Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Taehyung richiuse la lettera che aveva scritto ai suoi fratelli e la sigillò con la ceralacca viola dei Jeon, un colore tanto singolare quanto particolare per appartenere ad una casata reale. 

Di solito, compresa quella Kim, il suo colore era di un profondo e brillante rosso rubino. 

Con un'ultima occhiata, suonò la campanella e diede la lettera alla servitù per farla spedire, ricadendo poi stancamente sulla poltrona.

Si sgranchì il collo e le dita notando come era stato tutto il pomeriggio impegnato a rispondere a lettere burocratiche di minor interesse ed importanza per conto dei Jeon, e gli occhi gli ricaddero con stupore sull'invito che avevano ricevuto.

Una battuta di caccia organizzata dal regno vicino -ottimo alleato dei Jeon- a cui avrebbero dovuto partecipare da lì a tre giorni. La tenuta presso cui sarebbero stati ospiti non era molto distante dal palazzo, ma il sovrano aveva specificato la volontà di avere gli ospiti dei vari regni per più giorni, per «Godere dei panorami di campagna e gioire della compagnia altrui».

Tutto molto bello, se non fosse che Taehyung era da circa una settimana che cercava di avere un contatto con Jungkook, senza riuscire però ad instaurarlo. Re Jeon lo aveva tenuto impegnato e sempre vicino a sè, e quindi non si erano potuti scambiare altro che piccoli convenevoli a cena o a pranzo, ma nulla di più. 

Taehyung rise senza allegria della sua sfortuna. Ogni volta che faceva un passo avanti con Jungkook o chiunque esso fosse, alla fine stallava sempre per cause esterne, rendendo quasi vani i suoi sforzi.

Chissà se stasera riusciremo a vederci nella nostra stanza...sembra che sia l'unico a voler mandare avanti il matrimonio.

Nonostante fosse stato proprio il principe a proporgli di dormire insieme, Taehyung non lo aveva praticamente più visto dopo la prima notte. Si addormentava sempre prima che arrivasse e spariva prima che si svegliasse, trovando le coperte solo vagamente stropicciate -e non sempre.

La cosa lo irritava oltremodo, aveva finalmente sentito di essersi avvicinato maggiormente a Jungkook, e anche a JK, provando a costruire un rapporto diverso con entrambi. Ma proprio adesso che stava iniziando a capirci di più e tutto...Jungkook spariva?

E, obiettivamente parlando, gli impegni politici erano un'emerita stronzata, Taehyung lo sapeva bene. Per questo si era deciso a smettere di far finta di nulla e di andare personalmente a vedere dove e cosa stesse facendo Jungkook.

Non aveva intenzione di sentire ancora e ancora, in un grande e continuo loop, la stessa frase ripetuta da ogni singola persona della servitù. Quelle ridicole scuse erano un oltraggio alla sua intelligenza, quindi congedò ogni singolo membro della servitù che gli intralciava il percorso orbitandogli intorno, sfilando velocemente attraverso i corridoi tetri. 

Se avesse voluto delle risposte, le avrebbe dovute ottenere da solo perché nessuno sembrava intenzionato a dargliele.

E fu con sua somma -e mica tanto- sorpresa, che sentì un parlare concitato e sommesso tra nientepopòdimenoche il principe Jungkook e.....

Hoseok, il dottore.

«Non potrete evitarlo per sempre, Jungkook. Siate ragionevole».

Taehyung si arrestò dietro l'angolo del corridoio, odiandosi per quel comportamento per cui aveva ripreso mille volte Jimin ma che adesso stava adottando per origliare una conversazione tra suo marito ed il suo strizzacervelli inquietante -che prima si poneva da amico e poi si incontrava di nascosto con suo marito.

Fantastico.

«Lo so, ma non posso stargli vicino Hoseok. Ho bisogno del tuo aiuto più di quanto abbia bisogno del mio matrimonio...Non riesco a controllarli, non sono più neanche padrone di quel briciolo di vita che mi rimaneva!» aveva quindi sibilato di risposta Jungkook, e Taehyung alzò un sopracciglio.

Quindi Jungkook lo stava evitando di proposito?

Dopo tutto quello che avevano passato...lo stava evitando? Ok, Taehyung non era di certo un medico, ma non avevano congiuntamente pensato di aiutarsi a vicenda? Di provarci?

Strinse i pugni e prese un silenzioso quanto profondo respiro, cercando di placare la voglia di fare irruzione nella stanza e cantarne quattro a tutti e due.

«Evitare vostro marito continuando le sedute con me di nascosto non è la soluzione più idonea nel gestire la situazione, Jungkook. Dovreste parlarne con Taehyung, ha il diritto di saperlo» aveva quindi detto Hoseok, con un tono così persuasivo che Taehyung se ne sentì quasi turbato.

«E cosa dovrei dirgli? Non ci riesco, non so neanche io cosa fare!» esclamò esasperato Jungkook, e fu in quel momento che Taehyung decise di intervenire.

