Bitter Tangerine (Italian Tra...

Par aetheriumhl

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Forse è Niall, si dice per calmare il suo cuore in tempesta. Forse non è ancora partito per le vacanze, forse... Plus

Prologo
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9

Chapter 10

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Par aetheriumhl

>>>>>HARRY>>>>>HARRY>>>>>HARRY>>>>>HARRY



Il sole sorge all'orizzonte in una lenta marcia e la luce si riversa nella sua camera come un'onda. Harry si rotola sul materasso, senza trovare una posizione comoda. Dormire in un vero letto per alcune settimane non ha fatto altro che fargli notare quanto possa essere scomodo un materasso gonfiabile. Pensava di essersi abituato ormai. Il sonno continua a non arrivare, quindi decide di alzarsi e affrontare il nuovo giorno. Non ha mai comprato un comò, quindi i suoi vestiti sono accatastati nell'armadio. Cerca di evitare di rovesciarli mentre trova un paio di jeans e una felpa in mezzo alla pila.
Una volta aver fatto una doccia, esce all'esterno pronto ad affrontare il freddo brutale di metà gennaio a Chicago. Comincia a battere i denti per il freddo e sente lo stomaco stringersi mentre raggiunge la caffetteria accanto al suo appartamento. Harry ordina rapidamente il suo caffè e si sposta di lato per lasciare il posto ad altri clienti che hanno fretta di andare via. Ad Eugene sono tutti fin troppo gentili – i baristi ti fanno domande inopportune e le cameriere ti trattano come se fossi loro figlio – mentre a Chicago è tutto diverso.
Con il caffè caldo tra le mani, ritorna nel suo appartamento. Dovrebbe essere felice ora che ha preso finalmente una decisione, ma non può fare a meno di sentirsi triste e indeciso. Ha già fatto scelte sbagliate prima di quel momento e sente la paura invaderlo – e se rovinasse di nuovo la sua vita?
Fa male non avere qualcuno con cui parlare, a cui chiedere consigli. Sa che è la sua vita, la decisione è soltanto sua, ma ha bisogno di parlarne con qualcuno – qualcuno che ha davvero a cuore i suoi interessi, qualcuno che può aiutarlo a rimanere in piedi quando non è sicuro di essere abbastanza forte per affrontare tutto. In questo momento, però, ha solo se stesso, e rimuginare sulle sue decisioni più e più volte sembra più ferirlo che aiutarlo.
Si affaccia alla finestra del suo appartamento e guarda quella città sconosciuta che ancora non lo fa sentire a casa. Non è sicuro che riuscirà mai a sentirsi a suo agio a Chicago. Prende un sorso di caffè, poi fa un respiro profondo. Ha fatto la sua scelta, ora ha bisogno di prendere in mano la sua vita. Si volta per affrontare il disordine nel suo appartamento; è tempo di rimettere insieme i pezzi della sua vita, di ricominciare. Ha bisogno di una vera casa, un posto dove possa sentirsi bene e questo non lo è. Annuisce, anche se nessuno lo sta guardando, poi si mette a lavoro.
È passata solo un'ora o due quando bussano alla porta. Lui però la ignora e continua a lavorare: piegare i vestiti e organizzarli in pile ordinate. Non conosce nessuno che potrebbe venire a trovarlo in quella casa, ed è piuttosto abituato alle persone che confondono il suo appartamento con quello di altre persone. Questa volta, tuttavia, il bussare diventa più forte, al punto che Harry pensa che l'intera porta possa sfondarsi da un momento all'altro.
Piega l'ultima felpa e poi si alza per attraversare l'appartamento, la curiosità mista alla paura di chi potrebbe esserci dall'altra parte. Apre la porta rapidamente, sperando di mostrare un certo livello di coraggio e cercando di non mostrarsi impaurito di fronte ad un eventuale ladro – o chiunque abbia un disperato bisogno di entrare in casa sua. Quando la porta si apre, la bocca di Harry si spalanca per la sorpresa, e non riesce a pronunciare una sola parola.
"Non puoi fottutamente farlo," dice subito Louis. Indossa una felpa e dei pantaloni sportivi, uno zaino e un berretto. Non aspetta che Harry si sposti prima di entrare nell'appartamento, spingendolo via. "Non puoi semplicemente scappare. Non funziona così."
Harry spalanca ancora di più la porta. "Non sono scappato via."
"Si, l'hai fatto," esclama Louis. Si guarda intorno nell'appartamento ed Harry prova a vedere casa sua attraverso gli occhi del maggiore e non prova nulla se non imbarazzo. Ci sono scatoloni ovunque ed è un completo casino. La fila di felpe è l'unica cosa in ordine. "Cosa cazzo significa tutto questo?" Domanda Louis, indicandosi intorno. "Dove stai andando?"
Harry si lecca il labbro inferiore, cercando di prendere coraggio. Non riesce a credere che Louis sia a Chicago, nel suo appartamento, mentre urla contro di lui chiedendo risposte. "Ad Eugene."
"Eugene?" Louis restringe gli occhi. "Eri già ad Eugene."
Il riccio alza il mento. "Sono tornato per prendere le mie cose."
Harry osserva Louis respirare profondamente, il suo corpo si sgonfia, quindi addolcisce la voce e abbandona la posizione difensiva. "Sei partito senza dire niente, Harry. L'hai fatto di nuovo."
La vulnerabilità nelle ultime parole del maggiore blocca Harry sul posto. Odia ricordare il modo in cui sono andate le cose tra loro l'ultima volta, le ferite e il dolore che ha causato e che ancora non sembrano voler andare via. Non aveva nessuna intenzione di andarsene senza dire nulla. Pensava soltanto di star facendo la cosa giusta, cercando di rimettere insieme la sua vita. Sembra che non riesca mai a fare le scelte giuste. Cerca di trovare la parole adatte per spiegarsi. "Sto solo cercando di capire cosa fare, Louis. Non è niente di personale."
Louis si tocca il ponte del naso con le dita. "Il tuo andartene senza dirmi nulla e senza lasciare traccia sarà sempre un qualcosa di personale per me."
"Non intendevo farlo," risponde Harry onestamente. "Stavo pensando a quello che hai detto l'altra sera." Deglutisce e fissa il maggiore. Prega che le sue guance non diventino rosse per l'imbarazzo del ricordo del rifiuto di Louis. "Di come ho ancora tante cose da capire."
"Harry," inizia Louis, senza nessuna intenzione di finire la frase.
"Volevo solo iniziare da capo," dice il riccio. "Sono stanco di aspettare, pensare e chiedermi cosa dovrei fare dopo. Quindi ho appena deciso di iniziare."
Louis lo osserva attentamente. "Quindi hai deciso di tornare ad Eugene?"
