Una canzone che non so | Gazz...

By st133a

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🌕 Che ti ricordi di me, lo so Ma solo quando non ti calcolo 🌕Che ti innamori di me però Soltanto quando non... More

Vaffanculo
Il Solito Vizio
Fagiolini
Ma Sei Tu?
Mori
Pizza
Quella te
Non è come sembra
Le cose che si sentono in giro
Voglia di drink e di venerdì
Risvegli
La vita è così buona, se resti tra le mie lenzuola
Oh, ma che c'hai?
Verità (pt.1)
Verità (pt.2)
Sala Prove
E che ne sanno gli altri
Notizie
Fuori
mi manchi sai, tutto quello che non dico mai
Quando bevo senza te
Gli occhi nostri mescolarsi e diventare gialli
Una canzone che non so

Confessione

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By st133a

Sono passate due settimane dalla mia "confessione", se così vogliamo chiamarla, a Flavio, dal momento in cui ho deciso di mettermi a nudo davanti lui, dal momento che forse ho fatto la puttanata più grande della mia vita: confessare ad un ragazzo, uno stronzo, perché so che è così, anche se sembra essere cambiato (mia nonna diceva che ci nasce tondo non può morire quadrato, ed io so che aveva ragione) , i miei sentimenti.

Due settimane di prove, ogni giorno. Due settimane di Flavio che mi guardava e sorrideva, due settimane di Flavio che insisteva per venirmi a prendere. Due settimane del mio cazzo di dramma personale, dato che mi sono dichiarata a qualcuno per la prima volta in ventotto anni di vita.

Dopo che abbiamo concluso le prove del giorno, come nostro solito, restiamo lì nello studio a scambiare chiacchiere: era diventata la nostra routine e lo studio il nostro posto felice. La situazione era più o meno questa: io ero seduta sulla solita sedia e Flavio mi raggiungeva, si sedeva accanto a me, prendeva le mie mani tra le sue e ci giocava come fossero l’antistress più vicino al lui, anzi, l’unico in suo possesso. Facevo di tutto per allontanarmi ma non capiva, o maglio, non voleva capirlo, perché so, che in fondo, era chiara la mia volontà di non essere toccata da lui. Più cercavo di allontanarmi, più si avvicinava a me, al punto che poggiò la sua testa sulla mia spalla senza lasciare andare le mie mani. Le stesse mani che volevo si dissolvessero, che volevo non esistessero più, per ridurre al minimo il nostro contatto fisico.

- Basta ti prego – riuscii a sussurrare in un attimo di distrazione e gli tolsi le mie mani dalle sue suscitando una reazione inaspettata, sorrise.

La domanda che mi ronzava in testa era sempre la stessa: ma che cazzo gli stava succedendo? Che cazzo voleva da me? Ero stata chiara: niente sentimenti, niente che andasse oltre l’amicizia e mai nessun amico si era comportato così con me, tranne Pietro, ma lui era più di un amico e su questo non ci piove.

Tutti ripresero a parlare, senza notare della nostra breve “conversazione”: se così può essere definita in quanto ero stata solo io a parlare, lui aveva sorriso. Mi era capitato di leggere, pochi giorni prima, del silenzio e della bellezza di viverlo nelle relazione, del silenzio e della sua infinita loquacità. Si diceva che non c’è relazione più bella che quella silenziosa e che non esiste relazione che funzioni nella quale il silenzio è benaccetto. Si diceva, ancora, che quando c’è tensione tra due persone si è soliti riempire quel silenzio, che in questo caso risulterebbe fastidioso, con parole a raffica, parole senza senso o senza logica, parole che in quel momento non ci interessano davvero, parole che usiamo per fuggire da quello stato di quiete e serenità che si è venuto a creare ingiustamente, senza un preciso motivo data la difficile situazione tra i due. Forse era quello che stava succedendo, il silenzio non funzionava tra noi due, non più, o almeno non funzionava dal mio punto di vista, mentre dal suo si. Non ce la facevo più a sopportare tutto quello che stava accadendo.

