Blue Farm - Avventure di uno...

By AnnalisaVerolino

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Un breve momento di relax per Caleb. More

Parte 1 senza titolo

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By AnnalisaVerolino




Ilsole era alto nel cielo, la terra era spaccata in più punti, qua elà crescevano cespugli secchi, sotto i sassi si vedeva spuntare lacoda di uno scorpione. Il caldo opprimente creava delle onde che avolte si trasformavano in miraggi. Nuvole di polvere si sollevavanoal suo passaggio, le scarpe da ginnastica non erano molto comode percamminare nel deserto. I jeans erano strappati sulle ginocchia dopouna caduta accidentale. La maglietta a maniche corte bianca avevapreso un colore giallastro ed era completamente sudata.

Lacamicia nera, che prima lo copriva, era avvolta sopra la testa a mo'di turbante ma, invece che proteggere il capo dai raggi del sole, glistava cuocendo il cervello. Non l'avrebbe stupito più di tanto seavesse iniziato ad uscirgli fumo dalle orecchie.

Strizzògli occhi verdi per cercare di scorgere un qualche segno di civiltà,gli sarebbe andata bene anche la strada, ma a quanto pareva non eracosì fortunato. Ovunque si girasse era solo deserto, rocce,sterpaglie, scorpioni e quella che sembrava una mucca. Pensò diaver visto male, poteva pur sempre essere un miraggio, ma sembravatroppo reale e, anche se non lo fosse stato, doveva comunque andareda qualche parte.

Sifece forza e ricominciò a camminare, man mano che si avvicinava,l'animale si faceva più definito, i suoi muggiti gli arrivavano alleorecchie così come un leggero odore di stalla e poco dopo potévedere il profilo di una fattoria.

Ilpicco di entusiasmo che l'aveva travolto calò piuttosto velocemente.Il posto era deserto, il recinto che una volta conteneva gli animaliera rotto in più punti. Non lontano c'era un granaio, la tinturarossa e bianca era sbeccata, il legno era marcio e buchi grossi comefinestre si erano aperti nelle pareti.

Lacasa sembrava messa meglio, le ante erano chiuse ma la porta eraspalancata, l'unica cosa che teneva lontani insetti e animali era lazanzariera. L'edificio era a due piani, interamente in legno ed eracircondato da un portico, i tre gradini che portavano all'entrataerano sporchi, una striscia che andava dalla casa verso quelli che untempo erano i campi.

Tutt'a un tratto si alzò una folata di vento che spazzò via l'odore delletame ma che ne portò un altro, un odore metallico e didecomposizione che con il caldo si sentiva ancora di più. Si guardòattorno per cercare di capire da dove proveniva ma sembrava che fossela terra stessa, l'intera fattoria a puzzare in quel modo; decise difare un giro per cercare di capire quale ne fosse la fonte. Non civolle molto per trovare le carcasse di quel che restava delle altremucche, i corpi erano stati dilaniati, i filamenti di pelle pendevanodagli ossi, le mosche vi ronzavano attorno.

Pocopiù in là trovò i resti di un cane, anche questi completamentespolpati.

Sichiese che fine avessero fatto i proprietari della fattoria e speròche non fossero finiti come i loro animali.

Controllòil granaio per sicurezza, ma era vuoto e l'unico odore che si sentivaera quello della polvere e della muffa, accatastati in un angolo videdegli attrezzi da giardino - una pala e due forconi -, l'istinto lospinse ad afferrare un arnese, nel caso gli fosse servito come arma.

L'ultimatappa fu la casa, aprì lentamente la porta, anche lì sembrava nonci fosse anima viva. La prima stanza era il salotto, un divano dallafantasia floreale era addossato ad una parete, un tavolino da caffègiaceva distrutto contro quella opposta, si mosse con cautela eraggiunse la cucina, anche lì pareva di essere finiti in una zona diguerra, il tavolo da pranzo era sistemato contro la porta che davasul retro, molto probabilmente per impedire a qualcuno o qualcosa dientrare, si avvicinò al frigo e lo aprì tuttavia si affrettò achiuderlo per la puzza che emanava, poi ci ripensò. Gli era parso divedere delle bottiglie d'acqua, aveva una sete tremenda e non sifidava a bere dal rubinetto. Dopo aver recuperato qualcosa da bere,andò alla dispensa, questa volta si tappò il naso per evitare altrespiacevoli sorprese, cosa che per fortuna non accadde. Recuperòdelle scatole ancora chiuse di biscotti e un pacco di caramelle allaliquirizia, poi andò ad esplorare il piano di sopra.

