Yoongi esitò per qualche istante, ancora indeciso sul da farsi, poi, rivolse lo sguardo ad Jimin, posandolo su di lui.
"Seguimi".
Mormorò, abbandonando la lanterna ad olio sul tavolo accanto al registratore, risalendo le scale con passo quasi felpato, nel tentativo di fare quanto meno rumore possibile.
I due passarono accanto alla cucina; l'anziana signora era voltata di spalle, intenta, presumibilmente, a preparare il tè nell'attesa che i due tornassero con la lanterna.
L'uscita era lì, dinanzi a loro, e per raggiungerla sarebbe stato sufficiente fare una decina di passi.
Yoongi, però, si fermò.
Jimin: "Che ti prende?"
Sussurrò Jimin per non farsi sentire, con la mano già posata sulla maniglia della porta.
"Le chiavi della macchina".
Jimin: "Le chiavi della macchina?"
Yoongi annuì, rivoltando le tasche della sua giacca, le quali erano completamente vuote.
"Le ho lasciate sul tavolino della sala. Ci metto un secondo, ci vediamo fuori".
Jimin esitò per un istante, tuttavia, perfettamente consapevole che senza chiavi non sarebbero andati lontano, decise di ascoltarlo.
Jimin: "Okay, non fare rumore".
Così, Jimin uscì di casa, lasciando la porta socchiusa.
Yoongi fece retrofront, camminando con ancor più cautela rispetto a prima, raggiungendo la sala con i due divani color verde scuro ed il tavolino di vetro tra di essi.
Fortunatamente, le chiavi erano lì.
Le raccolse, infilandosele in tasca.
???: "Dove vai così di fretta?".
Una voce alle sue spalle lo fece trasalire; si voltó di scatto.
Vide l'anziana signora, in piedi, che lo guardava con la medesima aria con cui lo aveva guardato poco prima, in bagno.
In mano, aveva un'ascia che Yoongi aveva notato in giardino conficcata in un ceppo quando erano arrivati.
"Cosa ci fa con quella?"
Chiese, quasi retoricamente, portando avanti le mani d'istinto, come si farebbe con un cane rabbioso per tentare di tranquillizzarlo.
Vecchia: "Avete ascoltato le registrazioni non è così?"
"Di che registrazioni parla?".
Yoongi lanciò un'occhiata alla porta, cercando di comprendere se, scattando in quella direzione, sarebbe riuscito a raggiungerla in tempo.
Vecchia: "Oh tesoro, non prendermi in giro. Sono vecchia, non stupida".
"Non capisco di co-"
Mentre indietreggiava Yoongi urtò il bracciolo del divano, cadendo a terra mentre intanto l'anziana signora avanzava.
Vecchia: "L'hai capito no? Che devi morire affinché io possa andarmene da qui?".
Yoongi continuò ad indietreggiare anche a terra, aiutandosi con le braccia.
Anche se si fosse alzato, non avrebbe fatto in tempo a scappare.
Chiuse gli occhi, parandosi il viso con il braccio, preparandosi inevitabilmente all'impatto.
Un istante dopo, un tonfo seguito dal suono suono del vetro che si infrange a terra.
Yoongi riaprì gli occhi; donna si trovava al suolo.
Dietro di lei, in piedi, Jimin teneva in mano un vaso rotto, mentre il suo petto si contraeva ritmicamente.
Jimin: "Stai bene?"
Yoongi fece di sì con il capo, mormorando un flebile:
"Grazie".
Il ragazzo si alzò da terra, afferrando la mano di Jimin.
Jimin: "Hai preso le chiavi?"
"Si".
I due, perciò, uscirono di corsa dall'abitazione, correndo praticamente al buio per il bosco.
In lontananza, intravidero qualcuno.
Jimin: "Taehyung! Jungkook! Hoseok!"
I ragazzi, che stavano parlando in prossimità dell'auto di Yoongi, si volsero nella loro direzione.
Hoseok: "Ragazzi! Grazie a Dio! C'è qualcosa che non va in questi boschi".
Yoongi annuì leggermente con il capo.
"Ce ne siamo accorti, dobbiamo andarcene di qui".
Jungkook: "Pensate che Namjoon e Jin siano ancora in casa?"
Jimin: "No, pensavamo che fossero con voi".
Taehyung: "Non li ho visti per tutta la serata. Qualcuno di voi ha le chiavi?"
"Si, io. Ero tornato indietro apposta per prenderle e quella vecchia di merda per poco non mi ammazzava".
Hoseok: "Cazzo. Dici sul serio? Lo sapevo che aveva qualcosa che non andava".
Jimin: "Cosa pensate che dovremmo fare?".
Jungkook: "Ho paura che gli altri siano..".
"Cosa? Morti?".
Taehyung: "Non saltiamo a conclusioni affrettate ma..che altra fine possono aver fatto?".
"Ascoltate...penso che-"
Namjoon: "RAGAZZI!"