Harry annuisce. "Si, l'ho deciso." Prende un respiro lento. Non volevo dirlo a nessuno, oppure avreste pensato che stavo prendendo le mie decisioni influenzato dalle vostre opinioni. Volevo che fosse soltanto una mia decisione." Si domanda se Louis sappia che per qualcuno, Harry intende proprio lui. È vero, però; Sa che trasferirsi di nuovo ad Eugene è la decisione giusta, il primo passo verso una nuova vita. Tornare a casa è il primo passo, capire tutto il resto è il secondo e avverrà con calma.
"Va bene." Louis si strofina il viso con le mani. "Mi hai spaventato, H. Ho pensato," espira piano, "ho pensato di averti perso di nuovo. Dovremmo essere amici, ricordi?"
Harry desidera che Louis gli racconti la verità, che l'ha inseguito fino a Chicago per proclamargli il suo amore, non perché preoccupato per un amico. Non osa dire queste cose per primo. "Non riuscirai a liberarti di me così facilmente," dice con un sorrisetto ironico. "Non volevo farti preoccupare." Non pensava nemmeno che il maggiore si sarebbe preoccupato, sinceramente. Forse è bello capire di essersi sbagliato, riguardo questo.
"Si beh, è difficile non preoccuparsi per te," risponde Louis, senza rendersi conto che quelle parole stanno spezzando il cuore del riccio. Louis continua a dire le cose che Harry vorrebbe sentirsi dire, ma non le intende allo stesso suo modo. "Vedo che hai già fatto molte cose," continua Louis, guardandosi intorno.
"Sto facendo i bagagli. Di solito non è così incasinato."
Louis alza un sopracciglio. "Non hai mobili e c'è soltanto un materasso gonfiabile."
Questa volta Harry ride davvero. "Inutile fingere che vivere qui sia un sogno, vero?"
Louis sorride dolcemente. "Mi dispiace di averlo pensato."
Harry si rende conto che la porta dell'appartamento è ancora aperta e la chiude delicatamente. "Va bene." Si trascina goffamente verso il letto, i piedi che si incastrano l'un l'altro. Louis gli sta di fronte con le mani incrociate sul petto, e lo fissa intensamente. Si sente così distante dall'altro ragazzo, nonostante le ultime settimane in cui sono stati praticamente attaccati. Forse Louis ha smesso di amarlo, ma è venuto comunque fino a Chicago; significa che un po' gli importa.
"Hai un posto dove stare? O torni subito a casa?" Chiede Harry.
Louis sorride come se tutta quella situazione fosse surreale. "No e no. Non ho pianificato niente prima di partire."
Forse Harry dovrebbe sentirsi lusingato del fatto che Louis abbia lasciato tutto per raggiungerlo, ma in realtà si sente come un bambino irresponsabile. "Scusami."
"Non ti preoccupare, probabilmente tornerò lunedì o martedì. Ho alcune ferie arretrate da utilizzare. E conosco qualcuno che abita qui in città, stavo pensando proprio di prendere possesso del suo," Louis lancia uno sguardo al letto del riccio, "materasso gonfiabile." Il giovane poi sorride. "Inoltre, ho sempre voluto vedere Chicago, sai? Forse dovresti farmi fare un giro."
Harry deglutisce e lancia un'occhiata alla pila di roba sparsa per il suo appartamento, i resti della sua vita che avrebbe dovuto raccogliere. Almeno doveva farlo fino a quando questo grande e importante pezzo della sua vecchia vita non si è presentato alla porta di casa sua.
"O devi fare i bagagli?" Domanda Louis, leggendo il suo sguardo. "Posso aiutarti."
Harry apre la bocca per rispondere poi scuote la testa. Louis è a Chicago con lui, proprio dove l'avrebbe sempre voluto. È molto più importante che imballare alcuni scatoloni. "No, lo farò più tardi. Voglio farti fare un giro."
Il sorriso del maggiore è così dolce che Harry vorrebbe baciarlo. "Va bene." Louis si schiarisce la gola. "Ti dispiace se faccio una doccia veloce? Mi sento sporco ed esausto."
Harry ridacchia e indica il bagno alle sue spalle. Mentre Louis si fa una doccia rigenerante, il riccio cerca di mettere un po' di cose nelle scatole, per poi distrarsi pensando a cosa mostrare della città al maggiore. Visto che il tempo non è dei migliori, la sua lista comprende principalmente mostre d'arte e alcuni ristoranti e bar in cui è andato negli ultimi mesi. È piuttosto imbarazzante notare quanto poco ha visto di Chicago da quando è arrivato. È abbastanza lucido da ammettere che non ha avuto il coraggio di vedere le cose da solo, di trascorrere del tempo con i propri pensieri in spazi pubblici e circondato da altre persone.
"Ho bisogno di qualcosa di più pesante," dice Louis uscendo dal bagno con i capelli umidi, un maglioncino girocollo e un paio di jeans. "E di calzini."
"Non hai portato i calzini?" Domanda Harry incredulo. "Tu hai sempre i calzini migliori."
Louis ha un intero cassetto di calzini di lana che Harry era solito rubare quando vivevano insieme. Potrebbe aver portato un paio delle calze del maggiore con lui a Chicago, quando se ne è andato, anche se non lo ammetterà mai.
"Ero di fretta," risponde Louis, aggrottando le sopracciglia.
Harry alza gli occhi al cielo. Cerca delle calze spesse e calde per Louis, un'altra felpa e un berretto di lana. Infine cerca dei vestiti caldi anche per lui, pur sapendo che non saranno abbastanza e che patirà lo stesso il freddo. Il freddo di Chicago è qualcosa di impossibile ed è difficile da combattere. Si mettono d'accordo per iniziare la loro gita con un bel pranzo e scendono di sotto nell'atrio dell'edificio per cercare un taxi disponibile. Louis è come sempre troppo curioso, chiede del portiere dell'edificio, se Harry gli ha mai parlato (di solito no) e se usa la palestra (solo una volta). Sul sedile posteriore dell'auto, Harry si improvvisa guida turistica e indica le cose principali della città fuori dal finestrino. Sono prevalentemente punti di riferimento che tutti conoscono – nessun ricordo personale legato a questi o storie divertenti da raccontare. Anche lui è semplicemente un turista proprio come Louis.
Per fortuna, nel ristorante in cui porta Louis non c'è molta gente. L'ha scoperto quando è andato fuori a cena con alcuni infermieri dell'ospedale dopo essersi trasferito, prima di sapere quali fantasmi e demoni si nascondevano dentro di lui. Il locale si trova sul lungofiume, che è quasi vuoto a causa del vento gelido e del freddo glaciale. Ordinano un piatto di frutti di mare e lo condividono, entrambi più affamati di quanto credessero inizialmente. La conversazione è facile e tranquilla, e parlano dei motivi per cui sono in quella città.
