Lettere quasi mancate

By solicomeabologna

6.6K 489 138

Era un normale pomeriggio di metà Maggio quando Cesare ricevette la prima lettera. Poteva considerarla tale? ... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.

Capitolo 8.

578 36 8
By solicomeabologna

Cesare si svegliò di soprassalto, una strana sensazione al petto. Prese il telefono in mano e guardò la schermata: erano le dieci, ma non aveva ricevuto nessun messaggio.

Dopotutto si sarebbe dovuto trovare allo studio di Space Valley alle undici, era in anticipo.
Strano però che Chiara non gli avesse ancora scritto, o forse era tutto nella sua testa.

Probabilmente aveva fatto un incubo per svegliarsi così all'improvviso, ma non ricordava cosa avesse sognato.

Sicuro era qualcosa legato a Chiara, visto che il primo pensiero era andato a lei.

Decise di mandarle un messaggio, un semplice buongiorno con un cuore subito dopo, poi si alzò per fare colazione, mentre il suo di cuore si calmava e la sua mente gli riproponeva le immagini del bacio della sera precedente.

Riuscì quasi a sentire ancora l'odore di lavanda di lei da quanto quel ricordo fosse intenso ed indelebile nella sua memoria.

Sorrise appena e, appena finì di fare colazione e lavare la sua tazza ricontrollò il telefono, il velo di inquietudine non abbandonato.

"Ultimo accesso alle 6:00".

Erano tornati a casa alle 4, possibile che fosse rimasta sveglia così tanto?

Qualcosa, il suo inconscio forse, non lo lasciava tranquillo. Decise di vestirsi velocemente e fare un salto a casa di Chiara prima di andare in studio.
Dopotutto la sera precedente era stata ricca di emozioni, sia belle per il bacio, ma anche brutte per il quasi incidente.
Cesare era certo che quel fatto avesse segnato la ragazza.

Non l'aveva mai vista così terrorizzata e allo stesso tempo determinata: mai si sarebbe aspettato che fosse lei a prendere l'iniziativa per il loro primo bacio.

Che fosse stata data dall'adrenalina?
O forse da qualcosa di più profondo?
Non aveva risposte al momento.

Si mise in spalle lo zaino, accarezzò Chewbe e prese il casco nero della moto, uscendo di casa.

Stranamente non ci mise molto ad arrivare: il traffico quel giorno era molto scorrevole.
Parcheggiò la moto sotto al portone di casa di Chiara, come la sera precedente, poi citofonò.

Nessuno rispose.
Riprovò.
Nessuna risposta.

Si spostò leggermente all'indietro per vedere se le tapparelle del balcone di Chiara fossero aperte, ma da lì sotto non riusciva a visualizzarle bene, essendo al quarto piano.

Sospirò e si appoggiò alla porta, un po' agitato.

Qualcosa dentro di lui non lo lasciava tranquillo: Chiara era come un animale spaventato, lo sapeva.

Una parte di lui temeva che quel bacio l'avesse terrorizzata.

Poi la porta alle sue spalle di aprì ed uscì un signore sulla quarantina, vestito in giacca e cravatta, con una valigetta quarantott'ore in mano. Non gli lasciò neanche uno sguardo e si avviò a passo svelto verso la sua auto.

Cesare colse l'occasione ed entrò nel palazzo: doveva togliersi ogni dubbio.

L'ascensore era occupato, così iniziò a salire le scale, facendo gli scalini a due a due, di corsa, il  cuore a mille, sia per lo sforzo fisico che per l'ansia che ad ogni piano che superava, aumentava.

Poi arrivò al quarto piano e si fermò nell'atrio, guardando quella porta, diversa dal solito.
Non appena visualizzò su di essa un bigliettino bianco appiccicato sopra, il suo cuore si fermò.

Tre passi lo separavano da quel foglietto, tre passi che Cesare fece con grande fatica, a differenza dei gradini appena percorsi.

Oramai era certo: qualcosa non andava.

Si trovò finalmente lì davanti, nessun rumore al di là della porta, quel biglietto bianco che brillava accecante.

Lo prese tra le mani e riconobbe subito la calligrafia tutta ghirigori di Chiara.

