TOXIC LOVE

By redsoulangel

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Grace White si trasferisce a Los Angeles per lavorare nell'hotel più prestigioso della città. Una cosa che pe... More

~Introduzione~
CAST
2. Destino o coincidenze?
3. Si, mi piace lo Starbucks
4. Sono in una telenovela?
5. Panico, Panico, Panico!
6. Bugie Bianche?
7. Festa o mal di testa?
8. Brown non è buono non è un Brownie
9. Madison, ti odio
10. Da quando le nonne sono sexy?
11. Che rabbia!
12. Ops, l'ho fatta grossa
13. Josh Pierce?
14. Smeraldi verdi

1. La città degli angeli

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By redsoulangel



Ho sempre vissuto da sola in un appartamentino di Miami talmente piccolo da far invidia alla regina, ma cosa posso dire a mia difesa, colpa del destino!
A volte mi chiedo se davvero esista, perché se così fosse non penso che sia mai stato dalla mia parte.

Tutti questi anni passati in solitudine mi hanno cambiata, non so se in positivo o in negativo, ma di sicuro mi hanno resa più fredda, ma mai calcolatrice.

Se c'è qualcosa che io odio di più al mondo quelli sono i calcolatori, si nascondono dietro facciate perfette, quando realmente hanno più scheletri nell'armadio che una vecchia sbigottita di novanta anni!

Sono cresciuta, forse troppo in fretta, privata di un'infanzia serena come quella che la maggior parte dei ragazzi vivono.
Vi starete chiedendo sicuramente il perchè di tutto ciò ed io vi risponderò subito: Mio padre e la verità, che a volte può lasciare l'amaro in bocca.

Bene, iniziamo dal principio.

Una bimba, una madre e un padre che vivevano nel piccolo quartiere di Overtown, a Miami.
Lei era solare, dolce come lo zucchero, con dei capelli del colore delle spighe e occhi verdi e scuri come le foglie in autunno. Saltellava ovunque a quel tempo.

Un po' iper-attiva, come tutti i bambini della sua età.
Il suo sorriso era capace di scaldare anche il cuore più freddo di tutti, e le sue guanciotte paffutelle a farla sembrare una tenerona. Il suo nome era Grace, Grace White.

In città era amata da tutti, aveva tanti amici e non poteva desiderare altro.
Sua madre, Catherine era la donna più bella che si fosse mai vista, un angelo: capelli ramati sul dorato e occhi scuri e penetranti, il sorriso era uguale a quello di Grace, avevano la stessa espressione.

Lei e Grace passavano la maggior parte del tempo insieme e anche con suo padre Thomas.
Quello che li univa era vero amore, agli occhi della piccola Grace quasi comparabile a quello delle favole.

Presto però, la piccola vide tutto il suo sogno crollare davanti ai suoi piccoli occhietti innocenti e fragili. Era il 2006, al compiere dei suoi 9 anni spense la sua solita Tropezienne con la mamma, com'era di tradizione.
Non avrebbe mai creduto che al risveglio dal compleanno non avrebbe mai rivisto la sua adorata mamma.

"Avanti Grace, la mamma tornerà, stai tranquilla, è dovuta andare via per lavoro"

Grace la aspettò pazientemente ogni anno, ogni compleanno ad aspettarla seduta sul tavolo verde della loro piccola cucina con due fette di torta Tropezienne.

Lei intanto cresceva, diventava sempre più bella, iniziava pian piano ad avere le sembianze di una donnina, ma all'inizio dell'adolescenza le sue speranze cominciarono a cedere.

Casualmente mentre cercava il nome della mamma sul suo telefonino di vecchia produzione trovò l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettata: Un articolo, che diceva che sua mamma era volata via, in un posto dove purtroppo una volta che si va non c'è ritorno.

La povera ragazza non poteva crederci, non poteva accettare di non vedere mai più la sua adorata madre, aveva solo quattordici anni allora.

Inizialmente lei e il padre trascorrevano la maggior parte del tempo insieme, facevano tutto, erano diventati come dei migliori amici inseparabili, fino a che non successe qualcosa di terribile.

Grace non aveva mai pensato a suo padre come ad un uomo fragile, ma trovarlo a casa ubriaco e fuori di senno le servì per capire che le cose non si erano aggiustate, le cose non erano mai andate.