Da qualche parte nella sua mente, Harry vorrebbe parlare. Non è sicuro di cosa dire, ma ogni tanto sente il bisogno di raccontare cosa sente dentro di sé. Potrebbe iniziare col dire che sta alla grande, ma una bugia così sfacciata sembra terrificante da dire. Ha raccontato a Louis la verità per un motivo. Louis si è allontanato e deve imparare ad accettarlo piuttosto che combattere questa cosa. Il fatto che Louis si sia presentato a casa sua, però, dovrebbe essere un balsamo per la sua anima – il fatto che il maggiore si preoccupi per lui. Si prende cura di lui e si preoccupa più del necessario; vuole Harry come amico. Tutto questo dovrebbe farlo felice e forse lo è, ma c'è un punto che continua a turbarlo e a fargli mancare il respiro. Anche adesso, mentre Louis si scusa per raggiungere il bagno, Harry lo guarda allontanarsi e pensa all'anello.
Cercare un caricabatterie e trovare un anello di fidanzamento è in cima alla lista delle cose inaspettate che gli sono successe nella vita. Il matrimonio è sempre stato il passo successivo per lui e Louis quando stavano insieme. Non avevano dedicato molto tempo ad una proposta o ad un anello, sembrava solo un pezzo inevitabile della loro storia. Vederlo nella vita reale, toccare la scatola in cui c'era l'anello... non ha ancora trovato le parole. Forse è più facile dire che gli sembrava di esser caduto dalla cima di una scala; la sensazione di cadere all'indietro era stata così improvvisa che i polmoni avevano dimenticato di lavorare. Era un promemoria di tutto quello che avevano perso e, in più, un coltello ficcato nel cuore dopo che Louis ha gentilmente declinato la sua offerta di riprovarci di nuovo.
"Pronto?"
Harry viene scosso dai suoi pensieri dal maggiore che indossa la giacca, quindi si unisce a lui e si alza per andarsene dal locale. Prendono un taxi per il museo d'arte e vagano senza meta al suo interno per un paio d'ore. Sono per lo più silenziosi ma è il tipo di silenzio che non imbarazza; sono entrambi completamente a loro agio. Non c'è bisogno di dire nulla, nessun commento o argomento per riempire il vuoto. Sono semplicemente loro - indicano i loro quadri preferiti o guardano estasiati gli oggetti nelle vetrine. È tutto così facile che Harry dimentica persino di trovarsi a Chicago. Sono solo lui e Louis circondati da affascinanti opere d'arte, ed in qualche modo è tutto ciò che conta.
"Dove vuoi andare dopo?" Chiede Louis dopo essere usciti dal museo. Il tardo pomeriggio sta lasciando posto alla sera. "In realtà," continua Louis prima che Harry possa rispondere. "Possiamo vedere The Bean?"
"Il The Bean?" Ripete Harry, leggermente incredulo. "Un fagiolo gigante di metallo? Davvero?"
"Sì, davvero. È il più grande punto di riferimento a Chicago."
Harry aggrotta le sopracciglia. "Sono abbastanza sicuro che potresti essere cacciato da Chicago per aver detto una cosa del genere."
Louis ridacchia. "Pensavo che foste tutti carini qui. Almeno è vicino?"
Per quanto Harry non conosca molto bene la città, sa rispondere a questa domanda. "Sì, in realtà. Ma avrai così tanto freddo che ti pentirai nel momento esatto in cui inizieremo ad incamminarci."
Louis restringe gli occhi e contrae le labbra. "Proviamoci."
Finisce per diventare isterico mentre attraversano il Millennium Park fino al The Bean. Il vento soffia forte e fiocchi di neve danzano nel cielo scuro. Harry emette un gemito ad ogni nuova raffica di vento che lo colpisce, mentre Louis rimane stoicamente in silenzio, cercando di non lamentarsi. Anche con le basse temperature, ci sono alcuni turisti che circondano la scultura e scattano foto. Louis ed Harry decidono di scattarsi un selfie davanti al The Bean, e nel momento in cui scattano l'ultima foto, il maggiore esplode. "Fa così fottutamente freddo, morirò congelato."
Harry ridacchia così forte che le persone si girano per osservarlo incuriosite, poi insieme corrono verso il bar più vicino per ripararsi dal freddo, battendo i denti per tutto il tragitto. Bevono un paio di drink e dividono un hamburger e cercando di scaldarsi, le guance che ritornano rosa mentre il sangue torna a fluire nei loro corpi. Entrambi ridono molto più del dovuto, ma l'euforia per essersi finalmente riscaldati li mette di buon umore. Quando lasciano il bar decidono di continuare la serata in un altro locale a tema piratesco, dove bevono cocktail al rum da bicchieri con bordi ardenti prima di tornare all'appartamento di Harry, leggermente brilli ma soprattutto felici.
"Questo posto è un disastro," annuncia Louis quando entrano in casa.
"Mi hai beccato nel bel mezzo di un trasloco," risponde Harry, accendendo le luci e la stufa.
"Non prendermi in giro," risponde il giovane. "Non hai nemmeno un comò."
Harry si morde un labbro per poi mettersi a ridere. Forse gli fa bene ridere e fare umorismo sulla sua vita di merda. Questo è il gran finale di questo capitolo della sua vita; il prossimo è ancora tutto da scrivere e deve ancora capire come iniziarlo. Farà del suo meglio per capirlo nei giorni successivi. Per ora, si godrà la fine della sua vecchia vita a Chicago con la persona con cui una volta sognava di condividerla.
"Dovremmo guardare un film?" Domanda Harry. "Non ho voglia di fare le valigie stasera."
"Dovremmo assolutamente guardare un film sul tuo materasso gonfiabile," dice il maggiore. "È quello che ho sempre sognato."
Harry alza gli occhi al cielo e si mette a cercare dei vestiti caldi così che possano cambiarsi. Passare una notte intera a letto con Louis guardando film è ciò che ha sempre desiderato - ma ora non può dirlo ad alta voce.
Quando sono entrambi sotto le coperte, con il laptop aperto in mezzo a loro mentre guardano Moonlight, Harry diventa consapevole del corpo caldo di Louis accanto al suo. Non si sono ancora baciati da quando il maggiore è arrivato a Chicago, non si sono toccati e non si sono tenuti per mano come invece hanno fatto nelle ultime settimane ad Eugene. Harry desidera un contatto, lo desidera come se fosse una calamita attratta dal metallo, ma il suo cuore è ancora a pezzi dopo che Louis gli ha detto di concentrarsi sulla sua vita, rifiutandolo. Harry lo capisce, forse, ma non può far sparire i sentimenti che prova nei confronti dell'altro, ed essere seduto a pochi centimetri di distanza da Louis non facilita le cose.
Ad un certo punto, Harry inclina la testa per appoggiarla sulla spalla del maggiore. Si muove lentamente e trattiene il respiro, nel caso Louis decida di allontanarsi. Non succede. Invece, Louis muove la mano per appoggiarla sulla parte superiore della sua coscia, e il cuore di Harry inizia a battere all'impazzata. Anche se Louis gli ha detto di non voler iniziare qualcosa di nuovo, con un solo tocco ha acceso nuovamente le farfalle nel suo stomaco, oltre a fargli provare un nuovo sentimento: la speranza.


