THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

By SilviaVancini

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... More

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
DALL'OBLO' DELLA CUCINA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
ITALIAN TIRAMISU'
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
SUPERMERCATO NOTTURNO
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
L'ULTIMA DATA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
HOUSE PARTY
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
MEZZANOTTE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

TRENTOTTO E SETTE

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By SilviaVancini

Ecco a voi il nuovo capitolo! Mi sono ritrovata a doverlo riscrivere all'ultimo momento, per questo ho tardato così tanto a pubblicarlo... Di sicuro ci saranno degli errori o delle frasi che non suonano benissimo, ma ci tenevo a farvelo avere in giornata! Buona lettura!

I ricordi della notte precedente erano confusi. Era da quando mi ero svegliato che mi turbinavano per la testa dei pezzi di conversazione insensati, decine di drink colorati e certe visioni di Yoongi che suonava la chitarra elettrica a un centimetro dal mio naso, ma non ne venivo a capo. Una parte di me voleva sviscerare quei brandelli di memoria e metterli in ordine cronologico, ma io preferivo metterci una pietra sopra e basta. Quel che era successo era successo, che io me lo portassi dietro o meno. Non mi sembrava che Yoongi mi stesse evitando, per cui ne dedussi che non avevo detto o fatto nulla di strano. 

Cercai di non pensarci più quando mi accorsi che l'ora del concerto era sempre più vicina. I ricordi potevano essere svaniti dalla mia testa, ma gli effetti della sbornia me li sentivo ancora addosso e non era certo l'ideale per chi si deve esibire davanti a un pubblico. Era per questo che stavo cercando di riposare. Mi ero sdraiato sull'unico tavolo sgombro del camerino dove tenevamo i vestiti di scena, lontano dal resto della troupe. Avevo un mal di testa atroce e più si avvicinava il momento di andare in scena più mi sentivo debole.

Mi alzai soltanto quando dovetti andare a farmi truccare e pettinare, dopodiché mi sforzai di darmi una svegliata. Passeggiai un po' dietro alle quinte, bevvi un intruglio energetico, ma nel giro di cinque minuti mi dovetti accasciare nuovamente contro una parete. Fu così che mi trovò Abby.

"Jimin! È tutto il giorno che ti cerco. Che fine hai fatto ieri sera?"

Dissimulai la domanda con un gesto vago, ma ad Abby bastò guardarmi meglio per capire che qualcosa non andava. Mi mise una mano sulla guancia, mi tastò il viso.

"Stai bene? Hai delle occhiaie spaventose."

"Non ho dormito molto."

Abby fece per dire qualcos'altro, ma il ragazzo della troupe che era incaricato di venirmi a chiamare per l'inizio del concerto, comparve alle sue spalle. Mi staccai dalla parete e salutai la mia amica in modo sbrigativo, poi mi avviai verso i posti di partenza. Trovai i J-EY già allineati ai piedi di una scaletta che conduceva direttamente al palcoscenico. Da dove ci trovavamo non vedevamo i fan, ma la musica che ci preannunciava creava una suspance densa di aspettative e loro si facevano sentire con urla e cori.

Simon, Tyler e Yoongi formavano una linea unica, ma Simon e Tyler parlottavano fra di loro e Yoongi se ne stava in disparte con le braccia incrociate. Aveva già la chitarra elettrica a tracolla e teneva lo sguardo fisso davanti a sé, distante con il corpo e con il pensiero. Io lo affiancai. Colmai quella distanza che lo divideva da Simon e Tyler e mi misi anche io a braccia incrociate, imitandolo.

Yoongi non reagì subito al mio arrivo. Ero abituato a quel suo stato mentale di concentrazione assoluta, per questo non gli rivolsi la parola, ma a quanto pare lui si aspettava il contrario da me. Mi lanciò un'occhiata di sotterfugio, tornò a guardare dritto davanti a sé. Per un po' non fece altro, ma più i secondi passavano più si rizzava sulla schiena. Cambiò posa. Si sistemò la fascia della chitarra dietro al collo. Alla fine, dato che io non mi decidevo a guardarlo, tirò fuori il plettro della chitarra e se lo mise fra le labbra.

