Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

L'incontro cominciò poco dopo, permettendo a Taehyung di liberarsi dallo sguardo del suo coniuge per focalizzarsi su quello che tutti quei politici avevano da dirgli -parole inutili e vane, che si perdevano così come uscivano dalle loro labbra. 

Davanti gli occhi di Taehyung passarono una serie di scartoffie che fu obbligato ad analizzare e commentare con meticolosa cura, guadagnandosi non solo l'approvazione dei politici, ma anche del re Jeon, che sembrava sinceramente sorpreso da come Taehyung fosse preparato in materia.

Re Jeon era sempre gentile nei suoi confronti, lo aveva elogiato più di una volta durante tutta la mattinata, dandogli qualche pacca gentile sulle spalle o sorridendogli ampliamente. Sicuramente, il vecchio Taehyung avrebbe pensato che fosse un buon re, ma in realtà -dopo come si era rivelato Jungkook- non si fidava più di nessuno. Quindi aveva semplicemente annuito e fatto piccolissimi e tirati sorrisetti per ringraziarlo delle belle parole.

Tuttavia, il peso di due occhi perforanti lo avevano tentato più di una volta nel provare a lanciare una fugace occhiata verso JK, ma la paura che potesse anche solo lontanamente infastidirsi gli dava la forza da non voltarsi minimamente e rispondere solo a domanda posta.

Non voleva irritare di certo JK con qualsiasi cosa.

Per lui, tutto poteva essere considerato un affronto.

Aveva notato come tutti gli occhi dei presenti erano spesso puntati sul suo volto, su cui sicuramente spiccavano lividi o segni di contusione, ma nessuno ebbe la sfacciataggine di chiedergli qualcosa in merito.

Quando Yoongi suonò la campanella per indicare la fine dell'incontro politico, Taehyung fu tentato di scappare via il prima possibile... se solo il re non avesse annunciato che si sarebbero ritrovati tutti nella sala dei ricevimenti per poter conversare davanti ad un buon bicchiere di vino e del cibo ben cucinato.

Merda.

Si morse l'interno della guancia, si alzò dal suo trono e aspettò che il re Jeon sparisse per ritirarsi qualche attimo nelle sue stanze, mentre lui continuava a dover conversare con dei signori di mezza età con cui non voleva avere niente a che fare. 

Il suo pensiero era solo rivolto al correre via ed inventare una scusa convincente per poter saltare il pranzo. Non era proprio nel suo stile fare una cosa del genere, ma non se la sentiva di giocare alla coppietta felice con JK.

Non credeva neanche di esserne capace.

Come finalmente venne lasciato libero di allontanarsi, andò verso la porta a grandi passi, salvo poi bloccarsi sulla soglia. I piedi erano diventati due pezzi di piombo, gli occhi sgranati erano fissi sulla finestra aperta da cui filtrava un debole raggio di sole.

«Taehyung».

Il suo nome, pronunciato in quel modo, era qualcosa di...terrificante.

Perché stava utilizzando quel tono gentile?

Perchè aveva pronunciato il suo nome come se fosse una carezza? 

Per quale diamine di motivo lo aveva richiamato?

Il ciarlare dei politici era ancora troppo vicino per poter scappare via e ignorare il principe, quindi strinse le labbra in una linea dura.

Muoviti, vai via. Scappa prima che sia troppo tardi.

«Taehyung, aspetta!».

Quella voce si avvicinava.

No! No, stammi lontano urlò la sua mente, e strinse la mascella scuotendo la testa più volte. Doveva farcela, almeno davanti a tutti quegli occhi curiosi.

Con il cuore che gli stava rompendo qualche costola per la furia con cui batteva, Taehyung si voltò quasi a rallentatore verso quella voce, ed i passi veloci che avevano seguito il suo nome si arrestarono all'improvviso.

Gli occhi erano puntati sulle costose scarpe che indossava il principe perchè se li avesse alzati ancora di più, avrebbe probabilmente sentito la nausea crescere.

«Tae...hyung» sussurrò di nuovo quella voce che conosceva troppo bene.

Taehyung alzò lentamente lo sguardo sul suo aguzzino, con estrema lentezza, sentendo le mani tremare appena.

Era abituato a vedere quegli occhi e quel viso contorto in una smorfia di rabbia, di insoddisfazione, di sadismo o di irritazione, non...di dolore? Tristezza? Angoscia? Paura?

Cos'era quello sguardo di JK adesso?

«C-cosa...» JK stava farfugliando una serie di parole che Taehyung non capiva perché bisbigliate troppo velocemente e a voce troppo bassa per essere sentite.

«Perdonatemi JK, non riesco a sentire le vostre parole» disse allora, forzando una naturalezza che non sentiva minimamente appartenervi.