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Louis non ha mai dormito su un materasso gonfiabile e ne capisce il motivo quando si sveglia la mattina dopo. Gli fa male la schiena e l'anca per la mancanza di supporto, inoltre il pavimento è gelido quando si alza dal letto. "Sono così felice che te ne vai da qua," mormora mentre si stiracchia. "Questo materasso è terribile." Harry annuisce dall'altra parte del materasso ma non apre gli occhi né si muove. Louis si ritrova a sorridere mentre lo guarda; il modo in cui i capelli ricci gli cadono sulla guancia e le dita che tengono saldamente il bordo del cuscino. Louis lo bacerebbe se potesse, ma non è assolutamente quello che deve fare. Non quando ha detto ad Harry di non voler iniziare una relazione e di essere solo amici. Saltargli addosso e baciarlo invierebbe al riccio messaggi contrastanti.
"Smettila di guardarmi," dice Harry senza nemmeno aprire gli occhi.
"Non lo sto facendo," rispose Louis dirigendosi verso il bagno. Ha bisogno di distrarsi per non pensare al corpo caldo di Harry su quel letto e al suo broncio adorabile che vorrebbe baciare via.
Escono per fare colazione in un bar in fondo alla strada. Apparentemente, Harry non ci è mai andato, anche se si trova molto vicino a casa sua. "È deprimente fare colazione da solo," è la risposta che gli fornisce il più piccolo.
Louis sussulta ogni volta che Harry fa un commento del genere riguardo la sua vita a Chicago. Non che lui vivesse felice e contento dall'altra parte del paese. Tuttavia, è felice che Harry si stia allontanando da quella città. Sebbene una buona parte del suo entusiasmo sia puramente egoistico, è contento che il riccio torni a casa, così che possa curare la sua salute mentale. È spaventoso sradicarti e cambiare la tua vita in meno di un anno, e Louis non è sicuro di come riuscirà ad aiutare Harry ad ambientarsi nuovamente ad Eugene, ma ci proverà.
"Dovremmo fare un'altra gita turistica?" Domanda Harry, bevendo un sorso di caffè.
Louis si perde a guardarlo per un momento, il modo in cui tiene la tazza tra le mani e come le spalle si rilassano leggermente dopo che ha bevuto. Dopo tutto questo tempo, ci sono alcune cose di Harry che lo fanno sentire come a casa. Non per la prima volta dopo mesi, Louis pensa alla possibilità di riprovarci di nuovo con Harry. Ricominciare da capo, ricominciare a vivere con Harry. Il riccio l'ha preso alla sprovvista l'altra sera quando ha sollevato l'argomento e Louis ha pensato giorno e notte alla reazione dell'altro ragazzo davanti al suo rifiuto. È vero che Harry deve capire tante cose – molte cose – ma non è vero che Louis non lo vuole più per questo. Louis lo ama così com'è, lo ama esattamente per ciò che sta facendo – per il coraggio del più piccolo di riprovare ad essere felice, di fare ciò che vuole realmente e aggiustare la sua vita. Solo che, qui e adesso, Louis non sa assolutamente come pronunciare tutte quelle cose.
"Non dobbiamo fare per forza un altro giro turistico," dice invece. "Posso aiutarti a fare le valigie, se vuoi."
Harry lo guarda per un momento. "Preferiresti aiutarmi a fare le valigie piuttosto che vedere la città?"
Louis si sente arrossire dopo l'affermazione dell'altro. "Questa città è troppo fottutamente fredda, se devo essere onesto."
Quando Harry ride, la felicità si riversa sul suo viso come i raggi del sole attraverso una finestra, e al solo pensare quelle cose smielate, capisce che ormai Harry ha preso tutto di lui, ogni cosa. Tutto il dolore, la rabbia, il risentimento e la confusione che prova, non possono combattere contro il modo in cui il cuore di Louis batte per quel ragazzo. Da sempre.
"Puoi aiutarmi a fare le valigie," concorda Harry. "Possiamo guardare un film mentre sistemiamo."
Louis da un morso alla ciambella che ha ordinato e annuisce. "Suona meglio di qualsiasi gita turistica al freddo."
Dopo colazione si fermano in un altro bar per una seconda dose di caffeina, poi a comprare scatoloni e nastro per imballare le cose di Harry.
"Abbiamo passato molto tempo a fare scatoloni, nell'ultimo mese," sottolinea Harry una volta tornati a casa per lavorare.
"Troppo tempo, onestamente. Almeno adesso ci sistemeremo entrambi." Harry annuisce in risposta e Louis continua ad impilare dei maglioni in una scatola. Non ha ancora riflettuto molto sul fatto che Harry tornerà definitivamente ad Eugene, di come saranno le loro vite, se si comporteranno da ex o da amici, o qualunque cosa siano in quei giorni. "A proposito, quando tornerai? Spero presto."
Harry non risponde immediatamente mentre finisce di avvolgere i piatti e le tazze in carta di giornale. "Entro la fine di questa settimana. Devo andare in ospedale per dimettermi. Voglio assicurarmi che sia tutto regolare."
"Lo capiranno." Replica Louis, piegando un maglione. "Ovviamente ti hanno dato le ferie per un motivo, per riuscire a capire come ti senti riguardo al tuo lavoro."
Harry tenta di chiudere lo scatolone, sospira profondamente e si passa una mano tra i capelli. "Mi sembra ancora di deludere tutti quanti."
"Non devi sentirti in colpa per aver bisogno di metterti al primo posto," dice sorridendo dolcemente. "So cosa intendi, fidati."
Harry alza gli occhi verso di lui. "Apprezzo il supporto," risponde, mordendosi il labbro. "Andrà meglio, o almeno è quello che continuo a ripetermi."
"Sarà così," dice Louis con sicurezza mentre torna al suo lavoro. "E se non sarà così, scopriremo come fare. Non è mai troppo tardi per ricominciare."
"Non voglio ricominciare infinite volte." Questa volta Louis sente la disperazione nella voce del riccio, quella che sta chiaramente cercando di nascondere. Louis lascia cadere il maglione sul letto e si incammina verso l'altro ragazzo. Harry tiene le mani appoggiate sul bancone, gli occhi sul pavimento, ma quando lo sente avvicinarsi alza lo sguardo verso di lui. "Scusami."
