THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

By SilviaVancini

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... More

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
DALL'OBLO' DELLA CUCINA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
ITALIAN TIRAMISU'
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
TRENTOTTO E SETTE
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
L'ULTIMA DATA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
HOUSE PARTY
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
MEZZANOTTE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

SUPERMERCATO NOTTURNO

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By SilviaVancini

L'ennesimo concerto. L'ennesima doccia fatta alle due di notte, l'ennesimo pasto saltato per tentare di scrivere la canzone che avrebbe dato il via definitivo alla mia carriera, l'ennesima notte insonne.

Ero nella mia camera d'albergo e stavo strimpellando qualcosa alla chitarra. Le mie dita si arenavano sulle corde ogni dieci minuti, per cui non venne interrotto nessun mirabolante flusso artistico quando qualcuno bussò alla porta. Era strano che qualcuno mi cercasse a quell'ora, ma io misi da parte la chitarra e andai ad aprire a cuor leggero.

Mi si strinse il petto quando Yoongi si voltò a fronteggiarmi. Aveva dato le spalle alla porta subito dopo aver bussato, ma non aveva fatto in tempo a darsela a gambe.

"Ciao." mi disse.

"Ciao." gli dissi io. Aveva parlato piano, per cui mi venne naturale imitarlo.

In quel momento due ragazzi della troupe passarono per il corridoio e, vedendomi alzato, mi augurarono la buonanotte. Yoongi si voltò a guardarli e i due assunsero un'espressione stranita quando lo riconobbero. Che ci faceva Min davanti alla mia porta a quell'ora?

Yoongi tornò a voltarsi verso di me.

"Ti va di uscire?"

"Intendi... Fuori dall'hotel?"

"Sì."

"Non posso. Domani mattina dobbiamo partire presto e farei meglio a dormire un po'. Dovresti farlo anche tu."

"Accompagnami solo a comprare un paio di cose, poi torniamo."

Non sapevo che fare. Strinsi la presa sullo stipite della porta e guardai in basso, cercando di pensare in fretta. La mia testa diceva no, no, no, il mio stomaco diceva sì, sì, sì. Yoongi si abbassò per incrociare il mio sguardo.

"Dai, Jimin. Non passiamo un po' di tempo insieme da una vita. Ce l'hai con me?"

"No." dissi, troppo in fretta. "Non ce l'ho con te."

"Quindi?"

Provai a scuotere la testa, ma dopo un po' capii che le parole complicavano soltanto le cose. Presi la felpa e mi chiusi la porta della mia stanza dietro, allontanandomi con Yoongi lungo i corridoi.

* * *

Yoongi trovò un supermercato aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Era piccolo, dava sulla strada e non c'era anima viva quando entrammo noi. L'unico commesso presente stava sfogliando un giornale con la flemma di chi sta per addormentarsi e noi ci infilammo lungo le corsie. I nostri passi sarebbero stati l'unica cosa a riempire il silenzio se non fosse stato per la radio in sottofondo. E il ronzio dei frigoriferi.

"Cosa devi comprare?" chiesi a Yoongi. Lui si tolse la felpa e se la annodò in vita mentre scorreva gli scaffali con gli occhi. Lo seguii lungo i reparti e lasciai che mi riempisse le braccia di patatine, schifezze e dolciumi. Eravamo passati alle bibite quando rimase con una confezione di succo in mano. Si voltò verso di me.

"Rimettiamo via tutto."

"Che?"

"Rimettiamo via tutto."

Uscimmo dal supermercato. Avevamo comprato delle gomme da masticare per non fare brutta figura col commesso e Yoongi aveva chiesto dove si trovasse il distributore di sigarette più vicino. Camminammo verso la direzione che ci era stata indicata e lui aprì subito il pacchetto che comprò. Accese una sigaretta e si appoggiò contro il distributore, riempendosi i polmoni di fumo con un primissimo, lungo tiro.

Io mi avvicinai a lui senza fretta. Yoongi mi aveva lasciato le gomme da masticare e ora ci giocherellavo nell'attesa che succedesse qualcosa. Perché doveva succedere. Me lo sentivo. Sotto la sua solita facciata di indifferenza, Yoongi non era tranquillo.

