Sono furiosa, la rabbia mi ha completamente travolta, non riesco nemmeno a guardare in faccia l'uomo che mi ha ingannata, che ha rinunciato alla sua famiglia solo per il suo interesse. Inventandosi quell'assurda storia, il carcere, una relazione non è mai stata illegale.
Crede di potermi ancora prendere in giro, di giocare con me e mio figlio, si sbaglia di grosso.
Sistemo il mio tubino bianco, eliminando le pieghe che si erano appena create. Continuo a camminare con le idee ben chiare, parlare con il mio capo.
Non appena mi trovo davanti alla sua porta, caccio un sospiro, preparandomi ad una possibile risposta negativa.
Ho bisogno di quei soldi.
Ho bisogno di allontanarmi da lui.
Busso alla porta, ed entro non appena il mio capo me lo permette, mi stampo un finto sorriso, che probabilmente somiglia ad una smorfia.
Mi è caduto il mondo addosso.
<<Sara, non sei ancora andata via?>> mi domanda, poggiando una massa di fogli sulla scrivania.
<<No, volevo parlare prima con lei>> ammetto sedendomi, nella sedia davanti a lui.
<<Dimmi>> si massaggia, il mento ricoperto di barba sistemandosi meglio sulla poltrona.
<<Ecco, avrei bisogno di un anticipo>> affermo, sfregando nervosamente le mani sulle ginocchia.
<<Va bene>> ribatte, per nulla sorpreso o contrario dalla mia richiesta.
<<Ti farò un bonifico domani stesso>> aggiunge, facendomi emergere un sorriso sincero.
<<Grazie>> mi alzo dalla sedia, sollevata e con una certezza, me ne andrò molto presto da quella casa.
<<Allora buona serata>> gli stringo la mano come segno di saluto, per poi uscire dal suo ufficio.
Sono felice.
Torno nel mio ufficio a prendere tutte le mie cose, canticchiando qualcosa, questa volta molto più leggera.
Devo cercare una nuova casa.
Dovrei farcela con quello che ho guadagnato il mese scorso.
🌹🌹🌹
<<Quindi, è andata bene?>> mi chiede Brian che ha pensato di venirmi a trovare, per controllare il mio stato d'animo.
<<Si>> affermo, bevendo un sorso di tisana, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti.
<<Stai già cercando>> fulmino con lo sguardo il mio amico, che non si è accorto che al nostro fianco si trova Francesco, che continua a studiare, completamente disinteressato alla nostra conversazione.
<<Comunque ti è piaciuto il mio grafico?>> chiedo, curiosa di conoscere la sua opinione.
<<Si. Potevi fare di meglio>> mormora, scuoto la testa non appena capisco che si sta prendendo gioco di me.
<<Zitto>> lo rimprovero, fingendomi offesa per le sue parole.
<<Tornando a noi. Dovresti parlarne>> fa cenno a mio figlio, che adesso sta facendo un disegno.
<<Come faccio?>> gli domando, immaginandomi l'espressione di Francesco, quando realizzerà le mie parole. Mi odierà, perché sicuramente penserà che sia tutta opera mia.
<<Devi farlo. Il prima possibile>> mi avverte, accarezzandomi il dorso della mano
Come farò a dirgli una cosa simile?
Come reagirà quando scoprirà l'identità di suo padre?
Non oso immaginare.
E se scegliesse di stare con suo padre?
E se pensasse realmente che sia opera mia?
<<No, ho paura>> scuoto la testa, convinta che sia meglio evitare di rivelare questa notizia a mio figlio.
Se non ha voluto prendersi le sue responsabilità prima, perché dovrebbe farlo adesso?
<<Sara, stai sbagliando. Tutti meritiamo la verità.>> ribatte, facendomi sentire già in colpa.
<<Parlarne con lui.>> mi consiglia, indicandomi il corridoio in cui è presente la sua stanza probabilmente vuota.
È al lavoro.
<<Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia>> ribatto, sentendo nuovamente la rabbia riaffiorare.
<<Fallo per lui>> insiste, sposto lo sguardo da mio figlio, e mi si stringe il cuore quando capisco che sto compiendo un grosso errore nei suoi confronti.
Merita un padre.
Seppur quest'uomo non si merita un bambino così meraviglioso.
Si è perso i suoi anni migliori.
<<Hai ragione. Gli parlerò oggi stesso>> affermo convinta che sia necessario parlarne il prima possibile.
<<Ciao>> mi volto di scatto verso l'ingresso, e per poco il mio cuore non perde un battito, quando vedo Andrea, fare il suo ingresso in casa.
<<Andrea>> urla Francesco, scendendo dalla sedia, per abbracciare il mio coinquilino che lo prende subito in braccio.
<<Devo andare. Mi raccomando, non perdere tempo. Francesco ha bisogno di un padre>> ripete Brian, schioccandomi un bacio sulla guancia.
Si alza dalla sedia, dirigendosi verso l'uscita, non prima di salutare Andrea, con una stretta di mano.
Decido di alzarmi anch'io, per salutare Andrea, fingendomi simpatica davanti agli occhi di mio figlio.
<<Ti devo parlare>> lo avviso non appena Brian esce dall'appartamento.
Interrompendo bruscamente, l'abbraccio che si stavano dando.
<<Dimmi>> lascia scendere mio figlio, che gli schiocca un bacio sulla guancia prima di sedersi nuovamente, per svolgere i compiti.
<<Riguarda ciò che mi hai detto ieri sera>> faccio cenno a Francesco, che adesso colora nuovamente il disegno.
<<Hai intenzione di prenderti le tue responsabilità?>> domando mostrandomi fredda è indifferente, anche se le sue iridi blu mi destabilizzano un po'.
<<Si>> risponde di getto, mi limito ad annuire, sorpresa dall'interesse che ha dimostrato e continua a dimostrare per nostro figlio.
<<Te la senti di dirglielo?>> chiedo, nascondendo il disprezzo che nutro nei suoi confronti.
<<Si, dimmi tu quando ti sembra il momento giusto>> ribatte, piuttosto serio, infilando le mani dentro la tasca.
<<Forse dovresti passare un po' di tempo con lui>> gli consiglio, cercando di allontanarmi da lui, non appena il suo profumo giunge alle mie narici.
Mi manca.
Non lo voglio perdonare.
<<Ok. Ci sarai anche tu?>> si gratta la nuca, passando la lingua sulle labbra per inumidirle.
<<Si>> affermo, consapevole che potrei farmi ancora del male.
<<Io sono libero>> mormora, mi limito ad annuire, accettando la sua proposta.
<<Grazie>> aggiunge, afferrandomi il polso, facendomi avvicinare nuovamente a lui.
<<Andrea lasciami stare>> lo prego cercando di liberarmi dalla sua presa.
<<Sono geloso>> sussurra al mio orecchio, stringendomi tra le sue braccia.
Contraccambio l'abbraccio, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, godendomi l'odore della sua pelle.
<<Basta.>> sibilo, non appena mi rendo conto, che la mia rabbia si sta dissolvendo, grazie a lui.
Deve capire la gravità del suo errore.
<<Ho bisogno di tempo>> gli ripeto, interrompendo l'abbraccio.
<<Ti aspetterò>> ribatte, accarezzandomi dolcemente il viso, prima di lasciarmi andare.
Come puoi farmi tutto questo effetto?
Questa è la storia di Brian, l'ho già pubblicata. Cosa ne pensate della copertina. Vi piace? E la storia se passate a leggera ditemi cosa ne pensate.