THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

By SilviaVancini

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... More

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
DALL'OBLO' DELLA CUCINA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
ITALIAN TIRAMISU'
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
TRENTOTTO E SETTE
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
SUPERMERCATO NOTTURNO
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
HOUSE PARTY
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
MEZZANOTTE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

L'ULTIMA DATA

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By SilviaVancini

"Mancano poche ore alla fine del tour estivo dei J-EY!" esclamò una giornalista. "Il sole splende, i fan sono in fila e i biglietti sono sold out da settimane, ma se non siete tra i fortunati che vedranno il concerto dal vivo, potete seguirlo sul canale 67 o in streaming dal nostro sito! Ma andiamo ad intervistare i protagonisti di questa giornata. Allora, Jimin, sei nervoso?"

La giornalista mi mise il microfono davanti alla bocca.

"Un po'. Per la televisione."

"Tranquillo, facciamo tutti il tifo per te! Restate collegate con noi, dopo una breve pubblicità faremo quattro chiacchiere con i J-EY!"

"Eeeeee stop!" esclamò l'uomo dietro alla telecamera. La giornalista lasciò cadere il suo sorriso sovreccitato e si sbottonò la camicetta. C'era un caldo afoso e lei cominciò a incolpare la ragazza che le aveva fatto il trucco per il mascara che le stava colando sulle guance.

Erano le sei del pomeriggio. Io, Simon e Tyler ci trovavamo fuori dall'arena, in una zona riservata agli addetti ai lavori, ed eravamo circondati da una piccola troupe. Dietro di noi c'era un enorme cartellone con le nostre facce e nell'aria risuonava il vociare continuo della folla che aspettava l'apertura dei cancelli, ma per noi era impossibile goderci l'emozione dell'ultima data. Non facevamo altro che controllare l'orario e ci lanciavamo delle occhiate nervose.

"Dove cazzo è Yoongi?" chiese Tyler a denti stretti.

"Mi aveva detto che tornava questa mattina." dissi io.

"Potrebbe aver perso l'aereo." ipotizzò Simon.

"Perché allora non chiama?" sbottò Tyler, per niente rassicurato. "Si può sapere perché è tornato a Filadelfia? Non poteva aspettare tre giorni?"

Simon fece un gesto vago, ma io mi misi una mano fra i capelli.

"Forse..." dissi. "Forse è colpa mia. La sera prima che partisse, io ho- Insomma, noi abbiamo-"

"Non ci devi nessuna spiegazione, Jimin. Non sei tu il problema." mi interruppe Tyler. "Deve capire che non ci si comporta così. Quando arriva non dobbiamo dargli corda, soprattutto tu. Niente smancerie. Sii un pezzo di ghiaccio."

Annuii vigorosamente per convincermi che era la cosa giusta da fare. L'argomento sembrava chiuso, ma poi la giornalista che era con noi aguzzò la vista e si parò gli occhi dalla luce del sole.

"Quello non è Min?"

Ci voltammo tutti quanti. I giornalisti, le macchina da presa, Simon, Tyler, io.

Appena sceso da un taxi che ripartì subito dopo averlo scaricato, Yoongi in persona stava camminando verso di noi. Non aveva alcuna fretta, si trascinava in avanti con le sue gambe lunghissime e si lasciava ammirare da lontano, già intento a fumare. Era più smagliante di quanto non fosse stato negli ultimi tempi. Indossava una maglietta scollata, dei pantaloni lunghi e degli occhiali da sole nerissimi che nascondevano i suoi occhi, ma non la piega sorridente della sua bocca.

"Yoon!" lo chiamai. Il mio urlò assordò tutti i presenti, ma questi non fecero in tempo a guardarmi storto che io mi feci largo fra le loro attrezzature e corsi incontro al mio ragazzo. Simon e Tyler non poterono fare altro che sospirare.

"Ecco, appunto. Un pezzo di ghiaccio."

