THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

By SilviaVancini

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... More

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
ITALIAN TIRAMISU'
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
TRENTOTTO E SETTE
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
SUPERMERCATO NOTTURNO
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
L'ULTIMA DATA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
HOUSE PARTY
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
MEZZANOTTE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

DALL'OBLO' DELLA CUCINA

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By SilviaVancini

(Per fortuna che sei tornato)

Era stato facile, il giorno prima, dire che ci saremmo presentati ai produttori. Nella mia testa si era proiettata l'immagine di noi che andavamo alla Gibbs Records per bussare gentilmente alla porta di un ufficio e chiedere di parlare con chi di dovere, ma non fu affatto così.

Senza appuntamento non si andava da nessuna parte con certa gente, Simon e Tyler lo sapevano bene. Per questo puntarono subito alla prima scorciatoia che gli venne in mente e andammo a disturbare la loro manager, la Samantha che avevo già avuto l'onore di conoscere. Ci presentammo a casa sua verso le otto di sera. Pensavano di trovarla in casa a cenare con la famiglia, invece lei venne ad aprire alla porta tutta in ghingheri. Indossava un abito nero e si stava raccogliendo i capelli biondi.

Corrugò la fronte nel vedere Tyler e Simon. Ma strabuzzò gli occhi nel vedere me dietro di loro.

"E voi che ci fate qui?" chiese, non esattamente entusiasta della sorpresa. "Dov'è Yoongi?"

"Siamo venuti a coinvolgerti in una missione, Samantha."

"Mi fa molto piacere vedervi, ma ora non è un buon momento. Stavo uscendo."

"È questione di un attimo."

"Mi aspetta il vostro produttore, non vi conviene farmi far tardi."

"Fantastico, possiamo venire con te?"

"Dove?"

"Dal produttore!"

"Non se ne parla."

Samantha ci sbatté la porta in faccia. Tornò ad aprirla qualche minuto dopo, con la giacca elegante e i tacchi ai piedi, ma alzò gli occhi al cielo nel vederci ancora lì. Quando chiamò l'ascensore questo non arrivò, per cui fu costretta a prendere le scale. La seguimmo tutti insieme.

"Abbiamo una grande proposta da fare a te e al produttore, Samantha." disse Tyler, pedinandola. Sei lei non fosse stata una signora si sarebbe messa le mani sopra le orecchie e avrebbe attaccato a cantare pur di non starci a sentire. Era chiaro che quei ragazzi gliene avevano fatte di tutti i colori negli ultimi tempi. "Lo vedi questo ragazzo? È Jimin, il nostro salvatore. Colui che ci tirerà fuori dai guai."

"Sì, ho già avuto il piacere di fare la sua conoscenza."

"Ma quando?" borbottò Simon mentre continuavamo a scendere le scale. Io non proferii parola e per fortuna non lo fece neanche Samantha. Tyler decise di sganciare la bomba proprio in quel momento.

"Pensiamo di farlo entrare nella band finché Emmett non torna."

Questa volta Samantha si fermò dov'era. Si voltò a fronteggiarci e noi per poco non finimmo tutti addosso uno all'altro per la frenata improvvisa.

"Volete farlo entrare nella band?"

"Ha una voce pazzesca, dovresti sentirlo. Un sacco rock and roll."

"Ed Emmett che ne dice?"

Tyler sorrise, come se capisse le sue difficoltà.

"Ce lo ha presentato Gary. Gary Compton, presente? Il talent scout della Gibbs. Ci siamo conosciuti un po', abbiamo suonato insieme. Abbiamo solo bisogno della benedizione tua e del produttore per ufficializzare il tutto."

Lei era senza parole, era evidente. Le novità erano troppe e tutte insieme, cominciò a scuotere la testa come per liberarsene.

"Non mi sembra una buona idea."

"Possiamo organizzare qualcosa. Una specie di jam session solo per voi, per mostrarvi che non siamo male."

"Non è un buon periodo, Tyler. Ai J-EY fa bene una pausa."

"Non è vero, sta rendendo le cose più difficili."

Samantha non voleva starci a sentire. Camminò fino all'ascensore di un piano diverso e questa volta le porte si aprirono subito. Lei entrò e ci fermò prima che potessimo farlo a nostra volta. Non insistemmo ulteriormente.

