Isolation

By masirenella

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Eventi successivi al Principe Mezzosangue. Ron e Harry sono a caccia di Horcrux ed Hermione è stata lasciata... More

Capitolo 1. Rifugio
Capitolo 2. Pugno
Capitolo 3. Porte
Capitolo 4. Punteggio
Capitolo 5. Profumo
Capitolo 6. Piastrelle
Capitolo 7. Umano
Capitolo 8. Tatto
Capitolo 9. Veleno
Capitolo 10. Gusto
Capitolo 11. Dubbio
Capitolo 12. Sonno
Capitolo 13. Solitudine
Capitolo 14. Desiderio
Capitolo 15. Vetro
Capitolo 16. Neve
Capitolo 17. Stelle
Capitolo 18. Doni
Capitolo 19. Grigio
Capitolo 20. Lacrime
Capitolo 22. Tempesta
Capitolo 23. Limbo
Capitolo 24. Ore
Capitolo 25. Miglia
Capitolo 26. Fantasma
Capitolo 27. Verità
Capitolo 28 Parte 1. Angelo
Capitolo 28 Parte 2. Adattarsi
Capitolo 29. Settimane
Capitolo 30. Tabù
Capitolo 31. Sangue
Capitolo 32. Impulso
Capitolo 33. Marchio
Capitolo 34. Amicizia
Capitolo 35. Acqua
Capitolo 36. Bacchette
Capitolo 37. Difetti
Capitolo 38. Ancora
Capitolo 39. Annegamento
Capitolo 40. Lotta
Capitolo 41. Piton
Capitolo 42. Fiammata
Capitolo 43. Consolazione
Capitolo 44. Morire
Capitolo 45. Harry
Capitolo 46. Misericordia
Capitolo 47. Potenza
Capitolo 48. Dopo
Capitolo 49. Epilogo

Capitolo 21. Cicatrici

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By masirenella

Mentre Draco veniva svegliato lentamente dal ronzio delle fusa feline, la sua fronte si corrugò per la confusione quando si rese conto che lo spazio accanto a lui era vuoto, a parte il gatto che sonnecchiava vicino ai suoi piedi.

Ignorando rapidamente l'animale, posò il palmo della mano sul punto in cui avrebbe dovuto esserci la Granger e sentì le tracce del suo calore formicolargli sulla pelle. Esitò mentre il suo cervello offuscato da sonno si rimetteva in sesto, lentamente girò il suo corpo per trovarla seduta alla finestra; la sua silhouette si stagliava contro la luce sgargiante e dorata del mattino. Strizzando gli occhi mentre si adattavano, e alzandosi in posizione eretta, si concentrò sulla sua espressione stanca e tesa e si acciglió di fronte al suo sguardo distrutto. 

Ancora vestita degli abiti del giorno prima e le guance lucide dalle lacrime di ieri, stava stringendo forte le gambe al petto e il mento era appoggiato sulle ginocchia. 

Le labbra erano rovinate a causa del mordicchiare implacabile, la bocca piegata in una smorfia di lutto, e i suoi occhi avevano borse evidenti ed erano iniettati di sangue. 

Tutto quello che faceva era guardare attraverso il vetro della finestra. 

Così. 

Respirando a malapena. 

Assorbí ogni suo dettaglio con occhi calcolatori, passando in rassegna le informazioni che aveva in testa e cercando di decidere ciò che doveva fare. 

Merlino sapeva che non aveva la minima idea di come alleviare la sua angoscia, ma il bisogno gli stava graffiando via la pelle comunque, e non provó nemmeno a resistere. 

Alzò un sopracciglio quando lei schiuse le labbra e respirò pesantemente contro il vetro, alzando un dito per disegnare un motivo astratto nella condensa. Con un sospiro di sconfitta, chiamò il suo nome. 

Hermione distrattamente trascinò il dito lungo la finestra annebbiata e strinse gli occhi quando si rese conto di ciò che stava facendo. Lei e sua madre si lasciavano piccoli messaggi sullo specchio del bagno quando era piccola; solo piccole cose come "ti voglio bene" o "buonanotte".

La mano le cadde inerte al fianco mentre leggeva quello che aveva scarabocchiato distrattamente. 

'Ci vediamo presto' 

Scosse la testa quando la voce indistinta di Draco le filtró nelle orecchie e la riportó alla realtà. 

"Che cosa c'è?" 

