Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Un lieve bussare lo ridestò dall'oblio del sonno in cui era scivolato senza che se ne rendesse conto. 

Batté qualche volta le palpebre nel buio della stanza, la cui unica fonte di luce presente era la pallida luce della luna che filtrava dalla finestra dalle tende spalancate. Si era addormentato fissando il manto di stelle che ricopriva il cielo, sperando quasi di essere una di loro.

Le stelle, che elementi affascinanti. Intoccabili, bellissime e desiderate da tutti. 

Forse quei colpetti erano avvenuti in un sogno che non ricordava, perchè non sentì alcun suono e si mosse tra le coperte per ricercare una posizione comoda che gli permettesse di ritornare quantomeno a riposare.

Ma, proprio quando richiuse gli occhi, quel bussare leggero lo fece scattare seduto, in allerta.

Chi poteva essere a quell'ora della notte? L'orologio della stanza segnava l'una e mezza di notte, un orario insolito per qualsiasi membro della servitù. Aggrottò le sopracciglia e si voltò verso la porta chiusa, il cuore che palpitava nel petto.

E se fosse stato Jungkook che era tornato ad essere un mostro?

Non aveva chiuso la porta a chiave quella sera, se ne era completamente dimenticato. Si sentì in panico e deglutì più volte, bisbigliando un semplice «Sì?» che sembrava più un rantolo che altro. Da dove avesse tirato fuori la voce non lo sapeva neanche lui.

Dubitava che chi fosse dall'altra parte della porta lo avesse sentito, ma incredibilmente, sentì solo un leggero «Taetae» che lo sorprese.

Era veramente Jungkook.

Si alzò lentamente, il fruscio delle lenzuola appena udibile visto quanto forte gli batteva il cuore nel petto e andò con passo lento verso la porta, aprendola senza far rumore.

Spalancò gli occhi per ciò che si ritrovò davanti.

Jungkook se ne stava fermo sulla soglia con indosso solamente un paio di pantaloni scuri che sembravano in seta ed una larga maglia bianca che gli ricadeva mollemente addosso, scoprendogli le scapole e parte del petto. Ed era tutto perfetto, se non fosse che portava con sé...un coniglietto di pezza?

Lo stringeva al petto come se ne valesse della sua vita, gli occhioni grandi erano corredati da una nota timida ed impaurita, il labbro inferiore stretto tra i denti e le sopracciglia corrugate in un cipiglio infantile e spaventato.

«Jungkook?» sussurrò allora sorpreso, ma quello scosse la testa.

«K-kookie» bisbigliò in risposta, come se fosse un segreto. 

Taehyung si impose di non alzare gli occhi al cielo a quella confusione e piegò la testa di lato «Cosa ci fai davanti la mia porta a quest'ora della notte, Kookie?».

Si sentiva ridicolo a chiamarlo in quel modo, ma a giudicare dall'espressione dell'altro, era l'unico a pensarla così. 

Kookie giocherellava con una delle lunghe orecchie di pezza che pendevano dal pupazzo, muovendosi scomposto sul suo posto.

«P-paura» sussurrò solamente, abbassando lo sguardo sui suoi piedi nudi.

Taehyung alzò le sopracciglia. «Paura? E di cosa?» chiese incerto, guardandosi intorno.

Beh, il corridoio buio, i drappeggi rossi e quei quadri inquietanti...ok, Kookie non aveva tutti i torti. Anche a lui quell'ambiente dava un pò i brividi.

«I-in c-camera d-da solo, Kookie p-paura» deglutì quello, e sembrava sul punto delle lacrime. Tirò su con il naso e sobbalzò come un gatto nel momento in cui ci fu uno scricchiolio anonimo proveniente da non si sapeva dove, facendo istintivamente un passo verso Taehyung. 

«K-Kookie con Taetae...p-per f-favore?» continuò poco dopo, il tono quasi supplicante.

Ok, Taehyung non avrebbe dovuto intenerirsi alla vista di Jungkook atteggiarsi come un bambino, ma era estremamente carino in quelle vesti. Gli scatenava un istinto di protezione difficile da contenere. Aveva sempre avuto un debole per i bambini.

Inoltre, il principe sembrava sinceramente spaventato, ed i suoi occhi non mentivano.