Fece il suo ingresso nella stanza senza neanche annunciarsi, sapendo che non ce n'era bisogno. Aveva ripreso ad indossare la sua maschera di indifferenza totale, quella vuota che aveva imparato a mettere su nel momento in cui rischiava che le emozioni defluissero sul suo volto senza che potesse controllarle. Era il suo scudo dietro cui rifugiarsi, dove nessuno lo avrebbe potuto vedere per davvero.

La posa era calma e rilassata e lo sguardo rivolto sulle due figure nella stanza; di queste, solo una si era accorta della sua presenza, perchè l'altra gli dava le spalle.

«Taehyung» disse con un inchino il dottore, ma l'attenzione non era rivolta a lui.

No.

I suoi occhi erano fermi su Jungkook, che si stava voltando quasi a rallentatore, paonazzo in viso e con le spalle tese.

«Noto con sincera gioia  e sollievo che l'improrogabile incontro con il segretario di stato e il gestore delle casse non fosse poi così improrogabile» disse con un tono più duro e tagliente di quanto in realtà volesse.

Jungkook sbiancò ancora di più prendendo un respiro tremulo e deglutendo sonoramente, mentre Hoseok faceva un passo verso di lui con occhi attenti ma tranquilli.

Taehyung sperò per lui che si facesse una carrozza di fatti propri, perchè non ci avrebbe pensato due volte a metterlo al suo posto.

«Vostra Altezza, sono sicuro che abbiate travisato il comportamento di Jungkook e i nostri incontri in discrezione» iniziò quindi, con quel tono mellifluo e che a Taehyung dava proprio sui nervi.

Gli occhi si spostarono quindi sul medico ed alzò un sopracciglio verso la sua direzione, piegando le labbra in una smorfia.

«Qualcuno ha forse richiesto il vostro intervento?» chiese quindi, mantenendo il tono di voce mortalmente tranquillo. In realtà, sentiva il nervosismo ribollirgli dentro come una mandria di cavalli impazziti. 

Hoseok non battè ciglio alla sua riposta e si frappose tra i due. «No, è vero, ma la situazione mi arroga il diritto di parola. Sono il medico personale del principe e se è richiesta la mia presenza, non posso esimermi dal fare il mio dovere».

Taehyung lo guardò giusto per qualche attimo prima di fare come se neanche avesse parlato e spostare lo sguardo su Jungkook, che sembrava quasi sul punto del collasso. Il sudore gli imperlava la fronte e le basette, le mani gli tremavano leggermente e gli occhi erano allargati e spaventati.

Era la versione impanicata di Kookie.

«Lasciateci soli» sbottò quindi, in un ordine fermo e deciso che fece sobbalzare perfino Hoseok, sinceramente colpito dal cambio di attitudine di Taehyung.

«Vostra Altezza, permettetemi di dissent—».

«Ho detto lasciateci soli». Il tono di voce di Taehyung era stato più alto e deciso, così tagliente da lasciare perplesso e stupito perfino sé stesso; quella nota autoritaria nella sua voce profonda lo rendeva stranamente temibile.

Le labbra di Hoseok si strinsero in una linea dura e voltò leggermente il capo verso Jungkook, che -dopo un profondissimo respiro e un nervosissimo sistemarsi i capelli- annuì nella sua direzione per consentirgli di andare via.

Taehyung non degnò il medico neanche di uno sguardo mentre questo sfilava silenziosamente via, ma attese il suono della chiusura della porta e la conferma di essere rimasti soli per guardare il principe, in attesa.

Se pensava che avrebbe lasciato correre, allora si sbagliava.

Si sbagliava di grosso.

«Taehyung, prima che tu possa saltare a conclusioni affrettate...non è come pensi. E-ero davvero ad un incontro c-con il segretario di stato» iniziò incerto Jungkook, abbassando lo sguardo sotto il peso di quello duro ed opprimente di Taehyung, in piedi e con i pugni stretti lungo i fianchi.

«Ah no? Non è come penso? Quindi Hoseok ha detto una menzogna affermando che mi state evitando? Strano che anche io abbia avuto la stessa sensazione, vero Jungkook?».

Jungkook sobbalzò a quelle parole e si morse il labbro inferiore, portandosi quindi una mano tremante dietro il collo per grattarselo con fare imbarazzato. 

«Sì...cioè, n-no, non proprio. In realtà non—», Jungkook fece un profondo sospiro «Non è esattamente così, non volevo davvero evitarti Taehyung. Devi credermi, è solo un pò più c-complicato di così».

Taehyung vide rosso a quelle parole, rischiando di perdere la poca pazienza che gli rimaneva.