"Hai dormito un po'?" ripeté con un tono assente. 

"Oh" sospirò. "Poco… Voglio dire abbastan-" 

"Non sembra" disse rigidamente togliendosi le coperte di dosso e sedendosi sul bordo del letto. 

"Dovresti dormire un po' di più". 

“No, sto bene” mormorò, e Draco odiò quanto suonava distante. “Non riuscirei a riaddormentarmi, oramai- 

“Non dire che stai bene quando ovviamente non è così” la rimproverò, forse troppo bruscamente. “É dannatamente irritante- 

“Ma io sto- 

“Risparmiatelo” borbottò. “Non capisco perché voi Grifondoro vi ostinate a nascondere tutto con fottute fatine e raggi del sole-

“Non sto-

“Ti senti disorientata, vero?” domandò aggressivamente. “Come se la tua mente stesse facendo le capriole e non hai idea di cosa fare con te stessa."

Hermione sentì la bocca muoversi a causa delle parole silenziose."Io…Come…"

"In caso non l'avessi notato, qui siamo nella stessa barca Granger, quindi so come cazzo è." 

"Nella stessa barca? Cosa-

"Sono dato per disperso da giugno" le ricordò con voce impassibile. "Sono sicuro che i miei genitori pensano che io sia morto; a decompormi da qualche parte in una fossa poco profonda scavata da uno dei vostri." 

Lei rabbrividì. "Draco-

"È vero" la interruppe, guardandola con un’espressione distaccata. 

"Quale altra storia credibile avrebbe inventato Piton per spiegare la mia assenza?" 

"Mi dispiace" mormorò sinceramente. "Non mi rendevo conto che fosse passato così tanto tempo per te, ma forse Piton-

"Anche se avesse detto che ero disperso, mi sarei creduto morto dopo tutto questo tempo" ribadì, inclinando la testa quando lei fece una smorfia.

"Non mi fare quello sguardo comprensivo, Granger. Non è che io sia veramente morto-

"Ma forse-

"L'ho accettato, Granger" la mise a tacere. "E accetterai anche tu le tue circostanze, ma devi superare tutte queste cazzate del 'sto bene'-

"Drac-

"Quindi ci faremo una doccia" disse severamente, alzandosi in piedi e accigliandosi allo sguardo incerto che lei gli rivolse. "Vieni. Alzati."

"Draco" sospirò stancamente, chinando il capo. "Non credo di essere nello stato d'animo giusto per...

"Non ho mai detto di volerti scopare" intervenne aggrottando le sopracciglia mentre lei si avvicinava. "Ora andiamo-

"Draco, voglio solo stare qui-

"Merda" sbottó, afferrandole il braccio e tirandola in piedi. "Non costringermi a trascinarti-

"Draco, lasciami andare" gemette, lottando contro di lui. 

"Mi stai facendo male."

Il biondo determinato trasalì, ma mantenne la presa salda sul suo gomito mentre la tirava con sé, rifiutandosi categoricamente di riconoscere le sue proteste, non importa quanto il suo tono implorante gli tormentasse le orecchie. Sapeva di essere rude ma si sforzava di essere indifferente, perché era necessario. Granger potrebbe non vederlo, ma ne aveva bisogno. Aveva bisogno di lui.

Il suo cipiglio si indurì non appena lei puntò i talloni sul pavimento e gli artigliò la mano. 

"Smettila di combattermi" la avvertì da sopra la spalla, avvolgendole l'altro braccio intorno alla vita per ottenere una presa sicura. 

Gli arti agitati glielo stavano rendendo difficile. 

"Cazzo, Granger-

"Lasciami e basta" tentò Hermione, le lacrime frustate che minacciavano di scivolarle oltre le ciglia. "Che differenza può fare una cazzo di doccia, comunque? Non sarà-

"Smettila" ringhiò quando finalmente riuscì a trascinarla fuori dalla camera da letto. 

"Fidati di me quando ti dico che l'inattività può solo fare più danni-

"Ti ho detto che sto bene!" urlò. "Lasciami!" 

"No!" gridò di rimando, spingendola in bagno e sbattendo la porta dietro di sé. Deglutì la sensazione di disagio incastrata nella sua gola quando si rese conto che stava piangendo di nuovo, ma rimase fermo con il suo intento.

"Non osare, cazzo, ad aprire la porta, perché ti trascinerò qui dentro finché non riceverai il messaggio."