«Taetae adesso ti accompagna in camera così potrai riposare. È tardi». Parlargli con tono dolce come se fosse un bambino per davvero gli venne quasi naturale vista la sua indole affettuosa, ma Kookie non ne sembrò contento, perché allargò ancora di più gli occhi e scosse la testa con vigore. 

«N-no! K-kookie vuole s-stare q-qui! C-con Taetae!» chiarì allarmato, azzerando la distanza tra di loro e abbracciandolo stretto come se fosse il suo posto sicuro.

Taehyung gelò al contatto, il suo corpo tremò all'idea che Jungkook potesse tornare a fargli del male, ma quello che lo stringeva era un corpo tremante che odorava di lamponi e miele e che lo abbracciava stretto schiacciandogli addosso un coniglietto di pezza. 

Kookie strofinò il viso sulla sua spalla, insinuando il volto nell'incavo del collo. 

«T-ti prego Taetae, K-kookie v-vuole d-dormire qui. K-Kookie rimasto s-solo p-per t-tanto t-tempo».

Qualsiasi cosa quelle parole volessero dire, Taehyung piegò di lato il capo solo per notare come adesso gli occhi di Kookie fossero pieni di lacrime che scendevano ai lati dei suoi occhi, silenziose -più o meno- e che gli stavano bagnando la maglia che indossava per la notte. 

Sono troppo debole di cuore. 

Fece un sospiro di rassegnazione e avvolse un braccio attorno alla vita stretta di Kookie. «D'accordo, non piangere però» sussurrò con un mezzo sorriso, richiudendo la porta asciugandogli poi con i pollici quelle lacrime che lo intenerirono infinitamente.

Quello era davvero lo stesso uomo che aveva abusato di lui?

Com'era possibile che adesso se ne stesse lì a piangere con il moccio al naso pregandolo di dormire insieme?

Kookie gli fece un enorme sorriso che mostrò i suoi denti da coniglietto ed esultò stringendo forte il suo coniglietto al petto, affondandoci poi il viso con un rossore visibile perfino nella penombra della stanza, gli occhi sfavillanti. 

«G-grazie Taetae!» bisbigliò quindi, correndo poi verso il letto ed infilandocisi dentro senza aspettare Taehyung.

Si, stava impazzendo, senz'altro.

Con un groppo alla gola, un peso allo stomaco ed una confusione mentale degna di qualsiasi post sbronza ignorante, Taehyung fece il giro del letto e salì su questo, sperando che il suo povero cuore accelerato e il corpo teso per qualsiasi possibile reazione avversa da parte di Jungkook si dessero una calmata.

Kookie era diventato una specie di fagottino sotto le coperte pesanti, e Taehyung si distese con occhi sgranati, qualsiasi traccia di sonno sparita. 

«Taetae?» sussurrò nel buio Kookie, e Taehyung aggrottò la fronte.

«Sì, Kookie?».

«A-abbraccio».

Taehyung allargò gli occhi e deglutì sonoramente.

Lui doveva...toccare Jungkook? Abbracciarlo?

«Cerca di dormire, Kookie. E' tardi e domani ci sono tante cose da fare» cercò di sviare il discorso, sperando che il tono dolce con cui l'aveva detto fosse sufficiente a convincere l'altro ad accantonare l'idea.

«K-Kookie n-non dorme s-se Taetae non a-abbraccia!» esclamò, e Taehyung se lo immaginò mettere il broncio.

Deglutì nuovamente per il disagio e si voltò verso Kookie, che gli stava dando le spalle, avvolto nelle coperte come un bambino.

Puoi farcela. Vai Taehyung, puoi farcela. 

Esitante, allungò un braccio verso l'altro e glielo avvolse attorno alla vita con fare meccanico, sperando che Kookie si accorgesse del suo disagio e che lasciasse perdere quell'idea malsana di dormire abbracciati.

Ma quello era suo marito, ed era già abbastanza strano che non condividessero la stessa stanza come due coniugi normali...Ma ovviamente l'altro non sapeva del suo subbuglio interiore, quindi Kookie si appiattì contro il suo petto, rannicchiandosi in posizione fetale e stringendo il coniglietto di pezza a sé.

«A-al sicuro» bisbigliò Kookie.

Taehyung strinse la presa sulla stretta vita dell'altro e si lasciò andare ad un sospiro di frustrazione prima di sentire il respiro di Kookie farsi istantaneamente più profondo, cadendo in pochi attimi in un sonno pacifico e accogliente.

