento che ricordava molto quello di JK.

Solo che JK faceva più paura di quell'omuncolo cafone.

«Ne riparleremo quando ti butterà via come un giocattolino rotto. Per lui sei solamente un passivello» sibilatogli questo in modo cattivo e soddisfatto, Woosung lasciò la presa sul suo braccio e se ne andò, lasciandogli addosso solo un grande senso di nervosismo all'idea che JK lo avesse definito tale davanti ad una persona sconosciuta.

Mise da parte gli spiacevoli incontri della giornata appena iniziata e fece due profondi respiri prima di sentirsi pronto ad aprire la porta davanti a lui. Come entrò, focalizzò immediatamente l'attenzione su Jungkook.

Stava ancora dormendo per colpa dei sedativi, e Taehyung si prese qualche attimo per studiarlo. Aveva entrambe le mani bendate da leggere fasciature, le guance erano pallide, le ciglia calate sugli occhi chiusi in un sonno profondo, le labbra leggermente schiuse ed era arrotolato su sè stesso proprio in mezzo al letto.

Con quell'espressione così innocente e dolce, quei segni coperti dalle fasciature e dei mostri che dio solo sapeva quanto fossero spaventosi...gli fece male, malissimo.

La voglia di piangere impennò dentro di lui neanche la stesse trattenendo da tutto il giorno, quindi si portò vicino al principe e allungò una mano per spostargli i capelli dal viso. Era appena ad un soffio da lui ma come fece per sfiorarlo, il senso di colpa lo divorò nuovamente e per questo desistette, lasciando ricadere l'arto mollemente.

Cosa avrebbe dovuto fare? Le parole del dottore tornarono a ronzargli nella mente come un fastidioso moscerino che più cercava di scacciare, più tornava prepotente e ridondante.

Non avete dato grande prova di fedeltà coniugale.

Perchè tutti parlavano di fedeltà, di fiducia? Per mesi aveva tenuto il silenzio, aveva provato sinceramente ad incassare ogni colpo che gli veniva inferto senza mollare mai, ma quando si era ritrovato a parlare con suo fratello...gli era sembrato giusto condividere con una delle persone che amava di più al mondo quel fardello. Dopo averlo detto si era sentito come rinato, rinvigorito dalla consapevolezza di avere qualcuno su cui contare.

Capace di incassare nuovamente altri colpi, e ancora e ancora.

Si era sentito come se fosse tornato a respirare.

Siete diventato una minaccia.

Una minaccia?

Lui era una minaccia per l'incolumità di Jungkook?

Si portò una mano tra i capelli e li strinse come a volerseli strappare, quindi ricacciò indietro le lacrime e rimase per un tempo indefinito a fare compagnia a Jungkook senza tuttavia fare di più che osservarlo, chiedendogli mutamente scusa per essere stato un marito così tanto infame.

Era così che era stato definito, no?

Una mano sconosciuta gli si poggiò sulla spalla e Taehyung sobbalzò, voltandosi di scatto solo per incontrare l'espressione pacata di re Namjoon che, in piedi e dietro di lui, lo guardava con muta compassione.

«Sapevo che ti avrei trovato qui» gli disse quello, facendogli un piccolo sorriso. Taehyung si morse una guancia, perché l'apparizione di Namjoon gli aveva messo addosso una rinnovata voglia di piangere sulla spalla di qualcuno, e lo sguardo gentile del re sembrava volesse risucchiarlo e spingerlo a sfogarsi.

Ma lo aveva già fatto una volta ed erano arrivati a quel disastro di cui ancora disconosceva l'epilogo, quindi non avrebbe fatto lo stesso errore due volte.

L'unica cosa positiva del senso di colpa, era che ti feriva così tanto da spingerti a non rifare lo stesso sbaglio.

«Sono venuto a controllare come stesse. Non so dove sia finito il mio consigliere, quindi sono arrivato qui da solo» Taehyung cercò di trovare una scusa convincente per evitare di essere cacciato via a calci dal re in persona.