Cercò di non rimanere colpito quando lei mise distanza tra loro e lo studiò con occhi diffidenti.

Credeva veramente che le avrebbe fatto del male? Sbuffando e scuotendo la testa per coprire la sua offesa, si avvicinò alla doccia e l'accese, provando il calore contro le sue dita e tenendo d'occhio la sua amante abbattuta nello specchio.

"Questo è ridicolo" sospirò Hermione dopo un sospiro. "Tu sei ridicolo-

"Togliti i vestiti" istruì tranquillamente, togliendosi la maglietta dalla testa. "O hai intenzione di essere ancora una stronzetta imbarazzata?"

Lo fissò con delle scintille tremolanti di sfida negli occhi, prima di emettere un sospiro e cominciare a levarsi lentamente gli abiti. 

Draco mantenne lo sguardo inflessibile su di lei mentre si toglieva i pantaloni e i boxer in un movimento rapido e poi la raggiunse con passi pesanti. Le strappò il maglione dalla presa e lo gettò di lato con crescente impazienza, spingendo da parte le sue mani prima di prenderle i jeans e le mutande e tirarglieli giù per le gambe.

Hermione inspirò una forte boccata d'aria e tentò di indietreggiare, ma la sua mano era già fissata attorno al suo polso. "Che diavolo c'è di sbagliato in te?"

"Non ho tutto il fottuto giorno" sibilò freddamente, facendola girare per toglierle il reggiseno prima che lei potesse protestare. 

Combattè la tentazione di ammirare la sua nudità e cedere alla fitta istintiva dell'inguine mentre lei stava davanti a lui; era infinitamente seducente per lui fin dalla prima notte in cui l'aveva portata a letto. Ogni centimetro della sua pelle di miele apparteneva a lui, che le piacesse o no, ma aveva bisogno di portare questo fuori e finire ciò che aveva iniziato. 

Fingendo indifferenza, che stava mettendo a dura prova quando il suo corpo desiderava ardentemente reagire a lei, le tirò il polso e li guidò fino alla doccia.

"Entra" le disse, alzando gli occhi al cielo quando prevedibilmente esitò. "Cazzo, va bene. Allora useremo le maniere forti." 

Lei gridò per la sorpresa quando la prese in braccio, e lui strinse i denti nel tentativo di ignorare il suo corpo nudo e agitato mentre entrava nella doccia e la posizionava sotto la pioggia insistente di gocce d'acqua. Il dolce vapore si avvolse intorno a loro come un velo, e silenziosamente Draco si dimenticò del mondo esterno in quel bozzolo nebbioso. 

La realtà era un ostacolo. 

Ottenendo sempre tutto alla loro cazzo di maniera e scopando nel loro santuario segreto lontani da tutto. 

Lontani dalla Guerra. 

Dal suo passato. 

Da tutto. 

Doveva riconoscere che si era stabilito nel loro santuario, nonostante ogni tipo di resistenza. Lì la realtà era un semplice ricordo ovattato. Con lei. 

Che diavolo avrebbe fatto quando… 

Sentì le sue mani spingerli contro il petto. 

"A che gioco stai giocando?" chiese Hermione accalorata. "Fammi uscire di qui-

"No" si rifiutò, tenendola al suo posto sotto l'acqua. "Questo è ciò di cui hai bisogno-

"Non dirmi di cosa ho bisogno" ribatté Hermione con voce bassa. "Non osare dirmi cosa dovrei fare-

"Cosa, allora?" la pungolò. "Starai solo seduta nella tua camera e ti deprimerai tutto il giorno?" 

"Non mi sto deprimendo!" protestò ad alta voce. "Chiudi la bocca, Draco!" 

"Beh smettila di essere così fottutamente patetica!" continuò implacabile, invadendo il suo spazio e incombendo su di lei. 

Non aveva davvero idea di quanto fosse bella per lui in quel momento; i riccioli color cacao le rigavano il viso e le spalle come rivoli di caffè, ma la tormentò comunque. 

"Piangerci sopra come una piccola e merdosa Tassorosso difficilmente renderà di nuovo le cose rosee!" 

"Lo so!" sputò, spintonandolo inutilmente indietro. "Pensi che non lo sappia?" 

"Allora smettila di piagnucolare!" 

"Eri un coglione imbronciato quando sei arrivato qui, quindi non essere uno schifoso ipocrita!" sbottó in risposta. "Ho tutto il diritto di essere arrabbiata! Sono un essere umano!" 

