Sporco

By jEmLeSsJiMiN

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Minghao è un ragazzo di 15 anni che cerca di sopravvivere alle vestigia di una guerra. Raccoglie, vende, comp... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 6.

Capitolo 5.

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By jEmLeSsJiMiN

Bere il caffè dei clienti dovrebbe essere la cosa più normale al mondo, ma per Minghao è diverso, non è lo stesso caffè che beve, perché quel caffè è meno di quello che dovrebbe essere, quindi potrebbe essere preso come la prima volta che sente l'amaro liquido corrergli giù per la gola. Le sue mani fredde reggono la tazza fumante, trema un po' dai nervi causati dai due soldati che lo guardano intensamente mentre bevono dal loro thermos, non è normale trovarsi in quella situazione, per niente, perché i militari non danno mai caffè gratis. Incontra gli occhi curiosi del militare che spara al topo, è alto e con la pelle marrone, sta sorseggiando per secondi dal thermos e fingendo conforto, l'altro ragazzo continua a sorridere apertamente come all'inizio.

Il vento ulula facendo sentire intensamente il freddo, almeno il ragazzo alto e Minghao si restringono per il calore, e anche se i detriti di quella che era una casa li protegge dal vento, sentono ancora il freddo immergersi nelle loro ossa. Sono stati così per alcuni minuti, seduti con il liquido caldo e in silenzio, non hanno detto una parola dal loro incontro e questo è scomodo almeno per Minghao che pensa ancora a Jun. Si asciuga la guancia per un solletico ed è allora che si ricorda che ha una ferita in quel posto, si lamenta e nota che si è aperto un po 'e ora inizia a comparire sangue.

«Ho qualcosa per quello.» Dice il militare che era apparso alle sue spalle pochi minuti prima. Si toglie dai vestiti un paio di guanti che usa per pulire il sangue, Minghao si allontana per riflesso ma accetta il curioso atto di gentilezza. «Cosa stai facendo qui?»

Minghao dubita di dire la verità o no, perché loro non sono Jun, sono militari e questo è abbastanza brutto per la loro situazione, quindi il pensiero è perso, non sapendo cosa rispondere o fare, cerca risposte che possono essere credute a metà, anche se nella sua mente perseguita l'idea di dire la verità e di porre fine al suo piccolo miscuglio di idee. È così tanto il suo silenzio e i due soldati iniziano a sospettare il suo comportamento, sa che se non risponde daranno la risposta più logica e sarebbe abbastanza brutto.

«Non starai cercando di lasciare il paese?» Chiese l'uomo alto, facendo in modo che il suo partner lo spingesse in modo poco appariscente, Minghao si irrigidì al non sapere se fosse peggio o meno di quello che realmente faceva.

«Io solo...» esita e cerca di non guardarli, perché nonostante appaiano degli giovani d'età sembrano certamente più forti e più sani, le sue ossa lo mostrano e sa che questo è un punto contro, quindi quello che non vuole è avere problemi con quei due militari. «Trovo le cose e le rivendo.»

«Rubi ai morti?» Chiede Mingyu autenticamente sorpreso, questa volta l'altro militare apre solamente gli occhi pian piano e si lasciano scappare un "ahh".

Non è illegale, a ogni modo le persone in quell'aria non avevano più bisogno delle proprie cose, però va contro le regole morali della maggior parte delle persone, quelle che non sono scritte ma che tutti dovrebbero sapere e nonostante Minghao non è l'unico che le infrange, è uno dei più giovani. Perché il rispetto ai morti è qualcosa della gente comune del paese, della gente che ancora non passa la vita tra città disastrose. Il militare più alto si siede con fiducia, forse perché si nota che Minghao non può nemmeno pensare di attaccarlo o perché sa che sarebbe facile evitarlo, l'altro giovane fa lo stesso afferrando il thermos per prenderne un poco.

«Sto solo cercando di non crearne altri» mormora riferendosi ai cadaveri, la ringraziava in un certo modo. Quello sorridente emette un "Umm" dopo averlo ascoltato.

«Un... Qual'era il nome? Avvoltoi?»

«Non li chiamavano spazzini?»

Minghao li guarda con un certo valore che si è meritato grazie alla fiducia di entrambi i militari. Pensa che descriverlo come alcuni di questi aggettivi è sbagliato, ma nonostante un militare gli abbia offerto del caffè, non si permette a correggerlo.

«Noi abbiamo trovato molti di loro nelle città più devastate.» Parla il castano stirando le sue ossa. «Ma non pensavo che ne potessimo trovare uno qui, questa zona è lontana dalla città. Quanto ci metti ad arrivare qui?»