Contro il suo petto, tutto rannicchiato e con il peluche stretto tra le dita, Jungkook era il ritratto dell'innocenza e della dolcezza.

Probabilmente sto impazzendo fu l'ultimo pensiero di Taehyung, che si addormentò con quel dolcissimo odore di lamponi e miele sotto il naso. 


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Un «Ma che cazzo fai?!» ringhiatogli in faccia e un dolore lancinante al naso lo fecero svegliare urlando.

Taehyung rotolò nel materasso portandosi una mano al naso che gli doleva da morire, sorprendendosi di sentirlo ancora integro.

Aprì di scatto gli occhi e tremò da capo a piedi quando incontrò gli occhi furenti di Jungkook, la sua rabbia cieca gli aveva fatto distorcere perfino i lineamenti del viso.

Per scappare dall'altro che sembrava volesse tanto ammazzarlo, Taehyung si allontanò di scatto cadendo rovinosamente a terra e picchiando la testa contro il duro pavimento, sibilando e gemendo piano per il dolore.

Che risveglio piacevole. 

«Brutto passivello del cazzo!» ringhiò Jungkook da qualche parte, e gli fu sopra in un istante. Lo bloccò contro il pavimento e Taehyung chiuse ermeticamente gli occhi, dimenandosi appena sotto la sua presa ferrea. Il risveglio brusco e il dolore pulsante al volto lo stavano stordendo come se lo avessero drogato.

«Kookie, che diamine ti prende?» soffiò senza volerlo, e il verso disgustato di Jungkook lo convinse ad aprire gli occhi per controllare cosa diamine stesse succedendo adesso.

«Kookie? E' rispuntato? Ed io che credevo di averlo messo a tacere per sempre» sbottò quello, più rivolto a sé stesso che a Taehyung sotto di lui. 

Era riuscito a liberare una mano e se la portò al naso sentendolo pulsante e bagnato e, appena si guardò le dita, capì il perché. 

Stava sanguinando.

Jungkook gli aveva dato una testata così forte sul naso da quasi romperglielo, e quindi adesso sanguinava copiosamente.

Che schifo il sangue.

Lo odiava.

Jungkook sembrò rivolgere di nuovo l'attenzione su Taehyung, che si tamponava il naso con il polso per evitare che il sangue gli arrivasse alla bocca.

«E perché Kookie si trovava qui? Perché diamine mi sono ritrovato con il tuo cazzo premuto contro mio culo e il tuo fottutissimo braccio attorno alla mia fottutissima vita?».

Ovviamente, quel discorso non poteva essere considerato completo se Jungkook l'avesse semplicemente pronunciato senza andargli a stringere il collo con la mano destra quasi strozzandolo.

«I-ieri sera sei venuto i-in camera mia perché n-non riuscivi a...d-dormire» annaspò Taehyung, stringendogli il polso per evitare che continuasse a stringere la presa.

Jungkook aggrottò le sopracciglia come se non gli credesse.

«Non cercare di prendermi per il culo, passivello. Kookie non va mai da persone che non conosce».

Perché Jungkook sembrava che stesse parlando di una cosa che Taehyung avrebbe dovuto conoscere, ma che invece non sapeva e quindi stava semplicemente impazzendo dietro ai bruschi cambiamenti d'umore dell'altro?

«JK! Lascialo stare!».

Un boato precedette quella frase e la testa di Jungkook, o JK o Kookie o al diavolo come si chiamasse, scattò di lato, alzando un sopracciglio.

Dalle sue labbra uscì una risatina priva di umorismo, il cui sarcasmo trasudava pesantemente ad ogni suono. In tutto ciò, aveva ancora la mano stretta al collo di Taehyung.

«Dottore, speravo di non rivederti mai più. Che piacevole sorpresa». Beh, in base al tono utilizzato no, non sembrava proprio che gradisse la sua presenza.

«JK, il piacere è tutto mio. Che ne diresti di lasciare andare Taehyung?».

La presa sul suo collo si strinse appena e Taehyung scalciò per liberarsi, annaspando in cerca d'aria.

Stava sicuramente vivendo l'incubo peggiore che la vita potesse donargli.