"Non scusarti," risponde. Louis sente le mani vibrare per la voglia di toccare Harry, ma non è sicuro che potrebbe essergli di grande aiuto in questo momento. Non in questo turbinio costante di emozioni.  "Tutto questo è spaventoso."
Harry emette una piccola risata e guarda fuori dalla finestra che si affaccia sulla strada sottostante. "Spaventoso è un eufemismo."
"Non stai sbagliando," risponde Louis. "Ci stai pensando da un po' e procederai lentamente. Stai provando a cambiare." Louis aspetta che Harry lo guardi di nuovo. "Ci stai provando ed è tutto quello che puoi fare adesso, okay? Non esiste un piano perfetto, in questa vita. Dobbiamo solo continuare a provare e se tutto fallisce, semplicemente bisogna riprovarci di nuovo. Non significa che sarà facile ma non devi farlo da solo."
Harry annuisce alle sue parole e prende un respiro profondo. "Lou?"
"Sì?"
"Se ti chiamerò a mezzanotte per un attacco di panico, giurami che pronuncerai di nuovo questo discorso."
Louis ridacchia. "Sono stato bravo?"
"Vaffanculo," dice il riccio ma sta sorridendo di nuovo. "Vai a piegare i miei maglioni."
"Certo, capo," mormora Louis tornando alla sua postazione.
Riescono a imballare la maggior parte delle cose. Guardano due film e ordinano una pizza per pranzo, etichettando le scatole e impilandole ordinatamente vicino al muro. Harry lascia una valigia aperta piena di vestiti per quella settimana, il materasso e le coperte. Louis chiama una ditta di traslochi per organizzare lo spostamento ad Eugene fra pochi giorni, poi prenota un volo di ritorno per il giorno successivo. La giornata trascorre veloce, ridono per la maggior parte del tempo e lasciano la vita reale e i guai che ne derivano lontani dalla loro mente.
Per cena decidono di avventurarsi fuori – dall'altra parte della strada hanno trovato un ristorante italiano grazie a Google. "Quindi non ci sei mai stato?" Domanda Louis mentre si infila una camicia e un paio di jeans puliti.
"Sembra un posto da appuntamenti," osserva Harry, guardando le immagini del ristorante sul cellulare. "Non è proprio adatto a me."
"Ci sono ottime recensioni sulla pasta al tartufo," risponde il maggiore mentre esplora il sito web. "E all'improvviso ne ho tantissima voglia."
"Certo che ne hai voglia," replica Harry, iniziando a mettersi le scarpe e alzando gli occhi al cielo.
Il ristorante è un locale piccolo e carino, le sedie sono di un rosso intenso e le pareti decorate con pannelli colorati. Louis ed Harry non prestano molta attenzione ai dettagli mentre ordinano pasta, insalata e pane, oltre a due bottiglie di vino dell'Oregon. Mentre mangiano e chiacchierano, Louis non può fare a meno di pensare che quello sembra proprio un appuntamento con Harry. Non hanno una conversazione traballante e non sono nervosi, ma Louis cerca continuamente di far ridere il riccio e approva tutto ciò che l'altro dice. Ama il modo in cui le guance di Harry diventano rosse dopo il terzo bicchiere di vino, il modo in cui dimentica le parole nel bel mezzo di una conversazione. Odia tutto quello che è accaduto tra di loro, la frattura che gli impedisce di rendere tutto perfetto come una volta. Finiscono la seconda bottiglia di vino prima di andarsene, barcollando l'uno accanto all'altro mentre escono dal ristorante per immergersi nelle strade innevate della città.
"Procedete lentamente," li avverte il portiere. "È un po' rischioso per il ghiaccio in alcuni punti."
"Grazie," risponde il riccio. "Dobbiamo solo attraversare la strada." Harry strascica le parole e nel mentre quasi scivola. Louis deve aiutarlo a rimanere in piedi ed entrambi ridono a crepapelle.
La hall dell'edificio in cui abita Harry è silenziosa, così come il corridoio del suo piano. È tutto così silenzioso che riescono a percepire i loro respiri affannati. Sembra che il mondo sia vuoto tranne loro due e Louis vorrebbe quasi dire ad alta voce quanto gli piace quest'idea.
"Louis," dice Harry prima che il castano possa dire una parola.
"Hm?" Sono uno di fronte all'altro sul pianerottolo del riccio, la chiave nascosta da qualche parte nella tasca della giacca di Harry.
"Penso che mi sarebbe piaciuto vivere qui," dice. "Mi sarebbe piaciuta molto Chicago, se tu fossi venuto con me."
"Harry," risponde Louis, interrompendolo bruscamente. "Per favore, non farlo." Anche se stanno bene insieme e stanno provando a dimenticare il passato, sembrano sempre ritornare al punto di partenza. Harry era andato a Chicago e Louis si era rifiutato di seguirlo. Sta cominciando a odiare questa storia.
"No," dice Harry scuotendo la testa. "Non è quello che voglio dire." Il giovane si lecca il labbro inferiore. "È solo che - sei semplicemente tu. Sei qui da meno di un giorno e hai già reso migliore questo posto. Non è soltanto qui, ma è ovunque noi andiamo. Sei sempre tu a rendere tutto perfetto."
È una frase lunga e sconnessa, ma Louis afferra ogni parola, sente ogni sillaba, anche se la voce del riccio è bassa e roca. "Harry," mormora, piano e lento. Non sa cosa dovrebbe dire, ancora una volta è Harry ad esporre il suo cuore e i suoi sentimenti e Louis si ritrova a dover subire senza sapere cosa fare. Per un attimo, Louis aspetta che Harry continui a parlare, che faccia qualsiasi cosa. Harry alza il mento e rifiuta di muoversi dal suo posto. Aspetta e trattiene il respiro di fronte alla reazione del maggiore.
Proprio come quella notte nel suo letto, lui non sa ancora cosa rispondere. Ma, questa volta, non vuole far scappare Harry e non vuole raccontargli bugie. Invece fa un passo in avanti, chiude lo spazio tra loro e bacia Harry direttamente sulla bocca. Ruba il respiro dell'altro e preme la lingua contro i denti del riccio, stringendo gli occhi e pregando affinché riescano finalmente entrambi a fare la cosa giusta.
