THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

Per SilviaVancini

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... Més

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
DALL'OBLO' DELLA CUCINA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
TRENTOTTO E SETTE
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
SUPERMERCATO NOTTURNO
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
L'ULTIMA DATA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
HOUSE PARTY
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
MEZZANOTTE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

ITALIAN TIRAMISU'

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Per SilviaVancini

Si era fatta l'una di notte quando arrivammo in hotel dopo il concerto. Eravamo tutti sfiniti, da io che avevo cantato per due ore all'ultimo dei tecnici della luce, ma c'era una certa soddisfazione nell'aria. Io e le persone con cui avevo fatto amicizia quel giorno non riuscivamo neanche a camminare da quanto eravamo stanchi, eppure continuavamo tutti a commentare il concerto mentre cercavamo le stanze che ci erano state assegnate. Mano a mano che le trovavamo ci salutavamo e ci auguravamo la buonanotte, come se fossimo tutti amici di vecchia data.

Sospirai dalla contentezza quando trovai la mia stanza. Mi ci chiusi dentro e mi buttai direttamente sul letto, ma dopo qualche secondo constatai che ero troppo sudato per dormire così. Strisciai giù dal letto e andai a farmi una doccia che voleva essere veloce ma che non lo fu affatto. Quando mi infilai davvero a letto, armato di pigiama e sveglia per la mattina successiva, erano le due.

Ci provai a dormire. Giuro, ci provai davvero. Ero stanco morto, ma mi bastò abbassare le palpebre per sapere che non mi sarei addormentato. La mia testa era piena di musiche, colori, visi nuovi, conversazioni divertenti... Potevo dire con certezza di avere appena vissuto la giornata più bella della mia vita e la cosa mi spaventava un po'.

Quando si fecero le tre ero più sveglio che mai. Fuori dalla mia stanza era sceso il silenzio ed io avevo spento le luci, ma ormai era chiaro che non avrei preso sonno. Probabilmente avrei cercato di distrarmi cercando un film alla televisione se non fosse sorto un enorme problema: avevo fame. Tanta fame. Il genere di fame che non ti permette di pensare ad altro.

Scesi dal letto e aprii il frigorifero della stanza. Non c'erano altro che bibite e alcolici, per cui lo richiusi subito dopo e mi misi le mani sui fianchi per valutare il da farsi. Non avevo molta scelta per cui, senza nemmeno infilare un paio di ciabatte, mi misi una felpa sopra il pigiama e uscii dalla mia stanza con giusto le chiavi in tasca e qualche moneta.

Iniziai ad aggirarmi per l'hotel. La moquette era ruvida sotto ai miei piedi e mi sentivo un ladro a muovermi con aria così losca, ma non c'era niente di male dato che le luci dei corridoi erano perennemente accese, giusto? Se la gente poteva entrare e uscire a qualsiasi ora della notte non ci sarebbero stati problemi se io girovagavo e basta. Il principio era lo stesso.

Ma per quanto esplorassi non stavo trovando alcun distributore di snack. Mi facevo tintinnare le monetine in tasca mentre mi guardavo attorno, ma me lo sarei dovuto immaginare che un hotel di lusso non si sarebbe abbassato a tanto. Andai ad accovacciarmi su uno dei tanti divanetti, triste e affamato come si può essere soltanto lontani da casa.

Stavo contando i secondi da un po' quando vidi un movimento in fondo all'atrio in cui mi trovavo. Il mio primo istinto fu quello di nascondermi dato che ero in pigiama e si supponeva che non mi dovessi trovare lì, ma una seconda occhiata mi permise di osservare il nuovo arrivato. Più veniva verso la luce più mi rendevo conto di chi era. Mi illuminai.

"Yoongi?"

Yoongi perse tre anni di vita a giudicare dal salto che fece. Si tenne una mano sul petto come se il cuore stesse per schizzargli via e quando i suoi occhi mi trovarono abbacchiò la schiena. Mi guardò con l'aria di chi mi avrebbe strozzato volentieri, ma io fui più che felice di uscire dal mio nascondiglio. Ero così contento di aver trovato qualcuno con cui spezzare quella notte infinita.

"Che ci fai in giro?" gli chiesi "Anche tu non riesci a dormire?"

"Più o meno. Ero uscito a bere qualcosa."

"Oh."

Effettivamente avevo zero spirito di osservazione. Yoongi era vestito di tutto punto, indossava anche quella giacca di pelle che gli avevo già visto addosso. Se l'avessi toccata sarebbe stata fredda, probabilmente, come la punta del suo naso arrossato.

Yoongi mi rivolse la mia stessa domanda.

"E tu? Perché non sei a letto?"

"Ho troppa fame." ammisi. "Prima del concerto non ho mangiato granché e penso che morirò se non metto niente sotto ai denti. Pensavo ci fossero dei distributori qui nell'hotel, ma mi sbagliavo."

Gli mostrai le monetine come prova della mia delusione. Lui ci lanciò un'occhiata di sufficienza, ma qualcosa di ambiguo si stava facendo spazio nella sua espressione.

"Ora che mi ci fai pensare anche io ho fame. Cerchiamo da mangiare."

"Ti ho già detto che non c'è niente. Ma se vuoi vado a vestirmi e usciamo, ci sarà un qualche ventiquattro ore aperto."

"Nah, non c'è bisogno. Abbiamo tutto qui."

Yoongi non mi lasciò il tempo di lanciargli uno sguardo interrogativo. Si incamminò a passo sicuro verso la sala da pranzo dell'hotel e io non potei fare altro che seguirlo. I suoi stivaletti battevano sul pavimento mentre i miei piedi nudi si sentivano appena.

