Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

La permanenza di re Jeon e di Jungkook fu breve -brevissima- a parere di Taehyung, che avrebbe comunque preferito sapere qualcosa di più a proposito del suo futuro marito. Il suo pensiero in merito alla reciproca conoscenza non era cambiato, ma aveva visto come tutto fosse diventato meno imbarazzante e più semplice per Jungkook. 

Il loro prossimo incontro, infatti, sarebbe stato il giorno delle nozze.

«Il matrimonio verrà celebrato tra tre mesi esatti, non voglio perdere troppo tempo. Non sono più dei ragazzini e non potrò per sempre occuparmi degli affari burocratici da solo» aveva affermato Jeon, un'impazienza esagerata per un matrimonio di soli interessi.

E la cosa più sorprendente era proprio che anche suo padre aveva acconsentito, e tutti ne erano stati così entusiasti che Taehyung aveva visto la sua calma quiete venire brutalmente interrotta ed infine strappata via dal giorno successivo alla partenza del principe. 

Si erano salutati solo con un cenno della mano ed un «Ci vediamo tra tre mesi» sussurrato da un Jungkook dalle guance rosee e con un mezzo sorriso da parte di Taehyung, che aveva annuito leggermente per poi ritirarsi nelle sue stanze.

Dall'indomani, uno stuolo di sarti si era quindi introdotto al palazzo per creare l'abito perfetto per Taehyung.

Il matrimonio sarebbe stato celebrato nella tenuta dei Jeon, come da tradizione reale. Il matrimonio doveva essere celebrato nel regno e nel castello del futuro erede al trono reale, e il coniuge avrebbe potuto avere contatti con i propri familiari solo tramite lettere, avrebbe potuto incontrarli solo sotto l'autorizzazione del sovrano poche volte nell'arco dell'anno e negli eventi ufficiali.

Jimin era stato colui che si era occupato di aiutarlo a scegliere le stoffe e i colori dell'abito -non che Taehyung ne avesse bisogno, visto il suo spiccato senso estetico- ma sapeva che il fratello adorava darsi da fare in quell'ambito, quindi perché no? 

Jimin si era divertito come un matto ad utilizzarlo come una specie di manichino su cui i sarti avevano cucito senza sosta almeno tre abiti diversi in tempi record, lavorando giorno e notte ed alterandosi per poterli portare a termine entro un mese.

Alla fine, la scelta era ricaduta su una giacca semi-lucida nera decorata da ricami floreali bianchi, una camicia dal pregiato tessuto perlaceo a collo alto ed arricciato, e degli aderenti ma semplici pantaloni neri, aderenti sul sedere e sulle cosce, corredati da un paio di stivaletti neri in pelle dal piccolo tacco squadrato.

Taehyung aveva visto suo fratello spalancare la bocca dalla meraviglia, gli occhi pieni di lacrime lo avevano guardato da capo a piedi, la commozione così forte da non riuscire a dire nulla per i primi quindici minuti di quella prova.

«Sei un incanto...e questa è solo la prova» aveva detto con voce rotta dal pianto Jimin, andando a stringerlo in un abbraccio fortissimo, continuando a piangere sulla sua spalla. Taehyung gli aveva sorriso e aveva spazzato via le lacrime con i pollici dal suo viso ovale, dandogli poi un bacio sulla punta del naso con dolcezza.

«Tutto grazie a te» gli aveva detto, gentile, sorridendogli appena, facendolo piangere ancora di più.

Anche Jin era rimasto senza parole a quella prova, e gli occhi gli erano diventati lucidi prima di schiarirsi la voce e commentare un «Beati gli occhi che possono vederti, Taehyungie» con un sorriso ampio e di ammirazione.

I suoi fratelli erano parecchi emotivi, contrariamente a lui, che invece tendeva sempre a mostrare solo una parte delle sue emozioni.

Dopo quella prova era stato il momento di provare le acconciature -se così potevano essere definite- e dopo aver scelto anche quella, non restava altro che impacchettare la sua roba e spedirla. Il territorio dei Jeon distava dai Kim almeno due giorni a cavallo, non tantissimi ma neanche pochi.

Durante la sua permanenza a palazzo, Taehyung aveva cercato di vivere a pieno le sue giornate più di quanto avesse già fatto in passato, cercando di imprimere nella sua memoria tutti i dettagli, tutti i particolari di quell'ambiente familiare che per lungo tempo gli era stato ostile, ma che lo aveva accolto e consolato in ogni momento della sua vita. 

Aveva passato le notti a dormire con Jimin e ad aiutare Jin con le varie scartoffie per alleggerirgli il lavoro, aveva curato il giardino, aveva raccolto i fiori, aveva guardato l'alba spuntare timida da dietro le montagne e si era dedicato ad impacchettare con cura tutto ciò che poteva servirgli.