«J-JK?! Oh mio dio, Taehyung no, n-no devi credermi, ti posso spiegare! Io non sono JK!» la voce di Jungkook era allarmata, gli occhi erano spalancati in un'espressione di terrore. D'istinto gli si era avvicinato velocemente, e lui aveva fatto tre passi indietro, gli occhi fissi nei suoi in una mutua supplica di non avvicinarsi ancora.

Il principe ne fu ancora più colpito perché si bloccò di botto, le labbra gli tremavano terribilmente vedendo come l'altro lo stava guardando.

Terrorizzato.

«Taehyung, ti prego devi ascoltarmi. Posso-posso spiegarti tutto, p-per favore».

Il tono di voce era supplicante, gli occhi allargati che sembravano quasi carichi di lacrime lo spiazzarono come poche cose nella sua vita, e Taehyung non seppe più cosa fare.

Non voleva avvicinarsi, non voleva essere toccato, non voleva stargli vicino.

JK lo odiava, lo aveva sempre odiato, lo aveva messo in chiaro in ogni modo possibile ed immaginabile, perché adesso stava agendo in quel modo?

Come se fosse veramente dispiaciuto?

«Perdonatemi JK, ma abbiamo un pranzo di affari e non posso permettere che vi mettiate in cattiva luce con gli esponenti politici».

Quello sembrò sobbalzare a quelle parole, infatti spalancò le labbra.

«Jungkook! Io non sono JK, io sono Jungkook! Taehyung, sono Jungkook, JK è andato» ripetè quello, in ansia. Le mani gli tremavano così tanto che se le dovette stringere qualche attimo prima di provare a spostarsi i capelli acconciati perfettamente.

Taehyung non nascose la sua irritazione, infatti aggrottò le sopracciglia e represse a stento una risposta molto poco reale.

Quell'espressione da bambino sperduto e sofferente non gli si addiceva proprio per nulla.

Perché si voleva prendere gioco di lui in questo modo? Era forse parte di un sadico giochetto di cui lui era inconsapevole?

«Va bene. Allora Jungkook, abbiamo un pranzo da portare avanti e gli ospiti ci stanno attendendo, così come il re. Con permesso» disse Taehyung, facendo un profondo inchino prima di andare velocemente via, quasi correndo.

Ignorò il tonfo alle sue spalle o le parole che aveva esclamato Yoongi, troppo intento a sfilare velocemente nei corridoi per cercare di ricomporsi prima del pranzo.

Ma facendo questo, si perse un Jungkook costretto a sostenersi al muro per non cadere alla vista di suo marito correre via da lui.


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Taehyung sobbalzò all'ennesimo tentativo di Jungkook -ormai non ne stava capendo più nulla di come chiamare il principe- di richiamare la sua attenzione. Sentiva sempre su di sé quello sguardo continuo guardarlo per spingerlo a voltarsi, ma aveva preferito perdersi in inutili e noiose chiacchiere con il re Jeon piuttosto che parlare con suo marito.

Re Jeon sembrava ignorare completamente il disagio quasi palese di Taehyung, raccontandogli aneddoti poco divertenti a cui quello era costretto a ridere.

In realtà, faceva ancora fatica a stare seduto; gli doleva la schiena ed i reni, la faccia pizzicava ogni volta che apriva bocca, ed anche il semplice contatto con l'aria sembrava ferirlo.

«Cosa vi è successo al viso, Vostra Altezza?» domandò allegramente uno dei politici, sorseggiando un buon calice di vino. Taehyung alzò gli occhi verso di lui e fece un'espressione sorpresa.

Ah, l'ebrezza dell'alcool.

«Di cosa parlate, Sir?» fece lo gnorri, masticando un qualcosa che non stava nemmeno ad assaporare.

«Oh, del livido sulla vostra guancia. Sembra piuttosto doloroso, Vostra Altezza» precisò allora l'uomo, e Taehyung potè quasi percepire Jungkook congelarsi e bloccarsi così com'era successo a casa sua quando Jin gli aveva posto domande personali.

«Oh, questo? Nulla di grave, sono solamente caduto da cavallo. Mi sono intestardito nel voler provare un cavallo piuttosto indomabile e sono stato sbalzato via, colpendo la staccionata con il viso».

Mentì con una tale noncuranza che si fece i complimenti da solo. E il politico sembrò credergli, perché annuì velocemente raccontandogli di come una volta si era schiantato contro un albero per aver perso le redini del cavallo che stava montando.

Inoltre, la bugia era stata credibile visto che tutti sapevano quando Jungkook amasse cavalcare.

E Taehyung fece finta di interessarsi, ridendo di una risata vuota e poco cordiale, osservando come nervosamente Jungkook si muoveva sul suo posto a sedere, a disagio.

