Pacific Heights 11

By Blacksteel21

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La vita di un essere umano è legata a molte altre vite, un intreccio di storie che nasce e si sviluppa nella... More

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2. A Fistful of dollars
3. The Godfather
5. The Art of getting by
6. Closer

4. House of 1000 corpses

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By Blacksteel21


In foto: Blake

Ehi, ci stai provando con me? ( La casa dei mille corpi.)

Il grattacielo si stagliava alto e imponente, gli uffici di design della Tesla erano situati all'ultimo piano di uno tra i palazzi più all'avanguardia della città.

Oz scese dalla moto e diede una rapida occhiata alle finestre lucenti, erano quasi le sette e mezza e presto Blake sarebbe uscito dal grande portone e lo avrebbe trovato lì, con un sorriso sulle labbra e un sacchetto di pretzel fumanti. Era da tanto che non si vedevano e, per quanto fosse dura ammetterlo, quel pazzo bastardo gli era mancato più di quanto fosse lecito. Avrebbe voluto essere lì già tre giorni fa, per andare a prenderlo all'aeroporto ma la convention di tatuaggi si era protratta fino al pomeriggio precedente, consentendogli di rientrare in città solo quella mattina.

Qualche altro minuto di attesa e poco dopo un gruppo di persone uscirono dall'interno del palazzo. Uomini e donne nei loro completi più costosi ed eleganti, al centro c'era proprio Blake che, come un magnete, riusciva ad attrarre tutta l'attenzione su di sé. Era sempre stato così da quando Oz ne avesse avuto memoria; era come se Blake proiettasse un'aurea a cui nessuno voleva sottrarsi, eppure quella sua connotazione innata non sempre portava dei benefici. Anzi ...

Quando gli occhi di Blake si posarono su Oz l'uomo arrestò il passo, in pochi minuti tutta la sua attenzione si spostò sull'uomo accanto alla moto. Con poche mosse salutò e liquidò il gruppo che era ancora intorno a lui e si incamminò sicuro verso il moro con uno dei suoi sorrisi straordinariamente luminosi.

Fu allora che Oz la sentì, l'aveva soprannominata la Sensazione, quello strano brivido che gli partiva dal centro della schiena e che terminava alla base del collo. La sua mano si mosse in automatico a massaggiare la pelle dietro la nuca mentre dava a sé stesso del paranoico.

- OZ!- esclamò Blake entusiasta, gettandosi al suo collo – che ci fai da queste parti?

L'altro sorrise allungando la busta con i pretzel – non è davvero un ben tornato senza questi.

- Sei sempre il solito sentimentale – rispose il moro dedicandogli un altro sorriso luminoso – non dovevi precipitarti qui, sei appena tornato! Potevamo vederci con calma domani. Tra l'altro ho anche un impegno adesso, sono già in ritardo. Perché non facciamo colazione insieme domani?

La fronte di Oz si corrugò leggermente – Che impegno? La tua segretaria non me ne ha parlato.

Ed eccolo di nuovo, un guizzo di preoccupazione e smania nello sguardo di Blake, qualcosa di appena percettibile che fu subito mascherata da uno dei suoi sorrisi luminosi, proprio mentre per la seconda volta la mano di Oz andava a sfiorare la propria nuca.

- Oh, hai già ripreso a ficcanasare nella mia vita, vedo – commentò il biondo con un tono che non tradiva la frustrazione che provava.

- E tu hai già cominciato a nascondermi delle cose, Blake? – chiese Oz provocandolo.

- Dio, fammi prendere il fiato. Sono appena tornato! E basta con questa paranoia, caro mio – il braccio di Blake si spostò a circondare le spalle del tatuatore in modo più intimo - va tutto alla grande qui, niente per cui tu debba essere in ansia. Ho solo da sbrigare questa piccola faccenda. Sai cosa ti dico? Vengo a cena da te stasera, così mi racconti tutto sulla convention e....

La Sensazione si era fatta così forte che ormai Oz non riusciva più ad ignorarla e puntò gli occhi dritti verso quelli dell'altro.

- Dove devi andare Blake? – si ritrovò a ripetere il moro, scandendo ogni parola con il tono di qualcuno che pretendeva risposte.

- Ozzie...