«Devo crederti?! E' da un cazzo di mese che mi dici che devo crederti Jungkook; ed io ti ho creduto sul serio, sono rimasto ad ascoltarti, sono stato disposto a venirti incontro...solo per poi sentirmi rifilare scuse patetiche e di insulto all'intelligenza umana sui tuoi impegni istituzionali improrogabili che non ti lasciavano il tempo di vedermi ma di parlare con il dottore?! Non ti vedo da giorni, non ci siamo scambiati neanche una parola!».

Taehyung non aveva urlato, ma il tono era stato alto abbastanza da risultare incazzato e poco tollerante. Jungkook sobbalzò e scosse velocemente la testa, guardandolo ad occhi sgranati.

Si vedeva che non lo aveva mai visto arrabbiato.

«C'è un motivo! C-c'è davvero un motivo per cui lo sto facendo! Taehyung, lo sto facendo per noi, per essere tranquilli, p-per stare meglio insieme! Lascia che ti spieghi...» gli rispose Jungkook con fare quasi supplichevole, facendo un passo verso di lui e incespicando sui suoi passi per la velocità con cui si stava muovendo.

Taehyung non fece una piega, aggrottando le sopracciglia e stringendo i denti per il nervoso.

Gli occhi grandi ed espressivi di Jungkook gli ricordavano troppo quelli di Kookie, quindi non gli era per niente semplice rimanere arrabbiato con Jungkook e tenere la posizione salda e ferma come il caso richiedeva.

Quasi quasi, era più facile litigare con JK.

«Spiegarmi? Adesso vuoi spiegarmi quello che succede? Adesso che sei costretto a farlo? Quando me lo avresti detto che continuavi a vedere il dottore senza però voler vedere me? Quante volte mi dovrò svegliare da solo in stanza con l'altra parte del letto vuota? Quante colazioni, pranzi e cene dovrò consumare da solo prima che ti decida a dirmi almeno ciò che sta succedendo?» accusò allora Taehyung, stringendo le labbra.

Jungkook deglutì e abbassò il capo, il volto sempre più paonazzo e le mani strette tra di loro per evitare di tremare.

«Non è esattamente così Taehyung, te lo posso giurare. M-mi sono sentito un tantino s-sotto pressione ultimamente perché io non ho mai dormito con nessuno q-quindi n-non mi è stato semplice, p-poi mio padre mi ha detto d-di alcune faccende e—».

«Jungkook» lo richiamò Taehyung, frenando quel flusso di parole ansiose, obbligando l'altro ad alzare il capo solo per incontrare i suoi occhi.

«L'idea di dormire insieme è stata tua. L'idea di condividere la camera da letto è stata la tua! Me ne sarei tranquillamente rimasto nella mia stanza se questo...», Taehyung si passò una mano tra i capelli, «Se questo avesse implicato un nostro allontanamento. Pensavo che dopo l'ultima volta avessimo raggiunto un nuovo livello, avessimo iniziato a porre qualche altro piccolo mattone per costruire un rapporto; vero, JK e Kookie sono stati coloro con cui ho avuto più a che fare ma...niente, lascia perdere».

Taehyung voltò le spalle e fece per andarsene quando una mano forte e calda gli bloccò il polso e lo obbligò a girarsi di nuovo. Incontrò l'espressione seria ma spaventata di Jungkook a pochi centimetri dal suo volto, le labbra piegate all'ingiù e il respiro accelerato.

«Ti prego Taehyung...non andartene. P-per favore» mormorò quasi senza voce, allentando la presa sul suo polso senza lasciarlo del tutto.

Sono stanco Jungkook. 

Era questo quello che voleva dirgli, che voleva urlargli, che voleva che l'altro capisse.

Stanco di dover brancolare nel buio.

Stanco di dover lottare per sapere qualcosa.

Stanco delle mezze verità.

Ed era anche stanco del fatto che, nonostante tutto, stesse iniziando a sentire di avere un debole per il principe.

«D'accordo» sussurrò sconfitto, chiudendo gli occhi per la spossatezza.

Da Jungkook provenne un sospiro di sollievo, salvo poi mordersi il labbro come Taehyung liberò il polso dalla sua stretta.

«Ci vediamo alle scuderie tra mezz'ora».

Taehyung aggrottò le sopracciglia, perplesso «Alle scuderie? Dove dobbiamo andare?».

Jungkook gli fece un piccolo sorriso, «Alla quercia. Mi sembra un buon posto per parlare».

Taehyung mancò un battito ma annuì senza dire nulla.

Ora aveva ansia.


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Mentre andavano verso la quercia, Taehyung aveva notato come Jungkook avesse l'espressione vagamente ansiosa e lo sguardo fisso davanti al sentiero poco battuto ma perfettamente visibile. Il rumore degli zoccoli era l'unico suono che accompagnava i suoi pensieri confusi, e non potè evitare alla sua mente di vagare e studiare il profilo perfetto del principe al suo fianco. La mascella squadrata e gli orecchini che indossava, uniti ai vestiti regali, lo rendevano stranamente affascinante, dalle fattezze quasi pittoresche.