Gridò la voce di Namjoon dalla lontananza, mentre, intanto correva verso in direzione dell'auto assieme a Seokjin.
Taehyung: "Joon! Jin! Siete vivi!".
Seokjin: "Per un pelo, ma si. Sono così felice che stiate tutti bene".
Hoseok: "A chi lo dici, forza, mettiamo in moto questa cazzo di auto e andiamocene".
Namjoon: "E la signora anziana?"
"Facciamo che te lo spiego strada facendo, mi sto congelando qui fuori".
Così, i sette, sani e salvi, montarono in auto con l'adrenalina ancora a mille, decisi ad andarsene una volta e per tutte dai quei boschi.
ENDING n° 71:
AS I LAY HERE DYING (best ending)
Aɴ ᴏʟᴅ ʟᴀᴅʏ
23 Settembre ore 7:13
Quando rinvenni sul gelido pavimento del mio salotto, lo avevo già intuito.
Avevo già intuito di non avere più alcuna speranza, che fosse tutto finito, e che avrei trascorso il resto dei miei giorni circondata da quegli stessi incubi che mi perseguitano da più di cinquant'anni.
Mi viene quasi da ridere, o forse, sto ridendo per non piangere o, forse, sto ridendo perché so che morirò qui, ora.
Non mi sono alzata dal gelido pavimento, non perché non volessi.
Non ci riesco più, credo di aver esaurito le forze.
Intanto, il pavimento si sta lentamente tingendo di rosso, lo stesso colore del sangue che, ora, sta sgorgando dalla mia testa.
Quel ragazzino avrebbe potuto andarci più piano con quel vaso.
Però, forse, a dire il vero, gliene sono grata.
Non ne potevo più.
Come fa caldo ora.
La mia vista sta rapidamente diventando più offuscata, non che io ci abbia mai visto troppo bene.
Mentre mi trovo in questo stato pietoso e patetico al tempo stesso, uno di loro si affaccia dal corridoio.
So già che si tratta di lui, non c'è bisogno che si avvicini affinché io possa distinguere i lineamenti del suo viso.
Ma, la figura dagli arti scheletrici e dalla pelle grigiastra, si avvicina comunque e, più si avvicina, più mi sento leggera, sollevata, felice.
"Non avrei mai dovuto lasciarti solo quel giorno".
Sorride, e no, non è affatto un sorriso inquietante: è il sorriso più bello del mondo, il sorriso dell'uomo più bello del mondo, dell'uomo che avrei dovuto sposare.
Era da tanto che non vedevo quel sorriso.
Ancora non riesco a capacitarmi di come possa esistere al mondo qualcuno di così semplicemente bello.
Era bello da togliere il fiato, prima che venisse ucciso cinquant'anni fa, insieme a tutti gli altri.
"Ce ne ho messo di tempo, ma finalmente potremmo stare insieme".
E, questa volta, sorrido anche io.
A fatica, ma sorrido, come non sorridevo da tempo.
"Ti amo".
"Ti amo anche io", sussurra l'essere dai tratti ironicamente mostruosi e meravigliosi.
A questo punto, mi sta bene morire.
Giorno diciottomila cinquecento novantasei.
Ci ho messo cinquantuno anni a capirlo, che i miei amici erano diventati come quegli stessi esseri che li avevano uccisi quella notte di Ottobre. Per questo non mi hanno mai fatto del male. Ora che finalmente lo so, se sono vincolata a questa casa per il resto dell'eternità se potrò restare con loro, se potrò restare con lui, mi può anche star bene.
What a relief we are seven,
what a relief we are together.
Jᴜɴɢᴋᴏᴏᴋ
22 Settembre 2020 (un anno dopo)
Non appena rientrato in casa, Jeon Jungkook, ventunenne e studente di fotografia, gettó a terra il borsone che era solito portare con sé in palestra.
Non ebbe neppure il tempo di muovere qualche passo verso la cucina che il suo telefono prese a squillare; sbuffó leggermente, chiedendosi come fosse possibile che la gente lo chiamasse puntualmente quando meno voleva essere disturbato. Si frugó nelle tasche della giacca, rispondendo subito dopo.
"Jin?"
Seokjin: "No, Gesù Cristo. Scendi siamo sotto casa tua".
"Tutti e sei?"
Seokjin: "Certo, prendi il costume, andiamo in spiaggia".
"Sono appena tornato dalla pale-".
Il campanello prese a suonare incessantemente e, l'odioso suono metallico riempì l'appartamento del ragazzo.
Aprì la porta, rivelando le figure di Taehyung e Jimin.
Jimin: "Ci hanno mandato a recuperati, non si accetta no come risposta".
Jungkook fece roteare gli occhi per poi curvare le labbra in un sorriso.
"Okay, ho capito. Basta che non va a finire come l'anno scorso".
Taehyung: "Vedi di non portare sfiga".
Ridacchiò il ragazzo, prima di trascinare Jungkook fuori dall'abitazione.
What a relief we are seven.
What a relief we are together.
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