"Allora perché cazzo ti sei presa la briga di mentire e dire che stai bene?" ribatté bruscamente, avvicinando il suo viso al suo. "Dai, Granger! Fallo uscire! Perché dici che stai bene quando è chiaro che non stai bene?"

"PERCHÉ NON SO COS'ALTRO FARE!" urlò, i suoi lineamenti si incresparono in uno sguardo di stanca accettazione mentre il suo petto si sollevava tra di loro. "CHE COSA DIAVOLO POSSO FARE DRACO? NON POSSO FARE DANNATAMENTE NULLA!" 

Allora vai, urla Granger. 

"E FA FOTTUTAMENTE MALE, NON È VERO?" ruggì indietro, odiando se stesso quando lei strinse gli occhi, ma ne aveva bisogno. Sapeva che era così. La conosceva. "NON PUOI FARCI NIENTE-

"SMETTILA!" 

"NON PUOI AIUTARE-

"SMETTILA!" 

"MA NON PUOI FARCI NULLA!" urlò, così forte che la sua trachea bruciò. "ACCETTALO, HERMIONE! NON C'È NIENTE CHE PUOI-

Lo schiaffeggiò. Forte. 

E nel secondo successivo lei stava afferrando il suo viso e fracassando le sue labbra contro le sue.

Fai di me quel che vuoi...

Succhiò, leccò, assaporò, baciò. 

Draco sentì le sue mani artigliarli il cuoio capelluto e afferrargli disperatamente ciocche di capelli biondo ghiaccio per tirarlo a sé ancora di più. Quanto più vicino possibile. Avrebbe potuto assaggiare il suo bisogno al di là dei suoi denti e nella parte posteriore della bocca, e sapeva che aveva fatto ciò che lei voleva. La ricambiò; lingua per lingua e morso per morso, mentre le mani viaggiavano selvagge sulla sua schiena, fianchi e vita. 

Tutta sua

Ma si raccomandò da solo di rimanere in piedi. Questo riguardava lei. Di cosa aveva bisogno. E per un momento, questo lo terrorizzò. 

Il suo gemito gutturale gli scivolò sulla lingua e lo riportò subito al presente. Era sua. Voltandosi insieme a lei, la sbattè contro le piastrelle con uno schianto bagnato e immerse la mano tra loro per chiudere a coppa il calore tra le sue cosce. Entrando in lei con due dita, il più profondo possibile, e toccandole il bocciolo sessuale con una pressione pratica che sapeva la faceva tremare, ingoiò il suo sospiro e la baciò forte. Labbra spaccate abbastanza dure e sangue convincente. Il sangue di lei, il sangue di lui.

Aveva tutto lo stesso sapore.

"Prendi ciò di cui hai bisogno da me" mormorò, il tono rauco borbottato tra i respiri pesanti e le labbra vibranti. 

Mugolò e gli piantò le unghie nelle spalle, Hermione mosse i fianchi al suo tocco, incoraggiata dalle sue parole e troppo esausta per resistere. Godric, amava le sue mani e le sue dita - nei capelli, sulla pelle, dentro di lei- e in quel momento stavano premendo esattamente contro quell'enigmatico luogo sotto il suo stomaco, incoraggiando sensazioni brucianti a svolazzarle nel corpo. 

Ma non era abbastanza. 

"Di più." mormorò lei tra le labbra incollate, sperando che lui capisse cosa intendeva. 

Draco ritirò immediatamente la mano e le afferrò le cosce, attaccandole e avvolgendole intorno al suo busto. Non si fidava di se stesso per scivolare tra le sue pieghe. Non ancora. Aveva bisogno di mantenere la testa. Era così duro che il muscolo sotto la sua pelle tesa pulsava di dolore. Non era mai stata così; disinibita e i suoi nervi completamente scartati mentre lasciava che la passione e il suo bisogno di dimenticare la sopraffacessero, ed era così fottutamente eccitante. Ma aveva bisogno di rimanere con i piedi per terra. Riguardava lei. 

Lei. Lei. Lei. 

Lei stava interrompendo ancora il bacio. 

"Draco" mugolò. "Per favore." 

