Rainy Days|Newtmas

Oleh -nutellinglies

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Newtmas AU|La storia puΓ² essere letta anche senza conoscere l'opera originale! "La luce fioca e intermittente... Lebih Banyak

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v e n t i q u a t t r o
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v e n t o t t o
ringraziamenti

v e n t i c i n q u e

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Oleh -nutellinglies

I giorni seguenti trascorsero lenti e inesorabili. Thomas assisteva passivamente allo scorrere della vita attorno a lui, incapace di agire. Gli sembrava di stare rinchiuso dentro un'enorme bolla e di essere sordo agli stimoli esterni.
Da quando Newt gli aveva rivolto quelle ultime parole quella mattina, non si erano più visti. Non era più andato in officina, e un po' gli dispiaceva per Jorge: quell'uomo era sempre stato molto buono con lui.
Thomas era in quello stato proprio da quel giorno. La mattina si svegliava solo per non perdere giorni di scuola proprio il suo ultimo anno, e i suoi amici lo osservavano trascinarsi per i corridoi con un'espressione impassibile. C'era, ma era come se non ci fosse. Era praticamente un fantasma. Minho, Brenda e Teresa erano estremamente in pensiero per lui.

Fosse stata una semplice delusione d'amore, non si sarebbero preoccupati troppo: sarebbe bastato un po' di gelato, qualche ora di pianto, e il suo cuore sarebbe guarito. Ma questa volta era diverso: per quanto fossero esterni alla situazione, era evidente che tra quei due ci fosse un legame particolare. La ferita che Newt aveva lasciato nel cuore di Thomas era fin troppo profonda.

-Avete visto che occhiaie ha? Pensate che dorma almeno un po'?-Teresa mordicchiava preoccupata la sua matita, mentre Brenda sfogliava distrattamente un libro e Minho guardava dalla finestra, sovrappensiero.
Alle sue parole, i due spostarono l'attenzione sulla ragazza dagli occhi blu. Brenda chiuse il suo libro con un tonfo, e Minho si voltò, sistemandosi meglio sulla sedia.
Erano in biblioteca per una ricerca di scienze: anche Thomas sarebbe dovuto essere con loro, ma aveva accampato una scusa molto poco plausibile per non presentarsi e rimanere a casa.

Brenda posò per un istante lo sguardo sulla sedia vuota, con un sospiro.
-Penso che non dorma per niente. Nell'ultimo periodo diceva di aver smesso di fare i suoi soliti incubi e di dormire meglio, ma adesso penso che non siano solo gli incubi a tenerlo sveglio.-

Teresa annuì, sconsolata.
-Se almeno ci dicesse con precisione cosa è successo tra loro due...-aggiunse, mordicchiando ancora la matita.
-Non lo farà. Almeno non ora.-furono le parole del ragazzo, che gettò la testa all'indietro, passandosi entrambe le mani sul volto.
-Probabilmente ha ancora bisogno di tempo per metabolizzare il tutto. Da solo. Non possiamo intrometterci.-

-E quindi dici che dovremmo stare a guardare mentre si chiude in se stesso e smette lentamente di parlarci?-esclamò Teresa, per poi essere zittita con uno sh! dal bibliotecario.
-Non smetterà di parlarci...-sbuffò Minho, che però non sembrava molto convinto della sua stessa affermazione.
Brenda scosse la testa.
-Dobbiamo fare qualcosa. Siamo i suoi migliori amici.-

-Ma che cosa possiamo fare? Non parlerà, ci abbiamo già provato.-
-Vuol dire che dobbiamo provare ancora, allora.-
-Se ne sei così convinta allora proponi. Hai qualche idea? Mi sembra che le abbiamo provate tutte.-rispose seccamente Minho, per poi scusarsi subito dopo con Brenda. Teresa lo notò arrossire leggermente mentre parlava: era come se si fosse dimenticato che Brenda, in fin dei conti, rimaneva sempre la sua cotta, e voleva impressionarla, non andarle contro.
-Scusa, mi dispiace. È che...questa situazione mi rende nervoso. Non ho mai visto Thomas in questo stato.-

Brenda annuì, facendogli comprendere che capiva il suo stato d'animo alla perfezione.
-E se parlassi con Newt?Lavora ancora all'officina, d'altronde, per me sarebbe più semplice approcciarlo. Avrei una scusa per parlargli. -

Teresa non sembrava convinta.
-Probabilmente peggioreremmo la situazione. Newt potrebbe pensare che sia stato Thomas a mandarti, e  Tom non ne sarebbe contento.-
Minho concordò con lei, suo malgrado.
-Dobbiamo pensare ad un'alternativa.-

E proprio mentre il silenzio calava tra i tre, impegnati a cercare un modo per curare il cuore del loro amico, tutti e tre i loro cellulari squillarono all'unisono. Era Thomas nella loro chat di gruppo.