"Ciao Cesare,
Se ti conosco bene come credo, non appena vedrai che non ti rispondo al telefono verrai qui. Sono partita questa mattina per Roma: mi ero dimenticata di avere il treno per tornare dai miei genitori. Non possono venire alla mia laurea.
Non te l'ho mai detto, come credo tu abbia capito non mi piace parlare della mia famiglia, ma sono entrambi medici.
Sono stati presi per una ricerca scientifica davvero importante che si svolgerà a Chicago; partiranno i primi di novembre e staranno via un anno.
Non saranno quindi presenti alla mia laurea il 6.
Faccio una settimana con loro, per stare un po' insieme prima di questo grande distacco, per festeggiare questo mio traguardo. Come molte cose che ancora non ti ho detto, e per questo mi scuso, quando sono da loro non uso mai il telefono. Lo spengo, mi stacco dal mondo. Per me è spesso difficile restare al loro fianco, ma quando trovo il coraggio voglio farlo al cento per cento. Scusa se non riesco ancora a dirti tutto, credimi, mi logora questa cosa perché sono consapevole del fatto che tu mi aiuteresti e tutto sarebbe più semplice. Eppure qualcosa mi blocca, mi frena.
Quando torno ne parliamo, o almeno, proverò a parlartene.
Se hai bisogno di me per qualcosa di urgente in questa settimana, questo è il numero di Greta: lei ha i contatti dei miei genitori, troverete un modo per sentirmi.
Grazie per prenderti cura di me, e scusami se sono così incasinata, vorrei fosse più semplice.
Chiara.".

Lesse quel biglietto più volte, l'animo più sereno perché dopotutto non era successo niente di grave, eppure non in completa pace.

Era difficile con Chiara ed era certo che ci fosse qualcosa di non detto.

Si accasciò vicino alla porta e compose il numero che aveva trovato sul retro del foglio, pronto per parlare con Greta, sperando di capirci qualcosa in più.

Fece tre squilli a vuoto, poi, alla fine, la ragazza rispose.

"Pronto?" Chiese titubante.

"Ciao Greta, sono Cesare, Chiara mi ha lasciato il tuo numero. Ho scoperto ora che è partita per Roma" Rispose lui, tutto d'un fiato.

La sentì sospirare piano dall'altra parte della linea.

"Si, Chiara me l'ha detto stamattina. È passata da me prima di partire." Disse solo, la voce leggermente triste.

Rimasero in silenzio per un po', l'ansia che aumentava, poi Cesare trovo il coraggio di fare la domanda che lo assillava.

"È partita per il bacio di ieri sera, vero?".

Sentí la bionda sospirare, poi qualche rumore di sottofondo, come se si fosse lanciata di peso su un divano.

"Non è colpa tua Cesare, non hai sbagliato niente e, detto da me, vale molto. Credo che tu sappia quanto io sia protettiva nei confronti di Chiara"

Si, lo sapeva bene; ricordava ancora le sue occhiatacce le prime volte che si erano incontrati.

"Cosa c'è allora? La storia dei genitori è vera o una scusa per scappare? Non ci capisco più niente" Disse, mettendosi la mano destra tra i capelli.

"Doveva davvero partire, ma tra tre giorni: ha anticipato".

Il cuore di Cesare si fermò.
Era fuggita. Quel bacio, per lui bellissimo, l'aveva fatta scappare.
Tirò indietro la testa, sbattendola più volte contro la porta di quella casa ormai chiusa, sigillata.

"Cesare" Disse Greta.

Lui restò in silenzio, gli occhi che diventavano lucidi.

"Cesare" Ripetè lei, con più insistenza.

"Cosa, che altro devo sapere?"

"Mi ha parlato di quel bacio. Non nego che ne fosse spaventata, non posso negarlo, sai bene come è fatta Chiara. Ma oltre a quello ci ho letto molte altre cose nei suoi occhi mentre parlava. Ci ho letto pace, serenità e amore. E non lo dico per far star meglio te, con tutto il rispetto possibile non fraintendermi, ma la mia migliore amica è lei, mi interessa che lei stia bene. E con te è così, la fai stare bene"
Disse lei, tutto d'un fiato.

Cesare sorrise appena, mentre una lacrima solcava il suo viso.

"C'è un ma, vero?"