Inizialmente provó ad ignorare, sarà stressato, pensava.
I giorni in cui lo era però aumentarono sempre di più, come la sua aggressività nei confronti di Grace.

Lei non riusciva a capacitarsi di come suo padre avesse potuto farle mai del male, se ne accorse dopo, quando ormai era troppo tardi ed era rimasta sola nelle grinfie di un padre violento e ormai consumato dall'alcool.

Poco dopo, Grace trovò il coraggio di andare via, di arrendersi all'idea che sarebbe tornato tutto alla normalità, quello che da piccola le sembrava una storia a lieto fine era diventata il suo peggior incubo.

Piccoli lavoretti part time erano la sua fonte principale di guadagno, una bellezza tale sprecata dentro un buco di bar a servire da bere.

Seguiti da altri lavori improponibili e stancanti.
Aveva lasciato la scuola, ormai il padre non gliela pagava più, e per quanto il suo amore per la lettura e la letteratura inglese fosse molto dovette lasciar perdere l'idea di andare all'università.

Le sue belle amiche sparirono una dopo l'altra come delle fuggitive, non potevano mica frequentare quel tipo di gente loro! Così Grace si ritrovò pian piano sempre più sola e con il cuore che vacillava dal rompersi.

Intanto però, lavorava e tornava a casa distrutta, solo per dormire cercando di fare meno rumore possibile in modo da non farsi vedere.

Ogni suo risparmio lo conservó, quando finalmente riuscì a pagarsi il fitto di un piccolo appartamento nei paraggi, niente di eclatante: Un bi locale grande si e no quanto uno sgabuzzino, ma per lei era comunque tanto.


Grace's Pov

Sono nella città degli angeli, meglio conosciuta come Los Angeles. Percorro in macchina le strade favolose, vetrine di tutti i negozi possibili popolano le strade. La gente qui è tutta bella ed elegante, ci abitano solo persone famose oppure chi ha tante possibilità.

Sto andando in questo hotel per fare un tentativo ma mi sto rendendo conto della cavolata assurda che mi è venuta in mente, il mio curriculum sarà pessimo in confronto a quello degli altri però ormai è fatta e devo giocarmi le mie carte al meglio!

Arrivo con un po' di ritardo sempre per merito della mia sbadatezza, ho dovuto cambiare strada più di tre volte. Sono un disastro e mentre cerco di parcheggiare sento un rumore che poteva significare solo una cosa, che ho rigato la macchina di qualcuno.

Sono andata a finire a sbattere contro una Maserati, macchina bella quanto costosa.
Io ho sempre avuto un debole per le macchine, in questo ho preso da mio padre, ma ancora di più le moto, mi hanno sempre affascinata in qualche modo. Peccato che non possa permettermele, quelle si che le guiderei come si deve.

Mi sveglio dal mio temporaneo film mentale che prevedeva me a rallentatore su delle moto e mi accorgo del danno enorme che ho fatto.

Penso alle soluzioni possibili e parcheggio per bene la macchina e mentre sto per scappare dentro l'hotel tentando di non essere vista sento una voce abbastanza profonda, che mi chiama.

"Ehi tu!"

Cerco di far finta di non sentire, ma non sembra funzionare quindi ci riprova, così rassegnata rispondo: "Qualche problema?"

"Mi hai rigato tutta la macchina, ma come cazzo guidi!
Almeno ce l'hai la patente?"

La mia guida è pessima quanto la mia recitazione e sinceramente ho anche torto marcio.

Che cafone, di certo non è stata mia intenzione farlo, avrei voluto scusarmi in qualche modo, ma come una cretina le uniche parole che sono uscite dalla mia bocca hanno solo peggiorato la situazione.

"Certo che ce l'ho la patente, ma non è colpa mia se la tua macchina ha occupato tutto il posto e io non l' ho vista" Sto pensando seriamente di dover imparare a tenere la mia bellissima lingua a freno.

"Forse tu non sai con chi stai parlando se lo sapessi non penso che ti rivolgeresti in questo modo"

Mi risponde con tono di disapprovazione guardandomi come se mi volesse polverizzare all'istante, anzi se gli sguardi venissero considerati un'arma adesso probabilmente sarei stata già stata polverizzata.

