Bᴜᴛᴛᴇʀғʟʏ ᴇғғᴇᴄᴛ

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『BTS|| ѕᴛᴏяɪα ιηтєяαттινα』 Sette rαgαzzı sono stαtı trovαtı mortı questα mαttınα ın unα cαsα dıroccαtα nellα... Mais

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Cʀᴇᴅɪᴛs

Cʜᴀᴘᴛᴇʀ 53

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"Via da qui!"

Esclamò Jungkook, afferrando il braccio di Jimin e trascinarlo con sé fuori da quel capanno.
Si fermarono una cinquantina di metri più in là, guardandosi attorno.

Jimin: "Da che parte andiamo?!".

In quel momento, udirono in lontananza una sorta di grido.
Un grido più simile a quello di una bestia, di un predatore a caccia, che a quello di un essere umano.
Era vicino.

Jimin: "Kookie...cos'era quello?"

"Non ne ho idea, corri e basta!"

Così ripresero a correre, quanto più rapidamente potevano, diretti dio solo sa dove.
Jungkook si trovava avanti a Jimin di qualche metro, mentre correva a zig-zag per il bosco come nel tentativo di seminare chiunque fosse al loro seguito.
Dopo diversi minuti di corsa dovette fermarsi per riprendere fiato; si adagiò al tronco di un albero immettendo quanta più aria nei polmoni possibile.

"Dovremmo averlo seminato".

Disse Jungkook.
Ricevendo in risposta però solo silenzio; si voltò per vedere Jimin.

"Chim?".

Lui non c'era.
Che avesse seminato non solo quell'essere ma anche Jimin?
Impossibile, lo stava seguendo fino a poco prima.
Quindi, che fine aveva fatto?

"Jimin!"

Una goccia di pioggia cadde sulla guancia di Jungkook.
Una goccia di pioggia?
Si posò due dita sulla guancia, per poi allontanarle.
Rosso.
Che fosse...?

Sollevò lo sguardo, in maniera estremamente lenta, come se in qualche modo sapesse già quel che avrebbe visto e stesse cercando di prorogare l'inevitabile.
Jimin.
I suoi occhi erano spalancati e le labbra socchiuse.
Il suo corpo penzolava da un ramo proprio sopra di lui.
Un cappio era legato attorno al suo collo, come se si fosse impiccato.

"Cosa...quando?"

Mormorò incredulo; non riusciva a credere a quel che stava vedendo.
Non poteva essere vero, quello non poteva essere Jimin.

"Jimin...?".

Nulla.

"Jimin chi è stato a...?".

Ancora nessuna risposta.

"Jimin ti prego".

Senza che neppure se ne accorgesse, delle lacrime calde avevano preso a solcare il suo volto.

"CHE CAZZO DI SCHERZO È QUESTO?!".

Gridò infine, con la voce spezzata dal pianto, in un misto di rabbia e disperazione.
Immediatamente le labbra di Jimin si spalancarono, e da esse si levò un grido del tutto simile a quello che avevano udito poco nel bosco.
Jungkook indietreggiò terrorizzato.

Jimin: "Dai Kookie, vieni a farmi compagnia".

La sua voce era strana, come se non fosse Jimin a parlare, ma qualcun'altro.

"Non-"

Non sapeva cosa fare e, pertanto fece l'unica cosa che, in quel momento, gli sembrava sensata.
Riprese a correre, lontano da lì, consapevole che, se fisse rimasto, avrebbe fatto la stessa fine di Jimin.
Corse con la vista offuscata dalle lacrime ed il fiato corto sino a che non inciampò su una radice un po' più sporgente delle altre.

???: "Stai bene?!"

Quella voce.
Jungkook alzò lo sguardo, sollevando il proprio busto da terra.
Lì, davanti a lui, proprio davanti a lui, c'era Jimin, vivo e vegeto.

"Stai- stai bene?"

Jimin: "Si, è quello che ti ho appena chiesto".

"No- intendo, tu stai bene? Non ti è successo nulla?"

Jimin: "No, ho solo continuato a correre mentre tu riprendevi fiato, penso che qualunque cosa fosse lo abbiamo seminato".

Replicò con tono preoccupato per via dello strano atteggiamento che Jungkook aveva assunto.

Jimin: "Ti è successo qualcosa?"

Senza pensarci un secondo di più, Jungkook si alzò da terra, stringendolo in uno stretto abbraccio.

"Non hai idea di quanto io sia felice. Ti prego non farlo mai più. Non devi allontanarti da me. Se ti accadesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo".

Jimin non aveva mai visto Jungkook piangere in quel modo e, pertanto, si limitò a ricambiare l'abbraccio, come nel tentativo di rassicurare il ragazzo.

Jimin: "Sto bene Kookie, va tutto bene. Più avanti dovrebbe esserci la macchina, torniamo lì".