Presi il mio cellulare, quella era la sera della “reunion dei fagiolini” così rinominata da Fabio data la mia assenza nelle settimane precedenti, aprii la chat whatsapp con gli altri e scrissi:

I fagiolini
Delia, Fabio, Gaia, Mery, Piero, Sara, Tu

Io
raga, mi serve il vostro aiuto>>
qualcuno è disposto a passarmi a prendere dallo studio?>>
vi spiego dopo>>

Ero incasinata, volevo andarmene e mi serviva la scusa per non accettare il passaggio da Flavio che sicuramente si sarebbe offerto volontario per riportarmi a casa. Non persi tempo, mandai tre messaggi in un secondo: era quella la mia caratteristica, disturbare e dare fastidio, riempire le persone di messaggi disconnessi, ma in questo caso era per una buona causa.

Prima risposta:

Pietro
<< che succede stellina?

Io
coglione, se ci sei passami a prendere per favore <3 >>

Pietro
<< coglione  a chi? Zoccola <3
<< Flavio sta tentando di baciarti?

Cercavo di nascondere lo schermo del cellulare con i messaggi dalla vista di Flavio, che era attaccato a me. Ciò mi rendeva la missione ancora più difficile di quanto non lo fosse normalmente.

Io
Dai Piè!>>
Ti spiego dopo, passa a prendermi>>
Ora non posso parlare>>

Pietro
<< okok, calmati
<< dammi dieci minuti
<< Sto aspettando @Fabio giù da lui

Io
Grazie! >>
@Fabio, muoviti! >>

Bloccai il cellulare e feci finta di nulla tornando a parlare come prima con tutti i ragazzi e cercando di evitare, anche con lo sguardo il moro vicino a me, anche se mi risultava molto difficile data la sua forza attrattiva nei miei confronti, quella che nell’ultimo periodo era esercitata con più forza e costanza.

La mia salvezza fu lo squillo del mio cellulare, stavo ridendo e non notai che stesse squillando, ma quello che ormai definirò “lo stalker”, data la sua onnipresenza quando si trattava di questioni che mi riguardassero, Flavio, prese il cellulare, che avevo poggiato sulle mie gambe, e lo mosse davanti ai miei occhi.

Risposi

- Piè –

Sorrisi, già sapendo di cosa si trattasse e anche per la sua risposta

- Siamo fuori! –

- Siamo venuti a salvarti –

L’ultima parte fu pronunciata da Fabio che poi rise, forse per qualche commento, o qualche espressione di Pietro

- Oh ma che carini! –

Sussurrai io, avevo deciso: se non mi fosse andata bene la carriera come chitarrista, avrei intrapreso quella di attrice. Finsi, doveva essere stata una loro idea quella di passarmi a prendere e non una mia richiesta.

- Beh siamo stati costretti –

Rise Pietro dall’altro lato del telefono

- Esco subito, aspettate –

Chiusi la chiamata e mi alzai annunciando l’arrivo dei miei due amici venuti a salvarmi, ma quest’ultima cosa non la dissi.

L’espressione di Flavio mutò, forse ci era rimasto male, ma a me non interessava.

Corsi fuori in fretta ed entrai in macchina, nella parte posteriore, dato che i posti di avanti erano occupati dai due baldi giovani che mi avevano salvato la vita.

- Grazie, vi amo –

Quasi strillai accomodandomi

- Cosa è successo questa volta? –

Sorrise Pietro spalleggiato dall’amico, bho di cosa avevano parlato i due in mia assenza

- Flavio è una cazzo di tortura -

Sbottai

- Okay, vi racconto: il giorno dopo che è venuto a casa mia mi sono “dichiarata” però mettendo in chiaro le cose: tra di noi non deve esserci altro che amicizia. Lui non vuole capirlo, ha intrapreso una missione secondo me, si chiama “infastidisco Greta finchè non cede” o qualcosa del genere, ma non ha capito che non cedo. –

Eravamo quasi arrivati a casa mia dove si sarebbe svolta la nostra reunion quella stessa notte e Pietro concluse la nostra conversazione

- Dagli un’opportunità, se lo fa vuol dire che ci tiene a te e a me non è sembrato tanto stronzo -

spazio autrice

oioioi tutto bene da voi?
vi piace la storia?
secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?

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