"Mi dispiace davvero tanto, non so cosa dire, magari se vuoi posso farmi perdonare offrendoti un caffè, che ne pensi?" Sfoggio il mio sorrisino ammiccante.

"Vai al diavolo!" Sento che impreca un bel po' di volte dietro di me, mi dispiace perché in effetti mi sono comportata da cretina e avrei potuto evitare tutto questo, fortuna che non mi ha chiesto il risarcimento dei danni altrimenti sarei stata fottuta all'istante!

Mi incammino verso l'hotel e inizio a guardarlo con più attenzione: Delle bellissime vetrate in stile francese compongono il davanti, è molto alto, ci saranno si e no sette piani. Entro dalla porta che gira e squadro l'interno: è fresco, arredato in un modo impeccabile, in stile californiano e moderno con tanto di tappezzeria elegante e mobili lussuosi.

Una hall spaziosa ornata da vari quadri e opere costose mi affascina.
Il proprietario deve avere proprio buon gusto. Dall'ingresso posso intravedere la porta automatica che dirige alla spiaggia, sembra di stare in un paradiso, spero che mi prendano per questo lavoro.

Arrivo alla reception e chiedo alla signorina informazioni. Quest'ultima è vestita tutta in tiro e porta delle unghie tutte laccate di rosso. Classica segretaria che fa tutto tranne che il suo lavoro.

Mi rivolge un sorrisetto falso che ricambio con immenso piacere e mi chiede di cosa ho bisogno, così rispondo di rimando.

"Sono qui per il colloquio che  si teneva per il servizio dell'hotel"

Le si accende subito una lampadina bella mente e sempre con quel sorrisetto guarda davanti alla porta, io a mia volta mi giro e trovo il ragazzo di prima.

Molto bello devo dire: capelli di un nero intenso, occhi cristallini e dalla maglietta attillata si può intravedere che è ben in forma. Prima essendo di fretta non ho potuto guardarlo bene.

Il carattere non lo è altrettanto, è proprio un arrogante da quello che ho potuto constatare!
È vero che anche io alle volte ho i miei momenti, ma la mia è solo una corazza che mi sono creata con il tempo.

Ci guardiamo e dai nostri occhi saettano frecciatine infuocate, a quel punto la segretaria che nota tutta la scena cerca di
sdrammatizzare con un colpetto di tosse.

"Signorino ben tornato, raggiunga  suo padre in ufficio che la aspetta per la scelta del personale"

Non ci posso credere, com'è possibile, non mi dire che è il figlio proprietario? Nonché lo rende automaticamente il vicecapo. Grande Grace, ti sei giocata l'unica speranza di trovare un lavoro decente, tutto per colpa della tua testolina bacata!

"Si vado subito, devo parlare un attimo alla ragazza."

Mi avvicino il giusto a lui con un'
espressione curiosa poiché non ci sto capendo nulla, si avvicina a me e mi sussurra nell'orecchio per non farsi sentire qualcosa:
"Vada immediatamente nella hall, lí si terranno le selezioni, farò finta che non sia successo niente poco fa"

Penso di ritenermi la persona meno fortunata ma fortunata allo stesso tempo di questo mondo.

"Si adesso vado, che mi dice del caffè?" Mi riserva un'occhiata annoiata "Deduco che sia un no, allora io vado eh"

Ma perché mi caccio sempre nei guai, non avrei potuto solamente starmene zitta?
Ho esagerato sta volta, da adesso mi comporterò in modo più professionale. 
Penso che continuando in questo modo non resisterò neanche un giorno qui ne sono sicura!

lo vedo che si gira verso la mia direzione e prima che io possa andarmene mi chiama.

"Potrei sapere come si chiama?"

"Grace White" Rispondo di rimando imbarazzata dalla situazione che si era creata poco fa. Arrossisco un po' poiché il suo sguardo mi sta scrutando un po' troppo a fondo e mi volatilizzo nella hall, per oggi hai causato abbastanza guai Grace.



Ciao a tutti,questa storia sono intenzionata a scriverla tutta e bene ,spero ci piaccia!scrivetemi consigli qui sotto!
Secondo voi cosa succederà adesso,e cosa ne pensate di Damon e Grace?🥰LASCIATE UNA STELLINA PER IL CONTINUO ❤️

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