«Vostra Altezza, è di vostro gradimento la carne?» domandò allora Taehyung, rivolgendosi verso Jungkook a forza.

Aveva notato le occhiate di sottecchi da parte dei politi nei loro riguardi, quindi si apprestò a fingere di fare una casuale conversazione. Erano lontani abbastanza da non riuscire a sentire cosa avessero da dirsi, ma vicini altrettanto da poter notare le loro chiacchiere.

Jungkook alzò di scatto la testa e battè le palpebre un paio di volte, guardandolo come se fosse un alieno.

«S-sì, molto. Grazie, Taehyung. Oh, avevamo detto di chiamarci per nome, no?» gli disse quello, abbozzando un sorriso incerto.

Taehyung ne fece uno amaro, «Non è ciò che mi avete detto negli ultimi giorni, Vostra Altezza» sussurrò, sorseggiando del vino subito dopo per darsi un pò di coraggio nel continuare a parlare con quell'essere.

Non si fidava di ciò che gli aveva detto in precedenza.

Jungkook allargò nuovamente gli occhi e si morse il labbro inferiore, una specie di rimorso era perfettamente leggibile tra le righe.

«Per favore, almeno chiamami solo Jungkook» sussurrò allora, quasi con dolore.

Taehyung strinse la presa sulla forchetta ma annuì.

«Certamente, come desiderate Jungkook».

Attimi di silenzio calarono tra i due prima che Jungkook allungasse leggermente la mano verso la sua, con l'intento di sfiorarne il dorso con la punta delle dita. Taehyung la spostò silentemente, attento a non rendere il gesto troppo esplicito, e i suoi occhi si velarono di paura al contatto con l'altro.

E sembrò che Jungkook ne fosse completamente distrutto.

«Taehyung...avrei bisogno di parlarti appena tutto ciò sarà finito. Ho davvero necessità di spiegarti».

Visto che doveva dirgli qualcosa di così importante, Jungkook si era sporto verso di lui, andando a sussurrargli quelle suppliche direttamente nell'orecchio.

Quel sussurro portò con sé tutta una serie di spiacevoli ricordi e Taehyung iniziò a tremare visibilmente, le mani non riuscivano a trattenere il calice tra le dita e il sudore aveva adornato la sua fronte.

«P-per favore, no. Non di nuovo, ve ne prego. Se mi odiate mi va bene, picchiatemi, torturatemi o uccidetemi se preferite, ma non usatemi ancora. JK, vi prego, non abusate di nuovo di me» annaspò Taehyung alzandosi di scatto con spalle ricurve attirando l'attenzione di tutti i presenti.

«Vi prego di perdonarmi ma non mi sento molto bene e necessito di tornare nelle mie stanze. Continuate pure e godetevi il pranzo. Con permesso». Fece un profondo inchino e corse via -letteralmente- seguito dagli sguardi sorpresi e perplessi di tutti tranne che di uno.

Uno dei presenti aveva lo sguardo sofferente.


........................


Taehyung si portò una mano al petto. Faceva fatica a respirare, il petto non sembrava riuscire ad allargarsi correttamente, i polmoni a fare il loro dovere, il respiro ansante e agitato. La gabbia toracica sembrava come incatenarlo e sentì la necessità di sbottonarsi la camicia, allentando i primi bottoni con mani tremanti.

Non prestò nemmeno attenzione al foulard di seta tenuto fermo dallo spillone d'oro, che si strappò per la foga con cui venne tirato via.

Cosa gli stava succedendo?

«Taehyung! Cielo, Taehyung!» esclamò quella voce così preoccupata che sembrò fargli peggiorare ancora di più quegli strani sintomi. Aprì la bocca per parlare ma dalla sua gola uscirono solamente alcuni rantoli.

«Fai respiri profondi! Inspira, espira, segui la mia voce» continuò quello, e come sentì la mano di Jungkook sulla sua spalla, sobbalzò ritraendosi e appiattendosi contro il muro come un gatto.

«N-non respiro» ansimò Taehyung, iniziando a tossire e cadendo sulle ginocchia.

«Yoongi! Chiama il medico!» urlò allora Jungkook con voce colma di panico, ma sembrava lontana, ovattata, quasi come se parlasse da un altro universo in cui non c'era spazio per la sua tranquillità.

«Taehyung, ispira, espira. Segui me: ispira, espira». 

Nonostante la voce fosse esitante, panicata e anche tremante, Taehyung ci si appigliò, poiché non poteva fare affidamento su sé stesso. Non sapeva cosa gli stesse succedendo, ma sapeva che era una cosa che non riusciva a gestire e che non aveva mai provato prima.

«Continua così, perfetto. Stai andando benissimo» incitò allora Jungkook, massaggiandogli la schiena con solo la punta delle dita, esitante. Taehyung sembrava non tollerare il suo tocco per più di tre secondi.