Thomas: Ho sentito che i genitori di Connor non sono a casa questo weekend, e lui ne approfitta per dare una festa. Andiamo? Ho bisogno di svagare.

I tre si lanciarono un'occhiata confusa. Così, all'improvviso aveva voglia di andare ad una festa? Ma che diavolo gli prendeva?

-Dio, mi sembra di essere in uno di quei film scadenti in cui il protagonista attraversa una delusione d'amore.-si lamentò Minho, gettando stizzito il cellulare sul tavolo.
-Che intenzioni ha?-mormorò Brenda, osservando incuriosita la chat, rileggendo e rileggendo il messaggio.
-Probabilmente vuole davvero solo svagarsi. In effetti ne avrebbe bisogno.-disse Teresa, adesso leggermente speranzosa.

-Secondo me vuole solo ubriacarsi, e basta. Evitiamo, magari.-
-E se invece non fosse così? Distrarsi potrebbe aiutarlo un po'.-cercò di dire Teresa, ma Minho era irremovibile.
-Stai scherzando? Mi stai dicendo che tu gli permetteresti di andare ad una festa e di entrare in contatto con una quantità disumana di alcol? Non mi va di stare tutta la sera a tenergli le spalle mentre vomita.-
Era questo il modo un po' inusuale di Minho di mostrare tutta la sua preoccupazione per il suo migliore amico.

-Minho, forse Teresa ha ragione.-se ne uscì Brenda, costretta da una richiesta silenziosa di aiuto dall'amica.
L'espressione del ragazzo si addolcì e si voltò verso la ragazza vicino a lui. Si fidava ciecamente della sua opinione, e non solo perché provava qualcosa per lei. Provava grande stima nei suoi confronti.

Il ragazzo deglutì, scuotendo la testa.
-Va bene. Ma se succede qualcosa, sarete voi a prendervene la responsabilità.- sentenziò, puntando l'indice verso le sue due amiche, che annuirono vigorosamente.

Quella sera si incontrarono direttamente davanti casa di Connor, e mentre osservava Thomas avvicinarsi, Minho sperava con tutto se stesso che non facesse cazzate, perché tanto sapeva che se qualcosa fosse successo, la responsabilità sarebbe ricaduta su di lui. Sicuro al cento percento.

Il ragazzo non sembrava per niente cambiato da quella mattina: Teresa e Brenda avevano sperato di vedere un miglioramento, almeno un segno di vita nella sua espressione. Ma niente. Li salutò con poco entusiasmo, lasciandoli tutti e tre piuttosto straniti, e si diressero insieme verso l'ingresso di casa di Connor. Fu proprio il padrone di casa ad aprire, già ubriaco fradicio. Ed erano solo le nove. La festa da quanto era iniziata?Mezz'ora?

-Ehilà siete arrivati!-esclamò, versando un po' della birra che aveva in mano sul pavimento, per poi portarsi una mano alla bocca per trattenere un conato di vomito.
-Stavolta non mi freghi, brutto stronzo.-borbottò Minho, senza rispondere al saluto del ragazzo e spingendolo via in modo da entrare in casa.

-Non gli permetterò di rovinarmi un altro paio di scarpe-disse, tutto serio, sistemandosi il colletto della camicia. Sentire Brenda ridere alle sue parole mentre scuoteva la testa, lo spedì in paradiso.

Bastò quella frazione di secondo: lui distratto dalla risata di Brenda, Teresa da Connor che ci stava provando spudoratamente, e nessuno si accorse che Thomas era scomparso.
Ma non ci volle molto a trovarlo. Era in cucina, vicino agli alcolici. E in pochi secondi si era già scolato diversi shottini di solo Dio sa quale miscuglio infernale.

-Thomas!-
Minho gli strappò la bottiglia dalle mani non con poche difficoltà.
-Che stai facendo?!-
-Affogo il dispiacere nell'alcol, non è evidente?-fece il moro, con tono drammatico.
-Oh, non fare la drama queen.-lo biasimò Brenda, strappandogli l'ennesimo bicchiere dalle mani. Ma un secondo dopo, aveva già stappato un'altra birra, e la ragazza sospirò rinunciando ad impedirgli di bere.