Il fantasma di un ricordo mi solleticò la nuca. Lanciai un'occhiata a Yoongi e lui si assicurò di non ricambiarla.

La musica d'attesa finì. Le luci sul palcoscenico si spensero, le urla dei fan divennero un boato, i J-EY cominciarono a salire le scale. Dovetti darmi una mossa per raggiungerli ed entrare insieme a loro. Simon corse alla batteria, Tyler andò a sistemarsi alla mia destra con il basso, Yoongi rimase alla mia sinistra. Le luci si riaccesero e il concerto iniziò.

La prima canzone filò liscia come l'olio. Cantai, interagii con il pubblico, cercai di scaldare l'atmosfera. Non riuscivo a dare il massimo, ma lo nascosi bene per la prima metà del concerto. Evitavo di correre da una parte all'altra come un forsennato, cosa per cui i J-EY mi prendevano sempre in giro, non saltavo sul posto e i miei balletti improvvisati erano più fiacchi del solito, ma almeno ero in piedi e stavo facendo il mio lavoro.

Arrivammo a metà del concerto. La scaletta prevedeva una jam session, un momento dedicato soltanto ai J-EY e ai musicisti mostruosi che erano diventati con il passare degli anni, per cui ci prendemmo tutti quanti un attimo per riprendere fiato. Mi feci passare una bottiglietta d'acqua da sotto al palco. La bevvi come se potesse curarmi da ogni male e intanto camminai lungo la penisola del palcoscenico che si estendeva per il parterre. Andai il più lontano possibile e mi sedetti per terra, a gambe incrociate.

Era il punto migliore per assistere ai prodigi dei J-EY. Da quella distanza vedevo sia i miei colleghi che gli schermi giganteschi alle loro spalle, mi mancavano solo i popcorn per godermi di più l'esperienza.

La jam session era il momento che preferivo di ogni concerto. Durante le prime date avevo trovato imbarazzante l'idea di restare sul palco senza nulla da fare, ma da quando avevo capito che potevo sedermi e limitarmi a guardare mi entusiasmavo. Le luci del palcoscenico rimanevano spente e c'era un solo faro che di volta in volta illuminava Simon, Tyler o Yoongi, facendoli stagliare nel buio come se fossero delle figure mitologiche con le loro giacche ricoperte di paillettes.

Il primo ad improvvisare qualcosa fu Simon. Di solito sfoggiava un repertorio divertente e chiassoso, ma alcune sere ci sorprendeva con una maestria che gli procurava almeno cinque minuti di urla e applausi. Poi fu il turno di Yoongi.

Yoongi non aveva limiti quando gli si metteva in braccio una chitarra elettrica. Poteva iniziare il suo mini concerto pizzicando le corde, magari passeggiava un po' lungo il palcoscenico e creava un po' di aspettative, ma quando decideva che era arrivato il suo momento si prendeva ogni cosa. Quella sera in particolare, Yoongi decise di fare un mash-up dei pezzi più famosi dei J-EY. Andò a pescare nel repertorio dei loro primissimi album, collegò i brani con una maestria che ti impediva di riconoscerli finché non lo decideva lui. Li intrecciava in un modo così sottile che i brani scivolavano l'uno nell'altro con naturalezza, era stupefacente. Aveva quel talento che solo chi faceva musica poteva riconoscere davvero quanto fosse grande.

Il mio punto debole, poi, era l'enorme schermo alle sue spalle. Il vero Yoongi rimaneva una figura lontana, ma il Yoongi degli schermi era onnipotente e fatale, regnava sul buio che ci avvolgeva tutti quanti come nostro unico Dio.

Per me era come entrare nella mia stessa testa. Solo che ci entravo in compagnia di qualche migliaia di persone. Me ne stavo lì, inerte e silenzioso, felice di poter guardare Yoongi fino allo sfinimento senza mai rischiare di venire colto sul fatto o giudicato. Sorridevo fra me e me quando raggiungeva l'apice di un assolo e tutti gridavano, mi mordevo le labbra quando faceva delle smorfie assurde. Mi beavo della sua immagine, non c'era altro modo di descrivere come mi sentivo. Lo trovavo appagante.

