Afraid | Muke

By trumandak

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You're too mean, I don't like you, fuck you anyway You make me wanna scream at the top of my lungs It hurts b... More

Capitolo Primo | Afraid
Capitolo Secondo | Sadness
Capitolo Terzo | Party.
Capitolo Quarto | Attraction.
Capitolo Quinto | Fear
Capitolo Sesto | Perrie
Capitolo Settimo | Ask
Capitolo Nono | Surprise.
Capitolo Decimo | Good Night
Capitolo Undicesimo | Kiss.
In Love.
You're my everything.
Broken heart.
Rage and Love.
Pokemon.
Loser.
Alone.
Selfish.
Sweet.
Drugs.
Mine.
Video games.
Lose.
Sorry:(
Lose(pt.2)
Sea.
Family.
Moon
Endurance.
Good god,let me die.
Marry me?.
Child?
France.
Take me to church.
The End?.
Kitty.
Make me happy.
Extasy.
Sayonara.
Addict.
Cold.
Our night
Same Love.
Hell.
Prisoner.
Clemmings.
Ask Chapter.
Cashton.
Akim & Rose.
1995.
Ringraziamenti.
Avviso.

Capitolo Ottavo | Delusion

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By trumandak

Aprì la porta di casa, che emise un piccolo cigolio abbastanza fastidioso e dopo averla chiusa, facendo attenzione a non farla sbattere, scivolai contro la lastra fredda di legno con la schiena, poggiando la testa all'indietro e le mani sul mio volto.
Di guai ne avevo combinati, ma questo era di sicuro il peggiore dato che la vittima sarei irrimediabilmente stato io.

“Inizi a frequentare qualcuno che non sia Akim?. Sono sconvolta ” disse mia madre, camminando in modo scherzoso avanti a me. Eppure aveva notato che non era il momento di fare squallide battutine.

“Fondamentalmente non sono cazzi tuoi, buonanotte ” risposi in modo scortese e lasciai che rimanesse scioccata dal mio comportamento arrogante. Non ero mai stato arrogante, neanche da bambino. Al massimo piangevo e mi rifugiavo in bagno.
Camera mia era il disordine assurdo, l'entropia molecolare faceva un baffo al caos che popolava quella piccola e buia stanza. Ma non avevo comunque voglia di ordinare quel disastro.
Fu un sonno turbolento quello, ma dopo pensieri filosofici e inutili che occuparono la mia mente per qualche ora, riuscì ad addormentarmi e a dare un po' di pace a quella circostanza.

***

“Mike ” una strana voce, troppo dolce per essere quella di mia madre, mi svegliò.

“Vai via ” sbuffai soffocando nelle coperte calde ed accoglienti.

“Svegliati, dai ” continuò in modo insistente.

“E che cazzo, é domenica lasciatemi dormire ” dissi in modo scorbutico.

“Allora, va bene, vado via ” decisi di girarmi perché quella voce mi era familiare, un po' di meno la sua presenza, ma la voce sì. Notai dei ricci biondi familiari e le mani enormi, Ashton aveva delle mani enormi. Giusto, era lui ed io lo avevo scacciato come una mosca. Si trovava sulla soglia della porta e lo feci fermare tirandogli dietro la nuca un pacchetto di fazzoletti.

“Ash, che ci fai qui?” dissi alzandomi e cercando di scusarmi per il mio comportamento.

“Mickey!. Ero venuto così, non c'è un vero motivo ” ridacchiò abbracciandomi, ed era così bello essere stretti ti prima mattina da qualcuno che non ti odia ne ti urla in faccia stronzate pur di farti mortificare.

“La prossima volta però non così presto, va bene?. Non di prima mattina, insomma ” mi lamentai ed indicò  la sveglia.

“Michael sono le undici passate, tu non hai cognizione del tempo ” rise accarezzandomi i capelli.

“Che vuol dire?” sbuffai appoggiando la guancia nell'incavo del suo collo. Era così dolce.

“Nulla, lascia stare. Dormi ancora ” rispose ridendo e annuì perché infondo era la realtà. Siccome ero incapace di mantenermi alzato, mi sedetti sul letto e li diedi opportunità di condividerlo con me, il che era un grande onore.

“Allora, cosa devi dirmi di così importante o almeno cosa facciamo oggi dato che non voglio restate a casa?” gli chiesi e lui mosse freneticamente le mani ed era nervoso. Non sapevo cosa fare, perché era la prima volta che mi capitava una cosa del genere.

“Ti hanno ucciso il pappagallo e vuoi fare il suo funerale, ma la trovi una cosa imbarazzante e quindi sei venuto a chiedermi una soluzione. Ho indovinato?” ridacchiò e riuscì a tranquillizzare la situazione.

“Ecco, é un po' più complicato. Vorresti, insomma, uscire con, intendo da soli, con me?” disse in modo confuso e non capì il perché di tutta quell'ansia e quella preoccupazione.

“Oh, certo. Dammi il tempo. Mi cambio e sono da te, però rimani qui ” dissi alzandomi e cercai di togliere la maglietta per trovarne una più adatta. Insomma uscire in pigiama era troppo per questa gente che vuole la moda e la cerca nell'immondizia.

“Non togliere la maglia avanti a me!. No no, lo sai ” disse con un tono di voce stridulo che ricordava tanto quello di una bambina.

“Eddai, tranquillo. É solo un po' di pancetta, non fa così schifo, anzi é simpatica ” dissi riponendo la maglia su di me.