- Non farlo, non chiamarmi Ozzie, non te lo concedo! Tre fottuti giorni, sei fuori da quel cazzo di centro di recupero da tre fottuti giorni e già vieni da me con quella faccia tosta e i tuoi fottuti intrallazzi – ringhiò il moro liberandosi dalla presa di Blake e piazzandosi davanti a lui.

Adesso si fronteggiavano, avevano la stessa altezza e, ad una prima occhiata, questa era l'unica cosa che i due uomini avevano in comune. Il volto magro ed elegante di Blake cercava di tenere testa allo sguardo assolutamente fermo di Oz, gli occhi azzurri dell'uomo si erano trasformati in due pugnali che trafiggevano il suo interlocutore.

- Va bene! – sbraitò Blake alzando le mani in segno di resa – si tratta del dannato appartamento libero, sei contento? Devo fare vedere il fottuto appartamento sotto casa mia! Ti dai una calmata?

No, era tutto quello a cui Oz riusciva a pensare, mai – a chi devi farlo vedere? – insistette.

- Ma che vuoi che ne sappia! – protestò cercando in tutti i modi di non dare spiegazioni – sono ... dei tipi ... potenziali ... affittuari. Il solito.

- Queste continue puttanate non le merito, Blake – mormorò l'altro incrociando le braccia – non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, ho il diritto di sapere e di preoccuparmi di chi entra nella tua vita e come ci entra.

- Blake e Oz uniti contro il mondo. Dio, chi lo dimentica – precisò con tono acido il moro – non io di certo! Ma devi rilassarti, tesoro, qualcuno ti ha mai detto che continuando così ti scoppierà una coronaria? - adesso Blake era nervoso, decisamente desideroso di liberarsi di quell'intralcio – ma se vuoi scusarmi, devo andare al dannato appuntamento! Potrai farmi l'interrogatorio più tardi.

Uno scatto, rapido come uno schiocco, la mano di Oz afferrò il polso di Blake e, senza staccare gli occhi da lui, le sue dita si posarono a pressare sulle vene. Il battito era così accelerato da far presumere che l'uomo stesse per avere un infarto.

- Vengo con te all'incontro – disse Oz con tono serio, lasciando andare il polso dell'altro.

- Fa come diavolo vuoi – si limitò a rispondere l'altro, dopo un attimo di silenzio.

- Continuo a credere che sia una pessima idea! – protestò Klimt per quella che gli parve la millesima volta.

- Sciocchezze! E sai anche che non abbiamo molte altre opzioni – replicò Jules con un sorriso beffardo mentre si controllava nel minuscolo specchio che aveva.

- Hai anche tirato fuori il tuo look da bello e impossibile – lo rese in giro Klimt – è un appuntamento per vedere una casa o è un appuntamento e basta? Ha senso che io venga con te o hai in mente di pomiciarci?

Jules rise e poi diede una pacca sulla spalla dell'amico – tranquillo, c'è davvero di mezzo una casa ma se gioco bene le mie carte posso prendere due piccioni con una fava!

- Ti sembra davvero una buona idea? Non lo conosci neanche, Jules. E se fosse un pazzo? Un serial Killer? Anzi secondo me già lo è, che fine hanno i precedenti affittuari? Li troveremo a pezzi nel freezer?

Jules indossò la giacca, seguito da un rassegnato Klimt.

- E' colpa mia, ti ho fatto vedere troppi film. Andrà tutto bene, vedrai che alla fine della giornata mi ringrazierai! – concluse Jules uscendo seguito dal suo amico.

Forse non sarebbero finiti in strada, pensò Klimt, ma credeva fermamente che mai avrebbe ringraziato Jules per averlo trascinato in quel casino.

L'appuntamento era al parco, poco lontano dal palazzo, Blake e i due ragazzi si sarebbero visti lì brevemente prima di procedere alla visita dell'appartamento.

Jules era già impaziente, allungava il collo nella speranza di scorgere l'uomo sfilare verso di lui lungo il marciapiede, Klimt invece se ne stava in disparte, già preoccupato per le conseguenze.

- Mio dio, eccolo. Come sto? I capelli? – chiese il moro a bassa voce, attirando l'attenzione dell'amico.