Namjoon annuì. «Lo so. Ho notato che è stato molto tempo con tuo fratello ma l'ultima volta che l'ho visto, stava facendo preparare la vostra carrozza per tornare a palazzo».

Taehyung non ne fu sorpreso, Yoongi era il consigliere tuttofare più indaffarato di sempre.

«Che ne dici di andare nel mio studio? Jungkook non si sveglierà tanto presto, il dottore mi ha detto che probabilmente dormirà fino a domani mattina».

E Taehyung fece l'unica cosa che poteva fare.

Acconsentì.


.................................


Il tè venne servito da una silenziosa domestica che sfilò via come un fantasma, congedata immediatamente dopo da un cenno della mano di Namjoon, che attese di essere soli per potergli porre la tazza fumante di tè nero che odorava arancia e cannella.

Taehyung accettò di buon grado non solamente la bevanda, ma anche quel lato particolare quanto singolare che era il carattere di re Namjoon.

Quale re porgeva la tazza di tè ad un ospite avendo a disposizione la servitù?

«Siete molto gentile, vi ringrazio» mormorò Taehyung. Re Namjoon gli sorrise dolcemente.

«Non è necessario. In questo momento sembra proprio che ne hai bisogno...sai come si dice, no? Il tè si beve per dimenticare il frastuono del mondo, ed il tuo mondo è decisamente troppo assordante» commentò con grazia, lasciando Taehyung completamente di stucco.

Namjoon però non ricambiava il suo sguardo, era intento ad ispirare il vapore caldo della bevanda ad occhi socchiusi, gustandosi il momento come se fosse uno dei più sublimi e leggiadri della sua vita.

Rimase in silenzio, non sapendo come rompere quella quiete stranamente confortante.

«Taehyung, non ti chiederò cosa è successo perché, se me lo avessi voluto dire, lo avresti già fatto. Ho detto agli ospiti che dei banditi vi hanno attaccato mentre eravate in giardino, non è stato troppo difficile da farglielo credere vista l'estensione della tenuta» iniziò Namjoon, sorseggiando un po' del suo pregiato tè cinese.

Taehyung tenne gli occhi fissi sulla tazza e si specchiò in quella macchia scura, non sapendo esattamente cosa dire o come interpretare le parole del re.

«Non so come ringraziarvi» sussurrò infine, sentendosi uno stupido per aver ripetuto la stessa cosa nel giro di due frasi.

Namjoon scosse la testa e fece un mezzo sorriso.

«I ringraziamenti vanno dosati, non per tutto servono. In questo caso, non ho mentito agli ospiti per essere ringraziato, ma perché ho capito che c'è qualcosa che non va. C'è qualcosa che lega te e Jungkook in modo incomprensibile e che va oltre quello che mi è noto, e tenevo a scambiare qualche parola con te prima della vostra partenza».

Taehyung si mosse appena sulla sedia. Era incerto su cosa dire quindi fece l'unica cosa da fare: rialzò gli occhi sul re e lo guardò, in attesa.

«Quando sono stato promesso a mia moglie, Minyee, avevo appena diciotto anni e ancora tanti progetti da realizzare. Nonostante fossi incredibilmente giovane ed immaturo, avevo già scoperto cosa significasse amare». Re Namjoon aveva lo sguardo perso nell'infinito della sua tazza di te, il tono basso di chi non vuole parlare troppo forte per evitare di distruggere dei ricordi troppo preziosi.

«Amavo una persona che sapevo non avrei mai potuto avere al mio fianco come avrei voluto, una persona per cui nutro ancora forte affetto e dei sentimenti profondi che mai lasceranno il mio animo. Tuttavia, mi sono ritrovato sposato e con una bambina dopo appena tre anni dall'annuncio che mi sarei dovuto sposare con Minyee. Sono stati attimi dolorosi e soprattutto difficili, in particolare perché le donne non sono tra le mie preferenze principali».

Taehyung strabuzzò gli occhi e per poco non sputò il tè addosso al re.

Aveva sentito bene?

