Rainy Days|Newtmas

By -nutellinglies

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Newtmas AU|La storia puΓ² essere letta anche senza conoscere l'opera originale! "La luce fioca e intermittente... More

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v e n t o t t o
ringraziamenti

v e n t i t r Γ¨

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By -nutellinglies

Il viaggio di ritorno fu lento e silenzioso. Thomas guidava, entrambe le mani sul volante, e ogni tanto spostava lo sguardo dalla strada a Newt. Il biondino non aveva aperto bocca da quando avevano lasciato il college e il suo viso non aveva lasciato trasparire alcun tipo di emozione, come se fosse intrappolato all'interno di una bolla e immune da qualsiasi stimolo esterno.
Thomas non aveva voluto dire o fare niente, sentiva che qualsiasi cosa che avrebbe potuto dire o fare sarebbe stata stupida o tremendamente inutile.

Newt, dal suo canto, sul momento aveva cercato di aggrapparsi a qualcosa pur di non sprofondare nel buio, ma poi aveva rinunciato. Si era ritrovato senza forze e si era lasciato andare. Era esausto, stanco di combattere, stanco di reprimere il suo dolore e illudersi di essere forte abbastanza da superare tutto quello. Si era sopravvalutato: e questa volta sentiva che non ce l'avrebbe fatta. E forse non voleva nemmeno. Forse non ne valeva nemmeno più la pena.

Non riusciva proprio a capacitarsi di quella situazione. Come era anche solo umanamente possibile che quel pezzo di merda l'avesse fatta franca e adesso vivesse la sua vita perfetta con la sua famiglia perfetta pur avendo la coscienza così sporca? Aveva praticamente ucciso sua madre nel modo più lento e usurante che esista, senza nemmeno saperlo. Probabilmente non si ricordava nemmeno di Sheila Isaacs, figuriamoci se era anche lontanamente venuto a sapere della sua morte. Non era giusto. Niente di tutto quello era giusto. Non era giusta la sua esistenza, non era giusto che sua madre fosse morta. Magari se lui non fosse mai nato, se sua madre avesse veramente abortito, avrebbe separato più facilmente il trauma.
Non aveva più nemmeno la forza di arrabbiarsi, era solo immensamente disgustato. E se già la sua fiducia nell'umanità era più che scarsa, adesso era completamente inesistente. Era assurdo che certe persone solo perchè considerate più influenti avessero la priorità sulla vita delle altre.

Sentiva lo sguardo di Thomas su di sè, ma in quel momento avrebbe voluto semplicemente stare da solo e annegare nel suo dolore. Non voleva altre persone intorno, e forse non ne avrebbe volute mai più. Che senso aveva vivere, a quel punto? Per chi avrebbe dovuto vivere? C'era davvero qualcuno che non avrebbe potuto vivere senza di lui? Ne dubitava.

Arrivati davanti al suo condominio, il sole era ormai calato da un pezzo. E come la luna si era sostituita al sole, così il buio calava sull'animo di Newt. Era troppo tardi ormai. Stava precipitando, e non aveva voglia di trovare un appiglio per salvarsi. Non voleva essere salvato, non lo meritava.

Thomas, dal suo canto, stava osservando la sua paura più grande prendere forma davanti ai suoi occhi, e forse lì per lì non lo aveva ancora completamente compreso. Ma nel suo profondo, sapeva, si stava rendendo conto che Newt si stava sgretolando proprio sotto il suo sguardo, senza che lui potesse farci nulla.
E quando, per una frazione di secondo, i suoi occhi incontrarono quelli di Newt gli sembrò di non riconoscerli più e di averlo perso per sempre.
E la paura prese il sopravvento.

-Okay, chiamo Minho così mi invento una scusa con i miei e posso rimanere da te stanotte...-iniziò a farneticare febbrilmente, cercando il cellulare con fare nervoso nelle tasche del cappotto.