Se Taehyung avesse dovuto fare un paragone tra la figura di Jungkook e la sua amatissima arte, il principe sarebbe potuto essere un Caravaggio. Il contrasto della sua anima gli ricordava molto il chiaroscuro che aveva ammirato per ore, e tutte le sfaccettature di Jungkook erano un'ulteriore prova che le opere d'arte partivano da vite reali.

L'idea che avesse obbligato l'altro a parlargli del suo problema gettava un'ombra non indifferente nel suo animo, ma non poteva evitare di pensare che, se non avesse saputo, sarebbe sicuramente finito per fare qualcosa di sbagliato che avrebbe distrutto ancora di più ogni passo che lui e Jungkook avevano fatto insieme.

Lo aveva evitato come la peste, ed il suo comportamento lo aveva in qualche modo ferito, seppur non aveva ancora nessun diritto di sentirsi tale. Aveva assecondato ogni sua richiesta, ma lui aveva solo fatto dei passi indietro e aveva invece visto il dottore diverse volte.

A sua insaputa.

Aveva rimandato tutte le visite a palazzo con i suoi fratelli per Jungkook, per poi scoprire di essere messo da parte in quel modo...?

«Possiamo proseguire a piedi da qui...ti va?» chiese Jungkook, spezzando il silenzio del momento.

L'aria era fresca, un odore muschiato invitante e rilassante aveva immediatamente rilassato le spalle tese di Taehyung, e questo si voltò verso Jungkook annuendo piano.

«Mi sembra una buona idea» asserì infine, cercando di sembrare quanto più tranquillo possibile.

Tirò un po' le redini solo per fermare del tutto il cavallo e scendere con un elegante balzo, imitato da Jungkook, che fece un respiro profondo ignaro del fatto che Taehyung poteva tranquillamente sentirlo e aveva capito che il principe fosse in ansia.

Tanta ansia.

Forse anche più della sua.

Per cui, quando furono uno di fianco all'altro, Taehyung allungò la mano e le lunghe dita si intrecciarono a quelle di Jungook, la cui testa scattò verso di lui ed un piccolo e diffuso rossore si allargò sul suo viso. Increspò le labbra in un sorriso e strinse la presa sulla mano di Taehyung, iniziando a camminare lentamente verso il loro posto magico.

Non mancava molto per arrivare al loro posto magico, che un lampo di luce illuminò il cielo un po' ingrigito e vagamente uggioso, attirando l'attenzione di entrambi.

«Sta per piovere?» chiese sorpreso Taehyung, alzando gli occhi al cielo solo per notare che sì, grosse nuvole grigie si stavano avvicinando all'orizzonte.

Jungkook si guardò un attimo intorno con aria pensierosa, senza però lasciare la sua mano.

«Non me ne sono accorto...direi che stare sotto la quercia non è esattamente il massimo durante un temporale» riflettè Jungkook, aggrottando leggermente le sopracciglia. 

Taehyung gli si portò vicino e abbozzò un piccolo sorriso, tirandolo lievemente per la mano che gli stringeva.

«Forse è solo un segno. Perdonami per averti obbligato a venire qui per parlarmi. E' più che chiaro che non è stata l'idea migliore...mi dispiace» gli sussurrò sincero, guardandolo dritto negli occhi. Si protese lentamente verso Jungkook, il cui rossore era adesso molto più diffuso e presente, e posò le labbra con leggerezza sulla sua guancia.

Fu uno sfiorare appena accennato che però lasciò in entrambi un batticuore difficile da ignorare, interrotto solamente dal tuono che seguì un altro lampo, più forte del brontolio tumultuoso di poco prima.

Sobbalzarono entrambi e rivolsero di nuovo lo sguardo al cielo, che adesso minacciava una tempesta di tutto rispetto. 

«Dobbiamo tornare indietro, sta per arrivare un brutto temporale».

Jungkook strinse le labbra. 

Stranamente, non aveva proprio voglia di tornare a palazzo. Anzi. Guardò la mano di Taehyung stretta tra le sue e il calore piacevole che ne ricavava e sapeva che, se fossero tornati indietro...probabilmente non avrebbero avuto modo di incontrarsi.

«Ho un'idea» esclamò dal nulla, con un'espressione così luminosa che sembrava avesse appena avuto l'idea dell'anno.

Taehyung alzò le sopracciglia, sorpreso, ed il secondo dopo Jungkook lo trascinò via verso i cavalli, indicandogli di salirci su e seguirlo. Cambiarono traiettoria lasciandosi alle spalle non solamente il campo di fiori e la quercia dove erano diretti, ma anche le prime gocce di pioggia che iniziarono a cadere prima con timida calma, e poi con sempre maggiore intensità, costringendoli ad accelerare fino a correre- letteralmente- sotto la pioggia.

«Jungkook, dove mi stai portando?!» esclamò Taehyung. Strizzò gli occhi per evitare che la pioggia ci finisse dentro e strinse la presa sulle redini mentre seguiva Jungkook che gli faceva strada. 