Inciampano dentro l'appartamento in una confusione di braccia e gambe. Il percorso verso il materasso è pieno di ostacoli, a causa degli scatoloni che hanno preparato qualche ora prima. Le loro labbra non si separano mai mentre iniziano a spogliarsi, le bocche fameliche che tracciano percorsi sul corpo dell'altro e le lingue che scorrono sulle loro pelli. Sotto le coperte, Louis non capisce più dove finisce lui ed inizia Harry. I loro corpi si stringono, le loro gambe si intrecciano. Fa caldo sotto le coperte e il calore dei loro corpi non fa che aumentare. Non c'è spazio per le parole, solo quel linguaggio fisico che riescono a condividere così bene, quello che nessun altro conosce. La loro energia è pura e Louis la percepisce come se fosse una droga mentre morde il collo di Harry, mentre lo tiene stretto e cade a pezzi tra le sue braccia.
Quando finiscono non si separano. Trattengono il respiro, le mani si rifiutano di mollare il corpo dell'altro. Nel momento in cui Louis pensa di riuscire a parlare, Harry preme il viso contro il suo collo e inspira lentamente. Louis si ritrova senza fiato per l'emozione e le parole gli muoiono in gola, quindi passa semplicemente le dita tra i riccioli di Harry, una cosa che amava fare tanto tempo prima.
Louis non ha idea di quanto tempo sia passato prima che Harry si allontani lentamente da lui. Si muovono per guardarsi, le coperte strette intorno ai loro corpi per riscaldarli. Il momento è perfetto così, il silenzio confortevole, ma Louis sente che deve dire ad Harry qualcosa. "H," dice quindi dolcemente.
Il riccio sbatte le palpebre piano. "Sì?"
Louis fa un respiro profondo. "So che hai trovato l'anello di fidanzamento."
Non c'è shock sul viso di Harry, né sorpresa. "Sì."
Louis sospira. "Non credo sia un segreto il fatto che un giorno pensavo che ci saremmo sposati." Guarda la mascella di Harry flettersi e il ragazzo mordersi nervosamente un labbro, come se stesse cercando di non piangere. "E stavo progettando di chiederti di sposarmi." Louis vede le lacrime riempire gli occhi del riccio.
Harry annuisce. "Lo so."
"Lo sai?" Chiede il giovane sorpreso.
Harry annuisce di nuovo. "Non sapevo dell'anello o quando avessi intenzione di farlo. È solo che," scrolla le spalle e si stringe sotto le coperte. "Il mio per sempre sei soltanto tu. Sembrava inevitabile."
"Giusto," Louis chiude gli occhi, incerto su cosa dire o come terminare la conversazione. Non vale la pena dire in quel momento che non succederà mai perché sono soltanto amici. Sarebbe una bugia e non hanno bisogno di dirlo ad alta voce per sapere che è la verità. "Non ho mai avuto la possibilità di farlo, ma ci ho sempre sperato. Per questo ho conservato l'anello. Ma non voglio che tu pensi che l'ho tenuto nel cassetto in modo che tu lo trovassi ora."
Harry si asciuga una lacrime e sorride. "Stavo curiosando, se devo essere onesto. Non bisognerebbe mai guardare nei cassetti di un'altra persona."
Louis sorride piano. "Concordo." Soltanto che loro due hanno sempre condiviso tutto e non è mai stato strano curiosare nei cassetti dell'altro.
"Per quello che vale," dice Harry lentamente, gli occhi fissi sulla spalla di Louis invece che guardarlo direttamente. "Non credo che un anello avrebbe potuto salvarci."
Louis fa un respiro profondo di fronte alla verità di quelle parole. Non ci ha mai veramente pensato in questi termini. Un anello avrebbe potuto farli resistere ancora un po', ma la rottura era inevitabile, prima o poi.
"Ma penso che noi avremmo potuto salvare le cose, in qualche modo."
"Harry," replica Louis, cercando di sviare l'argomento.
Harry si lecca il labbro inferiore. "Ci ho pensato continuamente, a tutte le cose che abbiamo sbagliato. Vorrei solo aver capito prima che dovevamo concentrarci di più l'uno sull'altro, sai? Abbiamo avuto una bella storia, ci amavano davvero."
Louis ride e si rende conto di avere delle lacrime sulle guance. "So che l'abbiamo fatto, H." Lo facciamo ancora, pensa tra sé e sé, ma non trova il coraggio di dirlo.
"E penso, forse, che abbiamo dovuto lasciarci per capirlo davvero."
Louis non riesce a credere che stanno avendo questa conversazione. "Non sai mai cos'hai fino a quando non lo perdi."
Il riccio annuisce. "Sì, vero."
La parola è sospesa nell'aria e Louis sente che è di nuovo il suo turno di parlare. "L'altra sera, quando hai detto che volevi riprovarci?" Harry chiude gli occhi, come se quel ricordo lo ferisse e Louis vorrebbe prendersi a schiaffi. Anche Harry lo ha ferito in passato, ma ultimamente è lui ha ferire l'altro ragazzo. Louis impiega un momento per capire che Harry non risponderà. Allunga una mano per toccargli il viso, facendo scorrere il pollice sulla mascella del riccio, fino a quando lui non apre gli occhi e li trova pieni di lacrime. Louis deglutisce. "Sto parlando con te, sai?"
Harry annuisce e una lacrima gli cade lentamente sul mento. Louis la afferra con il pollice. "Lo so. Solo che non so se voglio sentire ciò che hai da dirmi."
"Lasciami finire. Quando ho detto che dovevi concentrarti su di te e su altre cose, ho pensato che forse ti stavo semplicemente aiutando. Volevo che non ti preoccupassi per me e di ciò che voglio."
Harry apre la bocca per ribattere ma Louis gli mette un dito sulle labbra per fargli capire di restare zitto. "Credo ancora in quello che ho detto. Penso ancora che tu abbia molte cose da capire per ricominciare e riprendere in mano la tua vita. Ma, quello che non ho detto quella notte, e che voglio che tu ascolti adesso, è che io sarò sempre con te. Non so in quale modo, non so come, ma forse è una cosa che dobbiamo capire insieme, okay? Non vado da nessuna parte."
Le labbra di Harry tremano sotto le sue dita e si spinge in avanti per baciarlo, le sue labbra salate per le lacrime. "È tutto ciò che chiedo," sussurra Harry in risposta.
Louis avvolge le braccia attorno al più piccolo, i loro cuori battono fianco a fianco all'unisono. Non ci sono più parole da dire per quella sera, ne discuteranno in un altro momento.