Il rosso ignorò del tutto l'amico, anzi spostò lo sguardo sulla strada e gli ci volle un secondo per individuare il famoso Blake: un completo dal valore superiore a tutto quello che entrambi possedevano, il volto bello e curato, capelli pettinati all'indietro e sguardo ammaliante. Era sceso da una lussuosa Tesla, anche quella con un valore incalcolabile per i due ragazzi, il tipico uomo su cui l'amico fantasticava, lo stesso genere di cliente che poteva frequentare il locale in cui Jules lavorava tanto da avere un tavolo riservato. Il genere di uomo che non fa niente per niente, si disse alla fine Klimt, consapevole.

- Jules, eccoti qui ... e vedo che hai portato anche il tuo coinquilino – salutò l'uomo con tono caldo e affabile. La sua voce era bassa, fin troppo carezzevole.

In quel momento però l'attenzione dei due ragazzi si spostò su qualcun altro, un uomo si era affiancato a Blake, qualcuno che aveva più cose in comune con il loro vecchio quartiere che con la vita ai piani alti. Aveva la stessa altezza di Blake ma il suo viso era per metà coperto da una folta barba castana, come i pochi capelli rasati in un taglio militaresco. Il suo collo era ricoperto di tatuaggi che sparivano sotto la maglietta scura, i due ragazzi pensarono che anche il resto del suo petto doveva essere pieno a giudicare da come anche le mani erano accuratamente decorate.

- Oh, lui è Oz ... - riprese Blake con lieve disagio – ha insistito per accompagnarmi e conoscervi ...

Il tipo di nome Oz non disse nulla, fissava entrambi i ragazzi con uno sguardo difficile da decifrare, Jules gli sorrise ma l'altro non ricambiò, anzi sembrò quasi che quella vista gli facesse male.

- Perché non ci avviamo? – propose Blake a quel punto, precedendo i due ragazzi per la strada e trascinandosi dietro Oz.

Klimt notò che finalmente qualcosa sembrava turbare l'espressione pacifica di Jules e sperò che fosse la volta buona che si rendesse conto di quanto tutta quella situazione fosse allucinante.

- Jules? – lo incitò.

- Qualcosa non va, Klimt – bisbigliò il ragazzo all'orecchio dell'amico mentre seguivano i due lungo la strada – Blake ... non è come al solito, perché non sta flirtando? Perché è così distaccato? Pensi che quello sia il suo ragazzo? Ho frainteso tutto?

Con grande rassegnazione Klimt dovette constatare che Jules era biologicamente incapace di porsi le giuste domande. Perché uno sconosciuto proponeva a due come loro di vivere in casa sua? Perché non batteva ciglio nel constatare che erano poveri in canna? Perché arrivare a non chiedere l'affitto? Perché portarsi dietro un tipo losco che stonava terribilmente con quella zona?

Il gruppetto salì in ascensore ancora ammantato dal silenzio, era tremendamente evidente come tutto quello fosse al di là della loro portata. Il profumo di pulito investiva le narici dei due ragazzi con prepotenza, persino l'ascensore profumava. C'erano grandi vasi con piante verdissime ad ogni angolo e le pareti dei corridoi erano immacolate, decorate con dei quadri di moderni e dai colori vivaci.

I quattro arrestarono il passo davanti ad una porta, erano scesi all'ultimo piano dell'ascensore e fissavano un elegante numero in ottone. Il numero 11.

Blake girò le chiavi e la prima cosa che investì i due ragazzi era la luce.

Non avevano mai visto l'interno di una abitazione tanto luminosa, erano così sopraffatti che nemmeno riuscirono a muovere un passo.

- Coraggio – li incitò Blake compiaciuto – date un'occhiata in giro, ditemi cosa ne pensate.

Era enorme, nemmeno riuscivano a capire quanto. Entrambi i ragazzi si mossero timidamente, l'ingresso si apriva su un salotto ben curato, con due divani enormi e dall'aria comoda e soffice. C'era una vetrata che dava su un terrazzo decisamente più grande del loro vecchio appartamento. Alla loro destra si intravedeva una cucina moderna, con penisola e sgabelli. Jules aveva contato tre bagni e Klimt altrettante camere da letto, tutte con matrimoniale e cabina armadio, nel suo immaginario ci sarebbero potute vivere anche dieci persone.

Jules trascinò l'amico a vedere il terrazzo, uscirono fuori senza che gli altri due li seguissero e lo sguardo del moro era totalmente euforico.