"Mi dispiace, ragazzi. Buona serata."
E le porte si chiusero.

Restammo in silenzio per qualche secondo. Io mi misi le mani sui fianchi e Simon mise una mano sulla spalla di Tyler, ma Tyler non si era dato per vinto. Con lo stesso sguardo battagliero di prima, tornò a correre giù per le scale.

"Forza, forza!" attaccò a dire. "Veloci, tutti giù!"

Ci precipitammo nel cortile di Samantha. Tyler ci fece nascondere dietro una siepe e dopo pochi secondi vedemmo Samantha uscire dall'edificio e salire sulla propria auto. Aspettammo finché non partì, poi uscimmo allo scoperto e salimmo sulla nostra di auto, partendo a tutto gas.

La seguimmo per tutto il centro di Filadelfia. Sembravamo un trio di criminali fra Simon che urlava estasiato, Tyler che superava tutti i limiti di velocità e io che davo indicazioni stradali mentre mi tenevo aggrappato ai sedili con le unghie. Lasciavamo sempre qualche macchina fra noi e quella di Samantha per non generare sospetti, ma ogni volta che la perdevamo di vista ci disperavamo.

Alla fine lei arrivò sotto a un Gran Hotel. Affidò le chiavi delle proprie auto a un ragazzo in divisa e salì le scale che la portarono all'interno dell'edificio. Noi le andiamo dietro dopo aver messo l'auto in sosta con le quattro frecce. Probabilmente ci saremmo ritrovati una multa da pagare al nostro ritorno, ma in quel momento eravamo troppo fomentati per preoccuparci di una cosa del genere.

Ci infiltrammo nel Grand Hotel come se nulla fosse. Ci sforzavamo di mantenere un'aria tranquilla, camminavamo fra moquette rosse e lampadari immensi come se passassimo di lì ogni giorno, ma ringraziammo il cielo di essere vestiti decentemente. Se fossimo stati nelle nostre solite mise ancora estive ci avrebbero cacciati fuori non appena avrebbero posato gli occhi su di noi.

Nel seguire Samantha arrivammo nella zona ristorante. La sala era grande. Le pareti erano tinte di un grigio scuro che rendeva l'atmosfera più chiusa, la luce fioca dei lampadari la facevano diventare intima. C'erano una cinquantina di tavoli apparecchiati con tovaglie e tovaglioli neri, rosse rosa dal gambo corto, candele profumate e segnaposto, ed erano tutti già pieni di gente intenta a cenare. Una band jazz si trovava al centro della sala, intenta a suonare un po' di musica di sottofondo a cui nessuno stava prestando attenzione.

Io e i ragazzi ci sedemmo al primo tavolo vuoto che trovammo. Ringraziammo un cameriere quando questo ci portò il menù, rinviammo all'infinito il momento di ordinare mentre ci guardavamo intorno alla ricerca di Samantha.

Alla fine la trovammo. Era seduta ad un tavolo con una decina di persone e Simon mi indicò subito chi fra queste era il produttore a cui puntavamo noi: si trattava di un uomo tozzo di muscoli, un tipico americano dalla faccia squadrata. Anche lui era vestito elegante, ma in faccia portava un paio di occhiali con le lenti colorate.

Io, Simon e Tyler ci guardammo negli occhi.

"Come ci muoviamo?" chiesi io.

"Potremmo andare da lui e parlargli. Molto semplicemente."
"No, reagirebbe come Samantha."

"E quindi?"

"Signori, scusate, state occupando il tavolo sbagliato."

Ci voltammo tutti e tre contemporaneamente. Un cameriere ci stava guardando dall'alto al basso e dietro di lui c'era una famigliola che aspettava di potersi sedere.

Noi facemmo i finti tonti. Guardammo il numero del tavolo come se non lo avessimo letto prima, fingemmo di esserci sbagliati. Il cameriere provò a chiederci a che nome avevamo prenotato, ma noi ci dileguammo il più in fretta possibile. Infilandoci nelle cucine, spiammo Samantha e il produttore dall'oblò delle porte.