"Si, ma non eccessivamente negativo. La fai stare bene e sono sicura che per lei sei perfetto, ma Chiara è difficile. Non perché non ti voglia, non perché non sia sicura di te e di quello che le fai provare, anzi. Chiara è terrorizzata da quello che prova, da quanto si senta felice. Non stava così da tanto, davvero tanto tempo. Ha solo bisogno di elaborare la cosa, ha solo bisogno che tu non scappi via e ti allontani, anche se lei l'ha fatto. Ha bisogno di pensare, riflettere mille volte e convincersi che questa volta posso andare bene. C'è molto di più sotto rispetto a quello che vedi, ma io non posso dirti altro, spetta a lei." Disse la bionda, lasciando un po' di speranza nel cuore del ragazzo.

"Solo, non pensare che sia tutto perduto, anzi, per me che la conosco questo è un buon segno. Ti ha lasciato un biglietto e una promessa di ritorno: vuol dire che sa che tu sei luce per lei. Ha solo bisogno di tranquillizzarsi e farsi passare la paura e probabilmente vuole farlo da sola prima di farlo con te. Dalle tempo, dalle fiducia".

Cesare si alzò, le lacrime scomparse, il cuore tornato a battere ad una velocità normale.
Riprese il foglio e rilesse una parte nello specifico.

"Quando torno ne parliamo, o almeno, proverò a parlartene"

Si, quella frase era una promessa.
Una promessa di ritorno, una promessa di apertura.

Chiara voleva buttare gli i suoi muri, per lui.
Era da sciocchi pensare che ci sarebbe riuscita in poco tempo, ora lo capiva meglio.

Le avrebbe dato tutto il tempo del mondo, l'avrebbe aspettata, perché per lei ne valeva davvero la pena.

"Lo farò, grazie Greta" Disse, pronto per chiudere la chiamata e partire alla volta dello studio, più tranquillo.

"Cesare, aspetta" Disse la ragazza.

"Dimmi, sono ancora qui".

"Prima che partisse, mi ha guardata dritta negli occhi e ha detto solo una frase. Quella frase mi fa stare davvero col cuore sereno, cosa che non succedeva da due anni a questa parte. Mi ha detto: "Sai da quanti anni io non riesca più a sentirmi a casa, quanto io mi senta persa in questo mondo. Quel bacio sapeva di casa, Cesare sa di casa". Chiara è fragile in questo momento della sua vita, ma, nonostante tutto quello che le è successo, ha ancora la forza per cercare la sua felicità. L'ha trovata finalmente, e sei tu. Ti affido la mia amica Cesare, sappi che è come darti una parte del mio cuore: non farla soffrire"

"Non accadrà, grazie ancora Greta."
Disse lui, il cuore che tornava a battere veloce, felice finalmente. Anche lui con Chiara, nonostante i segreti non ancora svelati, nonostante l'abisso e la paura, si sentiva a casa.

Chiuse la chiamata e si mise il foglietto in tasca, pronto per prendersi cura del tutto di quella ragazza unica e complessa che lo faceva sentire vivo.

*
Aveva appena finito di pulire la cucina, quando il citofono suonò.

Claudio, in piedi vicino a lui mentre beveva l'ultimo caffè della giornata, lo guardò curioso, rispondendo al citofono: erano le 22, chi poteva essere?

Era ormai il 28 Ottobre, un giorno ed una settimana dopo il bacio.

"Chi è?" Chiese suo fratello, la cornetta del citofono alzata.

Qualcuno rispose e Cesare vide il fratello sorridere.

"Si, scende subito" Disse prima di riattaccare.

"È Chiara, ha chiesto se ti andrebbe di scendere"

Cesare non se lo face ripetere due volte: si mise addosso una delle sue felpe immense, prese al volo le sue vans gialle, infilandosele velocemente e salutò il fratello, catapultandosi giu dalle scale.

Era tornata,finalmente.

Quella settimana senza di lei, senza sentirla, era stata lunga e difficile.

Grazie al cielo aveva almeno potuto scambiare qualche mail con Luce ed era riuscito a tranquillizzarsi.

L'ultima mail, ricevuta tre giorni prima, era infatti più triste del solito, ma allo stesso tempo ricca di speranza.