Dio, quanto mi piaceva. Era l'unica cosa che riuscivo a pensare in quei momenti di ipnosi. Quanto mi piaci, Min Yoongi. Quanto mi piaci, quanto mi piaci, quanto mi piaci.

Yoongi terminò il suo pezzo e noi ripiombammo tutti quanti nel buio. Si accese il faro che avrebbe dovuto illuminare Tyler, ma il mio amico non c'era. Pensai che sarebbe comparso da un momento all'altro, ma quando l'attesa si prolungò troppo capii che c'era qualche problema. Cercai Simon e Yoongi con lo sguardo. Avevano entrambi la mia stessa espressione confusa, per cui mi alzai in piedi e li raggiunsi, ignorando il modo in cui mi pulsava la testa.

"Dov'è Tyler?" sussurrai. Simon scosse la testa con aria dispiaciuta.

"Gli avevo detto di non mangiare quella roba..."

"Dio." imprecò Yoongi. "Possibile che non abbia imparato la lezione? Abbiamo già avuto questo problema l'anno scorso."

"Adesso che facciamo?" chiesi. "Non possiamo suonare senza di lui."

"Dobbiamo capire se tornerà sul palco a breve o se è una cosa lunga." disse Simon. "Vado a vedere come sta."

"Vengo con te."

"Tu resti, Jimin." disse Yoongi. "Il pubblico si sta preoccupando e questo è un cazzo di concerto. Lo senti il silenzio che c'è?"

Rimasi interdetto. Lanciai un'occhiata a Simon, ma lui stava già correndo verso l'uscita del palcoscenico per cui non mi rimase che fronteggiare Yoongi.

"E io che posso farci? Ho bisogno di voi per esibirmi."

"Sei un cantante, no? Allora canta."

"Non ho preparato niente che non sia in scaletta."

"È una jam session, inventati qualcosa."

"Non sono un rapper."

"Avrai pur qualcosa in cantiere, no?"

"Ho scritto qualcosa l'altro giorno, ma non è certo-"

"Perfetto. Il palco è tuo."

Yoongi mi prese per le spalle e mi spinse verso il fascio di luce riservato per Tyler. Io feci qualche passo verso di esso, ma poi mi voltai all'indietro per supplicare Yoongi di non farmi fare quella figuraccia. Lui mi guardò così male che dovetti trovare una scusa per quella mia esitazione.

"Mi porti la chitarra acustica?" gli chiesi. Lui non rispose nemmeno, si voltò e andò a prenderla.

Era fatta. Non avevo scampo. Andai a prendere l'asta del mio microfono e mentre la sistemavo sotto il riflettore di Tyler, ripassai mentalmente quell'unica canzone che avevo da offrire. Nel frattempo Yoongi tornò e mi infilò la chitarra acustica al collo. Dovevo sembrargli parecchio spaesato, perché dopo avermi guardato meglio mi prese le mani e le posizionò attorno allo strumento, come se non fossi in grado di farlo da solo. Poteva sembrare un gesto carino nei miei confronti, ma sapevo bene che la sua preoccupazione era focalizzata sulla sua adorata chitarra. Alla fine fece un passo indietro e continuò a guardarla con aria sofferente.

Yoongi stava per lasciarmi in balia del pubblico una volta per tutte quando, dopo aver fatto un ulteriore passo indietro, si fermò e si voltò a guardarmi. Io mi stavo innervosendo, a questo punto volevo soltanto iniziare a cantare e togliermi il dente, ma lui frugò in una tasca della sua giacca ricoperta di paillettes e tirò fuori il plettro. Me lo porse, ma io gli feci di no con la testa. Non ne avevo bisogno. Lui continuò a porgermelo per qualche secondo, poi abbassò la mano e se lo rimise in tasca. Se ne andò definitivamente.