Il principe gli lanciò un'occhiata continuando a correre, esclamando un «Ad una delle tenute di campagna! E' quella lì!» e gli indicò quella che sembrava una casetta con un pò di anni alle spalle...e anche un pochino abbandonata.

Come arrivarono lì davanti, Taehyung e Jungkook saltarono giù allo stesso istante e quest'ultimo afferrò le redini dalle mani dell'altro.

«Lego i cavalli e arrivo, aspettami dentro» gli disse con un sorriso, e Taehyung annuì seguendolo con gli occhi come si mosse velocemente sotto la pioggia fino a svanire del tutto.

Spinse la porta cigolante con fare esitante e come entrò, l'odore di legno e di polvere andò a sostituire quello della pioggia, facendolo tossicchiare per qualche attimo. Era una casa piuttosto grande, molto più di quanto sembrasse da fuori; sulla sinistra vi era un camino in pietra senza alcun arredo o mobilia, a destra un tavolo con delle sedie e alcune poltrone, per poi trovarsi di fronte delle scale a cui, sicuramente, si accedeva alle stanze da letto e ai bagni.

Si tolse gli stivali -che emettevano uno squittio irritante ed estremamente imbarazzante- e li lasciò proprio di fianco la porta, scrollando i capelli gocciolanti. Si strofinò le mani e ci alitò sopra, sentendo il freddo della pioggia penetrargli le ossa dopo aver superato tutti gli strati di tessuto che aveva addosso.

Era completamente zuppo, i vestiti sembravano una seconda pelle ed i capelli erano tutti attaccati alla fronte e al viso; le goccioline d'acqua tracciavano scie trasparenti e ghiacciate sulla sua pelle liscia. 

Adocchiò il camino e gli si avvicinò, arricciando le labbra per studiare un modo di accenderlo. Sulla sinistra c'era un po' di legna, quindi la prima cosa che fece fu proprio quella di mettere qualche tocco sul fondo, su cui vi era solo un po' di cenere e polvere. Quindi, si mise alla ricerca della pagliuzza che era sicuro di trovare da qualche parte, e frugò tra la legna, trovandola subito dopo e asciugandosi le mani come possibile per evitare di bagnarla.

Iniziò a creare un attrito sufficiente a innescare una scintilla, anche minima, e finalmente ci riuscì al terzo tentativo, sorridendo contento quando il piccolo focolaio non diventò un fuoco più consistente e caldo.

Come si mise in piedi per osservare con occhi soddisfatti e contenti il risultato di ciò che era stato il frutto del suo duro lavoro, la porta d'ingresso venne spalancata ed un Jungkook ancora più zuppo di prima fece il suo ingresso, scrollandosi i capelli e gocciolando come se avesse appena fatto la doccia. 

Le labbra erano viola, il volto pallido, gli occhi strizzati e piccoli brividi gli costellavano la pelle del collo come l'umidità gli penetrava dentro subdola come solo il freddo poteva essere.

«Fuoco?!» proruppe Jungkook con un tono così sorpreso e contento che fece scoppiare a ridere Taehyung, che annuì con sguardo orgoglioso.

«Precisamente! Io e Jimin ci divertivamo a dare fuoco alle foglie secche da piccoli, mentre giocavamo in giardino all'insaputa di mio padre» sorrise quindi al ricordo, e il principe ricambiò nel suo solito modo. Scoprì i suoi denti da coniglietto arricciando il naso, in un'espressione così contenta che gli scaldò il cuore e lo fece sentire stranamente emozionato. 

Come se avesse raggiunto un grande obiettivo.

Jungkook si tolse la mantella che indossava e guardò Taehyung con le sopracciglia alzate.

«Non ti togli i vestiti?» come lo disse, toccò mille sfumature di rosso. «N-nel senso—oh dio, non volevo d-di certo dire in quel senso! Voglio d-dire n-non era perché volessi vederti togliere i v-vestiti...cioè, non è che n-non mi piaccia ma» chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, una routine che Taehyung conosceva perfettamente.

Tutto quel farfugliare, quel rossore e quell'imbarazzo avvennero davanti lo sguardo divertito ed intenerito di Taehyung, che lo guardava con un sopracciglio alzato ed un piccolo ghigno che gli incurvava le labbra.

«Jungkook, non c'è bisogno che ti preoccupi. Sì, avevo intenzione di chiederti dove tenessi le coperte o se ce ne fossero, così da potermi togliere i vestiti» ridacchiò sommessamente dell'imbarazzo del principe, che stava borbottando qualcosa tra sé e si passava una mano sul volto per spostarsi i capelli bagnati.

Taehyung si morse il labbro per sopprimere un sorriso, anche se si concesse un'occhiata più lunga del necessario alle cosce di Jungkook, ancora più fasciate adesso che i pantaloni erano zuppi.