“Ma no, é il perfetto contrario. Poi lo capirai, pensa a cambiarti ” disse uscendo dalla stanza e annuì. Il mio outfit era perfetto per ogni occasione, il nero andava bene per un funerale, per un battesimo, per un matrimonio, per una scopata e tutto quello che si può fare. Sistemai i capelli in modo disordinato, perché anche per rendere i capelli in perfetto caos deve essere applicata una legge, una regola. Scendendo le scale, prima che potessero vedermi, sbirciai i due che chiacchieravano tranquillamente. Quel loro modo di andare d'accordo indisturbati non era tanto negativo.

“Mike, ma lui é il ragazzo con qui sei uscito ieri sera?” mi chiese senza mai avere il controllo delle sue parole, ne tanto meno riconoscendo le situazioni e le circostanze in cui fosse adatto parlare.
Lo sguardo di Ashton scivolò prima su di me e poi sul pavimento, dove scommetto stesse immaginando di picchiarmi.

“Non proprio mamma ” risposi e calò un silenzio imbarazzante, mentre Ashton non aveva la minima intenzione di rivolgermi la parole e forse era meglio così perché non sarei stato capace di inventare immediatamente una bugia che potesse convincere entrambi, senza lasciar alcuna traccia dell'inganno. 

“Penso che dovremmo parlare, quindi andiamo ” dissi e annuì seguendomi. Non aveva più il sorriso di pochi minuti fa e sapevo di averlo ferito, ma non ero stato io o almeno lo avevo fatto indirettamente. E nessuno gli dava il diritto do essere geloso di me. Tralasciando la situazione scomoda, Ashton sapeva essere e lo era davvero il ragazzo perfetto, modello. Bello, simpatico, dolce e comprensivo, ma sentivo che gli mancava quel quid che invece Luke aveva. Quell'essere sconsiderato ed insolente che solitamente appariva anche fastidioso in alcune situazioni. Poi, sinceramente, a me Luke provocava ben altro che semplici sorrisetti e tenerezza e non voglio stare qui a parlarne perché risulterebbe anche imbarazzante.

Uscimmo di casa e continuò a camminare con la testa rivolta in basso e la mano destra che penzolava. Lo avevo ferito così tanto e mi sentivo in colpa perché sapevo cosa volesse dire ed ero stato ferito molte più volte di lui, quindi per l'esperienza passata non averi dovuto tradire la sua fiducia per un coglione.
Intrecciai le dita lasciate a se stesse, con le mie e lui alzò leggermente lo sguardo notando che ero stato io e che non me ne vergognavo.

“Ashton ” mormorai “Scusami, sono così stupido a volte ”

Poggio le mani all'altezza dei miei fianchi e mi abbracciò lasciando che potessi giocare con le dita tra i suoi ricci ribelli ma curati. 

“Siamo due deficienti, non dovevo prendermela così tanto ” ridacchiò poggiando un lieve bacio sulla mia guancia. Arrossì e fu come se il mio cuore avesse fatto un piccolo salto di gioia, una cosa fantastica in poche parole.
Parlando arrivammo ad un parco che si trovava alle spalle di un asilo abbastanza frequentato. Ero stato anche io lì. Seduti nell'erba, poiché batteva il sole e non c'era una panchina libera, mi appoggiai alla corteccia di un albero e lui al mio petto.
Immaginai per qualche secondo la presenza di Luke al posto di Ashton e pensai che ormai avevo raggiunto la convinzione di essere omosessuale, insomma era evidente la mia attrazione fisica per loro due. Anche se Luke era la mia preferenza assoluta.

“Oh, ma guarda chi si vede: i due frocetti ” Calum Hood tese la sua mano nei miei capelli e la spostai infastidito.

“Ma che cazzo vuoi?” sbottò in modo aggressivo verso il moro, mentre io raccolsi un fiore dal prato perché non avevo voglia di ascoltare i loro litigi.

“Cal, lasciali stare. Non ti hanno fatto nulla di male e nulla ti autorizza a rompergli il cazzo ” sgridò l'altro con una voce cupa, ma anche fredda. E i suoi adorabili occhi azzurri era ricoperti da una patina liquida, era in procinto di piangere?.

“Bro', ma che ti prende? ” sbuffò l'altro ed io ringraziai con lo sguardo il modo in cui era stato capace di scacciarlo senza arrivare a soluzioni smodate.

“Hood muoviti, abbiamo di meglio da fare che stare qui a rompere il cazzo alla gente ” l'altro infuriato con il maggiore andò via mentre lui si scusò.

“Scusatelo ancora ” mormorò  prima di andare via. Sentì quella strana voglia di consolarlo, di chiedergli come stesse e perché. Ma non lo feci, forse per pigrizia forse per timidezza. Preferì rimanere al mio posto.

“Oh, ma non é che ti piace?” disse allarmato Ashton e assorto nei miei pensieri gli risposi dopo qualche minuto.

“Ma chi?” gli chiesi quasi ridendo per non destare sospetti.

“Luke, Luke Hemmings ” proseguì.

“No” ridacchiai e lui sospirò tranquillizzato dalla mia risposta, così io ripresi a pensare e pensare senza concludere nulla. Anzi, avevo concluso di aver deluso me stesso, di non essere stato uomo e di non aver avuto la maturità e la coscienza di ammettere la mia attrazione per Luke, illudendo ancora Ashton.
In poche parole ero un coglione.

[N/A]: Buon natale e post revisione mi rendo conto di quanto potessi essere distratta mentre scrivevo questa storia lmao.

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