«JK, lascialo andare. Taehyung non ti ho fatto niente» ritentò il medico, andandogli vicino.

JK mostrò i denti quasi come un animale selvatico prima di grugnire un insulto verso il dottore e alzarsi, lasciando a terra un Taehyung sconvolto che tossiva come un forsennato per la mancanza d'aria.

«Sia chiaro che non l'ho fatto perché me lo hai chiesto tu, ma solo per evitare ulteriori rotture di coglioni dopo, so quanto sai essere pressante...peggio di una donna» sibilò incazzato, superando il medico con un spallata ed uscendo dalla stanza sbattendo la porta dietro di sé.

Taehyung alzò lo sguardo incontrando solo quello preoccupato di Yoongi e quello compassionevole del dottor Hoseok, che gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi.

Taehyung la osservò titubante prima di afferrarla e fare leva su questa per potersi rimettere in piedi. Ma non aveva fatto i conti con il capogiro che lo colpì non appena il sangue fluì alla testa, costringendolo a mettersi seduto sul letto.

Davanti ai suoi occhi sfarfallavano invisibili puntini bianchi.

«Vostra Altezza! Non fate movimenti bruschi, siete stato colpito e il cervello deve riossigenarsi».

Taehyung scosse la testa ed alzò lo sguardo sul dottore, notando come non ci fosse più nessuna traccia di Yoongi nella stanza.

Un dubbio si insinuò nella sua mente, e le parole fluirono dalla sua bocca prima che potesse fermarle, «Che tipo di dottore siete?».

E nonostante fosse una domanda apparentemente senza alcun nesso logico, Hoseok sembrò capire comunque il senso implicito di quelle parole, perché sorrise ampliamente ed un barlume di divertimento gli illuminò gli occhi.

«Avete posto una buona domanda, Vostra Altezza. E credo che vogliate chiedermi anche altro, vero?».

Taehyung annuì.

«E ne avete anche ogni ragione e diritto. Ma è un argomento complicato e molto lungo, quindi prima tratterò le vostre ferite e vi suggerirei anche di mangiare qualcosa per mettervi in forze. Credetemi, è meglio affrontare questo discorso quando avremo molto tempo a disposizione» asserì Hoseok, lasciandolo profondamente perplesso...ed inquieto.

Ma il viso gli doleva e quel giorno aveva una serie di improrogabili impegni istituzionali a cui presiedere, pertanto sì, il dottore aveva ragione.


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Per qualche fortuito motivo, il re Jeon aveva ben deciso di non fare sedere il principe vicino a Taehyung, ma erano rispettivamente seduti alla sua destra e alla sua sinistra, così da tenerli distanti quanto più possibile.

Il principe aveva assunto per tutto il tempo una posa scomposta al tavolo con gli ospiti, era stato acre e fuori luogo in più di un'occasione durante i colloqui politici e per il momento osservava tutti con malcelata ostilità.

Sembrava che se solo avesse potuto, li avrebbe uccisi tutti.

I capelli erano pettinati in modo diverso dal giorno prima, divisi e che lasciavano scoperta una generosa porzione di fronte, sul cui capo era poggiava la sua corona da principe che gli dava un'aria ribelle ed irascibile tipica dei principi cattivi dei libri.

Il re Jeon non aveva fatto nulla se non lanciargli occhiate di ammonimento, salvare il salvabile da ogni situazione e tenerlo a bada -per quanto potesse essere possibile.

Taehyung non aveva proferito parola se non quando interpellato, e ciò era dovuto principalmente alla sua volontà di non esporsi eccessivamente onde evitare occhiate non troppo discrete da parte dal più giovane.

Il dottore lo aveva convinto a truccarsi per coprire i lividi in via di guarigione e quelli nuovi, e Taehyung l'aveva fatto fare ad una domestica, ancora incapace di guardarsi allo specchio come invece avrebbe dovuto e voluto fare. Era stato costretto ad indossare una nuova camicia dal collo alto a balze per coprire i segni sul collo di quella mattina.

Ed era stato quasi un sollievo quando, nel tardo pomeriggio, Yoongi aveva dato qualcosa a Jungkook, che era crollato profondamente addormentato mentre discuteva animatamente a proposito di quanto fosse noiosa quella vita e di quanto passivo fosse suo marito.

Ovvero lui.