«Di sopra ci dovrebbe essere una camera da letto...provo a controllare lì» suggerì, incerto. Taehyung si tolse la giacca e la appese ad un chiodo sporgente nel muro, prendendo poi a sbottonarsi la camicia con lentezza per evitare di rovinarla più di quanto già non lo fosse, togliendosela con calma e sbattendola un paio di volte per far sì che l'acqua in eccesso colasse via.

Si voltò verso Jungkook per chiedergli di andare a prendere delle asciugamani, ma quasi sobbalzò alla vista delle spalle del principe che, lontano da lui, sembrava volesse essere inglobato dalla poltrona a cui si stringeva con forza decisamente eccessiva.

Il corpo di Jungkook tremò visibilmente e Taehyung si preoccupò istantaneamente. Magari aveva una tolleranza del freddo minore della sua e per questo stava congelando?

«Jungkook?» chiamò con tono gentile.

«S-sì?!» squittì quello, saltando quasi in aria, e Taehyung piegò il capo di lato.

«Tutto bene?» domandò, esitante. 

Jungkook sembrava sul punto di volersi buttare in un dirupo, e ci impiegò qualche secondo per notare che l'imbarazzo che stava provando quello era dovuto principalmente al fatto che fosse a torso nudo.

In particolare, quello che stava mandando Jungkook fuori di testa era una specie di emozione sconosciuta, una voglia strana di avvicinarsi a lui e rivedere quello che in teoria non aveva mai visto. Sentiva la mancanza del corpo di Taehyung sotto le dita, era una sensazione strana e anomala che non aveva mai provato prima.

Il corpo asciutto di Taehyung era illuminato dalla calda luce del fuoco, il cui colore aranciato rendeva ancora più definita la sua pelle liscia, che sembrava priva di imperfezioni. Quella morbida tonalità caramello che gli aveva fatto seccare la bocca e scuotere le budella come un serpente che si attorciglia su sé stesso. Il lieve accenno di addome era però completato dalle prorompenti clavicole e dalle curve definite nel suo petto, il bicipite non era muscoloso come il suo ma aveva comunque una sinuosa curva; la piccola e accennata v sul fianco svaniva oltre il bordo dei pantaloni...il tutto corredato da lente e maliziose goccioline di pioggia che la illuminavano come zucchero fuso.

 E anche se quello era suo marito, non aveva mai provato niente del genere nei confronti di nessuno. In realtà, l'idea di essere toccato lo mandava in ansia e gli faceva venire il terrore, quindi era anomalo desiderare il contatto se lui era il primo a non volerlo.

Continui a fare la figura del perdente, complimenti. Neanche Kookie riuscirebbe a fare di meglio.

Jungkook strizzò gli occhi e li serrò, respirando affannosamente mentre le dita affondavano nella poltrona, che ancorava come se non dovesse sprofondare nelle sabbie mobili.

«Sta zitto» sibilò a denti stretti, ed ignorò il rumore di passi felpati che, lenti, gli si avvicinavano.

La verità fa male, piccolo Jungkook? Senza di me saresti il perdente di sempre, non dimenticarlo mai. 

«Smettila» ribadì Jungkook, scuotendo velocemente la testa e schiacciandosi i pugni contro le tempie pulsanti. Quel brusio era tornato ad infestargli la mente come una specie di sciame d'api, le voci si accavallavano, la confusione gli vorticava attorno e Jungkook era di nuovo perso dentro sè stesso. La testa gli doleva e non riusciva a trovare un appiglio solido, un modo per sfuggire dalla trappola mentale che si era creato da solo per difendersi dalla cattiveria del mondo.

«Jungkook, va tutto bene?». Una voce profonda, morbida come il velluto e dalla nota calda e pacata arrivò come uno scudo durante una battaglia, quindi Jungkook si piegò ancora più su sé stesso e crollò in ginocchio. 

La testa ancora stretta tra i pugni chiusi, la voce canzonatoria di JK gli stava elencando tutto quello che avrebbe fatto a Taehyung da lì a poco, adesso che lui lo aveva portato in quel posto isolato; il senso di colpa di aver condannato l'altro ad un ennesimo eventuale sopruso gli fece venire le lacrime agli occhi.

«STA ZITTO! SMETTILA!» urlò, la voce spezzata dal pianto e il petto dolente come se fosse infuocato.

Taehyung spalancò gli occhi e gli si avvicinò lentamente, e come sfiorò la schiena di Jungkook, questo sobbalzò come se avesse preso la scossa e si ritrasse fino a che la schiena non gli sbattè contro il muro. Si strinse le ginocchia al petto e vi seppellì il volto in mezzo, i forti singhiozzi lo scuotevano come quando Kookie era angosciato, mormorando parole e frasi che non avevano alcun senso.

Taehyung lo guardò allarmato, non capendo contro chi urlasse Jungook e perché all'improvviso avesse cambiato così tanto umore.