"Aspetta, Yoongi! Non possiamo! Aspetta!"

Lui non si fermò, ma mi aspettò quando si ritrovò davanti alle porte della cucina. Tutto attorno a noi era buio, chiaro segno che anche il più nottambulo degli ospiti non si sarebbe dovuto trovare lì, ma la luce proveniente dai corridoi era sufficiente per cogliere l'occhiata complice con cui mi guardò Yoongi.

"Se c'è una cosa che ho imparato in tour è questa." sussurrò. "Nessuna cucina è mai davvero chiusa."

Yoongi aprì le porte con una spinta. Anche la cucina era immersa in un buio immobile, ma a lui bastò tirare fuori il cellulare per cercare gli interruttori delle luci. Si limitò ad accendere quelle dei fornelli in modo da non alzare il rischio di farci beccare.

"Continuo a pensare che non sia una buona idea." dissi, a titolo informativo. Ero ancora fermo dalle porte mentre guardavo Yoongi agire.

"Allora torna in camera tua."

"Mangi a prescindere? Con o senza di me?"

Yoongi aprì l'immenso frigorifero della cucina. Tirò fuori una ciotola e ci intinse un dito per poi portarselo alla bocca. Era crema pasticcera.

"Con o senza di te."

A questo punto era inutile resistere. Raggiunsi Yoongi e mi avventai sul frigo. Ero così affamato che avrei sbranato qualsiasi cosa, ma quando mi ritrovai davanti a una decina di contenitori non seppi da dove iniziare.

"Non so cosa scegliere." dissi, come se fosse il problema più grande della mia vita.

"Non farti problemi."

Yoongi agì al posto mio. Si allungò da sopra le mie spalle e prese tutto ciò che lo ispirava, poi appoggiò i contenitori su un lungo ripiano di metallo. Recuperò due cucchiaini e me ne porse uno.

C'era un po di tutto, ma noi mangiammo solo le cose che erano buone anche fredde. Questo tagliava fuori un sacco di piatti salati e faceva primeggiare i dolci, ma ebbi modo di scoprire che la cosa non dispiaceva affatto a Yoongi. Mi ero appropriato di un tiramisù quando lui mi fece cenno di dargliene un po'. Aveva già la bocca piena.

Io osai. Lo feci con coscienza di causa, ricordandomi di quando mi aveva accusato di volerlo "fare fesso", ma lui non ci fece caso. Quando feci per imboccarlo mi venne incontro e assaggiò il dolce senza pensare a me e ai miei secondi fini.

"Com'è?" gli chiesi. "Un po' troppo dolce, vero?"

"No, è buono. C'è un po' troppo caffè, più che altro."

Yoongi tornò al suo gelato e per un po' mangiammo in un silenzio beato. "Sembri felice." mi disse lui dopo un po'. Continuava a scavare col cucchiaino.

"Lo sono. Ho ancora tanto da migliorare nei concerti, ma ho conosciuto tante persone oggi."

"Ti piace stare in mezzo alla gente?"

"Sì." dissi, senza esitazioni. "Sono dipendente dalle persone."

"Io mi esaurisco completamente."

Questa volta non commentai. Per un po' aspettai che Yoongi aggiungesse qualcosa, ma quando fu chiaro che sarebbe rimasto in silenzio presi il mio tiramisù e andai verso la sala da pranzo.

Appariva tutto così desolato nel buio. Le sedie erano sui tavoli, i tavoli erano nudi, le tovaglie erano impilate da una parte e le candele erano spente. Continuai a mangiare mentre mi aggiravo per tutto quello spazio vuoto. Lui per un po' mi seguì e si sgranchì le gambe mentre io continuavo la mia esplorazione, ma mi voltai quando vidi un bagliore rossastro. Si era acceso una sigaretta.

"Sei matto? Mettila via, non si può fumare in hotel."

"Che sarà mai."

Yoongi non fece nemmeno in tempo a finire di parlare. L'allarme antincendio ci colse così di sorpresa che entrambi sgranammo gli occhi e poi iniziammo a correre. Io abbandonai il tiramisù su un tavolo, ma lui non si sarebbe liberato di una sigaretta nemmeno se gli avessero tagliato le dita: ce la demmo a gambe e trovammo asilo ai piani superiori, nei corridoi che davano sulle camere. Ci accasciammo contro una parete e restammo lì, a controllare che non ci stesse seguendo nessuno. Eravamo troppo impegnati a riprendere fiato per palare, ma ci bastò restare in silenzio per scoprire che non eravamo gli unici ad essere svegli quella notte.

Da una delle porte si sentiva lo strimpellio delicato di una chitarra acustica. Chiunque la stesse suonando era calmo, in pace, probabilmente influenzato dal sonno, e noi andammo a sederci davanti alla sua porta per ascoltare meglio. Dopo pochi minuti mi ero già calmato e cominciavo a sbadigliare. Era l'occasione buona per fiondarmi a letto e cercare di farmi qualche ora di sonno, ma Yoongi sedeva proprio di fianco a me e si era tolto la giacca. Ascoltava la chitarra con lo sguardo fisso nel vuoto ed ogni volta che il nostro musicista sbagliava una nota o la azzeccava in pieno reagiva soltanto con gli occhi.

Io guardavo solo lui, come sempre. Le luci flebili del corridoio lo rendevano così soffice e pacato che il suo fascino, precedentemente crollato a picco, riuscì a conquistarsi un trenta per cento. 

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