E adesso, quasi come se si stesse discutendo di una guerra importantissima, Yoongi, Hoseok e Taehyung si trovavano in una stanza completamente diversa dalle altre.

Una stanza ricca di colori, di finestre e di fiori. E Taehyung aveva amato quell'ambiente fin da subito, trovandolo familiare e confortante mentre ne osservava la bellezza , studiandone le forme ed i colori rigogliosi che esprimevano vita.

«Non ho molto tempo, quindi vi chiedo di arrivare al punto senza tanti giri di parole. Voglio capire cosa sta succedendo, perché Jungkook un minuto prima è sul punto di uccidermi, ed il minuto dopo balbetta e stringe un coniglietto di pezza al petto.» sbottò Taehyung, per niente incline ad aspettare oltre.

Yoongi si era passato una mano sul volto, una cosa molto poco da lui e molto poco reale da fare davanti ad un principe, mentre Hoseok aveva annuito con un accenno di sorriso.

Ma che cosa aveva da sorridere?

Perché sorrideva ogni dannata volta?

«Capisco le vostre reticenze e anche le vostre domande. Noto con rammarico che nessuno vi ha informato delle particolarità di Jungkook» iniziò quello, e Taehyung alzò un sopracciglio in un muto invito a continuare il discorso. 

«Ma per capire ciò che sta avvenendo adesso, è necessario che sappiate cosa è successo molti anni fa, quando il principe era solamente un bambino. Essendo il futuro erede al trono della casata dei Jeon, da subito venne esposto alla pressione del ruolo che avrebbe ricoperto una volta adulto, lasciandogli poco spazio per lo svago».

Taehyung rimase impassibile, non aspettandosi davvero niente di diverso da ciò che Hoseok gli stava raccontando. Anche per Jin era stato così, anche Jin non aveva praticamente avuto un'infanzia, scarificandola per studiare e prepararsi alla vita reale da sovrano.

«Il principe Jungkook è sempre stato un bambino dolcissimo e gentile, molto timido ma dal buon cuore, di poche parole...tendenzialmente. Tutto ciò mi è stato riferito da mio padre, precedente medico della famiglia reale» continuò Hoseok, e il cambiamento d'espressione sul volto del medico gli fece capire che stava per dire qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.

«Gli venne affidato un tutore, un colto uomo politico con uno spiccato senso dell'umorismo ed una grande preparazione politica, storica e strategica. Jungkook lo adorava, e quell'uomo diventò via via il punto di riferimento per il principe, qualcuno con cui dialogare nei momenti di sconforto e a cui raccontare i propri dubbi; qualcuno di cui fidarsi e da cui apprendere».

Taehyung aggrottò le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa effettivamente c'entrasse il racconto della vita di Jungkook in tutta quella faccenda, men che meno il suo tutore. Jungkook era grande abbastanza da non averne più bisogno, ma aveva bisogno solamente di un consigliere, ovvero Min Yoongi.

«Come ho detto prima, arrivate dritto al punto dottor Jung» rispose allora, riempiendo nuovamente quel silenzio irritante.

«Ma il suo tutore divenne ben presto il suo incubo. All'età di otto anni, Jungkook subì il suo primo abuso. Da lì, fu un crescendo, fino al compimento dei suoi quattordici anni».

Abuso.

Quella parola gli riecheggiò nel cervello. Abuso.

Hoseok non aveva lasciato i suoi occhi e Taehyung aveva sentito il cuore arrestarsi, non potendosi evitare di sobbalzare sulla sedia per la sorpresa.

Jungkook aveva subito davvero un abuso?

«Otto anni?» ripetè allora, come per sincerarsi che avesse capito bene.

Hoseok annuì con tono grave. «Esattamente. Che ho scoperto successivamente essere il momento in cui Jungkook smise di parlare» completò il medico.

Taehyung abbassò un attimo lo sguardo sulle sue mani, sorprendendosi di trovarle tremanti e aggrappate saldamente ai suoi pantaloni.

Non si era reso conto di quanto quelle parole lo avessero provato prima di quel momento. Aveva un nodo alla gola che non sembrava volersene andare, neanche dopo aver schiarito per diverse volte la voce in un tentativo di riuscire a dire qualcosa.

Qualsiasi cosa.