- Wow, questa è una reggia, Klimt. Staremo qui, puoi crederci?

- No che non ci staremo! – disse il rosso allarmato – non è possibile tutto questo Jules, come fai a non capirlo! I buoni samaritani non esistono, il principe azzurro che salva dei poveri sprovveduti dalla strada non esiste! Guarda questo posto! - sbraitò allargando le braccia – perché ci sono tre stanze? Cosa ce ne facciamo? Perché c'è una dannata finestra nel salotto che dà sul corridoio, che senso ha? A cosa ci servono tre vasche da bagno? Perché dovremmo indebitarci a tal punto nei confronti di uno sconosciuto!?

- Indebitarci? Che ti passa per la mente? Klimt, lui può farlo, ok? - rispose Jules con disarmante serenità – senti ho chiesto in giro e ho fatto delle ricerche, è ricco sfondato. Se si è preso una sorta di cotta per me e ha deciso di aiutarci mi sta bene, non abbiamo scelta. Vuoi davvero tornare per strada Klimt? Vuoi dirmi che questo è peggio che rischiare la vita lì fuori?

Quell'affermazione fu un pugno nello stomaco per il rosso, non voleva, era ovvio e soprattutto non voleva che Jules sperimentasse quell'agonia.

- Se vediamo qualcosa di strano ce ne andiamo, intensi? – propose il rosso.

- Intesi – rispose Jules strizzando l'occhio – continueremo a lavorare sodo e risparmiare, se vediamo che non è il caso di restare, prendiamo i risparmi e ce la filiamo. Promesso Klimt.

Quel patto aveva attenuato leggermente le ansie del rosso ma, quando i due rientrarono in casa, la vista di quegli uomini le riattivò nuovamente. Sembravano rigidi, forse avevano litigato mentre loro due erano via, Klimt si chiese cosa ci fosse sotto.

- L'appartamento è strepitoso – disse Jules – sei certo che possiamo stare qui?

- Non mi rimangio mai la parola – rispose l'altro accennando un sorriso.

- E tu vivi in questo palazzo? – insistette, tentando di provocare una qualche reazione ma l'uomo sembrava permeato di una inscalfibile compostezza.

- Al piano di sopra.

- Questo è l'ultimo piano – disse Klimt incerto.

- Con l'ascensore sì, ma poi c'è un piccolo portoncino in ferro privato alla fine di questo piano ed una rampa di scale esterna che porta al mio attico, sono il proprietario del palazzo e volevo un posto speciale. – a quel punto il suo tono tradì un certo compiacimento mentre osservava come Jules fosse rapito da lui.

- E voi due – esordì all'improvviso l'altro uomo, che non aveva detto una parola ai due ragazzi fino a quel momento – di cosa vi occupate?

Nonostante Jules non fosse un suo fan, ci tenne a prendere la parola, spigliato come sempre – io studio cinema! E lavoro part time allo Charmers, penso che tu lo conosca.

Gli occhi azzurri di Oz adesso si erano abbattuti su Klimt che non aveva la stessa voglia di rispondere alle domande che aveva il suo amico – io lavoro, alla biblioteca dell'università e in un minimarket.

Per un attimo fu come se i due uomini si aspettassero dell'altro, ma non era intensione di Klimt procedere con ulteriori dettagli, ma Jules continuò per lui.

- Klimt è fin troppo modesto! In realtà è un fotografo straordinario, dovreste vedere i suoi scatti ...

- Hai tenuto delle mostre che potrei conoscere? – riprese ancora Oz indagatore.

- No – fu la risposta secca del rosso.

Altro vago disagio, Jules puntò lo sguardo su Blake alla ricerca di sostegno.

- Allora – riprese il proprietario – se vi piace, potete anche portare qui le vostre cose.

- Ti siamo veramente grati Blake, senza il tuo aiuto non ce l'avremmo fatta. Lasciarci vivere qui ... - riprese Jules ma poi Klimt intervenne.

- Ti sta davvero bene che non paghiamo l'affitto? Nessuna spesa? – il rosso era scettico.

Ma quella frase attirò anche l'attenzione dell'altro uomo – ah, davvero? Li lasci stare qui senza pagarti? Senti, senti, questa mi è nuova.