Jimin non ebbe il coraggio di chiedere a Jungkook quel che fosse successo nei pochi minuti in cui i due si erano separati.
Si limitò a percorrere il sentiero al suo fianco sino a che, non raggiunsero finalmente l'auto di Yoongi.
Non vi era nessuno lì.

Jimin: "Pensi che gli altri siano ancora in casa?"

"Non ne ho idea. Dovremmo tornare indietro ed avvertirli?".

Jimin: "Hai le chiavi?"

"No, credo le abbia Yoongi".

Jimin: "Okay immagino che non abbiamo altra scelta allora".

I due percorso nuovamente la strada che conduceva alla casa che avevano preso in affitto, camminando con estrema cautela, come nel tentativo di non fare alcun rumore.
Inaspettatamente, la strada ora sembrava molta meno.
Intravidero la casa, che si innestava tra le varie chiome degli alberi.
Affrettarono il passo, sino a che non ripresero nuovamente a correre aprendo la porta ed entrando in casa.
Per poi fermarsi, pietrificati.

"Ti prego. Ti scongiuro dimmi che sto sognando".

Jimin ricadde sulle ginocchia, in silenzio, senza dire nulla, incapace di formare una qualunquissima frase.

Uno, due, tre, quattro, cinque erano il numero dei cadaveri a terra: Taehyung, Namjoon, Jin, Yoongi e Hoseok.
Accanto ai loro corpi, atrocemente mutilati sino ad un punto in cui fu persino difficile risconoscerli, vi era un singolo bigliettino scritto in corsivo.

Mi dispiace, vi sono infinitamente grata. Grazie. Addio.

La porta alle spalle di Jimin e Jungkook si chiuse.

ore 20:20 22 Settembre 2019

ENDING n°2:
IL GATTO DI SCHRÖDINGER

Sapete cos'è il paradosso del gatto di Schrödinger?

Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo (col quale il gatto non può ovviamente interferire) può fare o non fare da grilletto all'emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità è esattamente del 50%.

Secondo Schrödinger, visto che è impossibile sapere, prima di aprire la scatola, se il gas sia stato rilasciato o meno, fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto.

Solo aprendo la scatola questa "sovrapposizione di stati" si risolverà, in un modo o nell'altro.
La vita del gatto è di fatto, paradossalmente, nelle nostre mani.

Così, allo stesso modo, sino a che qualcuno non aprirà nuovamente la porta di quella casa, Jimin e Jungkook saranno anch'essi in uno stato intermediario: sia vivi che morti.

A noi, purtroppo, non è dato saperlo.

Aɴ ᴏʟᴅ ʟᴀᴅʏ
23 Settembre ore 7:13

Tutti sono completamente all'oscuro di quel che è accaduto ieri sera.
Beh, fatta eccezione per me.

Nella tasca della giacca che sto indossando, vi è un biglietto ripiegato in quattro parti.
Mentre aspetto nei pressi dei binari, lo apro.

Se stai leggendo questa lettera, vuoldire che ce l'hai fatta.
Sei scappata da quella maledettissima casa che ti ha tenuta prigioniera per fin troppo tempo.
Scappa, vai lontano.
Dimenticati di quel bosco e di tutti gli orrori a cui hai dovuto assistere.
La morte di quei ragazzi non è colpa tua.
Distruggi questo biglietto, così da scordarti per sempre di questa storia.

Ma non dimenticarti di loro.

Assieme a un biglietto vi era una foto, anch'essa piegata in quattro parti; ritraeva me e i miei amici quando ancora eravamo felici ed ignari della sorte che ci attendeva.
Sul retro:

Non dimenticarti di loro.

1968

Nell'altra tasca vi è invece un accendino.
Dò fuoco al biglietto, lasciando che si trasformi in cenere e si polverizzi, trascinato via dalla leggera brezza autunnale.
Salgo a bordo del treno, sedendomi sul primo posto che trovo libero.

Mi chiedo cosa sarebbe successo se gli eventi di ieri sera si fossero svolti in maniera differente.
Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se Namjoon, Seokjin, Yoongi, Hoseok, Jimin, Taehyung e Jungkook avessero ragionato qualche secondo in più prima di agire.
Secondo la teoria dei multiversi, parallelamente al nostro esistono centinaia se non migliaglia di altri universi completamente o solo parzialmente diversi da questo.
Quindi non sarebbe poi così illogico pensare che questa vicenda sia accaduta in maniera diversa in uno di questi universi.

Controllore: "Scusi, posso vedere il biglietto?".

Mi volto nella sua direzione con un piccolo sorriso, porgendogli il biglietto timbrato una decina di minuti fa.

"Ecco a lei".

L'uomo sorride cordialmente, controllando il biglietto per poi restituirmelo.
Lo ripongo nella tasca anteriore della mia valigia, mentre il treno parte diretto verso Seoul.
Come stavo dicendo riguardo a ieri sera...

Aspetta, cos'è che stavo dicendo?

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