In realtà, le immagini di Jungkook che lo strattonava, che abusava di lui, che lo obbligava a fargli tutte quelle cose che -almeno in teoria- avrebbero dovuto dargli e fargli piacere ma che lo facevano sentire solamente maledettamente sporco, gli riempirono la mente come flash.

Sentiva le sue mani stringerlo, il fiato caldo contro il suo orecchio, i gemiti rochi contro la sua pelle, le dita avvolgere il suo collo, il suo profumo circondarlo in un soffocante abbraccio.

«Principe!» esclamò quello che gli sembrò essere Yoongi, scattando verso di lui per scrollarlo per le spalle.

Non si era accorto di non riuscire più a respirare, di star arrancando e di come si strattonava il tessuto dei vestiti sul petto alla ricerca di aria, di eliminare quel senso di soffocamento e di tornare in sensi.

«Taehyung, che vi sta succedendo? Dottore!».

Sentì solo un movimento, un fruscio al suo fianco prima che sentisse delle mani fredde poggiarsi sulle sue guance e una voce calda sussurrare «Seguite la mia voce. Taehyung, seguite la mia voce. Rilassatevi. Lasciatevi andare, nessuno può farvi del male».

Ma Jungkook sì! Appena si sveglierà tornerà a farlo! urlava la sua mente, in un disperato tentativo di farsi sentire.

«Jungkook non è con noi. Non può farvi nulla, fidatevi di me. Respirate. Potete farlo, so che ci riuscite» continuò quell'ipnotica voce, e Taehyung chiuse gli occhi cercando di eliminare dalla sua mente panico ed angoscia.

Solo dopo quelle che sembrarono ore sembrò che i suoi polmoni fossero tornati a funzionare ed il suo respiro riuscì a regolarizzarsi.

Aprì lentamente gli occhi trovandosi di fronte a quelli preoccupati e confusi di Yoongi e a quelli seri ma tranquilli di Hoseok.

«Va meglio?» domandò quest'ultimo, allontanando le mani dal suo viso.

Taehyung annuì senza dire una parola.

«Da quanto avete questi attacchi, Vostra Altezza?» chiese Hoseok, come se gli stesse domandando del tempo.

«Non ho mai sofferto di nulla. Questi...attacchi, sono nuovi per me. Il primo l'ho avuto ieri, il secondo adesso» rispose con voce roca dopo un po', quando fu sicuro che la voce non lo tradisse e che fosse stata ferma abbastanza da non balbettare.

«E cosa ve li ha causati in entrambi i casi?» chiese nuovamente Hoseok, ma con un tono così casuale che Taehyung si ritrovò a rispondere senza neanche pensarci.

«Jungkook».

Yoongi sembrò voler imprecare coloritamente, mentre Hoseok annuì come se stesse prendendo nota di tutto.

«Perché ho questi attacchi? Cosa sono?» chiese Taehyung. Sapeva che quel medico avesse la risposta ai suoi problemi, e sapeva anche che quello era a conoscenza di più cose di quanto si dicesse.

«Vostra Altezza, i vostri sono definiti attacchi di panico, secondo quanto gli studi di psicologia moderna affermano. Sono stati transitori in cui un fattore scatenante innesca episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapido picco dell'ansia normalmente presente. Di solito sono legati a traumi di abusi fisici o verbali, esperienze traumatizzanti o violente».

Taehyung aggrottò le sopracciglia e lo guardò inorridito, preoccupato. 

Stava davvero impazzendo quindi?!

«Non preoccupatevi, possono essere semplicemente stati transitori. Vi lascerò un infuso a base di passiflora, camomilla e lilla, che vi aiuteranno a rilassarvi e manterranno la vostra ansia sotto controllo».

Quel dottore sembrava saperne più del necessario a proposito di quegli stadi, quindi la cosa catturò il suo interesse ed un campanello trillò nella sua mente.

«Voi che dottore siete? Che cosa curate esattamente?» ripetè allora quella domanda che non aveva ricevuto risposta quel giorno.

Hoseok sorrise divertito. «Secondo voi, che dottore potrei essere?».

Lo stava forse prendendo per il culo?

«Vi ho fatto una domanda. Perciò rispondete, proprio come io ho fatto con la vostra di poco prima» rispose tagliente Taehyung, guardandolo con sguardo di chi non ammette ulteriori giochetti.