Corsi più che potei. Non rallentai nemmeno quando arrivai a un metro da Yoongi, spiccai un salto e gli buttai le braccia al collo. Lui ebbe la prontezza di acchiapparmi al volo, ma si ritrovò a vacillare da una parte all'altra della strada. Per salvare entrambi da una caduta rovinosa, mi diedi giusto il tempo di premere il viso nei suoi capelli, poi rimisi i piedi a terra.

"Come stai? È andato bene il viaggio?"

"Tutto a meraviglia." mi disse lui. Notò i flash delle macchine fotografiche e quando vide i giornalisti, sorrise un po' di più. Mi mise un braccio attorno alle spalle e insieme tornammo da Simon e Tyler.

"Buongiorno a tutti." disse Yoongi ai giornalisti. "Pronti per il gran finale?"

"Buona sera, semmai." borbottò Tyler. Aveva incrociato le braccia al petto. "Perché il ritardo?"

Yoongi fece spallucce. Nonostante ci fossero quaranta gradi, mi teneva premuto contro il suo fianco e mi sorrise quando gli misi un braccio attorno alla schiena. Almeno, la sua bocca mi sorrise, perché degli occhi non vedevo nemmeno la forma. Gli sollevai gli occhiali da sole sopra alla fronte, ma lui li riabbassò subito.

La giornalista tornò da noi con la camicetta abbottonata. Si passò le mani sotto agli occhi e fece segno al cameraman di cominciare a riprendere. Il tempo stringeva e l'intervista durò pochissimo. Yoongi volle stringere la mano di tutti i presenti prima di andarsene, poi seguì me, Tyler e Simon all'interno dell'arena.

Simon e Tyler ci precedevano. Noi due camminavano aggrappati l'uno all'altro ed io mi sentivo benissimo. Il suo arrivo mi aveva fatto sentire così sollevato che non facevo altro che chiacchierare, ma dopo che il portone antipanico si fu richiuso alle nostre spalle, Yoongi si separò da me. Fece scivolare la mano dalla mia spalla e velocizzò il passo, superando prima me e poi i nostri amici. Io smisi di parlare e nel corridoio risuonò soltanto i rumori dei nostri passi.

Simon e Tyler si accorsero del comportamento bizzarro di Yoongi e si voltarono verso di me. Troppo abituati ai suoi cambi d'umore, condividemmo un sorriso simpatizzante, dopodiché io li raggiunsi e presi entrambi sottobraccio, continuando a camminare così.

Finalmente i J-EY erano al completo. Finalmente potevamo concentrarci sul nostro ultimissimo concerto insieme. Iniziammo a ridere e a scherzare, ci sfogammo su quanto eravamo nervosi e scommettemmo su chi si sarebbe messo a piangere per primo sul palcoscenico. Continuammo così finché non raggiungemmo i camerini e anche mentre ci spogliavamo non smettemmo di prenderci in giro. Una nostalgia precoce stava iniziando a scivolare nelle nostre risate e noi potevamo solo continuare a parlare per scacciarla via.

Nessuno di noi stava calcolando Yoongi. Si era piazzato dalla parte opposta del camerino e ci stava dando le spalle mentre si spogliava. Come al solito, era il più lento di tutti. Noi ci eravamo già tolti pantaloni e magliette, lui aveva appoggiato da una parte gli occhiali da sole ed era ancora in canottiera. Era da un po' che trafficava con una cintura e il rumore metallico della fibbia che non voleva allacciarsi attirò la mia attenzione.

Stavo per andare a dargli una mano, quando mi si parò davanti Simon. Mi chiese di aiutarlo con i polsini della camicia ed io glieli abbottonai senza problemi, poi lui si abbassò e mi baciò una guancia per ringraziarmi. Era tutto nella norma per noi, ma a quanto pare non lo era per qualcun altro.

Yoongi si voltò a guardarci. Non aveva assistito alla scena, ma le sue orecchie avevano sentito tutto e i suoi occhi fecero avanti e indietro da me a Simon, increduli. Gli sorrisi ancora prima di sentire cosa aveva da dire.