-Visto? Ve l'avevo detto che era venuto qui solo per spaccarsi a merda.-fece Minho con aria saccente, beccandosi un pugno sull'avambraccio da Teresa, che poi si rivolse a Thomas.
-Non è il modo giusto, Tom. Questo non sei tu.-

Thomas continuava a bere, incurante delle parole dei suoi amici. Probabilmente non aveva mangiato niente tutto il giorno: sarebbe stata una questione di secondi prima che si ritrovasse steso sul pavimento di un bagno a rigettare anche l'anima.

-Lasciatemi in pace.-borbottò.
-Questo è impazzito.-Brenda alzò gli occhi al cielo, voltando la testa di lato per non assistere a quello spettacolo pietoso.

-Mi ha detto che non mi vuole più nella sua vita. Quindi che senso ha?-mormorò tra se e se il moro, avvicinando il collo della bottiglia all'occhio, per controllare se ci fosse ancora birra all'interno. Sbuffò, poggiandola sul tavolo e aprendone un'altra.

-Ma io dico, vuoi smetterla?-Minho gli strappò di nuovo la bottiglia dalle mani, che però era semiaperta. Gran parte del contenuto si versò sulla sua camicia bianca immacolata, e il ragazzo dovette chiamare a raccolta tutto il suo autocontrollo per non reagire.

-Cristo, Thomas...-disse solo, voltandosi per andare in bagno e cercare di ripulirsi da quello schifo.
-Non vai con lui?-disse Thomas a Brenda, lo sguardo vacuo.
-Eh?-
-Dai Brenda, non puoi essere così idiota. Quel ragazzo è innamorato di te da un'eternità. Te ne accorgerai mai?-
-Thomas...-lo ammonì Teresa, cercando di zittirlo.
-Siete così stupidi-la ignorò spudoratamente-avete l'amore sotto gli occhi e ve lo fate sfuggire così.-prese un altro sorso di birra dalla bottiglia quasi vuota-Sei così prepotente che sono tutti intimiditi da te, Brenda. Per una volta c'è qualcuno a cui piaci e fai la schizzinosa?-Thomas fece schioccare la lingua sul palato, soddisfatto delle sue parole. Non era per niente in sé. Il Thomas che conoscevano non le avrebbe mai nemmeno pensate quelle cose.

Brenda non diceva una parola. Lo guardava, un'espressione di disgusto che si allargava sul suo volto.

-Tom ma che cazzo dici? Sei fuori di testa?-lo rimproverò Teresa, furiosa.
-Lascialo stare, Tess. È ubriaco.-disse in un soffio Brenda, ma Thomas non fu in grado di chiudere la bocca e peggiorò ancora di più la situazione.
-Oh no, mai stato più lucido e più sincero di così.-

La ragazza annuì, sorridendo amaramente.
-Vaffanculo.-mormorò, per poi voltare le spalle e andarsene.

-E siamo a meno due.-borbottò Thomas, scoccando un'occhiata spenta a Teresa, che stava di fronte a lui e si stava trattenendo dal picchiarlo.
-Non hai il diritto di trattarci così Thomas. Se è successo qualcosa tra te e Newt non è colpa nostra, non ce ne hai nemmeno parlato...-
-Ah, Newt...-sospirò il moro, sentendo le lacrime inumidirgli gli occhi, ignorando il discorso dell'amica, che dal suo canto annuì, e con fare risoluto tirò fuori il telefono dalla tasca, incurante delle possibili conseguenze.

***

Quando aprì gli occhi, sotto di lui c'era la strada. Le auto sfrecciavano in mezzo al traffico, che rimbombava del frastuono dei clacson e degli schiamazzi di automobilisti inferociti.
I barboni rovistavano tra i cassonetti in cerca di cibo nel vicolo dietro ad un ristorante. Qualcuno correva per strada, chi in ritardo per una cena di lavoro, chi stava rincorrendo l'amore della propria vita e chi invece si era dimenticato dell'anniversario di matrimonio e correva dal fioraio a comprare qualcosa con cui farsi perdonare.

Era una sera come un'altra: le finestre si accendevano una dopo l'altra, i piatti e bicchieri all'interno delle case tintinnavano, e in quell'esatto momento una storia d'amore stava persino nascendo tra gli scaffali di una piccola libreria di quartiere. La vita continuava con il proprio andare, non si fermava e non si sarebbe fermata, neanche se un diciannovenne dai capelli biondo grano avesse improvvisamente deciso di lanciarsi dal terrazzo di un palazzo di venti piani di Los Angeles e di farla finita per sempre.