Lungole scale c'erano tracce di sangue e anche le pareti erano striate dirosso. Le porte del piano superiore erano tre, una doveva essere ilbagno. Aprì la prima che gli capitò davanti, era una camera daletto, le pareti erano rosa pastello e tappezzate da poster di bandfamose, un armadio e un letto erano i mobili che completavanol'arredamento, non c'erano vestiti e l'angolo dove un tempo dovevaesserci la scrivania era vuoto, college o università non eraimportante, ciò che contava era che almeno qualcuno fosse fuoripericolo.

Aprìla seconda porta e questa volta era il bagno, non si fermò più ditanto, gli bastò essere sicuro non ci fosse nessuno.

L'ultimacamera che gli restava da controllare era quella padronale, era da lìche partivano i segni, la porta pendeva sui cardini, mobili rotti eindumenti stracciati tappezzavano il pavimento, ai lati del lettoc'erano due enormi pozze di sangue, ma nessun corpo in vista. Ovunquefossero stati portati i padroni di casa non dovevano essere mortitanto in fretta.

Scesedi nuovo al piano terra, le ombre si stavano allungando nel salotto,la giornata stava finendo. Presto sarebbe stato buio e, a parte ilcibo che aveva trovato e l'arma improvvisata, uscire nuovamente làfuori senza sapere cosa lo aspettava era decisamente fuoridiscussione.

Frugòancora in giro per vedere se c'era qualcosa di utile e,fortunatamente, in un cassetto della cucina trovò una torciafunzionante. Non c'era altro - l'unico telefono della casa era fuoriuso -, non restava che bloccare tutte le entrate e aspettare ilsorgere del sole per rimettersi in cammino.


                                                                               XXXXX

Fuun forte rumore a svegliarlo di soprassalto. Si era coricato sulletto della prima camera dopo essersi fatto una doccia veloce, avevarimesso subito scarpe e vestiti, nel caso ci fosse stato bisogno dicorrere.

Siaffacciò alla finestra, tentando di scorgere nel buio qualunque cosafosse a fare tutto quel fracasso.

Delleombre si muovevano ai margini della fattoria, a volte gli parve discorgere dei lampi blu, ma erano troppo lontani per capire cosafossero. Ad un tratto sentì un forte muggito di terrore, a cuiseguirono dei ringhi animaleschi. La luna, che fino a quel momentoera stata coperta dalle nuvole, fece capolino e illuminò una scenaagghiacciante.

Ilpovero animale era stato circondato da degli esseri che erano tuttizanne e artigli, alti come un uomo adulto, la loro pelle era tesasulle ossa. Si litigarono la preda come bestie feroci, tiravano estrappavano macchiandosi di sangue, fino a che della mucca nonrestarono che gli ossi.

Siportò una mano alla bocca per trattenere i conati di vomito e cercòdi allontanarsi dalla finestra, non fu abbastanza fortunato; un paiodi occhi blu si puntò su di lui, seguito da tutti gli altri.

Corsea chiudere a chiave la porta della stanza, spingendoci poi control'armadio. Crollò per terra col respiro affannato, si strinse leginocchia al petto e restò in ascolto.

Alpiano terra si sentì uno schianto e un altro ancora, le creatureerano riuscite a entrare. Udì i loro ringhi, il graffiare degliartigli sul legno e il cigolio delle scale.

Unbotto scosse la porta della stanza, facendolo allontanare di scattodall'armadio, si infilò sotto il letto e trattenne il fiato,cercando di fare meno rumore possibile.

Ilguardaroba cadde di colpo e i mostri sciamarono nella camera, aspettò per un tempo che sembrò infinito, ascoltandoli frugare efiutare, strinse forte gli occhi e pregò che non lo trovassero.Nessuno sembrò ascoltarlo, perchè poco dopo qualcosa gli afferròle caviglie e lo trascinò fuori.

L'ultimacosa che vide furono i lunghi denti affilati che si chiudevano sulsuo volto.


                                                                                   XXXXX

Calebchiuse il libro e fissò la copertina che ritraeva l'immagine di unafattoria. Storse il naso e sbuffò " E questo sarebbe un bestseller? Bah. Domani lo riporto in biblioteca", lo appoggiò sultavolino da caffè e si stiracchiò prima di alzarsi.

Iltelefono, posato sulla penisola della cucina, vibrò per l'arrivo diun messaggio, lanciò un'occhiata all'orologio e un'esclamazione disorpresa gli scappò di bocca "Dannazione! Sono in ritardo per lacena !", corse a prendere giacca e portafoglio poi, prima diuscire, si ricordò del cellulare e prese anche quello. Spense leluci e chiuse la porta a chiave.

Nelbuio della stanza la copertina del libro brillava leggermente mentresi riempiva di puntini blu.


FINE

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