Dopo infiniti minuti di agonia e respiro mozzato, Taehyung sembrò riuscire a riprendere il controllo del suo corpo tremante e debole. 

Si mise in piedi a fatica, aggrappandosi al muro e  sgusciando via dalla presa sul suo bicipite di Jungkook, che lo stava aiutando a rimettersi dritto.

Come alzò gli occhi, incontrò quelli pieni di preoccupazione di Jungkook, lucidi e angosciati. Se ne stava a debita distanza, ma non abbastanza da non poterne percepire la presenza. E la distanza tra di loro era decisamente troppo poca per i suoi gusti.

«Va meglio?» sussurrò il principe, non sembrava neanche riuscire a parlare. Taehyung deglutì sonoramente ma annuì, passandosi una mano sulla fronte velata di sudore e respirando a pieni polmoni. Il fiato era tremulo e richiuse gli occhi per permettere a sè stesso di calmarsi.

«Sì, vi ringrazio». Lo aveva ringraziato solo perchè non voleva scatenare in Jungkook un'altra reazione violenta come quelle che aveva avuto in passato, non perchè volesse davvero farlo.

«Taehyung, ti avevo già detto di non usare le formalità con me. Per favore, permettimi di...» Jungkook fece una pausa, il volto paonazzo, «Spiegarti» mormorò infine, abbassando lo sguardo sulle sue mani.

Quello lo guardò senza capire, sul suo viso poteva chiaramente leggersi confusione e...incredulità. Perché Jungkook stava agendo così? Perché fino a un giorno prima lo obbligava a mettersi in ginocchio e lo chiamava in modi irripetibili, mentre adesso sembrava essere tornato a comportarsi come quando si erano conosciuti?

Jungkook sembrava stesse per mettersi a piangere, le mani gli tremavano, il labbro inferiore era stretto tra i denti, le sopracciglia inarcate che gettavano ombra sui suoi occhi scuri.

Occhi innocenti; non peccaminosi, non arrabbiati, non eccitati.

Innocenti.

Solo ed esclusivamente innocenti.

La testa di Taehyung sembrava volesse esplodere.

«Perché vi comportate così?» gli chiese in un sussurro, cercando di mettere ordine. Sentiva di stare per mettersi ad urlare.

«Così...come?» sussurrò di nuovo incerto Jungkook, alzando gli occhi tristi verso di lui.

«Perché vi comportate in modo così insolito? Siete stato voi ad abusare di me, siete stato voi a chiamarmi puttana, siete stato voi a farmi mettere in ginocchio per infilare la vostra erezione nella mia bocca, andandovene via e lasciandomi come una pezza usata. Siete stato voi ad umiliarmi davanti a tutta la nobiltà il giorno del nostro matrimonio, e sempre voi adesso mi guardate come se vi importi qualcosa? Sono forse una specie di giocattolo per voi? O tutto questo fa parte di un giochetto strano che voi e mio padre avete architettato per liberarvi di me una volta per tutte?».

Il volto Jungkook divenne pallido come un bicchiere di latte, i suoi occhi si erano allargati e le pupille si erano dilatate, le labbra adesso tremavano violentemente ed avevano la stampa dei denti... e quelle lacrime che sembravano essere state trattenute a fatica durante i loro brevi incontri mattutini, adesso invece scorrevano sulle sue guance pallide e fanciullesche, scendendo copiosamente fino al mento.

Il primo singhiozzo venne seguito da un altro, e da un altro ancora, e ancora da un altro, fino a che Jungkook non si portò una mano alla bocca per soffocare i forti singhiozzi e i gemiti del pianto.

Taehyung spalancò gli occhi e fece qualche passo indietro, interdetto.

Non si aspettava quella reazione, non credeva che il Jungkook che aveva conosciuto potesse piangere.

Perchè piangeva in quel modo quando sapeva perfettamente cosa gli aveva fatto passare in quei giorni? Diamine, era stato lui ad iniziare tutto!

Ma tutte le parole che avrebbe voluto dire gli si bloccarono in gola alla vista di Jungkook che, come ad un fantoccio a cui avevano tagliato i fili, cadde in ginocchio ai suoi piedi. 















NDA: avevo il capitolo pronto e ho pensato "perchè non pubbicarlo?" e niente, eccolo qui! Ho avuto qualche problema (MA VA) con il salvataggio del capitolo, ma giuro che li ricontrollerò nuovamente in un futuro non so quanto prossimo così da risolvere eventuali errori.

Tuttavia, se ne trovate, segnalatemeli, grazie ^^ <3

E permettetemi anche di dire che il prossimo capitolo sarà molto particolare e molto più interessante di questo! Fidatevi^^ 

A presto <3

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