-No.-
Newt non alzò nemmeno lo sguardo. Posò la mano sulla maniglia della portiera, sentendo le lacrime scendere e rigargli le guance. Non poteva permetterlo. Non poteva portare anche Thomas giù con lui. Non si meritava niente di tutto quello. Voleva che Thomas fosse felice, che vivesse una vita piena e serena, e se lui fosse stato parte di essa, Thomas non sarebbe mai stato felice. Doveva cavarsela da solo, come aveva sempre fatto. Ammesso che riuscisse a trovare la forza.
Non osava incontrare lo sguardo del moro di fianco a lui, non sarebbe riuscito a sostenerlo.

-No?-domandò flebilmente lui.

-No. Hai già fatto abbastanza. Va a casa.-Newt aprì la portiera e scese dall'auto. Continuava a piovere.

Thomas ci mise qualche secondo per riprendere lucidità e reagire, e scese subito dall'auto, seguendo il biondino che già si era incamminato verso il portone del condominio, apparentemente intenzionato a non voltarsi indietro. Ma la verità era che Newt avrebbe voluto voltarsi, anche solo per incontrare un'ultima volta lo sguardo del moro, anche solo per assaporare un'ultima volta quella sensazione di pace e di sicurezza che solo quegli occhi ambra riuscivano a dargli. Solo quegli occhi calmavano la tempesta della sua anima. Ma si trattenne, si trattenne per non mostrare le lacrime, che forse non si sarebbero notate comunque, mescolate alla pioggia torrenziale. Si trattenne perché lo amava.
Lo amava, e adesso finalmente si rendeva conto di cosa volesse dire.
Adesso finalmente capiva cosa significasse desiderare la felicità della persona che si ama, ad ogni costo. E se il costo era uscire dalla vita di Thomas per sempre, allora lo avrebbe fatto.
Thomas non aveva bisogno di lui, non aveva bisogno dei suoi problemi, e anche se in quel momento non riusciva a capirlo, troppo accecato dai propri sentimenti, prima o poi si sarebbe stancato di combattere i demoni di Newt in una lotta persa già in partenza.

Lo amava a tal punto che sapeva che non meritava di cadere nel buio così come aveva fatto lui, perché prima o poi Newt, volente o nolente, ce lo avrebbe trascinato.

-Newt! Fermati!-
Il biondo si bloccò, incapace di muovere un altro passo al sentire la preoccupazione e la disperazione nella voce di Thomas. Dio, cosa aveva fatto? Perché gli aveva permesso di avvicinarsi a lui?
-Non ti lascerò da solo. Non stanotte.-
Newt sospirò, tirandosi via dalla fronte il ciuffo fradicio e trattenendo le ciocche tra le nocche.
-Devi.-disse, sperando che la sua voce non lo tradisse. Più duro sarebbe stato, più quella discussione sarebbe finita presto. Avrebbero sofferto entrambi, ma era sicuro che Thomas lo avrebbe dimenticato.

-No, non devo. Non posso.-
-Sì, invece. Devi andare via. Tornare a casa, dalla tua famiglia, dai tuoi amici. Tornare da chi ti vuole bene. Non perdere tempo con me.-
-Perdere tempo con te? Newt, ma che stai dicendo...-Thomas era terrorizzato: passo dopo passo, si avvicinava a Newt, mentre la pioggia gli bagnava i vestiti, lenta e inesorabile.
-Hai ragione, non stai perdendo tempo con me. Lo stai letteralmente sprecando e buttando al vento. È tutto inutile.-
-Inutile?- Thomas era ormai ad un passo da Newt, che non accennava a volersi voltare. Le loro parole, ormai ridotte a sussurri, si perdevano nella notte.
-Ci sono certe cose che non possono essere riparate, Tommy. Si rompono e basta. E per quanto tu possa provarci, niente rimetterà assieme i pezzi, soprattutto se era un oggetto scadente. Lo si butta, e basta.-
Newt sospirò, esitando un attimo. Sapeva, nel profondo del suo cuore, che quella sarebbe stata probabilmente la cosa più difficile che avrebbe fatto nella sua vita.
-E a volte succede lo stesso con le persone. E forse io non sono mai stato intero, non sono mai stato funzionante, sono sempre stato a pezzi. E non puoi usare qualcosa di rotto, non ti serve. Anzi, averlo davanti agli occhi non farà altro che ricordarti che è stato un acquisto stupido, che hai sprecato i tuoi soldi. E tu stai sprecando il tuo tempo, con me.-
-Newt, stai delirando...non puoi dire sul serio-affermò con scarsa decisione Thomas, sempre più in preda alla disperazione.
-No, anzi. Non credo di essere mai stato così lucido come adesso.-
-Guardami, Newt. Ti prego.-