Da Namjoon arrivò una risata roca per lo shock evidente nel volto del giovane principe. «Non farmi quella faccia, non ho detto poi chissà quale cosa sconvolgente. Anche Minyee è perfettamente consapevole della mia predilezione per la compagnia non propriamente femminile, ma non se ne è mai fatta un problema fintantoché tra noi continua ad esserci rispetto e tolleranza».

Taehyung sentì l'imbarazzo coglierlo e arrossì appena.

«Continuate ad amare quella persona?» chiese con fare esitante, ma Namjoon sorrise apertamente.

«Sì, ed una parte di me lo farà sempre. L'amore non è una cosa che puoi controllare».

A chi lo dici.

Taehyung fece un sospiro afflitto. Lui lo stava proprio sperimentando sulla sua pelle...

«Comunque, non ti ho fatto venire qui per parlare del mio matrimonio con Minyee. La morale di tutto il mio discorso è che, spesso, si trova la persona giusta al momento sbagliato».

Taehyung rigirò il liquido scuro nella fine tazza di porcellana, aggrottando le sopracciglia, ancora in dubbio sul cosa volesse dirgli il re.

Era più grande di lui ed anche di suo fratello, Jin, ma ciò non toglieva che il suo atteggiamento giovanile e la sua aura sempre calma e gentile lasciavano addosso un senso di pace e rassicurante protezione che, in quel momento, era ciò di cui Taehyung aveva bisogno.

«Tu e Jungkook siete davvero affini e come ti dicevo qualche giorno fa, sono sinceramente contento che lui sia diventato ciò che è diventato. Ma ho notato anche alcuni...atteggiamenti, abbastanza singolari da parte sua, che ti riguardano e che mi fanno supporre che, a volte, bisogna perdersi per poi ritrovarsi» re Namjoon sorseggiò il suo tè con fare pensieroso ma calmo, ma il cuore di Taehyung non era dello stesso parere.

Infatti, prese a battere velocemente.

«Perdersi? Dovrei l-lasciare Jungkook?» proruppe, attonito.

Namjoon scosse velocemente la testa. «No, e perdonami se trovo difficile credere che riuscireste a stare lontani per più di qualche ora o giorno. Siete molto complementari ma... Taehyung, Jungkook è perso nella sua mente. Ha bisogno che qualcuno lo tiri fuori, che trovi un motivo per perdersi in qualcun altro, ed ho motivo di crede che quel qualcun altro sei tu. Vi siete trovati in momento difficoltoso e forse non ottimale, ma se le cose provate a farle funzionare... funzionano. In qualche modo strano ed inspiegabile, ciò che per gli altri potrebbe essere un caos, per voi potrebbe essere ordine».

Taehyung deglutì pesantemente, non sapendo nemmeno come prendere quell'ondata di parole da parte del re, che racchiudevano una consapevolezza impossibile da ignorare.

«In questo momento vi siete persi, forse starete lontani per ore, giorni o mesi, ma vi ritroverete sempre. Avete intrapreso insieme un cammino che dovete percorrere insieme, e ci sta se qualcuno di voi due si deve fermare per riprendere fiato. Non ha importanza quante volte ci si perda, l'importante è ritrovarsi. Sempre».

Taehyung sentì gli occhi pizzicare e cercò di sciogliere il nodo alla gola che gli era cresciuto.

«Jungkook non vorrà neanche parlarmi, avrà perfino paura a starmi vicino una volta che ascolterà ciò che ho da dirgli» ammise Taehyung.

Namjoon piegò leggermente le labbra in una smorfia incerta.

«Non avrà paura di te, ma sarà spaventato da cosa tu possa pensare di lui, perché tiene a te forse più di quanto credi e quando egli stesso abbia realizzato. Qualunque cosa sia successa, affrontatela insieme. Anche io l'ho fatto con la persona che amavo, siamo stati stretti l'uno nelle braccia dell'altro finchè non ho sentito proprio qui», si indicò il petto, «Che lo avrei custodito per sempre. Solo in quel momento mi sono sentito in grado di affrontare il mondo».

Il problema è che io non posso stringermi a JK. Non posso neanche guardarlo negli occhi, dopo tutto quello che è successo.