Fu proprio in quel momento che la band jazz smise di suonare. Lasciarono gli strumenti dov'erano e andarono a dissetarsi ad un tavolino che era stato preparato apposta per loro, facendo un po' di pausa. Io, Simon e Tyler ci guardammo l'un l'altro. Non ci fu bisogno di dirci niente, avevamo capito al volo quale fosse il nuovo piano.

Tyler andò in avanscoperta. Approcciò la band per ricoprirli di paroloni e complimenti, dopodiché gli disse che una certa persona voleva vederli all'istante. Loro corsero fuori dal salone e ci lasciarono la via libera.

All'inizio non ci considerò nessuno mentre montavamo sul palco e imbracciavamo quegli strumenti che non erano nostri. Simon andò alla batteria, Tyler al basso ed io presi una delle chitarra prima di piazzarmi davanti al microfono. Non sarò stato bravo come Yoongi, ma avevo sempre suonato durante i concerti che facevo con i miei amici e in quel momento ogni cosa era meglio di niente. Ero così agitato che il mio cuore era fermo come una roccia e mi ritrovai a cercare per l'ultima volta lo sguardo dei miei compagni. Simon e Tyler contarono insieme a me fino a tre, poi cominciammo a fare rock.

Gli occhi di tutti i presenti furono su di noi all'istante. Il basso di Tyler fece tremare il lampadario sopra le nostre teste, il colpo di piatti che diede Simon fece sussultare i camerieri che si aggiravano per la sala con i vassoi. La maggior parte delle persone tornarono a cenare dopo aver appurato che doveva essere arrivata una nuova band, come se ci avesse ingaggiati il Grand Hotel, ma noi non li avremmo lasciati consumare i loro pasti così facilmente.

L'unica che continuava a guardarci a bocca aperta era Samantha. Di fianco a lei, il produttore aveva capito che c'era qualcosa che non andava e ci guardava a sua volta.

Sarà stata l'adrenalina del momento, sarà stato che era tutto talmente improvvisato che non ebbi nemmeno il tempo di agitarmi, ma non mi dovetti sciogliere per cantare al meglio delle mie capacità. Potevo rendermi ridicolo quanto volevo, per una volta c'era davvero in gioco il mio futuro e ne sarebbe valsa la pena. L'importante era non avere rimpianti, per cui ci diedi dentro. E la mia convinzione fece tutta la differenza, perché Simon e Tyler mi avrebbero seguito ovunque li avrei portati.

Andavamo alla grande. La gente attorno a noi cominciava a tenere il tempo con la testa, qualche d'uno ci filmava col cellulare, ma noi avevamo solo un problema in vista: nella canzone c'era una parte strumentale interamente dedicata alla chitarra elettrica a cui noi non avevamo pensato, ovviamente. E che io non sapevo suonare.

Mi voltati verso Simon prima che questa arrivasse, cercai di dirgli di improvvisare un assolo con la batteria o qualcosa del genere, ma lui non riusciva a sentirmi. Feci per correre da lui, ma proprio quando l'assolo sarebbe dovuto iniziare, la sala venne riempita dallo strillo di una chitarra elettrica.

Mi voltai come in un sogno.

Non potevo essere più sorpreso di così e continuai a non credere ai miei occhi anche quando vidi la sua figura.

Yoongi aveva fatto appena in tempo a mettersi la chitarra elettrica a tracolla. Non si era nemmeno tolto il capotto con cui era arrivato, stava suonando come se si fosse sempre trovato lì e fra il pubblico ci fu qualche urletto dopo che un paio di ragazze lo riconobbero. Ma lui non si scompose e continuò a far vibrare le corde come gli pareva.

Io ero al settimo cielo. Tenevo una mano aggrappata all'asta del microfono come se avessi bisogno di reggermi e nel frattempo lo guardavo con un sorriso così grande che la mia faccia non poteva contenerlo tutto. Continuai a farlo anche mentre cantavo, sempre più incredulo e sempre più felice del fatto che lui fosse lì, che non avesse mollato i J-EY e che il mondo mi stesse vedendo di fianco a lui.