Il biondino scosse lentamente la testa.
-Ti farei solo del male, Tommy. E non voglio farlo.-
-Ma che stai dicendo...sai che non è vero-Thomas tentava disperatamente di controllare la voce e le emozioni, ma non riuscì a fermare le lacrime.
-Sono tossico per te. Non ho fatto altro che incasinarti la vita da quando ci siamo incontrati di nuovo.-
-Ma se ci siamo incontrati di nuovo dopo così tanti anni...deve esserci un motivo...il destino...-
-Non blaterare cose sul destino. Se esistesse veramente, non sarebbe stato così stronzo da farmi ricomparire nella tua vita.-Newt si lasciò sfuggire una risatina amara, mentre assaporava il sapore delle sue stesse lacrime.
-Newt, da quando sei nella mia vita ho ritrovato tutto ciò che mi era mancato in questi anni-provò a dire Thomas, ma Newt lo fermò.
-Sei solo un illuso.-deglutì con forza, cercando di buttare giù il magone che si era creato nella sua gola. Doveva essere duro quella volta, doveva farlo soffrire solo per quella volta, così che non dovesse più soffrire per causa sua. Si fece forza e continuò a parlare.
-Sei così accecato dai tuoi sentimenti che non ti rendi conto. Non ti rendi conto di quanto poco io possa giovare alla tua felicità. Non siamo più i bambini che si sono incontrati all'orfanotrofio, Thomas. Non lo saremo mai più. E quello che sentivamo da bambini...non esiste più.-
E la prima bugia uscì a forza dalle labbra di Newt, perché in fondo al cuore sapeva che il suo legame con Thomas non si era mai spezzato.
-Sì che esiste, esiste ancora...-disse Thomas con un filo di voce.
-No, Thomas. Il bambino a cui stringevi la mano in cortile non esiste più. E al suo posto c'è un mostro, che è stato inghiottito completamente dai propri demoni. La tua sarebbe una lotta persa.-
-No no no...Noi ce la faremo. Supereremo anche questo, insieme. Non ti lascerò.-

-Thomas...-
Newt finalmente si voltò, ma se ne pentì immediatamente, perché non appena vide il volto straziato di Thomas di fronte al suo, il petto del moro scosso da singhiozzi silenziosi, credette di non potercela fare. Per un momento volle rimangiarsi tutto.
-Io mi sono arreso, Tommy. Non servirebbe più a nulla combattere. Non c'è niente per cui combattere.-
-Ma io ti amo, Newt...-
Il biondino esitò. Vedere Thomas in quello stato gli stava provocando un dolore mai provato. Era come se il suo cuore fosse stretto in una morsa. Ma doveva farlo. Doveva andare fino in fondo.
-Non voglio trascinarti giù con me. Non posso permetterlo. Non posso farti questo.-
-Ma io posso aiutarti...-
-Non devi. Non devi. Ti prego. Lasciami andare. Dimenticami. Starai meglio. Sarai felice.-
Thomas prese a scuotere la testa con veemenza, mormorando parole di dissenso, alzando progressivamente il tono di voce, finché non arrivò quasi ad urlare.
-Continui a dire che sarò più felice senza di te, ma che ne sai tu? Che ne sai di cosa ho bisogno io per essere felice? Non puoi essere tu a decidere per me.-
Newt non trovava le parole per ribattere, sentendo di essere sul punto di crollare a terra e scoppiare in un pianto disperato. Stava per perdere l'unica persona che avesse mai amato.