Prendendole il labbro inferiore tra i denti per soffocare il suo gemito, la sollevò un po' più in alto in modo da poter afferrare la sua lunghezza, e nel momento in cui si era premuto contro la sua fessura, lei strinse le gambe più forte e lo inghiottì. Draco fece un respiro profondo al suo movimento inaspettato e sfacciato, ma questo era ciò di cui aveva bisogno; lasciarsi cavalcare dagli istinti e abbandonare il pensiero

Abbandonare la ragione. 

Abbandonare tutto tranne la carne e il dolore. 

Gli stava strattonando le braccia, il collo, il viso; tutto quello che poteva raggiungere per tirarlo a sé. Per fondarsi insieme. Le sue gambe erano come una morsa possessiva attorno a lui; bloccandolo nel suo calore scivoloso, così stretto che Draco rabbrividì. 

Lussuria cieca. Naturale. Del tipo più onesto. Lui ondeggiava dentro di lei, guidato solo dalla disperata oscillazione del suo corpo per inventare un ritmo di spinte coordinate al rumore degli sciocchi sulla pelle e allo scrosciare della doccia. Ed era veloce. 

Frenetico. 

Esagitato. 

Selvaggio. 

Attrito, cazzo. Ovunque. Dai loro denti raschianti, ai tonfi dei fianchi e le mani che si artigliavano; tutto avvolto nel vapore umido e nei gemiti echeggianti. E Hermione era viva, lo fece quasi cadere mentre si contorceva e cercava di trovare la sua liberazione. Trovare il fuoco. Cacciarlo.

Un suono strozzato lasciò le sue labbra quando lui spinse contro il punto che bruciava il suo centro e le faceva tremare l'anima. 

"Lì" sospirò, separando le labbra e sollevando il mento. "Baciami il collo". 

Draco seppellì istantaneamente il viso nella curva sensibile della sua spalla e le succhiò la pelle. Sapeva dove la lingua la stuzzicava meglio; proprio sotto la linea della mascella e sotto i lobi delle orecchie, e le unghie gli sfiorarono la spina dorsale per confermare ciò che già sapeva.

I suoi gemiti erano più forti ora, non più persi tra le labbra, e gli riversarono nelle orecchie e lo spinsero apposta un po' più vicino al limite. 

Ma andava bene

Andava bene perché sentiva i muscoli delle sue gambe che cominciavano a tendersi e stringere con scosse spasmodiche, e i suoi miagolii lussuriosi stavano salendo a un tono più alto. 

Eccola...

Niente sembrava più vicino alla beatitudine di quelle increspature che segnavano l'inizio della fine. Il climax. Il tutto e niente. Come piume audaci che scivolano sull'acciaio. Non poteva fare a meno di inclinare la testa all'indietro per assistere ai suoi lineamenti rapiti; gli occhi sigillati, la mascella molle e tutto il suo corpo rigido mentre lo lasciava scorrere nelle vene, nel sangue, nelle ossa. Ovunque potesse arrivare.

Infilando la mano tra di loro, le dita cercarono di massaggiarle nuovamente la carne gonfia, solo per far durare il suo soddisfacimento qualche istante in più. Le lasciò assorbire ogni millisecondo di follia, aspettando finché i suoi muscoli interni non si rilassarono prima di rubarle altre due spinte e trovare la sua soddisfazione. 

Soffocò il gemito soffocato con un altro bacio mentre si lasciava andare; il campo visivo era sfocato ai bordi e la tensione dietro al suo ombelico si ruppe. Lasciò che lei lo avesse. Il suo orgasmo ebbe vita breve; aveva lavorato esclusivamente sui bisogni e desideri di lei, e successivamente si era concentrato su se stesso, ma in realtà non gli importava.

L'aveva fatto per lei.

Lei. Lei. Lei. 

Ma la stanchezza travolse Draco comunque, e concentrò tutta la sua forza nelle braccia per mantenere la sua amante saldamente mentre le ginocchia si sbriciolavano e cedevano. 

Essi scivolarono lungo le piastrelle e si sedettero in un caos sgraziato di arti deboli sul piatto della doccia; le fronti si toccarono e loro ansimavano così forte che i polmoni facevano male e minacciavano di rompersi. 

Hermione era completamente inerte contro di lui mentre Draco usava le forze rimanenti per stringerla più forte e passarle le dita tra i ricci aggrovigliati. 

Tremando. Rabbrividendo. Assaporando

Le goccioline d'acqua cospargevano i loro corpi arrossati, riportando lentamente indietro le sensazioni normali e sollecitando i loro sensi a funzionare di nuovo. 