Rimasero in un silenzio contemplativo in cui Taehyung sembrò perdersi completamente, e ne venne tirato fuori solo quando Namjoon si alzò e gli diede un colpetto sul ginocchio.

«Sei forte Taehyung, e sei l'unico spiraglio di luce nella vita del principe. Non lasciare che le intemperie della vita offuschino il sole che vi si cela dietro» Namjoon gli fece un sorriso di incoraggiamento, «Di qualsiasi cosa abbiate mai bisogno, sappiate che potrete sempre contare sul mio aiuto».

Taehyung sentì le lacrime inondargli gli occhi come quelli di Namjoon lo guardarono con sincero affetto, forse più di quanto si fosse immaginato e con un'intensità quasi disarmante.

Annuì leggermente e si passò il dorso della mano nell'angolo dell'occhio. «Lo terrò a mente..non saprei come esprimere la mia gratitudine nei vostri confronti, se non dicendovi che ho capito perchè mio fratello abbia sempre parlato di voi con profonda ammirazione».

Un guizzo illuminò gli occhi di Namjoon, che sembrarono diventare quasi due stelle tanto brillarono. «Visto che vuoi sdebitarti così presto...potresti iniziare con il provare a parlare con Jimin» suggerì e Taehyung annuì con un leggero cruccio visibile nei lineamenti deturpati. 

Re Namjoon aveva ragione, dovevano proprio parlare. 

Per forza.

















NDA: Prima di tutto: IO. ODIO. WATTPAD.
Avevo fatto un annuncio per dirvi che avrei ritardato l'aggiornamento di LMGLIY a causa dei problemi della piattaforma, ma non l'ha neanche inviato....Quindi scusate per il ritardo e per le notifiche confuse di cui io non sapevo assolutamente nulla fin quando non me l'avete segnalato t.t

Allora, in questo capitolo le posizioni ed i ruoli del personaggi sono nettamente più chiari.

Namjoon è e sarà una manna dal cielo per loro, vi posso assicurare che il suo personaggio -insieme a Jin- non sarà così tanto secondario come invece si possa pensare. L'importante non è la quantità di volte che appare nei capitoli ma la qualità di ciò che dice.

Se insisto sulla parola "perdersi" dicendo frasi del tipo "voleva perdersi in lui/è perso nella sua mente" e roba del genere, sappiate che sono tutti riferimenti al titolo. Per chi magari non ci avesse fatto caso, Let me get lost in you significa "lascia che mi perda in te/fammi perdere in te/che mi abbandoni a te".

Hoseok è un personaggio alquanto singolare, ammetto sia uno dei personaggi più ambigui della storia e che avrà -ovviamente- un ruolo abbastanza importante. Forse non sembra, ma ogni cosa ha motivo di esistere nelle mie storie, giuro.

Woosung...vi dico solo, occhio ;)

Scusate eventuali errori -non so veramente se abbia salvato le ultime modifiche o meno. So che alcuni stanno riscontrando problemi nella visualizzazione, altri non vedono i capitoli e altri ancora leggono solo codici alieni che si sono impossessati delle mie storie perchè spaziali (passatemela pls). In ogni caso, se vi applicate attentamente, potete sentirmi urlare.

Se avete domande, dubbi, perplessità o appunti da farmi, sentitevi liberi di scriverli (come sempre)^^

Grazie e a presto <3

Continue Reading

You'll Also Like

108K 5.7K 33
Dove i Kim e Jeon si detestano, ma i loro figli sembrano andare più che d'accordo. «Che ne dici se ti fotto nella camera accanto ai tuoi?». «Fallo, n...
37.9K 2.3K 21
Se non è amore, dimmelo tu, cos'è?
554K 31.1K 45
Jungkook è un normale ragazzo di diciott'anni, educato, timido e generoso. Ad un certo punto della sua adolescenza dovrà fare i conti con il suo orie...
5.7K 713 19
[COMPLETA] ❄️ Roseraie, Francia, 1880. Jungkook e la sua "follia". Jungkook ed i suoi ricordi. Jungkook e la sua verità. Dopo la sepoltura di suo pad...