- Oz, dai – disse Blake tentando di mascherare la preoccupazione per l'ennesima scoperta che il tatuatore aveva fatto quel giorno – Jules e il suo amico sono stati derubati e poi sfrattati. Hanno bisogno di un po' di aiuto.

- E Blake il buon samaritano mette loro a disposizione uno degli appartamenti migliori, eh ... - commentò quello con tono derisorio – date da mangiare agli affamati e un tetto ai vagabondi, è tutto così biblico!

- Non capisco se vivi qui anche tu – commentò all'improvviso Klimt sorprendendo tutti – questa storia è abbastanza bizzarra anche senza le tue strane domande. Questa casa è anche tua?

- Non vivo qui, ma stai certo che mi vedrete spesso – rispose Oz con tono duro – ti dispiace ripetermi il tuo nome? Non ho afferrato.

- Klimt

- Klimt come? – lo incalzò.

- Klimt e basta se non ti dispiace, visto che non sei il proprietario non mi pare ti serva sapere altro – disse secco il rosso.

- Molto bene! – esclamò Blake mettendosi in mezzo con un gesto che a Klimt ricordò molto i modi di fare di Jules, quando tentava disperatamente di uscire da una situazione imbarazzante – ragazzi, ecco le chiavi. Portate le vostre cose qui e non preoccupatevi di nulla! Il frigo è già pieno, è passata la signora Harleston, la nostra governante.

Poi prese Oz per un braccio e lo trascinò verso l'uscita.

- Grazie ancora Blake, se vuoi passare sai ... per ... cercò di abbozzare Jules ma i due erano già usciti dall'appartamento.

I ragazzi li seguirono ancora con lo sguardo lungo il corridoio dalla strana finestra che c'era nel salotto e poi i due sparirono salendo verso l'attico di Blake.

- Jules? Tutto questo continua a sembrarmi da pazzi.

E questa volta il moro non se la sentì di dissentire.

Per Blake era ormai chiaro che la serata non si sarebbe conclusa nel modo in cui aveva sperato, Oz era ancora nel suo attico e per niente intenzionato ad andar via senza aver dato prima fondo ad un'altra sessione di rimproveri e recriminazioni.

- Prendi almeno una birra, ti rilasserà – gli propose il biondo mentre lui si serviva un succo ghiacciato e iniziava a liberarsi della sua cravatta adesso troppo stretta.

- Non ho bisogno di rilassarmi, Blake. Tutto ciò di cui avrei bisogno è che tu iniziassi a mettere un po' più di impegno in quello che fai! Ora capisco perché hai tentato disperatamente di liberarti di me prima. Credi che sia così stupido? Hai visto quel ragazzo? E' la sua copia ... il modo in cui ride, la forma degli occhi ... è assurdo. Stai giocando ad un gioco fin troppo pericoloso adesso.

- Per me non è mai stato un gioco.

- Tu non ti stai impegnando, Blake! Tu non vuoi risolvere un bel niente.

L'altro finse di non sentire, anzi continuò a spogliarsi con lentezza. Lo sguardo puntato verso le immense vetrate che davano sul cielo sterminato della città.

Non poteva negare che quella somiglianza lo aveva spaventato e, allo stesso tempo, intrigato fin dal primo istante in cui aveva posato gli occhi su quel ragazzo. Il fatto che Oz avesse notato tutto dimostrava che quella similarità era reale.

- Ok, ignorami pure se ti piace. Tanto c'è sempre la regola degli affittuari, dico bene?

- Speravo l'avessi dimenticata – commentò il biondo, adesso con un sorriso sornione sul bel viso.

- Invece no. Niente sesso con la gente a cui affitti i tuoi appartamenti. Se proprio hai bisogno di andare a caccia, almeno non farlo sotto il tuo stesso tetto. Vedi? Sei stato stupido, se non lo avessi invitato a vivere qui adesso avresti potuto portartelo a letto indisturbatamente.

Il suo amico non aveva tutti i torti, pensò l'altro.

- Era disperato, ha iniziato a piangermi davanti. Niente di tutto questo era previsto, caro Oz. Non sono così idiota da autosabotarmi di mia spontanea volontà.

- So che non sei idiota, ma rimani comunque una mina vagante e stavolta mi illudevo che sarebbe stato diverso, che non ci saresti ricascato così presto. Sei tornato da appena tre giorni, Cristo.