«Sono solo un medico che sta cercando di capire come aiutare un proprio paziente. Un paziente importante» rispose semplicemente quello, e Taehyung lo guardò incredulo prima di sentire un'ondata di rabbia impossessarsi di lui.

Strinse di nuovo i pugni e lo guardò severo, digrignando i denti.

«Perfetto, allora visto che state cercando di aiutarmi, iniziate con il dirmi che cosa curate esattamente, dottore» sibilò, incollerito dalla mancanza di rispetto.

Non aveva dato alcun diritto a quel dottore di rivolgersi a lui in quel modo così poco rispettoso, niente gli arrogava il diritto di poter dire e fare ciò che più gli piaceva, distaccando inoltre l'attenzione dall'argomento principale.

«Vi ho risposto, Vostra Altezza. Sono solo un medico che cerca di aiutare ove un'instabilità si presenta».

Insoddisfatto della risposta, Taehyung decise momentaneamente di accantonare quella domanda e di invece focalizzarsi nuovamente sul motivo di quell'assurdo colloquio.

«Jungkook. Raccontatemi cosa successe a Jungkook dopo che iniziarono gli abusi» disse velocemente, lanciando un'occhiata a Yoongi, che sembrava abbastanza scocciato -proprio come lui- dall'atteggiamento del medico.

Hoseok sembrava aspettarsi quel cambiamento di argomento, mentre annuì velocemente e si mise comodo sulla poltrona, ritornando a guardare negli occhi Taehyung.

«Jungkook non lo disse a nessuno, rimanendo solamente distrutto nel fisico e nel cuore. Il suo tutore iniziò ad abusare di lui sempre più frequentemente, così come a percuoterlo diverse volte, mostrandogli un lato che non aveva lasciato trapelare a nessuno dei suoi collaboratori, neanche i più stretti. Un lato più violento e perverso, di cui Jungkook era il fulcro. Ma gli abusi si arrestarono quando il principe compì quattordici anni».

«Qualcuno lo scoprì?» domandò subito dopo. Ma con sua sorpresa, Hoseok scosse la testa.

«Fu Jungkook a porre fine a tutto quelle brutalità. O forse dovrei dire, JK».

Taehyung aggrottò la fronte e lo guardò senza capire, come se gli avesse appena detto di avere due teste.

Di cosa diavolo stava parlando il dottore?

JK era il soprannome che Jungkook aveva usato tutte le volte in cui era arrabbiato, e la cosa non era piacevole da ricordare. Ma al contempo, in lui si istillò un barlume di curiosità.

«JK?»

«Esatto. Ti risulta familiare questo nome?» Hoseok piegò la testa per ascoltare attentamente, uno sguardo interrogativo e curioso di chi non vede l'ora di sapere qualcosa.

«Sì. Utilizza questo soprannome quando è arrabbiato».

«Oh, Vostra Altezza, permettetemi di fare chiarezza. JK non è un soprannome. JK è una persona, esattamente come voi o come Yoongi».

E a quel punto Taehyung capì di stare impazzendo.

Sì, era sicuramente e totalmente impazzito, o forse le sue orecchie erano otturate, forse lo schiaffo che gli aveva dato JK l'ultima volta era così forte da avergli rotto forse il timpano.

O forse la pressione del sangue era aumentata e quindi gli aveva sfondato l'orecchio, portandolo  a distorcere le parole.

Eppure, gli occhi di Hoseok non sembravano mentire.

«Dottore...mi crede davvero così stupido?».

«Al contrario. Vi reputo una persona molto intelligente, abbastanza da potervi rivelare il più grande segreto del principe e della casata Jeon».

Taehyung non si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.

«Il grande segreto? Dottore, avete appena affermato che JK è una persona, quando è di Jungkook che stiamo parlando».

«Ed è proprio così».
















NDA: lo so, è un capitolo chilometrico, ma le belle cose chiedono tempo <3 Immaginate gli atteggiamenti di Jungkook come quelli espressi dalle tre figure che ci sono nell'immagine di copertina :) 

Grazie per aver letto questo capitolo e al prossimo, che sarà il continuo di questo e ne vedrete delle belle! Purple u <3

PS. non so se avete visto la diretta di Tae ieri, ma qualora ve la foste persa, beh, ci sono cose che non possono andare perse. Tipo queste (sono screen che ho fatto io, quindi se sono mosse è per questo): 


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