Adesso sì che si andava in scena. Rimasto da solo davanti a un mare di gente, imbracciai con più decisione la chitarra e cercai di scogliere la tensione con un sorrisino.

"Tyler torna a momenti." dissi nel microfono. "Nel frattempo..."

Iniziai a strimpellare qualcosa. Ripetei lo stesso giro di accordi un po' di volte e avevo tutta l'attenzione di continuare finché non sarei riuscito a farmi forza.

La canzone che avevo in cantiere era praticamente finita, ma non era adatta al pubblico dei J-EY. Era più pop che rock e non aveva ancora quello che serviva per diventare una hit. Contavo di rispolverarla più avanti, quando il mio contratto coi J-EY sarebbe finito, ma a quanto pare non avevo fatto i conti con la mia dose di inconvenienti giornalieri.

Lanciai uno sguardo ai fans che avevo davanti e ai loro cellulari già puntati su di me. Presi un bel respiro e aprii la bocca, consapevole della posizione scomoda in cui stavo per mettermi. Iniziai a cantare e basta.

"I've got these two red cheeks
You could just give a bite
I've got these two blue lips
Why don't you wanna try?
My face is burning
Can't you sense it from
there?
I've got these two red cheeks"

Deglutii. Sapevo benissimo chi c'era davanti e dietro di me, dovetti guardare il vuoto del cielo per continuare quello che avevo iniziato.

"You've got this two cold eyes
And you keep passing by
So hard are your shoulders
And I'm wondering why
You are so cruel
sometimes
Is this how you pass your time?
You've got this two cold eyes"

"But, I'm so whipped
Am I whipped, boy?
Oh, I'm so whipped
when it comes to you
Oh, I'm so whipped
Am I whipped, boy?
Oh, I'm so whipped
It isn't love, it is the flu"

Abbassai gli occhi, osservai la reazione del pubblico.

Avevano notato quel piccolo particolare? Quel "boy" alla fine della frase? La canzone sembrava piacergli, c'era chi batteva il tempo con le mani e chi provava già a cantare quel ritornello così ripetitivo, ma a me sembrava che ci fosse un nuovo tipo di silenzio nell'aria. Senza contare che sentivo uno sguardo in particolare bruciarmi la schiena.

"You treat me so bad, oh
I should just give you up
I annoy you, I need you
Boy, just give me your touch
I've tried to recover
But to do there isn't much
You treat me so bad, oh"

Cantai un'altra volta il ritornello, improvvisai un bridge, chiusi la canzone. I fan si entusiasmarono e si fecero sentire, ma io ero così agitato che non riuscii a godermi quello che era, per la prima volta in assoluto, un applauso completamente dedicato a me.

Mi voltai all'indietro, vidi che Tyler era tornato sul palco. Camminai verso di lui a testa bassa e gli feci segno di andare a prendersi la sua fetta di jam session, ma lui mi venne incontro e mi abbracciò. Simon corse da noi e si unì all'abbraccio, breve, ma deciso.

Non era quello il momento per parlare di certe cose, non nel bel mezzo di un concerto e non davanti a tutta quella gente, ma loro due volevano farmi sapere che era tutto a posto. Si separarono da me e Tyler corse incontro al suo momento di gloria.

Ancora entusiasta per ciò che aveva scoperto di me, Simon mi passò un braccio attorno alle spalle e mi attirò a sé. La mia fronte finì contro il suo collo e fu quello il momento in cui si accorse che scottavo da morire. Il pallore del mio viso non era dovuto soltanto ai riflettori. Durante la canzone ero stato così impegnato a tenere sotto controllo la situazione che mi ero dimenticato di quanto mi sentissi debole, ma ora che era tutto passato avevo i sudori freddi. Simon mi chiese se stessi bene, io dissi che potevo finire il concerto, ma dopo la jam session di Tyler fu chiaro che non mi tenevo in piedi.

Il concerto finì prima del dovuto. Mi portarono giù dal palco, mi vestirono, mi asciugarono i capelli sudati con il phon. Samantha annunciò a tutti che avevo una febbre da cavallo. 

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