Lasciando che si placassero. 

Lasciando che indugiassero. 

"Io.." Hermione lottò con il respiro pesante per parlare. "Penso di essermi.. lasciata trasportare" finì e Draco riusciva a immaginare il rossore che le imporporava le guance. "Mi dis-

"Non osare scusarti, Granger" grugnì.


***


Merlino solo sapeva come ci riuscì, ma la riportò in camera da letto e si sistemò nel loro posto vicino alla finestra, coperti da buffe coperte e asciugamani umidi mentre lei gli appoggiò la schiena contro il petto e si sedette tra le sue gambe. Non poteva fare a meno di sorridere segretamente non appena un sospiro soddisfatto le sfuggì e frantumò il silenzio pigro. 

"Ti senti meglio adesso?" chiese con tono arrogante. 

Poteva quasi sentire il suo cervello in funzione mentre qualcosa le veniva in mente. 

"Mi hai liquidato prima" lo accusò lentamente. "Vero?" 

"Molto furbo da parte tua Granger" rispose lui, le labbra contratte in una smorfia di divertimento. "Si, l'ho fatto." 

"Posso chiedere perché?" 

"Perché avevi bisogno di sfogarti" rispose con una scrollata di spalle indifferente. "Nonostante quello che predica Grifondoro, a volte la rabbia è la risposta". 

Hermione si rigirò la sua dichiarazione in testa e si inumidì le labbra. "E tu pensavi che farmi arrabbiare mentre non hai la bacchetta fosse una buona idea?" 

Draco sbuffò. "Sono abbastanza sicuro che non lancerai più maledizioni contro di me, Granger" disse. "Sono certo che ti piaccio molto quando mi metto a dare ordini-

"Saresti potuto finire male se fossi andato avanti" lo avvertì, ma era poco convinta. "Sei stato un vero stronzo-

"Ma ha funzionato" le ricordò senza problemi. "Ora che abbiamo superato tutte le stronzate dello 'sto bene', possiamo continuare-

"Godric, sei un idiota" mormorò con un velo di irritazione. "Devo supporre che il sesso dava un po' di vantaggio al tuo piano?" 

"Non sapevo che mi saresti saltata addosso" le disse Draco con la voce ricca di allegria. 

"Pensavo che avremmo semplicemente gridato un po' e eventualmente mi avresti dato qualche schiaffo." La sua risatina vivrò lungo la spina dorsale. "Ma sicuramente è stata una bella sorpresa." 

Lei aggrottó la fronte pensierosa. "Davvero non avevi intenzione di farlo?" 

"Avevo intenzione di farti incazzare" spiegò con un'altra scrollata di spalle. "Non sapevo cosa avresti fatto. Ma come ho già detto: avevi bisogno di sfogarti." 

Hermione aprì la bocca per parlare, ma subito la richiuse di scatto prima che potesse dire qualcosa. La tentazione di sottolineare che aveva fatto qualcosa di pericolosamente vicino al non-egoismo le fece formicolare la lingua, così se la bloccò tra i denti. Con il vapore della doccia che ancora permeava sulle loro pelli e l'atmosfera rilassata, non osava arrischiarsi un commento che l'avrebbe messo sulla difensiva e avrebbe frantumato quella calma. E si sentiva.. di nuovo normale; ancora inevitabilmente sconvolta per i suoi genitori, ma meglio. 

L'aveva fatta sentire meglio.

Aveva pensato a lei.

Il silenzio si stava allungando quando i suoi occhi caddero sulla gamba di Draco, e si sporse in avanti per toccare la cicatrice che non aveva mai notato prima. "Come te la sei fatta?" 

"Quando sono caduto dalla scopa nella partita di Quidditch" rispose dopo una pausa. "Al secondo anno". 

Lei annuì mentre il ricordo le macchiava il cervello. "È questa?" chiese, muovendo le dita curiose sull'altra gamba, appena sotto il ginocchio. 

"Nello stesso modo." 

Trovandosi incuriosita, si spostò con cautela per affrontarlo e tolse le coperte, lasciandolo nudo e bellissimo con solo un asciugamano per coprire la parte superiore delle gambe e l'inguine. Ignorando lo sguardo sospettoso di Draco, i suoi occhi lo vagarono incuriositi e luccicarono quando trovò un segno spesso sul suo braccio. "Penso di conoscere questo" non poté fare a meno di sorridere, indicandolo. "Ippogrifo?"