Blake mandò già il contenuto del bicchiere nel silenzio più assoluto, se c'era qualcuno capace di capirlo con una sola occhiata, quello era Oz sfortunatamente. Non sarebbe servito a niente negare la realtà dei fatti, era stato beccato in pieno.

- Forse posso controllarmi ...

- Lascialo in pace, Blake. – l'altro non gli impedì nemmeno di continuare la frase - non mandare a puttane il lavoro di due mesi. C'è Danny, dannazione. Quel ragazzo continua a chiedermi di te e tu non lo hai neanche degnato di una telefonata. Guarda cosa stai facendo alle uniche persone che vogliono starti vicino ...

Il biondo annuì, non c'era alcun tipo di felicità o eccitazione nel suo sguardo. Danny ... doveva farsi bastare Danny, concentrarsi su di lui come avrebbe fatto qualsiasi altro uomo in una relazione. Ma lui non era qualsiasi altro uomo ... lui era sempre stato diverso. Speciale.

O soltanto malato.

- Bene, adesso me ne vado, ma sappi che ti starò col fiato sul collo fino a quando non ti libererai di quei ragazzi.

- Ok, mamma. – commentò ironico l'altro, adesso sulla porta.

- Non costringermi a parlare con loro ... non voglio dover irrompere nella tua vita privata.

- E' una minaccia? – Blake rise apertamente

- Lo è.

- Ti salvi soltanto perché ti voglio bene ... - gli ricordò il proprietario di casa, mentre l'altro si immetteva nel corridoio – ci vediamo domani a pranzo? Sei stato così impegnato a farmi la ramanzina che non mi hai raccontato niente del tuo viaggio.

- A domani – cedette il moro.

Perché era sempre così sfiancante avere a che fare con Blake? Perché non poteva semplicemente lasciarlo al suo destino? A volte ci pensava, indugiava su quel pensiero per ore intere, gustando come sarebbe stata la sua vita senza i problemi di Blake. Ma non era così che funzionava, Oz non poteva voltargli le spalle.

Jules si era già ambientato piuttosto bene, era bastato un bagno caldo nella favolosa vasca idromassaggio adiacente alla sua stanza per metterlo di ottimo umore. Tutte le perplessità stavano andando via velocemente e il ragazzo si ritrovò ad ammettere che quel lusso gli era mancato. La sua vecchia casa a Los Angeles non era poi così diversa, anche lui era cresciuto in un ambiente simile, sempre circondato da comfort di ogni genere e, allo stesso tempo, così terribilmente solo. Adesso la compagnia non gli mancava, Capitan Kirk, amante delle comodità com'era, aveva già preso posto sul comodo divano del salotto, Jules gli diede una grattatina dietro le orecchie

- Gran bel salto di qualità, eh Capitan Kirk? Adesso vai a spiegarlo a quel malpensante del tuo padrone!

Il moro aveva parlato ad alta voce con il proposito di farsi sentire anche in cucina, dalla quale Klimt non era ancora rinvenuto. Quando entrò lo trovò seduto, ancora nei suoi vestiti da viaggio, tutto intento a controllare qualcosa sul computer nuovo di Jules.

- Ehi, puoi anche rilassarti e farti un bagno, ti assicuro che dall'altra parte del corridoio non c'è nessun Leatherface pronto ad aggredirti con una motosega. Anzi l'acqua è fantastica e puoi anche attivare l'idromassaggio. Ti giuro che mi sento rinato.

Il moro si era stiracchiato appena, adorava stare soltanto in asciugamano, le stanze erano talmente calde rispetto al tugurio in cui vivevano prima ... sembrava il paradiso.

- E guarda quanta roba c'è in frigo! La governante si è proprio impegnata e Blake è stato molto gentile... dimmi solo cosa desideri mangiare e io te lo cucino! – tentò ancora Jules, intenzionato a far di tutto per mettere a suo agio l'amico. Ma dall'altra parte del tavolo non giunse nient'altro che silenzio.

- Mi spieghi cosa stai guardando? – poi fece il giro del tavolo e finalmente tutto fu chiaro.

Klimt stava evidentemente cercando delle informazioni riguardo il loro benefattore. C'erano parecchie pagine aperte, le foto di un Blake super serio e in tenuta di ufficio erano ovunque. Jules lesse un paio di righe velocemente, non c'era niente di strano, solo informazioni sul ruolo di prestigio che aveva assunto e qualche breve trafiletto in cui l'uomo lasciava poche dichiarazioni.