-Lo so. Lo so perché quando...quando si ama qualcuno si vuole solo la sua felicità, anche a costo di perderli. E fidati, è meglio così.-
-Cosa stai cercando di fare, Newt? Stai cercando di chiudere con me?-
-Non sto cercando di farlo. È quello che ho appena fatto, Thomas. È per il tuo bene.-
-Ma non dire stronzate! Che ne sai di cosa è meglio per me?-urlò il moro, ormai fuori di sè dalla rabbia.
-Tommy...-

Si guardavano fissi negli occhi. Thomas sentiva la voglia di urlare, e urlare ancora, fino a spezzarsi le corde vocali. La frustrazione stava diventando insostenibile. Si stava sforzando di capire Newt, ma non ci stava riuscendo.
Newt invece, si fingeva calmo, mentre dentro di lui tutto urlava. Sapeva che era la cosa giusta da fare, ma se era davvero la cosa giusta perché il suo cuore gli stava dicendo il contrario in un lamento straziante e assordante?

-Perchè? Perché lo stai facendo? Perché mi vuoi fuori dalla tua vita se...se mi ami?-disse ad un certo punto Thomas, dopo attimi interminabili.
-Devi lasciarmi andare. Devi permettere che le nostre vite si separino. Pensa a te, per una volta. Non hai il dovere di prenderti sempre e solo cura di me. Permettimi per una volta di prendermi cura di te, e questo è il modo giusto per farlo.-
-Sono tutte stronzate...-mormorò ancora Thomas, come un disco rotto.

-Ti chiedo solo di rispettare la mia scelta, Tommy. Voglio solo risparmiarti altri problemi. Puoi farlo? Puoi fare quest'ultima cosa per me?-
-Newt, io non riesco a capire...-
-Capirai. Ci vorrà del tempo, ma capirai che è stata la scelta giusta.-
Newt sentiva che stava raggiungendo il suo limite, non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a fingersi forte e distaccato.
-E soprattutto, mi dimenticherai.-aggiunse, con un filo di voce, abbassando la testa e voltandosi di nuovo. Thomas gli posò una mano sulla spalla, nel tentativo di fermarlo.
-Come potrei? Come pretendi che io lo faccia?-il moro aveva ormai rinunciato a controllare la voce, ormai spezzata dal pianto.
-Lo farai. Adesso ti sembra una tragedia, ma lo farai, come fanno tutti. La ferita si rimarginerà.-
-Cosa...cosa te lo fa dire con così tanta certezza?-
-Lo so e basta.-
Cadde il silenzio, e per un secondo nessuno dei due riuscì a dire altro o a muovere un muscolo.

-Anche tu mi dimenticherai?-fu la domanda esitante di Thomas.
Newt non rispose. Sospirò, tirando su col naso, sentendo anche l'ultimo briciolo di sè stesso prepararsi a lasciare il suo corpo e ad andare via insieme a Thomas.
-Torna a casa, Thomas. Rischi di prenderti una polmonite.-

Mosse il primo passo in avanti, e Thomas non trovò la forza di fermarlo. Le sue dita scivolarono lentamente via dalla spalla di Newt, e il biondino continuò a camminare, un passo dietro all'altro, ognuno più difficile del primo. Ci volle tutta la sua forza e il suo coraggio per non voltarsi, per non lasciarsi impietosire, per non tornare indietro.
Solo quando si chiuse il portone del condominio alle spalle, chiudendo fuori il resto del mondo, si permise di crollare sul pavimento e si abbandonò finalmente al proprio dolore.

N/A:
Questo capitolo mi piace più del dovuto. Sarà forse perché sono cattiva e mi piace far soffrire i miei personaggi? Probabilmente.
Ma spero che voi non mi odierete troppo :D
Alla prossima!
Ros x

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