"Fottutamente divertente" disse lentamente inarcando un sopracciglio. "Hai finito?" 

"No" scherzò, spostandosi al petto e trovandone un altro. "Questa?" 

Draco strinse la mascella e incontrò i suoi occhi. "Quella è della Maledizione con cui Potter mi ha colpito l'anno scorso." 

Facendosi piccola piccola mentre la tensione cresceva inevitabilmente tra loro, cercò disperatamente un'altra cicatrice da commentare, ma il suo corpo sembrava impeccabile. "Sono solo queste?" 

"Te ne sei persa una" le disse, sollevando le labbra in un sorriso mentre indicava un punto appena più in là del suo naso. "Ti ricorda qualcosa?" 

I suoi occhi si spalancarono mentre scrutava quel piccolo difetto. "Quando ti ho dato un pugno?" chiese lei, sorridendo quando lui annuì e abbandonando con entusiasmo la cicatrice del Sectumsempra. 

"Sai, non mi sono mai scusata per questo." 

Draco sbuffò. "Non te l'ho mai chiesto." 

"E ne ho uno da abbinare" sorrise, mostrandogli la debole cicatrice sulla nocca. "Avrei dovuto saperlo prima di prendere a pugni la tua faccia a punta."

Per poco non sputò una replica sarcastica, ma la ingoiò quando vide un lungo segno bianco sulla spalla. "Dal momento che siamo in tema", disse indicando il difetto. "Per che cos'è?" 

"L'anno scorso" disse Hermione, inclinando la testa per guardare. "Ron accidentalmente mi ha spinto giù dal divano e sono caduta sul tavolo" 

Draco alzò gli occhi al cielo. "Weasley è un coglione goffo" mormorò, ma i suoi occhi si strinsero quando vide la cicatrice piuttosto brutta sulle sue costole, che sbirciava appena sopra il suo asciugamano. "Come diavolo ti sei fatta quella?"

"Dipartimento dei Misteri" si accigliò, aggiustandosi l'asciugamano per nasconderla completamente. 

"Dolohov mi ha lanciato qualche Maledizione. Una particolarmente cattiva." 

Il silenzio di disagio ritornò. 

Draco per un momento si chiese come aveva fatto a perdersi le imperfezioni sulla sua pelle baciata dal sole, ma forse non l'aveva mai vista prima, o non si era mai preso il tempo per guardarla. Quello strano sfarfallio all'intestino era tornato per vendicarsi: ora era praticamente permanente e non aveva ancora idea di come affrontarlo, ma provò a non farci caso mentre Hermione si sistemava lentamente nella posizione precedente, appoggiandosi contro di lui. 

E lui la conosceva; difetti e tutto, e sembrava solo incoraggiare i movimenti inappropriati nel suo stomaco.

Lo aveva segnato.

E non intendeva il segno sulla sua faccia.

La mente di Hermione era altrettanto distratta, perché lei sapeva esattamente come identificare le sensazioni erratiche del suo intestino. Non sapeva cosa fare. 

E un pensiero spaventoso le penetrò la testa. 

Harry e Ron. I suoi genitori. 

Tutto andato. 

La separazione da Draco era in ultima analisi, inevitabile, non importava da quando stava ignorando questo fatto. 

Che cosa avrebbe fatto quando… 

"Vuoi leggere un altro libro?" disse freneticamente, prendendo la bacchetta in mano. 

Il suo sospiro le solleticò le scapole. 

"Va bene"

"Qualche preferenza?" 

"Non un'altra commedia deprimente" osservò in tono asciutto, segretamente sollevato per la distrazione. "Quel tipo di Shakespeare a cui sei così dannatamente affezionata deve essere stato suicida, o voleva che lo fossero i suoi lettori."

"Ha scritto anche commedie" mormorò Hermione, puntando la bacchetta e appellando uno dei suoi preferiti. "Amo questo." 

Sentì il mento di Draco affondarle nella spalla mentre girava pagina, posando il libro contro le sue ginocchia in modo che potesse essere in grado di leggere comodamente. Aveva scelto "Sogno di una notte di mezza estate"; un libro intrecciato alla magia, ai conflitti e agli amori proibiti. 

E un lieto fine

Hermione chiuse gli occhi. 

Perché questo può accadere solo nei libri.. 

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