"Vi siete appena baciati?"

"Ma no, Yoon."

"Vi ho sentiti."

"Era un bacio sulla guancia."

"Tyler?"

Tyler non si aspettava di venire preso in causa. Fece un'espressione così buffa che nessuno lo avrebbe preso sul serio, ma Yoongi ci credette e diventò livido. Mi guardò con occhi brucianti ed io, incapace di trattenermi dal ridere, andai a prendergli il viso fra le mani. Premetti la fronte contro la sua e lui mi baciò.

Lo stavo ancora prendendo in giro, quando nel camerino fece irruzione Samantha. Era più elegante del solito, ma in lei c'era qualcosa che dava l'impressione che fosse arrivata di corsa. Teneva il cellulare così stretto che prima o poi le sarebbe scivolato soltanto per il sudore delle mani.

"Come mai siete ancora mezzi nudi? Forza, forza, non abbiamo tempo da perdere! Jimin, vai al trucco! Tyler, ti vuole Abby! Simon, va con lui!"

Tyler e Simon si lamentarono. Finirono di indossare le poche cose che rimanevano, poi si diressero verso l'uscita del camerino. Io li seguii a ruota, ma prima di uscire feci il giro lungo della stanza e rifilai un bacio alla spalla di Yoongi. Era ancora in canottiera e le mie labbra premettero direttamente contro la sua pelle piena di nei.

Nel camerino rimasero soltanto Samantha e Yoongi. Lui indossò una giacca e si allacciò un paio di stivaletti ai piedi, ma quando fece per uscire, Samantha gli si parò davanti.

"Il video è ovunque."

"Che video?"

"Quello in cui ti vanti di essere pagato per farti fare i pompini da Jimin."

"Ma di che stai parlando?"

Samantha non perse altro tempo in spiegazioni: sbloccò il suo cellulare e lo piazzò davanti alla faccia di Yoongi. Lui corrugò la fronte quando vide le grafiche del Barbra's Talking Show e prese in mano il cellulare.

Il titolo era a caratteri cubitali. La sua faccia e quella di Emmett erano più che riconoscibili nella copertina.

"Lo hanno caricato venti minuti fa." disse Samantha. "Barbra ha avuto l'esclusiva, ma è già ovunque."

Yoongi non scollava gli occhi dallo schermo. Per un attimo fu tentato di far partire il video, ma all'ultimo tirò indietro il pollice e riconsegnò il cellulare a Samantha.

"Fallo togliere subito."

"È impossibile."

"Sei una manager. I manager risolvono i problemi."

"Dovevi tenere la bocca chiusa."

"Ci sarà pure qualcosa che puoi fare!" sbottò Yoongi. "Chiamiamo uno dei mille giornalisti qua fuori e facciamo una dichiarazione stampa! Diciamo che è stato estrapolato dal contesto."

"È tutto nero su bianco, Yoongi!" sbottò a sua volta Samantha. "Questo non è un pettegolezzo che possiamo smentire, è un cazzo di video in cui si vede la tua cazzo di faccia. L'unica cosa che possiamo fare è impedire che Jimin lo veda prima del concerto."

Yoongi le diede le spalle e si stropicciò la fronte con una mano. Si impose di stare calmo e cominciò a togliersi i vestiti di scena che aveva appena indossato. Non gliene fregava niente se c'era Samantha.

"Lasciamo che sia." disse. "Lasciamo che Jimin lo veda. Ormai è andata."

"Tu adesso vieni di là con me e mi aiuti a distrarlo."

"No, io adesso me ne vado. Sono stufo di queste stronzate."

"Devi suonare."
"Trovate qualcun altro. Avete sostituito Emmett, potete rimpiazzare anche me."

Yoongi prese le sue cose ed uscì dal camerino. Samantha lo seguì e lo supplicò di restare, gli promise dei favori, lo minacciò, le venne addirittura da piangere per l'assurdità della situazione, ma non c'era nulla da fare: Yoongi continuò a camminare e lei rallentò fino a fermarsi. Lo chiamò un'ultima volta, ma lui non si voltò.