La canzone finì prima di quanto non avessi voluto. La maggior parte delle persone presenti in sala applaudì e io non potevo fare altro che applaudire a mia volta e abbozzare qualche inchino col capo. Quando gli applausi si affievolirono mi voltai verso il tavolo di Samantha. Lei e il produttore continuavano a guardarci e a noi non rimaneva altro da fare se non raggiungerli. Era ovvio che avessero riconosciuto i J-EY.

Per poco Tyler non si fece il segno della croce quando ci trovammo davanti al loro tavolo e il produttore si alzò in piedi. Non aveva una faccia simpatica nemmeno da vicino.

"Che cos'era? Un flash mob musicale?" chiese. "Una trovata pubblicitaria di vostra iniziativa?"

"Sono Park Jimin." dissi, porgendo la mano in avanti. "Ho ventitré anni, vengo dal Tennessee. E vorrei cantare con i J-EY."

Il produttore all'inizio ignorò la mia mano, ma io la tenni sollevata per così tanto tempo che fu costretto a stringermela. Ci avrebbe potuto spaccare le noci con quelle dita.

"Tu sai niente di questa storia?" chiese a Samantha. Lei ci guardava ancora con occhi di fuoco.

"No. Nulla. Anzi, sono scioccata quanto te."

"Jimin è davvero un bravo cantante. Ci saranno tante cose a cui pensare, questo lo sappiamo, ma noi preferiamo includerlo nel gruppo per il tempo necessario piuttosto che restare fermi. Pensiamo sia la cosa migliore anche per i fan."

A parlare era stato Yoongi. Guardava fisso il produttore, non sbatteva nemmeno le palpebre mentre parlava con quella sua voce piatta e io mi sentii così grato che lo avrei baciato seduta stante. Simon e Tyler sembravano altrettanto sorpresi e gli piazzarono un braccio attorno al collo oltre che a qualche pacca sulla schiena. I J-EY sarebbero rimasti i J-EY, con o senza di me.

Il produttore, d'altro canto, non sembrava sapere molto bene cosa dire. Ci guardava da dietro le sue lenti colorate, ma si vedeva che stava ragionando. Alla fine scrollò le spalle.

"Beh, mi sembra che abbiate già pensato a tutto." disse. "Parliamone domani nel mio ufficio."

"È un sì?" chiese subito Tyler. "Approvate Jimin?"

"È un forse." disse Samantha.

"È un sì." disse il produttore. "Il ragazzo è di bell'aspetto e ha un timbro diverso da Emmett, darà una ventata d'aria fresca alla vostra discografia."

Non so come feci a trattenermi dall'urlare in quel momento. Io e i ragazzi lo ringraziammo all'infinito, ce ne andammo velocemente dalla sala per lasciarli cenare in pace, ma una volta che fummo fuori dalla porte non ci tenne più nessuno: gioimmo tutti assieme.

Simon mi strapazzò in un abbraccio e Tyler mi scompigliò tutti i capelli, ma io, io che ero ubriaco di felicità e ancora pieno di adrenalina dall'esibizione lampo, buttai le braccia al collo di Yoongi. Lui per poco non rischiò di cadere. Magro com'era fece un passo all'indietro per recuperare l'equilibrio ed io lo lasciai andare solo quando le cose si fecero imbarazzanti, ma indugiai a guardare il suo viso finché ero così vicino. Con i gomiti sulle sue spalle e una mano che andava pericolosamente vicina ad accarezzargli i capelli, ero sicuro al cento per cento che gli occhi mi brillassero.

Mi separai da lui al volo. Prima di far pazzie. Mi buttai su Tyler per abbracciarlo allo stesso modo e smorzare il battito del mio cuore che era sparato a mille.

Yoongi continuò a guardarmi, anche se ero fra le braccia di un altro. Era evidentemente stranito da quell'ondata di affetto con cui lo avevo sommerso, ma sembrava aver interpretato il mio gesto come una stranezza dettata dall'euforia. Un gesto da persona espansiva. Fu solo per questo che gli venne da sorridere.

"Sei contento ora, Jimmy?"

Contento?

Solo contento?

Lo guardai negli occhi e annuii, anche se avevo metà faccia sepolta nella spalla di Tyler.

Stavo volando sopra tutti i grattacieli di Filadelfia, io.

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