"Perché non butti giù la prima canzone che ti viene in mente?" mi chiese lui a una certa. Parlò come se avesse iniziato quella conversazione nella sua testa e io fossi arrivato solo in quel momento. "Usi un giro di chitarra decente, ci metti un paio di frasi sconnesse sul mare, il sole e le ragazze in bikini. Scrivila in seconda persona e il gioco è fatto, hit dell'estate."

"Non voglio scrivere una canzone tanto per. Mi ritroverei a cantare la stessa lagna per mesi solo perché non ho saputo impegnarmi quando era il momento."

"Allora scrivi una canzone d'amore."

"Peggio ancora. Così mi ritrovo a cinquant'anni a cantare di una storia vissuta quando ne avevo venti."

"E Whipped?"

"Whipped l'ho già scritta."

"No, intendo, non è una canzone d'amore?"

Incontrai gli occhi di Yoongi. Lui aveva appena esalato una nuvola di fumo, ma dietro quella nebbia biancastra vedevo i suoi occhi scuri che mi guardavano. Distolsi lo sguardo e mi abbracciai il busto, taciturno.

"Ehi, non volevo metterti in imbarazzo. Non hai niente di cui vergognarti, Jimin, sapevo già di piacerti."

Sapevo che Yoongi sapeva, ma sentirmelo dire con quella non-chalance mi diede fastidio.

"Dovremmo tornare all'hotel."
"È presto."

"Chiamo il taxi."

"Vuoi un tiro?"

Yoongi mi porse la sigaretta. Lui sembrava così rilassato che mi incavolai ancora di più.

"No, Yoongi, non lo voglio un tiro."

"Non chiamare il taxi."

"Tu puoi restare in mezzo al nulla quanto vuoi, io vado."

Tirai fuori il cellulare e Yoongi me lo tolse di mano. Non avevo previsto una mossa così repentina da lui e dal suo stato perenne di bradipo, per cui mi sorpresi quando mi ritrovai il palmo vuoto. Lui si infilò il mio cellulare in tasca e tornò a porgermi la sigaretta.

"Fa un tiro e poi ce ne andiamo."

"Perché provi sempre a farmi fumare?"

"Perché mi dici sempre di no?"

"Non so, libera scelta?"

"Prova soltanto. Dammi questa soddisfazione."

Non sapevo come averla vinta. Volevo che quella conversazione arrivasse alla fine, volevo continuarla per tutta la notte, volevo stargli lontano e volevo quel dannato plettro che gli avevo chiesto quando ero ubriaco. Per cui decisi di dargli retta e farla finita, con la speranza che fosse un uomo di parola.

Gli presi la sigaretta dalle dita. Lui si illuminò in viso, ma io me la portai alla bocca così in fretta che non fece nemmeno in tempo a guardare. Il rivolo di fumo che mi uscì dalle labbra era insignificante.

"Ora possiamo andare."

"Quello non era un tiro."

"Hai detto che saremmo andati."

"Ma quello non vale. Prendine uno vero."

"Basta, Yoongi."

Yoongi si riprese la sigaretta. Prese un tiro così grosso che mi diede la nausea solo a guardarlo, poi mi mise una mano dietro al collo e mi attirò a sé.

Io non feci nemmeno in tempo a capire cosa stesse succedendo: Yoongi esalò il fumo a un centimetro dalla mia faccia ed io mi sentii bruciare gli occhi. Lui si allontanò per vedere la mia reazione, ma io ero talmente soggiogato dalla vicinanza che c'era stata fra di noi da essere inespressivo. Allora lui ripeté l'esperimento: aspirò dell'altra nicotina e mi prese il viso con una mano, tenendolo fermo mentre ci si avvicinava. Questa volta lasciò andare il fumo più lentamente.

Ero in paradiso. Ero all'inferno. La nuvole di fumo riempivano la mia visuale ed io riuscivo a percepire soltanto quelle dita ferrate sulle mie guance ed il mento che aleggiava a un soffio di distanza dal mio. Mi costrinsi a non pensare alla bocca di Yoongi, ma fu inevitabile quando lui cercò di prendere le mie labbra con le sue.