Nessuno si sarebbe accorto di lui, probabilmente fino alla mattina successiva, quando avrebbero trovato un cadavere sul marciapiede. Gli venivano i brividi al solo pensiero: chissà cosa si provava, un secondo prima di morire. Chissà cosa c'era dopo.
Beh, lo avrebbe scoperto di lì a poco, no? Se ne sarebbe finalmente andato da un mondo in cui non sembrava ci fosse mai stato posto per lui.
Sorrise leggermente a sentire il suo stomaco brontolare. Non mangiava da giorni, ormai, non ne aveva avuto la forza. Non ricordava l'ultima volta che aveva ingerito qualcosa, ma poco importava.

Allungò una gamba, e osservò il suo piede sospeso nel vuoto, ripensando alla sua scelta di andare fino a Los Angeles solo per gettarsi dal tetto di un palazzo. Oltre che essere estremamente simbolico (era lì d'altronde che tutto era iniziato) era anche conveniente. Non voleva che qualcuno lo riconoscesse, non voleva essere ricordato. E se si fosse ucciso a CharlotteTown, non sarebbe passato inosservato. Magari sarebbe stato proprio Thomas a trovarlo.
E nonostante le parole sprezzanti che gli aveva rivolto e delle quali non aveva fatto che pentirsi in quei giorni, Newt lo amava ancora, profondamente. E per questo non voleva arrecargli altro dolore.

A Los Angeles, sarebbe stato relegato come l'ennesimo caso di suicidio, e la sua morte sarebbe passata sotto silenzio. Thomas non avrebbe mai saputo della sua morte, e non avendolo più tra i piedi si sarebbe dimenticato in fretta di lui, ne era sicuro.
Ci aveva pensato a lungo in quei giorni, e quella sembrava proprio l'unica alternativa.

Se pensava alla morte, uno strano senso di pace lo invadeva, e lo convinceva ulteriormente che quella fosse la scelta giusta.
Si sporse ancora un poco: adesso era proprio sul bordo. Un millimetro, e sarebbe caduto di sotto.
Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, preparandosi a lasciarsi andare per sempre.
Il vento gli sferzava il viso e gli arruffava i capelli. Le sue mani lentamente lasciavano la presa, e secondo dopo secondo, la morte era sempre più vicina.
Non sentiva più nulla, come se il mondo attorno a lui si fosse fermato, come se si fosse zittito, come se trattenesse il respiro nell'osservare una vita così giovane che stava per lasciare questa terra.
Allora era questo, quello che si provava prima di morire?
Sorrise amaramente, gli occhi ancora chiusi: la sua vita finiva così, dal ventesimo piano di un palazzo, su un marciapiede, in una pozza di sangue.
Che morte patetica.
Ma il finale perfetto per una vita come la sua. Quel tipo di finale che ti lascia con l'amaro in bocca, ma allo stesso tempo con la consapevolezza che non sarebbe mai potuto esistere finale più adatto.

Riaprì gli occhi: un suono lontano si era improvvisamente fatto spazio in quel silenzio assordante che si era impossessato di lui in quegli ultimi attimi. Si avvicinava sempre di più, finché non riempì le sue orecchie e ogni centimetro del suo corpo: era la suoneria del suo cellulare.
Non ricordava nemmeno di averlo ancora in tasca, e non avrebbe saputo dire nemmeno perché all'improvviso avesse deciso che fosse una buona idea rispondere.

Perciò indietreggiò di qualche passo, e fu fuori pericolo. Quell'altezza che prima lo aveva tanto rassicurato, adesso lo spaventava a morte. Che diavolo gli era venuto in mente?
Estrasse tremante il cellulare dalla tasca, incapace di alzare lo sguardo, il cuore che batteva forte nella gabbia toracica al solo pensiero che se quella chiamata non fosse arrivata e lui non avesse esitato, avrebbe esalato il suo ultimo respiro su quel freddo e indifferente marciapiede, lontano da ogni sguardo, nascosto dal buio della sera.

Finalmente ebbe il coraggio di spostare lo sguardo sul display del cellulare che continuava a vibrare nella sua mano. Chiunque fosse il mittente, gli aveva praticamente salvato la vita.
E gli mancò il respiro quando lesse il nome sullo schermo.
Teresa.

N/A:
Vi chiedo DI NUOVO scusa per l'immenso ritardo. È iniziata scuola e mi si sono scombussolati tutti i ritmi, ma in questi giorni mi sono un po' portata avanti e ho già altri capitoli pronti, quindi l'intervallo tra questo e il prossimo aggiornamento sarà più breve. Spero che questo capitolo vi piaciuto!
Ros

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