*

La mattina arriva lentamente, Louis sbatte le palpebre alla fredda luce del mattino che inonda la stanza di Harry. Si sono dimenticati di chiudere le tende la sera prima. È rimasto abbracciato ad Harry per tutta la notte, proprio come erano soliti dormire prima; riesce a sentire il battito del cuore dell'altro sotto la mano. Come se Harry sapesse che è sveglio, si muove contro il suo petto e gli prende una mano, intrecciando le loro dita.
"Buongiorno," sussurra Louis, nascondendo il naso tra i ricci di Harry.
"Buongiorno," dice il riccio, la voce assonnata.
Dopo la scorsa notte, Louis è felice di scoprire che Harry è ancora con lui. Sa che dovranno discuterne ancora e dovranno essere entrambi coraggiosi per riuscire ad affrontare ogni ostacolo.
"Ehi," dice Harry all'improvviso, la voce roca e bassa ma allo stesso tempo tenera.
"Ehi," ripete Louis.
"Forse quando sarò tornato ad Eugene potrei... potrei portarti fuori. Ad un appuntamento."
Louis esita un istante prima di rispondere, ha paura di fare una promessa che non potrà mantenere. Ha detto ad Harry che dovrebbe lavorare sulla sua vita, che dovrebbe concentrarsi sul futuro e sul cercare un nuovo lavoro, che dovrebbe pensare solamente a se stesso, e crede ancora a tutte queste cose nonostante il suo cuore abbia realizzato che ama ancora il riccio. Non lascerà che Harry prenda decisioni influenzato da altre persone, deve decidere da solo ciò che vuole. Louis non vuole mettersi in mezzo. "Prendiamo le cose giorno per giorno," risponde dolcemente, premendo la fronte contro la spalla di Harry, chiudendo gli occhi e pregando che sia sufficiente come risposta.
"Okay," risponde Harry. "Okay."


*


Più tardi, quella mattina, aspettano nella hall dell'edifico che arrivi un Uber per portare Louis in aeroporto. Harry indossa soltanto una felpa con cappuccio, le mani infossate nelle tasche. Non sembra un vero e proprio addio, e sanno che non lo è.
"Grazie per essere venuto," dice Harry, ignaro della guardia nella hall che li sta fissando attentamente.
"Figurati," risponde Louis. "Grazie per avermi fatto vedere la città e avermi fatto provare il tuo materasso gonfiabile."
Harry ridacchia. "Nessun problema."
"Mi chiamerai se hai bisogno di qualcosa?"
Harry annuisce. "Sì, dovrei essere a posto però, ho solo bisogno di chiudere la mia vita in questa città."
"Va bene. Ma se ti viene un attacco di panico o farai incubi, sai che puoi chiamarmi."
Harry alza gli occhi al cielo. "Lo so, Louis."
Il telefono di Louis suona, segnalando l'arrivo dell'auto fuori sul vialetto. "Ci vediamo ad Eugene."
"Ci vediamo lì," sussurra il giovane. Louis osserva l'indecisione sul volto dell'altro, e poi lentamente il più piccolo si sporge e sfiora la sua guancia con un bacio. "Spero che tu abbia un buon viaggio di ritorno."
"Grazie," dice Louis. Percepisce ancora il calore delle labbra del riccio sulla sua pelle. "Ci vediamo presto, okay?"
"A presto." Conferma Harry.
A quel punto Louis, solo perché può, si sporge in avanti e bacia Harry proprio sulla bocca. Non è un bacio sporco o altro, ma entrambi rimangono sorpresi ed estasiati dalla sua intensità. Forse non sanno cosa stanno facendo, ma Louis è deciso a volerlo capire il prima possibile. Forse devono semplicemente trovare la loro strada, senza affrettare le cose.
Dopo quel bacio, Louis si gira su stesso per uscire dalla hall dell'edificio dove l'autista lo sta aspettando. Sul sedile posteriore della macchina, osserva Harry attraverso il finestrino. Harry gli fa un cenno di saluto mentre si allontana, fino a quando la macchina non si perde nella confusione del traffico di Chicago. Louis sente lo stomaco in subbuglio all'idea di lasciare da solo il riccio. Cerca di prendere dei respiri profondi, pensando che Harry sarà da lui fra qualche giorno, che questo non è un addio.
Mentre l'aereo decolla, qualche ora dopo, Louis sente il cuore pesante nel petto e sa esattamente perché: metà di esso è ancora da qualche parte a Chicago. Le cose non sono ancora perfette tra loro – lo sa – ma non può fare a meno di sentirsi perso. Il suo cuore non si sentirà completo finché Harry non sarà tornato al suo fianco, nella loro città, con l'intenzione di iniziare tutto da capo.