«Un po'.»

«Quindi vivi in città?» Chiede... Minghao pensa che dovrebbe chiedere i nomi dei militari. Annuisce. «Questa è piccola, sai quante scuole ci sono?»

«Seokmin, no.» Parla Mingyu. «Non lo fare.»

Il militare Seokmin ride e aspetta una risposta con entusiasmo, Minghao risponde quasi in un sussurro "una" e l'entusiasmo esplode in Seokmin quando Mingyu inizia a scuoterlo.

«Dove fa lezioni un ragazzo dai capelli neri, alto...» Mingyu non lo fa finiee, si copre le orecchie e comincia a canticchiare ad alta voce mentre Seokmin non contiene la propria risata, Minghao è confuso e sorpreso da loro, non sa che fare quindi ricorda ogni viso di ogni professore. «Con la faccia...!»

«Wonwoo?» Chiede ricordando all'unico professore che dà lezioni in quella piccola scuola. Entrambi i militari si congelano a udire quel nome e smettono di fare rumore per prestare attenzione. «Gli altri professori sono tutte donne.»

Minghao non conosce a Wonwoo, ha sentito parlare di lui da parte della sua piccola sorella, è una persona che si fa risaltare specialmente per essere attraente e per non essersi ancora sposato nonostante l'età, e sebbene sia sempre visto con una faccia seria, il suo amore per i piccoli non poteva essere nascosto, perché era dolce e comprensivo con loro mentre gli altri professori avevano creato una barriera impossibile da spaccare con i propri alunni. Che altro dire di Wonwoo? Minghao non aveva mai parlato con lui e lui non è mai stato un suo cliente.

«Si chiama Wonwoo?» Chiede Mingyu e Minghao annuisce. «Lo conosci?»

«C'è solo una scuola e un professore, non può essere un altro.»

Il silenzio è mortale, proprio come quello di qualche momento prima che gli offrissero il caffè caldo.

«Dovresti dirgli che ti piace.» Parla Minghao con più fiducia dopo un po'. Il sole ha già preso un posto alto nel cielo e loro continuano a starsene seduti nello stesso posto, anche quando è tardi e le nubi iniziano a coprire tutti i raggi e il posto continua a essere scolorito.

Forse Minghao si sbagliava, non tutti i militari non avevano un anima e riluttanti alla comprensione o a qualsiasi sentimento umano, perché Seokmin e Mingyu erano piacevoli, se urlavano lo facevano por ragioni molto diverse da quelle a cui Minghao era abituato, loro ridevano e si comportavano come se non ci fosse alcun pericolo. Per un momento sembrarono dei giovani qualunque, di quelli che si conoscevano da tutta una vita senza mai guerre di mezzo, ma ovviamente, nemmeno loro potevano saperlo questo.

«Non mi piace, Seokmin esagera in tutto.» Mingyu si lamenta con una smorfia mentre Seokmin gli sorride evidenziando l'ovvio.

«Scrivigli una lettera, Minghao potrebbe dargliela» Commenta Seokmin. «Non devi per forza dire chi sei. Sarà come un film romantico! Il soldato innamorato di un professore di una vecchia e solitaria città, si uniscono per amore, un messaggero misterioso e un cupido lo aiuteranno per farli stare insieme.»

«Chi sarà cupido?» Chiede Minghao.

«Speriamo che non sia Seokmin.» Lo prese in giro Mingyu provocando un sorriso a Minghao.Seokmin ride per naturalità. Mingyu guarda l'ora del suo orologio e sospira, forse perché il tempo è volato e hanno cose da fare, anche per Minghao che ha dimenticato Jun si è fatto tarde.-Dobbiamo ritornare, si supporrebbe che dovessimo venire qua solo per un po'.

«Già ce ne andiamo?» Chiede Seokmin. «Vieni?»

Minghao nega, perché ritornare non è la migliore opzione e tantomeno attraversando la strada con dei militari... con due di loro.

«Devo fare delle cose.»

«Cose da avvoltoi?» Vhiede Mingyu.

«Meglio essere un avvoltoio che una colomba messaggera.»

«Dovresti essere una colomba messaggera!» Esclama Seokmin alzandosi di colpo.«Dovresti dargli qualcosa da parte di Mingyu come... Il suo orologio, Mingyu dagli il tuo orologio.»

«Sei pazzo? Non ne vale la pena.»

«Gli darò il meglio che trovo.» Dice Minghao prima di alzarsi in piedi e togliersi la polvere, non accetta reclami e intraprende la propria strada.