Gli si accovacciò affianco con le sopracciglia aggrottate e la preoccupazione ben evidente nel suo volto, pensando ad un modo per poterlo aiutare.

«Jungkook per favore...non piangere. Giuro, non volevo fare nulla, mi sono tolto la camicia solo perché era bagnata...» mormorò Taehyung, dispiaciuto.

Quanto era stupido? Quanto era stato stupido fino a quel momento? Jungkook era stato vittima di abusi, aveva un disturbo grave e lui continuava a comportarsi come uno stupido bambino capriccioso.

I singhiozzi di Jungkook non si arrestarono, ma aveva i vestiti zuppi e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un raffreddore o una febbre, quindi si issò senza dire altro e andò velocemente al piano di sopra. Andò a frugare nella cassettiera che sembrava aver visto dei momenti migliori e prese tutte le coperte che riuscì a trovare, facendo poi una capatina verso il bagno per racimolare delle asciugamani pulite.

A fortuna, trovò anche due paia di calzoncini che va beh, erano meglio di niente, e li portò tutti di sotto, trovando Jungkook ancora rannicchiato contro il muro che mormorava una serie di parole di difficile interpretazione.

Taehyung non chiese ulteriori spiegazioni, ma posò gentilmente un asciugamano sulla testa di Jungkook ed una coperta sulle sue spalle.

Questo si bloccò ed alzò gli occhi rossi e gonfi, sciolti in mille dolorosissime lacrime, con fare interrogativo, e Taehyung gli sorrise.

«Prenderai un accidenti se non ti asciughi. Ho portato anche delle coperte e un paio di calzoncini che non sono troppo alla moda ma dovrebbero starti. Quando hai fatto, chiamami. Mi cambierò di sopra».

Jungkook lo guardava incredulo, quasi non si aspettasse da parte di Taehyung tale comprensione, infatti gli afferrò il polso prima che potesse allontanarsi del tutto.

In tutto quel caos che era la sua mente e in cui si era perso innumerevoli volte...Taehyung era la sua luce. 

«Resta» pregò, in un flebile sussurro.

Aveva il terrore, terrore che Taehyung andasse via e lo lasciasse in balia della sua mente -che solo quel momento sembrava essersi praticamente placata. Voleva perdersi in quegli occhi cerulei e caritatevoli, in quei tratti dolci e nella voce roca e profonda.

Voleva perdersi in Taehyung.

«Sei sicuro? Posso aspettare di sopra fin quando non finisci» suggerì con pacatezza l'altro, accovacciandosi ai suoi piedi. Il volto era rilassato e lo sguardo gentile, e quella nota pacata riuscì a calmare l'animo in subbuglio di Jungkook, che acconsentì con un cenno del capo.

«Per favore...Tae, resta».

Tae.

Era la prima volta che gli dava un soprannome, e quindi lo incoraggiò con un cenno di assenso ed un grande sorriso di incoraggiamento, che sembrò arrestare le lacrime di Jungkook.

E quindi, tacitamente, attese voltato di spalle che il principe si asciugasse e si cambiasse, avvolgendosi poi nella coperta di lana che gli aveva portato e sedendosi su quella più spessa che aveva posizionato proprio davanti il fuoco. 

Taehyung ricevette quel tacito via libera per fare altrettanto e... Oddio, i calzoncini che aveva preso gli stavano un po' larghi, ma andavano più che bene per il momento, anche perché a coprirlo del tutto ci avrebbe pensato la coperta.

Si sedette al fianco di Jungkook -che aveva lo sguardo fisso sul fuoco scoppiettante- e a corredare quel silenzio che non era né imbarazzante né da farlo sentire a disagio, il picchiettare delle gocce di pioggia contro il vetro -adesso coperto da una pesante tenda- e qualche tuono sparso.

Il caldo tepore del fuoco gli arrivò come una benedizione divina, perché sentiva il freddo avviluppargli le ossa e aveva anche preso a tremare standosene nella parte più estrema della stanza.

«August» proruppe dal nulla Jungkook, la voce ridotta ad un flebile mormorio, appena poco sopra lo scoppiettio del fuoco.

Taehyung non disse nulla, rimase esattamente nella stessa posizione. Non era il momento di interrompere.

«August Soyun. Uomo politico di alto spicco, un genio delle strategie militari ed uno dei più abili e fieri combattenti del regno. Mio padre me l'ha presentato così la prima volta che venni messo a conoscenza che sarei diventato re. Avevo sette anni, ma avevo già sentito parlare di esercito e di battaglie. Tutti i libri che le mie tate mi leggevano prima di mettermi, narravano la storia del regno, delle sanguinolente battaglie combattute dai miei antenati fino ad arrivare a mio padre. Erano un po' la favola della buonanotte».

Jungkook fece un sorriso vuoto e una delle mani sbucò da sotto la coperta solo per giocherellare con un filo di cucitura saltato via.