L'istinto mi fece girare il viso dall'altra parte. Yoongi mi teneva un braccio dietro alla schiena ed io mi sentivo le gambe molli, ma quell'unico gesto fu sufficiente per evitare il bacio. Interdetto, Yoongi si fece indietro.

"C'è qualcosa che non va?" mi chiese.

"Non so se voglio baciarti."

"Credevo di piacerti."

"Lo credevo anche io, ma... Forse mi piace di più pensarti."

Parlai tenendo il viso voltato, scrollai le spalle. Mi lasciai sfuggire una mezza risata a quella mia ultima affermazione e Yoongi guardò da un'altra parte prima di fare una smorfia anche lui. Mi sembrò sul punto di allentare la presa su di me e fare un bel passo indietro, invece borbottò un: "Che stronzate." Poi allungò il collo e mi baciò.

Ricordo di aver assistito al lancio di un uomo cannone, quando ero piccolo. Mio padre mi aveva portato a una fiera di paese e una donna sui trampoli mi aveva dato un volantino non appena ero sceso dalla macchina.

"Avete mai visto un uomo volante? Non perdetevi l'uomo cannone! Il lancio si terrà alle cinque del pomeriggio! Non perdetevi l'uomo cannone!"

Tenni quel volantino in tasca per tutto il giorno. Non importava su quante giostre mi portasse mio padre, quanti animali esotici mi venissero indicati o quanto fosse grosso lo zucchero filato che mi mangiai per merenda, io aspettavo soltanto l'uomo cannone. Non ne avevo mai visto uno e nella mia testa da bambino non potevo fare altro che rimuginare su come fosse possibile far volare una persona. L'idea mi spaventava parecchio, soprattutto per la presenza del cannone, ma fremevo dalla voglia di assistere allo spettacolo.

Poi arrivarono le cinque di pomeriggio. Io e mio padre ci unimmo ad una piccola folla e lui mi sollevò per mettermi a sedere sulle sue spalle. Il cannone era stato preparato su un piedistallo alto, che fosse visibile a tutti, e il piccolissimo uomo che ci sarebbe dovuto entrare indossava già una tutina rossa. Si mise una cuffia da aviatore e un paio di occhialini, poi ci salutò dall'alto e si infilò nella bocca del cannone.

Sussultai quando il cannone sparò. Quello strappo sonoro mi fece paura, mi ritrovai ad aggrapparmi alla testa di mio padre e a strizzare gli occhi, ma un attimo dopo stavo seguendo con lo sguardo quella scheggia rossa che si era librata nell'aria. Il suo corpicino compatto disegnò un arco nel cielo e atterrò docilmente su una rete preparata una decina di metri più in là. La folla iniziò ad applaudire e l'uomo cannone si mise in piedi, con le braccia alzate al cielo e un grande sorriso sotto gli occhialini da aviatore.

Baciare Yoongi fu come venire sparati nel cielo. Stavo volando ed ero veloce, senza controllo, pieno di un'energia sovrannaturale che mi avrebbe permesso di fare qualsiasi cosa.

Appoggiai le mani sulle sue braccia. Le feci salire, arrivai alle sue spalle, le chiusi a pugno, tornai ad aprirle, cercai i suoi capelli. Non mi sembrava vero. Avevo bisogno di stringere e di toccare, altrimenti non avrei creduto a quello che stava succedendo. Yoongi, invece, mi baciava in modo fermo. Le sue braccia erano di pietra, il suo corpo era completamente in tensione. Se io ero stato sparato nel cielo, lui aveva piantato le radici nel terreno e si lasciava legare dalla gravità.

Il calore del suo corpo mi stupì ancora una volta. Era caldo come l'estate, caldo come il fumo di cui sentivo il sapore contro il palato, caldo come era la sua Maserati l'autunno precedente, quando mi faceva da taxi durante i giorni di pioggia e io volevo soltanto beccare tutti i semafori rossi.

Alla fine ci separammo dopo qualche secondo. Le nostre labbra schioccarono ed io tenni il viso basso dall'imbarazzo, ma lasciai le mani sulle spalle di Yoongi.

Mi venne da ridere. Cercai di trattenermi, ma dopo un attimo stavo sorridendo come un'idiota.  

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