- Non posso credere che tu sia arrivato a tanto! Che cosa speri di trovare esattamente? Cazzo, quest'uomo ci ha appena lasciato vivere nel suo appartamento ... potresti almeno mostrarti abbastanza grato da non cercare informazioni al suo riguardo.

- E' proprio perché ci ha lasciato il suo appartamento senza volere neanche un soldo che sto cercando di capire che razza di persona sia, Jules.

- E? Hai già hackerato le indagini della polizia? – lo punzecchiò il moro.

L'altro gli lanciò un'occhiata glaciale – Forse copre bene le sue tracce.

- Non siamo i protagonisti di un thriller, Klimt. Questa è soltanto la nostra noiosissima e anche un po' sfigata vita. Quindi smettila di preoccuparti e inizia a goderti questo posto. Ti va bene la pizza? Ce ne sono una marea in freezer. Che gusto preferisci?

Il rosso era comunque troppo pensieroso, non riusciva a concentrarsi sul ciarlare allegro del suo coinquilino. Lui non credeva nella bontà umana fine a sé stessa ... nessuno poteva essere così ingenuo, a parte Jules ovviamente.

- E poi chi diavolo era quel tipo che si è portato dietro? Sembrava che stessero litigando ...

Su quello non aveva tutti i torti, rifletté il moro, mettendosi ai fornelli dopo aver tirato fuori due pizze maxi.

- Era incazzato, questo devo ammetterlo. E Blake era così controllato, sembrava temere quell'Oz ... forse è il suo ragazzo, sembravano piuttosto intimi. Anche il modo in cui si è intromesso nei suoi affari, non era per niente felice che Blake ci avesse dato un posto dove stare e per di più gratuitamente. E' un mistero misterioso!

Ma Jules non prendeva niente sul serio, era così su di giri per quella situazione del tutto nuova che niente poteva metterlo di cattivo umore quella sera, né le preoccupazioni che attanagliavano Klimt, né gli strani comportamenti di Blake e Oz.

- E poi non potrà farci niente, se voglio glielo frego da sotto il naso, quindi gli conviene calmarsi e farsene una ragione – il moro rise, era talmente sicuro di sé stesso da quel punto di vista che niente poteva veramente metterlo in agitazione.

- Tu non hai centrato il punto della situazione, Jules ...

- Invece l'ho centrato e come diceva sempre mia nonna: A caval donato non si guarda in bocca! E tu mi pare che stai facendo lo schizzinoso adesso – gli fece notare il moro, puntando un dito contro l'amico in un gesto di finto rimprovero.

- Davvero? Peccato che io non intenda farmi deportare e vendere come schiavo sessuale da un riccone adesca-ragazzi.

- Ok, da questo momento in poi abolisco la serata horror movie, credo che tutta quella roba che abbiamo visto ti abbia fatto diventare un tantino paranoico – Jules rise forte – dai Klimt, quello è così ricco che non sa che farsene dei soldi! E' l'auto designer della fottuta Tesla! Io e te non possiamo neanche immaginare il suo fatturato ... cosa vuoi che gli importi se due affittuari non pagano casa per qualche mese?

E con quelle ultime parole Jules aveva concluso la sua arringa. Si sentiva terribilmente bene dopo parecchio tempo trascorso a preoccuparsi per ogni dannato dollaro che tirava fuori per le sue spese, costretto in una vita dove non succedeva niente di bello. Adesso aveva una casa e poteva flirtare con un uomo che sembrava uscito da uno di quei film con un cast stellare.

Pensare a lui gli fece tornare quella strana sensazione allo stomaco ... adesso era diventato il suo vicino di casa. Cos'altro poteva chiedere alla vita?


ANGOLO AUTRICI:

Buongiorno! Se siete arrivate qui avrete fatto la conoscenza di un altro nuovo e ambiguo personaggio! Ma essendo collegato a Blake non poteva non esserlo XD E' di certo un capitolo pieno di nuove informazioni e non vediamo l'ora di sentire i vostri commenti e supposizioni! Non ci resta che augurare buona fortuna a Klimt e Jules! Ci rivediamo la settimana prossima <3

BLACKSTEEL

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