"Ciao Cesare,
purtroppo non sono di Bologna e non ho la possibilità di venirci, ora come ora. Ma ti sto scrivendo comunque da un tetto, una delle città a mio avviso più belle del mondo sotto di me.
Sai, quando sono qui in cima, o comunque in luoghi del genere, chiudo sempre gli occhi e mi lascio trasportare.
Con il senso della vista che manca gli altri si concentrano su quello che ci circonda: l'olfatto diventa più forte, il tatto più sensibile.
Senti odore di fiori adesso, forse dato dalla pianta rampicante alle mie spalle, ma più di tutto, sento il vento.
C'è stato un periodo della mia vita in cui questo elemento della natura mi era indifferente. Ora, ogni volta che lo sento sulla mia pelle, vengo scossa da brividi ed il mio cuore si calma, come cullato da una dolce litania. Il vento mi ricorda una persona cara, ormai persa, come se fosse il suo modo per dirmi che, nonostante quello che sia successo, non mi ha mai lasciata. La mia mente percepisce il vento sul viso come una sua carezza, quello sulle braccia come un suo abbraccio. E da una parte è dilaniante perché: come si afferra il vento?
Come si fa a non farlo andare via, a tenerlo sempre con se?
Dall'altra invece mi ricorda che quella persona non mi ha mai lasciata, che è sempre con me, nonostante sia sotto forma di vento, di aria che avvolge il mio corpo nei momenti più bui.
Sono qui, questa sera, su un tetto qualunque di una città qualunque e devo dire che era da secoli che non sentivo tutto questo vento.
Sono malinconicamente felice, e per oggi va bene così.
Un abbraccio,
Luce fiera di te"

Si era preso il suo tempo per rispondere perché, quella lettera l'aveva segnato a pieno. Per la prima volta Luce si era aperta davvero con lui, rivelandogli qualcosa di così puro e profondo.

Sperò che fosse anche il turno di Chiara di aprirsi, quella sera.

Quando la vide, seduta al posto del guidatore sulla sua auto, esattamente come la sera del loro bacio, non potè non pensare che fosse bellissima.
La luna le illuminava il volto, mentre lei guardava la radio, distratta.

Solo quando lui aprì la portiera lei si accorse della sua presenza.

Cesare fu felice di non vedere tristezza in quegli occhi: solo felicità è grande stanchezza.

Sentí abbaiare dai sedili posteriori e si girò di scatto: Nala manifestava il suo disappunto per qualcosa, imperterrita.

"Siamo appena arrivate, non siamo ancora passate da casa e Nala ha fame, scusa" Disse Chiara, guardandolo, appoggiando la mano sulla sua coscia.

E a Cesare si scaldò il cuore: era andata subito da lui, senza passe neanche da casa. Aveva ragione Greta: Chiara non aveva paura di lui, aveva solo bisogno di tempo.

Le strinse la mano, facendole un grande sorriso.

"Non preoccuparti, andiamo a casa" Disse solo, senza specificare quale casa, visto che per entrambi casa era ovunque fossero insieme.

*

Chiara diede da mangiare a Nala e dopo, insieme, la portarono fuori per una passeggiata.
Tornarono al monolocale della ragazza che ormai erano le 23:30 e la cucciola si mise subito a dormire nella sua cuccetta, sfinita.

Chiara si portò una mano sul volto, visibilmente stanca e provata.

"Vieni" Disse solo, prendendo la coperta di lana dal divano e uscendo sul balcone.

Si sedette sulla sedia di destra, mentre Cesare faceva la stessa cosa con l'ultima rimasta libera.
Lei gli passò un angolo della coperta, così che entrambi fossero sotto e al caldo, poi guardò il cielo, la luna ormai calante.

"Ti devo delle spiegazioni"
Disse solo.

Cesare rimase in silenzio per un po', poi disse:
"Non sei obbligata a farlo"

"No, ma voglio farlo, per te" Rispose lei, guardandolo finalmente negli occhi.

"Non sono ancora pronta a dirti quello che c'è dietro la storia della mia famiglia: mi fa troppo male e non l'ho mai detto a nessuno ad alta voce. Greta lo sa solo perché mi conosceva già quando tutto accadde" Disse lei velocemente, di getto, come per togliersi subito quella parte di discorso, probabilmente provata più e più volte in auto da sola di ritorno da Roma.