«Dire che fosse preparato e che pendevo letteralmente dalle sue labbra ogni giorno che passava... era un mero eufemismo. Era la persona che stimavo di più, era anche migliore di mio padre, per me. A lui devo tutto, devo la mia conoscenza, le mie conquiste e la mia abilità di leggere tra le righe di attacchi a sorpresa o invasioni strane e poco sensate. Ma tutta questa sapienza non è stata l'unica cosa che mi ha lasciato».

Taehyung sentì la tensione crescere e strinse la presa sulla coperta, invisibile agli occhi di Jungkook ma che serviva per lasciargli un appiglio su tutto.

Stava per arrivare la bomba.

«JK è uno dei suoi lasciti. Sono sicuro che Hoseok te ne abbia parlato, gliel'ho chiesto io di farlo, prima che conoscessi Kookie. Mentre ero in visita al tuo palazzo, gli ho mandato una lettera per spiegargli che il mio disturbo era tornato...ti stupirà sapere che JK e Kookie non uscivano allo scoperto da almeno due anni» sorrise incerto il principe, voltando per la prima volta lo sguardo su Taehyung, cercando qualsiasi traccia di stupore o di disgusto.

Vi trovò solo pacato incoraggiamento.

«Quando tutto cominciò avevo solo otto anni, di mattina e di pomeriggio mi insegnava come governare, la sera invece...» le parole gli morirono in gola e gli occhi gli divennero lucidi e malinconici. Taehyung notò come Jungkook avesse tremato -non di freddo stavolta- e agì d'istinto. La sua mano sgusciò fuori dalle coperte e strinse la sua, iniziando a fargli piccoli cerchi concentrici con il pollice sul dorso per rilassarlo.

«JK è nato per proteggermi. Lui è quello che Hoseok definisce il protettore ed è quello che si prende cura delle situazioni che non riesco a gestire; che siano di ansia o stress o tristezza, tendenzialmente è sempre lui che prende il controllo quando mi sento...sopraffatto. JK fa tante cose per me e per il sistema, tra cui prendersi cura di Kookie, è colui che ricorda il trauma che abbiamo subito e che aiuta a bilanciare il tutto» spiegò quindi, guardando le loro mani intrecciate come a trarne ispirazione da questa.

O anche forza.

«Mi ha detto una cosa, quella volta che abbiamo litigato» disse Taehyung dopo qualche minuto di silenzio. Jungkook si voltò curioso verso di lui, lo sguardo tormentato ma sinceramente interessato a sapere cosa l'altro avesse da dire.

«Che è stato creato per...per contenere il trauma. Come...come è spuntato?» cercò di specificare Taehyung, non sapeva se aveva detto qualcosa di sbagliato o meno, ma Jungkook annuì mestamente, abbassando di nuovo gli occhi sul fuoco.

«E' vero, JK è spuntato perché...non riuscivo a gestire quello che stavo subendo. Mi ricordo di aver desiderato di sparire, di poter evitare di vedere il suoi occhi su di me, di sentire le sue mani sul mio corpo» Jungkook chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Una piccola lacrime sfuggì dal suo occhio sinistro e le labbra tremarono violentemente, prontamente strette tra i denti per fermarle.

Taehyung sentì il cuore rompersi come un vetro percosso, quindi gli si avvicinò e posò il capo sulla coperta, in prossimità di dove doveva esserci la spalla di Jungkook. I loro corpi erano a contatto ma non troppo, in quanto le coperte erano un buon compromesso visto lo spessore.

«Da quando è comparso JK non ho più avuto nessun ricordo di quello che succedeva le volte in cui August entrava in camera mia. Ormai era una prassi, e la mia ansia e paura erano sufficienti a farlo riapparire ogni volta. Ogni tanto mi capita di sparire per giorni, altri mi capita di stare via solo pochi minuti o alcune ore».

Taehyung annuì, continuando a carezzare la mano di Jungkook con gesti semplici ma che sembravano dare la forza all'altro di rimanere lì e non perdersi nella sua mente.

Il principe strinse la presa sulla sua mano e si voltò, inspirando a sorpresa l'odore dei suoi capelli misto a quello della pioggia.

«Jungkook...grazie».













NDA: allooooora, come lo avete trovato il capitolo? Personalmente, questo e il prossimo sono i miei capitoli PREFERITI in assoluto, perchè Kook è troppo carino :> 

Non preoccupatevi, vi racconterò qualcosa di più su JK nel prossimo capitolo, che sarà un sacco soft quindi vi avverto che potreste avere piccoli attacchi di cuore. 

Vi prego, ditemi che avete notato il significato del titolo tra le righe e che non sono solo io a farmi le pare mentali t.t

Come al solito, scusate eventuali errori e grazie per aver letto <3 Niente collage stasera, direte. 

Ebbene, wattpad non mi carica le foto quindi purtroppo no -ma mi farò perdonare :'D

A presto <3


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