Samantha dovette raccogliere i propri pensieri. Dopo che ebbe perso di vista Yoongi, si sistemò i capelli dietro alle orecchie, si lisciò la gonna e si passò una mano dietro al collo per asciugare il sudore che le colava dall'attaccatura dei capelli, poi iniziò a ripercorrere il corridoio da cui era venuta. Nel suo atteggiamento non c'era più nemmeno una briciola dell'aggressività con cui aveva rincorso Yoongi. Diventava sempre più scarna e le luci elettriche che pendevano sopra alla sua testa mettevano in evidenza i suoi occhi incavati e il rossetto messo male.

Mi trovò nel camerino delle truccatrici. L'atmosfera era allegra, le ragazze bevevano champagne come se fosse acqua ed i loro attrezzi del mestiere erano sparsi ovunque, ma la stanza pullulava di persone che non dovevano trovarsi lì ed io ero circondato da giornalisti. I miei sorrisi e le loro risate davano l'impressione che stessimo chiacchierando, ma le telecamere erano accese. Io ringraziavo i fan, dicevo quanto ero felice di essere arrivato così lontano e ogni tanto mi interrompevo perché arrivavano dei fiori per me, ma l'intervista prese la piega che Samantha temeva, quando menzionai Yoongi.

"La carriera da solista arriva proprio nel momento giusto, vero?"
"In che senso?"

"Il tuo rapporto coi J-EY sarà rovinato, dati i recenti avvenimenti."

Sorrisi, confuso. Mi guardai attorno per incrociare gli sguardi delle mie amiche e concordare silenziosamente che quella giornalista doveva starmi confondendo con qualche altra celebrità.

"Temo di non capire."

La giornalista si fece passare un tablet. A Samantha venne l'istinto di correre e strapparglielo dalle mani, ma qualcosa dentro di lei, qualcosa di tremendamente pesante, la tenne ferma dov'era. Si appoggiò allo stipite della porta e rimase a guardarmi da lontano mentre il video veniva fatto partire. Le telecamere si strinsero su di me.

C'ero stato soltanto una volta, ma riconobbi immediatamente il pub irlandese di Filadelfia. Così come riconobbi Yoongi ed Emmett Bay, seduti allo stesso tavolo di altri cinque ragazzi che non avevo mai visto.

"Lui com'è?" chiese uno di questi. Yoongi bevve un sorso del suo drink e si mise comodo sul divanetto su cui era seduto.

"Jimin? È come avere a che fare con un bambino. Dice sempre quello che pensa, non giudica prima di conoscere, si affeziona senza limiti..."

"Il tuo contrario, insomma."

"Esatto. Infatti non so perché gli piaccio."

"Sembra una persona molto carina."

Mi venne da sorridere. La descrizione non era niente di lusinghiero, ma mi divertiva immaginare Yoongi che si interrogava sulle qualità che vedevo in lui. Avrei voluto saperle anche io.

"Una persona carina, dici?" Yoongi bevve un altro sorso. un disperato. Non sa da chi cazzo farsi amare."

Il mio sorriso traballò.

"Forse tutti i gay sono così, ma lui non sa dirmi di no. Farebbe di tutto per restare con me. Una volta mi ha beccato mentre scopavo una tipa e non ha voluto litigare pur di non lasciarmi."

"Parliamoci chiaro: quanto ti pagano per stare con lui?"

"Non mi pagano. La nostra manager mi ha spiegato i benefici che ne avrei tratto ed effettivamente le cose sono cambiate. È stato un patto senza contratto, diciamo."

Il video terminò. Lo schermo del tablet si annerì ed io continuai a fissarlo prima che la giornalista che me lo aveva passato se lo riprendesse. Alzai lo sguardo per rivolgerle un sorriso di cortesia, ma la mia voce non aveva niente di spensierato.

"Se questo è uno scherzo, non è divertente."

"Non è uno scherzo."