E quando era arrivato il giorno della partenza, al contrario, si sentiva sollevato perché aveva fatto esattamente tutto ciò che poteva e doveva, non avendo alle spalle nessun rimpianto se non quello di non aver mai abbracciato suo padre.

Erano partiti in modo da arrivare con due giorni di anticipo alla data delle nozze e, come minimo, si era aspettato che Jungkook fosse stato sulle scale dell'enorme e colossale palazzo ad attenderlo e fare gli onori di casa insieme al padre.

Invece, si era trovato solamente il suo consigliere, il Segretario reale Min Yoongi ad attenderlo, un uomo poco più basso di lui con i capelli mogano e gli occhi castani che si inchinava profondamente e gli mostrava le sue stanze.

Il palazzo dei Jeon era profondamente diverso da quello dei Kim. Era più tenebroso, scuro, il cui colore prevalente era il rosso unito al nero con qualche nota di colore bianca, ma nulla di particolarmente incisivo. Grossi drappeggi borgogna ornavano le tende delle grandi finestre, le cui vetrate ricordavano quelle delle cattedrali; i corridoi erano illuminati da flebili e diffuse luci calde, dipinti della famiglia reale e nient'altro erano appesi con grosse cornici in legno scuro o dorato, lisce e quasi anonime. Era stata una sorpresa -ancora doveva capire se fosse stata negativa o meno- notare come l'arredamento non corrispondeva a ciò che si aspettava. 

Non riusciva ad immaginarsi Jungkook sfilare in quei corridoi scuri e rossi, non si immaginava come qualcuno potesse trovarsi a proprio agio avvolto da quei colori cupi e poco accoglienti. Aveva sospirato in silenzio, già rassegnato all'idea che non avrebbe potuto comunque cambiare nulla e che quindi sarebbe stato molto meglio abituarsi a quell'arredamento singolare.

«Mi perdoni, Sir Min. Dov'è Jungkook?» chiese semplicemente, seguendo quell'uomo silenzioso, diretto alle sue stanze.

«In questo momento non può riceverla, impegni burocratici improrogabili gli hanno impedito di presiedere al vostro arrivo. Vi porge le sue più sincere scuse con la promessa di rivedervi il prima possibile». 

Taehyung aggrottò le sopracciglia, poco soddisfatto della risposta.

«Ciò significa che lo rivedrò solo nel giorno del matrimonio?» domandò quindi, incredulo.

«Non ho detto questo, vostra altezza. Sua altezza il principe Jungkook farà in modo di potervi incontrare quanto prima per un caloroso benvenuto». La voce di quel Min era atona e poco espressiva, quasi stesse ripetendo per la millesima volta le stesse cose, e Taehyung si irritò molto più.

«I miei fratelli giungeranno a palazzo il giorno prima delle nozze».

«Sua maestà ha fatto già preparare le camere per i suoi fratelli, vostra altezza» annuì ancora quello, non voltando mai il viso verso di lui.

«Dove sarà la loro stanza?» chiese allora Taehyung, svoltando per la centesima volta. Era sicuro che si sarebbe perso in quell'enorme castello.

«Dall'altra parte del castello, nelle stanze adibite agli ospiti intimi della famiglia reale, e prima che me lo chiediate no, non potranno alloggiare nelle stanze vicino a voi. Quest'ala del palazzo è riservata solamente a sua altezza Jungkook e al suo futuro consorte» spiegò quello, con il mero intento di farlo stare zitto.

Taehyung strinse le labbra per l'irritazione ma non disse nulla, si limitò ad annuire. Appena avesse incontrato Jungkook o il re, avrebbe fatto in modo da avere i suoi fratelli vicino.

Finalmente si erano fermati davanti a delle porte di un profondo color legno, che si spalancarono prima che Taehung se ne rendesse conto. Si guardò intorno e quasi sospirò di sollievo a vedere che quei colori così forti e scuri non facessero parte della stanza. 

La camera, infatti era sulle tonalità dell'ocra e dell'oro, con i tendaggi bianchi e dorati e con solo qualche drappo bordeaux a completare e dare un tocco di colore. Molto più in linea con i gusti di Taehyung, sicuramente.

«La vostra stanza, vostra altezza».

«Per favore, solo Taehyung. Non è necessario che utilizziate onorifici». Ne aveva già piene le scatole di tutti quegli appellativi odiosi e classisti. Min Yoongi sembrò essere preso contropiede, perché battè un paio di volte le palpebre ma annuì con un inchino.

«Come desiderate, Taehyung. La servitù è a vostra completa disposizione per qualsiasi cosa vi serva e a qualsiasi ora. Sua altezza il principe Jungkook ha appositamente fatto cambiare la tonalità della stanza, pensando potesse farvi cosa gradita. Il vostro guardaroba e averi personali sono già stati sistemati nella cabina armadio e nella cassettiera. Il principe ci teneva a mostrarvi il suo benvenuto, quindi troverete dei capi nuovi nel vostro armadio, nell'ala subito a destra. La cena vi verrà servita in camera alle 19 in punto ogni sera, la colazione alle 9 e il pranzo alle 12:45. Potrete comunque rivolgervi a me per qualsiasi faccenda o problematica che riscontrerete durante la vostra permanenza qui».