Forse Wonwoo non piace così tanto a Mingyu, però in tutto questo tempo, lui non smetteva di dichiararlo, Mingyu non smetteva di arrossire e nascondere il proprio viso ogni volta che lo menzionavano, è per questo che Minghao ha il valore di portare un piccolo regalo a Wonwoo da parte di Mingyu, anche Seokmin aveva insistito dicendo che Mingyu non sarebbe mai riuscito a fare il primo passo e questo lo capisce perfettamente. Aveva una buona impressione di quei due militari che avevamo la sua età, forse non tutti sono così ed è per questo che accetta la sua buona fortuna e si compiace di quello, perché li sente come possibili amici. Ma ha dimenticato di chiedergli quanto tempo rimarranno in città.

Quando si assicura che entrambi i ragazzi siano sufficientemente lontani si tira su il morale e se ne va per scendere ai tunnel, cerca di non fare tanto per non far saltare dalla paura a Jun, ricorre una piccola strada e trova la lampada accesa, però Jun non c'è. Urla il suo nome una volta, non con un tono alto ma abbastanza da fare eco, non si preoccupa perché è tutto in ordine e non c'è un cadavere per terra, non c'è sangue fresco ed era sicuro che i militari non si fossero avvicinati, quindi suppone che lo sporco possa essere dall'altro lato del tunnel, perché le sue cose continuano a rimanere nello stesso posto. Si avvicina allo zaino dello sporco e lo guarda con molta attenzione. Quanto poteva essere brutto dare una piccola occhiata a esso? Forse lo sporco si sarebbe arrabbiato con lui, ma doveva assicurarsi che fosse del tutto inoffensivo, di non star aiutando un genocida. Prende fiato e guarda dentro, si sorprende per la quantità di cose che ci sono dentro.

Non riconosce la maggior parte delle cose, sono dentro fogli e libri scritti nella lingua degli sporchi, alcuni apparecchi che non capisce o quasi, trova dei soldi e diamine se son tanti, ma Minghao non vuole rubare, non si permetterebbe perché sebbene fosse uno sporco è ancora vivo e lui non ruba ai vivi. Cerca più a fondo spostando gli oggetti per cercare altro facendo rumore. Trova un anello con un diamante. Cosa significava quello?

«Davvero non mi hai sentito zoppare fin qua?» Chiede Jun quasi dietro di lui, dà un piccolo salto per la sorpresa e cerca di lasciare tutto com'era prima, lo sporco sospira lasciando di lato l'arma che usava come bastone. «Pensavo che non saresti venuto.»

«Ho dovuto fare delle cose.» Risponde lasciando l'anello, non vuole chiedergli niente su quello, si sente in imbarazzo e gli porta disagio. Jun si siede e Minghao fa la stessa cosa,deve dirgli varie cose. «Se...» Lo sporco lo interrompe.

«Scrivilo. Non parlare.»

«Cosa?»

«Scrivilo.» Canticchia chiudendo gli occhi. «Nello zaino che hai già conosciuto bene c'è una penna e dei fogli, fallo dove vuoi.»

Minghao non capisce del tutto ma obbedisce, forse è la sua immaginazione ma pensa nella possibilità che ci fosse un tono infastidito nella voce di Jun. Lascia stare l'argomento e inizia a scrivere. La sua calligrafia gli fa pena, non è la migliore ma crede che possa essere comprensibile per lo sporco, cerca di non scrivere tanto e descrive solamente il capibile cosicché lo sporco possa capire, dopo aver finito gli passa il foglio e aspetta, forse è di nuovo la sua immaginazione, ma si sente come se fosse stato preso di forza. Ancora non capisce perché pensa che Jun sia arrabbiato.

Jun annuisce a leggere, non sembra né contento né preoccupato, getta semplicemente il foglio in una pallina e sospira, non guarda Minghao né gli parla, si appoggia al muro e chiude gli occhi a lungo.

«Domani puoi tornare un po' prima, non posso aspettare tutta la mia vita qui.» Dice lo sporco e quando Minghao sta per rispondere, sibila semplicemente "Shh" facendolo tacere. «Puoi andare, immagino.»

Minghao è più confuso di prima, perché quello sporco lo aveva trattato bene per tutto il tempo (il poco tempo) in cui erano stati insieme, e non è che ora fosse scortese o gli avesse urlato contro, no, solo che era un po' diverso, sarà arrabbiato? È quello che si chiede prima di annuire, pensa che forse è stanco perché lo vede chiudere gli occhi, forse l'irritabilità della notizia o che sono un po' in ritardo, ma non ha il coraggio di chiedere. Saluta senza parole e decide di andarsene.

©C_opaco

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