"Dove sono le telecamere? Ne avete altre? Siete tutti d'accordo?"

"Jimin." mi chiamò di nuovo la giornalista. Nei suoi occhi brillavano il dispiacere e la gioia dello scoop nello stesso momento. "Non è uno scherzo."

Chiusi la bocca. Continuai a guardarla in faccia, ma lei non aggiunse altro ed i miei occhi fecero il giro della stanza.

Le mie amiche, i tecnici e gli altri intrusi non stavano prestando attenzione all'intervista. C'era chi versava l'ennesimo giro di champagne e chi rideva per la battuta di qualcun altro, ma gli unici occhi che stavano aspettando di incontrare i miei erano quelli di Samantha. Sostenni il suo sguardo e la sua espressione diventò sempre più brutta, come quella di chi sta per mettersi a piangere.

Mi alzai in piedi. Mi ero seduto su uno sgabello per l'intervista e questo cadde all'indietro. Lo raccolsi e chiesi scusa a tutti per il rumore improvviso, poi feci il giro dei giornalisti e andai dalla mia manager.

Avevo la gola contratta. Nel mio corpo non c'era più spazio per l'aria, la carne mi si era stretta alle ossa come se stessi trattenendo il respiro con tutto me stesso.

Samantha aspettava che io dicessi qualcosa. Ogni tanto apriva la bocca e la richiudeva. Era come se si fosse accorta di avere una mina sotto alla scarpa e non sapesse come scappare senza farla esplodere, ma con l'aggravante che quella mina l'aveva piantata proprio lei. Non so per quanto tempo saremmo rimasti in silenzio, se non fossero arrivati Tyler e Simon.

"Samantha!" chiamarono. "Samantha, Yoongi se ne sta andando! Aiutaci, non ci vuole ascoltare!"

Al posto di rispondere a loro, Samantha rispose a quello che io non le stavo chiedendo. Parlò con la veemenza di chi si arrampica sugli specchi.

"Era una buona idea, Jimin. Tu non avresti mai accettato di mentire a tutti, per questo ho coinvolto soltanto lui."

"Dove sta andando?" le chiesi.

"Ora pensiamo soltanto al concerto, dopo sistemeremo tutto quanto."

"Ti ho chiesto dove sta andando."

"Era diretto verso l'uscita dell'arena." si intromise Simon. "Quella per gli artisti."

Non esitai un istante. Mi lasciai alle spalle Samantha e cominciai a correre. Tyler e Simon non ci capivano più niente, li sentivo chiedere cosa stesse succedendo, cosa aveva fatto Yoongi e perché ci fosse quell'atmosfera così agghiacciante, ma come avevano detto loro poco prima, non ero io a dover dare spiegazioni.

Per i corridoi dell'arena non c'era nessuno. L'eco dei miei passi e il fiatone che mi venne dopo pochi secondi erano l'unica cosa che riempivano il silenzio, ma io ero così proiettato in avanti che non sentivo nulla che non fosse il sangue che mi pulsava nelle orecchie.

Non mi fermai finché non spalancai il portone antipanico che dava sul retro dell'edificio. Mi ritrovai di colpo all'aria aperta e feci giusto in tempo a guardarmi attorno prima di vedere un taxi già lontano che usciva in strada con una sgommata.

Non avevo bisogno di vedere Yoongi per sapere che il passeggero sui sedili posteriori era lui. Mossi qualche passo veloce, provai a chiamarlo, ma quando l'auto sparì dalla mia visuale fu evidente che non sarei mai riuscito a raggiungerla. Mi fermai dov'ero e continuai a guardare il punto in cui era sparita, incapace di reagire.

Alla fine tornai sui miei passi. Percorsi il corridoio a ritroso e quando venni avvistato, tirarono tutti un sospiro di sollievo. I primi a venirmi incontro furono Simon e Tyler, ma furono i microfonisti a saltarmi addosso per sistemare i cavi sotto alla mia maglietta e l'auricolare al mio orecchio.