Taehyung non sapeva se essere felice o meno di ciò che quel Min gli stava dicendo. Aveva detto che Jungkook si era premurato di far cambiare la tappezzeria alla stanza, gli aveva comprato abiti nuovi e lo aveva fatto alloggiare nell'ala del palazzo destinata al loro uso privato.

Era lusingato da quelle attenzioni, ma non riusciva a gioirne per due motivi principali:

1: Per quale motivo non era Jungkook a dirgli quelle cose?

2: Per quale motivo doveva mangiare in camera?!

«Sir Min...Mangerò in camera?» domandò Taehyung, ignorando il cambio di espressione di qualche attimo di quel Yoongi.

«Esattamente, Taehyung. Mangerete in camera, sono ordini di sua altezza Jungkook».

Taehyung alzò le sopracciglia, preso in contropiede. 

Cosa?

«M-ma lui mangerà con me, vero?».

Min Yoongi strinse solo le labbra e non disse nulla, guardandolo solamente negli occhi per rispondere alla sua muta domanda.

«Sir Min, esattamente...che tipo di impegni diplomatici improrogabili affliggono la delicata routine del principe Jungkook? E perchè devo mangiare in camera come se fossi in prigione?» il tono non era stato polemico, non era stato intrusivo né curioso, ma era una semplice richiesta di informazioni.

«Impegni politici importanti ed improrogabili, Taehyung. Purtroppo non posso dirvi altro, ma sentitevi libero di chiamarmi per qualsiasi cosa abbiate bisogno». Dicendo questo, Min Yoongi fece un profondo inchino e si congedò, lasciando Taehyung solo in quella stanza sconosciuta con uno strano magone.


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Proprio come aveva detto Yoongi, la cena era stata servita alle 19 in punto, su un vassoio presumibilmente d'oro. L'aspetto era molto invitante, completamente diverso rispetto ai piatti serviti nel suo regno ma che avrebbe mangiato per ringraziare dell'ospitalità. Lanciò un'occhiata fuori dalla finestra e vide come la sua stanza si affacciava su un immenso e bellissimo giardino, ricco di fiori che puntellavano di macchie colorate quel manto verde che si estendeva all'infinito.

Un piccolo sorriso gli increspò le labbra.

Jungkook aveva pensato a tutto, ponendo attenzione a molti dettagli, come il piccolo mazzolino di margherite selvatiche e gigli all'interno del vaso sulla scrivania, ai colori della stanza, alla servitù discreta che sfilava via silenziosamente, così come al giardino pieno di fiori che sapeva Taehyung avrebbe adorato.

Nonostante il benvenuto un po' strano, Taehyung era fiducioso che le cose sarebbero potute funzionare, e che comunque quell'unione potesse portare a qualcosa di positivo.

In fondo, sarebbero stati legati per tutta la vita.

I suoi fratelli erano in viaggio e sarebbero arrivati l'indomani sera, giusto meno di un giorno prima della celebrazione del matrimonio, ma Taehyung non aveva particolare ansia.

Certo, era un po' nervoso, ma non sentiva le farfalle nello stomaco, non sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene, non sentiva l'euforia del grande passo che aveva letto in molti libri.

In fin dei conti, era pur sempre un matrimonio combinato.

...Che poi avesse avuto la fortuna di incontrare un ragazzo come Jungkook era stata solo una mera coincidenza.

Si ritrovò a chiedersi come fosse possibile che un tipo come Jungkook: adorabile, sexy e praticamente perfetto sotto ogni punto di vista, avesse avuto bisogno di quell'espediente per poter trovare un compagno di vita.

Insomma...aveva visto alcuni rospi reali sposare fantastiche principesse, quindi dubitava che un tipo come Jungkook potesse mai aver avuto problemi nella ricerca dell'anima gemella.

Sospirò appena e, dopo aver consumato parte del pasto, indossò la sua tenuta da notte, andando poi ad affondare nelle morbide lenzuola che sapevano di sapone.

La testa si poggiò nel morbido e gigante cuscino, che lo accolse come una nuvola. 

Gli dispiaceva non aver potuto parlare con Jungkook, anche solamente per ringraziarlo degli accorgimenti che aveva preso nei suoi confronti ma alla fine fece spallucce.

Avrebbe avuto praticamente l'intera vita per farlo. 













NDA: dal prossimo capitolo, le cose si faranno mooolto interessanti, ma davvero tanto. Promesso^^

Grazie per essere passati di qui ed aver letto il capitolo, a prestissimo <3

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