"Posso però dirti da cosa è dovuta la mia costante fobia di ingrassare e del cibo e quindi di una relazione stabile"

Cesare la guardò, non stupito che le due cose fossero collegate.

"Ti ascolto, non ti interromperò".

Così Chiara si aprì; iniziò finalmente a buttare giù un po' di quel muro che aveva eretto intorno a se.

Spiegò a Cesare che, l'ultimo anno delle superiori, aveva avuto una cotta assurda per un ragazzo del suo liceo. Non ci aveva mai parlato, ma lo vedeva spesso per i corridoi.
Una sera, ad una festa di una sua cara amica, lui si era presentato tra gli invitati.

"Piacere, Lorenzo" Le aveva detto, un sorriso splendido e degli occhi azzurri come il ghiaccio.

Lei ne rimase rapita, affascinata.
Iniziarono a sentirsi spesso e lui la riempiva di bella parole, di grandi complimenti e Chiara si sentiva, per la prima volta nella sua vita, davvero bellissima.

Un giorno si baciarono sotto la pioggia, davanti alla loro scuola.
Era al settimo cielo, felice come poche volte lo era stata.

Poi, lo stesso pomeriggio, lui l'aveva presa in disparte.
Le aveva detto che forse avevano fatto tutto troppo velocemente, che non si immaginava di andare in giro, per la loro bellissima Torino mano nella mano con lei. Non riusciva a vedersi in una relazione con lei, gli dispiaceva, ma non ci riusciva.

Inizialmente Chiara si arrabbiò: lui aveva fatto tutto di corsa, lui l'aveva riempita di complimenti, lui si era presentato a quella festa.
Lui, lui, lui, solo lui.

L'insicurezza la invase quando, una settimana dopo, lo vide baciarsi con un'altra ragazza della loro scuola, una ragazza decisamente più popolare di lei.

Ed eccolo lì, il problema: non era abbastanza.
Non abbastanza popolare, ne abbastanza conosciuta, ne degna di tenerlo per mano.

Lei, una ragazza piena di vita, divertente, sempre pronta per mille avventure, non andava bene.
Questo perché non cercava la popolarità ma la verità, sempre attenta a far star bene i suoi amici, pochi ma buoni, sempre con la testa su un libro per leggere o studiare.

Quel rifiuto la stravolse, senza sapere davvero il perché.
Era consapevole Lorenzo fosse stato un idiota, che quello che ci stava perdendo fosse lui, non lei.

Eppure si era sentita presa in giro, illusa da quelle parole che così facilmente le avevano riempito il cuore, che l'avevano fatta sentire sicura. Quel rifiuto l'aveva sgretolata e non sapeva come rimettere insieme i pezzi.

Aveva iniziato a mangiare sempre meno, per essere più carina, per essere accettata, aveva iniziato a mangiare sempre meno perché il peso era una cosa che poteva controllare.
Poteva controllare le calorie che ingeriva così come quel peso che vedeva scendere di giorno in giorno, ogni volta che saliva sulla bilancia.

Si sentiva di nuovo padrona di se stessa, nonostante in realtà si stesse perdendo maggiormente.

"I miei amici alla fine mi hanno aiutata, volta per volta, ad uscirne. Ero arrivata ad un punto di non ritorno, stavano già valutando se ricoverarmi o meno, ma mi sono rimessa in piedi. Nonostante questo, la mia ossessione non mi abbandona mai, ogni volta che qualcosa va peggio, ritorna con prepotenza. Ci lavoro costantemente." Concluse, guardando ancora negli occhi Cesare.

Lui fece per dire qualcosa ma la ragazza lo fermò.

"Scusa, non ho finito. Tutta questa storia mi ha reso comunque estremamente diffidente dalle relazioni amorose; non mi fido più delle belle parole o delle mie emozioni. So bene che tu sei diverso, so che sei quello giusto, ma questa è una paura che ho radicata dentro, nelle ossa, difficile da schiodare. E se dovessi aprirti il mio cuore e poi finisse? Non sono ancora pronta a reggere quell'alternativa"

"Non ti farei mai del male, non ti tratterei mai così" Disse lui, stringendole la mano.

Lei gli accarezzo il viso, gli occhi pieni di lacrime.