"Stai bene, Jimin?" mi chiese Tyler. Si doveva spostare di continuo per vedermi senza che un microfonista o una truccatrice si mettesse in mezzo.

"Noi non ne sapevamo niente." giurò Simon.

"Te lo avremmo detto."

"È tutto così assurdo."

Non risposi alle scuse di Simon e Tyler. Restai fermo sul posto finché i tecnici non ebbero finito di prepararmi, poi controllai di avere le scarpe allacciate bene ed iniziai a scaldarmi la voce, come da routine.

Lo vedevo il modo in cui mi guardavano tutti. Fingevo di essere concentrato e non incrociavo lo sguardo di nessuno, ma quelle facce dispiaciute mi seguivano ovunque andassi. La notizia si era sparsa a macchia d'olio, tutti sapevano tutto. Dal modo in cui parlavano piano e cercavano di non rivolgersi a me, avrei detto che non volevano disturbarmi, ma la verità era che nessuno voleva spezzare il silenzio in cui mi ero rinchiuso. Sarebbe bastata una crepa per mandare a monte l'intero concerto e loro lo sapevano tanto bene quanto me.

Samantha non si vedeva da nessuna parte. Per me era un sollievo non doverla fronteggiare, ma lei arrivò proprio quando il cielo si era fatto buio ed io, Simon e Tyler stavamo per salire sul palco. Mi sentii afferrare un polso mentre salivo i gradini e me la trovai davanti.

"Mi dispiace, Jimin."

"Non ora."

"Lasciami spiegare."

"Voglio Gary, Samantha. Gary Compton. Chiamalo e digli che è il mio nuovo manager."

Mi liberai dalla sua presa con uno strattone e salii sul palco.

I fan erano tantissimi, come sempre. Ad ogni concerto sentivo la gola stretta dall'emozione, ma quella sera l'energia del pubblico non ebbe nessun effetto su di me. Così come non me ne fregava più niente della televisione. Controllai che Simon e Tyler fossero già ai posti di partenza e fu così che notai l'uomo di mezza età che stava imbracciando la chitarra elettrica. Se ne stava in fondo al palco, nell'ombra, ben consapevole che quello non era il suo concerto. Distolsi lo sguardo e camminai fino all'asta del mio microfono.

La scaletta era stata fissata da settimane. Simon cominciò a battere il tempo ed io non ebbi bisogno di pensare a quale canzone dovevo cantare.

"I've got these two red cheeks
You could just give a bite
I've got these two blue lips
Why don't you wanna try?
My face is burning
Can't you sense it from
there?
I've got these two red cheeks"

Cercai di comportarmi in modo normale. Staccai il microfono dall'asta e camminai avanti e indietro per accogliere i fan, ma il mio corpo non ne voleva sapere di muoversi a tempo. Invece che aprirsi, la mia gola si stringeva ad ogni parola sempre di più.

"You've got this two cold eyes and you keep passing by"

Dovetti deglutire.
"So hard are your shoulders
and I'm wondering why"

Il "why" mi uscii malissimo. Avevo stonato, mi ero mangiato metà della parola.
"You are so cruel
sometimes, is this how you pass your-"

Non ce la feci più. Allontanai il microfono dalla bocca e diedi le spalle al pubblico. Lottai con tutto me stesso per costringermi a cantare il ritornello, ma dopo qualche frase dovetti chinare la testa più in basso che potei. Mi asciugai le guance prima che le lacrime potessero scivolare sul mento e mi raddrizzai.

Cantai altre due parole. Un singhiozzo mi strinse la gola ed il suono percorse tutta l'arena. Fissai il microfono alla sua asta e me ne allontanai in fretta, come se bruciasse. Simon e Tyler continuavano a suonare, ma mi stavano guardando come se fossero pronti a mollare tutto in qualsiasi istante per venire da me. Io lanciai loro un'occhiata che voleva dire: sto bene, adesso mi riprendo, invece scoppiai a piangere e non riuscii più a smettere.

La verità era che me l'ero cercata.

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