>>>>>HARRY>>>>>HARRY>>>>>HARRY>>>>>HARRY


La mattina in cui Harry lascia Chicago, c'è una tempesta di neve che fa ritardare il suo aereo di tre ore. Mentre fa il giro dell'aeroporto per la centesima volta con le sue valigie al seguito, aspetta pazientemente che il suo volo venga annunciato dagli altoparlanti. Alla fine, dopo aver trovato il coraggio di lasciare quella città, il destino gli gioca ancora brutti scherzi.
Gli ultimi due giorni sono stati estenuanti dal momento ha cercato di preparare tutto per la partenza. La sera dopo che Louis se ne è andato, non ha avuto alcun incubo per la prima volta dopo settimane, e gli è quasi sembrato che fosse un modo per fargli capire che sta facendo la scelta giusta. L'incontro in ospedale non è stato così spaventoso come ha immaginato inizialmente, e nessuno è rimasto deluso dalla sua decisione di dimettersi. Quasi gli è venuta voglia di piangere mentre ha firmato i documenti e ha consegnato il suo badge. Piangere per aver abbandonato il lavoro dei suoi sogni e piangere perché si è sentito sollevato dopo averlo fatto. È riuscito a rimanere impassibile fino a quando non ha lasciato l'ospedale, poi ha chiamato Louis e ha iniziato a singhiozzare quasi immediatamente. Louis gli ha semplicemente risposto "Sono orgoglioso di te," e qualcosa nella sua voce dolce riesce in qualche modo a calmarlo.
Louis.
Mentre torna al gate per aspettare di salire sull'aereo, sorride pensando al maggiore. Non è ancora sicuro di quello che stanno facendo, ma si sente bene e in qualche modo più forte quando pensa che Louis lo sta aspettando a casa, che sarà al suo fianco. Hanno messo a nudo alcune ferite gravi del loro passato, e sa che continueranno a far male, ma prega, e spera, che alla fine riusciranno a superare tutto, e che questa esperienza li renderà più forti. Non sa cosa succederà, ma sa solo che vuole stare al fianco del maggiore fino alla fine.

*

Una volta che l'aereo è decollato da Chicago, Harry comincia a sognare ad occhi aperti l'appuntamento perfetto da organizzare per Louis. Non scherzava quando gliel'ha chiesto qualche giorno prima. Vuole farlo nel modo giusto e andare lentamente. Ci sono cicatrici che non si cancellano facilmente e dovranno coltivare il loro rapporto giorno per giorno, ma Harry non vede l'ora di iniziare. Ha perso nove mesi con Louis, e adesso non vuole perdere un solo momento da passare con il maggiore. È pronto a lavorare per rimettere a posto le cose. I suoi sogni ad occhi aperti su appuntamenti si trasformano in piani per se stesso. Sa che dovrà stare da Niall mentre cerca un lavoro e una casa, poi si iscriverà a dei corsi per avere la qualifica per il lavoro sociale. Dovrà faticare per trovare una nuova occupazione ma, come ha detto Louis, bisogna procedere giorno per giorno.
Nel momento in cui l'aereo atterra ad Eugene, vorrebbe subito chiamare Louis ma si blocca. Sa che il maggiore è seriamente intenzionato a non intromettersi nella sua vita mentre cerca di ricostruirla, e vuole rispettarlo. Andrà lentamente proprio come vuole Louis, glielo ha promesso. Spera solo di riuscire a impedirsi di pensare al maggiore ogni momento libero della giornata. Anche se deve ricostruirsi una vita, tutto ciò che vorrebbe è Louis. Soltanto Louis. Tuttavia, da solo è forte, riuscirà a farcela – anche se sarebbe più forte con Louis al suo fianco, sarà sempre più forte e sicuro di se con il maggiore. Non riesce a far finta di non essere innamorato di quel ragazzo.
L'aeroporto è abbastanza vuoto mentre Harry cammina verso l'uscita. È inquietante guardarsi intorno mentre si dirige verso il ritiro bagagli. Comincia a preoccuparsi di come farà a prendere un taxi a quell'ora della notte, quando si ferma e quasi inciampa.
Il giorno in cui era partito per Chicago, aveva chiesto a Louis di presentarsi in aeroporto per andare con lui. Aveva quasi perso il volo perché pensava che il maggiore avrebbe cambiato idea e lo avrebbe raggiunto. Ora, dieci mesi più tardi, e dopo aver fatto un viaggio infernale, Louis lo sta aspettando al ritiro bagagli. Harry sente il cuore battere all'impazzata e lo stomaco contorcersi da farfalle.
Prende un respiro profondo mentre si incammina verso l'altro ragazzo. Devono prendere le cose giorno per giorno, pensa tra sé e sé, non devono affrettare il tutto. Louis alza lo sguardo quando Harry si avvicina e quegli occhi blu gli dicono ciao e ti amo tutto in una volta. Ma Harry lo capisce a malapena perché un momento dopo, Louis dice le parole che ha voglia di sentire da mesi. "Bentornato a casa, H." Poi apre le braccia e attira Harry contro il suo corpo, premendo la faccia sul suo collo e baciandogli l'orecchio.
Potranno anche essere in un aeroporto circondati da gente estranea, ma ad Harry non importa. È tornato nella sua città, nel posto in cui appartiene, con l'unica persona con cui ha sempre immaginato di vivere la sua vita.
È a casa, è a casa, è a casa.
Finalmente.












E quindi, eccoci qui, arrivate alla fine di quest'altra bellissima storia. Dopo tanti problemi, dubbi, paure, i nostri Harry e Louis hanno deciso di riprovarci, ma non in modo frettoloso, ma con calma e serenità, nonostante si amino. Credo questa sia una conclusione perfetta per due ragazzi che hanno sofferto tanto ma che decidono che l'amore può tutto, e che quindi riprovano piano piano a ricostruire la loro vita.
Che dire, noi speriamo vi sia piaciuta, speriamo di aver fatto un buon lavoro e speriamo possiate lasciarci i vostri pareri. Ringrazio tantissimo Chiara, che come sempre mi accompagna in queste avventure, e ringrazio voi che anche silenziosamente ci sostenete sempre. Noi continuamo a tradurre grazie al vostro entusiasmo.
Ci vediamo per la prossima traduzione.
A presto! Sil&Chia

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