"Lo so bene Cesare, fidati che lo so. Sento il tuo cuore puro, sento che quello che provi per me è reale. Lo sento. Ma questa è qualcosa di molto più irrazionale, qualcosa che devo imparare a mettere a tacere. Voglio darti il cento per cento di me, non una piccola parte perché sono ancora tormentata da demoni passati che non riesco a schiodare".

Guardò la luna, restando in silenzio per un po'.

"Non ti sto chiedendo di aspettarmi, ti capirei se dovessi decidere di lasciar stare. Ti sto dicendo solo che per questa cosa, per un noi vero, ho bisogno di più tempo. E non è solo per quello che ti ho raccontato, ma anche per tutto quello che non sai. Non vorrei che alla fine esplodesse anche la nostra storia, così come è esplosa la mia famiglia"

Era davvero più di quanto Cesare si potesse aspettare.
Chiara non aveva buttato giù un po' del suo muro, ma davvero una grande parte.

Si era aperta, addirittura gli aveva anche accennato della sua famiglia.

Il sangue gli ribolliva nelle vene per quello che quel ragazzo le aveva fatto provare, ma allo stesso tempo ero orgoglioso dei progressi della ragazza.

"Chiara, aspetterei tutta la vita per te"

Disse lui spostando la coperta e allargando le braccia, incitandola a sedersi su di lui.

Lei accolse subito l'invito, accoccolandosi sul suo petto, sedendosi sulle sue gambe, mentre Cesare la copriva con la coperta.

"Ti aspetterò finché non sarai pronta al cento per cento. Vali la pena di aspettare Chiara, per te tutto vale la pena. Sei magnifica, intelligente, dolce e unica. Aspetterò tutto il tempo che vorrai"
Le disse sottovoce, mentre le accarezzava i capelli.

Lei si mise a piangere, un pianto liberatorio, con grossi singhiozzi e lacrime calde.

"Piangi, sfogati, sono qua con te, sono sempre qua con te".

E in quel momento una folata di vento accarezzo ad entrambi il viso.

*

Cesare, seduto vicino a Greta, sorrideva felice.
Chiara, davanti a loro e ad altre centinai di persone, vestita con dei pantaloni eleganti, una giacca e delle scarpe col tacco, tutto rigorosamente rosso, era in piedi, davanti alla commissione di laurea.

Non appena Cesare sentì dire dal presidente "centodieci e lode" Si alzò in piedi, battendo le mani, felice come non mai.

Greta al suo fianco reggeva un tablet, connessa in videochiamata con i genitori di Chiara, dall'altra parte del mondo.

Sorridevano alla figlia, gli sguardi felici, la madre con gli occhi lucidi.

Chiara si girò, non appena Tonno, dal fondo, fece partire un coro di urla in suo onore.
C'erano tutti: i regaz della valle, i ragazzi dei rovere, la compagnia di Nic e tutti gli amici che Chiare e Greta si erano fatte nel corso degli anni lì in università, che Cesare aveva avuto l'onore di conoscere.

Chiara li guardò uno ad uno, sorridendo radiosa, fino a che il suo sguardo non si incroció con quello di Cesare.

Era il 6 Novembre e, rispetto a quella sera di quella che giorno prima sul suo balcone, stava molto meglio.

I suoi occhi, bui e luminosi, splendevano radiosi, illuminando la stanza e Cesare che in quel momento più che mai si convinse che aspettarla fosse davvero la cosa giusta da fare.

Le mimò un "Ero sicuro che c'è l'avresti fatta", mentre una lacrima di felicità solcava il viso della ragazza, ormai dottoressa.

Continue Reading

You'll Also Like

25.7K 675 15
promessa é fantasia quindi non é vero
268K 26.1K 51
VKOOK COMPLETA|Hai a disposizione solo una chiamata al giorno, sono in totale 31 giorni prima di passare ad un altro giocatore, la durata della telef...
2.1K 134 6
Ho deciso di scrivere questa storia solo dopo il mio incontro avvenuto con Mirko il 12/07, così ho deciso di modificare qualcosa ma lasciare del vero...
14.9K 970 21
Torino, stagione 2024/2025 L'allenatore Thiago Motta arriva con le sue figlie. Vittoria - la più grande - segue gli allenamenti della squadra con co...